Ron, “America” : la recensione del singolo e del video

IMG_9841_LOW_Ron (2)Rosalino Cellamare, in arte Ron, presenta “America”, il nuovo singolo tratto da “Un abbraccio unico”, l’ultimo album di inediti arrivato a 5 anni di distanza dal precedente. Il noto cantautore è ritornato per dirci qualcosa di nuovo ma sempre assolutamente autentico, restando fedele al suo percorso fitto di canzoni destinate a rimanere a lungo nella nostra memoria e nel nostro cuore. La storia di “America” è un po’ diversa dal solito, il brano è, infatti, un inedito scritto da Lucio Dalla apposta per Ron.

A svelare il prezioso aneddoto è lo stesso Rosalino: «Era il 1992 e le cose andavano molto bene per me. Ma io non ero soddisfatto. Vivevo sempre con la sensazione che mancasse qualcosa, quel premio da vincere, quella trasmissione tv dove andare, quel palco prestigioso da riempire. Lucio non sopportava più quella mia insoddisfazione, il mio perenne malessere e come faceva spesso per farmi capire le cose, anziché spiegarmele davanti ad un bicchiere di vino, scrisse le parole di America. Su di me, su quel mio modo di non godermi il successo. Voleva spronarmi a vivere la vita. Lui che era così goloso di vita. Il messaggio arrivò chiaro».

Non poteva utilizzare altre parole Ron per raccontare l’essenza che si nasconde dietro parole piene di amore e di incoraggiamento che, a distanza di tanto tempo, sono assolutamente in grado di offrire una chiave di lettura utile a tanti, troppi uomini che, in un momento storico tanto difficile come quello che viviamo, hanno bisogno di ripescare in fondo alla propria anima non solo l’amor proprio ma anche, e soprattutto, un sentimento di compenetrazione con il mondo circostante. Si tratta di un processo difficile, spesso succube di un sistema sociale alienato ed alienante, sempre più privo di valori autentici a cui fare riferimento. Eppure il potere della musica è proprio quello di stimolare il processo naturale di rinascita individuale e, in questo, Ron è sempre stato bravo. Il videoclip del brano, diretto dal giovane regista vicentino Marco Donazzan, è stato girato nel Teatro Cagnoni di Vigevano, sede della scuola di musica di Ron intitolata “Una città per cantare”, un luogo che traspira cultura e vita quella di cui l’immenso Lucio Dalla era così profondamente innamorato.

Raffaella Sbrescia

Ligabue, “Il muro del suono”: la recensione del singolo e del video

Luciano Ligabue

Luciano Ligabue

“Il muro del suono” è il nuovo singolo di Luciano Ligabue. Il brano è tratto dall’album “Mondovisione” e, grazie al forte impatto di un testo pensato per indurci a riflettere, l’ambientazione del videoclip in un ex polo industriale di Reggio Emilia risulta piuttosto azzeccata. Prodotto da G. Battista Tondo, per Eventidigitali Films, e diretto da Riccardo Guernieri, con la fotografia di Fabrizio La Palombara e il disegno luci di Jo Campana, il videoclip abbina le parole del testo a riprese di scritte particolarmente significative: “Fa male la memoria a breve termine”, “Solo questione di prospettive”, “Coincidenza un cazzo”, questi gli sfoghi umani impressi tra le mura in putrefazione di un imponente polo industriale, abbandonato e in rovina. “Sotto gli occhi sempre distratti, comunque distratti del mondo, Ligabue elenca gli ultimi colpi di spugna consumata di una democrazia in grave deterioramento. Ad ogni angolo ci si barcamena tra chi si nutre di speranza, tra chi, invece, dispera e chi, infine, riesce comunque a poggiare in ogni caso la testa sul cuscino.

Sotto gli occhi annoiati e distratti del mondo si consumano i peggiori crimini ma, chissà per quale motivo, ci si concentra solo sulle pallottole in canna dei media. Ligabue ne ha per tutti, anche per quella giustizia in cui confidiamo fiduciosi ma che, troppo spesso, si muove in ritardo, appesantita da un sistema reso paralitico dalla burocrazia e da avvocati che si sentono Dio. Nonostante un quadro tragico, il rocker di Correggio riesce, tuttavia, a trovare un modo per smantellare la sottile filigrana grigiastra che ci sovrasta: “C’è qualcuno che può rompere il muro del suono mentre tutto il mondo si commenta da solo, il cerino sfregato nel buio fa più luce di quanto vediamo”, canta Luciano, ed è vero: un piccolo cerino, un oggetto quasi in via d’estinzione, in assenza di luce, ci risulta comunque indispensabile per tracciare un piccolo sentiero che non ci faccia finire nel burrone.

Un arrangiamento, impeccabilmente energico e sfrontato, regala a questo singolo una verve travolgente e carismatica, in grado di conquistare tempo e attenzione in qualsivoglia contesto. “Chi doveva pagare non ha mai pagato per la carestia, chi doveva pagare non ha mai pagato l’argenteria, chi doveva pagare non ha mai pagato” e continua a non farlo, aggiungiamo noi. La vita ci impone di acquisire virtù come pazienza, diplomazia, arte del compromesso ma, tra tutti i rassegnati distratti del mondo, ci sarà sempre quel cerino pronto ad accendere un focolaio di speranza nei nostri cuori maledetti.

