Le cose che non ho: montagne russe di emozioni nel nuovo album di Marco Mengoni

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In un momento storico particolarmente complesso, che cerca di atrofizzare i sentimenti in nome della più totale instabilità, la voce di Marco Mengoni rappresenta una calda certezza, un duttile e raro strumento a cui affidarsi per ricomporre il proprio puzzle emotivo. Con “Le cose che non ho”, pubblicato lo scorso 4 dicembre 2015 per Sony Music, Marco alza lo sguardo  e aggiunge un importante mattoncino alla sua carriera compiendo un ulteriore passo in avanti. Assecondando la sua indomita natura inquieta poco incline alla razionalizzazione del presente e in costante evoluzione, Mengoni si concede una libertà artistica e personale di cui pochi riescono a godere. Il suo intento è quello di trascrivere e cantare emozioni forti, intense, che ci regalano brividi ma anche dolorose lacrime. Tra suoni ricercati e testi molto curati, Mengoni scardina confini e retorica, sceglie struggenti ballad e, insieme a Michele Canova, le supporta con un’elegante veste elettronica che strizza l’occhio al meglio dello scenario musicale contemporaneo. Il disco si apre con “Ricorderai l’amore”: l’interlocutore immaginario con cui l’artista s’interfaccia è un alter ego che si muove a tentoni tra sbagli e riflessioni che, sebbene vengano reiterate nel tempo, non precludono mai un lieto fine. A metà strada tra consapevolezza e rassegnazione, “Ti ho voluto bene veramente” si muove lungo i sinuosi cardini di un dolce accompagnamento al pianoforte. “Il senso del viaggio è la meta, il richiamo”, canta Marco, ribadendo ancora una volta l’importanza del cammino, dell’evoluzione individuale, del cambiamento , della valorizzazione del tempo che ci è stato concesso. La potenza immaginifica di “Ad occhi chiusi” vive attraverso il prezioso contributo del trombettista Marco Tamburini, scomparso lo scorso maggio e si sviluppa lungo sentieri di parole fortemente evocative. Il racconto di un’anima dispersa tra i meandri di un limbo esistenziale, la sofferenza di un’attesa straziante popolano le strofe di “Resti indifferente”. A seguire “Parole in circolo”, il brano in cui Marco si racconta senza filtri, ci rende partecipi di della propria evoluzione personale, del suo modo per stare bene al mondo, della sua scelta di cantare di ciò che è in grado di procurargli un brivido. “Sognatore con i piedi per terra”, Mengoni ci regala nuove infinite sfumature sia musicali che testuali.

Marco Mengoni ph Emilio Tini

Marco Mengoni ph Emilio Tini

L’ascolto del disco prosegue con “La nostra estate”, un ipotetico proseguimento naturale di “Io ti aspetto”, canzone contenuta nel disco che soltanto 11 mesi fa inaugurava questa nuova fase artistica di Marco.  Un brano concepito direttamente per il live con loops di basso e sintetizzatori, percussioni tribali e un canto r&b. L’esercito di sogni raccontati da Mengoni si materializza più vividamente in “Solo due satelliti”: fotogrammi di una storia trascritta con colori a olio, singole pennellate che tratteggiano un dilaniante tira e molla. Il brano è il frutto della speciale penna di Giuliano Sangiorgi, si parte dall’amore carnale della prima strofa, si prosegue con la tormentata ricerca di un’affinità stabile tra anime diverse, si conclude con le urla di un basta che è tutto tranne che definitivo. Un amore tossico, figlio di un’elettricità corporale, padre di un legame legato a doppio filo ai cardini di un’orbita da cui non si riesce ad uscire.

Marco Mengoni ph Emilio Tini

Marco Mengoni ph Emilio Tini

Specchio del nostro sentire e del nostro vivere è “Rock Bottom”, il brano che Sia, autentica top performer, in egual misura sia in qualità di autrice che di cantautrice, ha donato a Marco esprime una viscerale vulnerabilità che, attraverso la voce di Mengoni s’impregna di una carica emotiva difficile da gestire con disinvoltura. «Ho sempre ammirato Sia, fin dai suoi primi dischi e ho sempre spinto per una collaborazione. Sono felice che abbia risposto alla chiamata e mi abbia regalato un pezzo così forte. All’inizio non ero sicuro di saperlo gestire, tanto che ho provato ad adattare il testo in italiano, ma non rendeva affatto; quindi, ho deciso di mantenere intatta la versione originale», aveva spiegato l’artista ai numerosi giornalisti accorsi alla presentazione del disco a Milano, e, in effetti, la scelta è stata decisamente quella più giusta. Radici e nuvole, ragioni e regole, affollano la titletrack  “Le cose che non ho” brano che, ancora una volta, fa leva sulla nostra personale forza d’animo.  Libera e disinvolta è la trama di “Dove siamo”, una nitida polaroid di anime in bilico, pronte a lasciarsi trasportare dalla corrente. Il disco si chiude con “Nemmeno un grammo“, una scelta precisa, in chiave rap/hip hop per chiudere un discorso intenso e ricco di spunti. Pensieri, parole, respiri convergono su unico binario chiamato speranza. “Le cose che non ho” è una montagna russa, è un percorso emozionale che non lascia scampo e che riesce a toccare diversi punti dell’anima in maniera incontrollabile ed estemporanea, è la fotografia di un artista pronto a raccontarsi, a sperimentare senza un approdo all’orizzonte ma con un’identità inconfondibile data dalla pregevolezza di una voce in grado di fare qualsiasi cosa.

