Fabrizio Moro: “L’essenza di un uomo rimane la stessa e ve la racconto in Pace”

copertina album Pace_Fabrizio Moro

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Dopo essersi conquistato il disco d’oro e la “Menzione Premio Lunezia per Sanremo” come miglior testo in gara nella sezione Campioni al 67esimo Festival di Sanremo con l’emozionante brano “Portami via”, Fabrizio Moro presenta “PACE” (Sony Music Italy), il nuovo disco di inediti in uscita il prossimo 10 marzo. Dopo 20 anni di carriera, l’artista si rimette in gioco attraverso 11 tracce dal mood intimo e autobiografico scegliendo di renderci partecipi di una nuova fase della sua vita, del raggiungimento di un inedito momento di serenità interiore nonché di nuovi piccoli bilanci messi nero su bianco con la sua inimitabile scrittura.

Intervista

“Pace” è un disco meno arrabbiato e più equilibrato. In queste nuove canzoni racconti molto più di te e meno del disagio circostante. Come mai?

Negli ultimi due anni sono successe tante cose e questo si è riflesso nelle canzoni. Da “Pensa” ad oggi sembra siano passati 50 anni. Ho la percezione di aver costruito un’eredità musicale importante e questo mi ha dato serenità. A questo si aggiunge l’esperienza della paternità: per la prima volta ho iniziato a vivere la quotidianità in maniera normale e a fare da solo cose che non avevo mai fatto. Avevo difficoltà a relazionarmi con l’esterno ora sento una pace interiore. Sicuramente questo sentimento non mi accompagnerà per sempre, a causa del mio carattere e della mia personalità ho sempre bisogno di una nuova meta da raggiungere. La pace è una sensazione che cerco ma che continua a sfuggirmi perché ho sempre una battaglia da combattere.

Ascoltando il disco pare quasi che la tracklist possa essere suddivisa in tre parti con un lieto fine, è così?

In effetti sì. Questo disco è stato terapeutico ma me ne sono reso conto solo quando l’ho ascoltato in fase di missaggio con tutti i brani assemblati insieme. La parola che ricorre più spesso è “paura” e questo testimonia che questo lavoro ha scavato molto dentro di me. Ho iniziato a lavorarci con timore, non sapevo a cosa stavo andando incontro, poi però durante le registrazioni ho cominciato ad avere delle conferme. In virtù di tutto questo potrei descriverlo come un concept album delle mie emozioni.

Come mai hai scelto di duettare con Bianca Guaccero in “E’ più forte l’amore”?

Inizialmente la tracklist era composta da 10 brani, il brano con Bianca è arrivato per caso. Lei mi aveva contattato per chiedermi un brano per un film a cui stava lavorando. In quell’occasione ho scoperto che sapeva cantare e anche molto bene, questo è il motivo per cui ho deciso di coinvolgerla in questo lavoro.

Uno dei temi affrontati in questo lavoro è anche quello dell’infanzia…

Sì, mio figlio Libero mi assomiglia molto dal punto di vista caratteriale, proprio attraverso questo confronto costante ho ritrovato il Fabrizio bambino. La paternità ha risvegliato diverse cose che erano rimaste assopite. Ora che i miei figli stanno crescendo riesco ad interagire di più con loro. Li vedo poco ma quando sto con loro finisco per viziarli un po’. Libero è un super appassionato di calcio mentre Anita è innamorata della musica. Con lei sento di avere un legame a doppio filo da prima che nascesse. Fin da quando avevo 15 anni ho sempre avuto il desiderio di diventare padre di una donna forse perché non ho mai avuto una relazione duratura.

Questo è quello che racconti in “Giocattoli”?

Da piccolo parlavo più con Jeeg Robot che con le persone, per questo ho scritto questo pezzo.

Quali sono i pezzi a cui ti senti più legato?

Sicuramente “Portami via” è quello a cui voglio più bene poi ci sono anche “Giocattoli e “Sono anni che ti aspetto” in cui parlo della parte di me che mi è sempre piaciuta di meno.

FABRIZIO MORO_credito fotografico di Fabrizio Cestari 3 b

Cosa cambierà nel nuovo tour?

Dopo due tour molto simili tra loro, ci saranno tanti nuovi arrangiamenti a cui stiamo lavorando già da qualche mese. Ci sarà l’anteprima live il 20 aprile al Fabrique di Milano, poi un po’ di promozione del disco e l’inizio del vero e proprio tour il 26 e 27 maggio (Nuova data) al Palalottomatica di Roma. Nel frattempo abbiamo chiuso gli accordi per nuovi concerti in 20 città italiane, a breve vi dirò le date!

A proposito di suoni, anche in “Pace” si sente una forte ventata di novità…

A differenza dei miei precedenti album, questa volta mi sono affidato ad Antonio Filippelli e Fabrizio Ferraguzzo per la totale produzione del disco. Ho portato la mia band conservando la matrice di sempre con chitarra, basso e batteria registrando tutto in presa diretta. Il fatto è che con due produttori provenienti da un mondo completamente diverso dal mio doveva per forza crearsi un conflitto di interessi, il risultato è questo sound che mi piace molto di più. Finalmente avevo i mezzi per poterlo ottenere.

E tu “i mezzi” hai imparato a costruirteli a suon di canzoni che spesso hai donato a tanti artisti di grande successo.

Fin da quando ho scritto “Sono solo parole”, il percorso di autore ha sempre cercato di far fronte alla mancanza di compromesso con le multinazionali. Dopo quel brano, ho collaborato con tanti altri artisti ma tengo a sottolineare che ho sempre scritto per me stesso. I miei pezzi raccontano la mia vita, con i proventi dei diritti d’autore ho finanziato la mia etichetta e la produzione dei miei album. L’univa volta che ho scritto per un altro artista è stata per Fiorella Mannoia con due testi presenti nel suo album “Combattente”.

 Come è andato questo Sanremo?

Beh, direi che è andato nel mondo inverso a quello che mi aspettavo. Credevo che mi sarei classificato molto più in alto e che il pezzo avrebbe avuto un percorso lento. Reputavo “Portami via” un diesel, l’ho cantato anche male perché per tutta la settimana sanremese ho avuto un groppo in gola che non sono riuscito a sciogliere. Questa è stata la volta in cui ho avuto più paura, mi aspettavo delle conferme da me stesso, così come se l’aspettavano le persone che mi seguono.

Curioso che ti sentissi così, ormai il tuo canzoniere parla chiaro

Sentivo una certa ansia da prestazione, in realtà sono rimasto lontano dai riflettori per anni proprio per questo motivo. Penso che avessi paura di mettermi in gioco, questo è un limite che mi ha frenato spesso, il confronto con la realtà dei fatti mi ha sempre intimorito e, visto che il palco di Sanremo è il riflettore più grande in Italia, sentivo questa paura in modo più forte. Ho sempre temuto di perdere quello che avevo costruito, questa cosa mi succede anche quando pubblico un nuovo lavoro.

Alla luce di questi ragionamenti, come hai vissuto l’esperienza di insegnante ad Amici?

Questo programma lo affronto con serenità, trasparenza e lealtà nei confronti di me stesso. Anche “Amici” è stato terapeutico, mi ha aiutato ad aprirmi di più e a confrontarmi con tante persone tutte insieme. Maria De Filippi mi ha cercato per due anni ma mi spaventava confrontarmi con le critiche. Quando sbagli, i riflettori non perdonano eppure sto cercando di fare pace anche con questo fatto. Io faccio quello che posso, il resto lo lascio al destino.

Che rapporto hai con la libertà?

C’è stato un periodo in cui ho lavorato a “Sbarre”, un programma girato dentro al Piccolo teatro del carcere d Rebibbia, a pochi chilometri dal paese in cui ho vissuto da piccolo. Sono stato lì per un mese, entravo alle 10 e uscivo alle 18, parlavo con molti coetanei e con ragazzi più piccoli di me che erano lì per reati più o meno gravi. Ogni volta che uscivo mi mettevo nel traffico, prendevo l’aria in faccia e mi rendevo conto di quanto fossi fortunato. In quel momento mi sentivo in pace con il mondo circostante riuscendo a percepire cosa fosse davvero importante per me.

