L’Ala del Silenzio: il nuovo lavoro di Ivano Leva in equilibrio tra composizione ed improvvisazione

Ivano Leva

Ivano Leva

Ivano Leva, pianista e compositore italiano, pubblica “L’Ala del silenzio”, un lavoro discografico che viaggia in equilibrio dicotomico tra composizione ed improvvisazione. «L’album vuole essere una sorta di inno alla duplicità di significato, una testimonianza di come per ogni cosa della nostra vita possano esistere almeno due verità, diametralmente opposte all’altra. In questo senso, il titolo “L’ala del silenzio” (tratto da un verso di Pablo Neruda che recita: La parola è un’ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo) funge proprio da criptico catalizzatore iniziale di una analisi di tutti i titoli dei brani, i quali – alla luce di questa nuova ottica riveleranno via via significati spesso di segno opposto rispetto alla loro valenza semantica apparente», spiega Ivano Leva. «Il tema della convivenza tra opposti è poi espresso non solo nei titoli ma ampiamente riconfermato dalla forma musicale del lavoro, che è strutturata in due blocchi di valenza opposta (dialoghi e monologhi, che qui, con un’ulteriore doppia interpretazione, ho voluto chiamare riflessi dell’ego) e che soprattutto vede la continua compresenza di due modalità esecutive spesso ritenute reciprocamente antitetiche: la composizione e l’improvvisazione (una supposizione a mio avviso errata, a riprova di ciò basterebbe citare le parole di Shoenberg, secondo il quale la composizione altro non è se non “improvvisazione rallentata”). Si tratta di una modalità improvvisativa presente in varie forme ed è in quasi tutti i brani ad eccezione de “L’abbraccio del vento” (una composizione per solo quartetto d’archi)».

Se da un lato l’album intende riannodare le trame interrotte tra le avanguardie storiche del Novecento, dall’altro s’intravvede un uso tutto del tutto particolare dell’improvvisazione musicale intesa come spinta creativa estemporanea. I protagonisti di questo incedere dialogico sono qui incarnati da due strumenti che assai spesso partecipano alla tradizione musicale europea, ovvero, il pianoforte ed il quartetto d’archi. Questi due modelli vengono posti dapprima l’uno di fronte all’altro per poi essere intrecciati con rigore e fantasia al servizio di un sapere musicale autenticamente improntato alla ricerca.

Raffaella Sbrescia

Ivano Leva pianoforte, composizione

Klangfarben Quartet
Sergio Carnevale violino
Isabella Parmiciano violino
Tsetanka Asatryan viola
Silvia Fasciano violoncello
Registrato da Davide Iannuzzi presso il Pro Wave Studio (Napoli) e da Carlo Gentiletti presso l’Elios Studio (Napoli)

Tracklist

Parte prima (dialoghi)
1_quantum entanglement
2_eterni riverberi di un vecchio ponticello
3_il profumo del sole d’inverno

Parte seconda (riflessi dell’ego)
4_l’abbraccio del vento
5_sguardo di brace (omaggio a Fryderyk Chopin)

 Video: Sguardo di brace

The1975: “I like it when you sleep, for you are so beautiful yet so unaware of it” è un’installazione musicale

The1975

The1975

Dopo il successo dell’omonimo album d’esordio, uscito nel 2013, arriva  “I like it when you sleep, for you are so beautiful yet so unaware of it”, il nuovo album del quartetto inglese THE 1975. Matty Healy, Adam Hann (chitarra), Ross MacDonald (basso) e George Daniel (batteria) rilanciano se stessi e la propria musica con un lavoro ambizioso. L’eterogeneità della loro esteticità musicale si sposa con un intento creativo di tipo consumistico ma in realtà quello che è subito evidente, è un impatto fortemente evocativo. Nelle 17 tracce che compongono questa nuova creatura discografica, registrata a Los Angeles e prodotta da Matty Healy e George Daniel con la collaborazione di Mike Crossey (Foals, Arctic Monkeys), i  quattro ragazzi sono riusciti a plasmare il loro amore per i suoni anni ’80 spaziando tra vibranti riff di chitarra, come accade  in “She’s American” e “Love Me”, suoni elettronici sperimentali e pezzi dichiaratamente pop come, invece, avviene in “If I Believe You”,  “The Sound”.