Raffaella Sbrescia

Video:  ”Il muro del suono “

MONDOVISIONE TOUR – STADI 2014”

30 maggio  ROMA      Stadio Olimpico   SOLD OUT

31 maggio   ROMA     Stadio Olimpico                           

6 giugno     MILANO  Stadio San Siro   SOLD OUT

7 giugno     MILANO   Stadio San Siro   SOLD OUT

11 giugno    CATANIA  Stadio Massimino   SOLD OUT

12 giugno    CATANIA  Stadio Massimino

12 luglio      PADOVA    Stadio Euganeo

16 luglio      FIRENZE   Stadio Artemio Franchi

19 luglio      PESCARA   Stadio Adriatico

23 luglio      SALERNO  Stadio Arechi

6 settembre  TRIESTE  Stadio Nereo Rocco    NUOVA DATA

9 settembre    TORINO   Stadio Olimpico        NUOVA DATA

13 settembre   BOLOGNA  Stadio Dall’Ara      NUOVA DATA

20 settembre   BARI          Arena Della Vittoria   NUOVA DATA

 

Intervista al regista e videomaker Tiziano Russo: dagli esordi in webcam, ai videoclip dei Negramaro, fino al docufilm “Habemus Mister”

Tiziano Russo

Tiziano Russo

Tiziano Russo è un regista e videomaker salentino. Nonostante la sua giovane età, Tiziano è riuscito ad individuare una propria originalissima cifra stilistica fin dagli inizi del suo percorso artistico e, forte, di un innato istinto creativo, si è lanciato, con successo, nel mondo musicale e cinematografico. In molti lo conoscono soprattutto per i videoclip che ha realizzato per i Negramaro ma Tiziano Russo vanta un curriculum ancora più ricco di quanto si immagini: Mina, il cantautore Marco Sbarbati e Le Strisce si aggiungono, infatti, ai grandi nomi con cui il regista ha collaborato. In occasione della presentazione di “Habemus Mister”, l’opera prima realizzata da Tiziano Russo, insieme alla sceneggiatrice Ilaria Macchia, abbiamo intervistato il regista per conoscere ed approfondire il suo mondo fatto di immagini.

Come ti sei avvicinato all’attività di regista e video maker e quali sono, secondo te, i requisiti imprescindibili per capire come interfacciarsi con questo tipo di professione?

Ho studiato cinema a Roma 10 anni fa, realizzando un approfondimento teorico di quello all’epoca stavo realizzando. A quei tempi non avevo materiali o strumenti per cominciare a realizzare le mie piccole cose e quindi mi sono affidato alla webcam. Diciamo che il mio inizio è stato interattivo o comunque virtuale, mi sono subito interfacciato con youtube e i vari social network cercando di diffondere, attraverso quel mondo, le mie piccole idee che, essendo realizzate con webcam, erano di una qualità piuttosto bassa. In seguito ho iniziato a girare direttamente dei videoclip, cosa che in quel periodo era forse un po’ più facile da realizzare. Col tempo la passione si è trasformata in un lavoro. Mi veniva talmente facile realizzare un videoclip, anche in mezza giornata, che riuscivo a farlo costantemente e poi da lì sono arrivati i vari contatti nel mondo della musica riuscendo ad arrivare anche ai più grandi.

Per quanto riguarda il discorso legato alla professione, io credo che questo mestiere con la telecamera a volte abbia molto a che fare e a volte praticamente per niente. Si tratta di una cosa assolutamente soggettiva, che dipende dal regista. Io sono di quelli che a volte ama stare in macchina, altre volte invece seguo il monitor, giusto per capire come vanno le cose. Quello che è imprescindibile, secondo me, è l’istinto del gusto, qualcosa di inspiegabile. Ci sono dei momenti, quando scegli quello che ti piace, in cui si capisce subito se sei parte di questo mondo oppure no. L’istinto è qualcosa di cui non ti rendi neanche conto, non stai lì a pensare cosa è giusto e cosa non lo è.

“Habemus mister” è la tua opera prima che ha visto anche la collaborazione della sceneggiatrice Ilaria Macchia. Com’è nato questo docufilm e la relativa sceneggiatura?

Nel giorno stesso delle dimissioni del Papa Benedetto XVI ho avuto l’idea di riprendere tutto quello che accadeva in piazza. Durante le interviste che realizzavo la domanda era sempre la stessa: “Cosa sta succedendo?”. Se gli interlocutori erano al corrente degli eventi, si lasciavano andare anche in monologhi di 20 minuti. Andavo tutti i giorni a riprendere, pensavo fosse bello documentare le dimissioni del Papa e le reazioni della piazza, poi pian piano mi sono accorto che non avevo a che fare semplicemente con dei fedeli bensì mi trovavo di fronte a dei veri e propri tifosi del papa. Quindi sono andato da Ilaria, la sceneggiatrice, e le ho detto di non essere interessato alla realizzazione di un documentario sul Papa. Alla luce della mia deduzione, anche lei, riguardando il materiale raccolto, ha avuto la mia stessa sensazione e abbiamo pensato di legare la storia del papa ad una vicenda che rappresentasse il mondo sportivo. Da lì è nato tutto, abbiamo trovato il mister, con cui mi allenavo in una piccola squadra di calcetto, l’unico contatto sportivo che avevo. Quest’allenatore non vedeva l’ora di mollare la squadra, quindi ho subito trovato una situazione che in qualche modo potesse riallacciarsi a quella del Papa ed è venuto fuori il documentario. Questo lavoro sta ricevendo degli ottimi riscontri, l’abbiamo presentato in anteprima nazionale al Bif&st, Bari International film festival, tra i più importanti d’Italia, ed è stata una bella soddisfazione. Naturalmente parteciperemo anche ad altri Festival con altre proiezioni, ci stiamo muovendo per ottenere i migliori risultati possibili.