 Raffaella Sbrescia

Il 10 marzo partirà l’instore tour durante il quale Fabrizio Moro presenterà il nuovo disco con un mini live, accompagnato al pianoforte dal maestro Claudio Junior Bielli, e incontrerà i fans. Ecco le date aggiornate:

10 marzo a La Feltrinelli di Roma (Via Appia Nuova, 427 – ore 20.00)

11 marzo a La Feltrinelli di Napoli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23 angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00)

13 marzo a La Feltrinelli di Milano (Piazza Piemonte, 2 – ore 18.30)

15 marzo a La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119 – ore 18.30)

18 marzo a La Feltrinelli di Torino (Stazione di Porta Nuova – ore 17.00)

20 marzo a La Feltrinelli di Bologna (Piazza Ravegnana, 1 – ore 18.00)

Questa la tracklist dell’album: “Pace”, “Tutto quello che volevi”, “Giocattoli”, “Semplice”, “Portami via”, “La felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, “Andiamo”. “È più forte l’amore” (con Bianca Guaccero), “Intanto”.

Video: Portami via

le Migliori: Mina e Adriano Celentano ritornano insieme con un irresistibile divertissement

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Icone generazionali, punti di riferimento per i cultori della musica italiana, Mina e Adriano Celentano tornano a lavorare insieme a 18 anni di distanza dal primo esperimento discografico comune e lo fanno con “le Migliori”, il nuovo album disponibile da domani 11 novembre (Sony Music Italy). Prodotto da Claudia Mori per CLAN CELENTANO e Massimiliano Pani per PDU,  l’album contiene 11 canzoni inedite e un’unica cover. In questo disco i due artisti ci insegnano che è ancora possibile fare qualcosa per il gusto di farla, senza prendersi troppo sul serio. L’idea da cui è scaturito questo progetto è molto semplice: due importanti artisti molto legati tra loro, con una storia artistica molto simile per certi versi, hanno voluto riunirsi per cantare divertendosi. Il disco rispecchia esattamente questo desiderio, il canto si è dimostrato ancora una volta un fertile terreno d’incontro per entrambi. Mina e Celentano sperimentano, scherzano, emozionano spaziando tra generi e tematiche, reinventandosi in modo sempre nuovo in ogni brano presente in tracklist. Il titolo dell’album nasce da un messaggio di buon compleanno che Adriano, dal suo blog, inviò a Mina l’anno scorso, firmandosi ‘le migliori’, con riferimento a Mina e a sé stesso; partendo da questo, Mauro Balletti ha realizzato la copertina, con ‘2 Mine’ e ‘2 Celentani’ ad una sfilata di moda dove la passerella è la strada. I due artisti si sono incontrati a Lugano, esattamente come era accaduto la volta precedente, si sono sentiti e scritti tutti i giorni. Di questo album esiste anche una versione deluxe comprensiva di 4 cartoline, un poster e un CD con quindici “parlatini” dei due artisti (si tratta di dialoghi “rubati” durante le registrazioni in sala d’incisione).

 Il 12 dicembre ci sarà uno speciale della Rai dedicato ai due artisti. L’idea di base sarà proporre un montaggio di diverse performance che parte dai primi incontri tra Mina e Celentano in bianco e nero fino a questo progetto. Lo show avrà la durata di un’ora, sarà parzialmente registrato e non vedrà la partecipazione dei due artisti. Ci saranno, bensì, quattro persone vestite come Mina e Celentano sulla cover del disco, che, chiacchierando di spalle, condurranno lo speciale. Altri due spettacoli prenderanno vita subito dopo Sanremo e saranno entrambi in diretta, ancora stretto riserbo vige in merito alla conduzione e al format. Il progetto si concluderà a Natale 2017 quando uscirà un cofanetto con il primo disco della collaborazione tra Mina e Celentano,  ”le migliori” e anche due inediti non ancora pubblicati.

Mina e Adriano Celentano

Mina e Adriano Celentano

Veniamo dunque al commento de “le migliori”: il primo brano è Amami Amami, il singolo in cui i due artisti si inseguono sulla musica di Idan Raichel (giovane e originale compositore israeliano autore dell’”Idan Raichel Project”) e sul testo di Riccardo Sinigallia. Intenso l’assolo finale di fisarmonica con la citazione finale di ‘Storia d’amore’ per restituire quella di “E poi” contenuta in “Acqua e sale”. La struggente melodia di E’ L’amore ci introduce al secondo brano, composto e scritto da Andrea Mingardi e Maurizio Tirelli in cui due amanti si rivelano capaci di perdersi ma incapaci di dimenticarsi. Con Se mi ami davvero, scritta da Gianmarco Marcello, aka come Mondo Marcio, il ritmo si fa trascinante. Ti lascio amore ci trascina dentro la fine di una storia senza farci sconti di  sorta. Ad un passo da te  raccoglie idealmente l’eredità di Acqua e sale. Un perfetto gioco di rimbalzi, ironie e richiami tra Mina e Adriano arriva fino alle note di Non mi ami, una storia in bilico cantata tra serio e faceto. Irresistibile il mood teatrale della spassosa Ma che ci faccio qui, scritta dal giovane e talentuoso Pietro Paletti. Imperdibili i due brani che Mina e Adriano interpretano da solisti. Ne Il bambino col fucile, scritta da Francesco Gabbani, Adriano non rinuncia a cantare fatti di attualità con la sua inconfondibile verve: “E l’anima trema mentre si accorge che il capo degli stupidi è già re”. Aldo Donati e Loriana Lana sono gli autori di Quando la smetterò, brano che Mina interpreta al meglio (riportandoci ai fasti di “Ancora Ancora Ancora” trasmettendo tutto il pathos di una struggente dichiarazione d’amore, accompagnata dal pianoforte di Danilo Rea. Le due voci tornano ad intrecciarsi nell’emozionante Come un diamante nascosto nella neve. Spiazzante il guizzo finale di questo divertissement post conteporaneo: una versione inedita, oseremmo definire techno, di Prisencolinensinainciusol realizzata dal dj/produttore italiano Benny Benassi e ricantata da Adriano insieme a Mina. L’atto finale di una riuscita festa in maschera.

Raffaella Sbrescia

Video: Amami Amami

“Oronero”: Giorgia racconta il disco della consapevolezza. Intervista

Giorgia

Giorgia

Giorgia torna in scena con “Oronero” (Microphonica/Sony Music Italy), il suo decimo album di inediti. Forte di un consolidato ed inossidabile sodalizio artistico con il produttore Michele Canova, già insieme a lei nei precedenti due album, “Dietro le apparenze” (2011) e “Senza paura” (2013), la cantante rinverdisce la sua veste di autrice firmando ben 10 dei 15 brani che compongono la tracklist di un progetto intimo e ragionato. I punti chiave di “Oronero” sono una spiccata sensibilità ed una carismatica carica interpretativa. Doti che, da sempre, rappresentano gli assi nella manica di Giorgia che, in questa specifica occasione, decide di raccontarsi senza filtri attraverso una scrittura matura, consapevole e carica di contenuto.

Intervista

 “Oronero” è un album lungo, denso e vario. Ci racconti come nasce questo progetto?

Non mi sono posta regole o limitazioni, avevo intenzione di realizzare 11 al massimo 13 canzoni. L’idea di “Oronero” è nata due anni fa, mi sono concessa del tempo perché dovevo e volevo fare le cose con la giusta e dovuta calma. Nell’album ho voluto raccontare i giorni che stavo vivendo, mi sentivo alla ricerca di qualcosa. Ho anche chiesto canzoni ad artisti amici ma molti di loro erano impegnati su più fronti e a me non piace molto stare lì a chiedere le cose. Poi piano piano le canzoni sono arrivate, ho lavorato con orari precisi, quasi da operaia, mi sono imposta di scrivere tra un impegno di famiglia e l’altro. Questo modo di lavorare è stato assolutamente nuovo per me però devo dire che ha dato i suoi frutti.

Hai lavorato ancora con Michele Canova. Quali sono i punti fermi del vostro sodalizio artistico?

Io e Michele Canova abbiamo lavorato con un’ottima intesa. Ci siamo confrontati molto e su ogni cosa ci siamo trovati d’accordo; una perfetta comunione di intenti. Per questo album il mio obiettivo era quello di realizzare un disco più elettronico con delle ritmiche precise e uso di synth da coniugare al tocco umano di musicisti come Tim Pierce e Alex Alessandroni. Non abbiamo seguito le mode del momento, abbiamo voluto sperimentare, ci siamo concessi delle libertà spostandoci un po’ fuori dai soliti canoni.

Come pensi che queste scelte influenzeranno la costruzione del nuovo live?

La varietà mi servirà molto dal vivo quando dovrò assemblare la scaletta e dovrò mettere insieme i tasselli. Mi piacerebbe creare dinamiche diverse all’interno del concerto, di sicuro dovrò trovar un equilibrio tra vecchie e nuove canzoni. Vorrei accontentare tutti i miei fan, da quelli storici a quelli che mi hanno scoperto soltanto adesso.

Cosa significa per te la parola “cambiamento”?

