Tieniti forte, Le Scimmie Astronauta divertono e si divertono con stile e ironia

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Le Scimmie Astronauta, trio catanese formato da Michele Giustolisi (produttore, compositore e bassista), Giorgio Falsaperna (cantante, cantautore e chitarrista) e Luca Bajardi (batterista) presentano il primo album full lenght della loro carriera. Il disco s’intitola “Tieniti Forte”, racchiude dodici brani ed è stato registrato al Panic Button Studio di Londra, nonchè prodotto e mixato da Steve Lyon, già al fianco di Depeche Mode, The Cure e Paul Mc Cartney. Lyon ha curato la produzione artistica, la registrazione e il mixaggio del disco, il cui punto di forza è il giocoso compromesso cromatico ed estetico tra suoni, generi ed influenze. “Tieniti forte” è un disco prevalentemente rock con  evidenti venature elettroniche attinte direttamente dal mondo dei club. Il sound della band catanese traspare nelle chitarre distorte e nei groove di basso e batteria anche se l’uso dell’elettronica soddisfa la necessità di intercettare una chiave comunicativa innovativa e spiritosa nell’arrangiamento dei brani. Le Scimmie Astronauta suonavano già insieme negli anni ’90 in una rock band che durò qualche anno. Solo nel 2011 si sono ritrovati per mettere a confronto i relativi percorsi  e testare la voglia di creare qualcosa che potesse unire  il passato con il presente. Dopo aver pubblicato un Ep e aver solcato palchi piccoli e grandi in giro per l’Italia, il trio ha concentrato la propria visione della musica  in un lavoro pregno di messaggi e possibili spunti.

I tre riflettono sulla crisi economica, sulla condizione alienata dell’essere umano, sul senso di vuoto che pervade il modus vivendi dei figli dell’era digitale racchiudendo la propria essenza nella frase “Non capisco cosa sia la normalità”, lo special della titletrack “Tieniti Forte”. Tra i brani più intensi dell’album segnaliamo “Dio”,  testimonianza tangibile del comune passato artistico dei componenti del gruppo e “Stalker” una canzone che ribalta i punti di vista convenzionali raccontando una storia d’amore dalla prospettiva di uno stalker. Proprio questo approccio alla scrittura e la dirompente energia degli arrangiamenti rappresentano i principali punti di forza de Le Scimmie Astronauta; siamo curiosi di ascoltarli anche dal vivo.

Raffaella Sbrescia

Video: Polline

Nesli presenta il dvd live ed il suo primo libro intitolato “Andrà tutto bene”. L’ intervista e la recensione

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Incontriamo Nesli nel megastore della Mondadori in Piazza Duomo a Milano per la presentazione di “Andrà tutto bene – live edition” ( pubblicato per Universal Music) e del suo primo libro “Andrà tutto bene” (sottotitolo: quel che ho imparato dai momenti più difficili), in uscita il prossimo 8 settembre. Emozionato, felice, leggermente teso, entusiasta ma soprattutto umile. Francesco Tarducci dice di non non essere un vero scrittore, lui che della scrittura ne ha fatto uno strumento terapeutico,  è, in verità,  un “cacciatore di parole belle per spiegare quello che non si può dire”. In questo suo primo libro, l’artista ha portato avanti un lungo processo di autoanalisi, coadiuvato da Valentina Camerini. Si scrive anche a comando, scrive Nesli, ma più di tutto si scrive ciò che si prova; ed è esattamente così. Francesco si racconta  a cuore aperto, senza filtri e butta fuori tutto il suo dolore, quasi esorcizzandolo proprio mentre lo consuma, una catarsi personale a cui assistiamo rapiti ed emozionati.  Francesco scrive tanto e bene, cura i dettagli, inserisce dei distinguo tra maiuscolo e minuscolo dei versi tratti dalle sue canzoni, che tante volte sono più simili a delle poesie. La parola che ricorre più spesso in “Andrà tutto bene”  è “onesto”: Onesto: sentirti dire che non funzioni è dura. Onesto, a quel punto comincio a cedere. Onesto. Dovrebbe essere il periodo più brutto della mia vita. E invece. Mi sento libero in maniera selvaggia, circondato da vita. E felice, nonostante tutto.  Ecco, l’onestà è lo strumento chiave attraverso il quale Nesli rilegge se stesso, stimolando anche noi lettori a fare lo stesso. Senza dire di no a nulla, senza negarsi nulla, Nesli racconta di come ama perdersi nelle esperienze, avanzando seguendo semplicemente il proprio istinto, perennemente in conflitto tra parti diverse. Andando avanti per tentativi e sensazioni, l’artista è riuscito a scrollarsi di dosso i drammi del passato ma soprattutto ha sconfitto il pregiudizio, la dannata bestia nera con cui il cantante ha imparato a misurarsi per tutta la vita e che oggi rappresenta la base per una nuova e ferma consapevolezza.