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La caotica brillantezza di questo album rivela la coscienziosa lavorazione degli arrangiamenti e la vulnerabilità emotiva tipica di una generazione che fatica a districarsi tra baricentri da raggiungere. Preziosi ed incantevoli i tre pezzi strumentali e l’intro onirica proposta in apertura.  Alle atmosfere rarefatte si oppongono fluidi effluvi funk che, a loro volta, lasciano spazio alle più sofisticate tangenziali sintetiche ispirare ai dorati eighties. Le tematiche affrontate nel disco spaziano dalla tipica trama post adolescenziale a più intensi racconti autobiografici di Healy. In questo senso richiamiamo l’attenzione su “The ballad of me and my brain”, “Nana” e “She lays down”. L’investimento emotivo trova i maggiori benefici nell’ascolto di tracce come “Please be naked”, “Lost my head” e nella meravigliosa title track che, tra l’altro, è anche la traccia più lunga del disco. Visto che The 1975 sono attesi in Italia per ben due concerti il 12 e 13 aprile, rispettivamente al fabrique di Milano e all’Estragon di Bologna sarà il caso di non lasciarsi scappare l’occasione di farsi stravolgere da una ventata di pura freschezza.

 Raffaella Sbrescia

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Questa la tracklist di “I LIKE IT WHEN YOU SLEEP, FOR YOU ARE SO BEAUTIFUL YET SO UNAWARE OF IT”:

1. The 1975

2. Love Me

3. UGH!

4. A Change Of Heart

5. She’s American

6. If I Believe You

7. Please Be Naked

8. Lostmyhead

9. The Ballad of Me and My Brain

10. Somebody Else

11. Loving Someone

12. I Like It When You Sleep, For You Are So Beautiful Yet So Unaware Of It

13. The Sound

14. This Must Be My Dream

15. Paris

16. Nana

17. She Lays Down

Video: The Sound

Kanye West spiazza ed incuriosisce il pubblico con “The life of Pablo” .

Kanye West

Kanye West

E’ uscito a sorpresa lo scorso 14 febbraio l’ultimo album di Kanye West, dopo circa 3 anni di lavorazione e molta attesa. Come l’ultima fatica della collega Rihanna, anche “The Life of Pablo” è stato “dato in pasto” a Tidal, la discussa piattaforma fondata da Jay-Z che ha gratuitamente reso disponibile per lo streaming il disco. Benché non sia ancora chiaro se verrà messo in vendita in formato fisico e digitale, ecco perché “The Life of Pablo” è un album che vale la pena di ascoltare. Cominciamo dal titolo, originale e provocatorio: qui il rapper lascia una voluta ambiguità riferendosi forse al pittore Pablo Picasso, rimandando così al mondo dell’arte e della cultura oppure a Pablo Escobar, noto narcotrafficante colombiano e quindi lasciando presagire di muoversi più su un territorio rapper convenzionale, oppure ad entrambi. Il disco si presenta – come è possibile sentire fin dalla prima traccia intitolata “Ultralight Beam”- come un vero e proprio inno “gospel” con tanto di cori, organi e preghiere in sottofondo. Moltissimi i featuring presenti: su tutti, l’amica Rihanna che appare nel bellissimo brano “Famous” – una delle tracce più radiofoniche che contiene un campionamento di “Mi sono svegliato…e ho chiuso gli occhi” della band italiana Il Rovescio della Medaglia – il rapper Kid Cudi, il pluripremiato Kendrick Lamar e perfino Chris Brown.

Molte anche le collaborazioni che all’ultimo sono state cancellate e sostituite nelle versioni finali dei brani per motivi che non ci è dato sapere, facendo infuriare il web: si pensi per esempio a Madonna, che ha prestato la sua voce nel brano “Highlights”, sostituita all’ultimo dal rapper The-Dream oppure all’australiana Sia, che doveva comparire nel magnifico brano “Wolves”, sostituita poi da Frank Ocean.
Kanye vuole ancora una volta spiazzare il suo pubblico attraverso la costante ricerca di una varietà di suoni nuovi ed inusuali. Se il medesimo intento era stato applicato anche al precedente album “Yeezus” con esiti discutibili (si rischiava la cacofonia in alcuni brani!), qui il rapper “vince” giocando più sulla varietà di generi: accanto a pezzi più pop e disco (“Highlights”, “Wolves”, “Fade” che sembrano usciti dal suo lavoro più riuscito “808’s and Heartbreak”), troviamo infatti tracce hip-hop e rap più tradizionali (“Real Friends”, “No More Parties in L.A.”, “Facts”) ed interludi auto-celebrativi (“I Love Kanye”).
“The Life of Pablo” è quindi un disco che merita più di un ascolto per essere compreso e che ci ricorda che Kanye West quando vuole sa ancora essere un validissimo artista e produttore della scena hip-hop.

