The Chainsmokers live: la festa che non ti aspetti all’Umbria Jazz 2018

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

E’ uno spettacolo di straordinaria bellezza, quello che The Chainsmokers hanno studiato, progettato e realizzato all’Arena Santa Giuliana, in occasione della loro unica data estiva in Italia. Lo spazio si presta, ed il duo ne approfitta, riservando, fronte palco un’area decisamente vasta, destinata ad effetti che nel corso della serata trasformeranno il palco principale di Umbria Jazz in una girandola di colori, luci, “vampate”, che raramente è dato di vedere durante un concerto.
Mi corre obbligo di usare la prima persona, in quanto mi sono avvicinata all’evento con parecchio scetticismo. Nonostante il duo sia stato considerato una sorta di “rivelazione”, dopo aver dominato lo scorso anno tutte le classifiche internazionali, aver vinto l’ultima edizione dei Grammy come “nuova proposta”, aver totalizzato un numero inestimabile di views su Youtube e su Spotify (oramai la musica si apprezza così), e aver incantato migliaia di spettatori, mi sono detta “non è il mio genere”.
Di fatto mi sono tornate alla mente le parole di Quincy Jones durante la conferenza stampa di Roma: “la musica non si distingue per generi. Esiste quella bella e quella brutta”.
E quella dei Chainsmokers è decisamente da considerarsi bella.

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

Il genere remix, percorre il panorama musicale pop a 360 gradi, alternando grandi successi a brani originali, che mettono in evidenza le doti del duo anche sotto l’aspetto compositivo.
Sound esplosivo, che coinvolge vista, udito e rende irresistibile la voglia di unirsi alle migliaia di adolescenti sotto palco e ballare con loro, divertiti, stupiti, ma anche molto disponibili nell’ospitare un elemento fuori contesto generazionale, ma sicuramente molto compiaciuto e divertito dallo spettacolo.
C’è una grande personalità e professionalità nel modo di fare musica dei due DJ, molta grinta, poca improvvisazione, molto studio.

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

Uno spettacolo che va assolutamente visto, per poter essere apprezzato, perché si rifà ad un modo di interpretare il sound psichedelico che vuole un coinvolgimento totale del fruitore finale. Insomma, non basta ascoltare. Bisogna guardare, e farsi trasportare.
E la bellezza ha il potere di avvicinare un mondo che spesso noi, generazionalmente più maturi, non riusciamo a comprendere appieno. Questo un merito indiscutibile dei Chainsmokers, forse il più grande.

Al mattino, la Galleria Nazionale, nella Sala Podiani, oramai definitivamente diventata un piccolo e prestigioso auditorium, ha ospitato Ethan Iverson, ex componente dei Bad Plus, che intrattiene l’attento e sempre numeroso pubblico di questi preziosi concerti di mezzogiorno, con una serie di esecuzioni di brani celebri, interagendo con la platea “a richiesta”, e rivelandosi, oltre che un pianista di ottima caratura (ma questo lo aveva già ampiamente dimostrato nel suo percorso con i Bad), anche un intrattenitore divertente e disinvolto.

Ethan Iverson - Umbria Jazz 2018- ph JR

Ethan Iverson – Umbria Jazz 2018- ph JR

Peccato non aver potuto assistere alla sua partecipazione allo spettacolo serale del Morlacchi, che vedeva impegnati il Billy Hart Quartet con la partecipazione di un ospite di eccezione: Joshua Redman.
Purtroppo la scelta di anticipare i concerti del Morlacchi alle 22, lo abbiamo già detto, risulta un poco penalizzante. Però il contesto di questo Umbria Jazz è ricco di grandi nomi e musica di qualità. E per una volta abbiamo voluto allontanarci da quanto sapevamo comunque affine musicalmente, per sperimentare qualcosa di diverso. E ne siamo soddisfatti.

