Negramaro: “Un amore così grande 2014″ sarà la colonna sonora della Nazionale Italiana

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Negramaro

Calcio, musica e solidarietà; questi i temi centrali della conferenza stampa che si è svolta pochi minuti fa a Coverciano per presentare “Un amore così grande 2014”, la colonna sonora che accompagnerà la nazionale di calcio italiana ai prossimi mondiali in Brasile, realizzata dai Negramaro che, per l’occasione, hanno presentato in anteprima anche il videoclip ufficiale del brano, girato dal regista italiano Giovanni Veronesi.

Presenti al tavolo degli intervenuti Daniele Bossari, che ha condotto l’incontro, l’allenatore della Nazionale Italiana Cesare Prandelli, il capitano della Nazionale Gianluigi Buffon, Caterina Caselli per Sugar,  Giuliano Sangiorgi, Lele Spedicato e Andrea Mariano per i Negramaro, Antonello Valentini (direttore generale FIGC), Marco Pontini (Direttore Generale Marketing e Commerciale Radio Italia), il quale ha annunciato che i Negramaro voleranno in Brasile insieme alla Nazionale e parteciperanno alla terza edizione di Radio Italia live – Il Concerto, l’evento in programma il 1° Giugno 2014 a Milano in Piazza Duomo. Presenti, naturalmente, anche il Presidente di AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) Massimo Mauro e Roberta Amadeo Presidente AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla). Associazioni, queste ultime, a cui andranno tutti i  proventi di questa speciale iniziativa. Il progetto, nato da un’idea di Radio Italia (da anni partner ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio), in collaborazione con Sugar e con i Negramaro, è stato accolto con entusiasmo dalla FIGC, e vuole essere un grande omaggio alla squadra azzurra, impegnata a breve nella Coppa del Mondo FIFA 2014 in Brasile.

“Un Amore Così Grande 2014”  si ispira allo storico brano del 1976, portato al successo da Claudio Villa è già da oggi disponibile su iTunes. Nel videoclip che accompagna la canzone, il regista Veronesi ha integrato alle immagini dei Negramaro alcuni momenti chiave della storia della Nazionale, particolarmente ispirati al testo della canzone che, per l’occasione, è stato arricchito con una nuova strofa scritta proprio dai Negramaro:

“C’è il cuore che batte sempre più veloce, ad ogni rincorsa esplode una voce, chi grida vittoria non sa darsi pace, disegna la storia solo chi è capace. Io corro più forte, raggiungo le stelle e rubo la luna diventa una pelle per farti un vestito azzurro che splende negli occhi e nel cuore, l’Italia si accende”.

L’arrangiamento del brano rispecchia, naturalmente, il riconoscibilissimo stile rock dei Negramaro che, in quanto a talento, fantasia e carattere si sposano fedelmente all’idea di fusione tra tradizione e innovazione in nome di un ideale solidale.

Raffaella Sbrescia

Video: Negramaro – Un Amore Così Grande 2014

 

“Pagine”, il nuovo singolo di Francesco Sàrcina

Francesco Sarcina

Francesco Sarcina

“Pagine” è il titolo del nuovo singolo di Francesco Sàrcina, tratto dall’album “Io”. Il videoclip del brano è firmato da Marianna Schivardi ed è ispirato al film “I Sogni Segreti di Walter Mitty”. Ambientazioni urban fanno da sfondo ad un testo malinconico ed intimista, accompagnato da un arrangiamento leggero, a tratti onirico.

“A volte sembra troppo difficile descrivere le proprie emozioni con parole che si perdono nell’etere” – canta Sàrcina – in un limbo di riflessioni sospese tra passato e futuro. L’obiettivo della canzone è offrire nuovi modi per affrontare le pagine della nostra vita, compresi i momenti più dolorosi, soprattutto quelli che sembrano non essere in grado di offrirci una valida  via d’uscita. “Oggi sembra proprio impossibile scrivere per raccontare sogni che descrivono ciò che in me è più semplice e non c’è soluzione tranne che vivere questa giornata immobile”, cita la seconda parte della canzone, che si conclude in maniera nichilista senza, tuttavia, abbandonare una sottile apertura possibilista: “Non c’è niente che può fermare la mia voglia di vivere anche se siamo polvere tra l’inutile e folle esistenza che guarirà. Anche se siamo pagine tra l’inutile e folle esistenza che mai guarirà”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Pagine”