Nonostante la tua giovane età, hai tante collaborazioni importanti all’attivo… Tra i tuoi lavori più noti, ci sono i videoclip che hai realizzato per i Negramaro. Qual è stato il video con cui li hai conquistati all’inizio del vostro percorso insieme?

Io e Giuliano siamo dello stesso paese, con Andrea eravamo addirittura vicini di casa solo che tra di noi c’è una differenza di età di circa 7-8 anni e all’epoca non ci conoscevamo. Quando iniziai a fare le mie prime cose con la webcam, realizzai un video, ancora disponibile su Youtube, intitolato “Indice tenace”. Quando ho fatto questo video, ci ho messo sopra “Notturno”, un brano tratto dal primo album dei Negramaro. Qui ritorna il discorso legato all’istinto: in quel brano c’era l’atmosfera perfetta per quello che intendevo comunicare. Non so esattamente come sia arrivato nelle mani di Giuliano e di tutti i ragazzi, comunque l’hanno visto e quando poi ci siamo incontrati, per caso, in un pub a Covertino, Giuliano mi ha visto e mi ha chiesto se ero io il tipo che aveva realizzato quel video pazzo in stop motion con il brano “Notturno” e da lì è iniziato tutto. Da un giorno all’altro mi hanno chiesto di seguirli con loro in tour per documentare tutto quello che accadeva, ho lasciato il set di un film a cui stavo lavorando da due mesi e sono partito con loro. Da lì è nata un’amicizia fortissima, siamo praticamente fratelli.

Tiziano Russo

Tiziano Russo

In una recente intervista hai raccontato che, tra i video che hai girato per la band salentina, sei più legato a “Sei”. Ci racconti perché e quali sono le suggestioni interpretative che intendevate trasmettere attraverso il video?

Ogni video ha una sua gestazione, è frutto di un  pensiero che può durare anche mesi e con i Negramaro succede spesso di parlare tantissimo prima di arrivare alla fase di realizzazione del video. Per quanto riguarda “Sei”, loro volevano moltiplicarsi, cioè volevano che questo sei diventasse un multiplo di sei, un numero che fosse in grado di rappresentarli sempre, per cui ho pensato che la cosa più giusta fosse ricreare una stanza di specchi. Quello che si evince dal video è il fatto che sono sempre loro sei ma si ritrovano, si rivedono, si rispecchiano, tutto si moltiplica. Quando poi ho scritto l’idea e l’ho proposta alla produzione, per curare tutto l’esecutivo, avevamo la necessità di ambientare il video in una location del tutto fiabesca, un po’ fuori dalla realtà, qualcosa di non facile da trovare e che potesse ospitare grandi strutture, l’abbiamo trovata nei pressi di Otranto a Le Orte. Tengo molto a quel video perché dietro c’è un lavoro impressionante.

Cosa significa per te realizzare un “ritratto di note”, ovvero fissare i suoni in immagini?

Nei videoclip, ma anche nei film, c’è sempre un suono; ci sono dialoghi che hanno un suono e poi ci sono dei silenzi. Quando giro un video spesso agiamo in assenza di musica, come è accaduto, ad esempio, nel caso di “Se” di Marco Sbarbati. Ho lasciato a tutti molta libertà di fare, gesticolare, e mentre riprendevo, mi accorgevo delle sonorità dei gesti. Quello era il tipo di musica che doveva accompagnare quelle immagini. In sintesi, durante le riprese quello che è importante non è la musicalità ma il suono, ogni tipo di azione mi dà un suono e, quel tipo di suono, può essere legato a determinate musiche.

Alla luce di quanto ci hai spiegato, qual è la cifra stilistica che hai seguito per la realizzazione del videoclip di “Se”?

Si tratta di un video molto intimo. Il brano è molto delicato, parla di attimi, di momenti, di cose che possono essere cambiate dal nulla e volevo focalizzarmi su attimi che possono verificarsi anche nei più piccoli movimenti che non ricordiamo e non sappiamo nemmeno di compiere. Altri elementi di cui non riesco a fare a meno sono le mani. Nel video ci sono, infatti, molte mani, siamo un popolo che vive di gesti, io sono un po’ ossessionato dalle mani e dalla nudità dei corpi e quello è un video che fa attenzione al gesto.

Puoi anticiparci qualche collaborazione di cui vedremo a breve i frutti?

Sì, ho girato un video per Le Strisce che uscirà in questo mese.  Davide Petrella, tra l’altro, ha scritto delle cose molto belle anche per “Logico”, il nuovo album di Cesare Cremonini.

Hai dei progetti paralleli in corso?

Ci sono ovviamente anche delle altre cose che usciranno durante la seconda metà di quest’anno che sto ancora pensando e scrivendo. Adesso sono in una fase di scrittura documentaristica. Per i videoclip si tratta, invece, di cose che cambiano di giorno in giorno.

Quali sono, secondo te, le prospettive future del settore audiovisivo?