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Umbria Jazz 2018: la musica di Bollani ammalia l’Arena Santa Giuliana, più di Caetano Veloso

Stefano Bollani - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Stefano Bollani – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Il Brasile, la bossa e tutti i ritmi che ne derivano, continuano a farla da padrona, in questa terza giornata di festa. L’Arena Santa Giuliana, gremitissima, attende un appuntamento oramai consueto: quello con l’eclettico Stefano Bollani ed il suo progetto filobrasiliano “Que Bom”. 
Già nel 2007 il pianista compositore, milanese di nascita, figlio del mondo per adozione, aveva approcciato al panorama musicale sudamericano con “Carioca”. Oggi, a più di dieci anni di distanza, torna con “Que Bom”, un album che contamina la bossa, la samba, e note jazz , sostenute dalla collaborazione di Jorge Heilder al contrabbasso, Jurim Moeiera alla batteria, e Armando Marcal e Thiago da Serrinha alla batteria.

Un’ora e mezza di jazz brasiliano. Ma Jazz, senza nessuna deroga, come è proprio nello stile di questo raffinato pianista.
Importante la presenza ritmica, ad affiancare un pianoforte, il migliore che vantiamo in Italia, in ambito di musica jazz, proprio perché spesso dimentichiamo che il pianoforte è uno strumento a percussione.
Un legame profondo che unisce un gruppo “a maggioranza brasiliana, che si è votato alla musica di un compositore italiano”. Così ama definirlo Bollani.
Nell’intercalare di uno swing composto ed equilibrato si alternano i titoli. Titoli di cui Bollani spiega al pubblico l’origine e l’originalità. Perché se Debussy componeva musiche senza titolo che poi venivano “titolate” su suggerimento degli amici (e vantava amici come Mallarmé), Bollani fa lo stesso. Ma, dai suoi amici, escono titoli come “ho perduto il mio pappagallino”, o “uomini e polli”. Soprattutto, però, da lui esce ottima musica, musica che Bollani sa “spalmare” con empatia sul pubblico dell’Arena, fino a strappare applausi a scena aperta (il solo finora), e a mantenere sempre alta l’attenzione, nonostante la sua non sia certo una musica “facile”.
Il disco è stato interamente registrato a Rio, autoprodotto, e rappresenta l’apice dell’intenso legame dell’artista milanese con il Brasile, di durata oramai ventennale.

Forte è anche il legame con Napoli. E, nel dedicare alla Moglie “La nebbia a Napoli”, si lancia in una performance canora, che nel disco è affidata a Caetano Veloso.

Caetano Veloso - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Caetano Veloso – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Caetano Veloso che, a seguire, porta sul palco il suo progetto “familiare”, insieme ai figli Moreno Zeca e Tom. Un repertorio acustico, casalingo, inedito. Sicuramente le doti canore ed interpretative di Veloso sono indiscutibili, ma questo progetto un po’ troppo intimo e privato, e forse un poco “forzato”. Almeno questa è l’impressione che se ne ricava in termini critici. La fedele Arena però non cede, resta presente, ed applaude, probabilmente più col cuore e l’affetto nei confronti di questo artista che da 15 anni calca i palcoscenici dell’Umbria Jazz, che non con una convinta partecipazione.

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Gilberto Gil, Paolo Fresu e Take 6: serata di stelle nel secondo giorno di Umbria Jazz 2018

Gilberto Gil - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Gilberto Gil – Umbria Jazz 2018 – ph JR

A distanza di 40 anni, una celebrazione importante per Gilberto Gil. Quella della rivisitazione di una delle sue produzioni più riuscite. Stiamo parlando dell’Album “Refavela 40”, progetto in tour da un anno, prima in Brasile, e poi nelle principali piazze di Europa, e che non poteva certo mancare in questa edizione di Umbria Jazz, visto il grande successo ottenuto tanto in termini di apprezzamenti da parte della critica, quanto da parte del pubblico. Ed a ragione. Uno spettacolo coloratissimo ed elettrizzante, ricco di strumenti, voci, danze, cori, e un Gilberto Gil in grandissima forma, che salta, canta, dirige e si diverte.
Il disco “Refavela” nacque nel 1977, dopo un viaggio in Nigeria e la partecipazione al festival di musica africana di Lagos.
Come il titolo ben suggerisce, il lavoro è dedicato alle Favelas, agglomerati suburbanistici tradizionalmente riferiti al Brasile, ma identici in tutti i posti poveri del terzo mondo. Ritrovate certe caratteristiche a Lagos, nelle periferie più estreme e povere, nacque questo lavoro, un disco dalle forti accentazioni africane, con abbondanti inserti funk. Una sorta di fil rouge musicale che unisce l’Africa al Brasile. E che riprende le parole di Quincy Jones di ieri sera: “la musica, tutta la musica ritmica, è figlia d’Africa”.