“Dalla a me (io sicuramente non la spreco)”, il singolo di Mario Riso

Cover Dalla a me_B (2)“Dalla a me (io sicuramente non la spreco)” è il titolo del nuovo singolo di Mario Riso che anticipa l’uscita del terzo disco R3ZOPHONIC, prevista a maggio. Autore del brano è, per l’appunto, Mario Riso, conosciuto come batterista rock e creatore del progetto Rezophonic, l’iniziativa che dal 2006 riunisce numerosi artisti della scena musicale alternativa italiana e che sostiene il progetto idrico di AMREF Italia (Fondazione Africana per la medicina e la ricerca) con lo scopo di realizzare pozzi d’acqua nel Kajiado, una delle regioni più aride dell’Est Africa per “Offrire da bere a chi ha veramente sete”.

Mario Riso

Mario Riso

Il video è frutto di un intenso e complesso lavoro di relazioni all’interno del mondo musicale, dello spettacolo e dello sport italiano. Diversi sono, infatti, i personaggi noti che hanno preso parte al videoclip prestando volto e voce alle strofe del brano incentrato su un tema molto delicato quale è quello dello spreco. Parole e musica convergono in un unico messaggio: “non sprecare ciò di cui disponi”. Troppo spesso ci si ritrova a circondarsi di cose superflue e ancora più spesso si diventa inconsapevolmente generatori di spreco e di danni per gli esseri umani di domani. L’obiettivo di Mario Riso è stato, quindi, quello di sfruttare lo sconfinato potere della musica coinvolgendo personaggi influenti per ricordare quanto sia stupido sprecare: Diego Abatantuono, Pippo Baudo, Alessandro Borghese, Caparezza, Fabio Caressa, Claudio Cecchetto, Giobbe Covatta, Ilaria D’Amico, Nino Frassica, Marco Materazzi, Ringo, Nicola Savino, Cristina Scabbia, Rocco Siffredi e Javier Zanetti hanno partecipato con energia ed entusiasmo al progetto, che ha visto anche la speciale partecipazione di Vera Spadini (ambasciatrice di Rezophonic nel mondo dello sport) e Icio De Romedis (consigliere di Amref e responsabile della Icio Onlus).

 Le strofe del brano sono interpretate da Daniele “Danti” Lazzarin dei Two Fingerz (autore insieme a Mario del brano), KG Man, Jake La Furia (dei Club Dogo), Piotta e Shade. Alla batteria Mario Riso, al basso Giuseppe Fiori, alle chitarre Giovanni Frigo, Gianluca Battaglion e Oliviero “Olly” Riva, il produttore di R3zophonic, e Federico Malandrino (elettronica).

 Video: “Dalla a me (io sicuramente non la spreco)”

Occhi tuoi di-amante, il nuovo singolo degli April Fools

april-fools-antonella-gucci“Occhi tuoi di-amante” è il titolo del nuovo singolo degli April Fools. Gabriele Aprile (voce), Alessandro Stellano (basso), Vincenzo Di Girolamo (chitarra) ed Andrea Stipa (batteria) ritornano sulle scene indie nostrane con un brano rock oriented e con una melodia che si distanzia da quello che ci avevano proposto in precedenza. Il brano anticipa il secondo album del gruppo, in uscita nei prossimi mesi e, per l’occasione, sarà disponibile in free dowload con la formula pay with a tweet. Associato al videoclip diretto da Luigi Reccia e prodotto da Red Box Studios, “Occhi tuoi di-amante” racconta un amore tormentato dai dubbi e dalla passione, un sentimento forte ma non abbastanza da cedere al compromesso. Il cantato di Gabriele Aprile rispecchia il ticchettìo, ora incalzante, ora lento e delicato, di una pioggia di pensieri che, uno dopo l’altro, annegano parole ed emozioni per un risultato straniante e pungente.

