Raffaella Sbrescia
Raffaella Sbrescia
Questo il tema annuale dello Sponz Fest, il festival che si tiene da sei anni a Calitri, comune dell’Alta Irpinia, con il coinvolgimento dei limitrofi comuni di Cairano, Lacedonia, Morra de Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, Villamaina.
Presentata oggi la Sesta edizione dal Direttore Artistico, Vinicio Capossela, all’insegna del “Salvataggio”: nel senso di salvifico, ma, nel suo senso ancora più ancestrale di Selvaggio, o Selvatico. Perché, come diceva Leonardo, “Selvatico è colui che si salva”.
Estremamente attuale l’argomento, in un mondo in cui dissenso e ribellione sono considerati sicuramente valori “vintage”, dove le rivoluzioni vengono rappresentate oramai solo da post social sottotraccia, dove il salvarsi è diventato un problema collettivo, globalizzato, non più estraneo nemmeno a quella compagine che mai lo aveva preso direttamente in considerazione.
L’Irpinia è un territorio che bene si presta ad accogliere le tematiche di questo articolato festival “sui generis”, dove tutto sembra assecondare la logica del “miracolo”. Nulla di coercitivamente organizzato, predefinito, a partire dalle strutture di accoglienza, delegate agli abitanti del luogo, a finire ai vari eventi che il festival ospiterà (alcuni quest’anno soggetti al pagamento di un biglietto “popolare”, per questioni di praticabilità dei siti destinati ad accoglierli), nell’intento di promuovere un raduno di menti, di corpi, di sentimenti e sensazioni ancestrali, legate alla terra, alla suo tribalismo, al recupero dell’armonia di un vivere in essa contestualizzato.
L’uomo è animale, con un limite ben definito, quello antropologico, che se da un lato lo pone a distanza dagli altri animali, dall’altro lo separa dall’istinto animale che porta in sé, creando spesso un effetto di scollamento con le sue esigenze primarie, una specie di “horror vacui”, che paradossalmente lo isola in una dimensione individualista, proprio mentre aumenta la ricerca del contatto con l’altro: ed i social con le loro dinamiche ne sono la dimostrazione più lampante.
E’ nell’individualismo contrapposto al comune sentire che risiede la vera problematica dell’uomo del ventunesimo secolo. E, sempre nell’individualismo trova riscontro il ritorno alle ancestrali paure, quelle dell’uomo solitario, che solo il riunirsi in comunità creative è stato in grado, nel corso dei secoli, di arginare e sconfiggere, evitando il regresso allo stato “bestiale”. Quello primitivo, nella sua più negativa accezione.
Questi i presupposti antropologico-filosofici di questa anomala manifestazione, che vedrà ospiti importanti alternarsi ad altri meno celebri ma altrettanto coinvolti in uno spirito di rapporto intimo, vicinanza, scambio reciproco con il pubblico.
Da evidenziare la presenza dei rappresentanti del popolo Mapuche, che apriranno il festival con un rito di danze e canti propiziatori.
Questa popolazione che risiede nel Cile meridionale è la sola ad aver mantenuto una sovranità popolare universalmente riconosciuta, anche dai conquistadores, proprio perché selvaggi, inconquistabili.
E per questo sopravvissuti fino ad oggi. Saranno presenti per tutta la durata della manifestazione, e una loro esibizione precederà il tributo ad Antonio Infantino, che il festival ricorda con amore, proprio per il suo modo ribelle di trattare la musica, andando a ricercarla nelle sue più profonde radici, con la proiezione di un film documentario curato da Luigi Cinque. Presenti anche Petra Magoni e Daniele Sepe, già ospite con il progetto del “Capitone” nella precedente edizione.
Da citare ancora la presenza di Massimo Zamboni, e dell’Artista del Popolo Danilo Fatur.
E ancora il concerto di Angelo Branduardi nell’Arena Cupa, oltre l’esibizione finale del direttore Artistico Vinicio Capossela.
Dal 21 al 26 Agosto sarà un momento clou per i territori dell’alta Irpinia, ed un’occasione per farli conoscere a tutti quanti vorranno prendere parte a questa ricca e particolare manifestazione. Un gioiello d’Italia ancora nascosto, e che speriamo che la massificazione turistica risparmi, a favore della conservazione della sua anima selvatica e salvifica.
Gli eventi sono davvero tanti e tutti interessanti. Si tratta di una settimana da vivere per intero ad averne la possibilità, proprio per cogliere lo spirito del festival.
