Intervista a Ludovico Einaudi: “Elements è il frutto di un lungo processo di ricerca sperimentale”

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Suoni ricchi, corposi e stratificati popolano gli ambienti immaginifici di “Elements”, il nuovo album di Ludovico Einaudi, pubblicato il 16 ottobre 2015 su etichetta Decca Records – Universal Music Group, a due anni di distanza da “In a Time Lapse”. Questo progetto è il frutto di un lungo lavoro progettuale che ha spinto Einaudi a sperimentare mettendosi ancora una volta in gioco attraverso un complesso processo di ricerca sonora e concettuale. “Elements” è una potente e suggestiva miscela di suoni, immagini, pensieri e sensazioni. Punti, linee, figure, frammenti confluiscono all’interno di un unico discorso musicale che si avvale di piano, archi, percussioni, chitarra ed elettronica. Oltre alla presenza del gruppo ormai stabile di Ludovico, tra cui Francesco Arcuri, Marco Decimo, Mauro Durante, Alberto Fabris, Federico Mecozzi, Redi Hasa, l’album si avvale della collaborazione dell’ensemble d’archi olandese Amsterdam Sinfonietta, del musicista elettronico berlinese Robert Lippok, dei percussionisti dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, del percussionista brasiliano Mauro Refosco e del grande violinista sudafricano Daniel Hope, ospite nel brano di apertura “Petricor”.

Intervista

Descrivendo la genesi di “Elements” ha parlato di una sorta di confusione iniziale in cui ad un certo punto gli elementi hanno trovato un equilibrio ben definito. Come è andata?

In ogni mio progetto cerco sempre un tema, un’ ispirazione su cui riflettere. Ogni volta la musica fa da cornice a tutte le idee che mi vengono in mente. In questo caso mi interessava realizzare un progetto piuttosto ambizioso, ovvero cercare gli elementi fondamentali del linguaggio e della comunicazione e unirli a tutto ciò che siamo abituati a mettere in gioco in musica: melodia, ritmo e accordo svolgono, in questo senso, una specifica funzione espressiva. Volevo effettuare una sorta di analisi di questi elementi e spiegare il loro funzionamento un po’ come se un architetto dovesse spiegare perché una finestra deve essere fatta in un certo modo invece che in un altro.

Una ricerca che si è estesa anche ad altri ambiti del sapere?

Certo, mi sono avvicinato all’arte, all’architettura, alla geometria euclidea, alla filosofia di Empedocle. Partendo da elementi apparentemente semplici, mi sono avviato verso un’esplorazione sonora e culturale di tipo complesso; per me è stata l’occasione per fare delle letture interessanti e circondarmi di riflessioni e di spunti inattesi. Il fenomeno che mi ha incuriosito di più è stato scoprire come alcune idee possono essere trasformate in un linguaggio musicale via via sempre più strutturato e complesso.

Ludovico Einaudi

Ludovico Einaudi

Come e dove ha lavorato alla realizzazione dell’album?

Ho iniziato a scrivere e a realizzare i primi esperimenti di questo progetto nel mese di marzo. Dopo aver suonato in Australia e Nuova Zelanda, son tornato in Italia e sono andato nella mia casa di campagna nelle Langhe dove ho convertito un fienile in uno studio di registrazione. Da un lato sapevo di avere una scadenza, seppur lontana; ero conscio del fatto che avrei voluto pubblicare un album in questo periodo, avevo già tante idee, tanti brani erano in stato embrionale, altri erano al vaglio. Dentro il mio telefono ci sono sempre spunti e piccole note che raccolgo mentre sono in giro in tutto il mondo. Ho iniziato a lavorare scrivendo e testando questo nuovo spazio che avevo creato per capire se, in effetti, avrei potuto registrare lì o meno. Ci speravo perché avevo realizzato il pavimento con determinati accorgimenti per espandere il suono ed ottenere una certa acustica. Certo, non è mai possibile prevedere eventuali imprevisti tecnici, invece, già durante le prime prove realizzate con i miei musicisti abbiamo iniziato a registrare. Durante queste prime giornate sono venuti fuori anche nuovi brani del tutto inattesi come “Elements” e “Petricor” e“Numbers”.

In questo lavoro ha collaborato con artisti provenienti da tutto il mondo. Tra tutti, spicca la ritrovata sintonia con il violinista Daniel Hope, presente anche in “Experience”, quinta traccia dell’album “In a Time Lapse”.

Mentre analizzavo e  programmavo il resto del lavoro, avevo inizialmente pensato di non utilizzare l’orchestra d’archi poi però ho capito che ci sarebbe stata benissimo e alla fine ho registrato ben quattro brani con l’orchestra di Amsterdam. In seguito, per il violino del brano “Petricor”, ho pensato che sarebbe stato bello collaborare nuovamente con Daniel Hope. In realtà era tardissimo, stavo già mixando il disco ma siamo riusciti a fare una cosa all’ultimo momento. Lui è sempre molto disponibile, era pieno di altri impegni ma mi ha comunque dedicato una mattinata, siamo felici di avercela fatta.

In “Elements” c’è una particolare attenzione verso determinati suoni collegati alle percussioni…

Sì, ho cercato nuove colorazioni attraverso la ricerca dei ritmi presenti nel mondo delle percussioni. Ho usato il vibrafono, in “Four Dimensions” c’è il waterphone, uno strumento di metallo in cui si rovescia dentro dell’acqua determinando diverse modulazioni del suono. Insieme a Mauro Refosco, percussionista brasiliano che vive a New York, e con i percussionisti di Roma, con cui avevo fatto già un altro progetto qualche anno fa, sempre legato a Elements,  c’è stato il tempo di investigare, sperimentare, capire. Il fatto di aver potuto fare questo viaggio a casa mia mi ha aiutato a dare un ordine preciso a tutto questo mare magnum di idee.

C’è un brano, in particolare, che rispecchia tutto questo percorso?

Nominarne uno solo mi dispiace sempre un po’. Potrei citare “Four Dimensions” perché è nato dall’osservazione di alcune proporzioni geometrico-matematiche. In particolare, il brano è scaturito dall’osservazione di una figura che al proprio interno aveva la forma del 3 e del 4. Per sperimentare ho usato una melodia di 3 suoni e una di 4 combinandole esattamente come se si trattasse di un esperimento scientifico o di un processo chimico. Osservando il risultato, l’ho valutato musicalmente  interessante e ho ritenuto fosse in grado di rispecchiare anche la mia più profonda interiorità. Questo brano mi permette di sintetizzare la natura sperimentale del disco  e di spiegare  il modo in cui alcuni brani sono nati attraverso un  processo di sviluppo graduale delle idee.

Raffaella Sbrescia

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TRACKLIST

1.  Petricor

2.  Night

3.  Drop

4.  Four Dimensions

5.  Elements

6.  Whirlin Winds

7.  Twice

8.  ABC

9.  Numbers

10.  Mountain

11.  Logos

12.  Song For Gavin

13. Drop Variation

14.Elements variation

TOUR ITALIANO

 

19 novembre – Alba (Cuneo) – Teatro Sociale “Giorgio Busca”

21 novembre – Parma – Teatro Regio SOLD OUT

22 novembre – Torino -  Lingotto  (organizzata da Specchio dei Tempi) SOLD OUT

23 novembre – Verona – Teatro Filarmonico SOLD OUT

25 novembre – Brescia – Teatro Grande (in collaborazione con AIRC)

26 novembre – Firenze – Teatro Verdi

27 novembre – Firenze – Teatro Verdi

29 novembre – Lecce – Teatro Politeama (Ghironda Winter Festival)

