“Valiant” è il titolo del concept album dei Sickabell, il gruppo composto da Giuliano G. Vernaschi (songs, vocals, keyboards), Rino Cellucci (el. & ac. guitars), Ivan Cellucci (bass), Marco Lupo (drums). Il fulcro di questo lavoro è quello che potremmo definire rock apocalittico. Non solo apocalisse ma anche occasione di critica costruttiva a quello che di male vediamo in noi stessi e nella società che ci circonda. Il racconto di “Valiant” inizia con la fine e finisce con l’inizio, una sorta di reverse satanico che conferisce un tocco ancora più cupo ad un progetto che ha molto da raccontare. Il filo conduttore che attraversa i brani che compongono la tracklist è lo stato d’animo collettivo con cui stiamo imparando a convivere ovvero la paura che il mondo stia davvero andando alla deriva e che possa esserci un epilogo tragico. Queste paure vengono dagli attentati, dalle divisioni sociali, dall’economia che implode. Il filtro attraverso il quale viene raccontato questo deperimento agisce come una lente d’ingrandimento sui rapporti sentimentali. Così come da un lato si consuma il pianeta, così si deteriorano i rapporti e gli amori fino a degenerare in perversioni o deliri patologici. Nel disco le dimensioni micro e macro s’incrociano fino al raggiungimento di un finale fantascientifico in cui la terra esplode e nuove forma di vita aliene raccolgono pochi superstiti per dare vita ad una nuova umanità.
Intervista a Giuliano G Vernaschi
Raccontaci la genesi dei Sickabell
Tutto nasce da un sogno: sorvolavo la città del film “Il Corvo”. C’era un grande grattacielo con un tabellone digitale gigantesco con una foto dei Queen e la scritta sickabell, poi, ancora più sotto, Valiant. Ho interpretato il tutto come un messaggio subliminale del mio inconscio; la prima cosa che voleva dirmi era: il tuo gruppo si chiamerà così, la seconda: cerca di fare qualcosa di importante e la terza: cerca di essere valoroso. Appena sveglio mi sono segnato il nome e ho iniziato ad analizzarlo: sick, bell, nauseato dalle campane. La morale è che suoniamo la nostra musica per combattere il suono delle campane ovvero tutta una cultura correlata all’ipocrisia del cattolicesimo.
Cosa c’è alla base di “Valiant”?
Questo album è un concept come si faceva una volta. Abbiamo messo in musica tutto quello che sentivamo senza la vergogna di raccontare anche i nostri incubi; si tratta di una lunga e a volte inconscia introspezione. Viviamo la musica con la massima sincerità, abbiamo realizzato questo album in un anno vedendoci dopo 12 ore di lavoro e lavorando in piena notte.
Come hai lavorato ai testi?
Dietro questo progetto c’è molto di me, sono l’autore dei testi ma ho partecipato anche alla realizzazione dei video, della copertina e del booklet. Si tratta di un album molto intimo ma anche fortemente negativo; senza rendermene conto ho finito con l’assorbire di tutto, proprio come una spugna.
Iniziamo da “Insane head”, un esempio del precipizio psicologico.
In questo brano ho voluto raccontare la violenza sessuale non dal lato femminile, quello più ovvio e politicamente corretto, ma cercando di calarmi nella mente malata di chi la commette. Per farlo, non ho avuto pudore nel toccare i tasti più intimi delle perversioni latenti, quelle che si annidano in ognuno di noi e che a volte neghiamo di avere. Il protagonista inizia cercando scuse per aver commesso una violenza su una donna. “I’m just a man. Sometimes, you know, we can’t control ourselves. Religion failed ’cause at the end my sexual drive is still out of hand.” Dopo aver raccontato cos’ ha fatto, rivolge la colpa su di lei, come se fosse stata lei a fomentare il suo comportamento: “Guilty innocence. I can’t stand anything about her! The taste of that girl: juice from Hell.” Nello special del brano, i due si rincontrano e lui non si trattiene ancora dall’abusarne: “Here we are again! Enemies are best friends”. Alla fine della canzone, si scopre che nulla di tutto ciò è mai avvenuto: solo una fantasia, il cortocircuito mentale di un uomo che sprofonda nel marcio di sé stesso: “For all I know she still lies there deep inside my insane head”. Lo stato psicologico bipolare e dissociato si ritrova anche nella musica di questo brano: strofe melodiche e quasi calme, ritornello rabbioso con fermate e ripartenze ritmiche nevrotiche. Lo special, che è il climax, il momento in cui lei è spalle al muro e lui annaspa dal desiderio, è connotato da un suono asciutto e da dinamiche di suspance. L’intro e il finale, contraddistinti da organi cupi prima e graffianti poi, rappresentano la dimensione interiore diabolica del protagonista.
La vera apocalisse è in “The End’s out there”?
Questo è racconto fantasioso, un film di fantascienza assolutamente sperimentale. Si tratta di una sorta di protesta, esiste un parallelismo tra le vicende dei protagonisti che valutano il proprio vissuto e quello della società in cui vivono. Questo racconto verrà poi raccontato in un pamphlet di 20 pagine che diventerà anche un audiolibro.
Che ci dici del simbolismo di “Forest of Ghosts”?
La leggenda parla di cannibalismo. In questo brano si parla di due perversi, i protagonisti sono una mangiatrice di uomini e un drogato. Lui, completamente succube, aiuta lei nel procacciarsi le vittime, lei è una cannibale ma non ne è consapevole. Il brano intende rispecchiare tanti problemi di numerose coppie. La seconda parte traduce in parole il delirio mentale di lui fino a spegnersi nel più completo cinismo.
Infine il suggestivo titolo “Waves of Sin”…
Questo è l’unico brano positivo del disco insieme a “Valiant”. Il testo descrive una scena di tempesta ma si conclude con un messaggio positivo. I protagonisti navigano in un mare in tempesta, il più esperto dice all’altro cosa fare per continuare a navigare; le sofferenze sono pillole di vita, non dobbiamo rifuggirle ma prenderle in pieno perché sono le chiavi per uscirne più vivi che mai. Il brano è legato a “Valiant” come se si trattasse di un’unica traccia. Quello che emerge alla fine è uno spirito vivo. La negatività viene dall’ energia, è fuoco e agisce come un vulcano in continua eruzione.
Raffaella Sbrescia
Video: Third Wordl War
Ascolta qui l’album: