Laura Pausini presenta “Simili”: “Stavolta canto le storie di tutti”. Le dichiarazioni della conferenza stampa

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A quattro anni di distanza da “Inedito” e a due dalla raccolta “20. The greatest hits”, Laura Pausini pubblica “Simili”. il dodicesimo  album di inediti sarà pubblicato in tutto il mondo il 6 novembre 2015 per Atlantic-Warner Music in versione italiana e spagnola e distribuito in oltre 60 paesi. Quindici canzoni registrate in sette studi di registrazione sparsi in giro per il mondo (tra l’Italia, gli Stati Uniti, la Spagna, l’Inghilterra e la Repubblica Ceca) con cui l’artista torna sulla scena musicale in una veste nuova. Il titolo dell’album “Simili” racchiude due significati diversi e contrastanti ovvero uguaglianza e diversità, il nostro essere uguali e differenti al contempo. «Tutto è nato mentre mi trovavo all’ambasciata americana a Roma per fare il visto per venire a lavorare a Miami» – ha spiegato Laura alla stampa italiana durante la video conferenza stampa che si è tenuta ieri pomeriggio a Milano in diretta streaming da Miami, dove la cantante sarà impegnata in qualità di giudice nel nuovo talent show di Simon Cowell “La Banda” insieme ad Alejandro Sanz e Ricky Martin. «Ho fatto l’impronta digitale e al mio fianco avevo persone che facevano lo stesso gesto – ha continuato – Questa cosa mi ha colpito e mi è subito venuta in mente la parola simili, che può significare sia uguale che diverso.  Così ho subito chiamato Niccolò Agliardi, con cui collaboro già da diverso tempo,  per iniziare a scrivere questo nuovo disco. È la prima volta che non faccio un album completamente autobiografico, ha raccontato la Pausini come un fiume in piena – Stavolta  canto storie che sono state pensate e scritte da altri autori e che io ho deciso di interpretare, calandomi al loro interno».

Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede

Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede

In effetti “Simili” è un album molto eterogeneo, le canzoni percorrono direzioni sonore diverse passando dalle ballads in puro stile Pausini a brani più pop-rock, da pezzi dall’impronta classica fino ad arrivare ad una canzone reggaeton come ‘Innamorata’. «Da quando sono diventata madre sono diventata più libera, curiosa di conoscere le storie di altri. Alcune canzoni sono nate proprio leggendo storie di alcuni ragazzi su Facebook, altre hanno visto la partecipazione di colleghi speciali  quali Biagio Antonacci, Jovanotti e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Biagio ha scritto tre canzoni tra cui “Lato Destro Del Cuore”, una canzone che ha un significato importante oggi. Ha una scrittura italiana, poetica, con richiami musicali che mi ricordano gli anni Sessanta della musica italiana» – ha spiegato Laura. Tra le più canzoni più importanti dell’album c’è “È a lei che devo l’amore”, sempre scritta da Biagio Antonacci. «Questa canzone in realtà non era per me ma era dedicata a una donna. Già dal titolo ho pensato che fosse la canzone più adatta per descrivere quello che ho scoperto in questi due anni da quando sono diventata mamma di Paola – ha aggiunto Laura -Biagio, che è anche padrino di mia figlia, ha adattato la canzone per lei. Durante un pomeriggio eravamo solo io, lei e il mio compagno Paolo che suonava la chitarra. Ho preso in braccio Paola e abbiamo registrato il brano noi tre insieme. L’ho mandato a Biagio per ringraziarlo e mi ha convinto a pubblicarla esattamente così com’era. Abbiamo deciso di coinvolgere la bambina anche nel videoclip della canzone perché, dato che in alcuni Paesi del mondo manca una legge che tutela la privacy dei bambini ed erano già girate tante fotografie di mia figlia,  volevamo  mostrarvi cosa e come siamo noi in realtà», ha spiegato l’artista.

Laura Pausini ph Jaume De Laiguana

Laura Pausini ph Jaume De Laiguana

Un’altra firma importante in “Simili” è quella di Jovanotti che ha scritto “Innamorata”: «Lorenzo è venuto più volte a casa mia per farmi ascoltare le sue idee. Quando ho ascoltato “Innamorata” è stata una botta per me. L’ho trovata subito mia per il significato e ha rappresentato un stimolo musicale nuovo». Il terzo big è Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro: «Quando anni fa ascoltai “Niente”, la canzone che Giuliano ha scritto per Malika Ayane, gli mandai un messaggio chiedendogli quando avrebbe scritto qualcosa di speciale anche per me. Dopo diversi mesi di silenzio, mi è arrivata una sua mail con “Sono Solo Nuvole”, in una versione cantata da lui piano e voce. Gli ho chiesto di essere produttore e arrangiatore di quella che reputo una delle canzoni più belle che io abbia mai cantato. Mi ricorda Modugno ma allo stesso tempo anche la modernità della scrittura di oggi». Tra le altre firme che compaiono in “Simili” ci sono ovviamente quella di Niccolò Agliardi, che ha scritto Simili, Chiedilo al Cielo, Il Nostro Amore Quotidiano, Per La Musica, Ho Creduto a Me e Colpevole, L’Aura: «Mi ha aiutato nella stesura musicale della mia prima vera canzone dance e ha scritto “Lo Sapevi Prima Tu”, dedicata a mio padre,  e “Io C’Ero”». Spazio anche al giovane Tony Maiello, concorrente del primo X Factor e vincitore di Sanremo Giovani  che ha scritto “200note”.

Un discorso a parte lo merita il brano intitolato “Per la musica”, il primo featuring al mondo con 28 fan provenienti da 17 paesi: «Abbiamo coinvolto i fan iscritti al mio FanClub (www.laura4u.com, ndr) chiedendo a chi di loro chi suonasse uno strumento  di mandarci un video su una base che abbiamo fornito noi. Loro non sanno che hanno suonato questa canzone. Non hanno mai ascoltato il brano intero e, proprio per questo, non vedo l’ora di vedere le loro reazioni – ha raccontato Laura, entusiasta. Hanno partecipato al video collettivo anche alcuni fan che hanno partecipato alle giornate di Roma e Milano per il lancio dei biglietti delle date negli Stadi del prossimo anno – ha specificato l’artista. Tra le tracce più apprezzate c’è la title track “Simili”, in lizza come prossimo singolo estratto dall’album e sigla della prossima stagione di Braccialetti Rossi, fiction di RaiUno molto amata dal pubblico e dalla stessa artista che, il prossimo 14 novembre presenterà “Simili” su Rai Uno alle 20.30, insieme a Biagio Antonacci, Lorenzo Jovanotti e Giuliano Sangiorgi. «Questa sarà una cosa gigante – ha raccontato Laura- l’Italia non è abituata a dare spazio a nuova musica, mi rendo conto che mi è stato dato un posto molto privilegiato. Ci tengo a ringraziare RaiUno e Giancarlo Leone per avermi proposto questo progetto e avermi dato  questa opportunità. Canterò canzoni non conosciute, sarà, in effetti la prima presentazione live del disco».

Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede

Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede

La cantante ha anche parlato di Sanremo: «Sono stata invitata da Carlo Conti a co-condurre il Festival  ma non ho potuto accettare per problemi di tempo. Sarò in America fino a gennaio e non posso prepararmi in una sola settimana. Se un giorno ritornerà questa occasione, voglio prepararmi in settimane/mesi. Ho accettato però l’invito di andare a cantare come ospite e, solo a pensarci, mi vengono problemi di salivazione.  Non so ancora in che data sarò sul palco e che spazio mi sarà dato. Di sicuro posso dire che dopo esserci stata 4 volte,  sarà più emozionante tornare lì che cantare sul palco dei Grammy. Quel palcoscenico mi ha sempre spaventato», ha confessato Laura. Continuando la parentesi dedicata al mondo televisivo la Pausini ha raccontato: «Tutti i talent italiani (Amici, The Voice e X Factor) mi hanno chiamata dopo che avevo già firmato il contratto con i talent delle altre nazioni. Non ho accettato perchè dopo Stasera Laura su Rai Uno, mi è stato chiesto di pensare ad una possibilità di avere un programma tutto mio. Non ho ancora dato l’ok alla Rai ma ci sto seriamente pensando su. Da gennaio sarò per sei mesi in Italia e potrò valutare concretamente tutte le ipotesi».

