Marco Mengoni live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Il “Mengoni Live 2015″è appena iniziato eppure fiumi di parole stanno già scorrendo da giorni per elogiarne bellezza, forma e contenuti. Marco Mengoni si conferma artista a tutto tondo con un concerto spettacolare, in grado di travolgere quello stesso Forum di Assago che lo accolse anche quando, nell’ormai lontano 2011, il cantautore cominciava ad affacciarsi sulla scena musicale italiana. Da allora ad oggi Mengoni ha saputo posizionare nel modo più giusto le tante tessere del suo pregiato mosaico vocale ed il risultato rispecchia appieno la grande versatilità della sua magica voce. Gremito in ogni ordine di posto ed incandescente, sia in senso metafisico che letterale, il Mediolanum Forum ha assistito allo svolgersi di una grande festa in cui l’autentico e reciproco affetto tra l’artista ed il suo pubblico hanno creato una catartica parentesi della durata di due ore.
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Con una lunga scaletta, composta da ben 22 brani, Marco ha ripercorso la propria discografia, più e meno recente, stravolgendo quelli che erano stati i cavalli di battaglia degli esordi e restituendo nuovo lustro ai brani di“Parole in circolo”, già doppio disco di platino. “Credo in chi non ha ancora una strada, non credo in chi le strade le distrugge. Non credo agli eroi, alla perfezione, agli sconti, ma credo al sogno, alla fatica, alle conquiste. Credo in chi lotta per i diritti degli altri”, dice Marco, in una nota preregistrata. Parlando proprio di conquiste, quella più grande per Mengoni è stata quella di una solida credibilità, frutto di un lavoro attento e meticoloso. Audace, coraggioso, futuristico e adrenalinico, così si presenta il nuovo show ideato da Mengoni per travolgere il proprio fedelissimo esercito, pronto a sostenerlo e a circondarlo di affetto in ogni singola circostanza.
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
La festa di Mengoni al Forum si apre subito con un brano di forte impatto emotivo quale è “Guerriero”. Il palco – di 200 mq – disegnato dallo stesso artista, sposa eleganza ed innovazione confermando uno stile ricercato ed essenziale al contempo. “Non me ne accorgo”, “Se sei come sei”, “Pronto a correre”, “Invincibile” scorrono via veloci, caricando, emozionando, smuovendo il pubblico a partire dalle viscere. L’emozione di chi segue Marco dagli esordi si fa incontenibile sulle note della controversa “Dove Si Vola”, una canzone che il cantautore ha voluto ricantare, a sorpresa, stravolgendone l’arrangiamento in una chiave che, pur regalando nuove suggestioni, non cancella il fascino di parole che legano i ricordi gli uni agli altri, come i titoli di una preziosa raccolta di racconti. A riempire gli occhi ci pensa anche l’innovativa applicazione per smartphone che, grazie alla sezione “Live”, si collega alla musica nel palazzetto e fa illuminare tutti i telefonini nello stesso modo, a tempo di musica.
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Non solo tecnologia ma anche tanti strumenti, quelli dei 9 musicisti, fra cui un’indovinatissima sezione fiati di tre elementi, diretti dal pianista Gianluca Ballarin, in grado di spaziare tra moderno pop elettronico, sonorità acustiche di pianoforte e chitarra per l’introduzione delle ballate e la classica old black music. Particolarmente coinvolgente la peculiare versione di “Llorona”, frutto della passione di Marco per il Messico ed il mondo latino, perfetta per introdurre “Solo”, uno dei brani, che, ad oggi, rimane uno dei più intensi della discografia di Mengoni. Fascinosa e suadente anche la nuova veste de “La valle dei re”, arricchita da una sublime coda strumentale e dall’assolo alla chitarra di Peter Cornacchia, senza trascurare la forza emotiva della vincente accoppiata composta da “20 Sigarette” e “Natale senza regali”. La svolta del concerto e, più in generale, della carriera di Marco è racchiusa nel geniale mash up di “I got the fear”: un momento di puro godimento. Una miscela musicale brillante, effervescente, tutta da ballare.
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Il continuo saliscendi di emozioni offerte da Marco non conosce soste e, col sopraggiungere di “Esseri umani”, cantata su una poltrona issata a 3 metri d’altezza, e de “La neve prima che cada”, le lacrime di commozione arrivano calde e spontanee. Il momento videogioco con Supermario, “Stanco” e l’energia di “Una parola” stemperano per un attimo la tensione ma con “l’Essenziale”, ormai grande classico di Mengoni, undicimila anime si uniscono per cantare a squarciagola quello che è ormai il manifesto mengoniano. Per il gran finale Marco sceglie l’intensità romantica di “ In Un Giorno Qualunque” e l’ esplosiva energia di “Io Ti Aspetto” per sigillare col sorriso una festa a cui si vorrebbe avere il piacere e la fortuna di partecipare ben più di una volta sola.