Raffaella Sbrescia

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 Video: Ti ho voluto bene veramente

TRACKLIST

Ricorderai l’amore
Ti ho voluto bene veramente
Ad occhi chiusi
Resti indifferente
Parole in circolo
La nostra estate
Solo due satelliti
Rock bottom
Le cose che non ho
Dove siamo
Nemmeno un grammo

 #MengoniLive2016

TORINO - 28 Aprile 2016 - PalaAlpitour
PADOVA - 30 Aprile 2016 - Kioene Arena
BOLOGNA - 1 Maggio 2016 - Unipol Arena
FIRENZE - 3 Maggio 2016 - Mandela Forum
GENOVA - 4 Maggio 2016 - 105 Stadium
MILANO - 6 Maggio 2016 - Mediolanum Forum
MILANO - 7 Maggio 2016 - Mediolanum Forum
PERUGIA - 10 Maggio 2016 - Palaevangelisti
ROMA - 12 Maggio 2016 - Palalottomatica
ROMA - 13 Maggio 2016 - Palalottomatica
ACIREALE - 15 Maggio 2016 - Palasport
EBOLI - 17 Maggio 2016 – PalaSele
LIVORNO - 19 Maggio 2016 - Modigliani Forum
VERONA - 21 Maggio 2016 – Arena
VERONA - 22 Maggio 2016 – Arena


 

 

“Dark Sky Island”, il ritorno di Enya è un viaggio mistico in cui l’oscurità ci ridà la luce.

 Dark Sky Island - Enya

Enya inizia un nuovo capitolo della sua carriera il prossimo 20 Novembre con la pubblicazione del nuovo album intitolato “Dark Sky Island”. Giunta dopo ben 7 anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio dell’artista, la raccolta di inediti, presentata in anteprima da Warner Music presso la suggestiva struttura QC Terme Milano, si presenta come una sorta di esplorazione intergalattica incentrata sul concetto di viaggio. Ad unificare il progetto è anche la produzione, frutto del lavoro svolto dal gruppo creativo legato ad Enya costituito dal produttore Nicky Ryan e dalla paroliera Roma Ryan. Il consolidato trio ha iniziato a lavorare sul nuovo album nella primavera 2012, ispirato dal lavoro di Roma ad una serie di libri di poesie. Al centro delle visioni c’è l’atmosfera di Sark,  una terra buia e sognante, una delle isole inglesi più misteriose, priva di elettricità e artificialità, una dark sky island, per l’appunto, che però riesce a fare della propria oscurità un punto di forza per accrescere il valore della luminosità degli astri presenti nel cielo. Dopo 75 milioni di album venduti, 4 Grammy Awards; 6 World Music Awards, un Ivor Novello, una nomination agli Oscar, una ai Golden Globe e 7 album da studio (oltre al greatest hits ‘Paint The Sky With Stars’) che hanno dominato le posizioni più alte delle classifiche in tutto il mondo, Enya si muove ancora sul territorio che le è più congeniale senza tuttavia perdere l’unicità che la contraddistingue. L’ascolto della sua musica  rappresenta la garanzia di un’esperienza in grado di coinvolgere i sensi e l’intelletto. La forza ancestrale degli arrangiamenti pop sinfonici trova ulteriore arricchimento nello stratificato utilizzo dell’elettronica d’avanguardia. Il risultato è un irriproducibile insieme di melodie fluttuanti ed impattanti in cui spicca un inedito uso dei toni più bassi e più caldi della voce di Enya.

 Enya

Enya

Il brano di apertura è ‘The Humming’, una composizione onirica che riflette sul ciclo dell’universo e sugli effetti del suo cambiamento. Migliaia di sogni irradiano le parole appassionate di “So I could find my way” mentre ombre crepuscolari ed ansiogeni sospiri popolano i ritmi scelti per “Even in the shadows”. Interrogativi senza risposta affollano le luminescenze semantiche di “The forge of the Angels”, traduzione inglese della lingua Loxian, l’idioma creato dalla compositrice Roma Ryan ed utilizzato in tre canzoni contenute nell’album “Amarantine” di Enya, pubblicato nel 2005. “Echoes in Rain” è il primo singolo estratto dall’album ed è anche il brano più felice del disco. Un’insolita ed irresistibile euforia pervade il testo il cui tema,  legato ai viaggi avventurosi, viene celebrato, a ritmo di marcia. Sorprendente il richiamo a Can’t Help Falling in Love interpretata da Elvis Presley, contenuto in “I could never say goodbye”. Affascinante, visionaria e poetica la title track “Dark Sky Island”, ispirata all’isola di Sark. “Sancta Maria” unisce sintetizzatori e strumenti classici. Suggestivo il viaggio notturno compiuto in nave sfidando le onde del vento ed il latino in “Astra et luna”. Cicli di stagioni dal fascino senza tempo scandiscono le immagini di “The Loxian Gates” mentre gli echi ambiguamente fluidi di “Diamonds on the water” chiudono un ascolto destinato ad essere reiterato nel tempo.

