Ylenia Lucisano presenta l’album “Punta da un chiodo in un campo di papaveri. Intervista

Ylenia Lucisano ph DANIELE BARRACO

Ylenia Lucisano ph DANIELE BARRACO

 

PUNTA DA UN CHIODO IN UN CAMPO DI PAPAVERI” (distribuito da Universal Music Italia) è il nuovo album della cantautrice YLENIA LUCISANO pubblicato lo scorso 10 maggio.

Prodotto, arrangiato e mixato da Taketo Goharal’album è composto da 11 brani scritti da Ylenia Lucisano, con la collaborazione tra musica e testo di Pasquale “Paz” Defina, Vincenzo “Cinaski” Costantino, Renato Caruso e altri musicisti.

Abbiamo incontrato Ylenia  Lucisano d è venuta fuori una conversazione senza filtri e a tutto tondo. Buona lettura!

Ciao Ylenia, bentrovata! Prima ancora di parlare del tuo nuovo album, raccontaci la tua evoluzione personale e artistica in questi lunghi 5 anni di distanza dal tuo primo album. Chi è oggi Ylenia, quali sono i tuoi nuovi punti di riferimento, quali le nuove certezze e quali invece ferme insicurezze?

La mia certezza oggi sta proprio nel fatto di non sapere chi sono. Conoscermi davvero è un’utopia perché mi sono resa conto che quando ho raggiunto delle certezze le voglio oltrepassare. Quando ho creduto di conoscermi stava avvenendo già in me un cambiamento. Credo che solo se non sappiamo chi siamo possiamo essere qualsiasi cosa. Il mio unico punto di riferimento è l’amore, vivo sempre nel raggiungimento di questo stato. Le insicurezze nascono quando non vado verso di esso.

Con “Punta da un chiodo in un campo di papaveri” si evince un cambio di scrittura importante. Che tipo di lavoro hai fatto su te stessa, come ha messo mano ai testi, con quali idee e con quali presupposti?

Ho lasciato libero il flusso di pensiero, scartando poi ciò che non mi emozionava, rileggendolo o cantandolo. L’idea era quella di trasmettere dei testi puri, ma di una purezza che sa di verità, partendo dal presupposto che la verità non è quasi mai quello che abbiamo davanti.

Come sei riuscita a entrare in connessione artistica con Taketo Gohara, come avete lavorato insieme? Cosa ti ha sorpreso di lui e cosa invece pensi di avergli lasciato durante la lavorazione di questo disco?

Grazie al mio produttore che gli ha fatto avere molti provini. Era una delle mie ambizioni riuscire a lavorare con Taketo perché lo sentivo molto vicino a me artisticamente ascoltando i suoi lavori precedenti. Soprattutto volevo un vero produttore artistico, non un arrangiatore. Di lui mi ha sorpreso soprattutto il fatto che avesse le idee chiare sin dal l’inizio rispetto al progetto artistico da far nascere, da zero. Credo, anzi, sono certa di averlo sorpreso positivamente.

Ci spieghi la scelta di questo titolo così particolare?

Ho voluto dare, più che un vero e proprio titolo, un’immagine, qualcosa che potesse stimolare la fantasia rimanendo impressa come una piccola fiaba, per poter introdurre da subito al mondo onirico e surreale del mio disco.

Come si fa a vivere il passaggio dai 20 ai 30 anni cercando di fare arte in Italia?

Spero di riuscire a capirlo una volta superati i 30. Per ora sono consapevole che non ci sono regole e che non si può vivere facendo solo arte pura. Chi vuole fare questo lavoro deve avere una mentalità aperta a 360° gradi. Sicuramente i giovani che vivono di sola musica è perché pensano sia da artisti che da imprenditori.

Quali sono state le fasi di crescita e maturazione che hai attraversato, anche pensando al tuo spostamento dalla Calabria alla Lombardia. Due terre così intimamente diverse, il cui conflitto si ripercuote anche sulla pelle di chi cerca una propria dimensione in entrambe i contesti?

La mia è la storia di tanti giovani costretti a lasciare il cuore al Sud per iniziare una nuova vita. Ormai la mia dimensione è a Milano, in Calabria faccio davvero fatica a trovarne una. Sono nata e cresciuta in una città bellissima e circondata dalla natura come Rossano, ma la consapevolezza che la mia passione per il canto sarebbe rimasta solo un hobby da sfogare in qualche piano bar, mi ha portato a farmi coraggio e a partire verso l’ignoto. Del divario tra nord e sud ne sentivo parlare già da piccolina dai vecchi zii che nel dopo guerra erano partiti per la Lombardia alla ricerca di un lavoro di fabbrica per mantenere la famiglia…poi l’ho vissuto sulla mia pelle, ed era come sei ci fossi già stata perché tra quei racconti avevo già immaginato più volte i pericoli, le opportunità e le grandi strade di Milano. La mia crescita e maturazione, se così si può dire, è avvenuta molto in fretta soprattutto per il fatto che mi sono trovata prestissimo a vivere da sola, senza punti di riferimento e a caccia di un sogno anche oggi definirei astratto.