Raffaella Sbrescia

Link dowload “Occhi tuoi di-amante” :

www.aprilfools.it/occhi-tuoi-di-amante-free-download/

Video: “Occhi tuoi di-amante” 

Coldplay, la recensione del video di “Magic”

Coldplay---MagicSi avvicina il 19 maggio, data di pubblicazione di “Ghost Stories”, il nuovo album di inediti dei Coldplay. Nel frattempo la band ha appena pubblicato il videoclip ufficiale di “Magic”, il primo singolo tratto dall’album. Il filmato porta la prestigiosa firma di Jonas Åkerlund e fa riferimento alla tecnica del film muto in bianco e nero. Il testo dolce, romantico e strappalacrime si presta molto bene a rivisitazioni filmiche. Nella versione proposta dal regista la protagonista è la diva cinese Ziyi Zhang nei panni di una maga, vittima di Chris Martin nel doppio e contemporaneo ruolo di fidato e sdolcinato assistente e di marito rozzo e violento.

Chris Martin in una scena tratta dal video ufficiale

Chris Martin in una scena tratta dal video ufficiale

Piccole didascalie conferiscono tono e vitalità alle vicende di una coppia legata a doppio filo al mondo della magia. A metà strada tra idealismo truffaldino e meccanica affaristica, gestualità e mimica facciale addolciscono l’insieme degli elementi propositi con il tipico happy end finale. L’attenzione al dettaglio e la cura per l’accessorio arricchiscono la fotografia d’insieme mentre la struggente melodia dei Coldplay muove i propri passi verso l’irreversibile fine di un amore che, in fin dei conti, non finirà mai… “And if you were to ask me, after all that we’ve been through, still believe in magic? Yes, I do. Of course I do”: e se tu dovessi chiedermi, dopo tutto quello che abbiamo passato, credi ancora nella magia? Sì che ci credo, certo ci credo! Un destino fatto di passione e dolci richiami è quello descritto dai Coldplay, un destino dove occhi lucidi e cuore puro sposano l’eterno dualismo tra poesia e realtà.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist di “Ghost Stories”:

1. Always In My Head
2. Magic
3. Ink
4. True Love
5. Midnight
6. Another’s Arms
7. Oceans
8. A Sky Full Of Stars
9. O7

Video: “Magic”

Le “dannate nuvole” di Vasco Rossi. La recensione del video

Vasco Rossi

Vasco Rossi

È on line il videoclip di “Dannate nuvole”. Il super singolo di Vasco Rossi anticipa il nuovo album di inediti previsto per il prossimo 4 novembre e ha già riscontrato numerosi consensi grazie ad un testo potente e ad un’indovinata ritmica a metà strada tra ballad e rock. Il videoclip della canzone, ispirata alla lettura di “Zarathustra” di Nietzsche, porta la firma di Swan e propone la figura del Blasco mentre fluttua in un non luogo e cammina sui pezzi di un ghiacciaio disciolto, metafora di quel “niente dura” cantato a più riprese nel brano. Immagini molecolari, granulari, fantascientifiche s’insediano in un paesaggio onirico e assai nebuloso mentre Vasco Rossi, nel ruolo di un demiurgo del dolore, provoca con i suoi mille interrogativi sospesi tra malinconia e disincanto. “Quando cammino su queste dannate nuvole, vedo le cose che sfuggono dalla mia mente. Niente dura niente, niente dura e questo lo sai però non ti ci abitui mai”, canta il rocker di Zocca, mentre gocce d’acqua e pezzi di Bonsai si frantumano in uno spazio asettico. Quasi profetico è l’intervento di Stef Burns che, attraverso le rockeggianti note un travolgente guitar solo, colora di energia testo e musica; sottili filigrane multicolor irradiano l’aria circostante rilasciando positività e ottimismo: “Quando mi sento di dire la verità sono confuso, non sono sicuro, quando mi viene in mente che non esiste niente, solo del fumo, niente di vero. E forse lo sai. Però tu continuerai”, canta Vasco, andando davvero oltre le nuvole, oltre la realtà contingente, oltre il pensiero legato all’hic et nunc. Scene di vita quotidiana, estratte dal tran tran di gente comune, occupano lo spazio di alcune scene finali del videoclip che, seguendo una struttura ciclica, si richiude con lo stesso scenario d’apertura ma con un piglio diverso: “Niente dura – è la chiusura dell’ultima strofa – però tu non ti arrenderai” chiosa, sornione, il Komandante, seguendo la sua proverbiale indole imprevedibile ma soprattutto incitando a vivere.