Intervista

Come è nata l’idea di pubblicare il dvd live?

Sono reduce da una tournée pazzesca che mi ha permesso di cantare in location prestigiose con diversi sold out.  Abbiamo deciso di pubblicare questo album per la band che c’era, per il suono, per la location e proprio per come è stato strutturato. Si tratta di una finestra sul mio mondo musicale.

 E la scelta di pubblicare il libro?

Scrivere un libro è difficile, è un processo lungo, di elaborazione e bisogna avere un minimo di nozioni di narrativa e di ordine. Per me si è trattato di un bel processo di analisi che mi ha richiesto un anno di scrittura, poi l’ho lasciato in un cassetto per una serie di problematiche, e solo in seguito l’ho ripreso aggiungendovi l’ultimo capitolo. Non c’è un ordine cronologico, racconto la mia vita attraverso i passaggi chiave. Ci sono anche stralci di pezzi inediti, che probabilmente vedranno presto la luce. Il racconto è affrontato in maniera cinematografica, l’ho scritto in maniera diretta, la lettura è come quella di un dialogo.

Qual è la stata la parte più difficile da scrivere?

Il capitolo più intenso è quello sulle famiglia, ritengo che al suo interno sia racchiusa la parte formativa del libro: il rapporto con i figli, la vita in provincia e le relative prospettive; è la mia storia e mi emoziona.

Che rapporto hai con il pregiudizio?

Io sono figlio del pregiudizio. So già che molti mi aspetteranno al varco e lo trovo avvincente. Anni fa vivevo malissimo il mio rapporto coi preconcetti, oggi invece rappresentano uno stimolo, qualcosa da sconfiggere. Quello che mi aspetto è che questo libro venga capito e che le mie parole non vengano travisate.

Quanto coraggio ci è voluto per raccontare te stesso ?

Ho imparato ad essere follemente ancorato alle mie idee contro tutto e tutti.

Credi che la scrittura del libro possa influenzare quella delle tue canzoni?

La scrittura e la musica vanno di pari passo, ho sempre fatto un tipo di musica che parla tantissimo di me, ho scritto un libro che parla di una persona che fa proprio quella musica. Il mio modo di scrivere canzoni ha influenzato la scrittura e viceversa.

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Ti è mai capitato di essere preda della sindrome del foglio bianco?

Mi è capitato quando facevo rap. Oggi non scrivo se non ho almeno un quarto di strofa figa in testa. L’aver ammesso di non fare più rap è stato utile in questo senso, sento di avere maggiore libertà creativa, il mio tipo di musica mi rendeva meno efficace nel mondo rap e capirlo mi ha aperto nuove prospettive.

Cosa rappresenta per te la farfalla? L’hai scelta per la copertina del libro ed era presente anche nella scenografia del tour…

Preferisco lasciare libera interpretazione… Posso solo dire che per me ha una doppia valenza: da un lato rappresenta una rinascita, dall’altro mantiene insita in sé il mio lato più dark.