Raffaella Sbrescia

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“Dark Sky Island” tracklisting:

1.       The Humming

2.       So I Could Find My Way

3.       Even in the Shadows

4.       The Forge of the Angels

5.       Echoes in Rain

6.       I Could Never Say Goodbye

7.       Dark Sky Island

8.       Sancta Maria

9.       Astra et Luna

10.   The Loxian Gates

11.   Diamonds on the Water

La versione deluxe dell’album contiene inoltre le esclusive:

12.   Solace

13.   Pale grass blue

14.   Remember your smile

“Scateniamoci”: l’album d’esordio Danilo Di Florio. La recensione

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Con “Scateniamoci”, l’album d’esordio prodotto da Music Force, il cantautore abruzzese Danilo Di Florio si propone all’interno della scena musicale italiana attraverso dieci brani inediti di ispirazione autobiografica. Il progetto rappresenta il culmine di un percorso artistico in salita compiuto principalmente da autodidatta. Proprio quest’ultimo aspetto si evince da un cantato imperfetto e acerbo, sotto tanti punti di vista. L’aspetto più interessante di questo esordiente è la scrittura. I testi contenuti in questo album sono spontanei, diretti e ben strutturati. Le tematiche sono attuali, raccontano il nostro tempo e lo fanno con un approccio squisitamente genuino. Si va dall’intimismo di “Volevo fare il cantautore” al dinamismo melodico della title track “Scateniamoci”: “Prendiamo esempio da ogni bambino, non condanniamoci se non condanna neanche Dio ma conciliamoci che tanto siamo tutti uguali e liberiamoci dai pregiudizi e da tutti i mali”, canta Danilo. Curioso il fatalismo di  “Se ti va” storie di vita, malinconico e consapevole lo “stream of consciousness” che si libra tra i versi di “Così lontano”. Leggera e sbarazzina la trama de  “I vestiti di Marlene” una ballata leggera e sussurrata. Propositiva nel testo ma monotona nella melodia “Se stai marciando”. “Canzone di Natale” è un brano che non aggiunge e non toglie nulla al progetto mentre i fotogrammi proposti ne “La casa di campagna” rimpinguano l’immaginario comune. La controversia enigmatica di “Strane visioni” lascia, infine, spazio alle venature jazz di “Woody Allen”, il brano che chiude il disco e che, rappresenta proprio l’eventuale punto di partenza per un nuovo eventuale progetto in cui Di Florio dovrà per forza di cose lavorare sull’interpretazione e sull’intonazione partendo da una buona base autorale.

Raffaella Sbrescia

Video: Scateniamoci

Tracklist:

Volevo fare il cantautore

Scateniamoci

Se ti va

Così lontano

I vestiti di Marlene

Se stai marciando

Canzone di Natale

La casa in campagna

Strane visioni

Woody Allen

 

Little Mix: energia ed intraprendenza in “Get Weird”

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La girld band dei record ovvero le Little Mix pubblicano “Get Weird”, terzo capitolo di un percorso costellato di successi senza fine. Nei negozi di tutto il mondo dallo scorso 6 novembre, l’album è caratterizzato da atmosfere dal sapore retrò brillantemente confezionate con una produzione ultramoderna. Perrie Edwards, Jesy Nelson, Leigh-Anne Pinnock e Jade Thirwall.  sempre molto partecipi all’ interno dei propri dischi, hanno voluto ampliare le collaborazioni chiamando a rapporto una cerchia selezionata di nomi noti del pop mondiale. Si va da autori affermati come Ed Drewett (Olly Murs, One Direction) e Maegan Cottone (Britney Spears, Demi Lovato) ad artiste come Jess Glynne e Jessie J. Dopo aver venduto ben  7 milioni di dischi con DNA e Salute, le Little Mix descrivono Get Weird come “un inno all’originalità e alla voglia di mostrarsi per come si è davvero” e, in effetti, il loro essere “borderline”, o quantomeno “stravaganti”, traspare dalla costante libertà di azione con cui si muovono sui palchi di tutto il mondo. “Get Weird” è un disco colorato, spensierato, variegato. Ci sono richiami a Whitney Houston, Cyndi Lauper, Spice Girls, insomma al meglio della musica al femminile delle ultime generazioni.

Ogni brano racchiude un’esplosione di influenze e di sentimenti contrastanti: “Hair” e “Grown” si allontanano da chi non è in grado di apprezzare il valore di chi si ha di fronte, in  “OMG” le Little Mix si prendono, invece,  una personale rivincita contro il genere maschile più superficiale mentre “Weird People” e “Black Magic “sono brani uptempo sui quali è impossibile smettere di  ballare. Intense e particolareggiate le interpretazioni di  “The End” e “The Beginning”,  quest’ultima presente nella versione deluxe. Delicatamente inaspettato  il duetto con Jason Derulo sulle note di “Secret Love Song”, brano che insieme a  “Love Me Like You” e “ Love Me or Leave Me”, rappresenta la parentesi  più viva e più appassionata di tutto l’album. Da ascoltare, si spera anche dal vivo in Italia.

Raffaella Sbrescia

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Video: Love Me Like you

 

Il romanticismo ipnotico di Seal in 7, il nuovo album di inediti

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La voce di Seal torna ad ipnotizzarci con un nuovo pugno di canzoni inedite contenute in “7”. L’album, pubblicato oggi  per Warner Music, evidenzia e risalta il lato più introspettivo e meno noto del cantante e compositore nato a Londra, già vincitore di svariati  Grammy Awards. In questo nuovo progetto discografico, Seal ha lavorato con il suo collaboratore storico, il produttore Trevor Horn, con cui aveva già collaborato per i suoi album precedenti, curando molto i testi ma anche degli arrangiamenti che contengono diversi richiami alle sonorità anni ’90. Attraverso il suo prisma sonoro incentrato su pop e soul, Seal canta l’amore complesso, quello scomodo, quello che tocca i nervi scoperti, che dà fastidio ma di cui non si può fare a meno. Lavorando in studio dal 2013, l’artista ha potuto concentrarsi su ogni minimo dettaglio e, in effetti, questa dedizione si evince dall’eleganza di una produzione che, pur mantenendosi in linea con gli standard contemporanei, conserva l’aulica ricercatezza di chi lavora alla vecchia maniera. Passando dalla rabbia all’accettazione, dalla gioia alla tristezza, dall’euforia all’avventatezza, Seal sviscera ogni possibile evoluzione  di un sentimento. Le canzoni più belle di questo disco sono la delicatissima “Every time I’m with you”, la sensuale “Life on Dancefloor” e la sfrontata “Let yourself”.  Sa da una parte c’è, come dicevamo, una produzione elaboratissima dall’altra ci sono calore e passione genuina. Un mix che, senza raccontarci nulla di  nuovo, trova il modo di regalarci un piacevole momento di ascolto e riflessione introspettiva.