 Raffaella Sbrescia

 Video: “Dannate nuvole”

Intervista a Gaetano Morbioli, un regista al servizio della musica

Gaetano Morbioli e Francesco Silvestre dei Modà

Gaetano Morbioli insieme a Francesco Silvestre dei Modà

Gaetano Morbioli è uno più noti registi italiani. Tantissimi dei videoclip musicali più visti portano la sua firma, che individua nell’essenzialità del suo approccio artigianale l’unicità del suo stile. Nel corso di trent’anni di carriera Gaetano ha saputo instaurare un rapporto di fiducia con tantissimi artisti, grazie alla sua professionalità e all’amore per il rispetto della musica.  Creatore del canale televisivo Match Music prima e della società Run Multimedia poi, Gaetano Morbioli è riconosciuto come uno dei massimi esponenti del settore audiovisivo italiano. In questa intervista il regista racconta il suo lavoro approfondendone gli aspetti tecnici senza tralasciare problematiche, sfide e nuove prospettive.

Gaetano, con quali parole spiegherebbe il suo lavoro?

Il nostro è un lavoro molto particolare, l’audiovisivo fonde la comunicazione classica di uno spot pubblicitario con lo sviluppo di un cortometraggio con l’obiettivo di poter far ascoltare la canzone esaltandola. La particolarità sta nel fatto che  bisogna cercare di suscitare la stessa emotività che solitamente viene stimolata quando si guarda un film.

Quali sono le fasi e i passaggi principali che scandiscono la produzione di un video musicale?

I brani composti dagli artisti sono legati ad un progetto discografico, già frutto di una linea guida precisa, in grado di fornire l’idea generale su cui si svilupperà il videoclip. Il mio ruolo è, quindi, quello di cercare, insieme all’artista, di individuare il tipo di linguaggio e la storia da creare attraverso l’ideazione di un video. Nella prima fase ci sono due teste e quattro mani non solo per scegliere la storia ma anche il tipo di abbigliamento, le comparse, la tipologia di produzione da mettere in piedi… si discute di tutto e di più poi ci si rivede il giorno dopo e la ricerca creativa continua. La seconda fase, molto più produttiva, consiste nel cercare di mettere insieme quello che si è deciso di fare: c’è la ricerca delle modelle, dello styling, della location, fino ad arrivare al giorno delle riprese, durante il quale si procede allo shooting. Da qui in poi c’è la fase più delicata del lavoro ovvero l’editing e il montaggio: è importante sottolineare che il montaggio di un videoclip rappresenta la parte essenziale di tutto il lavoro. A differenza della pubblicità, che in 30 secondi mostra quello che hai realizzato, o del cinema in cui hai, invece, dei tempi lunghi per decidere che tipo di montaggio realizzare, nel videoclip comanda la musica, non puoi prescindere da essa! Sarà il montaggio a determinare se il videoclip sarà un grande successo o un grande fallimento. Dopo una settimana di montaggio si arriva al prodotto ideale che, dopo essere stato confrontato sia con l’artista che con i discografici, viene poi inserito in un percorso di programmazione dominato soprattutto da internet e dalla comunicazione via social networks.

Gaetano Morbioli sul set di un videoclip di Laura Pausini

Gaetano Morbioli sul set di un videoclip di Laura Pausini

Come cambia, di volta in volta, il suo approccio nella trasformazione della musica in immagini?