Un importante progetto che accompagna e completa “Simili” è, inoltre, “Simili – Short Film” con tutti i videoclip, inseriti in un vero e proprio cortometraggio (diretto da Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni per Sugarkane) di cui Laura è protagonista e che include una breve anteprima dei 15 videoclip girati per questo progetto che sarà nella versione deluxe dell’album. Attenta da sempre al ruolo chiave che ricopre la comunicazione visiva nel nostro tempo, Laura ha voluto realizzare un diverso clip per ognuna delle 15 tracce di “Simili”, il risultato è un racconto per immagini che passa attraverso 15 diversi mondi, ognuno specchio e metafora di ciascun brano.

Per quanto riguarda il discorso live, c’è grande attesa per le tre date negli stadi di giugno 2016: Laura sarà il 4 giugno a Milano, l’11 a Roma e il 18 a Bari: «Faremo uno spettacolo che mostrerà tutto il mio entusiasmo. Le date italiane sono le uniche fatte all’interno di stadi e avranno una scenografia e scaletta diversi dal resto del tour» - ha concluso la Pausini – dimostrando ancora una volta grinta, entusiasmo e un’immensa voglia di fare perché: «La fortuna che ho me la devo meritare e devo lavorare al massimo».

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

01 LATO DESTRO DEL CUORE

02 SIMILI

03 200 NOTE

04 INNAMORATA

05 CHIEDILO AL CIELO

06 HO CREDUTO A ME

07 NELLA PORTA ACCANTO

08 IL NOSTRO AMORE QUOTIDIANO

09 TORNERO’ (con calma si vedra’)

10 COLPEVOLE

11 IO C’ERO (+ amore x favore)

12 SONO SOLO NUVOLE

+ S I M I L I

13 PER LA MUSICA

14 LO SAPEVI PRIMA TU

15 E’ A LEI CHE DEVO L’AMORE

Video: Lato destro del cuore

“De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto”: tutte le dichiarazioni di Francesco De Gregori in merito al nuovo album

De Gregori canta Bob Dylan-Amore e Furto_cover_b

Esce oggi “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto” (Caravan/Sony Music) il nuovo atteso lavoro di Francesco De Gregori. Prodotto da Guido Guglielminetti, il lavoro comprende 11 brani di Bob Dylan tradotti e reinterpretati con amore, passione e meticolosa attenzione. Un amore che ha spinto De Gregori a studiare a fondo il lavoro del menestrello di Duluth, fino a scegliere brani assolutamente non scontati. «Ho solo tradotto fedelmente. Sono sempre stato appassionato alla traduzione di canzoni. A scuola, ad esempio, mi divertivo tantissimo a tradurre le versioni dal latino all’italiano. La scelta delle canzoni non è stata architettata freddamente. Molto più semplicemente certe canzoni si sono parate davanti presentandosi come traducibili altre, invece, non hanno trovato l’aggancio linguistico necessario» – ha spiegato De Gregori ai giornalisti affamati di spiegazioni ed approfondimenti durante la conferenza stampa di Milano. «Sono legato a Bob Dylan da sempre, è stato uno dei miei punti di riferimento principali. Dylan ha fatto in musica quello che gli impressionisti hanno fatto nel mondo dell’arte: ha scardinato il concetto di prospettiva. Il suono è la parola chiave, un suono così poco allineato con il resto non mi ha mai lasciato indifferente. Quando ero adolescente e cominciavo appena ad approcciarmi alla chitarra mi lasciavo conquistare dalle note e nel frattempo facevo grossi sforzi col dizionario alla mano per capire i testi in inglese», ha raccontato il cantautore.

Francesco De Gregori

Francesco De Gregori

«In questo lavoro non mi sono preoccupato delle tematiche, la scelta è stata dettata dalla piacevolezza sonora. Chiaramente il testo è importante ma il fascino di una canzone risiede assolutamente nel suono. Ho passato lunghe settimane ad arrovellarmi sui testi e, durante questa meticolosa fase di lavorazione, non mi è mai venuto spontaneo di andare a toccare i grandi classici. Nella mia testa prefiggevo un tracollo di significato e drammaticità nel passaggio dall’inglese all’italiano. Ristabilire la metrica italiana su quella inglese è stato uno dei problemi più belli da affrontare. La lingua inglese è più stringata, più sintetica sono stato costretto a saltare dei versi. Nella metrica italiana tutto quello che Dylan dice in inglese non ci può stare. Gli arrangiamenti sono molto vicini agli originali. Sarebbe stato stupido cambiare qualcosa che mi piaceva – ha aggiunto – Alcuni non sono stati possibili come nel caso di “Desolation Row”. Riprodurre a freddo  una registrazione fatta alle tre di notte a San Francisco non mi sembrava possibile, non è che non ci abbia provato ma proprio non veniva niente fuori quindi mi sono spostato su un arrangiamento diverso. Il testo più difficile da tradurre è stato “Dignity”, soprattutto la prima strofa. Ne ho realizzato almeno dieci stesure, stavo per gettare la spugna quando alla fine ho optato per una semplice traduzione letterale. Nel caso di “Subterranean homesick blues” mi sono divertito a scoprire una metrica da rapper scegliendo una parola di cinque sillabe come seminterrato per la traduzione. In sostanza – ha sottolineato –  non sono intervenuto storcendo le cose in un senso o in un altro . Ci tengo molto al concetto di “fedeltà”. Avevo il terrore di mettere qualcosa di mio, sono sicuro di averlo evitato. Io sono De Gregori , se voglio dire qualcosa, la scrivo nelle mie canzoni. Se avessi detto qualcosa di mio usando le canzoni di Dylan, avrei reso un pessimo servizio a me e a lui».

Francesco De Gregori

Francesco De Gregori

«“Amore e furto” è il titolo di un Lp di Dylan “Love and theft”. In quel disco Bob aveva inserito cose che aveva copiato o rubato dichiarandone l’ origine. Visto che il mio nome viene spesso accostato a quello di Dylan, stavolta lo faccio io, ufficialmente», ha spiegato De Gregori. La cover del disco invece nasce dal caso: «L’effigie mi piace, l’ha trovata Flora Sala mentre cercava un possibile sfondo che potesse andare bene; alla fine abbiamo scelto questo». In previsione del nuovo tour alle porte il cantautore ha svelato: «Per il tour ho l’unica certezza che queste 11 canzoni saranno parte di un unico momento, non avrebbe senso disperderle all’interno della scaletta. Vorrei mantenere il concetto di unitarietà del disco. Eseguirò anche canzoni che andranno oltre i 3 minuti, voglio scardinare questo clichè». Infine una curiosità: «Mi piace il Dylan con la band, quello elettrico. Quello acustico è più difficile da seguire, anche in quel caso è un impressionista – ha confessato Francesco De Gregori – Trovo sorprendente che in questo ultimo tour Bob  Dylan scelga di eseguire sempre la stessa scaletta. Solitamente la cambia ogni sera, a scapito della resa delle canzoni, provate solo all’ultimo. Ho sempre apprezzato quelle piccole imperfezioni ma con questo nuovo modo di fare, il pubblico ha l’occasione di godere della cura dei particolari e della totale assenza dei vuoti di suono» – ha concluso il cantautore.

Raffaella Sbrescia

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Ecco la tracklist di “Francesco De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto”:

Un angioletto come te (Sweetheart like you)

Servire qualcuno (Gotta serve somebody)

Non dirle che non è così (If you see her, say hello)

Via della povertà (Desolation Row)

Come il giorno (I shall be released)

Mondo politico (Political world)

Non è buio ancora (Not dark yet)

Acido seminterrato (Subterranean homesick blues)

Una serie di sogni (Series of dreams)

Tweedle Dum & Tweedle Dee (Tweedle Dee & Tweedle Dum)

Dignità (Dignity)

Video:

Stasera alle ore 21.10 andrà in onda in prima visione su Sky Arte HD “AMORE E FURTO – De Gregori canta Dylan”, monografia sull’artista e il suo nuovo album.