Questo è un settore in continua evoluzione. Anche se si parla di crisi, in particolar modo nel mondo del cinema, ci sono tantissime sit com, serie tv, reality che, in ogni caso, stanno determinando un cambiamento del linguaggio in uso. Io faccio parte della categoria degli ottimisti, penso che questo sia un periodo di passaggio, di transito,  c’è molto fermento e voglia di fare, non solo da parte dei giovani. Per quanto riguarda il pubblico, invece, la direzione è un po’ negativa, perché il cinema non è più quello di una volta, relativamente ai numeri, Internet ha cambiato il modo di vedere le cose, l’audiovisivo dovrà adeguarsi a questi cambiamenti. Forse in futuro non avremo più film da 600 sale ma film da 100 sale. A me dispiace dirlo perché trovo che il cinema sia completamente un’altra cosa; quando ho visto il mio documentario in sala, durante l’anteprima, mi veniva da piangere per l’emozione però l’uomo ormai tende a stare più a casa che in giro. Forse dobbiamo accettare o abituarci all’idea di un cinema a portata di clic.

Raffaella Sbrescia

Si ringrazia Tiziano Russo per la disponibilità

“Oggi chi sono”: la recensione del nuovo singolo del Management del dolore post operatorio

mcmaoOggi chi sono” è il quarto singolo tratto da “McMao”, il secondo lavoro discografico del Management del Dolore Post-Operatorio. La dinamica logico-testuale si cui si incentra il testo di questo brano assume subito una valenza semantica pluri-strutturata su più livelli: l’uomo del nuovo millennio si riscopre voyeur di se stesso, oltre che degli altri. All’interno di un vorticoso meccanismo di autoipnosi, i propri atteggiamenti, infinitamente ripetuti da più generazioni, si rivestono di sfumature che ne intorpidiscono l’essenza. La società dello spettacolo si trasforma nello spettacolo della società, coinvolgimento e distacco si fondono senza soluzione di continuità. “E prima di uscire se mi guardi in tutta fretta scoprirai che sul mio volto c’è attaccata un’etichetta”, scrivono e cantano con spietata lucidità i ragazzi del Management del Dolore Post-Operatorio.

Un'immagine tratta dal videoclip "Oggi chi sono"

Un’immagine tratta dal videoclip “Oggi chi sono”

Luca Romagnoli e soci riversano nel testo l’amara attualità del nostro oggi: “E se mi vuoi davvero presto io sarò il tuo sogno. Chiudi gli occhi gentiluomo e metti mano al portafoglio, Io non credo nei rapporti non credo nei sentimenti. A me piacciono i contanti, conto solo sui contanti. E siccome sono solo quello che ho addosso oggi chi sono? E cosa indosso? Oddio!”. Disillusione, arrivismo e materialismo si accompagnano al videoclip girato da Fabio Gargano che, attraverso un’esplicita serie di sequenze visive, offre i preliminari del sesso sull’altare sacrificale dello spettacolarismo contemporaneo. Negando le barriere tra il guardare e l’essere guardati, la stessa scena, vista da diversi punti di vista, perde qualsiasi grado di differenziazione interpretativa trascendendo, in questo modo, il labile confine tra immaginazione e realtà. A sancire la chiara dipendenza dal filtro digitale è una delle scene finali del videoclip in cui il pubblico riprende quello che avviene con il proprio smartphone mantenendosi distaccato ed insensibile a tutto quello che lo circonda. In sintesi, la rappresentazione di un’umanità che non sa più emozionarsi.

Raffaella Sbrescia

Annalisa Scarrone, la recensione di “Sento solo il presente”

Annalisa-Sento-Solo-Il-Presente“Sento Solo Il Presente” è il primo tassello del nuovo progetto musicale di Annalisa Scarrone. Il singolo, disponibile da oggi, lunedì 5 maggio 2014, in rotazione radiofonica e in vendita su iTunes, è stato scritto da Francesco Silvestre dei Modà, che avrà un ruolo centrale nel prossimo album di Annalisa. Voce cristallina e forte personalità sono i tratti che hanno forgiato l’immagine artistica della Scarrone che, nonostante una più chiara propensione al cantautorato, si è lasciata coinvolgere gioiosamente in un progetto che vedrà l’intera produzione artistica affidata a Kekko e a Kikko Palmosi, storico produttore dei Modà. Il disco avrà come obiettivo quello di creare un vestito musicale in grado di evidenziare la freschezza e l’ampia estensione della fresca vocalità di Annalisa.

Accompagnato da un lyric video che sfrutta le applicazioni di Line, un servizio di messaggistica istantanea e che si avvale di contenuti scritti da utenti appartenenti ad una community, il singolo assume subito una forte connotazione moderna, abbinando un testo giovane ad una serie di elementi decisamente in linea con usi e costumi dei nativi digitali. Dal punto di vista strumentale “Sento solo il presente” è costruito su un arrangiamento che richiama da vicino la tradizione della musica leggera italiana, senza tuttavia rinunciare ad una sofisticata parentesi creata dagli archi.

Molteplici sono le similitudini e le visioni immaginifiche di cui Annalisa si fa interprete in un saliscendi sonoro sempre gradevole ed immediato: “Trasformami in bolla per farmi toccare una stella. Soffia piano e regalami un giro di luna senza che se ne accorga. Legami a un raggio di sole, regalalo al vento e di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al mondo. Niente muore, tutto vive quando sono con te e non cerco più niente tranne la certezza che tu sei qui con me, tu sei qui con me, tu sei qui con me sempre”: il testo si muove a metà strada tra favola e sogno, il brano si districa in un dialogo veloce e desideroso di azioni e dimostrazioni: trasformami, soffia, legami, donala. Ogni verbo costruisce il segmento di una storia che, seppur non originale, racconta un sentimento eterno, ma mai banale, quale è l’amore.