Raffaella Sbrescia
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Marco Mengoni live @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Dolce, appassionata, sensibile e romantica da un lato, forte, determinata e tenace dall’altro. Claudia Lagona, in arte Levante, dall’alto dei suoi 27 anni conquista il pubblico con “Abbi cura di te”, un nuovo intenso lavoro discografico che porta la firma di INRI e Carosello Records, in cui le dodici tracce che lo compongono lavano via le ferite e pagano per intero e senza mezzi termini il saldo con le sofferenze del passato. Ogni brano possiede una propria dimensione definita, una storia da raccontare, una ferita da rimarginare, uno scopo da raggiungere: la felicità. Arrangiamenti raffinati e sonorità ricercate sono il frutto della produzione artistica di Alberto Bianco, già operativo per “Manuale Distruzione” e regalano una sfumatura unica a ciascun pezzo.
Levante
Si comincia con “Le lacrime non macchiano”, un brano agrodolce profumato di pop-rock venato d’elettronica. Imbarazzo, disagio, incertezza, timore e rischio irrorano i versi di “Ciao per sempre” mentre la titletrack “Abbi cura di te” diventa un mantra da seguire, un focus su cui mantenersi concentrati: “Segui la parte sinistra, il battito lento, l’istinto che sia , segui le orme dorate, i cieli d’argento, non perderti via”, canta Levante, con semplicità e classe, con schietta malinconia dal gusto retrò. Più allegra e movimentata “Caruso Paskoski”, ispirata al film del 1988 di Francesco Nuti “Caruso Paskoski di padre polacco” che Levante vide in tv col papà. Romantica e sognante è, invece, “La rivincita dei buoni”, le cui sonorità strizzano l’occhio alle melodiche ballads anni ’50. Notevole il suadente groove della chitarra acustica folk di “Contare fino a dieci”. Commovente ed intensa “Finché morte non ci separi”, brano in cui Levante canta con la madre ripercorrendo le prime fasi della storia d’amore dei propri genitori. Amore, amore e ancora amore come in “Tutti i santi giorni” e soprattutto in “Lasciami andare”, prodotta dal compagno di Levante, Simone Cogo alias The Bloody Beetroots ed irrorata di affascinanti tocchi di elettronica. Divertente, ironica e spassosa “Pose plastiche”, un brano che non le manda di certo a dire e che demolisce i “sorrisi indossati all’occorrenza”. Forte e potente “Mi amo”: “mi amo e non importa se ridi di me, sì mi amo anche quando non so sopportarmi”, canta ferma e decisa Levante, salvo poi commuoversi intonando “Biglietto per viaggi illimitati”, il racconto poetico dell’addio al padre ferroviere, che chiude questo disco così come si concluderebbe un sogno malinconico e gioioso al contempo e che ci lascia sospesi in un limbo distante dal cinismo imperante del nostro tempo.
Ecco cosa ci ha raccontato Levante in occasione della presentazione alla stampa di questa mattina a Milano:
Qui parliamo di coraggio… tu ti rendi conto di essere coraggiosa, di aver intrapreso una strada che prescinde dai luoghi comuni della musica, che ti vede protagonista del palco insieme alla tua chitarra… come affronti questo tuo modo di essere?
Io non ho mai creduto di essere una persona coraggiosa perché in ogni cosa che faccio, ho sempre una paura incredibile però è anche vero che il coraggio senza paura non è coraggio per cui è anche giusto che ci sia una sensazione di debolezza, di fragilità. Credo di essere stata coraggiosa nello scegliere di essere felice e questo tipo di musica, insieme a questo tipo di percorso, mi fa stare bene; non ce n’è un altro che mi farebbe stare meglio di quello che sto facendo adesso.
Ti sei presentata come artista indipendente , quanto ci tieni a mantenere questo status e quanto ti preoccupa il passaggio in spazi più ampi sia televisivi che festivalieri?
Io non ho paura di questo. Spesso si tende ad associare l’essere indipendenti all’essere qualcosa di molto opposto al pop e non è così! Io sono molto pop, non sono molto distante dalla tv e dalle cose più “commerciali”. Spero di essere indipendente nelle scelte, vorrei essere sempre in grado di poter essere l’ultima persona a dare l’ultima parola, quella decisiva. Vorrei sempre poter contare tanto rispetto magari ad una major che mi vorrebbe avviare verso percorsi che non amerei fare.