Le date dell’Instore tour:

3 novembre – TORINO – La Feltrinelli (Stazione Di Porta Nuova) – ore 18.30

4 novembre – GENOVA – La Feltrinelli (Via Ceccardi, 16) – ore 18.30

5 novembre – BOLOGNA – La Feltrinelli (Piazza Ravegnana, 1) – ore 18.30

6 novembre – FIRENZE – La Feltrinelli (Piazza della Repubblica, 26) – ore 18.30

7 novembre – ROMA – La Feltrinelli (Via Appia Nuova, 427) – ore 18.30

8 novembre – NAPOLI – La Feltrinelli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23) – ore 18.30

9 novembre – BARI – La Feltrinelli (Via Melo, 119) – ore 18.30

Francesco De Gregori sarà in tour da marzo nei principali club e teatri italiani, queste le date: il 5 marzo all’Atlantico Live di ROMA, l’8 marzo al Teatro Augusteo di NAPOLI, il 9 marzo al Teatro Team di BARI, l’11 marzo al Teatro Metropolitan di CATANIA, il 12 marzo al Teatro Golden di PALERMO, il 15 marzoal Teatro Colosseo di TORINO, il 17 marzo all’Obihall di FIRENZE, il 19 marzo al Teatro Carlo Felice di GENOVA, il 20 marzo al Teatro Regio di PARMA e il 23 marzo all’Alcatraz di MILANO. I biglietti saranno in vendita a partire dalle ore 16.00 di oggi, giovedì 29 ottobre, su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali (per info: www.fepgroup.it).

È disponibile in tutte le librerie e nei book store digitali la riedizione del volume fotografico “FRANCESCO DE GREGORI. GUARDA CHE NON SONO IO”(Edizioni SVPRESS), arricchita di contenuti multimediali inediti. Questa nuova edizione, a cura di Silvia Viglietti e Alessandro Arianti, è infatti impreziosita da un documentario esclusivo con immagini e contenuti backstage direttamente dal “VIVAVOCE tour” di Francesco De Gregori. Uno sguardo originale e inaspettato sull’artista attraverso il racconto di viaggi, dischi, concerti, backstage, incontri.

 

Hitstory, Gianna Nannini racconta la sua meravigliosa carriera come fosse una favola.

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Esce oggi 30 ottobre “Hitstory”, la grande collezione di successi di Gianna Nannini. Nell’album brani della storia, sei brani inediti e Un’estate italiana remake che annunciano il nuovo corso artistico della cantautrice di Siena: gli arrangiamenti sono molto più scarni e la straordinaria voce di Gianna è sempre più centrale per introdurci al nuovo universo creativo dell’artista, per presentarci il sound dello stil novo. Edita per Sony Music, Hitstory sono 32 brani nella versione standard e 45 brani nella versione Deluxe, che contiene anche il Giocagianna con il tabellone che riprende il simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, da lui gentilmente concesso per dare forma al percorso visivo che ripercorre attraverso le immagini la straordinaria carriera della rocker italiana più celebrata all’estero.

“I tre album di Hitstory versione Deluxe compongono un trittico della mia storia di successi, a cui ho voluto aggiungere sei brani inediti e Un’estate italiana remake – rivela Gianna – È la storia della mia musica che si affianca alla storia di alcune delle più belle canzoni italiane che ho proposto da poco con Hitalia. Per creare un continuum con l’album precedente, dedicato alla storia della grande canzone italiana, per Hitstory ho voluto le canzoni che hanno avuto più successo ma anche quelle che ho scritto e che mi piacciono particolarmente.” Hitstory, segue il grande successo di Hitalia (triplo disco di platino) ed è la favola di una grande artista. La storia di una ragazza rock e piena di talento che negli anni con la sua voce unica, con la sua musica frutto di una costante ricerca di nuove sonorità, e con i suoi testi, ha conquistato il pubblico di tutta Europa. “Ho deciso di raccontare la mia storia “da viva”. Spesso queste operazioni si fanno “da morta”. E perché? La mia è una bella storia e la voglio poter raccontare io, da viva.”

Gianna Nannini

L’album si apre con “Vita Nuova”, scritta da Gianna con Pasquale Panella il brano è un appello, un manifesto di come si vive l’amore oggi, la fotografia della tendenza a “stil-novizzare” i nostri sentimenti. “È un canzone che riflette molto il momento che vivo, e anche la mia Vita Nuova di rockstar e di mamma. È un esempio di romanza Pucciniana nel mio stile. L’ho scritto con la collaborazione di Pasquale Panella, un poeta dei nostri tempi. Pasquale è uno che non ha paura della melodia e innesca sempre nella linea melodica del brano, dei versi che esaltano la musica e la voce.” Il clima musicale cambia completamente con “Tears”, il secondo nuovo inedito di Hitstory in perfetto stile Nannini sui rapporti che si interrompono, che lasciano lacrime “sole”. Tears scritta da Gianna, che in questa occasione torna a collaborare con Isabella Santacroce, già dal primo ascolto risulta quasi una colonna sonora di un film dove si riflette e si soffre sulla perdita di un rapporto tra due persone. “Tears è quel non confrontarsi, quel tenere chiuso tutto dentro; è il bloccare le nostre emozioni, che porta all’incomprensione, ad abbandonare le cose belle, a cercare la solitudine.”

“Amica mia” dopo il successo di Nostrastoria (Inno, 2013) segna una nuova occasione di collaborazione con Tiziano Ferro, ed è una canzone dedicata al grande tema dell’amicizia, alla solidità di un rapporto che ti consente di infondere fiducia a un’amica o a un amico, qualunque sia la sua condizione. Amica mia parla anche della bellezza della diversità tra le persone. Del fascino di imparare ad amare le proprie differenze. “Originariamente si chiamava “Sei” nel senso dell’accettazione di se stessi, di capire chi siamo, di accettare le nostre differenze, e di non sentirsi soli per questo. È un concetto che ho voluto condividere con Tiziano Ferro che col suo speciale linguaggio ha dato un valore aggiunto alla canzone”.

Gianna Nannini

Gianna Nannini

“Mama”, il quarto inedito del progetto, è in tutti i sensi un’opera d’arte. Nella sua forma originaria era la “scultura vocale” che dialogava con l’opera di Michelagelo Pistoletto nell’installazione Terzo Paradiso – Mama, proposta in occasione di varie esposizioni nazionali ed internazionali. Ora per HITSTORY, Mama si sviluppa e diventa una vera e propria canzone. “Mama è il mio sguardo verso l’infinito della nostra musica, è una canzone che deve incoraggiare la nostra esistenza nel meraviglioso mediterraneo dove abbiamo la fortuna di vivere e di essere nati. In questo momento di forte immigrazione il bacino del mediterraneo è strategico nella nostra crescita culturale. È un fatto importante che spesso tendiamo a sottovalutare. La potenza degli archi esalta questa musica che ho scritto nel 2010 mentre Penelope viveva dentro di me, anzi penso che in qualche modo l’abbia scritta lei, come se fosse una ninna nanna cantata dal punto di vista di un bambino.”

“Ciao amore ciao” è il celebre brano che Luigi Tenco portò a Sanremo nel 1967 insieme a Dalida che lo ripropose poi a Canzonissima nel 1971. Il brano, indissolubilmente legato ai tragici fatti che accompagnarono la scomparsa di Tenco, ha sempre portato con sè zone di oscurità. “David Zard, proprio nella seconda metà degli anni sessanta ha collaborato con Tenco. Qualche mese fa in taxi a Londra, mi ha rivelato che esisteva un’altra versione di Ciao amore ciao e che era stato proprio Luigi a raccontargliela. Nella sua versione originale era un brano antimilitare e il testo fu censurato. L’ho registrata col telefonino poi sono arrivata a casa, e coi rumori del taxi e delle auto in sottofondo ho provato subito a ricantarla e a registrarla e l’ho sentita subito mia. È sicuramente uno dei pezzi del disco che preferisco, e a cui ho voluto “restituire” i versi della prima versione della canzone sui mali della guerra.”

E per finire, “Amandoti”, il brano di Giovanni Lindo Ferretti, completamente riscritto nella partitura e con una nuova produzione a testimoniarne l’attualità storica e musicale. È uno dei successi più acclamati nei concerti live, e una delle cover più riuscite ed amate nella produzione di Gianna. “Ho voluto metterla perché ha sempre avuto un successo straordinario dal vivo. Ha un nuovo arrangiamento più rock creato da Davide Tagliapietra e penso davvero che sia travolgente.”