Raffaella Sbrescia

Video: “Sento solo il presente”

 

“Corso Trieste”, il nuovo singolo de I Cani. La recensione

i caniE’ on line, da oggi 5 maggio, il videoclip ufficiale di “Corso Trieste”, il singolo del progetto musicale del cantautore romano Niccolò Contessa, denominato I Cani. Il brano è  tratto dall’album “Glamour” mentre il Il video, girato da Tim Small, giornalista e film-maker milanese, è ambientato nel lunapark dell’Idroscalo di Novegro, alle porte di Milano Sud e presenta volti a confronto in un contesto che, seppur giocoso, assume una connotazione malinconicamente isolante.

Volti, corpi ed espressioni non verbali si affiancano al movimento frenetico di giostre ed attrazioni che paiono assumere vita propria mentre, nel frattempo, scorrono incisive e trascinanti le chitarre dei Gazebo Penguins. “Padri stanchi tornano a casa dal lavoro in moto. È quasi buio soltanto luci verdi e rosse ed arancioni e gialle e sotto gli alberi non fanno luce neanche quelle”, questa l’introduzione narrativa di una resa dei conti realistica ed efficace che raggiunge un significativo crescendo con i versi dedicati ad una delle immagini più ricorrenti nel quotidiano comune: “Ho 15 anni e con le mani in tasca sto tornando a casa anch’io e in faccia ho freddo mentre sotto alla mia giacca sudo e ho un groppo in gola ma non so perché, adesso non ricordo più perché”: paura, ansia, preoccupazione, pesantezza d’animo in un attimo possono svilire la vita o dileguarsi senza un preciso motivo gettando l’animo in un particolare stato confusionale che molto spesso è il fedele compagno di una vita alla ricerca di una prospettiva. “Ricordo solo che avevo la stessa faccia da cazzo dei pischelli che ora vedo in giro da vero duro con problemi seri, Ti giuro è l’unica, davvero l’unica l’unica vera nostalgia che ho…”, l’unica vera nostalgia che ho: una frase ripetuta a più riprese, in grado di insinuarsi nella mente martellandola fino alla completa metabolizzazione di suoni e parole dedicate ad una giovinezza ormai lontana.

Raffaella Sbrescia

Tour estivo:

  • 12/06/14 BOLOGNA BIOGRAFILM FESTIVAL PARCO DEL CAVATICCIO Ingresso Gratuito
  • 13/06/14 DESIO (MB) PARCO TITTONI
  • 14/06/14 CARNAGO (VA) BISBOCCIA FEST Ingresso Gratuito
  • 11/07/14 BRESCIA CRAZY COW FEST Ingresso Gratuito
  • 12/07/14 AREZZO MENGO MUSIC FEST Ingresso Gratuito
  • 13/07/14 COMUNANZA (AP) MAZZUMAJA Ingresso Gratuito
  • 18/07/14 GENOVA GOA BOA FESTIVAL Prev. www.mailticket.it | www.bookingshow.it
  • 24/07/14 PADOVA RADAR FESTIVAL Prevendite TBA
  • 02/08/14 ZUNGOLI (AV) Z.I.F. ZUNGOLI IN FESTIVAL Prevendite TBA
  • 08/08/14 ROCCA D’ASPIDE (SA) LE NOTTI DELL’ASPIDE Ingresso Gratuito
  • 10/08/14 ATTIGLIANO (TR) SAN LORENZO GIOVANI Ingresso Gratuito

Video: “Corso Trieste”

Zero Assoluto, la recensione del singolo “Adesso basta”

zero assoluto“Adesso basta” è il nuovo singolo degli Zero Assoluto. A tre mesi dall’uscita del brano intitolato “All’improvviso”, Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci  hanno deciso di seguire una logica un po’ diversa dal mercato, che brucia tutto e subito, dedicando un certo periodo ad ogni canzone che andrà a comporre il nuovo album di inediti di cui non è ancora nota la data di pubblicazione. Tempo per capire, per sedimentare, metabolizzare, affezionarsi a melodie e parole. “Adesso basta” si riveste subito di un fascino inconsueto, frutto della collaborazione con Alex Neri e Marco Baroni dei Planet Funk. Il  brano gode di un appeal fresco e dinamico. L’intro ritmata determina subito un meccanismo di diffusione mainstream attraverso un dichiarato richiamo alla musica elettronica /dance.

Per quanto riguarda la parte testuale saltano subito all’occhio un paio di incongruenze poste all’interno del ritornello: si passa da un discorso legato alla società contemporanea, al fotogramma di un rapporto a due, senza lasciar passare un filo conduttore tra i due temi in apparente contrasto tra loro: “Ma adesso basta scendiamo tutti quanti in piazza e riaccendiamoci la testa era rimasta alla finestra un po’ distratta pensa sei solo tu la mia speranza e la mia uscita di emergenza se questa corda non si spezza ci costerà un extra”. In realtà il collegamento tra la crisi sociale e i sentimenti esiste eccome, si tratta di una catena, in cui ogni singolo anello, coagula i delicati e fragili equilibri si cui si fondano le esistenze di anime sempre più precarie. Il sentimento diventa un’uscita d’emergenza da una società che non offre spazi ma solo effimeri sfizi.