Ylenia PH DANIELE BARRACO

Ylenia PH DANIELE BARRACO

Anche se in questo album lasci da parte il dialetto, immagino che per te rivesta ancora una grande importanza. Certi messaggi si possono veicolare solo usando le espressioni dialettali, confermi?

Certi messaggi si possono veicolare solo nella lingua in cui vengono pensati. Se penso in dialetto scrivo in dialetto, altrimenti sarebbe come tradurre una canzone di Frank Sinatra in italiano: una cosa inascoltabile!

In queste canzoni si percepisce un animo malinconico ma mai triste. Un’attitudine alla positività razionale, una radicata determinazione ad andare avanti, passo dopo passo. E’ così che costruisci la tua musica?

Grazie alla musica ho capito l’importanza del viaggio, quello in cui fermo spesso ad ammirare il panorama e poi ti guardo indietro per capire quanta strada ho fatto. La meta non la conosco ma la decido camminando. L’importante è godermi il viaggio in una delle tantissime possibili strade, senza ambizione né paura.

Come percepisci lo status quo del cantautorato femminile in Italia? Hai notato una fruizione spesso più superficiale dei messaggi veicolati dai colleghi di sesso maschile o è un’impressione sbagliata?

Il cantautorato femminile in Italia è vivo e attivo ma se ne parla poco, credo perché la maggior parte delle cantautrici non sono entrate a far parte del ”sistema” musicale italiano, magari per scelta e anche un po’ perché questo così detto sistema, ai vertici, è gestito nella maggior parte dei casi da uomini in cui credo che il pregiudizio inconscio della cultura maschilista prevale sempre. Non faccio di tutta l’erba un fascio ma questo atteggiamento l’ho vissuto anche sulla mia pelle. Per quanto riguarda i messaggi veicolati, purtroppo la musica è sempre stato uno specchio della nostra società dunque superficialità non prevale solo nelle classifiche. Sicuramente chi ama l’arte e la cultura musicale sa dove attingere per godere delle buona musica.

Parliamo di stili e influenze. In questo disco traspare un forte ampiamento di ascolti e orizzonti musicali. Dicci di più.

Si, grazie alla persone di cui mi sono circondata e alla mia curiosità, i mie orizzonti si sono ampliati dal punto di vista degli ascolti. Per realizzare questo disco mi sono fatta stimolare da artisti come Alt J, Calexico, Fiona Apple, Joan Baez e molti altri del cantautorato angloamericano. 

Mi piace pensare che esiste un altro modo di guardare canti in “Ti sembra normale”. Qual è il tuo modo di vedere le cose e di affrontare questo mondo?

Se per gli animali il modo di concepire il mondo è già definito da millenni, quello dell’uomo è in continua evoluzione e dipende molto dal modo di gestire le emozioni e i sentimenti. In questo periodo quello che voglio (e provo) a vedere è Bellezza. E non intendo la bellezza che non riusciamo a percepire nella routine quotidiana, ma quella che parte da dentro e che proiettiamo all’esterno perché il nostro modo di vedere le cose parte dai nostri occhi. Il mio modo di affrontare il mondo è ‘’affrontarlo’’, quindi senza mai prendere le distanze da esso. Vivere e non sopravvivere.

Quali sono i tuoi prossimi impegni e dove potremo ascoltarti dal vivo?

Dopo la partecipazione al Mi Ami Festival 2019, a giugno ci saranno diversi showcase di presentazione del disco. Questi sono i primi appuntamenti confermati: l’8 giugno a Comacchio – FE (Porto Garibaldi c/o Comacchio Beach Festival), il 12 giugno a Milano (Mondadori Megastore Piazza Duomo), il 21 giugno a Terni (Festa Europea della Musica – Spazi Caos c/o Fat Art Club), il 22 giugno a Milano (Festival Contaminafro), il 29 giugno a Sulzano – BS (Albori Music Festival), il 27 giugno a Roma (Festival Femminile Plurale ideato da Michele Monina e Tosca c/o Officina Pasolini), il 23 luglio a Soverato – CZ (Summer Arena), come opening act del concerto di Francesco De Gregori. Consiglio comunque tutti di seguire le mie pagine sui social per restare aggiornati sulle nuove date!

Raffaella Sbrescia