“Sarà bellissimo fare parte della gente/senza appartenere a niente mai”. Da queste parole tratte dal brano “Costruire per distruggere” (Vololibero Edizioni) degli Afterhours prende il titolola biografia dedicata alla vita di Manuel Agnelli, frontman della band milanese, scritta da Federico Guglielmi, giornalista, scrittore e critico musicale. Non si tratta della classica biografia in cui il giornalista si accorda con il musicista di riferimento. Si tratta, altresì, di un testo da cui emerge un profilo preciso e la dettagliata analisi di un percorso artistico importante per la musica italiana. “Avevo la fortuna di possedere materiale raccolto in 17 anni, per cui ho pensato che sarebbe stato più interessante offrire un’immagine lunga tutti questi anni”, racconta Federico Guglielmi, cercando di spiegare il metodo con cui ha tracciato il profilo di un artista contro corrente, provocatore, il cui scopo principale è sempre stato quello di far nascere dei dubbi nella testa di qualcuno. Un artista unico che nel corso degli anni è cambiato moltissimo ma che ha saputo preservare un’invidiabile voglia di fare e un sano menefreghismo nel farsi condizionare. La storia di Manuel Agnelli si intreccia inevitabilmente con quella degli Afterhours, ma non solo. Dal primo demo dell’87 a oggi, il musicista/autore milanese è comunque sempre stato il leader indiscusso della band rock più blasonata d’Italia ma in questo libro si parla anche di tutte le esperienze parallele (artistiche, organizzative, produttive e discografiche) che fanno parte del percorso del protagonista. Il materiale d’epoca non è stato manipolato, ci sono chicche, conversazioni radiofoniche che erano andate perdute nell’etere e che ora si possono leggere per la prima volta su carta. Una sorta di documentario in cui la voce fuoricampo racconta i fatti mentre sullo schermo scorrono immagini, luoghi, concerti. E intanto per gli Afterhours ancora una volta diversi, che cosa si prospetta?
«Andranno avanti perché dopo le defezioni ho trovato nuovi interlocutori molto validi. Sì, sono il mio progetto e non c’è un disco dove io non sia protagonista, che non sia in qualche misura “manuelcentrico”, che non corrisponda a una mia visione, ma non c’è nemmeno un disco degli Afterhours un cui tutti gli altri non siano stati importanti. In alcuni più e in altri meno: in Padania molto di più e in Hai paura del buio?”, aldilà delle leggende, meno. Il tour teatrale con la band allestita alla fine del 201 si è svolto in un clima stupendo e io volgio fortemente lavorare ancora con quella formazione ma l’uscita di qualsiasi cosa dipenderà solo dal valore della musica che riusciremo a produrre. Invece io, in prima persona, voglio fare tutto quello che mi passerà per la testa. Vedremo come le due cose si concilieranno» (risposta tratta da pag.118 di “Manuel Agnelli – Senza appartenere a niente mai”).
Raffaella Sbrescia