30 novembre – Napoli – Teatro Augusteo SOLD OUT

1 dicembre  – Napoli – Teatro Augusteo

2 dicembre -  Roma – Auditorium Parco della Musica

3 dicembre – Roma – Auditorium Parco della Musica

5 dicembre – Bologna – Teatro Manzoni

6 dicembre – Bologna – Teatro Manzoni

8 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi SOLD OUT

9 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi SOLD OUT

10 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi

26 gennaio 2016 – Cremona – Teatro Ponchielli

TOUR EUROPEO

prime date confermate

28 gennaio – Belgio – Antwerp, De Roma Antwerp

30 gennaio – Francia – Paris, Philharmonie de Paris

31 gennaio – Svizzera – Zurich, Kongresshaus

1 febbraio – Svizzera – Geneva – Theatre du Leman

15 febbraio – Germania – Essen, Philharmonie

16 febbraio – Germania – Dusseldorf, Tonhalle

17 febbraio – Germania – Stuttgard, Liederhalle Beethovensaal

19 febbraio – Germania – Mainz, Rheingoldhalle

20 febbraio – Germania – Nurnberg Meistersingerhalle

21 febbraio – Germania – Munchen, Gasteig Philharmonie

22 febbraio – Germania – Berlin, Philharmonie

23 febbraio – Germania – Hannover, Kuppelsaal Im Hcc

24 febbraio – Germania – Bielefeld, Rudolf Oetker Halle

26 febbraio – Germania – Leipzig, Leipziger Messe

27 febbraio – Germania -  Hamburg, Laeiszhalle

Video: Four Dimensions live

Smoke + Mirrors: il rock catchy degli Imagine Dragons. La recensione

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Protagonisti delle classifiche di tutto il mondo, i losangelini Imagine Dragons composti da Dan Reynolds, il chitarrista Wayne Sermon, il bassista Ben McKee e il batterista Daniel Platzman, rei di aver guadagnato un enorme seguito dopo aver pubblicato una serie di EP indipendenti, hanno pubblicato il nuovo atteso album intitolato “Smoke + Mirrors” scatenando diverse reazioni contrastanti. Il disco, registrato negli studi appena inaugurati della band, racchiude temi all’ordine del giorno come tensione e vulnerabilità.  Al centro della nutrita tracklist dell’album c’è un rock molto vicino al pop, figlio di un sistema compositivo ben strutturato e davvero molto orecchiabile. Nelle tredici tracce, diciotto nella versione deluxe,  prodotte da  Alex da Kid, emerge un importante utilizzo di suoni elettronici, svariati cori nei refrain dei brani centrali,  una massiccia dose di cantabilità melodica; gli Imagine Dragons toccano tanti generi diversi: traditional, pop, rock, Africa, ritmi dispari ma si confermano sovrani  della melodia usa e getta.

Imagine Dragons Ph Eliot Lee Hazel

Imagine Dragons Ph Eliot Lee Hazel

Di grande effetto la triade iniziale: si passa dalla spettacolare sensualità di “Shots” al bagliore sornione di “Gold” fino alla rabbiosa title track “Smoke and Mirrors”. Politically uncorrect il riff superlettrico di “I’m so sorry”, semplice e catchy l’intro semiacustica di “I bet my life”, arricchita dall’irresistibile coro centrale. L’ipnotica “Polaroid” cede il passo all’energia incandescente di “Friction”, seguita dalla meno incisiva “It comes back to you”. Il brano più intimo del disco è la ballad “Dream” che, insieme a “Trouble”, rappresenta la parentesi più delicata di tutto il lavoro. Decisamente sottotono le monotone “Summer” e la lunghissima “The Fall”. Dirette e taglienti le chitarre distorte su “Homeless Opus”. Dei 5 brani inseriti nella versione deluxe citiamo l’elegante “Second chances” e l’incoraggiante “Warriors”, due tracce che chiudono un album che avrà sicuramente un grande successo in termini di vendite ma che, allo stesso tempo, lancia un campanello d’allarme sulle contraddizioni interne al gruppo. Sarà il tempo a raccontarci se, e in che modo, gli Imagine Dragons sapranno costruirsi un percorso artistico coerente e duraturo.

Raffaella Sbrescia

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