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

Daylight Saving

Every Time I’M With you

Padded Cell

Life On The Dancefloor

Do you ever

The Big Love Has Died

Redzone Killer

Monascow

Half a Heart

Let Yourself

Love

L’amore è dove vivo: Pilar ritorna con un album di qualità

Pilar

Pilar

Pilar, all’anagrafe Ilaria Patassini presenta “L’amore è dove vivo” (Esordisco/Audioglobe) un lavoro di grandi contenuti ma soprattutto di grande qualità. Il disco giunge a tre anni di distanza dal precedente album della cantante di origini romane e si avvale delle musiche originali di Bungaro che, per la produzione artistica dell’album, ha scelto di collaborare con Antonio Fresa (colonna sonora de L’Arte della felicità di Alessandro Rak). I testi degli undici inediti di cui si compone il disco sono firmati da grandi nomi della scena musicale italiana come Pacifico, Joe Barbieri, Sandro Luporini, Mauro Ermanno Giovanardi, Alessio Bonomo e Pino Romanelli. Al centro di tutto il lavoro spicca la soave e potente voce di Pilar che interpreta ogni brano con carattere  e personalità. L’album è ulteriormente impreziosito da quattro brani che portano la firma della stella Pilar nei testi. Tra questi citiamo la particolarissima “Autoctono italiano”, canzone che elenca grazie ad assonanze e metrica ben 73 nomi di vitigni autoctoni rigorosamente italiani, l’occasione per scoprire la passione di Pilar per il mondo del vino. Presenti in tracklist anche due canzoni in francese: Forteresse di Michel Fugain, autore anche di Une belle histoire, versione originale di Un’estate fa, ed En Confidence con testo di Pierre Ruiz – produttore di Pilar – e la musica del compositore e chitarrista Federico Ferrandina (colonna sonora del film Premio Oscar Dallas Buyer Club di Jean-Marc Vallée e presente anche come arrangiatore di alcuni brani dell’album).

Pilar live @Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Pilar live @Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

L’album è stato registrato a Napoli presso il Mad Studio e poi missato e masterizzato da Gianluca Vaccaro. L’amore che attraversa le paure e le trasforma in fuoco, il fascino antico di una lettera eterna, il timore di non riuscire a spiegare un’emozione troppo forte, la seducente spensieratezza di una fuga d’estate, la sensualità latente di un amore che sazia il corpo e la mente popolano le note di un album in cui Pilar offre a chi l’ascolta la possibilità di conoscere tante delle sfumature che caratterizzano la personalità della sua voce.

 Raffaella Sbrescia

Video:

Pilar live @Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

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TRACKLIST

1. Il colore delle vene (Bungaro- A. Fresa / A. Bonomo)

2. Eternamente (Bungaro /Pilar –P. Romanelli)

3. Forteresse (Michel Fugain /Brice Homs)

4. Autoctono italiano (Bungaro / Pilar)

5. Di pugno tuo (Bungaro / J. Barbieri)

6. Ma tu chi sei? (Bungaro / M. E. Giovanardi)

7. Occhi coltelli (Bungaro / Pilar)

8. L’amore è dove vivo (Bungaro / Pacifico)

9. Fuga d’estate (Bungaro-Ferrandina-Chiodo / A. Bonomo – Pilar)

10. L’istante (Bungaro / S. Luporini)

11. En Confidence (Federico Ferrandina / Pierre Ruiz)

 Photogallery a cura di: Roberta Gioberti

Pilar live @Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

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Max Gazzè presenta Maximilian: “Un quadro con equilibrio perfetto tra forme e colori”

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Leggero e delicato, variopinto e godibile, poetico e frizzantino, “Maximilian”, il nuovo album di inediti di Max Gazzè, in uscita il 30 ottobre per Universal Music è l’undicesimo lavoro in studio del cantautore romano. Disco che, ancora una volta, ci dimostra la voglia con cui Max  si mette costantemente in gioco nel nome di sperimentazioni sonore e colorazioni semantiche sempre differenti ma soprattutto emozionanti. Visionario, a tratti onirico, nella sua riflessione sulla vita, Gazzè riesce a mantenersi sufficientemente lucido nelle descrizioni che, in ogni caso, richiamano numerose tematiche che avviliscono il nostro tempo.  L’ultimo lavoro del musicista romano nasce da una fase di sperimentazione virata verso altri lidi, proprio in corso d’opera: «Stavo sperimentando nuovi strumenti e creando suoni diversi – ha spiegato l’artista in conferenza stampa a Milano – Poi mi è apparso “Maximilian”, un uomo né del passato né del futuro, proveniente da un’altra dimensione. Il nuovo disco doveva essere un progetto sperimentale, poi sono arrivate le canzoni. Maximilian vive nello stesso spazio ma in un tempo diverso, è la somma dei modi in cui vengo descritto, una parte di me che si è staccata. Avevo 30 canzoni tra cui scegliere e sapevo che se non avessi fatto qualcosa, le avrei lasciate raffreddare. Ho impiegato una settimana a sceglierle  ed il risultato che ne è venuto fuori è un quadro con equilibrio tra forme e colori. Le canzoni sono parte di uno stesso quadro, sono un concept anche solo per il fatto che sono nello stesso disco». Con la produzione artistica dello stesso Gazzè e con la produzione esecutiva di Francesco Barbaro, il disco è stato registrato e mixato a Roma e masterizzato a New York da Chris Gehringer, presso lo Sterling Sound.