Il videoclip del brano porta, anche stavolta, la firma del regista Cosimo Alemà, a conferma di un sodalizio artistico collaudato e durevole nel tempo. Il video, realizzato sotto un tunnel di circa cinquecento metri e costruito nelle vicinanze della nuova Fiera di Roma, presenta un unico piano sequenza in cui gli Zero Assoluto seguono la telecamera mentre, sullo sfondo, entrano in scena diversi personaggi il cui ruolo rispecchia, in maniera ironica ma fedele, quello dei “saltimbanchi” che fin troppo spesso ci girano attorno.

Raffaella Sbrescia

Video: “Adesso basta”

Intervista a Oscar Latino, un batterista innamorato del canto

Oscar Latino Ph Alessandro Trippodi

Oscar Latino Ph Alessandro Trippodi

Oscar Latino è un cantante e batterista palermitano diplomato all’Università della Musica di Roma. Autore di numerose e fortunate sigle di successo per alcuni importanti villaggi turistici, Oscar si affaccia al panorama pop italiano dapprima con l’ep d’esordio, intitolato “L’Angelo” poi la canzone “Non ti basta” e ora con “Il primo giorno di primavera”, un brano scritto da Filippo Marcheggiani (chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso) e prodotto da Mauro Munzi (batterista dei Dhamm).

Lo abbiamo raggiunto al telefono per conoscere più a fondo le fasi che hanno scandito il suo percorso ed approfondire i retroscena della sua musica.

Il tuo incontro con la musica avviene a Palermo, la città in cui sei nato… come ti sei avvicinato alla batteria e quali sono state le fasi successive del tuo cammino?

Mi sono avvicinato alla batteria perché avevo questa passione fin da piccolino inoltre vengo da una famiglia di clarinettisti. Con l’età mi sono dedicato sempre più alla musica fino ad iscrivermi all’Università della Musica di Roma dove mi sono diplomato studiando per sei anni con specializzazione in musica leggera e funk.

Qual è il tuo stile musicale, quando ti sei avvicinato al canto e quali sono i tuoi ascolti?

Mi sono avvicinato al canto perché, come spesso accade per i musicisti, ci si ritrova a fare da coristi al cantante. Nel mio caso la scintilla è nata proprio in questo modo, poi ho continuato ad andare avanti con delle lezioni private e ho coltivato a fondo questa nuova passione. In seguito ho cominciato a scrivere sigle per importanti villaggi turistici e, anche grazie a questa esperienza, ho conosciuto il mio produttore con cui ho arrangiato tantissime sigle e abbiamo avviato un progetto musicale incentrato sul pop. Per quanto riguarda lo stile vorrei avvicinarmi alla linea guida rappresentata da Gianluca Grignani, una via di mezzo tra il cantautorato italiano e dei suoni un po’ più rock.

Che tipo di musica e quali temi ci sono nel tuo ep d’esordio l’ “Angelo”?

I miei primi testi sono assolutamente semplici, diretti, si riferiscono alla vita quotidiana di tutti i giorni in cui spesso i protagonisti sono teenagers. “L’Angelo”, in particolare, è una canzone che è stata scritta per una persona a cui tengo tantissimo. Gli altri testi dell’ep sono basati sulla vita di coppia. Cosa che spesso si presenta anche in altre mie canzoni.

Quali sono le differenze, sia a livello strumentale che contenutistico, tra “Non ti basta” e “Il primo giorno di primavera”?

“Non ti basta” è nata dall’esigenza di esprimere una tipologia di problematica che spesso coinvolge gli artisti: nella vita di coppia ci si ritrova ad affrontare la vita artistica e la vita di tutti i giorni, lo scontro tra esigenze e stili di vita diversi è inevitabile: da un lato c’è il partner con una vita lineare, tra virgolette normale, dall’altro c’è l’artista che prova a districarsi tra prove, concerti, interviste, tour. Come si vede nel video della canzone, il protagonista scappa via proprio per questo motivo ma alla fine non riesce a resistere e torna a casa perché, aldilà dei problemi, alla fine l’amore risolve tutto.

Cover brano Oscar Latino (2)“Il primo giorno di primavera” non è una canzone riferita alla primavera. Il titolo del brano fa riferimento ad una data in cui due persone si conoscono, affrontano dei problemi insieme ma alla fine non riescono mai ad innamorarsi nonostante una forte attrazione reciproca. Abbiamo da poco finito di girare anche il videoclip del brano. La location è il bellissimo borgo di Corinaldo nelle Marche, un posto già famoso in cui si svolge l’Halloween più importante d’Italia. La protagonista del video sarà Francesca Saturnia, una ragazza molto brava, secondo me la persona più giusta, una bellezza acqua e sapone. Le prime riprese del video, girato da Stefano Cesaroni, sono state realizzate al Teatro Goldoni di Corinaldo: la protagonista arriva il 20 marzo in Teatro per assistere al concerto ma non trova biglietti disponibili, il suo beniamino, intanto, assiste alla scena dietro le quinte, e volendole fare un regalo, le fa recapitare un biglietto il giorno successivo, ovvero il 21 marzo. Lei, felicissima, si prepara, entra in teatro e scopre che non c’è nessuno, mentre sta per andare via, l’artista, ovvero me stesso, entra sul palcoscenico e le dedica questa canzone in modo esclusivo. L’idea, molto semplice e diretta, risponde all’obiettivo di voler trasmettere una stretta vicinanza tra me e i fan.