Gianna Nannini

Gianna Nannini

In Hitstory compare anche un remake d’eccezione, Un’estate italiana un brano con il quale per anni, sembrava che Gianna, avesse litigato. Il brano scritto da Giorgio Moroder per Italia ’90 è diventato presto un inno, un successo mondiale. Questa contenuta in Hitstory è una nuova versione inedita interamente interpretata da Gianna e contiene una rarissima versione live dei cori registrati a Firenze e Lecce. “Non accettavo che questa canzone fosse così popolare solo per via del calcio, l’ho sempre sottovalutata. Ma quando vedo la gente che si abbraccia mentre la ascolta, mi fermo a riflettere. Le canzoni quando hanno quel tipo di successo, diventano di tutti. Ho deciso quindi di evitare tutte le mie seghe mentali, e di farne una versione mia, live, rock. E di restituirla al pubblico che l’ha amata più di me. Di proporla nella mia storia, perché indiscutibilmente fa parte della mia storia.” Ma le sorprese continuano: la scelta dei brani alterna grandi successi con canzoni che Gianna ha voluto inserire perché realmente parte di quella storia che vuole raccontare di sé. Una fiaba che riguarda la sua vita vera. Quella di oggi. Rappresentata anche nell’artwork dell’album. Infatti, il simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, rielaborato graficamente dall’artista Alberto Bettinetti [zanzara] che da anni segue tutto l’ambito visivo di Gianna Nannini, ha dato vita al fantastico GIOCAGIANNA, una esclusiva versione del Gioco dell’Oca, con il quale si potrà ripercorrere la carriera di Gianna grazie alle immagini e ai pensieri di Gianna stessa. Il GIOCAGIANNA è anche un omaggio alle sue radici. (www.giocagianna.eu) “Un modo di ripercorrere la mia carriera con un gioco. Non sono un’oca ma sono “dell’Oca”, mi sono sempre presa i miei rischi e in fondo… me la sono sempre giocata! E lo faccio anche questa volta. Me la gioco… ai dadi.” L’immagine della cover dell’album rappresenta anch’essa un istante di vita reale: “La iCoverPhoto seduta sulla statua di Peter Pan è l’immagine che più di ogni altra riflette questo periodo speciale, questa nuova vita piena di gioia e piena di grandi soddisfazioni personali: una foto vera per raccontare una storia vera, forse una delle prime iCoverPhoto ma in questo caso realizzata da un fotografo d’eccezione.” Al parco di Kensington di Londra in una pausa dalla registrazione del disco, un pomeriggio Gianna decide di raccontare a Penelope e al piccolo Giacomo, suo compagno di giochi, la storia della celebre statua di Peter Pan, a dir poco leggendaria per i bambini del Regno unito.

Annunciate anche le prime date speciali di HITSTORY TOUR 2016, prodotto e organizzato da F&P Group e Saludo Italia, che vedrà Gianna Nannini esibirsi nei teatri musicali più prestigiosi d’Italia: Auditorium del Lingotto di TORINO (20 e 21 marzo 2016), Teatro Degli Arcimboldi di MILANO (4 e 5 aprile 2016), Auditorium Parco della Musica di ROMA (13 e 14 aprile 2016) e Teatro Verdi di FIRENZE (29 e 30 aprile 2016). I biglietti sono disponibili da oggi, 30 ottobre, dalle ore 18.00 su www.ticketone.it e da lunedì 2 novembre dalle ore 18.00 nei punti di vendita tradizionali. RTL 102,5 è Radio media partner ufficiale del tour di Gianna Nannini.

Fonte: Ufficio stampa

Cassandra Raffaele presenta il nuovo album “Chagall”. L’intervista

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La cantautrice, produttrice, arrangiatrice Cassandra Raffaele presenta il  suo nuovo progetto discografico  intitolato “Chagall” (in uscita il 30 ottobre). Cassandra suona chitarra, ukulele, batteria, basso e tastiere/synt. L’idea del suono dell’album parte, come prima ispirazione, da un vecchio pezzo anni 80 dei Violent Femmes, “Blister in the sun” con l’intento di unire quel mondo “grezzo”, fatto di ritmiche e reef di chitarre punk “sporche”  ai suoni sintetici del trip hop e il dub step, cercando un equilibrio tra il linguaggio digitale e analogico. “Chagall” è il  secondo disco prodotto e arrangiato da Cassandra con la collaborazione di Carlo Longo. Ricerca e sperimentazione sono la base del prodotto che vanta anche le collaborazioni di BRUNORI SAS (nella traccia “La sirena e il marinaio”), ELIO – di Elio e le storie tese (nella traccia “Meditazione”) e di NICO & THE RED SHOES (nella traccia “Il Filo”).

Intervista

Questo è un album in cui ti esprimi al massimo della libertà  e della creatività, sia dal punto di vista testuale che sonoro. Ce lo racconti?

Sì, questo è un album libero in cui ho dato sfogo alle mie idee e alle mie suggestioni musicali cercando di accostare generi lontani tra loro ad esempio il punk con il dubstep, l’elettronica con sonorità più folk, il risultato è un suono sintetizzato che è frutto di un lavoro certosino. In “Chagall” ho messo tutta la mia voglia di mettermi in  gioco, anche grazie all’appoggio di una squadra di musicisti folli quanto me che si sono lasciati sedurre dalle mie suggestioni.

Per esempio?

Molti di quelli che sembrano synth, in realtà sono chitarre “trattate” con filtri di inviluppo e passa-basso a pedale originali della Moog, come ad esempio nei brani “Chagall” e “Meditazione”. Il suono delle chitarre è dunque la sintesi di una combinazione tra strumenti vintage (Fender telecaster del 1967, una Stratocaster con un Vox Ac30 e un vecchio Ampli Fender di fine anni 60, utilizzando quanto più possibile riverbero a molla e tremolo originale, ma anche una vecchia chitarra Meazzi per certi arpeggi, come nel brano  “Valentina”) e pedali dannatamente “creativi” di costruzione analogica

Come è nata “Chiedimi”, una canzone così distante dalle altre?

 Il brano racconta delle difficoltà di comunicazione tra persone che si vogliono bene al punto da perdere la possibilità di essere complici fino in fondo. Questo è il brano più “spoglio” del disco  ma si propone come specchio delle esperienze di vita di tante persone.

Nel duetto con Brunori Sas crei un’ atmosfera veramente particolare…

Assolutamente sì . Non potevo immaginare un duetto migliore di questo! Stare accanto a Dario è stata un’esperienza straordinaria  anche dal punto di vista umano. Lui rappresenta l’incarnazione del concetto di arte, è stato bello condividere il  pezzo con lui anche se naturalmente ci ho messo del mio. Ho voluto giocare con due personaggi visto che lui è calabrese e io siciliana. Ho dato una forma plastica alle sofferenze causate dell’amore utilizzando miti e leggende.

Un mantra che ricorre spesso in “Meditazione” è “Svegliati e respira”… com’è stato lavorare con Elio?

Lui è una persona straordinaria, mi ha insegnato tanto sia ad X Factor che in quest’altro contesto. Lui ha una cura maniacale di tutto, è stato precisissimo nell’esecuzione delle voci, ha semplicemente confermato quello che sapevamo tutti e che cioè che è un grande professionista. Ci siamo ritrovati perché, seppur distanti, siamo rimasti in contatto. Ci siamo rivisti in occasione di un concerto e, forse vedendo cosa faccio e come mi muovo sul palco , si sarà convinto ad accettare questa proposta “indecente”.  Quello che mi soddisfa di più è che lui ha davvero apprezzato questo duetto e ci ha creduto fino in fondo senza dare nulla per scontato.

Perché hai intitolato il disco “Chagall”?

Ho omaggiato il pittore surrealista, il cui nome  ha campeggiato  per tutto l’anno su tutti i manifesti pubblicitari di Roma. Trovandomi lì per lavoro, ero spesso circondata da questo nome e mi è rimasto in testa. Forse c’è del surrealismo anche nel mio modo di scrivere, per cui non potevo non intitolarlo così.

Cassandra Raffaele

Cassandra Raffaele

“Da quando ci sei tu, non ci sono io”. Ci racconti la storia di ”, “A (t) tratti”?

Avevo immaginato una ragazza con degli elettrodi attaccati in testa, distesa su un lettino come se fosse in rianimazione, è stata una visione fortissima. Questa ragazza ad un certo punto si sveglia e comincia a cantare raccontando la sua esistenza fatta di  momenti tutti vissuti in funzione di un’ altra persona. Nella prima parte del racconto spiega l’amore morboso, poi ammette come stanno le cose e alla fine decide di dedicarsi a se stessa e  di vivere la propria vita appieno.

Il tuo è un percorso che dura da molto e che ti ha portato dalle performances di strada ai palchi più prestigiosi. Come ti senti oggi?

Sento di aver raggiunto finalmente la libertà artistica. Posso esprimermi e scegliere le strade da seguire sperimentando e mettendomi in gioco al massimo.

Come immagini i nuovi live?

