Si apre un nuovo importante capitolo professionale per Ermal Meta. Autore di tanti brani di successo ed ex frontman della band La fame di Camilla, l’artista ha scelto di mettersi in gioco gareggiando nella sezione Nuove Proposte di Sanremo 2016 con il singolo “Odio le favole” tratto da “Umano” il suo primo album da solista. Sono 9 le tracce che compongono un lavoro che condensa un ottimo electro pop ed un impegno autorale che raccoglie tre anni di ispirazione. Scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Ermal Meta, “Umano” annovera anche le collaborazioni di Giordano Colombo ed Emiliani Bassi alla batteria, Lucio Enrico Fasino e Matteo Bassi al basso, Dario Faini al pianoforte, Riccardo Gilbertini, Marco Zaghi alla tromba, trombone e sax tenore e Feiyzi Brera alla stesura degli archi. «Tutto il disco l’ho scritto, arrangiato, prodotto e suonato. Per una volta volevo che quello che la gente sarebbe andata ad ascoltare fosse quello che io intendevo. Un prodotto di agricoltura bio, direttamente dal produttore al consumatore senza intermediario. Le tre parole che descrivono il mio cd, ‘Umano’, sono realismo, vita e lungo cammino. Questo è la musica per me, i musicisti sono dei maratoneti non degli sprinter e anche la vita è così. Io preferisco essere aderente a quello che vivo, i sogni magari ti fanno correre di più ma godere più lentamente quello che vivi, riesce a farti percepire meglio le sfumature», spiega Ermal Meta che, ad oggi, rappresenta uno dei cantautori più amati da giovani e meno giovani. La sua scrittura è fresca ma curata, i concetti sono essenziali eppure sono il frutto di una scrematura mentale che, solo dopo un lungo processo di raffinamento, vedono la luce amalgamandosi con una musica spesso concepita ancora prima delle parole stesse.
Se il singolo “Odio le favole” è ormai una hit di successo, è bene sottolineare che il brano racchiude l’interesse del cantautore verso la vita vera: “Anche una vita piccola è più originale di una grande favola. Mi affido al tempo che guarisce da ogni male dello spirito”, dice. La struttura imponente ed incalzante di “Gravita con me” incentra i cardini del brano nella concezione salvifica dell’amore all’interno di una dimensione esistenziale dispersiva. “Chissà dove finisce il mare, dove la gente traccia il suo confine oltre il quale non ci sono strade dove non chiudi gli occhi per sognare”, scrive e canta Ermal in “Pezzi di Paradiso”, tracciando le orbite di interrogativi pesanti come macigni ma raccontati con grazia e delicatezza. Un discorso a parte lo merita il brano “A parte te”, un arrangiamento molto particolareggiato, cesellato da una importante sezione di fiati, scandisce i frame di un racconto filmico scelto per definire i tratti di un sentimento incancellabile. Intensa, intima, autobiografica, essenziale la titletrack “Umano”: “Cerco il mio futuro e gli occhi di qualcuno. Uno, centomila, non c’è più nessuno”, inutile commentare parole che si raccontano da sole; e poi, ancora, “Se vomito parole poi pulisco tutto”: Ermal è così, in pochi versi riesce a veicolare la precisa definizione del nostro veleggiare in una nuvola di emotività spessa ma inconsistente.
Sulla stessa linea d’onda è la trama di “Volevo dirti” il cui nucleo è racchiuso in: “Viviamo insieme senza più pensare al domani, come ci viene, non è mai semplice ma vedremo insieme com’è”. Decisamente più frivola e meno impegnativa “Bionda”. Ermal sceglie lo stacco perfetto prima di introdurci nelle viscere di “Lettera a mio padre”: un brano duro, difficile in cui l’artista si mette a nudo rivelando le complesse trame di un doloroso rapporto padre –figlio. “E’ quando sulla schiena hai cicatrici è lì che ci attacchi le ali”, scrive Meta trasformando il dolore in risorsa. “Umano” si chiude con “Schegge”: un brano onirico, inafferrabile. Echi di matrice Floydiana lasciano fluttuare l’inconscio in un amalgama di emozioni contrastanti ed è per questo che “Umano” è un gran disco: riesce a far vibrare le corde dei sensi e far ribollire i pensieri liquidi.
Raffaella Sbrescia
Video: Odio le favole