CarroPonte come Indianapolis per l’unica data italiana del leggendario cantautore statunitense John Hiatt. Sangue, sudore e passione strabordano dalle corde di chitarre che hanno girato il mondo per raccontare storie dal fascino eterno. Sessant’uno anni di vita e ventidue dischi in carriera fanno di Hiatt e della sua penna un punto di riferimento per sognatori di tutte le età. La fascinazione insita nelle terre country bluesy a lui tanto care detiene un ampio margine di ricoscimento universale. In scaletta i successi storici, spesso rivisitati dalle più grandi leggende musicali al mondo, ma anche i brani contenuti nell’ultimo “Terms of my surrender”, la tangibile testimonianza di una passione che va oltre il tempo e le convenzioni. Accompagnato da The Combo, ensemble composto da Doug Lancio (chitarra, banjo e mandolino), Nathan Gehri (basso), Kenneth Blevins (batteria) e John Coleman (tastiere), Hiatt dimostra di essere davvero in ottima forma.
La sua voce, graffiata e sottile arrotola storie, pensieri, gioie e guai mentre è la sua chitarra a dirci tutto quello che le parole non possono. Flussi di riff, ballate strappacuore e raffinati pezzi blues colorano ogni attimo di una notte speciale: Perfectly good Guitar, Detroit Made, Let’s give this away, Face of God, Real fine love e, ancora, Tennessee Plates, Crossing muddy waters, Cry Love, Long time comin’, I want your love inside of me sono solo alcune delle canzoni che fondono pezzi di storia Americana e frammenti di vita vissuta. Lacrime e cicatrici, segni sul cuore e nella mente che, riportati alla luce, librano il bruciore del ricordo e la calda emozione che altera il flusso del sangue in circolo ed inumidisce gli occhi, troppo spesso inariditi dall’insipido tran tran quotidiano. Grazie John.
Raffaella Sbrescia