Giacomo Vitali

This is Acting: nel suo nuovo album Sia è interprete delle proprie canzoni

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“This is Acting” è il titolo ma anche l’essenza del nuovo album di Sia Furler. Pubblicato proprio oggi, 29 gennaio 2016, in tutto il mondo, il nuovo lavoro è il settimo della discografia dell’autrice più prolifica degli ultimi anni. Nei 12 brani  che ne compongono la tracklist, l’artista australiana non esprime se stessa ma si cala nei panni altrui, esattamente come farebbe un’attrice interpretando pezzi che aveva inizialmente scritto per Rihanna, Adele, Beyoncé, Shakira e che loro hanno rifiutato. Il grande paradosso di questo disco è che, sebbene si tratti per la maggior parte di “scarti”, Sia è riuscita a ricostruire una specifica identità per ciascuno di essi grazie alla sua voce: potente eppure fragile, capace di lacerarsi in modo struggente ed incontrollabile.  “This is acting” finisce, dunque, con lo svelare in maniera del tutto inaspettata pregi e difetti della songwriter australiana.

L’album si apre con “Bird set free”:  una canzone che ha vissuto una lunga epopea e diversi rifiuti e che oggi si riveste di nuova luce grazie ad un ’interpretazione appassionata e convincente. Di grande spessore anche “Alive”, pensata per “25”, scritta con la cantante inglese Adele e con il cantautore Tobias Jesso Jr. Il brano racchiude la confessione di una sopravvissuta ai suoi demoni che celebra se stessa ed è veramente coinvolgente. “One million bullets” esce fuori dal coro, la canzone non è mai stata proposta a nessuno, Sia l’ha tenuta per sé impreziosendola con un’atmosfera sonora delicata e sognante. Di tutt’altra caratura è “Move your body”;  scritto e pensato per Shakira, il brano è vorticoso e movimentato. “Your body is poetry”, canta Sia, mentre in “Cheap thrills” si cala nei panni di una party girl. All’interno del disco c’è anche Kanye West, con cui Sia scrive e co-produce “Reaper”.  Arriviamo a “Footprints” estratto da un gruppo di canzoni scritte per l’album del 2013 di Beyoncé, a seguire troviamo la sorprendente “Sweet design”, costellata di influenze, richiami e spunti  che rendono l’ascolto del brano decisamente curioso. Il sipario si cala sulle note di “Space between”, una ballad in cui la potente vocalità di Sia si fonde con un insieme di fantasmatici riverberi, scelti per chiudere in modo suggestivo un disco  eterogeneo, in grado di offrire sfumature interpretative sempre nuove.

 Raffaella Sbrescia

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Video: Alive


TRACKLIST

Bird set free
Alive
One million bullets
Move your body
Unstoppable
Cheap thrills
Reaper
House on fire
Footprints
Sweet design
Broken glass
Space between

 

TheRivati: un blues tutto da godere nel nuovo album “Black from Italy”