Il mainstream implica una serie di scelte comunicative diverse…
Sì, eppure il mainstream mi mi scarta perché sono considerata un po’ borderline. Nel mondo la mia musica è pop, in Italia, invece, sono borderline…. Il mio esempio Carosello Records, una realtà indipendente molto forte, salda, con dei principi fermi, eppure di successo, per cui credo si possa diventare grandi senza svendersi.
Levante
Hai definito il tuo disco “l’Abbecedario della felicità”…come sei arrivata a questo percorso?
È stato tutto molto naturale. Ho scritto “Abbi cura di te” durante tutto il 2014, nell’ambito del “Manuale Distruzione tour” quindi avevo tantissime cose da dire proprio perché stavo facendo delle scelte molto forti, sia a livello personale che musicale. In queste 12 tracce parlo tanto di me poi ho stretto dei forti legami con tantissime persone che amo e che mi sono state molto vicine per cui ci sono anche dei racconti che non ho vissuto in prima persona ma che racchiudono una sorta di cammino verso la serenità, verso la voglia di essere felici. Fino a qualche anno ha, ho avuto un atteggiamento adolescenziale, mi crogiolavo nella tristezza poi, ad un certo punto, ho sentito l’esigenza di essere felice e la svolta è stata il saper scegliere. La felicità non la trovi dietro l’angolo, la felicità è dentro di te, nel momento in cui hai il coraggio di fare le scelte che ti portano ad esserlo, lo sei.
Continui ad avere esempi o punti di riferimento in ambito artistico –musicale oppure vai per la tua strada?
In questo periodo i miei lavori ricordano un po’ Leslie Feist poi c’è Carmen Consoli: tanti mi associano a lei e per me è un grandissimo onore poi mi rendo conto che siamo tanto diverse, sia nella scrittura che nel modo di vivere la musica e di farla, poi ci sono Cristina Donà, Janis Joplin, Alanis Morrissette e Mina.
Perché stai facendo fatica ad imparare i nuovi testi?
Da quando è esplosa “Alfonso” non mi sono mai fermata, sono sempre stata in giro con il tour, ho scritto il disco, siamo stati in Europa, in America, ho registrato il disco, ho iniziato subito la promozione e non ho avuto il tempo di studiare…giuro che mi preparerò meglio!
Parlaci del tuo rapporto con la Sicilia, della canzone in cui canti con tua madre nel disco e di quella che hai dedicato a tuo padre…
Ho una sorta di amore-odio con la Sicilia, l’ho lasciata all’età di 14 anni con mia mamma, valigia e chitarra, per sopravvivenza. Sono molto innamorata della mia terra, ci torno spesso, ho tutti i parenti paterni lì, la mia casa, i miei ricordi. Quando ci torno è sempre una sorta di capriola nel passato…
Ho sempre raccontato di mio padre, la sua scomparsa è stata la ferita più grande, la prima in assoluto per me. Anche in questo album c’è un brano che parla di lui ed è “Biglietto per viaggi illimitati”: sono figlia di un ferroviere e, quando lui è mancato, mi sono ritrovata con questa specie di scherzo del destino con questo biglietto per viaggi illimitati…La cosa amara è che quando lui mancò, l’unico posto in cui volevo raggiungerlo non era possibile da raggiungere per cui racconto di questo treno che non posso prendere. Per quanto riguarda mia madre, invece, finalmente ho raccontato una storia di cui mi vanto tantissimo fin da piccola: questa mamma sedicenne, un po’ pazza, che lega le lenzuola calandosi dal primo piano di casa, lasciando le finestre aperte a Torino, facendo ammalare la sorella con la febbre a 40. Il tutto per raggiungere il mio papà, che in quel periodo studiava ingegneria meccanica a Torino e che si era innamorato di questa ragazzina. L’idea più bella di questo disco è stata proprio quella di voler far cantare mia mamma. Inizialmente ero terrorizzata perchè non è facile ascoltare la propria voce in cuffia, in uno studio, essere intonati, precisi ed interpretare bene un brano. Lei però, superato il primo scoglio per l’ inevitabile emozione , è stata davvero bravissima.
E per quanto riguarda gli arrangiamenti?