Credo che per cambiare il mondo (sì credo ancora, forse più di prima) si debba partire dalla propria anima, è necessario lavorare sull’ autocoscienza. Il vero ostacolo a questo pare essere il poco tempo che ognuno ha per sé tra vita quotidiana e stimoli di tutt’altro tipo. A livello personale, il grande cambiamento che ho vissuto è stato liberarmi del bisogno d’approvazione altrui, mi sono proposta con grande naturalezza in questo disco mentre in passato ho avuto il pudore di dire le mie cose.

“Oronero” è il primo singolo estratto da questo album. Che significato dai a questa parola?

Il petrolio è il simbolo di questo tempo: una ricchezza naturale può diventare puro veleno. Portando questo discorso dal generale al particolare, ci si può riferire ad un discorso più propriamente individuale.

 “Posso farcela” e “Non fa niente” sono le uniche due canzoni in cui firmi tutto…

Quando scrivo canzoni mie, tendo sempre a pensare che non saranno mai dei singoli, le vivo come un modo per fissare un momento, non riesco mai a guardarne la parte commerciale o commerciabile.

Giorgia ph-eolo-perfido

Giorgia ph-eolo-perfido

Che rapporto hai con le tue colleghe cantanti?

Gli uomini si alleano, la donna tende a spaventarsi quando incontra altre donne forti perché già deve lottare per avere il suo spazio. Secoli di cultura ci hanno insegnato che più ci tengono separate meno potere ci danno. Io sono cresciuta in una famiglia che esalta le donne, mi confronto spesso con le mie colleghe, sono in contatto con loro e ne sono molto felice.

Come mai non ci sono duetti?

L’ho già fatto con Gianna Nannini, Elisa, Laura Pausini, Alicia Keys. Non è stata una scelta precisa, è semplicemente andata così. In ogni caso avendoci messo la faccia è stato meglio. Una collaborazione a cui tenevo molto è che è andata a buon fine è stata quella con Pacifico.

Come ti vedresti all’estero?

Avrei dovuto lavorarci vent’anni fa ma avevo delle paranoie. C’è stata una fase in cui non me la sentivo, un’altra in cui ero pronta ma un ex presidente BMG non credeva assolutamente nel mio ruolo all’estero. In questi giorni mi stanno arrivando complimenti e segnalazioni, Canova non fa altro che invitarmi a Los Angeles, dice che i suoi musicisti vorrebbero suonare con me. Ecco, più che vendere i miei dischi lì, mi piacerebbe avere degli scambi con quei musicisti e realizzare delle jam sessions indimenticabili.

“Vanità” è uno dei pezzi più interessanti del disco. Uno stream of consciousness con un arrangiamento molto particolare…

Inizialmente il brano si chiamava “Symphony” ed aveva un’altra identità. “Vanità” è stata la prima parola che ho individuato, ci sono tornata dopo un po’.

E “Regina di notte”?

Una canzone apparentemente da cubo dalla concettualità elegante.

Giorgia ph-eolo-perfido

Giorgia ph-eolo-perfido

Il ruolo di Emanuel Lo è stato molto importante nella scrittura di questo disco…

Sa comporre benissimo e a volte neanche lui si rende bene conto di quanto sia capace. Il nostro rapporto artistico-musicale è molto equilibrato, ognuno conserva il proprio spazio, ci confrontiamo spesso ma a me piace lavorare anche da sola, ho bisogno di fare le mie cose.

Riprenderai qualcosa che hai lasciato da parte in questo progetto?

Le canzoni devono essere sedimentate ma in genere non riprendo mai le cose dal cassetto, le canzoni hanno il loro tempo, i dischi vengono accolti bene solo quando le cose sono fatte nel loro tempo.

Cosa è per te ribellione?

Un tempo la trasgressione era andare contro le regole, adesso la vera ribellione è recuperare il bene e crederci fino in fondo.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist di “Oronero”: “Oronero”, “Danza”, “Scelgo ancora te”, “Credo”, “Per non pensarti”, “Vanità”, “Posso farcela”, “Come acrobati”, “Mutevole”, “Tolto e dato”, “Amore quanto basta”, “Sempre si cambia”, “Grande maestro”, “Regina di notte”, “Non fa niente”.

Video: Oronero

Il 19 marzo 2017 partirà il nuovo attesissimo tour di GIORGIA, ORONERO TOUR, farà la sua prova generale il 19 marzo a Mantova, e toccherà 17 città su e giù per la penisola. I biglietti per tutte le date saranno disponibili dalle 10:00 di lunedì 31 ottobre su livenation.it e ticketone.it. Gli iscritti a My Live Nation potranno accedere a una prevendita dedicata, dalle 10:00 del 29 ottobre alle 9:00 del 31 ottobre.

Questo il calendario ufficiale del 2017:

19 marzo – MANTOVA – PalaBam

22 marzo – BOLOGNA – Unipol Arena

24 marzo – MILANO – Mediolanum Forum

28 marzo – GENOVA – 105 Stadium

30 marzo – NAPOLI – PalaPartenope

1° aprile – ROMA – PalaLottomatica

6 aprile – ACIREALE (CT) – Pal’Art Hotel Acireale

8 aprile – BARI – PalaFlorio

9 aprile – EBOLI (SA) – PalaSele

12 aprile – PERUGIA – PalaEvangelisti

13 aprile – FIRENZE – Mandela Forum

15 aprile – RIMINI – 105 Stadium

18 aprile – ANCONA – PalaPromoteo Estra

20 aprile – VERONA – AGMS Forum

22 aprile – PADOVA – Kioene Arena

23 aprile – CONEGLIANO (TV) – Zoppas Arena

26 aprile – TORINO – Pala Alpitour

Per info: LIVE NATION ITALIA www.livenation.it – info@livenation.it – 02 53006501

 

Boosta: “La Stanza Intelligente” è il disco che avevo voglia di fare. Intervista

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Abbiamo imparato a conoscere Davide Dileo aka Boosta nei panni di musicista, compositore, tastierista e fondatore dei Subsonica, ma anche scrittore, DJ e produttore discografico. Lo ritroviamo oggi nei panni di cantautore per “La Stanza Intelligente”, il disco di inediti, in uscita per Sony Music, il 28 ottobre. Questo progetto, pensato per un ascolto reiterato nel tempo, rappresenta una passeggiata fuori dall’astronave madre in cui Boosta si mette a nudo rivelando la sua attitudine alla riflessione, la voglia di mettersi continuamente in gioco, lo sconfinato amore per la musica, la piacevolezza di osare raccontando quelle che sono le fragilità, le scompostezze e i disordini interiori di ciascuno di noi. Ad accompagnarlo in questo viaggio emotivo, un nutrito gruppo di amici: Malika Ayane, Nek, Luca Carboni, Raf, Giuliano Palma, Cosmo, Briga, Marco Mengoni, Enrico Ruggeri e Diodato. “La Stanza intelligente” è, in definitiva, il frutto di una sensibilità non convenzionale.

Intervista

Davide, partiamo da una constatazione: “Non c’è un colore con cui non ti sia sporcato le mani”…

Io faccio quello che posso, sono eccezionalmente imperfetto e mi godo quello che ho, racconto e vivo quello che sono e penso che i “se” servano veramente a poco. La parte più difficile, a 40 anni, è accettarsi per quello che si vale.

Hai più volte definito “La Stanza Intelligente” come un disco onesto, cosa intendi dire?

 Penso che tutte le persone abbiano delle zone d’ombra e delle zone che sono più facili da esporre al sole, io ho cercato di raccontare il più possibile l’umanità. Non ci sono sentimenti speciali o situazioni particolari nel racconto se non che ogni racconto è particolare. La vita di ognuno si basa su una sorta di calendario emotivo e questo disco è venuto fuori con grandissima sincerità sotto questo punto di vista. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di fare il disco che avevo voglia di fare. Questa cosa mi ha quasi eccitato, non è così scontato trovarsi ancora entusiasti dopo 20 anni di carriera musicale.

Come hai scelto questo titolo così suggestivo?

Il titolo del disco è mutuato è un libro di Weinberger David, pubblicato da Codice. Il concetto alla base della mia scelta è quello di potersi chiudere in un posto al riparo da un mondo arrogante ed invasivo; un modo per ritagliarsi uno spazio, una stanza, per l’appunto, in cui mettere se stessi.

Sei passato dalla tastiera alla voce. Come è cambiato Davide e come è cambiato Boosta?

Sono sempre stato un curioso e ho avuto il privilegio di vivere con la mia passione che mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni. A 40 anni era doveroso fare un test per verificare a che punto fossi arrivato. Cantare per me non è facile e ho approfittato di questa pausa fisiologica dei Subsonica per ritagliarmi lo spazio ed il tempo di fare una cosa esattamente come volevo io. All’interno di un gruppo con cinque personalità molto forti non è possibile sviluppare molto della propria individualità, ovviamente alcune cose vengono privilegiate rispetto ad altre ed è giusto così.