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Con “Black From Italy”, la band napoletana denominata TheRivati, composta da Paolo Maccaro (’85, voce e testi), Marco Cassese (’82, chitarra), Stefano Conigliano (’88, batteria), Antonio Di Costanzo (’87, basso), Saverio Giuliano (’84, Sax Tenore) arriva al secondo lavoro discografico ufficiale compiendo un nuovo importante passo verso la ricerca di un suono che, sebbene faccia riferimento al leggendario Neapolitan Power degli anni ‘70, sta riuscendo a tessere i cardini di un nuovo filone musicale valido e riconoscibile. Il progetto musicale del frontman Paolo Maccaro fonde, infatti, il blues e i suoi “derivati” con la musica italiana, le influenze della tradizione napoletana e i richiami di quella afroamericana. Con la produzione esecutiva dell’album firmata dal rapper Clementino, presente come featuring nella traccia “Emigrante”, nonché fratello del cantante dei TheRivati, quest’album intende tratteggiare a grandi linee un paese allo sfascio e la vita dell’italiano medio che si barcamena tra l’arte dell’acchiappanza” e una tragica mancanza di opportunità. Nelle dieci tracce che compongono questa cooproduzione tra l’ etichetta discografica napoletana Jesce Sole e della stessa band – i TheRivati continuano il loro personalissimo percorso musicale perseguendo un  concept specifico già a partire dal titolo: “Black from Italy” riconduce al duplice significato di nero, nel senso di “sporco che viene dall’Italia” e quello prettamente musicale di una delle poche band di black music nel panorama Italiano.  Pezzi come “Italy”, “Emigrante” (con la collaborazione di Clementino e Dario Sansone dei Foja) e “Addore”, dipingono il Bel Paese come una nazione fatta da individui che pensano a farsi la guerra tra loro invece di unire le forze per far funzionare il paese, la classica “guerra tra poveri” che non fa altro che inaridirci al centro di un circolo vizioso da cui desideriamo solo di poter uscire. In “Posteggia” (termine di uso comune tra i giovani napoletani) si esalta l’arte dell’ “acchiappanza” con tagliente ironia. Un sassofono imperioso ed un basso sornione ci introducono la trama di “Cassio’s blues” incentrata su un amore finito, dannata e fumosa “Black woman, ancora una commistione tra sacro e profano in “Hallelujah hallelujah!”. A metà strada tra mito e leggenda “Mr.Johnson”, un omaggio alla leggenda di Robert Johnson, il bluesman che vendette l’anima al diavolo per imparare il blues e lasciare una traccia nella Storia. Impareggiabile la bellezza fuori dagli schemi di “Comm è difficile”, una ballad d’amore autentica, verace, diretta, travolgente così lo è il suono dei TheRivati. Non rimane che ascoltarli live.

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

01- Italy

02 – Addore

03 - Cassio’s Blues

04 – Posteggia

05 – Black woman pt.1

06 – Black woman pt.2

07 – Hallelujah hallelujah!

08 – Comm’è difficile

09 – Emigrante ft. Clementino & Foja

10 – Mr. Johnson

 Video: Black Woman

Black from Italy Tour:

29/01 | Parma – Circolo Arci Zerbini

30/01 | Sanremo (IM) – Torrefazione

06/02 | Noto (SR) – Voodoo

07/02 | Barcellona Pozzo di Gotto (ME) – Perditempo

20/02 | Milano – Ohibo’

21/02 | Roma – Le Mura

26/02 | Santa Maria a Vico (CE) – SMAV

03/03 | Perugia – Marla

12/03 | Bologna – Arteria

19/03 | Policoro (MT) – Absolute Cafè

Alessandra Amoroso è come un fiore che sboccia in “Vivere a colori”. Intervista

Cover Vivere a Colori- Giovanni Gastel (1)

Chi è oggi Alessandra Amoroso? Una donna autentica, sicura di sé e delle proprie possibilità. Una donna felice, radiosa ed un’artista in continua evoluzione. Ad otto anni dalla vittoria di Amici e a due anni e mezzo di distanza dalla pubblicazione di “Amore Puro”, l’artista salentina torna con un nuovo album di inediti intitolato “Vivere a colori”, un lavoro maturo e ricco di importanti collaborazioni con nomi di grande spicco come Elisa Toffoli, Tiziano Ferro, Dario Faini, Roberto Casalino, Daniele Magro, Federico Zampaglione e i ritrovati Federica Camba e Daniele Coro.  «Vivere a colori racchiude un messaggio specifico: sono felice e voglio trasmettere la mia felicità. Questo album vuole trasmettere gioia, rispecchia il mio essere e le sfumature della mia personalità», ha spiegato Alessandra Amoroso ai giornalisti accorsi alla conferenza stampa di presentazione dell’album a Milano. «Sicuramente c’è un cambiamento nei testi, ho fatto un percorso di crescita. In passato le ballate mi hanno portato tanta fortuna ed ammetto che mi ci sono sempre ritrovata alla perfezione; ora abbiamo scelto un sound diverso, un ritmo con cui si potesse ballare e cantare. Ho tante cose  nascoste dentro di me, faccio fatica a raccontare la mia vita privata ma ora ho deciso di trasmettere tutta la mia positività».