Lo scorso maggio ho preso Alberto Bianco da parte e gli chiesto se gli andava di arrangiare anche questo nuovo lavoro; lui si è chiaramente emozionato, mi ha stretto forte e da lì è ripartito tutto. Alberto è stato davvero bravo perché, se per “Manuale Distruzione” ero stata un po’ assente per cappuccini e caffè dalle 9 alle 17, in “Abbi cura di te” sono stata, al contrario, molto presente e molto esigente. Insieme abbiamo comunque trovato un buon compromesso tra i suoni e tutto il resto ed il risultato mi soddisfa molto, soprattutto nel caso della titletrack del disco. Per quanto riguarda “Ciao per sempre”, l’arrangiatore è Ale Bavo, produttore torinese che ha anche curato la produzione delle voci. Ci sono stati anche i contributi degli elementi della mia vecchia band, tutti cantautori, artisti con dei loro progetti in cantiere. “Lasciami andare”, invece, è stata prodotta da The Bloody Beetroots e, anche se non avrei mai voluto questa collaborazione, perché sarebbe stato facile additarla, è nata in modo davvero molto naturale. Quando ha ascoltato questa canzone, Simone si è emozionato, ha insistito perché potesse farne una versione propria e, quando io e Alberto l’abbiamo sentita, abbiamo pensato che non esistesse una versione migliore di quella e quindi ce la siamo tenuta portando una ventata di elettronica nel disco, seguendo, tra l’altro, un mio antecedente avvicinamento al genere, senza perdere il legame con le origini.
Raffaella Sbrescia
A giugno prende il via il tour di Levante. Organizzato da OTRLive Srl, queste le prime tappe confermate:
6 giugno – Milano – Miami Festival
16 giugno – Bologna – Biografilm Festival
20 giugno – Sassocorvaro (PU) – Indietiamo Festival
26 giugno – Foresto Sparso (BG) – Forest Summer Fest
Ha appena compiuto vent’anni ma è già al centro dell’attenzione mediatica. Lui è Lorenzo Fragola, vincitore dell’ultima edizione di “X Factor”, scrittore ed interprete delle canzoni contenute in “1995”, il suo album d’esordio. Prima di cimentarci in un approfondimento relativo a questo nuovo talento italiano, ci siamo riservati di ascoltarlo più volte dal vivo per capire fino in fondo l’identità artistica di un giovane su cui sono state investite, a ragione, moltissime energie produttive. Dopo il lancio del singolo certificato doppio disco di platino per le oltre 60.000 unità acquistate negli store digitali e una partecipazione tra i “Big” a Sanremo (pur con un piazzamento a metà classifica, 10), Lorenzo si è concentrato nella realizzazione del suo primo disco, prodotto da Fausto Cogliati e Fabrizio Ferraguzzo, prendendo parte a diverse fasi di lavorazione dell’album e curandone anche gli arrangiamenti. Quello che colpisce di Fragola, pupillo di Fedez, è la già discreta capacità autorale, l’immediatezza empatica del suo cantato e la graziosa miscela pop in cui è riuscito ad incanalarsi in maniera piuttosto rapida.
Lorenzo Fragola
Entrando nello specifico dell’album l’iniziale “The rest”, traccia d’apertura del disco, è infarcita di sonorità british mentre “Best of me” marcia sulla stessa via con un po’ più di energia. Conquista consensi sempre maggiori “The reason why”, già lanciata ad X-Factor e doppio disco di platino, scritta da Fragola con Michelle Lily Popovic e Fausto Cogliati. Decisamente riuscita la versione acustica di “Dangerous” di David Guetta che, a metà disco, rappresenta, ad oggi, un’astuta scelta ritmica. Molto intenso il testo “ Who i am ?”, in netta contrapposizione con la spensieratezza di “ #fuori c’è il sole”. Tra gli autori anche Rebecca Ferguson per “Homeland”, “Nek” per “Da sempre” ed Ermal Meta per “La nostra vita è oggi”.
Lorenzo Fragola
I colpi in canna per Lorenzo Fragola son, dunque, tanti; 1995 è un disco in grado di essere apprezzato anche dai più schizzinosi e rappresenta un buon presupposto per spianare un percorso che sicuramente avrà diversi ostacoli da aggirare. Una sfida, quest’ultima, che Lorenzo si appresta ad affrontare con grinta e voglia di fare raccogliendo entusiasmanti consensi con il suo pop acustico, irrorato di soul bianco.
Raffaella Sbrescia
Gli appuntamenti live di Lorenzo Fragola:
28 Maggio Piazza Duomo – Milano per ”Radio Italia 3.0″, un momento dedicato ai giovani all’interno di “RadioItaliaLive – Il Concerto”.