 Il disco si apre con “Mille volte ancora”: “Ti aspetterò, ti scriverò, ti perderò/ ancora mille volte ancora/ ti scorderò, ti rivedrò, ti abbraccerò/ di nuovo per ricominciare”, canta Max in quella che è la lettera di un padre al figlio, in cui emerge uno dei rapporti più delicati, fatto di partenze e di ritorni, di parole e di sguardi. Un brano meraviglioso che è frutto della collaborazione di Max con Giorgio Baldi e Simone Cremonini: «Si tratta di un rapporto più metafisico che terreno – spiega Gazzè – Bisogna non adagiarsi mai su una relazione affettiva anzi, bisogna saperla alimentare giorno dopo giorno».  “La vita com’è” è, invece, il fortunatissimo singolo che ha anticipato l’album, un particolarissimo twist che mescola atmosfere  da mambo italiano anni Cinquanta a suggestioni zingaresche. «L’intento – precisa Gazzé – era omaggiare lo ska anni Ottanta, gruppi come Madness e Specials di cui sono un grande fan».  Gli altri brani disegnano un disco centrato sull’uomo e sulla vita con pezzi che parlano di attualità. Su tutti spicca “In breve”, un brano intimo e delicato che fa riferimento al nostro essere amaramente compressi nel tritacarne dell’informazione. “Verso un altro immenso cielo” merita, invece, un discorso a parte.  Un viaggio nella psiche, un volo pindarico senza meta, oltre il tempo e lo spazio: «Si tratta del brano che è costato più degli altri,  sia in termini di realizzazione che di produzione, ci ho lavorato su veramente tanto – racconta l’artista-  Le progressioni armoniche contenute nello speciale arrangiamento del brano si rifanno a derivazioni della musica sacra e sintetizzano concatenazioni armoniche piuttosto complesse».  Straordinaria anche la potenza immaginifica di “Sul fiume”: «L’ho scritta insieme a Giorgio Baldi, con me ormai da più di 20 anni, e Simone Cremonini. Questa canzone ha un sapore un po’ retrò, mi immagino Sergio Endrigo a cantarla o Gino Paoli al pianoforte. La tonalità è molto bassa ed è una scelta voluta per conferire al brano un affascinante tocco vintage».

Max Gazzè

Dotato di particolare sensibilità, Max Gazzè è, tra l’altro il cantautore più amato dai bambini: «In effetti io e miei musicisti suoniamo sempre come se fossimo davanti a una platea di bambini. Mi lascio ispirare dal fatto che i bimbi percepiscono la musica senza filtrarla e senza interpretarla». Per quanto riguarda l’uso del linguaggio spiega: «Nei testi scritti in questi anni con mio fratello c’è sempre stata la tensione a suggerire idee per argomenti seri da rendere fruibili con una certa dose di ironia e, perché no, anche del sarcasmo. Si può essere seri senza essere seriosi e fare dell’ironia senza essere dei pagliacci. La pesantezza è dato dal modo in cui vengono usate le parole che, in ogni caso, possiedono un loro suono specifico da tenere sempre in considerazione. Di solito quando scrivo già vedo la musica, il testo deve già essere musica- continua-  Oggi noto una mancanza di consapevolezza di chi scrive: manca un’affinità tra testo e musica. Guccini e De Andrè, ad esempio, avevano una tecnica di scrittura ben precisa; ora è la fiera della rima baciata».

Max Gazzè

Max Gazzè

In merito al recente grande successo dell’esperienza in trio con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, Gazzè commenta: “Ho finito il tour di “Sotto Casa” e dopo due giorni ero già a casa di Daniele a scrivere, è stata un’esperienza bellissima e mi è stato tutto utile, soprattutto dal punto vista pratico. Per il resto è passato troppo poco tempo per dire per quali aspetti in particolare mi abbiano segnato». Tra pochi giorni Max Gazzè inizierà anche un tour instore diverso dal solito: «Ci sarà un set acustico con la band e canterò, in ognuno di questi appuntamenti, quattro brani del disco nuovo e un paio del mio repertorio». A febbraio partirà, infine,  il vero e proprio tour, che ha già registrato svariati sold out ed il conseguente raddoppio delle date nelle maggiori città italiane: «Sono già al lavoro per la costruzione del live, stiamo già lavorando sui visual, sugli schermi, sulla scenografia. Voglio dedicarvi una particolare attenzione già da ora perché ci tengo che il risultato sia assolutamente ottimale  e curato nei dettagli».

Raffaella Sbrescia

Tracklist

Mille volte ancora

Un uomo diverso

Sul fiume

La vita com’è

Nulla

Ti  sembra normale

Disordine d’aprile fear. Tommaso di Giulio

In breve

Teresa

Verso un altro immenso cielo

 Video: La vita com’è

 

Tra i prossimi appuntamenti live di Max Gazzè segnaliamo l’appuntamento del prossimo 7 novembre: il van nero di Jack Daniel’s riaccende i motori e riparte in giro per l’Italia con Jack On Tour. Il viaggio musicale ripartirà da Roma proprio con Max Gazzè, ospite sul palco dell’Outdoor Festival.

Instore:

Roma (30/10), Milano (2/11), Bologna (3/11), Bari (4/11), Napoli (5/11), Torino (11/11) e Firenze (12/11).