Partiamo dal presupposto che è sbagliato pensare che il regista di un videoclip sia un autore. Fare il regista di videoclip significa innanzitutto mettersi a disposizione di una fase creativa già eseguita e realizzare quello che vuole l’artista. Nel momento in cui un artista non si interessa del proprio progetto o dice “voglio quel regista perché vorrei che egli mettesse a frutto la sua visione” si verificano gli errori più clamorosi che si possano fare. Di fondo è come se si volessero incrociare due comunicatori diversi: da un lato c’è la visione del regista, dall’altro c’è la canzone…il risultato sarebbe la stratificazione di due comunicazioni diverse: la canzone che vuole dirti qualcosa e il regista che la vede alla sua maniera, per un risultato scadente. Molte volte i video che realizziamo noi vengono visti e funzionano su internet per un motivo preciso: ci mettiamo a disposizione di un percorso creativo che c’è già. Il ruolo del regista è simile a quello di un meccanico in questo senso. Poi è chiaro che la capacità di filmare in una certa maniera o di scegliere un posto piuttosto che un altro determinano il valore del videoclip che, in ogni caso, ha la funzione principale di arrivare al maggior numero di persone possibile.

Lei ha iniziato a lavorare in questo settore  a 17 anni… come si è evoluta, da allora la sua carriera?

Nella vita si fanno delle scelte ma a volte è anche una questione di casualità… Il destino può essere vario e la fortuna incide tantissimo nella vita di ogni persona. Nel mio caso, quando ho iniziato ho sempre detto:«Mamma mia nella mia vita non farò mai videoclip»,  questo è un lavoro veramente snervante, anche dal punto di vista produttivo: hai 3 minuti in cui devi girare come se si trattasse di un cortometraggio quindi, dovendo lavorare a bassi costi, devi farti un mazzo tanto in un giorno per poi concentrare tutto in quei tre minuti; questo è devastante, anche dal punto di vista psicologico. Il mio percorso è molto semplice: nasco in provincia, da una famiglia molto povera, di origine contadina, anche io sarei diventato un contadino oppure avrei lavorato nel terziario ma dall’età di 15 anni ho cominciato a fare diversi lavori. Ho fatto l’elettricista, il meccanico e per guadagnare qualcosa in più anche il facchino in un’azienda di traslochi. Questo lavoro, in particolare, era faticosissimo, ci si spaccava la schiena dal mattino alla sera. In seguito ho intercettato, per caso, in estate, la possibilità di poter dare una mano ad una tv locale di Verona ed essere il classico garzone di bottega che dava una mano agli operatori che andavano a fare le riprese in giro. A quell’epoca l’operatore non aveva la telecamera completa quindi aveva bisogno per forza di un aiuto, ho fatto questo lavoro a tempo perso, mentre gli altri erano in ferie, facendo anche la messa in onda, mettevo in onda dei video in una tv locale con dei turni notturni e lì ho capito tante cose, mi sono detto che  se mi pagano per guardare la televisione, mia grande passione negli anni ’70, dovevo assolutamente imparare questo lavoro. Da qui è partita la passione, mi sono avvicinato al mondo della tecnologia, ai mixer, ai video, vedevo cose che per me erano veramente fantascienza per il tipo di percorso che avevo fatto prima.

All’inizio si è trattato soprattutto di applicazione, volevo imparare a tutti i costi per capire e ho cominciato a studiare in maniera quasi maniacale, di notte, per imparare le cose. Se uno si applica, impara anche le cose più impensabili ed è così che è cominciata la classica gavetta. Insieme ad un amico inventai un programma che si chiamava “Match Music”, prima ancora di Mtv, volevamo lanciare un tipo di linguaggio nuovo per i ragazzi e pian piano Match Music è diventato un canale televisivo.  Nel corso degli anni ho conosciuto tantissimi artisti della musica italiana,  abbiamo iniziato con piccoli prodotti audiovisivi realizzati con le telecamere di una televisione locale poi, la qualità del lavoro e la determinazione ci hanno permesso di arrivare ad essere quello che siamo dall’1984 ad oggi. Sono passati 26 anni e, attraverso varie fasi, siamo una realtà basata sul voler rendere un servizio alla musica.

I suoi lavori sono ormai tantissimi e altrettanto numerosi sono gli artisti che si affidano a lei e a Run Multimedia per la realizzazione dei loro videoclip. Come riesce ad instaurare un rapporto di fiducia con gli artisti?