Come descriveresti questo artwork così particolare?

Ho cercato di fare un disco come si faceva una volta cercando inserirvi qualcosa da ascoltare ma anche da guardare. Insieme ad una mia amica architetto, che ora si occupa di serigrafia, ho costruito questa tavola anatomica che racconta la trasformazione dell’uomo durante un particolare momento di fatica e pesantezza. Il risultato è un lavoro da ascoltare in poltrona, mi piacerebbe trovare così tutti i dischi del mondo, vorrei sempre leggerne la storia, sapere come, dove e da chi è stato registrato etc.

Come hai lavorato alla scrittura dei brani?

“La stanza intelligente” è il primo pezzo che ho scritto, il brano ha rappresentato uno spartiacque quando ho deciso di mettere da parte l’elettronica, una vera e propria stella polare che ha guidato la scrittura del disco. Tutti i brani sono nati durante il periodo di scrittura tranne “La conversazione di noi due” che non ha mai trovato spazio da nessuna parte. Ho voluto lavorarci con Ruggeri, discreto portatore sano di aneddoti e amico fraterno.L’unica cosa che non volevo fare in questo album era usare l’elettronica; sequencer e sintetizzatori ci sono in due o tre punti al massimo. Ho voluto suonare approfittando del fatto che, pur facendolo male, suono un po’ tutti gli strumenti. Il mio è stato un gioco, mi sono messo nel mio piccolo studio e ho fatto l’artigiano; non ho fatto calcoli particolari, ho una visione lucida di quello che sono e non mi ha sorpreso il risultato che ho raggiunto.

Boosta durante la presentazione de "La stanza intelligente"

Boosta durante la presentazione de “La stanza intelligente”

Come ti sei trovato a lavorare con tanti colleghi?

Così come quando dai una festa e decidi di invitare chi vuoi, così ho voluto fare in questo disco. Sono stato fortunato perché ho avuto l’opportunità di chiamare tanti amici e tutti sono stati assolutamente disponibili a cantare le mie canzoni. Ho fatto anche un po’ da produttore, ho cercato voci che mi piacessero, voci magari lontane dal mio mondo. Per me è stato un bellissimo gioco e valeva la pena farlo con le persone con cui mi diverto.

Un aspetto particolare di questo album è il cantato: ogni ospite si è prestato ad un modo di cantare preciso e anticonvenzionale…

Certo, avendole scritte io, le canzoni hanno inevitabilmente preso un taglio diverso da quello che ci si potrebbe aspettare dai cantanti. Il lavoro di produzione dell’opera consiste proprio in questo; lo stesso avviene quando sei uno scrittore o un pittore, dipende dall’armonia che hai in testa, dal quadro che dipingi, dal testo che racconti…

Video: “1993″ Acoustic version

“Noi” è il pezzo più semplice del disco?

Sì, l’ho scritto su un giro di do. Non ho mai scritto una canzone così semplice e la voce di Malika rappresenta il vero surplus ultra.

La veste sonora in acustico dei nuovi brani con i Gnu Quartet ha portato un valore aggiunto alle canzoni, pensi di portarla in giro, magari nel nuovo tour?

Vediamo come mi sento. Proprio perché non è un disco facile da portare live ci ho pensato in tutti i modi: farlo solo piano e voce, o con una band, nei teatri, nei locali, con un quartetto d’archi, con un’orchestra, coi fiati… Non so bene come strutturerò il da farsi. Sicuramente manterrò la struttura narrativa dell’album: sarà qualcosa simile ad un recital, o a uno storytelling. Comunque qualcosa di unico.

Hai definito il brano con Cosmo un viaggio intergenerazionale. Come è venuto fuori questo abbinamento con lui?

Cosmo mi piace da matti, trovo davvero che sia il cantautore 2.0 italiano. A differenza di altri che hanno preso il linguaggio del cantautore italiano e l’hanno fatto loro, lui ha fatto un passo in più, magari peggiore ma comunque un passo diverso. “Mezzo uomo” è nato proprio dalla prima frase del pezzo: “Un cane vecchio fa vecchi guai”, da lì in poi è venuto il resto.

E Mengoni?

Conosco Marco da tanti anni, gli voglio bene e mi considero un suo fratello maggiore. Sono veramente felice che abbia cantato in questo disco, sono felice di aver scritto un bel pezzo e di averglielo fatto cantare perché quella roba lì la può cantare bene solo uno come lui.

Un risultato particolare è quello del brano insieme a Briga…

Questa è la cosa bella, il nostro è un meraviglioso gioco, è bellissimo decontestualizzare, cambiare le carte in tavola, sorprendere. Quel pezzo lì aveva un bella potenza nel ritornello, lui ha una voce pazzesca, è stato bello vederlo cimentarsi con un tale entusiasmo!

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Cos’altro bolle nel tuo personalissimo pentolone?

Questo avrebbe dovuto essere un disco doppio ma tante persone mi hanno sconsigliato. Ho dovuto togliere una decina di pezzi dalla tracklist. Per ora l’idea è quella di lavorare alla colonna sonora di “1993”. Presto uscirà un nuovo libro e nel frattempo vorrei finalmente conseguire il brevetto di pilota di linea. Cerco di godermi quello che ho, non so quanto durerà, mi auguro  di avere a lungo qualcosa da raccontare ma se le circostanze della vita dovessero costringermi a continuare… beh, vi chiedo scusa in anticipo (ride ndr).

Il Boostalk è un modo per aprirti senza filtri con le persone che ti seguono?

Noi artisti non vogliamo che ci vengano rotte le scatole nella vita in generale ma ci piace che la gente sappia un po’ di noi. Funziona un po’ come quando esci, vai in un posto e hai voglia di chiacchierare, anche io ho voglia di chiacchierare, mi diverto e quando ne ho voglia lo faccio molto volentieri.

Cos’è per te il volo?

Il volo è la mia disciplina, le mie arti marziali senza la parte della mazzate. Il volo mi rimette a posto, è il mio manutentore.

 Raffaella Sbrescia

La Stanza Intelligente – tracklist:

1. 1993

2. Mezzo uomo (feat. Cosmo)

3. Sulla strada (feat. Nek)

4. La stanza intelligente

5. Santa Kaos (feat. Giuliano Palma)

6. Come la neve (feat. Luca Carboni)

7. Ad altezza uomo (feat. Briga)

8. Noi (feat. Malika Ayane)

9. Il mio compleanno (feat. Raf)

10. La conversazione di noi due (feat. Enrico Ruggeri)

11. All’altare (feat. Marco Mengoni)

12. Quello che vuoi (feat. Diodato)

13. Tutto bene

“Lotto Infinito”: Enzo Avitabile presenta uno dei suoi album più ispirati. Intervista

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Enzo Avitabile festeggia i 35 anni di attività artistica con un nuovo album di inediti intitolato “Lotto Infinito” (Sony Music Italy). Il disco, tra i più ispirati dell’artista, si compone di 14 brani con la partecipazione di alcune tra le voci più rappresentative del panorama italiano e internazionale: GIORGIA, FRANCESCO DE GREGORI, MANNARINO, RENATO ZERO, CAPAREZZA, ANGELA E MARIANNA FONTANA, DABY TOURÈ, PIPPO DELBONO, PAOLO FRESU, GIOVANNA MARINI, HINDI ZAHRA e LELLO ARENA. Giunto a 4 anni di distanza da “Black Tarantella”, “Lotto infinito” raccoglie sonorità provenienti da tutto il mondo spaziando tra World music, canzone napoletana, jazz fusion e soul e dando spazio a tematiche calde come disoccupazione, immigrazione, solidarietà e speranza. Muovendosi tra polarità contrapposte, Enzo Avitabile dà voce alle terre dimenticate, parte dalla periferia nord di Napoli per parlare delle periferie del mondo. Il grande merito di questo artista è aver dato voce agli ultimi, a quelli che nonostante l’oppressione di una continua lotta per la vita non rinunciano alla speranza di un domani che possa essere migliore.

Intervista

“Lotto Infinito” è uno dei dischi più ispirati della sua carriera?

Lo spero. Queste canzoni nascono dalla realtà che viviamo ogni giorno.

Il titolo è ispirato ad uno striscione esposto su uno dei balconi di “Lotto Zero” a Ponticelli in provincia di Napoli. Da un piccolo frammento circoscritto ad una realtà precisa, si finisce a parlare di una realtà molto più ampia…

Ogni volta che passo davanti a questo striscione mi fa un effetto davvero fortissimo. Si tratta di un frammento di realtà che abbraccia tante altre realtà simili, una goccia in un oceano. Ho voluto raccontare la periferia della mia città, quella che non si vede, quella di cui non si parla, per raccontare le periferie di tutto il mondo e le relative speranze di persone che lottano per arrivare alla fine del mese con orgoglio e dignità.