Gilberto Gi - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Gilberto Gi – Umbria Jazz 2018 – ph JR

In questa rivisitazione coloratissima, ci sono i figli, Bem Gil e Nara Gil, la giovane nipotina, mascotte del gruppo, Mestrinho, ai cori ed alla fisarmonica, Domenico Lancellotti alla batteria, Thiago Queiroz al sax, la bellissima Mayra Andrade, e, radiosa ed in splendida forma, la nostra Chiara Civello. La storia artistica tra la Civello e Gil nasce nel 2014, quando la cantante romana lo volle al suo fianco nella realizzazione dell’album “Canzoni”, a duettare nel brano “Io che non vivo senza te”.

Da lì, la collaborazione a questo progetto di rivisitazione di un album che possiamo definire a tutti gli effetti “generazionale”, in uno spettacolo che infiamma l’Arena, di nuovo tutta riversata sotto palco sul finale, nonostante gli forzi di contenimento del servizio d’Ordine.

Nella giornata di ieri altri due eventi di interesse sono stati al teatro Morlacchi: alle 17, con l’esibizione del Devil Quartet di Paolo Fresu, e i Take6, nella rassegna “Round Mindnight”, gruppo che avevamo già visto protagonista nella serata precedente, durante l’omaggio a Quincy Jones.

Paolo Fresu - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Paolo Fresu – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Paolo Fresu ed il suo quartetto si fanno interpreti di un ottimo jazz, che tratta il panorama musicale a 360 gradi, con la stessa attenzione e professionalità. Da menzionare la rivisitazione della sigla di “Un posto al sole”, inserita anche nell’ultimo cd del gruppo, dal titolo “Carpe Diem”, a simbolo di un album ricco di suoni diversi, eterogenei, assai ben realizzato, pulito. Nella sensibilità, che lo contraddistingue, Fresu ricorda Giulio Libano, uno di quei personaggi che la musica la fa nella penombra, ma la fa buona ed importante. Scomparso nel 2016, è stato uno dei più grandi arrangiatori italiani, collaborando con Mina, Celentano, Dorelli, Chet Baker, e dicendo la sua, a livello di musicista, nell’affiancare personaggi come Cerri, Sellani, lo stesso Chet Baker. Uno di quegli uomini che non amò mettersi in mostra, ma ebbe come scopo principale nella vita fare il suo lavoro e farlo bene. A lui il quartetto dedica un commovente ed intenso brano che porta il suo titolo.

Take 6 - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Take 6 – Umbria Jazz 2018 – ph JR

I Take 6, con le loro voci, la loro simpatia e la capacità di stare tra il pubblico, rendono omaggio ad Al Jarrreau, scomparso nel febbraio 2017.
Un gruppo che vanta 30 anni di carriera, una solidità corale che li vede tutti sullo stesso piano, la capacità, non frequente e non comune, di arrivare al successo come gruppo. Senza un leader, o una figura di riferimento. La parola d’ordine sembrerebbe essere “si va avanti e lo si fa insieme”. E la regola del gruppo risulta vincente. Nella loro carriera vantano dieci Grammy e dieci Dove Award, hanno collaborato con nomi del calibro di Ella Fitzgerald, Steve Wonder, Ray Charles, hanno eseguito colonne sonore di successo, e partecipato ai più importanti jazz festival del mondo. Non potevano certo non dire la loro in questo 45.mo festival del jazz, che si fa di giorno in giorno più interessante.

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Umbria Jazz 2018 è alle porte. Il benvenuto lo dà il leggendario Quincy Jones

Quincy Jones ph JR

Quincy Jones ph JR

E’ un Quincy Jones provato nel fisico, ma non certamente nello spirito quello che fa il suo ingresso nella gremitissima sala del Bristol Hotel Barberini di Roma, ad incontrare la stampa, in previsione del concerto di apertura che lo vedrà protagonista a Perugia, Venerdì prossimo, in occasione del 45° anniversario della manifestazione icona del Jazz in Italia, ovvero l’Umbria Jazz. Ad introdurlo un visibilmente emozionato Renzo Arbore, che ricorda il coraggioso esperimento di trasmettere un suo concerto alla Rai, nel 1976. Arrivato ieri da Zurigo, ha subito voluto stupire la Capitale, esibendosi a sorpresa a Fiumicino, come solo un vero passionale cultore del Jazz sotto ogni sua forma può osare, mostrandosi in tutta la sua disponibilità e generosità nel rapportarsi con un pubblico che lo ha oramai da tempo consacrato alla Storia della Musica, quella con la “S”.