Sarà un live esplosivo, ci sarà la carica che c’è nell’album, le canzoni sono molto ritmate, cercherò di strutturarlo in ogni dettaglio. Sto organizzando tutto e al mio fianco ci saranno musicisti straordinari tutti siciliani.

Riproporrai qualcosa del Bus Tour?

È un satellite del mio modo di concepire la musica comunque e dovunque. Un tour virtuale in cui le riprese venivano fatte in luoghi non convenzionali. Fatto  cinque anni era la novità, oggi invece è prassi. Non escludo di fare nuove sessions particolari, dovrei inventarmi qualcosa di più originale, vediamo cosa riuscirò a fare!

Ci saranno incontri con i fan?

Sì abbiamo una data su Roma alla Discoteca Laziale il prossimo 6 novembre. Il tour  partirà da fine novembre, ci sarà una data zero a casa, una  sorta di prove aperte in un locale storico della provincia di Ragusa. In seguito saremo a Roma, Firenze e Milano per tutti i dettagli venite a trovarmi sui miei canali social!

 Raffaella Sbrescia

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La tracklist di “CHAGALL”: “Chagall”, “Cane che abbaia morde”, “La sirena e il marinaio” (feat. Brunori SAS), “Il filo” (feat. Nico & The Red Shoes), “Valentina”, “Meditazione” (feat. Elio – di Elio e le storie tese), “Chiedimi”, “A (t) tratti”, “Senza farsi male” e “I fiori di Battisti”.

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Video: Cane che abbaia morde

Max Gazzè presenta Maximilian: “Un quadro con equilibrio perfetto tra forme e colori”

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Leggero e delicato, variopinto e godibile, poetico e frizzantino, “Maximilian”, il nuovo album di inediti di Max Gazzè, in uscita il 30 ottobre per Universal Music è l’undicesimo lavoro in studio del cantautore romano. Disco che, ancora una volta, ci dimostra la voglia con cui Max  si mette costantemente in gioco nel nome di sperimentazioni sonore e colorazioni semantiche sempre differenti ma soprattutto emozionanti. Visionario, a tratti onirico, nella sua riflessione sulla vita, Gazzè riesce a mantenersi sufficientemente lucido nelle descrizioni che, in ogni caso, richiamano numerose tematiche che avviliscono il nostro tempo.  L’ultimo lavoro del musicista romano nasce da una fase di sperimentazione virata verso altri lidi, proprio in corso d’opera: «Stavo sperimentando nuovi strumenti e creando suoni diversi – ha spiegato l’artista in conferenza stampa a Milano – Poi mi è apparso “Maximilian”, un uomo né del passato né del futuro, proveniente da un’altra dimensione. Il nuovo disco doveva essere un progetto sperimentale, poi sono arrivate le canzoni. Maximilian vive nello stesso spazio ma in un tempo diverso, è la somma dei modi in cui vengo descritto, una parte di me che si è staccata. Avevo 30 canzoni tra cui scegliere e sapevo che se non avessi fatto qualcosa, le avrei lasciate raffreddare. Ho impiegato una settimana a sceglierle  ed il risultato che ne è venuto fuori è un quadro con equilibrio tra forme e colori. Le canzoni sono parte di uno stesso quadro, sono un concept anche solo per il fatto che sono nello stesso disco». Con la produzione artistica dello stesso Gazzè e con la produzione esecutiva di Francesco Barbaro, il disco è stato registrato e mixato a Roma e masterizzato a New York da Chris Gehringer, presso lo Sterling Sound.

 Il disco si apre con “Mille volte ancora”: “Ti aspetterò, ti scriverò, ti perderò/ ancora mille volte ancora/ ti scorderò, ti rivedrò, ti abbraccerò/ di nuovo per ricominciare”, canta Max in quella che è la lettera di un padre al figlio, in cui emerge uno dei rapporti più delicati, fatto di partenze e di ritorni, di parole e di sguardi. Un brano meraviglioso che è frutto della collaborazione di Max con Giorgio Baldi e Simone Cremonini: «Si tratta di un rapporto più metafisico che terreno – spiega Gazzè – Bisogna non adagiarsi mai su una relazione affettiva anzi, bisogna saperla alimentare giorno dopo giorno».  “La vita com’è” è, invece, il fortunatissimo singolo che ha anticipato l’album, un particolarissimo twist che mescola atmosfere  da mambo italiano anni Cinquanta a suggestioni zingaresche. «L’intento – precisa Gazzé – era omaggiare lo ska anni Ottanta, gruppi come Madness e Specials di cui sono un grande fan».  Gli altri brani disegnano un disco centrato sull’uomo e sulla vita con pezzi che parlano di attualità. Su tutti spicca “In breve”, un brano intimo e delicato che fa riferimento al nostro essere amaramente compressi nel tritacarne dell’informazione. “Verso un altro immenso cielo” merita, invece, un discorso a parte.  Un viaggio nella psiche, un volo pindarico senza meta, oltre il tempo e lo spazio: «Si tratta del brano che è costato più degli altri,  sia in termini di realizzazione che di produzione, ci ho lavorato su veramente tanto – racconta l’artista-  Le progressioni armoniche contenute nello speciale arrangiamento del brano si rifanno a derivazioni della musica sacra e sintetizzano concatenazioni armoniche piuttosto complesse».  Straordinaria anche la potenza immaginifica di “Sul fiume”: «L’ho scritta insieme a Giorgio Baldi, con me ormai da più di 20 anni, e Simone Cremonini. Questa canzone ha un sapore un po’ retrò, mi immagino Sergio Endrigo a cantarla o Gino Paoli al pianoforte. La tonalità è molto bassa ed è una scelta voluta per conferire al brano un affascinante tocco vintage».

Max Gazzè

Dotato di particolare sensibilità, Max Gazzè è, tra l’altro il cantautore più amato dai bambini: «In effetti io e miei musicisti suoniamo sempre come se fossimo davanti a una platea di bambini. Mi lascio ispirare dal fatto che i bimbi percepiscono la musica senza filtrarla e senza interpretarla». Per quanto riguarda l’uso del linguaggio spiega: «Nei testi scritti in questi anni con mio fratello c’è sempre stata la tensione a suggerire idee per argomenti seri da rendere fruibili con una certa dose di ironia e, perché no, anche del sarcasmo. Si può essere seri senza essere seriosi e fare dell’ironia senza essere dei pagliacci. La pesantezza è dato dal modo in cui vengono usate le parole che, in ogni caso, possiedono un loro suono specifico da tenere sempre in considerazione. Di solito quando scrivo già vedo la musica, il testo deve già essere musica- continua-  Oggi noto una mancanza di consapevolezza di chi scrive: manca un’affinità tra testo e musica. Guccini e De Andrè, ad esempio, avevano una tecnica di scrittura ben precisa; ora è la fiera della rima baciata».

Max Gazzè

Max Gazzè

In merito al recente grande successo dell’esperienza in trio con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, Gazzè commenta: “Ho finito il tour di “Sotto Casa” e dopo due giorni ero già a casa di Daniele a scrivere, è stata un’esperienza bellissima e mi è stato tutto utile, soprattutto dal punto vista pratico. Per il resto è passato troppo poco tempo per dire per quali aspetti in particolare mi abbiano segnato». Tra pochi giorni Max Gazzè inizierà anche un tour instore diverso dal solito: «Ci sarà un set acustico con la band e canterò, in ognuno di questi appuntamenti, quattro brani del disco nuovo e un paio del mio repertorio». A febbraio partirà, infine,  il vero e proprio tour, che ha già registrato svariati sold out ed il conseguente raddoppio delle date nelle maggiori città italiane: «Sono già al lavoro per la costruzione del live, stiamo già lavorando sui visual, sugli schermi, sulla scenografia. Voglio dedicarvi una particolare attenzione già da ora perché ci tengo che il risultato sia assolutamente ottimale  e curato nei dettagli».

Raffaella Sbrescia

Tracklist

Mille volte ancora

Un uomo diverso

Sul fiume

La vita com’è

Nulla

Ti  sembra normale

Disordine d’aprile fear. Tommaso di Giulio

In breve

Teresa

Verso un altro immenso cielo

 Video: La vita com’è

 

Tra i prossimi appuntamenti live di Max Gazzè segnaliamo l’appuntamento del prossimo 7 novembre: il van nero di Jack Daniel’s riaccende i motori e riparte in giro per l’Italia con Jack On Tour. Il viaggio musicale ripartirà da Roma proprio con Max Gazzè, ospite sul palco dell’Outdoor Festival.