Per me è importante svolgere questo lavoro dietro le quinte e cercare di farlo il più seriamente possibile. In questo momento, se ci si pone come una persona seria e professionale e se ci sono dei risultati importanti, è chiaro che gli artisti vengono da me non solo come amico, ma anche come azienda, e vengono per ottenere dei risultati. Firmare i video genera una sorta di meccanismo per cui i registi fanno in fretta a volersi chiamare tali. Ormai tanti ragazzi si buttano in questo mondo e vogliono prima di tutto essere chiamati registi invece di essere effettivamente pratici nelle cose ed è uno dei danni maggiori per chi si avvicina a questo settore. Nell’audiovisivo, il segreto per svolgere un buon lavoro sta nel lavorare con la stessa dinamica, la stessa passione, la stessa voglia di far bene sia se lavori per una piccola bottega di provincia sia se devi lavorare per Adriano Celentano.

Che rapporto ha con la cinepresa?

Nel corso della nostra vita ci capita tante volte di fare involontariamente ricerca: guardando un libro o leggendo una rivista  abituiamo la nostra testa alla bellezza. La scoperta della mia passione è arrivata attraverso la fotografia: con la macchina fotografica posso creare un vero e proprio gusto. Il gusto della scelta, di un’ottica, della ripresa del campo, etc… il tutto per ottenere il risultato che voglio. Durante un pomeriggio della mia giovinezza, fotografai mia sorella e usai per la prima volta una reflex, in quell’occasione ho capito che la reflex ti permette di realizzare quello che tu vedi nell’obiettivo. La comprensione di quel segreto mi ha fatto andare avanti in tutte le scelte che ho fatto in seguito: dal tipo di ripresa all’inquadratura, al  tipo di macchina da usare per riprendere fino alla decisione di realizzare video coi 35 mm, che all’epoca nessuno usava. In funzione del mio rapporto fisico con la macchina, ho deciso di essere anche direttore della fotografia, oltre che video-operatore e regista.

Come mai Verona compare spesso nei suoi lavori?

Verona è una città di mezzo tra una città di provincia e grande città e ricorda tutta l’Italia come immagine, ha un fiume che l’attraversa, caratteristica di tantissime città ed è il simbolo di un’Italia che mi piace. Ho girato un po’ dappertutto, in Sicilia, in Sardegna, in Puglia, a Napoli ma sono molto più comodo a Verona. Non si tratta di un rapporto speciale,  se abitassi in un paese di provincia delle basse, troverei, forse, anche lì’ un modo per riuscire a valorizzare quel posto. Se sei in un mondo in cui c’è crisi economica, devi risparmiare, devi trovare delle soluzioni, devi cercare di trovare delle condizioni che rispondano ai requisiti che cerchi e Verona è in grado di fare fronte a queste necessità. L’ho scelta anche quando ho lavorato con Adriano Celentano per l’apertura dell’evento “Rockpolitik”: 10 minuti di volo sulla città  mi hanno dato lo stesso effetto che avrei avuto volando su Roma o Berlino.

Se si utilizzassero le città italiane come cartoline, cioè per il valore estetico che possiedono, si farebbe un grande lavoro di rispetto del proprio luogo e delle proprie tradizioni. A proposito di questo, vorrei estendere il discorso anche alla musica: tante volte gli artisti italiani tentano di scimmiottare gli americani ma noi abbiamo un valore che esiste a prescindere, siamo legati alla nostra melodia,  nostra storia musicale che è nel nostro Dna.

Cosa pensa delle colossali produzioni video d’oltreoceano?

E’chiaro che se si opera  in un mercato con un potenziale pubblico di 500 milioni di persone, si procede alla realizzazione di mega produzioni create in funzione di questo aspetto. In Italia dobbiamo basarci su un panorama di 50 -60 milioni di persone e questo determina il fatto che ci siano investimenti molto bassi. In America si parla di un bacino di utenza in grado di raggiungere tutto il mondo e c’è una selezione molto più serrata degli artisti. In Italia, invece, la competizione deve basarsi sulla storia della nostra musica, bisogna evolvere pur rimanendo legati alle  nostre radici ed è lo stesso motivo per cui funzionano i Modà o Pino Daniele, il quale è riuscito a portare la nostra melodia un elevato livello di ricerca e di raffinatezza.

Quali sono, secondo lei, le nuove frontiere del suo settore?