Di seguito alleghiamo il link del programma, per quanti volessero fare questa particolare ed intensa esperienza.
https://www.sponzfest.it/2018/programma/
JR
“Canzoni della cupa e altri spaventi” racchiude la seconda parte dell’ultimo lavoro discografico di Vinicio Capossela ed è anche il titolo dello spettacolo che l’artista ha portato sul palco del Teatro degli Arcimboldi lo scorso 28 febbraio. Nel pieno della sera del martedì grasso di carnevale, il geniale cantautore ha incantato il pubblico con uno show assolutamente inedito e curatissimo in ogni singolo dettaglio. A tenere le fila del discorso, il concetto di ombra intesa come materia sostanziale, esistenziale, scenica dello spettacolo nella sua interezza. Attraverso una sorta di travolgente ipnosi, Vinicio Capossela e i suoi eccellenti “cavalieri dell’ombra” hanno accompagnato il pubblico tra i più spinosi e lugubri meandri della Cupa, metaforicamente intesa come la parte più nascosta dell’interiorità individuale.
Corde di violino, onde elettromagnetiche, cornamuse e tamburi a cornice, tasti di pianoforte insieme alle mirabolanti diavolerie di Vincenzo Vasi e alle travolgenti incursioni del quartetto di Torino agli archi hanno scandito le mirabolanti tappe di un magico viaggio oscuro in un surreale luogo di metamorfosi spirituale. Grazie al potere dell’evocazione, alle reminiscenze della superstizione, del folklore e della religione, Vinicio Capossela ha rievocato la bellezza delle anime doppie tra echi morriconiani e ombre proiettate in 3D con la scenografia di Anusc Castiglioni e le luci di Loic Hamelin.
Teli, sagome, rami d’albero, luci di plenilunio, riflessi, vistosi copricapi e irriverenti maschere, gli ingredienti pricipali di quattro quadri (il selvatico, l’archetipo, lo specchio e il paese) pensati per mettere in luce le clandestinità interiori degli infimi. Vagabondi, vagamundi, schiuma dell’umanità, accappanti, accapponi,affarinati, falsi malati. Abbianti, accattosi, limosinanti simulati. Sacerdoti, alacerbanti, affamiglioli, vergognosi. Perdonatori, venditori, medicastri, guaritori. Affarfanti, alacrimanti, apezzenti, testatori. Consumieri, consumati, raggruppati, artificiati, rintruppati, ammassonati, rivestiti, implasticati, feccia de l’umanità, tramonto de l’umanità hanno fluttuato nel corso di quasi tre ore di concerto grazie a Vinicio Capossela, nei panni di eclettico traghettatore di anime nonchè stimatissimo salvifico baluardo di genialità e cultura.
Raffaella Sbrescia
Setlist
BIS
Un invito a tirare fuori quello che abbiamo dentro, a non subire le cose, ma a farle. Un invito all’azione e alla speranza ma anche un invito alla festa; una festa antica, dionisiaca, che dissipa e consuma per ricordarci che non bisogna avere paura di vivere. Tutto questo è “Polvere”, il nuovo live di Vinicio Capossela, ispirato alla prima parte del suo ultimo lavoro discografico intitolato “Canzoni della Cupa”. Presenti al concerto tenutosi il 29 giugno presso il Market Sound di Milano, abbiamo avuto modo di prendere parte ad una vera e propria celebrazione della vita. Suggestiva la scenografia comprensiva di spighe, sterpaglie, luminarie a festa, un cranio d’animale e due altoparlanti. Ricca e corposa la band con una decina di musicisti disposti in una formazione composta da coppie con mariachi messicane, cupa-cupa lucani, una voce femminile ed una maschile, un coro greco, una coppia di chitarre, una coppia ritmica senza dimenticare le decine di strumenti sparsi tra cui pelli, aulofoni, sonagli, mellotron e distorsori vari.
“Siamo venuti nella città delle polveri sottili e delle polveri da naso per far alzare la polvere della terra”, dice Vinicio Capossela sbucando da dietro un velo nelle vesti di “Bestia nel grano”, quasi come se provenisse ad una dimensione altra. L’ancestrale, l’arcaico, il folk, la serenata, la ballata, la frontiera, la fiesta y feria, e la mitologia convivono in lui testimoniando l’urgenza di raccontare storie che siano personali ma al tempo stesso parte di un patrimonio comune. Attraverso l’incontro tra brani adattati dallo stesso Capossela o frutto del genio di Matteo Salvatore, il grande cantore dell’ingiustizia e dello sfruttamento nel mondo del latifondo meridionale degli anni ’50, il live prende subito una piega calda tra immagini filmiche di notevole impatto emotivo.