Raffaella Sbrescia

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Tienimi il posto, il nuovo album di Erica Mou. La recensione

Tienimi il posto - Erica Mou

Caduta e volo, separazione e ricongiungimento. Ecco i temi che attraversano il nuovo album della cantautrice pugliese Erica Mou, prodotto da Auand Records con il sostegno di Puglia Sounds e distribuito da Artist First. Nei tredici brani arrangiati insieme a Francesco Diodati, Alessandro Marzi e Francesco Ponticelli, Erica ritorna alle origini del suo percorso artistico, raccontandosi con coraggio e attingendo ai propri ricordi più intimi cadenzandoli con ritmi leggeri e melodie delicate. La potente nitidezza della sua voce è il mezzo attraverso cui emerge l’energia, la profondità e l’autenticità di un progetto costellato di immagini ed intuizioni semplici e slanci poetici in cui ciascuno di noi si può riconoscere. “Tienimi il posto” è un album intimo e diretto,  un investimento d’emozioni ad ampio raggio, a partire dal fascino immaginifico della copertina realizzata da Paolo Troilo, perfettamente in linea con i temi portanti delle canzoni che, partendo da una base di chitarra e voce, con aspetti acustici particolarmente marcati, acquisiscono forza poco per volta.

Erica Mou

Il disco si apre con il brano “Sottovoce”, una canzone dove si rinuncia a parlare ma si continua a dire tante e tante cose che si fissano negli angoli più remoti della testa. “Tutto ciò che ritenevo indispensabile non è altro che abitudine”, canta Erica in “Indispensabile” rivelando in maniera tangibile una forte componente autobiografica.  Scelte consapevoli, coraggiose, con o senza colpa, si lasciano irradiare dalla luce del singolo di lancio “Ho scelto te” mentre le parole si incontrano, si arrotolano, si incastrano nella giocosa struttura de “Le macchie”, ulteriormente impreziosita da un’ottima linea di basso finale. La traccia più raffinata ed elaborata al contempo è “Biscotti rotti”, l’elogio alla “frastagliata unicità dell’imperfezione”; il mantra del nostro vivere quotidiano. Tracce di aria, gocce di suono, bolle di silenzio riempiono le oniriche didascalie disegnate dalla voce di Erica Mou; teniamole il posto, dunque,  e lasciamoci condurre per mano in un mondo fatto di contorni vaghi e orizzonti aperti.

 Raffaella Sbrescia

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  Tracklist: 1. Sottovoce, 2. Come mi riconosci, 3. Indispensabile, 4. Niente di niente, 5. Ho scelto te, 6. Le macchie, 7. Che pioggia, 8. Quando eravamo piccoli, 9. Se mi lasciassi sola, 10. Biscotti rotti, 11. Non sapevo mai mentirti, 12. Depositami sul fondo, 13. Tienimi il posto.

Video: “Se mi lasciassi sola”

Finalmente a casa, l’album in italiano degli AIM. La recensione

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“Finalmente a casa” è il quarto lavoro in studio per gli AIM, la band di Marco Fiorello e dei gemelli Marco e Matteo Camisasca.  Dopo 3 album, 2 ep, oltre 300 concerti in 10 anni di carriera, su e giù per la penisola ma anche in giro per l’Europa, gli Aim realizzano un disco interamente in italiano, distanziandosi dalla direzione che il loro progetto aveva preso con  la scelta dell’inglese come  lingua d’adozione. Alla base di questa scelta c’è il tentativo e la necessità di raggiungere una nuova intimità con se stessi e con il proprio pubblico. Coprodotto dagli AIM stessi , insieme a Fabrizio Pollio (noto come voce e leader degli IO?DRAMA), “Finalmente a casa” è un disco energico, tenebroso e dionisiaco al contempo.  Registrato in presa diretta, l’intero lavoro è caratterizzato da un suono potente e onirico.