LORENZO FRAGOLA – TOUR 2015
Ven 2 Ottobre – Roma, Atlantico
Sab 3 Ottobre – Napoli, Casa della Musica
Dom 4 Ottobre – Bari, Demodè Club
Ven 9 Ottobre – Padova, Gran Teatro Geox
Sab 10 Ottobre – Nonantola (MO), Vox Club
Lun 12 Ottobre – Milano, Alcatraz
Gio 15 Ottobre – Firenze, Obihall
Ven 16 Ottobre – Venaria Reale (TO), Teatro della Concordia
I Litfiba sono una realtà musicale italiana da guardare almeno una volta dal vivo per capirne la portata e la carica adrenalinica. Il carisma e la vibrante energia dell’incontenibile frontman Piero Pelù, unita alla sapiente maestria strumentale di Ghigo Renzulli, racchiudono l’essenza di un connubio artistico che tanto ha detto e tanto ha ancora da dire al pubblico, nonostante lunghi anni di lontananza. Oggi, a distanza di pochi giorni dai due concertii che i Litfiba hanno tenuto all’Alcatraz di Milano, ci troviamo ad approfondire, con lucida consapevolezza, il commento relativo al live di questo gruppo che ha riportato in auge il repertorio degli album “El diablo” (1990), “Terremoto” (1993), “Spirito (1994) e “Mondi sommersi” (1997), dando nuova linfa ai brani più rock e diretti della propria discografia. Accompagnati da Ciccio Li Causi al basso, Luca Martelli alla batteria, Sago Sagona alle tastiere e da pile di Marshall, i Litfiba si mostrano subito sul pezzo con “Resisti”, dedicato agli antifascisti del ’45, di oggi e, si spera, di domani.
Litfiba live @ Alcatraz ph Francesco Prandoni
Sonorità nitide e martellanti colpiscono i nuovi simboli del potere in maniera diretta e dichiaratamente schierata. Se a questo aggiungiamo il sit-in di protesta contro Expo 2015, invocato da Piero Pelù facendo sedere tutti i presenti dell’Alcatraz, siamo subito in grado di capire il mood dei due sold out consecutivi ottenuti dai Litfiba a Milano. Il buon rock stagionato e collaudato della band fiorentina non conosce pause ma è anche in grado di fermarsi per ricordare le vittime dei barconi della speranza e di emozionare il pubblico omaggiando Pino Daniele con una speciale versione di “Je so’ pazzo”. Il suono è muscolare, metallico, inarrestabile: riff, assoli e suoni monstre colorano e ravvivano canzoni vecchie quasi un quarto di secolo per la gioia dei fan della prima ora. Piovono dediche anche per Stefano Cucchi, Riccardo Magherini e per chi è stato “massacrato dentro la Diaz”, lo sloganistico Pelù scrive su un enorme cartello “Mafie merda” con la “e” di euro e la “a” cerchiata degli anarchici stimolando e smuovendo dall’interno i suoi “ragazzacci” per più di due ore ribadendo, in maniera incisiva, la forza e la compattezza di una realtà musicale solida e coinvolgente.
Anticonvenzionale, stimolante, carismatico. Angelo Branduardi è un artista unico all’interno dello scenario musicale italiano e, in quanto tale, ogni suo concerto rappresenta un evento degno di particolare attenzione. Quello di cui parleremo oggi è il live che l’artista ha tenuto al Teatro Bellini di Napoli nell’ambito del Camminando Camminando tour 2015, un percorso di musica e parole scandito da distinti momenti per diverse esperienze sensoriali. Ad accompagnare Branduardi in questo affascinante percorso sono Michele Ascolese chitarra elettrica, acustica; Stefano Olivato contrabbasso, basso, armonica a bocca; Leonardo Pieri tastiere, fisa; Davide Ragazzoni batteria e percussioni. La festa inizia con“Si può fare”:“si può fare, si può crescere, cambiare e continuare a navigare”, canta Branduardi, continuando con la meravigliosaGulliver, la cui melodia è ispirata dalla ballata Bretone“Ev Chistr ‘Ta, Laou!”, “Domenica e lunedì”, canzone tratta da una poesia di Franco Fortini, poi“La serie dei numeri”, ripresa di un canto popolare della Bretagna presente nella raccolta Barzhaz Breizh, e ancora“La ragazza e l’eremita”, “Il cantico delle creature”,”Il sultano di Babiloniae la prostituta” e “La predica della Perfetta letizia”.