Oscar Latino ph Marco Marroni

Oscar Latino ph Marco Marroni

Come è avvenuto l’incontro con Filippo Marcheggiani del Banco del Mutuo Soccorso e come avete lavorato insieme?

In qualità di batterista ho collaborato con tanti artisti e musicisti che ho incontrato spesso per turni di registrazioni, collaborazioni, concerti. Questa amicizia, in particolare, dura già da due-tre anni e ci siamo trovati a scrivere delle canzoni. Di questa canzone, in particolare, mi piaceva il fatto che in una specifica data tutto nasce e tutto si conclude. “Non ti basta” è, invece, un brano scritto da Alessio Ventura (cantante dei Dhamm).

“Il primo giorno di primavera” anticipa l’album di prossima uscita…cosa puoi anticiparci di questo lavoro? Di cosa parlerai e cosa vorresti comunicare? Ci saranno testi scritti da te? Collaborazioni?

Scriverò sicuramente un pezzo più lento ma, in linea di massima, la mia strada è quella che ho già tracciato. Stiamo decidendo se rivalutare alcuni brani che ho scritto per un lavoro mai editato e il nuovo disco uscirà tra ottobre e novembre, nel frattempo uscirà un altro singolo a giugno!

 Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Oscar Latino e Sara Bricchi per Parole e dintorni per la disponibilità

“C’eravamo tanto sbagliati”, il nuovo singolo de Lo Stato Sociale

statosociale_2012“C’eravamo tanto sbagliati” è il nuovissimo bel singolo della band Lo Stato Sociale. La formazione bolognese ha realizzato il brano lasciando ampio margine di importanza e protagonismo ad un testo pungente ed efficace, un grido di protesta verso tutto quello che c’è di sbagliato intorno a noi. Inevitabile il parallelo tra la narrazione di questo brano con quella del celebre brano intitolato “Dedicato” di Ivano Fossati. Entrambe i testi, sono scritti sottoforma di dedicaì. Nel caso de Lo Stato Sociale, però, più che di una dedica, si tratta di una scarica di mitragliatrice: una miriade di frasi tanto vere quanto dolorose, la perfetta fotografia del nostro presente. Il testo è scritto talmente bene che vale la pena citarlo per intero:

Fanculo a chi non ha mai colpa

a chi ha una scusa per tutto

a chi si è fatto da solo

a chi cerca pubblicità

a chi parla bene per moda e pensa male per moda

a chi si innamora solo per secondo

a chi va sempre di corsa e non è ancora arrivato da nessuna parte

ai conformisti da cortile, ai professori di vita

a chi lo dicono i numeri

a chi la crisi è passata

a chi sogna piccolo e si vive come un grande

a chi non crede alle favole ma ti fa sempre una morale

a chi non alza mai la testa se non per annuire

a chi lo vuole il mercato

a chi lo chiede l’Europa

a chi dice all’estero è tutto meglio e lo trovi sempre qui a lamentarsi

a chi non vota mai e ti da sempre un voto

a chi giudica e non viene mai giudicato

a chi rompe i coglioni e non li mette mai sul piatto

a chi odia il successo e non vuole nient’altro davvero

a chi pensa di dover educare la gente perchè la gente gli fa schifo

e questa cosa lo fa sentire bene e soprattutto tra tutta la gente distaccato e superiore

a chi non gioca per davvero

a chi non sa farsi male

a chi non cala le sue carte

a chi trucca la partita

fanculo a chi non ha iniziato niente

e a te dice che è finita.

Lalalala lalalala

Fanculo a chi non sbaglia le amicizie

a chi si fida se lo dice la tv

a chi gode solo lui

a chi soffre solo lui

ma poi non vuole morire solo

a chi crede di conoscerti se ascolta una canzone

a chi per ogni stronzata ti chiede di scrivere una canzone

a chi in pubblico ti insulta e in privato vuole sapere quanto scopi

a chi muore di tempo libero e a chi conta le ore

a chi le ha viste tutte e deve raccontartele assolutamente

a chi vuole scherzare su tutti e si prende sempre sul serio

a chi è per la democrazia del televoto e la rivoluzione del digitale

la libertà di pagare a rate e tutti i tuoi piccoli diritti da schiavo

a chi te lo dice da regista, musicista, attore artista

te lo dice e intanto se lo dice da solo

a chi non sta nè a destra nè a sinistra

che se fosse su una strada finirebbe investito

a chi le cose le fa di mestiere in attesa che qualcuno lo paghi

e dice che tu le fai per l’anima del cazzo e hai pure la colpa che ti pagano

a chi non conosce i chilometri, le facce sfatte, gli alberghi sporchi, i sogni mancati, i treni persi, le ore vuote

a chi non sceglie mai,a chi non rischia mai,a chi non sbaglia mai,a chi non brucia mai,a chi non muore mai

a chi non si perde mai

a chi non ha mai davvero paura

a chi è come sarei diventato io se per un pò di paura in meno avessi scelto di non rischiare mai

fanculo a chi non si lascia cadere

a chi ti chiede una firma che tanto è una formalità

a chi non è mai stato lungimirante e ti dice di guardare lontano

a chi si rifà il sorriso e vince le elezioni

a chi somiglia alla parte di me che odio e non se ne va

a chi va tutto bene, sempre tutto bene, sempre solo bene, fanculo.