Ad inaugurare l’ascolto dell’album sono le chitarre della title track “Finalmente A Casa” in cui la frenesia e l’ inarrestabile evoluzione umana vengono raccontate tra malinconia e tormento.  Ogni momento è livido, cantano gli Aim, in “Non parli già da un po’”, brano arricchito da sostenuti ritornelli elettrici. Diretto ed accattivante il testo di “Voglio il mio tempo”, il cui ritmo incalzante raggiunge il massimo picco nel brano più bello e più stimolante del disco, stiamo parlando di “Nel Nuovo Giorno”. “Siamo sempre in piedi e sempre pronti a lottare/Per cosa?/Per chi?/Vittoria/ Con cosa?/Con chi?/Vittoria?/Quando avremo gli occhi come il primo giorno?”, si chiedono gli Aim, lanciando interrogativi che spiazzano e mettono a nudo i pensieri più reconditi, quelli che ci fanno più paura e che tendiamo a mettere da parte riempendo ogni attimo dei nostri giorni. Bellissime le immagini figurate che impreziosiscono un brano dalla linea melodica troppo basica quale è “Dormo in te”. Dice già molto nel titolo il brano successivo intitolato “Mi vuoi migliore”, con parole che si scrivono nel cuore. Si scende lenti in “Dove è ancora più profondo”, seguito dalla grezza genuinità de “La tregua”, il cui imperioso susseguirsi di chitarre chiude un disco da ascoltare tenendo i testi a portata di mano per godere appieno sia della forza semantica dei messaggi veicolati dagli Aim, sia della carica degli arrangiamenti incazzati, ma non troppo.

Raffaella Sbrescia

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Video: Finalmente a casa

Tracklist:
01. Finalmente A Casa
02. Non Parli Già Da Un Po’
03. Voglio Il Mio Tempo
04. Nel Nuovo Giorno
05. Vittoria
06. Dormo In Te
07. Mi Vuoi Migliore
08. Dove E’ Ancora Più Profondo
09. La Tregua

 

Luca lo stesso, il nuovo singolo di Luca Carboni fotografa con ironia le contraddizioni del nostro tempo

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La penna di Luca Carboni torna ed emozionarci con “Luca lo stesso”.  Il singolo, pubblicato a sorpresa per Sony Music Italy, anticipa l’uscita del nuovo album di inediti, prevista per il prossimo ottobre e arriva a distanza di due anni dal successo di pubblico e di critica ottenuto del precedente disco “Fisico & Politico”. Le nuove note proposte dal cantautore bolognese, che ha scritto il brano insieme a Dario Faini e Tommaso Paradiso, incrociano la musica d’autore con l’elettronica confluendo in un sound fresco ed in linea con i trend internazionali. All’interno del testo Luca racconta il quotidiano vivere con ironia e lucidità utilizzando parole semplici ed efficaci, direttamente ispirate alle reali contraddizioni che animano una società spesso  ipocrita e doppiogiochista : “C’è chi ama la sua terra e i suoi confini / ed è così patriottico che sogna una patria senza vicini”, canta Luca, mettendo in primo piano una tematica che ci tocca particolarmente da vicino come quella dell’immigrazione. Il concetto che attraversa l’intera struttura del brano è, tuttavia, quello dell’amore interpretato secondo diverse prospettive: “Se i figli possono nascere lo stesso anche da due che si odiano / dimmi allora cosa serve l’amore”, scrive Luca, addentrandosi con delicatezza nelle tortuose dinamiche di nuclei familiari sempre più frammentati. “C’è chi ama gli animali, la natura ed è tanto sensibile/e sogna un mondo senza gli umani”, ancora un controsenso che testimonia con efferata veridicità una comune ideologia di pensiero. Nonostante la massiccia presenza di temi a sfondo sociale, il brano concede ampio spazio anche all’amore romantico, quello che non conosce limiti e pregiudizi: “L’amore, lo sai questa parola che effetto che mi fa/ detta piano o forte/detta ad un’altra  velocità/può anche uccidere/può darmi anche la felicità/ detta con un altro suono oppure con un’altra età”, canta Luca, che, proprio attraverso il titolo della canzone, sottolinea di aver mantenuto intatta la propria identità di cantautore sensibile, attento e profondo.  “Sottovoce o gridata digitata sul web/buttata dentro un respiro/respirato per te con un altro accentro dentro il silenzio/una domenica sera da te/detta coi piedi scalzi o sopra i tacchi più alti/tatuata sul petto che sfiora l’orecchio/sotto un cielo di stelle facciamo l’amore tenendoci stretti io e te/due ragazzi che si amano e chissà se siamo ancora così stupidi”; con quest’ultimo interrogativo a tratti sognante, a tratti malinconico, Luca Carboni scolpisce l’istantanea di un’ immagine onirica che vorrebbe trasformarsi in una rassicurante certezza.