Instore:

Roma (30/10), Milano (2/11), Bologna (3/11), Bari (4/11), Napoli (5/11), Torino (11/11) e Firenze (12/11).

Le date del tour:

Pescara (30/01, Palasport), Bologna (5-6/02, Estragon Club), Milano (9-10/02, Alcatraz), Venaria Reale – Torino (11/02, La Concordia), Roma (19-20/02 Atlantico Live), Firenze (25-26/02, Obihall), Riva del Garda – Trento (12/03, Palasport), Padova (25/03, PalaGeox) e Rimini (2/04, Velvet Club).

“Irrequieto”: la musica artigianale di Mezzala. La recensione del disco

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 “Irrequieto” (The prisoner records/Believe digital), il nuovo album di inediti di Mezzala (nome d’arte del genovese Michele Bitossi), esce a quattro anni di distanza dall’esordio solista “Il problema di girarsi”, anni in cui il cantautore ha realizzato un album e un ep dei Numero 6, ha scritto molte canzoni per sé e per altri e ha lavorato a vari progetti musicali in diverse vesti. In “Irrequieto” Mezzala lavora alla “vecchia maniera”, s’ispira a certi album degli anni 70 alla Ivan Graziani, Eugenio Finardi, Lucio Dalla, Alberto Fortis, Lucio Battisti e pone al centro di tutto la musica. Lunghe e meticolose sessioni di pre produzione hanno scandito le fasi di realizzazione di un lavoro che coinvolge Ivan Rossi e Tristan Martinelli e che cerca di esprimere un amore incondizionato per la musica e per un certo modo di farla. «Sono irrequieto di natura e questo mi porta a fare delle belle cose spesso e a fare grandi errori altrettanto spesso. Odio annoiarmi, scrivo in continuazione», spiega Mezzala, raccontando un disco fatto prescindendo da calcoli e previsioni commerciali. All’interno della tracklist brani come “Le tue paure” e “Mi lascio trasportare” uniscono un’analisi profonda dei sentimenti di tutti i giorni alle possibili soluzioni. Menzione di merito a “Capitoli primi” con il testo di Matteo B. Bianchi e all’emblematica “Chissà” in cui sentiamo Zibba recitare: “Caro Mezzala hai del talento/scrivi in modo originale e profondo/il tuo è un pop intelligente/mi ricorda molto il mondo di quei cantautori romani/fai piacevoli canzoni ma non basta/si tratta purtroppo di musica molto difficile da collocare/le radio non ti passerebbero/(ora siam sui talent)/ma tienimi sempre e comunque aggiornato/ascolto molto volentieri: hai un bel mondo”. Parole che risuonano come macigni e che Mezzala affronta a cuor leggero e con ironia dimostrando tempra, sicurezza e incondizionata dedizione nei riguardi della musica.

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

Le tue paure

Mi lascio trasportare

Biodegradabile

Capitoli primi

Sei l’unica ferita

La classifica

A chi non vuol giocare

Se mi accontentassi

Ancora un po’ bene

Constatazione amichevole

Fino a Liverpool

Chissà

 Video: Le tue paure

 ”Irrequietour” (organizzato da Indiemeno) partirà il 5 novembre da Milano, ecco le prime date confermate:

5 novembre: Milano, Ohibò

7 novembre: Genova, La Claque

18 novembre: Bologna, Barazzo

19 novembre: San Benedetto del Tronto (AP), Birritrovo

20 novembre: Roma, Le Mura

21 novembre: Prato (FI), Capanno Blackout

Bugo presenta Arrivano i nostri: “Mi ritengo un’antenna di emozioni da trasmettere”

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Cristian Bugatti, in arte Bugo, torna in pista a 4 anni di distanza da “Nuovi rimedi per la miopia” con “Arrivano i nostri”, un ep che rilancia l’artista nelle nostre playlists con l’espressione di un messaggio che è frutto di un’esigenza comune:  fare squadra nell’affrontare i tempi che corrono. Disponibile in versione digitale dal 23 ottobre 2015, il lavoro, prodotto su  etichetta Carosello Records, rappresenta la prima parte di un progetto discografico che verrà completato nei prossimi mesi: «Ho tanti pezzi pronti ma mi andava di ripresentarmi nel modo più calmo e diretto possibile. Ho scelto di diversificare il mio rientro un po’ come si faceva negli anni ’60 quando si puntava molto sui singoli. Le canzoni le  ho scritte nell’ultimo anno, quando ero in India, anche se non ci sono diretti riferimenti alla mia permanenza lì. Avevo queste canzoni, ho chiamato Carosello e ho detto: “Ragazzi, ho dei pezzi fortissimi”. Tutti i brani sono stati  preprodotti  da me, poi sono stati registrati a Milano», spiega Bugo alla stampa.

Tema ricorrente del disco è la corsa, metafora del buttarsi nel mondo e darsi da fare per sentirsi ogni giorno più vivi nel  bel mezzo di un viaggio in progressione.  Si parte dal movimentato singolo “Vado ma non so”: «Questo brano è il manifesto di come sono e di come sarò. C’è dentro un desiderio di libertà, anche se la libertà è sempre una chimera. Questa canzone è molto seria per me perché la fuga, quando non hai una meta, contiene anche tanta solitudine. “Vado ma non so” è un brano che avrei potuto scrivere anche 15 anni fa. Forse adesso l’ho focalizzata meglio», continua. Il pezzo più significativo dell’ep è proprio la title-track: “Arrivano i nostri”: «Si tratta di un messaggio di attesa del momento in cui le cose miglioreranno. Come? Non lo so, ma già desiderarlo è qualcosa. La musica per me è sempre attesa e porta un messaggio positivo anche se le canzoni non cambiano il mondo. Questa è una frase che mi ricorda i film americani, quando l’esercito amico sta per intervenire. Esprimo il desiderio di far parte di una comunità che la vede un po’ come me. Il mio è un messaggio diretto a chi detiene le redini del potere, è il desiderio di farcela, di cambiare».

Bugo ph Mattia Zoppellaro

Bugo ph Mattia Zoppellaro

Lo sguardo sul mondo circostante si fa ancora più attento in “Tempi acidi”: «Il brano racconta il lato assurdo del vivere contemporaneo. Non ho inventato le cose che canto, le ho lette sul giornale e in rete! Questo è il lato acido dell’uomo. In questa canzone il basso di Enea Bardi tiene il ritmo e dà una cadenza acida che trasmette la frenesia che racconto nel testo». Sorprendente la visione onirica dell’amore ne “Nei tuoi sogni”: «Ragazzi, c’è poco da fare, mi emoziono sempre a parlare dell’amore! –continua- “Nei tuoi sogni” racconto di un amore a distanza. La prima versione di questo brano era molto più onirica, lenta, quasi una ninnananna, ma sentivo il bisogno di dare una ritmica che tenesse vivo tutto». “Sei la donna” è il brano più distante dagli altri, un pezzo in cui vediamo un Bugo diverso da quello che conosciamo: «Questa è una canzone d’amore inedita per come sono abituato a cantare. Mi sono immaginato una scena cinematografica in cui guardo una donna che si cambia. Le dico ‘stai lì, voglio guardarti perché sei bella’. Il senso del brano è più “maschio”, il mio modo di cantare doveva essere diverso ma non mi veniva! Musicalmente il pezzo esplode con l’assolo, su cui ho lavorato veramente a lungo. Sono molto fiero del risultato finale». Chiude il disco “Cosa ne pensi Sergio” in versione live: «Ho voluto fare un regalo a chi mi segue dal vivo riproponendo questo che è stato il primo singolo del disco. Mi piaceva dare qualcosa in più, in questo caso la versione live del brano. Credo molto nei live, datemi un palco e vedrete che ogni volta faccio le mie cose al massimo.  Ho un rapporto pacifico col mio passato – specifica Bugo –  Ogni canzone per me è importante, era vera quando l’ho scritta e lo rimane ancora oggi. Alcune sono venute meglio, altre meno ma certamente non sono nostalgico. La mia vita non mi ha mai permesso di sedermi. Non riesco a star tranquillo. Devo buttarmi, correre, darmi da fare. A proposito – conclude – Adesso c’è il tour! Con sette album alle spalle la scaletta sarà corposa. Sarà un live  molto energetico ma non mancheranno degli intimi momenti voce e pianoforte».

Raffaella Sbrescia

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Video

Intervista a Ludovico Einaudi: “Elements è il frutto di un lungo processo di ricerca sperimentale”

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Suoni ricchi, corposi e stratificati popolano gli ambienti immaginifici di “Elements”, il nuovo album di Ludovico Einaudi, pubblicato il 16 ottobre 2015 su etichetta Decca Records – Universal Music Group, a due anni di distanza da “In a Time Lapse”. Questo progetto è il frutto di un lungo lavoro progettuale che ha spinto Einaudi a sperimentare mettendosi ancora una volta in gioco attraverso un complesso processo di ricerca sonora e concettuale. “Elements” è una potente e suggestiva miscela di suoni, immagini, pensieri e sensazioni. Punti, linee, figure, frammenti confluiscono all’interno di un unico discorso musicale che si avvale di piano, archi, percussioni, chitarra ed elettronica. Oltre alla presenza del gruppo ormai stabile di Ludovico, tra cui Francesco Arcuri, Marco Decimo, Mauro Durante, Alberto Fabris, Federico Mecozzi, Redi Hasa, l’album si avvale della collaborazione dell’ensemble d’archi olandese Amsterdam Sinfonietta, del musicista elettronico berlinese Robert Lippok, dei percussionisti dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, del percussionista brasiliano Mauro Refosco e del grande violinista sudafricano Daniel Hope, ospite nel brano di apertura “Petricor”.

Intervista

Descrivendo la genesi di “Elements” ha parlato di una sorta di confusione iniziale in cui ad un certo punto gli elementi hanno trovato un equilibrio ben definito. Come è andata?

In ogni mio progetto cerco sempre un tema, un’ ispirazione su cui riflettere. Ogni volta la musica fa da cornice a tutte le idee che mi vengono in mente. In questo caso mi interessava realizzare un progetto piuttosto ambizioso, ovvero cercare gli elementi fondamentali del linguaggio e della comunicazione e unirli a tutto ciò che siamo abituati a mettere in gioco in musica: melodia, ritmo e accordo svolgono, in questo senso, una specifica funzione espressiva. Volevo effettuare una sorta di analisi di questi elementi e spiegare il loro funzionamento un po’ come se un architetto dovesse spiegare perché una finestra deve essere fatta in un certo modo invece che in un altro.

Una ricerca che si è estesa anche ad altri ambiti del sapere?

Certo, mi sono avvicinato all’arte, all’architettura, alla geometria euclidea, alla filosofia di Empedocle. Partendo da elementi apparentemente semplici, mi sono avviato verso un’esplorazione sonora e culturale di tipo complesso; per me è stata l’occasione per fare delle letture interessanti e circondarmi di riflessioni e di spunti inattesi. Il fenomeno che mi ha incuriosito di più è stato scoprire come alcune idee possono essere trasformate in un linguaggio musicale via via sempre più strutturato e complesso.

Ludovico Einaudi

Ludovico Einaudi

Come e dove ha lavorato alla realizzazione dell’album?

Ho iniziato a scrivere e a realizzare i primi esperimenti di questo progetto nel mese di marzo. Dopo aver suonato in Australia e Nuova Zelanda, son tornato in Italia e sono andato nella mia casa di campagna nelle Langhe dove ho convertito un fienile in uno studio di registrazione. Da un lato sapevo di avere una scadenza, seppur lontana; ero conscio del fatto che avrei voluto pubblicare un album in questo periodo, avevo già tante idee, tanti brani erano in stato embrionale, altri erano al vaglio. Dentro il mio telefono ci sono sempre spunti e piccole note che raccolgo mentre sono in giro in tutto il mondo. Ho iniziato a lavorare scrivendo e testando questo nuovo spazio che avevo creato per capire se, in effetti, avrei potuto registrare lì o meno. Ci speravo perché avevo realizzato il pavimento con determinati accorgimenti per espandere il suono ed ottenere una certa acustica. Certo, non è mai possibile prevedere eventuali imprevisti tecnici, invece, già durante le prime prove realizzate con i miei musicisti abbiamo iniziato a registrare. Durante queste prime giornate sono venuti fuori anche nuovi brani del tutto inattesi come “Elements” e “Petricor” e“Numbers”.

In questo lavoro ha collaborato con artisti provenienti da tutto il mondo. Tra tutti, spicca la ritrovata sintonia con il violinista Daniel Hope, presente anche in “Experience”, quinta traccia dell’album “In a Time Lapse”.

Mentre analizzavo e  programmavo il resto del lavoro, avevo inizialmente pensato di non utilizzare l’orchestra d’archi poi però ho capito che ci sarebbe stata benissimo e alla fine ho registrato ben quattro brani con l’orchestra di Amsterdam. In seguito, per il violino del brano “Petricor”, ho pensato che sarebbe stato bello collaborare nuovamente con Daniel Hope. In realtà era tardissimo, stavo già mixando il disco ma siamo riusciti a fare una cosa all’ultimo momento. Lui è sempre molto disponibile, era pieno di altri impegni ma mi ha comunque dedicato una mattinata, siamo felici di avercela fatta.

In “Elements” c’è una particolare attenzione verso determinati suoni collegati alle percussioni…

Sì, ho cercato nuove colorazioni attraverso la ricerca dei ritmi presenti nel mondo delle percussioni. Ho usato il vibrafono, in “Four Dimensions” c’è il waterphone, uno strumento di metallo in cui si rovescia dentro dell’acqua determinando diverse modulazioni del suono. Insieme a Mauro Refosco, percussionista brasiliano che vive a New York, e con i percussionisti di Roma, con cui avevo fatto già un altro progetto qualche anno fa, sempre legato a Elements,  c’è stato il tempo di investigare, sperimentare, capire. Il fatto di aver potuto fare questo viaggio a casa mia mi ha aiutato a dare un ordine preciso a tutto questo mare magnum di idee.

C’è un brano, in particolare, che rispecchia tutto questo percorso?

Nominarne uno solo mi dispiace sempre un po’. Potrei citare “Four Dimensions” perché è nato dall’osservazione di alcune proporzioni geometrico-matematiche. In particolare, il brano è scaturito dall’osservazione di una figura che al proprio interno aveva la forma del 3 e del 4. Per sperimentare ho usato una melodia di 3 suoni e una di 4 combinandole esattamente come se si trattasse di un esperimento scientifico o di un processo chimico. Osservando il risultato, l’ho valutato musicalmente  interessante e ho ritenuto fosse in grado di rispecchiare anche la mia più profonda interiorità. Questo brano mi permette di sintetizzare la natura sperimentale del disco  e di spiegare  il modo in cui alcuni brani sono nati attraverso un  processo di sviluppo graduale delle idee.

Raffaella Sbrescia

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TRACKLIST

1.  Petricor

2.  Night

3.  Drop

4.  Four Dimensions

5.  Elements

6.  Whirlin Winds

7.  Twice

8.  ABC

9.  Numbers

10.  Mountain

11.  Logos

12.  Song For Gavin

13. Drop Variation

14.Elements variation

TOUR ITALIANO

 

19 novembre – Alba (Cuneo) – Teatro Sociale “Giorgio Busca”

21 novembre – Parma – Teatro Regio SOLD OUT

22 novembre – Torino -  Lingotto  (organizzata da Specchio dei Tempi) SOLD OUT

23 novembre – Verona – Teatro Filarmonico SOLD OUT

25 novembre – Brescia – Teatro Grande (in collaborazione con AIRC)

26 novembre – Firenze – Teatro Verdi

27 novembre – Firenze – Teatro Verdi

29 novembre – Lecce – Teatro Politeama (Ghironda Winter Festival)

30 novembre – Napoli – Teatro Augusteo SOLD OUT

1 dicembre  – Napoli – Teatro Augusteo

2 dicembre -  Roma – Auditorium Parco della Musica

3 dicembre – Roma – Auditorium Parco della Musica

5 dicembre – Bologna – Teatro Manzoni

6 dicembre – Bologna – Teatro Manzoni

8 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi SOLD OUT

9 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi SOLD OUT

10 dicembre – Milano – Teatro Arcimboldi

26 gennaio 2016 – Cremona – Teatro Ponchielli

TOUR EUROPEO

prime date confermate

28 gennaio – Belgio – Antwerp, De Roma Antwerp

30 gennaio – Francia – Paris, Philharmonie de Paris

31 gennaio – Svizzera – Zurich, Kongresshaus

1 febbraio – Svizzera – Geneva – Theatre du Leman

15 febbraio – Germania – Essen, Philharmonie

16 febbraio – Germania – Dusseldorf, Tonhalle

17 febbraio – Germania – Stuttgard, Liederhalle Beethovensaal

19 febbraio – Germania – Mainz, Rheingoldhalle

20 febbraio – Germania – Nurnberg Meistersingerhalle

21 febbraio – Germania – Munchen, Gasteig Philharmonie

22 febbraio – Germania – Berlin, Philharmonie

23 febbraio – Germania – Hannover, Kuppelsaal Im Hcc

24 febbraio – Germania – Bielefeld, Rudolf Oetker Halle

26 febbraio – Germania – Leipzig, Leipziger Messe

27 febbraio – Germania -  Hamburg, Laeiszhalle

Video: Four Dimensions live

“Electronica Part 1: The time machine”, il gran ritorno di Jean-Michel Jarre. Intervista