“Femmine”, “La padrona mia’” e la ”Dagarola del Carpato” sono storie incentrate su abusi e fatiche. Storie cavalleresche si avvicendando in “L’acqua chiara della fontana”, ”Zompa la rondinella” e ”Franceschina la Calitrana”. Intensa la sofferente trama de ”Il lamento dei mendicanti”, imperdibile ”Teresuccia”, un prezioso canto di mietitura. Dedicato al concetto di straniero e di viaggiatore è”Lu Furastiero”, ben riuscito anche l’adattamento di ‘”Nachecici”. Suoni di fisarmonica meridionale introducono “Pettarossa” mentre “Lo sposalizio di Maloservizio”, introdotto come parte di una trilogia che comprende funerale e risuscitazione, inaugura la parte conclusiva del concerto.
Abbandonate “Le canzoni della Cupa”, Capossela mette mano ai cosiddetti pezzi di repertorio: “Che coss’è l’amor” in versione esoticheggiante, la travolgente “L’uomo vivo” e “Il ballo di San Vito” trasformato in un intrigante sabba. Canti di vita e di morte, di gioia e di dolore, di fame e di ricchezza si avvicendano nello show di Capossela che riesce a conquistare il pubblico dipingendo “un mondo folclorico, rurale, mitico e mitologico che dà calore e radice, paura e confronto, freddo, emozione, desiderio, paura, senso dell’avventura, euforia, lutto e e morte”.
Raffaella Sbrescia
Scaletta
LA BESTIA NEL GRANO
FEMMINE
LA PADRONA MIA
DAGAROLA DEL CARPATO
L’ACQUA CHIARA DELLA FONTANA
ZOMPA LA RONDINELLA
FRANCESCHINA LA CALITRANA
COMPONIDORI
SCORZA DI MULO
LA NOTTE DI SAN GIOVANNI
IL BENE MIO o IL LAMENTO DEI MENDICANTI
TERESUCCIA
LU FURASTIERO
NACHECICI
PETTAROSSA
LO SPOSALIZIO DI MALOSERVIZIO
LA MARCIA DEL CAMPOSANTO
AL VEGLIONE
______________________________
MARAJA’
CHE COSS’E’ L’AMOR
PENA DE L’ALMA
L’UOMO VIVO
SAN VITO
__________________________
CAMMINANTE o LA NOTTE
IL TRENO
LA GOLONDRINA / OVUNQUE PROTEGGI
“Vado cercando musiche e canti, i canti che transumano, cambiano lingua e pelle ma non il moto dell’anima che l’ha generati”. Questo è il fulcro di una storia d’appartenenza, una storia che risponde a quesiti di cruciale urgenza: “Chi siete? A chi appartenete? Cosa andate cercando?”, quelli che ci pone Vinicio Capossela che, in occasione dei 25 anni di carriera, approda al cinema con un viaggio onirico e imprevedibile alla ricerca di personaggi canti e siensi perduti. “Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni” è il titolo dell’ originale e inedita prodotta da laeffe, PMG e LaCupa che, infatti, debutterà sul grande schermo con un evento speciale martedì 19 e mercoledì 20 gennaio, distribuita da Nexo Digital. Il film è un viaggio cinematografico, geografico, musicale e fantastico – narrato, cantato e vissuto in prima persona da Vinicio Capossela, un ponte tra le pagine de “Il Paese dei Coppoloni” e le musiche di “Canzoni della Cupa” nonché il prossimo disco di inediti dell’artista (in uscita a marzo 2016), da cui è estratta la colonna sonora del film. Diretto da Stefano Obino, il film ci restituisce il ritratto di un’Italia forse perduta e dimenticata, un luogo immaginario che diventa reale, uno spazio fisico che si trasforma in pura immaginazione, l’olimpo dove visse “gente da battaglia”. Un’occasione unica per seguire il “musicista viandante” Capossela in questo viaggio a doppio filo sul fronte della musica e del racconto in un mondo che affronta ormai da 15 anni.