Raffaella Sbrescia

 

 

“Guelã”, il manifesto di libertà di Maria Gadù.

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Il talento della ventinovenne artista brasiliana MariGadù torna a farci sognare con il terzo album di inediti intitolato “Guelã”, disponibile dal 30 giugno 2015. Registrato e mixato da Rodrigo Vidal a Rio de Janeiro, coprodotto da Maria Gadù e dal musicista Federico Puppi, “Guelã” rappresenta un importante momento di svolta artistica per la cantautrice che dà voce alle sue canzoni, suona la chitarra e prende le distanze dalla invadente onda di popolarità che l’ha investita tra il 2009 ed il 2011, grazie al grande successo di brani come Shimbalaiê, Em Paz e Oração ao Tempo . L’autentica vocazione per la musica fa di lei un’artista a 360 gradi e la vena sperimentale che accompagna e scandisce le 10 tracce che compongono il suo nuovo lavoro discografico ne rappresenta una tangibile testimonianza.

Maria Gadù

Maria Gadù

Sonorità inedite e, in alcuni casi, sicuramente ibride, accompagnano testi intimisti ed intrisi di sentimentalismo. Frutto di pensieri e riflessioni profonde, “Guelã” racchiude uno scrigno di suoni da gustare con calma e doverosa attenzione. La struttura circolare che accompagna rispettivamente le tracce di apertura “Suspiro” e  chiusura “Aquária” lascia che l’ascolto possa librarsi senza etichette e limitazioni tra giochi di synth elettronici, gocce di desiderio e riff di chitarre antiche. La suadente vocalità di Maria Gadù penetra a fondo nelle fibre del cuore e la sua musica, a cavallo tra tradizione e sperimentalismo contemporeaneo, completa una miscela calda e potente, ispirata ed ispirante.

L’unica eccezione del disco è rappresentata da “Trovoa”, intenso brano di  Maurício Pereira, che Maria rilegge con altrettanta forza emotiva dando voce ad un amore che sconquassa l’anima. Decisamente originale l’arrangiamento realizzato per “Ela”, intriso di elettronica ed irresistibile scioglievolezza. Intrigante la scelta acoustic-ambient per “Sakédu”, senza tralasciare la sorprendente enigmaticità post-punk  contenuta da “Há”. Se al complesso costrutto strumentale di Maria Gadù associamo il suo intimismo colloquiale e la sua voce vermiglia, l’ascolto di “Guelã” è ciò che ci occorre per un’ esperienza in grado di deliziare anche gli ascoltatori più esigenti.

Raffaella Sbrescia

La Gadù tornerà in Europa il prossimo mese per partecipare il 17 al Montreux Jazz Festival e sarà in Italia, sempre a luglio, per tre concerti: il 23 a Ravello – Ravello Festival, il 24 a San Mauro Pascoli (FC) – Villa Torlonia ed il 26 a Treviso -  Suoni di Marca.

Tracklist
01.Suspiro
02.Obloco
03.Ela
04.Semi-voz
05.Trovoa
06.Sakédu
07.Tecnopapiro
08.Há
09.Vaga
10. Aquária

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