Jean Michel Jarre

“Electronica Part 1: The time machine” (Sony Music), in uscita il 16 ottobre 2015, è il primo dei due capitoli del nuovo lavoro di Jean-Michel Jarre, pioniere ed indiscusso protagonista della scena musicale elettronica degli ultimi decenni. Inizialmente intitolato “E-Project”, questo articolatissimo lungometraggio sonoro vede al suo interno ben 15 collaborazioni di grande prestigio. Un palmares di assi che Jarre sfoggia testimoniando trasversalità, lungimiranza e voglia di innovazione.  Un modo di creare e percepire i suoni in grado di innescare un processo interpretativo ed emozionale sempre diverso e sempre unico: «Il mio lavoro non ha una finalità didattica, ha spiegato Jean-Michel Jarre alla stampa, durante l’incontro a lui dedicato nell’ambito degli Mtv Digital Days alla Villa Reale di Monza, traccio semplicemente una linea guida della musica elettronica sottolineando il fatto che questo modo di fare musica è nato nell’Europa centrale e per questo si tratta di un’eredità tutta europea». Particolare la scelta di suddividere questa nuova attesa opera in due parti, di cui il secondo capitolo vedrà la luce soltanto nella primavera del 2016: «Ho deciso di dividere in due parti il progetto perché tutti gli artisti coinvolti hanno risposto positivamente al mio invito per cui ho raccolto molte tracce e alcune di queste sono ancora in lavorazione. Nel secondo disco ci sono collaborazioni importanti tanto quanto quelle del primo album in uscita. Per queste ragioni avverto  la grande responsabilità di rappresentare anche il lavoro di tutti gli artisti che mi hanno dato totale fiducia», racconta Jarre.

«Questo disco prende le distanze dal concetto di featuring album, in cui di solito si invia un file con una traccia a un artista che magari non si avrà nemmeno modo di incontrare. Stavolta ho voluto viaggiare personalmente per conoscere di persona i miei colleghi e condividere il momento magico del comporre insieme, esattamente come si faceva una volta. Per ciascuno di essi ho realizzato una demo con l’idea che volevo sviluppare e poi ogni collaboratore ha potuto aggiungere il proprio contributo personale senza togliere omogeneità all’intero progetto. La cosa che mi ha colpito di più è che nessuno di loro ha stravolto la mia demo, né ha chiesto chi fossero gli altri collaboratori nel disco». Nello specifico delle collaborazioni colpisce, ad esempio, la presenza di Pete Townshend e Laurie Anderson: «Io e Pete abbiamo un modo simile di vedere le cose, spiega Jarre, entrambi cerchiamo innescare dei meccanismi crossover all’interno delle nostre rispettive scene musicali. Con Laurie, invece, avevo già lavorato in passato, lei è stata una dei primi ad occuparsi  delle modalità di alterazione della voce. Little Boots, continua, l’ho trovata su YouTube e ho visto che suonava l’arpa laser. Ho scoperto che produceva musica elettropop e per questo si sposava perfettamente con il mio progetto. Ho rivisto in lei una mia versione giovane al femminile».

Jean Michel Jarre

Jean Michel Jarre

Non è mancato un riferimento anche all’ipotesi di un ritorno sulle scene live: «La mia idea è quella di tornare a fare dei live a partire dal prossimo anno. Ho in mente un tour personale ma vorrei anche partecipare a qualche festival. Appena terminato l’album, cercherò di capire come poter evolvere il concetto di partecipazione a un festival in maniera innovativa, mantendo il focus sul contenuto e non solo sull’apparato tecnologico», ha specificato il composer che, in qualità di presidente della Cisac (Confederazione internazionale delle società degli autori e dei compositori), si è, infine, espresso anche in merito all’attuale situazione della musica e della discografia nell’era dello streamingLe piattaforme streaming non sono un male assoluto. Il problema è che attualmente questi servizi fatturano milioni dei quali solo una minima fetta va a chi produce quei contenuti fruiti dagli utenti. Manca chiarezza sulla spartizione dei profitti, neanche i dirigenti sanno come funziona questo meccanismo oscuro. Per questomotivo  si rende necessaria una regolamentazione chiara».

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

1. The Time Machine (JMJ & Boys Noize)
2. Glory (JMJ & M83)
3. Close your eyes (JMJ & AIR)
4. Automatic (part 1) (JMJ & Vince Clarke)
5. Automatic (part 2) (JMJ & Vince Clarke)
6. If…! (JMJ & Little Boots)
7. Immortals (JMJ & Fuck Buttons)
8. Suns have gone (JMJ & Moby)
9. Conquistador (JMJ & Gesaffelstein)
10. Travelator (part 2) (JMJ & Pete Townshend)
11. Zero Gravity (JMJ & Tangerine Dream)
12. Rely on me (JMJ & Laurie Anderson)
13. Stardust (JMJ & Armin van Buuren)
14. Watching you (JMJ & 3D (Massive Attack))
15. A question of blood (JMJ & John Carpenter)
16. The train & the river (JMJ & Lang Lang)

Lorenzo Fragola live: l’Alcatraz di Milano in delirio. Il report del concerto

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Ci siamo. Lorenzo Fragola arriva al famigerato faccia a faccia col pubblico con la prima avventura live. Forte del travolgente successo del singolo multiplatino #Fuoric’èilsole, il giovane cantautore catanese è salito sul palco dell’Alcatraz di Milano per la data meneghina di 1995 – Il tour. La girandola di avvenimenti importanti che l’hanno portato dal gradino più alto di X Factor, alla platea del Festival di Sanremo fino ai piccoli club d’Italia ha rimpinguato il palmares di fans e detrattori ma Fragola sta dimostrando di avere una personalità più spiccata del previsto. Dalle sue scelte artistiche si evince immediatezza e voglia di osare sia misurandosi con gli “intoccabili” della musica leggera italiana sia con le hits internazionali. Il suo repertorio, certo, non offre molta materia prima, Lorenzo per primo cerca di riempire i vuoti interagendo spesso con un pubblico quasi esclusivamente femminile creando un’armoniosa alchimia. Il concerto inizia sotto i migliori auspici con una versione a capella di ‘Che cosa sono le nuvole’ di Modugno-Pasolini, presentato durante la scorsa edizione di X-Factor.

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

La scaletta prosegue all’insegna del mix and match: Lorenzo sceglie il meglio del proprio repertorio e dei suoi cavalli di battaglia regalando ad ogni brano una veste sonora piuttosto buona, soprattutto se sul palco con lui ci sono professionisti come Osvaldo Di Dio e Phil Mer. Pubblico in delirio per il tormentone estivo  # Fuori c’è il sole ma anche per il successo sanremese  “Siamo Uguali” e la hit “The Rest”. Da “Homeland” a “Close the eyes” e “Distante” fino alle cover di “Freedom”, il clamoroso successo di Pharrel Williams, “Take me to church” di Hozier e l’inaspettata “E penso a te” di Lucio Battisti, la prova live di Fragola non è ammaliante eppure alcuni margini di miglioramento ci sono e si riferiscono alla buona resa vocale e alla bella scelta degli arrrangiamenti. I testi, certo, non raccontano niente di particolarmente importante ma di questo ne è consapevole lo stesso Fragola. Diamogli il tempo di crescere, maturare, imparare e lasciarsi andare. Il pop nostrano, si sa, si muove con tempi e modalità avulse dalle dinamiche internazionali. Per queste ragioni, a Lorenzo Fragola riconosciamo i meriti da teen star e restiamo in attesa di scoprire quali saranno i prossimi passi di un ragazzo che dimostra di avere tanta voglia di mettersi in gioco.

Raffaella Sbrescia

Photogallery a cura di Luigi Maffettone ( gli scatti risalgono al concerto di Lorenzo Fragola tenutosi alla Casa della Musica di Napoli lo scorso 3/10/2015)

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

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Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone

 

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