Le date del tour:

Pescara (30/01, Palasport), Bologna (5-6/02, Estragon Club), Milano (9-10/02, Alcatraz), Venaria Reale – Torino (11/02, La Concordia), Roma (19-20/02 Atlantico Live), Firenze (25-26/02, Obihall), Riva del Garda – Trento (12/03, Palasport), Padova (25/03, PalaGeox) e Rimini (2/04, Velvet Club).

Dave Gahan & Soulsavers: il fascino dell’introspezione in “Angels & Ghosts”

Dave Gahan cover Angels & Ghosts

Dave Gahan, sublime ed inimitabile voce dei Depeche Mode,  pubblica “Angels & Ghosts”, il secondo capitolo della sua avventura artistica con i Soulsavers. Nelle nove tracce che compongono l’album, spicca un paesaggio sonoro maestoso, a tratti onirico, che lascia l’ascoltatore in una sorta di estasi contemplativa. Attraverso questo racconto in musica alla vecchia maniera, Gahan si lancia in astratti voli pindarici principalmente incentrati sulla caducità umana. Dave Gahan & Soulsavers si prodigano in una serie di languide ballads dall’anima gospel ma è l’interpretazione del cantante ad infondere fascino e sensualità ai brani. “Angels & Ghosts” si apre con “Shine”, connubio di gospel e blues tradizionale, segue “You Owe Me”, a metà strada tra speranza e tormento, chiude il trio d’apertura l’eterea “Tempted”. La traccia più avvolgente e più carica è “ All Of This And Nothing, One Thing” acuisce la sensazione ansiogena attraverso un’atmosfera più lenta e dominata dal pianoforte, gli archi di “Don’t cry” preparano, invece, alla seducente attrattiva di “The Last Time”. La complessa interiorità di Gahan emerge in “My Sun”, epica conclusione dell’album, rivelando una notevole capacità di introspezione in grado di coinvolgere e stravolgere l’ascoltatore. Per godere dal vivo questa esperienza d’ascolto, l’appuntamento è fissato al prossimo 4 novembre al Fabrique di Milano.

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

01 Shine
02 You Owe Me
03 Tempted
04 All Of This And Nothing
05 One Thing
06 Don’t Cry
07 Lately
08 The Last Time
09 My Sun

 Video: All of This and Nothing

Pronti a salpare, stile inconfondibile e contenuti attuali nel nuovo album di Edoardo Bennato

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A cinque anni di distanza dall’ultimo album di inediti,  Edoardo Bennato torna a farsi sentire a gran voce con “Pronti a salpare”. L’album, prodotto da Brando (Orazio Grillo), anticipato dal primo estratto “Io Vorrei Che Per Te”, è uscito lo scorso 23 ottobre per Universal Music ed include 14 brani di cui 11 pezzi originali e 3 riproposizioni di canzoni precedenti (“Povero Amore”, “La mia Città” e “Zero in Condotta”) con nuovi arrangiamenti. I temi affrontati nel disco spaziano dalla politica alla famiglia, ai figli, all’amore: «Era dal 2012 che avevo in mente questo titolo. Di solito quando scrivo le canzoni non ho l’idea del testo, parto sempre dal finto inglese. I fatti che ci circondano diventano poi materiale vivo per le canzoni in cui cerco di evitare il più possibile il buonismo, la retorica e i luoghi comuni – ha spiegato Bennato alla stampa durante la presentazione del disco a Milano. “Pronti a salpare” –ha continuato -non parla solo dei migranti che scappano da guerre, devastazioni ed epidemie. Anche noi privilegiati occidentali dobbiamo entrare in un altro ordine di idee. Il mondo cambia velocissimamente, molto più di quanto siamo capaci di immaginare, cambiano gli equilibri e pure noi, quindi, dovremo essere pronti a tutto questo».

Edoardo Bennato

Edoardo Bennato

Addentrandoci nei meandri del disco scopriamo una scrittura vivace, attuale, ispirata. Flussi di richiami blues americani vengono costantemente richiamati dalle chitarre di Scarpato e Porcelli, senza dimenticare Perrone e Duenas a completamento di una straordinaria band, da anni al fianco del  cantautore napoletano. Tra i brani più autentici del disco  spicca “A Napoli 55 è ‘a musica”: «Un brano che ha almeno 12 anni e che ho fatto credo in 18 versioni, poi ai tempi supplementari ho optato per questa perché l’album doveva uscire. Sono stato il primo a coniugare blues e dialetto napoletano, nel’76 con “Ma chi è” e continuo a farlo quando c’azzecc’ e in questo caso ci azzecca perché il brano parla della mia storia», ha raccontato l’artista commentando un talking blues che sintetizza il viaggio della speranza rock a Milano. Interessante anche l’artwork dell’album, realizzato dallo stesso Bennato, autore anche delle tele attualmente in mostra a EXPO col titolo “In Cammino”: «Le immagini ritraggono personaggi che avevo fotografato, venditori ambulanti che camminano incessantemente sulle nostre spiagge e sono emblematici di un’umanità che è in cammino da milioni di anni. Volevo rappresentare sia quest’umanità dolente, amara, che cerca via di scampo, sia il senso del cammino, di questo spostamento latitudinale, che ha comportato anche il cambiamento del colore della pelle e ha disegnato l’umanità di oggi. Tuttavia, a dispetto del colore della pelle, è innegabile che gli esseri umani abbiano tutti le stesse potenzialità fisiche e morali. Questo è il presupposto, che non è buonista, ma scientifico, con cui ho composto un pezzo come “Pronti a Salpare”. Nell’artwork dell’album sono presenti disegni che appartengono a un’altra mostra, che feci 10 anni fa a palazzo Durini, a Milano, assieme a Mimmo Rotella e rappresentano i profughi della guerra dei Balcani – ha aggiunto-  Chi acquisterà il disco su iTunes, poi, troverà anche un libretto realizzato da Loredana Nicosia».