In quest’opera che ruota attorno a Calitri, in Alta Irpinia, travolto dalla modernità, Vinicio illumina ogni storia e ogni luogo con la prospettiva del mito, tra canzoni (nuove e vecchie), apologhi sul tempo e sul sacro, fantasmi di trebbiatrici e di ferrovie, ritratti di impagabili abitanti del paese dove abitava la sua famiglia. Attraverso il racconto del viandante Vinicio ci si perde Nel paese dei Coppoloni, attraversato a piedi, in un vecchio furgone, su una trebbiatrice volante. «Sono nato in Germania, da piccolo me ne vantavo. Così, userò una parola tedesca: Heimat. Qualcuno traduce la parola con “Patria”, ma quello è Vatterland, termine maschile, forte, poi degenerato in declinazioni dispregiative. Invece Heimat è femminile, materno, esprime un sentimento, che è quello di una casa da cui ci si è separati. Mettere insieme queste storie ha richiesto molto tempo, più di dieci anni. Ma non sono ricordi, non è un’operazione sulla memoria, la formula del ricordo è riduttiva: per me, come che per chi guarda, quelle che si vedono sono cose che non ricordiamo, perché non le abbiamo vissute. Eppure le riconosciamo», ha spiegato Capossela durante la conferenza stampa tenutasi subito dopo la proiezione del film.
Tra lupi irpini e barbieri istrioni, mitologici sposalizi e spettrali case terremotate, frammenti di video d’epoca e testimonianze del recentissimo Sponz Festival, Vinicio ci mostra un pezzo d’Italia svuotata e smembrata che la contemporaneità cerca di riempire in modo violento con centrali eoliche e discariche a discapito della ritualità condivisa. Ad ogni modo questo racconto affascinato e evocativo non è un’operazione nostalgica è, bensì, una favola folk ulteriormente arricchita dalle musiche che saranno contenute nel prossimo album di inediti di Capossela, intitolato “Canzoni della cupa”, la cui uscita è prevista per marzo 2016.
«Per tanti anni ho lavorato su questo patrimonio, ora le canzoni hanno fatto il loro primo guaito in questa colonna sonora, spero che tra poco vengano a mordervi», ha dichiarato il cantautore che, a margine del film, ha anche presentato un video di 12 minuti in cui illustra un nuovo brano intitolato “Il pumminale”, ispirato a una delle doppie anime dell’uomo che la cultura popolare ci ha abituato a conoscere in un mondo in cui non c’è distinzione netta tra umano e animale, in cui tutta la natura è espressione della divinità e per questo inconoscibile, se non con l’esperienza diretta. «Il pumminale è una parola che significa lupo mannaro, una storia di seduzione e demoni per la quale ho contattato Lech Kowalski, regista polacco che ha documentato la scena punk dai Sex Pistols ai Ramones a Johnny Thunders. Non è stato semplice, ma è riuscito a venire in paese – appena arrivato, subito ha detto: ‘Qui recupero le mie origini polacche’», ha concluso l’artista.
Raffaella Sbrescia
Dal 24 al 30 agosto, nella settimana del plenilunio, torna per il terzo anno consecutivo lo Sponz Fest 2015, il festival diretto da Vinicio Capossela che ha sede in Alta Irpinia e si avvale della collaborazione attiva dei comuni di Calitri, comune capofila del progetto, Conza, Andretta, Cairano e Aquilonia. Tra i molti appuntamenti in programma anche quello con la NOTTE D’ARGENTO, il concerto ricco di ospiti speciali con cui sabato 29 agosto, Vinicio Capossela celebrerà i 25 anni di sposalizio con la musica.
Il festival è nato nel 2013 a Calitri, per creare un’occasione di comunità intorno alle ritualità dello sposalizio. La tre giorni organizzata in quell’occasione è stata possibile solo grazie al grande coinvolgimento del paese e dei suoi abitanti, delle associazioni, delle istituzioni locali che si sono messe al servizio di un festival unico per modalità e svolgimento. Un senso di comunità che si è man mano allargato ad altri comuni della valle dell’Ofanto con l’edizione del 2014, intitolata “Mi sono sognato il treno” e costruita lungo la tratta della sospesa ferrovia Avellino–Rocchetta ponendo, tra gli altri, il tema della movimentazione, dei collegamenti tra persone, come momento aggregante e di riflessione sul buon uso dei beni comuni.