In effetti  con “Vivere a colori” Alessandra ha fatto dei grossi passi avanti in termini di freschezza, dinamismo, frenando sui sentimenti struggenti  per lasciare spazio a ritmi uptempo. Dopo aver affrontato una delicata operazione alle corde vocali, la Amoroso ha anche ritrovato il suo timbro con cui confessa di aver sempre avuto un rapporto di amore-odio: «Avevo molta paura per quello che poteva succedere e per come stavano le persone a me care, fortunatamente l’intervento è andato benissimo e ora sono pronta a preservare il mio strumento con tutte le attenzioni necessarie -ha raccontato la cantante- ho anche fatto un video per rassicurare i miei fan e la mia famiglia, ho ricevuto delle critiche per questo ma volevo solo che le persone a me vicine non si preoccupassero».

Alessandra Amoroso ph Gastel

Alessandra Amoroso ph Giovanni Gastel

 Non solo un album di inediti per Alessandra che, ormai da un po’ di tempo, ha lanciato un disco in spagnolo prodotto da Josè Luis Pagan: «L’esperienza Sudamericana è stata molto positiva anche se i tempi non sono maturi per essere completamente entusiasti. Mi piace molto la lingua, l’ho imparata in poco tempo anche se preferisco parlarla piuttosto che studiarla. La cosa che mi ha colpito di più è che i sudamericano hanno voglia di conoscere me e io di conoscere loro, mi apprezzano per quello che sono, sono un popolo carnale come me, sarà per questo che li sento molto vicini», ha aggiunto.

Umile ma determinata, Alessandra ha in programma diversi appuntamenti importanti anche se ha escluso un’eventuale coinvolgimento nelle vesti di coach ad Amici: «Sono ancora molto legata alla tuta di Amici e, più in generale, non mi sento pronta per insegnare perché mi sento ancora una studentessa che ha molto da imparare». Niente Sanremo anche quest’anno: «E’ sempre uscito qualche mio lavoro in concomitanza col Festival di Sanremo, anche questa volta  è stato così ma ho preferito dedicarmi alla mia Big Family.  Quest’anno guarderò il Festival da casa però ho promesso a mia mamma di portarla!». In attesa delle due anteprime il 7 maggio al Palalottomatica di Roma e il 30 al Mediolanum Forum di Milano, godiamoci “Vivere a colori” in cui spicca “Stupendo fino a qui“, una canzone regalata ai fan su Facebook e scritta dal duo più congeniale e sulle corde di Alessandra, Federica Camba e Daniele Coro (presenti in 4 canzoni). Tra le 14 canzoni presenti in tracklist particolare attenzione la meritano anche “Comunque Andare” scritta da Elisa (Toffoli) con Alessandra, riuscito inno alla gioia, in chiave moderna,  e “La vita in un anno” scritta da Tiziano Ferro con Michael Menisci, particolarmente intensa e significativa. Freschi e accattvanti anche i brani di Daniele Magro  “Avrò cura di tutto” e “Fidati ancora di me”. Due pezzi che sposano bene lo spirito multi-sfaccettato dell’album, in equilibrio di leggerezza e profondità. Sinuosa la trama di “Nel tuo disordine”, la canzone scritta da Federico Zampaglione.  Spassose e ballabilissime “Vivere a colori” e “Il mio stato di felicità”, due gemme che completano un lavoro denso di emozioni e di energia.