Toccante il brano in cui cita tutte le località martoriate della Campania riportando all’attenzione tematiche e luoghi ripiombati nell’oblio mediatico.

Certo, non ho voluto lasciare da parte nessuna di queste terre. Non ho dimenticato niente e nessuno

In questo album ci sono collaborazioni con alcune delle più grandi voci della musica italiana. Partiamo da quella con Renato Zero per “Bianca” in omaggio a Bianca d’Aponte, brano in cui il cantautore canta con lei in napoletano…

Renato mi ha fatto un regalo nel cantare questo pezzo in napoletano ma in realtà questo è un dono che ha fatto alla mia città. Il concetto era inglobare Napoli e l’identità italiana perseguendo una prospettiva di fratellanza.

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Molto intenso il duetto con Giorgia in “De Profundis”

 In effetti stiamo riscontrando un grande consenso da parte di chi l’ascoltato, ci abbiamo messo tutta l’emozione possibile.

Originale la collaborazione con Caparezza in “Amm’ ‘a amm’ ‘a””

 Insieme a Caparezza ho cantato la voglia di cambiamento, l’esigenza di andare avanti.

 Il brano di chiusura è l’emozionante “Addo’ so nato io” recitato da un intenso Lello Arena…

Questa è una poesia di speranza; la speranza di vincere e sopportare il disastro economico che il paese sta affrontando, il degrado che siamo costretti a vivere, le condizioni di arretratezza socio-culturale e di degrado spirituale. Proprio gli ultimi, proprio quelli che non vengono considerati, sono quelli che sperano con tutte le proprie forze, che sognano e che combattono per il cambiamento e la riscossa.

E con Francesco De Gregori in “Attraverso l’acqua”?

Insieme cantiamo di questi uomini raccolti dall’acqua mentre cercano una terra promessa esattamente come fa ciascuno di noi, migranti sulla terra. Sembra facile osservare da lontano quelli che provano ad arrivare e a spostarsi attraverso il mare, dovremmo indagare i fondamenti della nostra coscienza, solo così possiamo capire cosa possiamo fare, innanzitutto per gli altri ma anche per noi stessi.

Il mantra di “Jastemma d’amore” a questo proposito si presta assolutamente bene a questo intento…

Certamente: “ ‘mparat a te vulè bene overamente si over vuò  bbene all’ate”.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

Il lato A della versione in vinile contiene i brani “NAPOLI NORD”, “DE PROFUNDIS” con Giorgia, “QUANDO LA FELICITÀ NON LA VEDI, CERCALA DENTRO”, “ATTRAVERSO L’ACQUA” con Francesco De Gregori, “SAN GHETTO MARTIRE” con Mannarino, “BIANCA” con Renato Zero e “AMM’’A AMM’’A” con Caparezza; nel lato B sono presenti “ABBI PIETÀ DI NOI” con Angela e Marianna Fontana,“COMM’ ’A ‘NA” con Daby Touré, “JASTEMMA D’AMMORE” con Pippo Delbono, “NISCIUNO SAPE” con Elena Ledda e Paolo Fresu, “LOTTO INFINITO” con Giovanna Marini, “VERITÀ SARÀ” con Hindi Zahra e “ADDÒ SO’ NATO IO” con voce recitante di Lello Arena.

Ascolta qui l’album:

“Detachment”, l’opera prima degli Urban Strangers. Intervista

Urban Strangers

Urban Strangers

Gli Urban Strangers, ovvero Gennaro Raia e Alessio Iodice, approdano al mercato discografico con “Detachment” (Sony Music Italy), un album caratterizzato da sonorità innovative, un sound internazionale e un concept decisamente in linea con i tempi che viviamo. Finalisti a X Factor 2015, con un singolo d’esordio platino e il primo album certificato disco d’oro, gli Urban Strangers modellano e definiscono la loro cifra stilistica con un progetto pensato per riunire tutte le influenze acquisite nel tempo. A coadiuvarli in maniera precisa e brillante è il produttore artistico Raffaele Rufus Ferrante che ha saputo rendere tangibili tutte le idee  e le suggestioni che i due giovani musicisti hanno maturato attraverso le loro recenti esperienze artistiche.

Intervista

Ciao ragazzi, per prima cosa parliamo dei suoni di questo progetto. A cosa o a chi vi siete ispirati e come siete giunti a questo risultato?

Abbiamo raggiunto questo risultato grazie al nostro produttore artistico Raffaele – Rufus – Ferrante che ha permesso si creasse un differente sound e grazie anche alla libertà creativa che ci è stata lasciata da Sony Music e da Casa Lavica, abbiamo potuto mostrare a pieno le nostre idee musicali e la nostra tendenza a sperimentare. Rufus è riuscito a trasformare in realtà tutto quello che pensavamo e quello che provavamo. Questa alchimia artistica è anche il frutto di un forte legame personale tra noi, sarà forse anche per questo che siamo riusciti a buttare fuori tutto quello che avevamo in testa.

Qual è il filo conduttore del disco?

Il tema fondamentale dell’album è il ‘distacco’, un distacco fisico e psicologico, sensazione costante in quest’ultimo anno. Dopo essere usciti da X Factor eravamo circondati dal caos, eravamo di fronte a esperienze difficili da affrontare e a responsabilità da gestire. La paura nel conoscere, affrontare e capire questo tipo di realtà ci ha portato a chiuderci un po’, a pensare a chi eravamo e a cosa stavamo facendo. Abbiamo distribuito i nostri punti di vista in ogni pezzo raccontando le stesse paure con punti di vista diversi.

Cosa ci raccontate di “Medical”, il brano più forte del progetto?

Questo è il pezzo più vicino alla musica techno. Di recente abbiamo iniziato a frequentare i club e abbiamo visto le dinamiche che ci sono all’interno di questi contesti in cui ci si riesce a distaccare dalla gente pur essendone circondati.

Urban Strangers

Urban Strangers

 “Leaf” invece trae spunto dalla vicenda vissuta da una persona a voi vicina…

Questo pezzo è una metafora. La storia prende ispirazione dal vissuto di una persona che non riesce a pensare all’indomani e che preferisce cercare sostegno nei psicofarmaci anziché negli altri. Sentirsi soli può portare ad un tipo di distacco estremo. Per fortuna noi ci aiutiamo tra noi

Suggestivi gli echi morriconiani di “Bare Black Tree”

Grazie a Rufus ci siamo avvicinati molto anche a Morricone. Nonostante le sonorità elettroniche il disco è tutto suonato, l’approccio è assolutamente classico e nel pieno rispetto della tradizione musicale italiana.

E la curiosa miscela di “No Eletronic”?

Questo è il pezzo più spontaneo dell’album, era partito in un modo poi è diventato altro;  si tratta di un vero e proprio featuring con Rufus in cui si evince in modo nitido la nostra identità artistica.

Che rapporto avete con la dimensione musicale underground campana?

Casa Lavica è uno studio in cui passano spesso personaggi dell’underground, è bello vedere che tante realtà riescono ad apprezzarci senza filtro e pregiudizi. Chi lavora a Casa Lavica ci conosce da molto tempo prima di X Factor; siamo i più pop della situazione ma abbiamo sempre avuto massima libertà e rispetto da parte di tutti.

Come ha reagito il pubblico a questo nuovo progetto?

Non aspettavamo altro che un parere da parte del nostro seguito, constatare un riscontro positivo ci ha reso molto felici.

Che idee avete maturato per il tour?

Ci stiamo lavorando molto, ci teniamo a suonare il più possibile, vogliamo farlo nel modo migliore e cercheremo di sorprendervi esattamente come stiamo cercando di fare con questo album! Abbiamo 21 anni, stiamo crescendo, non ci spaventano le sfide ed il misurarci con grandi artisti. Tra i nostri progetti c’è ovviamente anche quello di suonare all’estero.