Quest’anno il Festival si intitola RAGLIO DI LUNA – le vie dei muli, i sentieri dei miti, ed è costruito intorno all’idea del camminare, del “nomadismo”, del viaggiare accompagnati, al passo dell’uomo e dell’asino, per auscultare il ronzio dei “siensi” perduti, con il senno, con il sapere antico della terra, che sembra essersi smarrito per strada.
“Un Cammino di sette giorni, lungo i sentieri della terra lambendo i paesi della valle intorno a Cairano, Il Paese dei Coppoloni, nell’alta Irpinia, per recuperare i Siensi, il buon senso perduto nel rapporto con Natura.” – scrive il direttore artistico Vinicio Capossela a proposito dello Sponz Fest 2015.
Una carovana di asini e muli, di musica e musicanti ad accompagnare una trebbiatrice volante, che si sistema ospite, di aia in aia e porta ronzio di racconto, di musica, di conoscenza, di spirito e di baldoria. La trebbiatrice, strumento agricolo esemplare del lavoro da fare assieme per dividere ciò che è importante da quel che non lo è. Ballarci attorno per recuperare i Siensi o anche perderli del tutto e lasciarli andare sulla luna gigante che sorge dal bosco della Frascineta.
Camminare ben accompagnati è una grande occasione di pensiero. E’ l’occasione buona per abbandonare la condizione di sedentari e prendere quella del nomade. Nomadi di breve corso, ma nomadi, in una sacca di tempo al riparo del tempo. Il tempo del mito, il tempo del racconto è un tempo fermo, che si sottrae al tempo del lavoro che tutto consuma e divora. Questo è il tempo che vi proponiamo di prendervi in questi sette giorni, il tempo della ri-creazione del mondo. Auscultate voi stessi, percorrendo una terra antica. Banchettatela insieme, in comunione, come un simposio”.
Sarà una settimana da vivere dal tramonto all’alba al tramonto, A RAGLIO DI LUNA, fermando le lancette dell’orologio per partecipare alla carovana attraverso un programma fitto di incontri, eventi e concerti disseminati lungo le vie dei muli e i sentieri dei miti e rendere ognuno attore, e non spettatore, del proprio cammino.
Gli ospiti musicali che accompagneranno il viaggio, incarnano ognuno un’idea di frontiera. La frontiera dell’avventura, la frontiera tra la luce e il buio, l’esplosione della vita spinta fino alla tenebra della morte. Quelle presenti al Festival sono tutte musiche eccessive, che spingono l’anima e i piedi al trabocco.
GLI OSPITI
Il dio della lira creta, lo Zeus del monte Anoghia, il leggendario Psarantonis; King Naat Veliov & The Original Kočani Orkestar, già protagonista con Vinicio del sismico tour “Liveinvolvo” del 1998, in un ricongiungimento astrale nella notte del pleniulunio; l’albanese Fanfara Tirana & Robert Bisha, una delle più straordinarie brass band in circolazione, che aprirà il festival con un concerto all’alba, nell’aia del Formicoso terra di lotta e di grano; e ancora i Los Tex Maniacs, da San Antonio, Texas, una delle più sfolgoranti band conjunto tex mex al mondo; Antonio Infantino, poliedrico artista che ha lasciato un segno importante nella cultura del nostro paese con i suoi Tarantolati di Tricarico; una formazione di Mariachi ad accompagnare tutto il cammino; Vincenzo Vasi, il mago del theremin; Enza Pagliara, che con la sua voce arcaica ha portato il Salento nei più importanti teatri del mondo e che allo Sponz Fest presenterà un progetto speciale che recupera con le donne del territorio i canti di tradizione; e poi Ciccillo Di Benedetto, il “cantante gladiatore” già protagonista con Vinicio degli spettacoli estivi “Il Paese dei Coppoloni still alive” e familiare al pubblico dello Sponz Fest; una serie di altri artisti “cult” della scena irpina, come i Makardìa, Calitri Popolare, il Gruppo pesatura di Teora, che si esibirà nella “pesatura” arcaica tecnica utilizzata dai contadini per estrarre il chicco di grano dalla spiga e altri ancora.