Il nostro mestiere è quello in assoluto più legato alla comunicazione. L’audiovisivo è uno dei settori più in espansione per quel che riguarda il prossimo futuro perché qualsiasi tipo di azienda, in qualsiasi tipo di settore, dal comune, alle imprese private, all’industria, alla musica, avrà bisogno di comunicare, soprattutto attraverso le immagini. Ci sono grandissime opportunità nel mondo dell’audiovisivo e, se riusciamo a creare i giusti presupporsti, possiamo creare un’importante opportunità di lavoro per i nostri figli. Credo in un futuro che passi attraverso l’audiovisivo ma deve esserci una formazione seria.  Abbiamo una cultura e dei posti che ci differenziano dagli altri e abbiamo la possibilità di giocare la nostra grande partita e questa partita io la voglio giocare!

Vorrei far capire che c’è qualcosa di positivo nel nostro settore oltre che fare il regista per videoclip. Vorrei far capire quanto è importante imparare bene e infatti abbiamo in mente vari progetti, su tutti la Run Academy un progetto che vedrà la luce nei prossimi mesi. Si tratterà di un contesto serio in grado di insegnare questo mestiere a chi lo desidera davvero. Il nostro mondo è molto duro, si pensa che sia tutto facile ma, se si sbaglia un lavoro, ci vuole un attimo ad esserne rigettato fuori.

Raffaella Sbrescia

Si ringrazia Gaetano Morbioli per la disponibilità

“Il futuro” dei Baustelle è la colonna sonora de “I corpi estranei”, la recensione del video

Filippo Timi in una scena de "I corpi estranei"

Filippo Timi in una scena de “I corpi estranei”

I Baustelle firmano la colonna sonora de “I corpi estranei”, il film di Mirko Locatelli che racconta la drammatica storia di Antonio (Filippo Timi), un padre che si ritrova ad affrontare, in completa solitudine, la terribile malattia del suo piccolo bimbo Pietro. Antonio è solo, non riesce a comunicare con nessuno, le sua tragica esistenza si perpetua attraverso i suoi occhi e i suoi gesti. I suoi lunghi silenzi gridano più di mille parole.

Baustelle

Baustelle

A scandire questi momenti di indicibile sofferenza è la poesia delle parole e la maestosità delle note de “Il Futuro”, uno dei brani più intimi e più profondi dei Baustelle, incluso nell’album “Fantasma”. Il videoclip del brano, girato proprio dal regista Mirko Locatelli, è ambientato tra le mura di un ospedale specializzato in oncologia pediatrica. Sguardi e silenzi lasciano che le immagini colpiscano direttamente al cuore e allo stomaco. Il dolore è straziante: Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini condividono la scena del video con Filippo Timi e  Jaouher Brahim (coprotagonista del film); corpi estranei, per l’appunto, sfiorano porte, muri e finestre tra i corridoi della vita: “E potremo anche avere altre donne da amare e sconfiggere l’ansia e la fragilità, e magari tornare a sbronzarci sul serio nella stessa taverna di vent’anni fa. Ma diversa arriverà la potenza di un addio o la storia di un amico entrato in chemioterapia; e la vita che verrà ci risorprenderà ma saremo noi ad essere più stanchi. Il futuro cementifica la vita possibile. Qui la vista era incredibile, da oggi è probabile che ciò che siamo stati non saremo più. Il passato adesso è piccolo ma so ricordarmelo”, i Baustelle affondano il coltello del dolore fino alla radice della piaga, l’effetto è talmente insopportabile da rubare letteralmente il respiro.

Ecco spalancarsi le finestre, una boccata d’aria a pieni polmoni ricaccia la vita dentro un corpo estraneo persino a se stesso, il duello con l’ossigeno è magistralmente espresso attraverso un epico arrangiamento profumato di rimandi western. I Baustelle fanno i conti col tempo mentre i rintocchi finali del brano scandiscono e definiscono un futuro più che mai ipotetico.