Raffaella Sbrescia

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Video: Stupendo fino a qui

La tracklist di “Vivere a colori”:

“Stupendo fino a qui”

“Vivere a colori”
“La vita in un anno”
“Avrò cura di te”
“Mi porti via da me”
“Sul ciglio senza far rumore”
“L’unica cosa da fare”
“Comunque andare”
“Appartenente”
“Se il mondo ha il nostro volto”
“Nel tuo disordine”
“Fidati ancora di me”
“Non sarai mai”
“Il mio stato di felicità”

 

Blackstar, David Bowie alza ancora l’asticella con un nuovo imperdibile album

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Dopo cinque decadi di intensa attività artistica, David Bowie conserva intatto il suo status di inarrivabilità con “Blackstar”, il ventottesimo album di inediti pubblicato l’8 gennaio 2016, nel giorno del suo 69esimo compleanno, su etichetta Iso/Columbia Records. Prodotto da Tony Visconti con il contributo del sassofonista Donny McCaslin, il chitarrista jazz Ben Monder, il batterista Mark Giuliana, il bassista Tim Lefebvre, Jason Lindner alle tastiere e, in soli due brani, il fondatore degli LCD Soundsystem James Murphy alle percussioni, l’album si compone di 7 piccole suite caratterizzate da una notevole durata e da molteplici movimenti racchiusi in un’unica soluzione. Nervosa, cupa, esoterica è l’atmosfera in cui Bowie, da sempre maestro indiscusso dell’eclettismo, ci introduce catapultandoci con risolutezza in digressioni, cambi di ritmo e soluzioni armoniche complesse.

David Bowie

David Bowie

Trasponendo in chiave jazz le sue ispirazioni, Bowie inserisce un fitto tappeto di fiati in tutto il disco, regalandoci un ascolto ricco e variegato nonchè caratterizzato da una costante pulsazione ritmica. “Blackstar” si muove tra grandi orchestrazioni e arrangiamenti elettronici, tra avant jazz e drum’n'bass e anche la vocalità di Bowie raggiunge una formula di canto non canto attraverso testi criptici e pprivi di una risoluzione definita.  Tutto risulta già chiaro dalla title track ma anche nel singolo “Lazarus”, brano di punta del disco, a metà strada tra dolore e speranza, attraversato da un mix di chitarre distorte, morbido piano elettrico, fiati voluminosi  emerge un mood scuro, gotico, drammatico. Intenso ed imponente il sax che stride e osa in “Tis A Pity She Was A Whore che, insieme ai guizzi  di “Sue (Or In A Season Of Crime) rappresenta il momento più vorticoso ed energetico di questo lavoro. Giri di basso e maestosi archi vestono i versi di “Girl Loves Me mentre la dilaniante “Dollar Days ci riporta a toni più scuri.  Epico l’arrangiamento di “I Can’t Keep Everything Away: un crescendo emozionale sancito da un guitar solo sullo sfondo che ci lascia in uno stato di attonita contemplazione.

Raffaella Sbrescia

Tracklist ★:

1. Blackstar

2. ‘Tis a Pity She Was a Whore

3. Lazarus

4. Sue (Or In a Season of Crime)

5. Girl Loves Me

6. Dollar Days

7. I Can’t Give Everything Away

Video: Lazarus

“Che Bella Cacofonia”, il vorticoso melting pot sonoro di W. Victor

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A quattro anni di distanza da “Rotto”, il belga W. Victor  “Che Bella Cacofonia, un sorprendente lavoro discografico sospeso tra folk-punk, cantautorato italiano, cabaret, musica balkan e sonorità del mediterraneo. Le dodici tracce che compongono la tracklist creano un immaginifico connubio di richiami ed influenze che bandiscono etichette e limitazioni. Pubblicato per Ottokar Records, “Che Bella Cacofonia” mescola infiniti generi passando dal folk, al pop, al blues, al jazz senza mai trascurare i dettagli e gli arrangiamenti, sempre molto curati. L’eccentrico disco si apre con il ritmo incalzante, grottesco e festaiolo di E Carnevale, l’esplosione di energia continua con la trascinante titletrack. Decisamente più intimista il mood di “Sempre Canto Per Lei, enigmatica la trama multiforme di Perché  mentre i toni si rifanno frizzanti e magnetici sulle note di “Taranbella, pronta ad introdurre il francese folk/punk della velocissima “Azerty Uiop. Spazio anche a piccoli spunti più delicati in Monte Carlo e nella trama perturbante di Tranquilize Me. La chiusura del disco all’insegna dell’autenticità cantautorale e della caducità che contraddistingue l’animo umano con “Un Giorno Così.