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
“Confessioni di un malandrino” apre la seconda parte, lungo la quale in forma più acustica si inseguono le favole “La luna”, “Sotto il tiglio”, tratta da un lied tedesco, “Il dono del cervo”, “La favola degli aironi”, “La canzone di Angus il vagabondo”, dai versi di Yeats. Più vicini ai giorni nostri “Barbrie Allen”, “Rosa di Galilea”, da un brano dei Vangeli apocrifi e la bellissima “Lord Franklin”, sulla ricerca del passaggio a nord-ovest per il Polo, Colonne di Ercole di tutti i naviganti. Nelll’assolo di violino che chiude il concerto, Branduardi rivela le sue sfumature più recondite, rivelando, attimo dopo attimo, il risultato di un intreccio perfetto di sonorità complesse scaturite da semplici frasi riprodotte dall’eco. Elegantemente melodici anche i richiestissimi bis concessi da messèr Branduardi : “Cogli la prima mela”, arricchita dai un nuovissimo arrangiamento e“Cercando l’oro” lasciano il pubblico in febbricitante estasi: la diretta conseguenza di un’esperienza dalla valenza quasi mistica.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
Angelo Branduardi live @ Teatro Bellini Ph Luigi Maffettone
“La libertà è sacra come il pane”, canta Fabrizio Moro, in una delle sue canzoni ed oggi, 25 aprile, a poche ore di distanza dal suo bellissimo concerto tenutosi al Teatro Dal Verme di Milano, risulta particolarmente importante fare un’attenta riflessione su come certi temi appaiano spesso inflazionati nonostante siano assolutamente essenziali per il felice proseguimento della nostra esistenza. Lo sa bene Fabrizio che, della libertà, ne ha sempre fatto un manifesto personale e oggi che il suo “tour delle girandole” teatrale sta seminando una serie di meritati sold out, si gode ogni istante di un inaspettato stato di grazia artistico. Con questa nuova avventura live, iniziata subito dopo l’uscita dell’ultimo album di inediti (il settimo registrato in studio), dal titolo «Via delle girandole 10», Fabrizio si è dedicato ad una scrittura più intima, acustica, folk riversando una nuova e fresca linfa creativa nelle sua già nutrita discografia.
Nell’intima cornice del Teatro Dal Verme di Milano, l’artista ha coinvolto spettatori di tutte le età muovendosi tra vecchi e nuovi successi, melodie soft e ritmi scatenati con due ore di musica intense e coinvolgenti. Accompagnato da una pregevole band composta da ottimi musicisti come Marco Marini (chitarra), Danilo Molinari (chitarra), Alessio Renzopaoli (batteria), Fabrizio Termignone (basso), Claudio Bielli (tastiere) e Andrea Di Cesare (violino), Fabrizio spazia in lungo e in largo toccando tematiche socio-culturali particolarmente delicate senza trascurare il prisma delle variopinte emozioni umane. Ad aprire il concerto è il brano strumentale “Ciao Zì”, seguito dalla toccante “Buongiorno Papà”, in cui l’artista ripercorre il rapporto con suo padre dando vita ad uno show ad alto tasso emozionale, arricchito da un’intensa espressività e dalla sua inconfondibile timbrica vocale.
Fabrizio Moro live ph Roberta Gioberti
Canzone dopo canzone cresce e si fortifica l’intima sintonia tra l’artista ed il pubblico, in particolare durante il Medley Unplugged, in cui Moro, accompagnato solo dall’ottimo violino di Andrea di Cesare e dalle tastiere del bravissimo Claudio Junior Bielli, canta i suoi cavalli di battaglia: “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Pensa”, “Libero”, “Non importa”, “Sono solo parole”, “Acqua”. Il picco emotivo si raggiunge sulle note de “La partita”, dedicato, scritto, pensato in nome di un concetto semplice ma di grande importanza: Pace negli stadi. Guardare sullo schermo le immagini di Ciro Esposito e Gabriele Sandri, morti proprio a causa di una inspiegabile violenza in contesto sportivo, stringe il cuore in una morsa di dolore.
Il concerto prosegue e Fabrizio stempera i toni con episodi tratti da “L’inizio”, il disco pubblicato nel 2013. Molto belle anche “Io so tutto”, brano incentrato sulla figura di Giulio Andreotti, “L’Italia è di tutti”, accompagnata dall’affettuosa scenografia dei fans, armati di palloncini tricolore, “I remember you” che indirizza il sound verso una venatura più rock. “Da una sola parte” e “Parole, rumori e giorni” sono i brani che, forse più altri, lasciano un segno più profondo sulla pelle, lasciandoci in balìa dello stupore e della meraviglia per cotanta profonda sensibilità. A chiudere questa bellissima festa di volti, voci, note ed emozioni è un’ultima dolcissima dedica, si tratta di “Babbo Natale esiste”, brano che Fabrizio ha scritto per suo figlio e che lascia nei nostri cuori la ferma sensazione che questo cantautore ha davvero raggiunto uno stadio di maturità tale da consentirgli, di diritto, l’accesso nel mondo dei grandi della musica italiana.