Lo sfondo sonoro della canzone, attualmente al primo posto tra i singoli più venduti su iTunes, è un coinvolgente folk rock pieno zeppo di schitarrate e cori ad effetto. Al brano, che anticipa il nuovo album del gruppo, di cui non si conoscono ancora nè il titolo nè la data di uscita, è stato associato anche un bel videoclip, diretto da Guglielmo Trautvetter e realizzato da Studio Croma, in collaborazione con Articolture e Frog’s Film. L’animazione è frutto del lavoro di Giacomo Giuriato, mentre i personaggi di plastilina sono stati ‘creati’ da Matteo Burani per un risultato originale e sorprendente.

Raffaella Sbrescia

Video: C’eravamo tanto sbagliati

Intervista a Manuel Cardella: “Voglio creare qualcosa di nuovo”

Manuel Cardella

Manuel Cardella Ph Agnese DiVico Rubini

Il cantautore romano Manuel Cardella presenta “Rinascerò”. Il singolo è tratto dal disco d’esordio, di imminente pubblicazione, e racchiude la grande voglia di mettersi in gioco da parte del giovane artista che, lavorando a stretto contatto con il team di Cantieri Musicali, ha maturato l’idea di un genere musicale in grado di riunire i tratti tipici della tradizione pop italiana con le sonorità elettroniche tanto in voga oltreoceano. Abbiamo raggiunto Manuel al telefono per scoprire quali sono i contenuti del suo lavoro e cosa c’è alla base delle sue canzoni.

“Rinascerò” è il titolo del tuo nuovo singolo. Dal punto di vista musicale ci colpisce la fusione tra la melodia pop con il dub, la dance ed il funky mentre, per quanto riguarda il significato del brano, il tema centrale pare essere quello di un sentimento impossibile da cancellare…Qual è il tuo commento?

Il testo è scritto da uno dei più grandi autori della musica italiana che è Piero Calabrese il quale, tra l’altro, è uno dei miei produttori e fa parte del mio team di lavoro. Siamo partiti dai miei lavori precedenti, contraddistinti da suoni molto elettronici e vicini alla dance, per arrivare al pop più suonato con degli strumenti live, il tutto per cercare un mio stile personale in grado di differenziarsi dallo scenario musicale attuale. L’idea iniziale del testo è venuta da me è parla di un amore impossibile da cancellare e che segna per sempre l’anima. Il sentimento che contraddistingue il brano è la voglia di rinascere e ripartire da zero, lasciando comunque intatto il ricordo di una persona importante.

I movimenti delle tue mani nel videoclip girato dal regista Daniele Zed Berretta hanno un significato specifico?

Sì! Parlando con il regista mi sono soffermato su ciò che si può creare e ciò che si può distruggere e abbiamo preso come riferimento le mani. Proprio con le mani, nel video, costruisco forme come se tutto fosse possibile da realizzare…l’idea della rinascita è stata resa proprio attraverso la creazione estemporanea di forme con l’obiettivo di trasmettere a tutti la consapevolezza dei propri mezzi e del proprio potenziale.

Manuel Cardella

Manuel Cardella Ph Agnese DiVico Rubini

Quali saranno i temi e i generi presenti nel tuo nuovo lavoro?

Il lavoro che sta per uscire è praticamente il mio primo disco che è registrato al Biplano Studio per l’etichetta Cantieri Musicali. Si tratta di un lavoro che comprende diversi generi musicali, una miscela di diversi stili che va dal pop, all’elettronica, alla dance, al funky, al dubstep, senza, tuttavia, tralasciare pezzi piano e voce più malinconici. A questo aggiungo che vengo da un’esperienza di vita che mi ha un po’ cambiato: circa un anno e mezzo fa sono stato operato al cuore per una malformazione congenita, che avevo dalla nascita, e dopo questa esperienza ho voluto raccontare nel disco quello che ho vissuto. Trattandosi del primo album, avevo voglia di raccontare della mia crescita fino ad oggi. Si parlerà non solo di amore ma anche di rivincita, di rivalsa, di una crescita personale, che c’è stata sia a livello artistico che umano. Ci sarà, dunque, ampio spazio per fatti e pensieri molto più personali e intimi come la voglia di andare avanti e di lottare per quello che si vuole senza avere paura.

Alla luce del fatto che il tuo primo amore musicale è stato il pianoforte, com’è cambiato, nel tempo, il tuo approccio nei riguardi della musica?

Parto dal presupposto che la mia ricerca stilistica dura già da un po’ e ho da sempre l’obiettivo di fare qualcosa che non si sia già sentito in Italia, il mio background si rifà alle sonorità d’oltreoceano tuttavia, in tutti i miei brani c’è la presenza costante del pianoforte che da sempre mi accompagna nel mio percorso artistico. L’obiettivo finale è quello di trovare il giusto equilibrio tra tutti questi elementi mixando passato e  presente.

Quali saranno le prossime tappe del tuo percorso?

Nei prossimi mesi ci sarà la pubblicazione del mio primo album e alcuni live che stiamo organizzando per la promozione del disco in tutta Italia.

Raffaella Sbrescia

Video: “Rinascerò”

 

Si ringraziano Manuel Cardella e Marina Mannino per la disponibilità

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