Raffaella Sbrescia

Video:

 TRACKLIST
01. E Carnevale
02. Gigolo John
03. Che Bella Cacofonia
04. Sempre Canto Per Lei
05. Perchè
06. Taranbella
07. Azerty Uiop
08. Après La Pluie
09. Il Mammut
10. Monte Carlo
11. Tranquilize Me
12. Un Giorno Così

Slaves Of Love and Bones: la recensione di Real Fake Music

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“Real Fake Music” segna il debutto discografico ufficiale degli Slaves Of Love And Bones. Pubblicato su etichetta I Make Records, il lavoro raccoglie le attitudini, le sperimentazioni e i voli pindarici della fantasia di Luca Criscuoli (Vocals), Claudio La Sala (Guitar & Computer Programming), Raffaele Caputo (Guitar & Synth), Riccardo Iannaccone (Drum, Pad & Synth) all’interno di sette tracce intrise di soluzioni sonore elettroniche e ‘sintetiche’. Sequencer, campionamenti, pad, synth scandiscono vorticose modulazioni armoniche. Le sorgenti armoniche sono concrete ma danno vita a suoni fittizi; il risultato finale è proprio il paradosso racchiuso anche nel titolo dell’Ep: Real Fake Music.
Se i testi degli Slaves Of Love And Bones raccontano l’uomo e il suo rapporto con la nuova cultura digitale ed il cambiamento dei rapporti interpersonali, le forme sonore danno vita a nuove impercettibili sfumature del mondo sensibile. Se “Everyday” di Buddy Holly, unica cover contenuta nell’Ep, si riveste di inedita oscurità,  ”A final Solution” e “Inside” bilanciano il suono sintetico con potenti riff di chitarra. Intuizioni e spunti trovano, infine, un promettente bilanciamento in “This is a Paradox”, possibile manifesto di una formula sonora qualitativamente interessante.

Raffaella Sbrescia

Video

Locura: la lucida follia di Pico Rama in tredici tracce cosparse di verità

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Osservazioni, riflessioni, vibrazioni a metà strada tra esoterismo e misticismo. L’opera prima di Pico Rama, figlio d’arte, ma anche figlio dell’era postcontemporanea, unisce musica, filosofia e teatralità in “Locura”, terza prova solista pubblicata per la Mescal. Passando attraverso innumerevoli esperienze di trasformazione Pico Rama sceglie parole e testi seguendo una missione di tipo terapeutico per sé e per gli altri. Nelle tredici tracce accordate a 432 hertz , allineate con tutte le altre frequenze in natura,  l’artista usa una poetica complessa accompagnandosi con uno stile che parte dal raggae fino a lambire le rive dell’l’hip hop sfociando dolcemente nel dub.  Anticipato dal singolo “Regali del Divino(Merda), “Locura” attraversa il proprio immaginario, non teme di osare mostrando le sue subpersonalità e la sua mole di pensieri sfavillanti. In questo nuovo lavoro Pico si sposta dalla mente al cuore, sceglie di interpretare brani amati  come ‘Estrellita Divina’ – un canto sciamanico –   ‘Nuevo Horizonte’ dei Kirtan Reggae e la ballata ‘Dall’altra parte del cancello’, un bellissimo pezzo di Giorgio Gaber del 1973 (contenuta nel cd ‘Far finta di essere sani’; ndr). Esotismo e rap, essenzialità e profondità, sciamanesimo e canti di coscienza si fondono in “Un pezzo di terra”, “L’universo ci guarirà”, “L’idea della mortalità”, brani che intendono trasmettere messaggi significativi in maniera semplice ed efficace.

Pico Rama

Pico Rama

Originale ed interessante il featuring con Yari Power (conosciuto durante l’ultima edizione di Pechino Express) sulle note di “Your Jungle”, una sintesi psichedelica delle esperienze vissute in Ecuador e Perù. Il pezzo manifesto dell’intero album è “Loco”, il riadattamento di un brano di Darwin Grajales, cantautore e musicoterapeuta colombiano con cui Pico ha condiviso un percorso di sanazione nella selva amazzonica. Il flusso di lucida follia continua con “Non fango no loto” e si conclude con “Eplosione dal di dentro”, una folle meditazione guidata che sigilla un disco veramente pregno di contenuti , un lavoro in cui il raggamuffin rap di Pico si affida all’animismo proiettandoci al centro della realtà che ci circonda.

Raffaella Sbrescia

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Video: L’idea della mortalità

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