 Raffaella Sbrescia

Video “Bones”

Tracklist:

1. No electric

2. Stronger

3. Bones

4. My Fault

5. 5

6. Warrior

7. Leaf

8. Bare Black Tree

9. So

10. Rising

11. Medical

12. Intro

Ascolta qui:

 

Briga presenta “Talento”, un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. Intervista

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Mattia Briga torna in pista con “Talento” a due anni di distanza da “Neveragain”. Il nuovo album di inediti dell’artista esce oggi per Sony Music Italy, sia in versione standard che deluxe, comprensiva di 4 tracce in più ed un ricco booklet. “Talento” è un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. In questo progetto Briga ha lavorato senza porsi limiti ed il risultato supera di gran lunga le aspettative. L’aspetto più importante è legato alla produzione artistica: la lavorazione dei suoni è strutturata e versatile, ci sono numerosi passaggi di genere ricchi di echi, riferimenti e commistioni. Presenti anche diversi brani di stampo propriamente cantautorale in grado di lasciar affiorare la trasversalità vocale di Briga. Metriche precise, melodie accattivanti, testi d’autore ma anche tante collaborazioni importanti, frutto di reciproca stima e condiviso amore per la musica.

Intervista.

Cosa rappresenta per te l’uscita di questo disco?

Non è facile scrollarsi di dosso l’etichetta dell’ex talent. Con questo album ci tengo molto a mettere in evidenza le mie capacità artistiche. In questi due anni si è parlato troppo della mia personalità e troppo poco della mia trasversalità musicale. Questo lavoro mi rende molto orgoglioso della mia carriera da musicista, vengo dalla scena rap italiana, ho lavorato con un’etichetta indipendente con cui continuo la mia avventura professionale; è bello vedere una comune crescita di intenti.

Quali sono i punti forti di questo lavoro?

Ho potuto fare un disco con dei mostri sacri della canzone italiana. Ho lavorato con Tagagi e Ketra per i primi due singoli estratti dall’album, ho collaborato con Massimo Colasanti, ci sono diversi brani con un quartetto d’archi ed il primo violino dell’orchestra di Morricone. Ho inciso dei brani con tanti artisti come Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola, Clementino, Mostro, Gemitaiz, Alessio Bernabei.

Perché definisci questo disco come quello della maturazione?

Perché ci ho lavorato con un intento preciso: fare in modo che il pubblico non schippasse nemmeno una canzone. La tracklist si apre con una traccia punk-rock, si prosegue con un sound molto più estivo con “Baciami”, poi un brano più rap con Gemitaiz, mio amico di sempre. Si va avanti con una ninna nanna d’amore introspettiva come può essere “Diazepam”, echi brit-pop con “Ti viene facile”. In questo album ho voluto lasciare molto spazio alla composizione strumentale e questo è un fatto molto particolare.

Approfondiamo la questione…

Nel mondo rap, chi scrive sente la necessità di riempire la base con moltissime parole. Ho voluto ricercare la sintesi, ispirandomi all’universo cantautorale degli anni ’70. “Bambi” e “Mily” sono le mie prime due produzioni musicali, le ho composte io chitarra e voce concentrandomi sul fatto che bastano poche frasi per esprimere un concetto nel modo giusto. L’arte lascia il beneficio del dubbio e la libera interpretazione, penso che sia giusto che l’ascoltatore possa leggere le parole e la musica nel modo che ritiene migliore. Per farvi capire meglio di cosa sto parlando, vi porto l’esempio di Antonello Venditti che nel brano “Quando verrà Natale” canta sempre la stessa frase con un’enfasi diversa per trasmettere all’ascoltatore un messaggio sempre diverso; ecco io trovo che questa sia una cosa molto bella e ci sto lavorando anche io.

L’idea di un packaging così curato è tua?

Sono abituato ad avere un rapporto molto diretto con il mio staff, metto parola praticamente su tutto. Fermo restando che la sostanza resta la musica, trovo che una grafica impattante possa essere d’aiuto affinchè la gente ne sia attratta fin da subito.

Briga ph nima-benati

Briga ph nima-benati

Cosa rappresenta e cosa cancella questo disco?

Non nutro rancore verso il passato. Guardo avanti ma non mi è piaciuto che sia parlato così poco della mia musica. Ho cantato in 4 lingue, ho rielaborato un brano di Tiziano Ferro, il quale mi ha telefonato per chiedermi se poteva inciderlo, sarò nel disco solista di Boosta, ho collaborato con Gigi D’Alessio e Venditti. Trovo che sia giusto attaccare quando si sbaglia ma è altrettanto giusto rendere giustizia a chi la merita. Questo disco mi rende felice perché si basa tutto sulla stima artistica. I featuring me li sono conquistati, questa è tutta farina del mio sacco e del mio staff, sono felice di essermi potuto confrontare con musicisti importanti.

“Talento” è tutto fuorchè un disco rap…

Tante cose vengono mistificare per quello che non sono. Non ho mai studiato da musicista, questo è un viaggio tutto nuovo, un processo evolutivo dettato dal desiderio di migliorarsi, un’asticella sempre più altra che pongo a me stesso. Spero di migliorarmi sempre più sia come essere umano che come artista, non condivido le etichette che mi appiccano, non per essere polemico ma perché non servono.

Quanto ti è costata in termini emotivi la ricerca della sintesi?

In realtà niente in termini di sacrificio, si tratta di un percorso che va avanti da anni, prima non sarebbe stato giusto e non mi sarebbe andato bene. Ero più piccolo, ero meno tutto. Lavoro tutti i giorni per potermi confermare ma soprattutto per poter sorprendere il pubblico. Ascolto veramente molte cose: dalla samba a Manu Chao, molta elettronica, Pino Daniele, canzoni napoletane, Battisti, mi piace ascoltare musica senza filtri né preconcetti. Lavoro per essere completo, da ragazzino compravo i dischi per esserne sorpreso.

Cosa è per il talento?

Il mio talento nasce dalla confusione, dal caos, da lì si sviluppa questo grande casino che rappresenta il mio talento; qualcosa con cui mi sono cacciato nei guai e da cui mi sono tirato fuori. Avrei potuto intraprendere la carriera universitaria che poi ho stoppato per  realizzare i miei sogni, ho preferito camminare da solo piuttosto che essere guidato, ho sbagliato tanto e tante volte ma mi sono sempre ripreso; questo e stato il più grande allenamento della mia vita.

La collaborazione di cui conservi il migliore ricordo?

Sicuramente “Rimani qui” con Fragola. Quel giorno avevo solo due ore di tempo per registrare il brano in studio, ero ospite al Coca Cola Summer Festival  a Roma e le tempistiche televisive mi hanno portato via più di otto ore. Quando sono tornato in sala, ho ritrovato Lorenzo insieme al mio fonico, mi ha detto che non voleva fare una cosa sommaria, ha voluto cantare la seconda strofa e ha voluto partecipare alla produzione musicale del brano; il risultato mi è piaciuto moltissimo. Questa cosa testimonia il fatto che ci vedo lungo con le persone, prima viene l’uomo e poi l’artista. Conoscersi implica fatica, siamo abituati ad etichettare ma alla fine quello che conta è lavorare divertendosi.

Chi c’è dietro le etichette?

Sono consapevole del fatto che ognuno può dire quello che vuole. Accetto le critiche personali, quelle musicali. Dietro le etichette c’è tutto quello che non è stato capito e che richiede fatica. Siamo improntati verso la svolta economica ma dietro questa impostazione di default c’è la superficialità e la mancanza di volontà nel voler comprendere il pensiero di una persona.

Briga

Briga

Uno dei brani più interessanti del disco è “Fuoco Amico”, in cui duetti con Mostro e Clementino lasciando convergere tre diverse scuole rap. Come ci hai lavorato?

In genere mentre faccio delle cose ne penso già altre. Con Mostro non avevo ancora avuto l’opportunità di fare qualcosa. Ho chiamato Clementino per coinvolgerlo in questo brano e si è mostrato subito disponibile. In quel periodo lui era a Lecce, abbiamo fatto i salti mortali ma alla fine ci siamo riusciti alla grande. Ho inserito questo brano nella versione deluxe del disco per poter offrire davvero qualcosa in più. Stesso discorso anche per “Per adesso sono inverno”, un brano interessante che potevo tranquillamente scegliere come singolo e che ho preventivamente denominato “Demo” in vista di un nuovo arrangiamento live.

Quali sono state le regole produttive che hai seguito per realizzare questo disco?

Qualunque cosa in questo disco tranne “Eo – Eo” è roba nuova per me. In ogni canzone c’è un pensiero dietro. La mia passione nasce dal cuore e dall’istinto. Il talento non si può innestare o comprare. Ho scelto due singoli estivi per fare breccia nel cuore del pubblico ma anche le cose semplici bisogna saperle fare.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Ce ne sono alcuni che ho sempre ascoltato come De Gregori, Battisti, Grignani. Poi mi piacciono Cremonini, Subsonica (lo stile compositivo di Samuel e Boosta) e poi ci sono i Verdena che hanno un’iconografia veramente unica; ogni volta che li ascolto mi comunicano sempre qualcosa di diverso.

Rifaresti “Amici”?