Raffaella Sbrescia

Video: “Il Futuro”

Marco Mengoni: nel video de #Lavalledeire è il sovrano delle emozioni

Marco Mengoni

Un fotogramma tratto dal nuovo video di Marco Mengoni

“Tornerò all’origine” cantava Marco Mengoni ne “#L’Essenziale” e così ha fatto anche nel videoclip de “#Lavalledeire”, il nuovo singolo estratto dal fortunatissimo album “#Prontoacorrere”, scritto per lui da Cesare Cremonini. Il video, nato proprio da un’ idea di Mengoni e girato da Gaetano Morbioli per Run Multimedia, contiene delle immagini inedite che riprendono alcuni dei momenti più belli e più significativi dell’infanzia dell’artista. Trasmesso in anteprima da Sky Uno, il video ha subito assunto una fortissima valenza emotiva per i tantissimi fan di Marco, che hanno interpretato questo gesto come una dedica alla loro costante presenza e come intento di totale condivisione di idee, ricordi, sogni, speranze.

 Marco Mengoni da bambino in un fotogramma tratto dal video dell'artista

Marco Mengoni da bambino in un fotogramma tratto dal video de “#Lavalledeire”

Nelle immagini di questo video Marco stabilisce un’intima connessione tra la quotidianità del passato e quella del presente all’insegna della semplicità: niente corone, niente palazzi, niente regine, solo sorrisi e affetti sinceri su cui contare per proseguire dritti per la propria strada.  Il suo presente contiene il passato e viceversa, l’arrangiamento magico e onirico del brano si accompagna a delle immagini che, nella loro autenticità, racchiudono un mondo fatto soprattutto di emozioni veraci. Marco ha voluto mostrare la sua essenza spogliandosi degli orpelli che fin troppo spesso finiscono per infangare l’idea che abbiamo della parola arte. Arte è riuscire a rimanere se stessi pur seguendo un percorso ben preciso. Mengoni ha dunque lasciato che il “fanciullino” Pascoliano venisse fuori, si è messo a nudo davanti a tutti e lo ha fatto proprio in un’epoca in cui si ha tanta difficoltà a mostrarsi per quello che si è davvero. Nell’era dei social addicted si ha paura di essere fraintesi, di apparire fragili e vulnerabili ma Marco Mengoni ha saputo fare di tutto questo un punto di forza attingendo energia dalle sue radici. Se nel disco Marco canta “e non mi importa se tu non ci sei…” sul palco, durante il tour, l’artista ha spesso modificato il testo della canzone cantando con gli occhi velati di emozione “Anzi, mi importa se tu, tu ci sei”, un appello a cui sanno sempre rispondere con puntualità i fedelissimi fan dell’artista che, come membri di una grande famiglia, di minuto in minuto postano sui canali social di Marco commoventi dediche e testimonianze di profondo ed incondizionato affetto. Marco è il re delle emozioni perché in tutto quello che fa mette sempre il cuore davanti.

Raffaella Sbrescia

“Fuoco a mare”: Bellopede e Marigliano accarezzano la speranza tra la bellezza e la distruzione

“Fuoco a mmare rint ‘o scuro e chesta città ca camp ancora ca ‘a speranza e chi ce resta”…. un ritornello che, attraverso una manciata di parole, rende in maniera cristallina l’idea di quale sciagura abbia rappresentato per la città di Napoli l’incendio che il 4 marzo 2013 devastò “Città della Scienza”. Mariano Bellopede al piano e Carmine Marigliano al flauto traverso integrano le loro eleganti note dell’ormai apprezzatissimo Viaggio in duo con quelle di Davide Esposito (batteria), Alessandro Anzalone (basso elettrico), Gabriele Borrelli (percussioni)  in “Fuoco a mare”, un brano che prova a racchiudere, con successo, una serie di elementi in netta contrapposizione tra loro: la poesia, la bellezza e la storia da un lato, la distruzione e l’ignoranza dall’altro. Al centro di questa dicotomia la speranza, che nelle vesti e nella voce di Francesca Colapietro, provano a farsi avanti nonostante i problemi che, da sempre, attanagliano le anime di chi prova a combattere in un territorio tanto bello quanto ostile.  Davvero toccanti le immagini del videoclip girato da Gennaro Silvestro proprio tra le ceneri del polo scientifico di Città della Scienza. Si potrebbero spendere milioni di parole nel provare a commentare le immagini forti di questo video ma niente, più delle immagini stesse, potrà farvene comprendere lo spirito ed il significato .

Raffaella Sbrescia

Video: “Fuoco a mare”

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