Immaginatevi di fermare tutto per un paio d’ore o solo per qualche momento per ascoltare solo i vostri sensi, il battito del vostro cuore o semplicemente il flusso turbinoso dei vostri pensieri. Questo è il più grande dono che può fare la musica dei Sigur Rós, il trio islandese che, ispirandosi ai grandi pionieri del post-rock, ha saputo incrociare la durezza delle chitarre distorte, lo scintillìo metallico dei synth, il lirismo di una voce tanto eterea quanto penetrante al sibilo di un arco usato per creare voluttuose acrobazie sonore che solo le anime più attente possono cogliere nel dettaglio. Il mistero dell’imperscrutabile lingua “hopelandic” di loro invenzione sposa l’intricato e luminescente universo visual ideato per integrare e apportare un concreto valore aggiunto ad un muro di suono concepito per accogliere e non per separare il pubblico, silenzioso e assorto in un ascolto quanto mai attento. La costruzione del concerto è stata organizzata seguendo uno schema logistico e mentale preciso: il cantante-chitarrista Jón Þor “Jónsi” Birgisson, il bassista Georg Hólm e il batterista Orri Páll Dýrason sono partiti dando spazio alle nuove e oscure note dell’album in divenire: “Á” ,“Niður”, “Varða”, “Óveður” per poi dedicarsi nel corso del secondo atto ai rassicuranti ed energici classici “Sæglópur”, “Festival”, “Ný Batterí”.
Video: Sigur Rós live
Le melodie dei Sigur Rós sono deflagrazioni sonore ad alto impatto emotivo, si diramano all’interno del tessuto nervoso e rilasciano materia viva, pregna di eco emotiva. Le distorsioni filtrano ogni sfumatura di una voce sempre nitida, più bucolica che angelica. Il contrasto tra gli elementi comporta un saliscendi emotivo molto impegnativo. Spazio all’immaginazione e alla spiritualità, dunque, ma attenzione: i Sigur Rós non sono degli improvvisatori. Ogni singolo elemento: dagli strumenti, all’uso della voce, alla gestualità, alla scelta di esprimersi in una lingua quasi inaccessibile, è il frutto dell’unico obiettivo da sempre perseguito dalla band: concederci il lusso e la possibilità di riappropiarci delle nostre emozioni e imparare a riconoscerle.
Raffaella Sbrescia
La scaletta
Primo atto
Á
Ekki Múkk
Glósóli
E-Bow
Dauðalagið
Fljótavík
Niður
Varða
Secondo atto
Óveður
Sæglópur
Ný Batterí
Vaka
Festival
Kveikur
Popplagið