Edoardo Bennato

Edoardo Bennato

Nel nuovo album Bennato lascia ovviamente ampio spazio alla politica ne “Il gran ballo della Leopolda”,  in cui i protagonisti sono Matteo Renzi e Pippo (Civati): «Sin dalla prima ora quello che faccio non è stato vidimato dal mondo della canzonetta ma dell’intellighenzia del nostro Paese. Il problema è: chi risolverà il tarlo dell’Italia, ossia il divario che c’è tra Treviso e Reggio Calabria? A noi in fondo cosa importa, facciamo solo canzonette noi», ironizza il rocker che, pur autodefinendosi un saltimbanco, finisce col dire sempre cose vere.  L’ascolto continua con “La mia città”, autentico ritratto di Napoli pubblicato nel 2011 come primo segnale dell’album. A seguire  “Il mio nome è Lucignolo”, scelto come anticipazione del musical “Burattino senza fili”, in scena dal 18 febbraio al Brancaccio di Roma. In due canzoni emerge l’amore mai sopito per la musica colta: “Non è bello ciò che è bello”: «Lo confesso, l’avevo scritto per Pavarotti. Ci frequentavamo, perché avevamo una casa nella stessa zona in Romagna. Luciano mi disse che gli scrivevano sempre canzoni tristi e mi chiese di scrivergli una canzone allegra, quindi nel viaggio di ritorno mi misi a scrivere e mi venne in mente questa frase “non è bello ciò che è bello”, con la melodia. Lui poi la provò anche, però quelli della Decca dissero che era una cosa troppo leggera e non gliela fecero fare». Particolare e sorniona “La calunnia è un venticello”, una delle canzoni migliori del disco in cui Bennato rilegge il testo scritto da Cesare Sterbini per l’omonima aria del “Barbiere di Siviglia” di Rossini dedicando sono strofe dedicate a Enzo Tortora e Mia Martini e, per estensione, a chiunque “sotto il pubblico flagello va a crepar”. Non ci rimane che goderci anche dal vivo questo nuovo riuscitissimo lavoro in cui Bennato dimostra, ancora una volta, di avere non solo molto da dire ma di riuscire a dirlo veramente bene.

Raffaella Sbrescia

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Video

TRACKLIST

Pronti a salpare
Io vorrei che per te
Povero amore
La calunnia è un venticello
Il mio nome è Lucignolo
A Napoli 55 è ‘a musica
Al gran ballo della Leopolda
È una macchina
Giro girotondo
Il mio sogno ricorrente
Niente da spartire
La mia città
Zero in condotta
Non è bello ciò che è bello

 

La Rivoluzione sta arrivando: la magica metafora della vita secondo i Negramaro

 negramaro

Sono passati cinque anni da “Casa 69” e, da allora, i Negramaro non hanno mai smesso di cercare e trasmettere emozioni. Con “La rivoluzione sta arrivando”, un album interamente composto da brani inediti che li riporta nella veste di produttori, Giuliano Sangiorgi e compagni compiono un’ evoluzione che non snatura la loro identità. Questo nuovo lavoro è connotato da sonorità meno aggressive e testi particolarmente ricchi, visionari, per certi versi temibili per la loro immensa forza espressiva. In ogni angolo di ogni canzone, i Negramaro raccontano i sentimenti umani e il mondo circostante in modo semplice eppure fortemente impattante. Sono temi forti quelli che stanno alle base de “La rivoluzione sta arrivando” ed giusto così perché questi anni sono stati particolarmente ricchi di eventi e vicissitudini per tutti loro. Partiti da una masseria in Salento, i sei salentini sono finiti su una highway di Nashville alla ricerca del suono perfetto, un viaggio che ha fatto crescere l’album, attimo dopo attimo, fino al risultato finale che ci lascia col fiato corto ed il cuore gonfio. Anticipato da “Sei tu la mia città” e “Attenta”, lanciati rispettivamente ad aprile e agosto, “La rivoluzione sta arrivando” è un disco malinconicamente lucente ed è ricco di visioni e suggestioni che colpiscono l’anima. “Lo sai da qui”, ad esempio, è una piccola preghiera in cui qualcuno che abbiamo perso continua ad esserci e a mostrarci il cammino. Speciali anche le strofe de “L’ultimo bacio” in cui il flusso di coscienza per un amore finito, rappresenta, in realtà, un nuovo punto di partenza . Il nucleo dell’album è racchiuso, però, tra i versi de “Il posto dei santi”, brano in cui testo e musica si intrecciano intorno al difficile tema della morte offrendone una chiave di lettura speranzosa. Morte e rinascita si ritrovano anche in “Onde”. Bello anche il gioco di immagini in opposizione in “L’amore qui non passa”, brano che Giuliano ha voluto dedicare al gruppo nella sua interezza e che, con quegli archi in chiusura, ci lascia con la sensazione di aver vissuto un sogno da cui non vorremmo svegliarci.

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Il resoconto della conferenza stampa tenutasi al Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia di Milano

«Questo album è la nostra evoluzione di questi anni. I titoli sono dei veicoli che devono far riflettere. Non siamo così presuntosi da credere che ci sia una rivoluzione in questo disco, eppure c’è una piccola rivoluzione in ognuno di noi. Durante la realizzazione dell’album mi sono più volte chiesto se fosse giusto affrontare le questioni personali che io e i miei compagni abbiamo vissuto in questi anni, compresa la scomparsa di persone care, e ho capito che la morte è solo una sfumatura dell’esistenza e ti porta a vivere il mondo esterno in maniera ancora più forte e intensa. La rivoluzione per me parte proprio da questo concetto: portare la vita al centro di ogni cosa – spiega Giuliano Sangiorgi.  Visto che viviamo in un’epoca segnata da 140 caratteri, dove spesso contano solo i titoli, vorremmo far riflettere, anche solo per un momento, sull’idea che la rivoluzione possa essere messa in atto ogni singolo giorno da ciascuno di noi – aggiunge il cantante – Nel nostro piccolo ci piacerebbe una piccola rivoluzione contro il cinismo culturale devastante che ci sta infettando».

I Negramaro durante la conferenza stampa a Milano

I Negramaro durante la conferenza stampa a Milano

«Da molto tempo condividiamo vita musica, storia, esperienze. La nostra vita musicale è passata per tante stagioni. “Casa 69” è di cinque anni fa, il discorso musicale era molto diverso. Da lì siamo arrivati a “La Rivoluzione sta Arrivando” attraverso un best off con sei inediti. Siamo stati per mesi in una masseria nel Salento e abbiamo iniziato a parlare e stare insieme tra rivoluzioni ed evoluzioni: ci siamo approcciati a questo disco in maniera tecnicamente diversa, con un discorso musicale immediato e scarno che non significa misero perché il lavoro di costruzione è stato pazzesco – racconta Andrea Mariano –“La rivoluzione sta arrivando” ha girato il mondo per arrivare al sound finale: dal Salento ci siamo spostati a Milano, nelle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e in seguito a Madrid, New York e Nashville. Qui abbiamo collaborato con Jacquire King (Kings Of Leon, Bon Jovi, James Bay), un fonico straordinario che, dalla sala prove al mix, ha mantenuto un equilibrio incredibile».

«Per quando riguarda il tour – spiega Lele Spedicatosi tratterà di uno spettacolo, organizzato da Live Nation (in partenza il 4 novembre da Mantova) e sarà raccontato da immagini e visuals che seguiranno il concept grafico del disco. Stiamo lavorando molto sui contributi video, il 15 luglio avevamo già la scaletta pronta e questo non ci era mai successo».

Negramaro

Negramaro

Tornando a parlare dei cardini del disco, molto spazio è stato dedicato al brano intitolato “Il Posto dei santi”: «Questo è un brano in cui mi sono misurato con la metrica del rap, genere che ho sempre amato. Quando avevo  8 anni, il sabato scappavo dal catechismo e mi andavo a comprare i 45 giri rap di quel momento. “Mentre tutto scorre”, “Nuvole e lenzuola”, “Via le mani dagli occhi” racchiudevano un rap in rock e anche questo brano riprende un tipo di metrica rap con sonorità anni ’70», specifica Giuliano. Interpellato in un momento successivo, anche Ermanno Carlà ha commentato il brano in questione: «Il vestito di questa canzone è così diverso da quello che abbiamo sempre fatto, da essere diventato il punto di riferimento per  un cambiamento effettivo senza snaturare quello che siamo stati in passato. Per un gruppo il vestito musicale è molto importante, quindi si gioca sempre su quello che si può indossare più facilmente. Quando il pezzo è venuto fuori sembrava quasi non appartenerci – aggiunge Ermanno – Ora, invece, è come essere consapevoli che un centimetro di pancia in più o una ruga sul viso possono anche esibiti con naturalezza seguendo una prospettiva moderna».

In merito al concept grafico, il bassista del gruppo racconta: «L’uomo e la celebrazione della vita sono il perno intorno a cui si sviluppano le nuove tracce dei Negramaro. Il logo ridonda il titolo stesso del disco e i simboli che vi si leggono sono legati all’ im maginario che Giuliano ha sognato e tradotto in musica. Così è nata questa sintesi grafica tra morte, vita e ironia. Questo tipo di lavoro grafico è una cosa che avevo in mente da tanto tempo. Affascinato anche dal lavoro che fecero un po’ di tempo fa i Gorillaz, ho giocato un po’ con le metafore, quindi è come se i nostri sei alter ego fossero una traslazione del genio e della follia umana. Tutto questo vorrebbe offrire uno spunto di riflessione sul percorso che l’uomo ha compiuto dall’ età della pietra al microchip e far riflettere sul contrasto tra moderno e antico. Il concept vorrebbe essere uno stimolo a recuperare il contatto con la natura, che è vita e che comprende tutto. Nonostante il fatto che a volte si possa provare un sentimento di paura verso il cambiamento, noi attraverso  la musica siamo pronti ad affrontarlo. Certo, non siamo immuni alla sensazione di timore ma da noi in Salento si dice: “Metti un ramoscello lì dove riesci ad arrivare”, ovvero metti il segno dove sai che puoi arrivare perché quando segni un tuo limite stia già lavorando bene per riuscire a superarlo» – conclude Ermanno.

Raffaella Sbrescia

Video: Attenta

 

Le date del tour

4 novembre Palabam – Mantova

6 novembre Mandela Forum – Firenze

10 novembre  Unipol Arena - Bologna

12 novembre Palafabris – Padova

15 novembre Palarossini – Ancona

18 novembre Palaevangelisti -Perugia

21 /22 novembre Palaflorio – Bari

26/27 novembre Palalottomatica – Roma

2 dicembre Palasport – Acireale

5 dicembre Palasele – Eboli

8 dicembre Palamaggiò – Caserta

14/15 dicembre Mediolanum Forum – Milano

18 dicembre Pala Alpitour – Torino

22 dicembre Palageorge – Montichiari (BS)

Info su: www.livenation.it

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