Ottantacinquenne di Chicago, autodidatta, cresciuto musicalmente e fisicamente di fianco al poco più che coetaneo Ray Charles, a diciotto anni parte per la sua prima tournée ; e da allora non si è mai fermato. Arrangiatore, compositore, trombettista, produttore discografico ed attivista, rappresenta un vero monumento della musica contemporanea, per le collaborazioni più prestigiose, a partire dalla Dizzy Gillespie Band, passando attraverso nominativi del calibro di Count Basie, Henri Salvador, Aznavour, Sinatra, Barbra Streisand, Tony Better, nonché per la composizione di colonne sonore che hanno fatto la storia del Cinema, oltre che della musica. Sue le note che accompagnano film come “La vita corre sul filo”, l’indimenticabile interpretazione di Walter Matthau in “Fiore di Cactus”, l’emozionante colonna sonora de “La calda notte dell’Ispettore Tibbs” ; Quincy Jones è patrimonio dell’esistenza di ciascuno di noi. Spesso in maniera inconsapevole. Dagli anni ’60 importante anche la sua attività nell’ambito della produzione discografica: attività che trasformerà in maniera radicale il percorso della musica moderna, grazie al supporto dato a geniali musicisti, come Miles Davis, Dinah Whashinton, e, non ultimo, Michael Jackson. La collaborazione tra i due sarà importantissima nelle rispettive vite e carriere, e porterà alla realizzazione del progetto “We are the World”, brano scritto da Jackson e Lionel Richard, ed ancora impresso nella memoria di tutti noi. Sarebbe lunghissimo esporre tutte le vicende musicali ed artistiche di Jones: tutti argomenti su cui la stampa Romana e Nazionale non ha indugiato ad esporre domande. Dal We are The World, appunto, alla collaborazione con l’amico Ennio Morricone, consistente nella produzione di due brani, (ci tiene a precisare), all’aneddotica, che culmina con il ricordo della visita a Giovanni Paolo Secondo, che accolse lui e Bono a Castel Gandolfo, sfoggiando scarpe rosse, che i due apostrofarono come “da pappone”, ignari che il Santo Padre li stesse ascoltando. E tutto si concluse con una risata, che scoppia nuovamente, al ricordo, fragorosa sul suo volto, solare e disponibile come pochi artisti riescono ad essere. Soprattutto artisti di tale calibro.

Quincy Jones ph JR

Quincy Jones ph JR

E’ nell’accattivarsi i consensi della platea il segreto del suo fascino, mentre risponde alle più svariate domande, esprime il suo apprezzamento per giovani virgulti musicali, come Jacob Collier, di cui è anche produttore, ma il cui talento è indiscutibile, ed ha fatto da protagonista alle due ultime edizioni di Umbria Jazz.

La musica è divertimento. La musica è libertà espressiva. La parola Jazz non ha cambiato significato, è sempre la stessa: Jazz è la possibilità di scegliere dove andare. Jazz è libertà. Nel corso della sua carriera ha vissuto tutte le fasi di cambiamento del Jazz, ed ha frequentato qualsiasi genere di musica, senza preclusioni, anche grazie ad una formazione a 360 gradi.

L’impegno delle Nazioni più potenti del mondo a ridurre il debito verso i paesi più poveri, per 22 miliardi di dollari, il suo fiore all’occhiello nell’ambito dell’attivismo e dell’impegno sociale.

Con un volto rilassato e divertito, Jones si accomiata dalla platea, diretto verso l’Umbria Jazz, dove fa presagire che venerdì sera ci sarà da divertirsi e non poco. Per il suo 45° anniversario, Perugia sceglie grandi nomi: Quincy Jones, Gilberto Gil, Massive Attack, Chainsmokers, Pat Metheny, David Byrne, Gregory Porter. Il tutto nella cornice di una grande Kermesse che rimane un evento di indiscutibile fascino e importante coinvolgimento e prestigio, per gli artisti e per il pubblico.

JR.