Gilberto Gil, Paolo Fresu e Take 6: serata di stelle nel secondo giorno di Umbria Jazz 2018

Gilberto Gil - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Gilberto Gil – Umbria Jazz 2018 – ph JR

A distanza di 40 anni, una celebrazione importante per Gilberto Gil. Quella della rivisitazione di una delle sue produzioni più riuscite. Stiamo parlando dell’Album “Refavela 40”, progetto in tour da un anno, prima in Brasile, e poi nelle principali piazze di Europa, e che non poteva certo mancare in questa edizione di Umbria Jazz, visto il grande successo ottenuto tanto in termini di apprezzamenti da parte della critica, quanto da parte del pubblico. Ed a ragione. Uno spettacolo coloratissimo ed elettrizzante, ricco di strumenti, voci, danze, cori, e un Gilberto Gil in grandissima forma, che salta, canta, dirige e si diverte.
Il disco “Refavela” nacque nel 1977, dopo un viaggio in Nigeria e la partecipazione al festival di musica africana di Lagos.
Come il titolo ben suggerisce, il lavoro è dedicato alle Favelas, agglomerati suburbanistici tradizionalmente riferiti al Brasile, ma identici in tutti i posti poveri del terzo mondo. Ritrovate certe caratteristiche a Lagos, nelle periferie più estreme e povere, nacque questo lavoro, un disco dalle forti accentazioni africane, con abbondanti inserti funk. Una sorta di fil rouge musicale che unisce l’Africa al Brasile. E che riprende le parole di Quincy Jones di ieri sera: “la musica, tutta la musica ritmica, è figlia d’Africa”.

Gilberto Gi - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Gilberto Gi – Umbria Jazz 2018 – ph JR

In questa rivisitazione coloratissima, ci sono i figli, Bem Gil e Nara Gil, la giovane nipotina, mascotte del gruppo, Mestrinho, ai cori ed alla fisarmonica, Domenico Lancellotti alla batteria, Thiago Queiroz al sax, la bellissima Mayra Andrade, e, radiosa ed in splendida forma, la nostra Chiara Civello. La storia artistica tra la Civello e Gil nasce nel 2014, quando la cantante romana lo volle al suo fianco nella realizzazione dell’album “Canzoni”, a duettare nel brano “Io che non vivo senza te”.

Da lì, la collaborazione a questo progetto di rivisitazione di un album che possiamo definire a tutti gli effetti “generazionale”, in uno spettacolo che infiamma l’Arena, di nuovo tutta riversata sotto palco sul finale, nonostante gli forzi di contenimento del servizio d’Ordine.

Nella giornata di ieri altri due eventi di interesse sono stati al teatro Morlacchi: alle 17, con l’esibizione del Devil Quartet di Paolo Fresu, e i Take6, nella rassegna “Round Mindnight”, gruppo che avevamo già visto protagonista nella serata precedente, durante l’omaggio a Quincy Jones.

Paolo Fresu - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Paolo Fresu – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Paolo Fresu ed il suo quartetto si fanno interpreti di un ottimo jazz, che tratta il panorama musicale a 360 gradi, con la stessa attenzione e professionalità. Da menzionare la rivisitazione della sigla di “Un posto al sole”, inserita anche nell’ultimo cd del gruppo, dal titolo “Carpe Diem”, a simbolo di un album ricco di suoni diversi, eterogenei, assai ben realizzato, pulito. Nella sensibilità, che lo contraddistingue, Fresu ricorda Giulio Libano, uno di quei personaggi che la musica la fa nella penombra, ma la fa buona ed importante. Scomparso nel 2016, è stato uno dei più grandi arrangiatori italiani, collaborando con Mina, Celentano, Dorelli, Chet Baker, e dicendo la sua, a livello di musicista, nell’affiancare personaggi come Cerri, Sellani, lo stesso Chet Baker. Uno di quegli uomini che non amò mettersi in mostra, ma ebbe come scopo principale nella vita fare il suo lavoro e farlo bene. A lui il quartetto dedica un commovente ed intenso brano che porta il suo titolo.

Take 6 - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Take 6 – Umbria Jazz 2018 – ph JR

I Take 6, con le loro voci, la loro simpatia e la capacità di stare tra il pubblico, rendono omaggio ad Al Jarrreau, scomparso nel febbraio 2017.
Un gruppo che vanta 30 anni di carriera, una solidità corale che li vede tutti sullo stesso piano, la capacità, non frequente e non comune, di arrivare al successo come gruppo. Senza un leader, o una figura di riferimento. La parola d’ordine sembrerebbe essere “si va avanti e lo si fa insieme”. E la regola del gruppo risulta vincente. Nella loro carriera vantano dieci Grammy e dieci Dove Award, hanno collaborato con nomi del calibro di Ella Fitzgerald, Steve Wonder, Ray Charles, hanno eseguito colonne sonore di successo, e partecipato ai più importanti jazz festival del mondo. Non potevano certo non dire la loro in questo 45.mo festival del jazz, che si fa di giorno in giorno più interessante.

JR

Take 6 live @ Blue Note Milano: quando il concetto di concerto implica la parola festa

11707459_977757442263964_2544869728609531434_n

Il Blue Note di Milano come non l’avete mai visto. Quando? Lo scorso 23 luglio in occasione del travolgente concerto dei Take 6, gruppo musicale a cappella/gospel statunitense attivo dal 1987 e originario di Huntsville, nonché vincitore di svariati Grammy. Spiritosi, genuini, padroni della propria voce e del palcoscenico, i Take 6 hanno coinvolto il pubblico in uno show completo, divertente ed emozionante. Riconosciuti, di diritto, tra i rivoluzionari del canto a cappella, i sei artisti, hanno ripercorso in lungo e in largo le tappe clou del jazz, del gospel e della black music mondiale. Non sono mancati tuffi nel passato ma anche sornione scelte più recenti dalla loro “Spread Love” contenuta nell’album “Doo be doo wop bop”, a “I’ve got the life” passando per le gettonatissime cover di “Happy” di Pharrell Williams, riuscita veramente alla perfezione, “Stand by me” di Ben E. King, “Overjoy” di Stevie Wonder , “Family of love”, dedicata al pubblico e “Uptown Fukn” di Mark Ronson feat. Bruno Mars.

Forti della maestrìa con cui usano il vocalese, stile canoro tipicamente jazz in cui le parole vengono adattate a melodie eseguite come composizione orchestrale o improvvisata, i Take 6 padroneggiano vorticosamente temi, versi, parole e ritmi. Le loro voci si atteggiano a strumenti musicali ed il risultato è stupefacente. Aggirandosi tra il pubblico senza rinunciare alla compartecipazione e all’umorismo che li contraddistingue i Take Six si concedono una lunga  e divertente parentesi dedicata a Michael Jackson regalando al pubblico ben due bis, di cui ricorderemo soprattutto il primo; un canto gospel interamente eseguito senza microfoni ed incentrato su un’unica parola dal significato totalizzante: Alleluia.

Raffaella Sbrescia