Raffaella Sbrescia
SETLIST:
“Buongiorno papà”
“Tu”
“Respiro”
“E’ solo amore”
“Io so tutto”
“L’illusione”
“Alessandra sarà sempre più bella”
“Sei andata via”
“L’eternità”
Medley acustico: “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Libero”, “Pensa”, “Non importa”
“Sono solo parole”
“Acqua”
“La partita”
“L’Italia è di tutti”
“I remember you”
“Da una sola parte”
“Un’altra canzone per noi”
“Parole, rumori e giorni”
ENCORE:
“L’inizio”
“Sono come sono”
“Il vecchio”
“Babbo Natale esiste”
Hanno la musica nel sangue, il loro repertorio è completamente trasversale e sul palco la reciproca alchimia è palpabile. Loro sono i Pentatonix: il quintetto vocale made in USA, vincitore del talent della NBC “The Sing-Off”, si è esibito in concerto al Fabrique di Milano lo scorso 14 aprile riscuotendo un fortissimo successo da parte del pubblico. La formula vincente dei Pentatonix è racchiusa in un irresistibile mix di successi pop riarrangiati con stile e personalità. Originari di Arlington, Texas, Scott Hoying, Kirstie Maldonado, Mitch Grassi, Avi Kaplan e Kevin “K.O.” Olusola hanno consolidato un sound riconoscibile attraverso i loro straordinari rifacimenti a cappella di alcune tra le maggiori hit contemporanee che, tra le altre cose, gli hanno fruttato persino la vittoria di un Grammy per il Best Arragement Instrumental or A Cappella. Voci che si mescolano, sguardi che si intrecciano e travolgenti beatbox creano la melodia e racchiudono il fulcro dello spettacolo live. Dal basso di Avi Kaplan fino al falsetto di Mitch Grass, la grinta di Kristle e l’adrenalina di Scott Haying per finire con il talentuosissimo beatboxer Kevin Olusola, la cassa armonica dei Pentanonix è completa ed il risultato è una coinvolgente festa di suoni e colori.
Sold out da mesi, l’evento ha subito preso la piega di un incontro intimo, in cui il pubblico ha avuto la possibilità di interagire con i propri beniamini a più riprese. Particolarmente divertente il momento in cui i cinque hanno coinvolto con loro sul palco una delle irriducibili fan in prima fila dedicandole persino una canzone. In due ore di pura voce, i Pentatonix hanno scalato anche le vette più insidiose del pentagramma passando da brani molto ritmati ad altri più intimi passando da “Papautai”, “La La Latch”, a “Rather Be”, “See Through”, “On my way Home” e tantissime altre canzoni famosissime. L’attimo fuori dagli schemi è stato offerto dal particolare assolo di Kevin Olusola che ha presentato un proprio brano strumentale al violoncello elettrico, senza rinunciare alla consueta ritmica del beat box. Sul finire del concerto Mitch Grassi ha anche annunciato l’arrivo di PTX – versione italiana che uscirà in esclusiva per l’Italia il prossimo 24 aprile e che rappresenta, in sintesi, l’ultimo step prima del nuovo atteso lavoro di inediti del gruppo, sempre più intenzionato a mettersi alla prova su canzoni ed arrangiamenti di propria manifattura.
Da martedì 14 aprile è disponibile “Giro del mondo” l’album live che conterrà tutte le emozioni del “Mondovisione Tour”, tra date in Italia e nel resto del Mondo, oltre a 4 brani inediti. Il disco si trova sia in formato standard (doppio cd +dvd), che in formato deluxe (triplo cd + doppio dvd oppure triplo cd + blu-ray) e nelle versioni digitali.
Tra i 4 brani inediti contenuti in “Giro del Mondo” ci sono il primo singolo, già in rotazione radiofonica, “C’è sempre una canzone” e“A modo tuo”: entrambi sono brani scritti dal Liga e interpretati rispettivamente da Luca Carboni e Elisa. Questi brani vengono adesso riproposti, totalmente riarrangiati, in un’inedita e imperdibile versione.
“I campi in aprile” e “Non ho che te” sono i titoli degli altri due brani inediti che sono contenuti in “Giro del mondo” e che completano un progetto pensato per imprimere i punti più importanti di un percorso fitto di successi e grandi soddisfazioni per un artista che non smette di sorprendere il suo pubblico.