Certo, senza dubbio. Il programma mi ha dato la possibilità di essere notato da Sony, di fare sold out con il mio tour, di vendere un quasi doppio disco di platino, di essere notato e stimato da tanti illustri colleghi. All’epoca ho fatto una scelta azzardata, venivo dal rap romano con “Neveragain” praticamente in uscita. A pochi giorni dalla pubblicazione ho fermato tutto, mi sono preso tanta merda addosso, avevo canzoni che avrebbero comunque spaccato in ambito underground ma ho comunque voluto farmi carico di un rischio. Si dice che “chi non risica, non rosica”, no?

Cosa ti aspetti dal pubblico?

Questo album ha dei connotati importanti a livello musicale, probabilmente non sarà disco di platino ma va bene; posso anche vendere meno ma la gente deve capire il lavoro che è stato fatto e che ci sono stati dei passi in avanti. Il pubblico dei talent è ballerino, sta nella tua bravura fare in modo che queste persone possano continuare a seguirti. Certo, qualcuno l’ho perso ma non sarà mai tanto importante come le persone che sono riuscito a mantenere al mio fianco. La cosa difficile è condurre per mano le stesse persone che due anni fa guardavano il talent e che ora stanno crescendo con la mia musica. In ogni caso non ho paura di fare quello che voglio, faccio la musica che decido di fare io, la mia missione è trainare le persone verso le mie scelte artistiche; non posso vivere con la paura di fare qualcosa che non piaccia al pubblico. Vivo con l’entusiasmo verso l’ignoto e con la predisposizione all’avventura; la mia unità di misura è il brivido.

 

Pooh live a San Siro per “Reunion – L’ultima notte insieme”: l’epilogo trionfale di una band vincente

Pooh - Reunion - Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

Pooh – Reunion – Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

Roby, Dodi, Red, Stefano e Riccardo, ovvero i Pooh, chiamano a raccolta il pubblico allo Stadio San Siro di Milano per i primi due appuntamenti di “Reunion – L’ultima notte insieme”; l’ultima avventura live prima di mettere definitivamente la parola fine alla loro lunghissima storia fatta di palchi, sorrisi, sudore e infinite emozioni. La produzione dello show, targata F&P, è davvero imponente: il palco copre oltre i 600 metri quadrati e, come sempre, da 50 anni a questa parte, i Pooh hanno scelto di portare sul palco tutte le innovazioni tecniche possibili insieme ad effetti speciali come gli effetti pyro, scritte calandrate a mano e pedane rotanti a 180°. Più di 50mila persone hanno affollato lo Stadio, pronte a lasciarsi cullare da canzoni e melodie senza tempo. Scegliendo ben 50 canzoni da un repertorio di diverse centinaia di brani, i Pooh scandiscono le tappe di un cammino che, se per qualcuno, equivale a ripercorrere le tappe salienti della propria vita, per qualcun altro rappresenta la preziosa occasione di conoscere i tasselli della nostra storia musicale e socio-culturale.

Un tuffo in quegli anni ’70 che tanto hanno significato per l’Italia e per il Mondo. Canzoni che spesso non potevano nemmeno essere passate in radio e che, invece, parlano di vita vissuta e di temi assolutamente di primo piano. Un grande ruolo, in questo senso, fu svolto dal grande Valerio Negrini, prontamente omaggiato dai Pooh e dal pubblico con una emozionante standing ovation: «A lui dobbiamo tutto. Valerio è riuscito a raccontare cose con un linguaggio nuovo ma semplice e diretto, mettendo insieme il pop, la canzone popolare, e storie importanti, non facili per l’epoca. I nostri brani parlavano di prostituzione, omosessualità, temi scottanti.», hanno sottolineato i Pooh, durante l’incontro con la stampa avvenuto poche ore prima del concerto a San Siro. Il live, ripreso da 15 telecamere, con la regia di Roberto Cenci, per uno speciale che sarà contenuto in un Dvd (in uscita il 16 settembre insieme al disco Reunion, disponibile in diverse versioni) e che andrà in onda su Canale 5, non ha voluto solo offrire al pubblico il meglio di una produzione artistica sconfinata bensì lasciare una testimonianza tangibile del grande affiatamento e della invidiabile grinta con cui i Pooh hanno letteralmente incendiato il palco.

Pooh - Reunion - Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

Pooh – Reunion – Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

Altro che effetti speciali, le cose che davvero lasciano senza fiato gli spettatori sono gli sguardi complici, la tenuta del palco, la professionalità, la passione e la scintilla che tiene amalgamati questi cinque uomini e musicisti. Uomini fatti di una pasta diversa, che hanno scelto di consacrare la propria vita personale alla musica senza riserva alcuna. Uomini che, dopo 50 anni trascorsi sui palchi del mondo, riescono ancora ad emozionarsi come ragazzini. Uno degli aspetti più importanti di questo nuovo progetto, è il rinnovamento di alcuni arrangiamenti ed i cambi strutturali apportati con l’arrivo di Riccardo Fogli: «Ciascun pezzo scelto per il live ci riporta a un periodo particolare, in cui vivevamo magari in alte città, con altre persone. Abbiamo cercato di fare uno spaccato della nostra storia personale e di quella del paese. Negli anni abbiamo avuto tanti modi diversi di fare musica ed in questo concerto li riproporremo tutti. Ci sarà una grande rivisitazione dei nostri brani e con l’arrivo di Riccardo, abbiamo dato un impostazione sonora diversa alla band. Con Riccardo è cambiato proprio l’approccio alle canzoni. La sua chitarra e il suo intervento umano hanno dato una caratteristica peculiare a questo live». Particolarmente emozionato il diretto interessato: «Ho passato sette anni meravigliosi coi Pooh. Suonando Piccola Katy anche in Russia e in America.  Mi sono messo a studiare tutto il repertorio della band, ho i calli alle dita! (ride ndr). Ancora non mi sembra vero di essere qui con loro, dopo tutti questi anni. Ora tengo duro, ogni tanto mando giù il magone ma devo ancora imparare a gestire la fortissima emozione».

Pooh - Reunion - Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

Pooh – Reunion – Stadio San Siro -Milano ph Francesco Prandoni

In effetti, la ritrovata alchimia, insieme alle rinnovate vesti rock dei brani si sentono tutte con assoli di chitarra e di batteria a fare da padroni sul palco. A questo proposito è doveroso evidenziare la grande verve con cui Stefano D’Orazio ha affrontato questa importante prova: «Avevo già appeso le bacchette e la batteria al chiodo e invece rieccomi qui. Pensavo fosse davvero finita ma oggi sento di dover ringraziare i miei compagni che hanno tanto insistito per coinvolgermi. Abbiamo fatto le prove ieri sera con lo stadio completamente vuoto, immaginarlo pieno mi ha fatto venire la pelle d’oca. Ho dovuto rifarmi il fiato per riuscire a cantare e suonare come una volta ma alla fine ce l’ho fatta».

Senza cedere un secondo alla stanchezza, i magnifici cinque solcano decenni come impavidi cavalieri tra scenografie di grande impatto. Tra i brani più cantati: “Dammi solo un minuto”, “Piccola Katy”, “Amici per sempre”, Pierre”.  Molto intenso il brano strumentale “Viva” anche se l’apoteosi del concerto è arrivata con il sopraggiungere di “Parsifal”, pietra miliare della storia musicale dei Pooh che, ancora oggi, risplende di folgorante luce propria. Rovente l’ultima parte dello show con alcune delle più grandi hits della band: si va da “Uomini soli” a “Dimmi di sì”, “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Tanta voglia di lei” a “Chi fermerà la musica” e alla potentissima “Pensiero”.

La sorpresa finale è un inedito “Ancora una canzone, un singolo che, proprio come un sigillo, testimonia la potenza di un legame che non conosce ostacoli. «Vorremmo che la nostra musica potesse continuare a vivere al di là di noi», si augurano i Pooh, e così sarà; inevitabilmente. Il tour estivo toccherà anche gli stadi di Roma e Messina, poi sarà la volta dell’Arena di Verona fino ad arrivare nei palazzetti di tutta Italia per poi confluire nell’ultimo atto, previsto per il 31 dicembre 2016.