Non mancheranno i contributi dal mondo della letteratura, dell’arte e da quello scientifico e accademico: Mariangela Capossela sarà anche quest’anno responsabile della sezione SponzArti, Erica Hansen proporrà un’installazione dedicata allo sposalizio, Dem Demonio con le sue opere di Land Art darà fisicità di rovo e di sterpo alle immaginifiche creature del sentiero della cupa. E ancora lo scrittore Dan Fante, allo Sponz Fest per il secondo anno, l’archeologo Giampiero Galasso, Paolo Speranza con un lavoro sui poeti irpini, Aniello Russo scrittore e ricercatore che al folklore irpino ha dedicato l’esistenza, lo scrittore Alfonso Nannariello e lo storico Toni Ricciardi che racconteranno l’Archivio Epistolare, progetto che raccoglie le corrispondenze degli sposi separati dall’emigrazione, il giornalista Andrea Covotta, Lorenza Carrara ed Elisabetta Salvini, autrici del libro “Partigiani a Tavola”.
E per finire i geologi Vincenzo Briuolo e Vincenzo Portoghese che con altri illustri ospiti affronteranno il tema delle trivellazioni petrolifere nell’area del lago artificiale di Conza.
Gli incontri pubblici andranno anch’essi alla ricerca dei “siensi” perduti, confrontandosi con tematiche importanti come la sostenibilità e l’agricoltura sociale, le problematiche ambientali, il recupero del senso di comunità e della cultura contadina, l’emigrazione e il ritorno.
Opera simbolo di questa edizione sarà una trebbiatrice volante, una specie di macchina dell’immaginazione, che simbolicamente riprende il tema biblico della separazione, separare il grano dalla pula, separare ciò che davvero ci nutre, dal superfluo. La trebbiatrice, progettata sapientemente dal “Tenente Dum” Marco Stefanini, accompagnerà questa carovana itinerante alla scoperta di terre capaci di evocare un potente immaginario, un paesaggio di confine, fatto di vuoti da riempire, un itinerare di incontri, musica, danze, sposalizi di culture, racconti e tappe: il Formicoso, il Monte Mattina, le grandi querce dell’Òcchino, il Castello di Calitri, la casa dell’Eca, la rupe di Cairano e la stazione ferroviaria sospesa di Conza-Andretta-Cairano.
IL CONCERTO DEL 29 AGOSTO: I 25 ANNI DI SPOSALIZIO CON LA MUSICA DI VINICIO CAPOSSELA
E proprio nell’area della Stazione di Conza-Andretta-Cairano la notte del 29 agosto andrà in scena la “NOTTE D’ARGENTO”, il concerto con cui Vinicio Capossela celebrerà le sue nozze d’argento con la musica sotto la rupe protagonista de “Il paese dei coppoloni”, in una notte di luna piena.
Sul palco con lui ci saranno amici e ospiti speciali, tra cui Psarantonis, King Naat Veliov & The Original Kočani Orkestar, la Banda della Posta, Howe Gelb, i Los TexManiacs, Vincenzo Vasi, Alessandro “Asso” Stefana, Enza Pagliara ed altri ancora che saranno annunciati nelle prossime settimane.
I biglietti per il concerto del 29 agosto sono in vendita su MailTicket al link http://www.mailticket.it/evento/6063 al prezzo di 15 euro mentre l’accesso al resto degli spettacoli e degli eventi del programma dello SponzFest è libero e gratuito.
I biglietti saranno disponibili in vendita anche allo SponzOffice di Calitri (i cui giorni e orari di apertura saranno comunicati a breve) al prezzo speciale di 10 Euro.
L’ingresso è gratuito per bambini e ragazzi fino a tredici anni.
Il concerto “NOTTE D’ARGENTO” ha come sponsor ufficiale la Tequila Don Julio.
Sul sito ufficiale del Festival, al link http://www.sponzfest.it/2015/programma/ e sui canali social ufficiali si può consultare il programma che sarà ulteriormente ampliato nei prossimi e si possono trovare inoltre tutte le informazioni relative a trasporti e ospitalità.
Progetto del Comune di Calitri (Comune Capofila) in partnership con i Comuni di Cairano, Andretta, Conza e Aquilonia ammesso ai Fondi PAC – “Piano strategico per il turismo – programma di eventi promozionali” – Avviso pubblico di selezione ex D.G.R.C. n. 45/2015 – “ITINERARI” – Regione Campania Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali PIANO di AZIONE COESIONE
Prevendite per Notte D’Argento: http://www.mailticket.it/evento/6063
Tutti gli aggiornamenti su www.sponzfest.it
Per info generali: info@sponzfest.it
Facebook: https://www.facebook.com/calitrisponzfest
Twitter: @sponzfest hashtag ufficiale: #sponzfest15
Fonte: Ufficio Stampa