Le foto del concerto di Ligabue al Palamaggiò di Caserta – Ph Luigi Maffettone
Milano riabbraccia l’israeliano Asaf Avidan: il cantautore si è esibito lo scorso 12 aprile sul palco dell’Alcatraz per presentare il suo ultimo album di inediti “The Gold Shadow” con una performance di quelle che non si dimenticano facilmente. Quella sua vocalità così speciale, così graffiante, così ambigua, così emozionante ha ipnotizzato i numerosi spettatori accorsi all’evento. Quel suo timbro androgino, quelle sue parole tanto cariche di pathos e i significati intensi delle sue canzoni hanno ammansito anche i più distratti, canalizzando le energie di tutti in un biunivoco flusso di scambi emotivi. Un ‘atmosfera unica, dall’equilibrio fragile, proprio come un raro e difficile incantesimo. Al centro di questa dimensione parallela, non solo Asaf ma anche la sua particolare band, caratterizzata da una forte percentuale femminile. Pronti ad interagire tra loro per valorizzare ogni accordo o parola, Avidan e la sua band hanno conquistato il pubblico lentamente ma inesorabilmente, fino ad arrivare al tripudio finale. Cuori di tutte le età si sono intrecciati negli angoli più bui di parole ora urlate, ora sussurrate, ora cacciate fuori poco prima di annaspare affogando nel marasma dei sentimenti umani.
Asaf Avidan live @ Alcatraz Ph Francesco Prandoni
Dall’alto dei suoi numerosi live in tutto il mondo, Asaf sfoggia una nuova maturità artistica ed una notevole presenza scenica, perfetta per enfatizzare ogni singolo frame dei brani proposti in scaletta. Sinuoso e carezzevole, il suo canto è un balsamo per l’anima: si va “Over my head” a “Let’s just call it fate”, a “Ode to my Thalamus” a “Her lies, a “Different Pulses”; Asaf scava nel proprio passato regalandogli una nuova veste ricca di dettagli ed innesti importanti. Particolarmente riuscita la versione live di “The jail that sets you free” ed il cammeo voce e piano con la title track “The Gold Shadow”. Un cenno speciale va alla struggente “A part of this” mentre il fascino assoluto della celeberrima “Reckoning song” non accenna a spegnersi, anzi, con il tempo si fa sempre più strada la certezza che la rivisitazione di questo brano rappresenti il modo migliore per assaporare fino in fondo l’essenza di una voce unica al mondo come quella di Avidan. Sul doppio encore a fine concerto, l’artista ha appassionatamente ringraziato la sua band e tutto il suo staff dopo aver suonato insieme sui palchi di tutto il mondo, si è divertito ad interagire con il pubblico come poche altre volte prima ed infine ha letteralmente fatto scatenare tutti i presenti sulle note di “Hangwoman” fino all’affondo finale con un acuto da brividi, testimonianza metafisica di un talento che va oltre ogni definizione possibile.
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Lo scorso 9 aprile, a Napoli, si è tenuto l’atteso concerto di Eduardo De Crescenzo. ’Essenze Jazz Event’ è il titolo dell’evento, organizzato dalla International Music and Arts S.r.l, che ha riempito il Teatro Palapartenope. Accompagnato da musicisti di eccezionale rilevanza internazionale come Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Stefano Sabatini al piano, Daniele Scannapieco al flauto e sax, Marcello Di Leonardo batteria, Lamberto Curtoni al violoncello e con ospiti del calibro di Enrico Rava alla tromba e Ednar Castaneda geniale arpista colombiano, Eduardo De Crescenzo ha curato ogni minimo dettaglio di questo concerto ispirandosi al suo ultimo riuscitissimo lavoro discografico, intitolato proprio come il tour “Essenze Jazz”. Il poeta e musicista dell’anima ha propostto al pubblico una nuova e più intensa interpretazione della sua discografia intima, complessa e sofisticata. L’arrangiamento in chiave jazz ha dotato di nuovo smalto i brani storici dell’artista rendendoli elegantemente ritmati, con ampi spazi per le sfumature e le improvvisazioni, vero e proprio surplus ultra dell’intero progetto. Particolarmente riuscita anche la scelta di inserire strumenti come l’arpa ed il violoncello, pur vincolati al ritmo jazzistico. Notevole anche il contributo del maestro Enrico Rava, il quale ha eseguito preziose note, con il suo inconfondibile stile di impennate e gorgheggi. Pubblico in ovazione per un evento che segna il ritorno in grande stile di un cantautore raffinato che la musica leggera mondiale ci invidia.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
Eduardo De Crescenzo live @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone
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