Raffaella Sbrescia

“Scriverò il tuo nome”. Il nuovo album di Francesco Renga segna un passaggio importante nella carriera dell’artista. Intervista

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“Scriverò il tuo nome” è il nuovo album di Francesco Renga. Pubblicato per Sony Music lo scorso 15 aprile, il disco è composto da 12 brani inediti scritti, composti e prodotti tra Milano e Los Angeles e sarà disponibile in tre versioni: standard, deluxe con 14 inediti e un package che contiene alcuni disegni inediti di Francesco Renga e in vinile. Prodotto da Michele Canova Iorfida, “Scriverò il tuo nome” segna un nuovo passaggio all’interno del percorso artistico di Francesco Renga che, per questa specifica occasione, ha voluto confermare alcune importanti collaborazioni ma si è anche avvicinato a nuovi giovani autori. Renga firma con Fortunato Zampaglione “Spiccare il volo”, “Perfetto”, “Migliore”, “Così diversa”. Con Ermal Meta firma “Il Bene” e con Dario Faini collabora in “Rimani Così”. Con Diego Calvetti torna a lavorare sui brani “13 maggio” e “A meno di te”. Nuove sono le collaborazioni tra Francesco e Tony Maiello co-autore di “Guardami Amore”, “Scriverò il tuo nome”, e “Cancellarti per Sempre”, con Matteo Valicelli ha scritto il brano intitolato “Sulla Pelle” e con Francesco Gabbani “L’amore sa”. Nek, insieme a Renga, Luca Chiaravalli e Davide Simonetta ha firmato, invece, “I nostri giorni”. Dopo il successo dell’avventura live del 2015, suggellata dal concerto evento all’Arena di Verona, Francesco Renga tornerà sul palco nel 2016 con un grande live il prossimo 15 ottobre al Mediolanum Forum di Assago a Milano, organizzato da F&P Group, di cui saranno effettuate anche delle registrazioni televisive.

 Intervista

Francesco, questo album arriva dopo un biennio di lavoro molto intenso…

Sì, ci ritroviamo dopo aver lavorato a tantissime canzoni. Queste 14 sono state estrapolate da una rosa molto più ampia, una grande moltitudine di pezzi da cui sono arrivati quelli giusti. “Scriverò il tuo nome” è un disco che parla in modo molto diretto, semplice e smaccato dell’unica cosa di cui si parla in tutte le canzoni, ovvero l’amore, un sentimento che muove un pò tutto e che sicuramente muove la mia vita.

 Una dichiarazione di intenti molto precisa…

 L’amore è difficile da definire. Ogni volta che cerchiamo di raccontarlo, il nostro racconto inizia sempre dentro di noi e comincia con un volto e quel volto ha sempre un nome, il suo. Ma chi ascolterà la nostra storia, lo farà attraverso il proprio sguardo e quel volto cambierà nome e quel nome cambierà ancora, ogni volta, in mille altri nomi sempre diversi e sempre uguali. E quel nome diventerà il suo nome per tutti, si trasfigurerà, eterno e assoluto, ma sempre diverso, e sarà il tuo nome. Questo è il mio racconto.

Quali sono le novità di questo disco?

 Dal punto di vista stilistico è un album molto eterogeneo ma con delle linee precise. Aver scritto con giovani autori mi ha consentito di concentrarmi su quello che mi interessava, mi ha dato modo di scegliere una scrittura diversa, più contemporanea, più vicina al mood dei tempi e al mercato. Il mio modus operandi è molto cambiato in questi anni; Canova è il deus x ex machina dell’album. Fino ad ora ho sempre pubblicato dei dischi-foto di un particolare momento, questo è, invece, quello più proiettato al futuro, una fotografia in divenire, il Renga che verrà. Abbiamo usato molta elettronica, c’è un approccio al canto differente grazie a delle strofe serrate, con parole che vanno dette e sottolineate, il canto si e asciugato in modo preciso, diretto, efficace, moderno, contemporaneo.

Francesco Renga

Francesco Renga

Qual è il significato dei disegni che hai incluso nel booklet del disco?

Il disegno è una passione che ho sin da quando ero bambino. Si tratta di una forma di evasione, mi capita di farne senza un obiettivo particolare e ritrovarne di continuo senza ricordarne la genesi. Non è stata una scelta studiata a tavolino, i miei collaboratori mi hanno chiesto di inserirne una piccola parte e questo è il risultato.

Come si combinano tra loro il tuo profilo privato e quello pubblico?

La mia vita privata è sempre entrata nei miei album e nei miei progetti; non si può non essere autobiografici. La scrittura è una forma d’arte che serve per raccontarsi per cui è ovvio che in un quadro o in un disco ci sia tutto quello che ci attraversa, i nodi esistenziali, le paure, il modo di sentirsi inadeguati alla vita. In questo album ci sono molti episodi della mia vita recente, sono stati due anni travagliati ma oggi sono molto sereno e penso che questo si evinca dall’album. I miei figli sono molto lucidi, sono due bimbi meravigliosi, ci hanno permesso di superare questo momento difficile in modo elegante e soprattutto sereno.

Come descriveresti questo tuo nuovo lavoro?

Credo di aver fatto un attimo lavoro, non cambierei nulla di questo disco anche perché per la prima volta mi capita di sorprendermi ad ogni ascolto. Abbiamo fatto un grande lavoro di arrangiamento con soluzioni di scrittura che mi hanno suggerito gli autori. Questa volta ho usato un linguaggio che io non ho perchè arrivo da un altro mondo, il fatto di essere riuscito ad asciugare la voce e a renderla cosi precisa, ficcante, perentoria è la parte più rivoluzionaria. Mi stanco facilmente, mi annoio, ho sempre voglia di esplorare, mettermi in gioco e in discussione, è una mia caratteristica. Sono passato da un’orchestra sinfonica al rock, ho fatto diversi esperimenti e mi piace interagire con persone che ti danno la possibilità di farlo. Non smetterò mai di ringraziare i miei collaboratori; già con “Tempo Reale” mi sono messo a confronto con autori più giovani e con un linguaggio diverso. Oggi ho fatto un ulteriore passo indietro e ho ascoltato. Non ho cambiato il mio modo di interpretare la voce, ho modificato l’approccio al mio lavoro, la cosa più difficile e intrigante è stata reinventarmi per dare una direzione diversa alla mia peculiarità piu riconoscibile ovvero il canto. La lungimiranza di un artista sta nel circondarsi di persone, autori, produttori, un team che gli dia la possibilità di fare bene quello che vuole fare.

Francesco Renga

Francesco Renga

Una vera e propria presa di coscienza…

Il caposaldo del mio percorso è stata “Angelo”, un brano che, proposto oggi, non porterebbe risultati. Il tempo in cui stai operando cambia il modo di fare il tuo lavoro, “Angelo” comprendeva una serie di cose che si sono Allineate contemporaneamente, oggi invece vale il lavoro scientifico. Sono un autore più per necessità che per virtù, faccio il mio e credo di farlo abbastanza bene, ho una sensibilità nel riconoscere una canzone bella da una brutta e nell’ interpretarla dignitosamente affidandomi alla mia voce.

C’è una faccia dell’amore in cui ti riconosci di più?

Ci sono canzoni e tracce più descrittive ma sono tutte sfaccettature della stessa cosa, sono tutte parti di un universo unico.

Il videoclip di “Guardami amore”, il primo singolo estratto dall’album, si conclude con un messaggio preciso: “E’ inutile per l’uomo conquistare la luna, se poi finisce per perdere la terra” (F. Mauriac).

Ho due figli piccoli e credo che chi, come me, può permettersi di spendere due minutì del proprio tempo per far arrivare un piccolo messaggio a sostegno del nostro pianeta lo debba fare ogni volta che può.

Raffaella Sbrescia

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Video: Guardami amore

Il Filo, il primo passo della rinascita artistica di Pierdavide Carone

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Tre anni per ricominciare, per acquisire consapevolezza, maturità, esperienza, forza. Tre anni per metabolizzare e decidere di ricominciare a maniche rimboccate e a vele spiegate. Oggi, dopo tre anni di silenzio artistisco, Pierdavide Carone ritorna sulla scena musicale italiana con “Il Filo”, il singolo che anticipa il nuovo album che verrà pubblicato a breve per Sony Music Italy. Lui, conosciuto per aver partecipato ad Amici, per la sua originale vena cantautorale e per aver collaborato con un mostro sacro come Lucio Dalla, oggi riparte con un brano che si distanzia dai lavori precedenti soprattutto per quanto riguarda la parte prettamente musicale. Una forte connotazione elettronica, relativa sia alla costruzione del la base che agli effetti  sulla voce, lancia Pierdavide al centro delle tendenze attualmente in voga eppure il testo, intimo e diretto,  lascia trasparire la profonda sensibilità del cantautore. “Ho perso il filo della mia ragnatela e sono diventato verme in questa grande mela e ho perso il filo della mia crociata e scopriremo il resto nella prossima puntata, prendi un po’ di me se ti va”, canta Carone,  mettendosi a nudo senza, tuttavia, perdere di vista un crescente spiraglio aperto sul futuro. Non rimane che scoprire quali saranno i tasselli che andranno a completare questo atteso processo di rinascita artistica.

Raffaella Sbrescia

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