“Una piccola tregua”, il nuovo album di Paolo Cattaneo. Recensione

PAOLO CATTANEO - UPT - COPERTINA QUADRA

Ed ecco che nel bel mezzo dell’autunno 2016 arriva un disco veramente fatto bene. Si parla di “Una piccola tregua” il nuovo lavoro discografico del cantautore Paolo Cattaneo. Dodici canzoni ed un’infinita scandiscono i tratti dell’ossatura di un album pensato, scritto e realizzato per ritagliarsi un posto nell’angolo più buio del nostro spirito. Guardarsi dentro è faticoso, è doloroso, è scomodo, è sconcertante. Cattaneo ci aiuta a farlo facendolo per primo. Attraverso un lavoro di scrittura condiviso all’occorrenza con nomi del calibro di Lele Battista, Ettore Giuradei, Giovanni Peli o Stefano Diana, Paolo Cattaneo sceglie di trattare tematiche fortemente evocative. A completare l’opera la produzione artistica di Matteo Cantaluppi che, grazie ad un elaborato uso dell’elettronica, regala ad ogni singola traccia del disco una veste onirica e raffinata.  Il primo brano, nonché singolo estratto, è Trasparente. Ispirato da una poesia di Luciana Landolfi dedicata al poeta Giovanni Raboni, Cattaneo riflette sull’impossibilità di camminare per il mondo senza le tracce di chi abbiamo amato addosso e sulla potenza dell’amore. Un altro tema portante in questo disco è la concezione del tempo, inteso in tutte le sue possibili declinazioni, così come si evince ascoltando Due età un tempo, Il miracolo, Bandiera o Questa vita al volante.  Colpisce, inoltre, la massiccia presenza di spiritualità tra autoanalisi e osservazione critica di gesti anche minimi. Bisognoso e meritevole di più ascolti, “Una piccola tregua” rappresenta davvero un imperdibile appuntamento con noi stessi.

Raffaella Sbrescia

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 Crediti

Canzoni di Paolo Cattaneo
Testi di Giovanni Peli, Stefano Diana, Lele Battista, Ettore Giuradei e Paolo Cattaneo

Prodotto da Paolo Cattaneo
Produzione artistica: Matteo Cantaluppi e Paolo Cattaneo

Mixato da Matteo Cantaluppi @ Ritmo&Blu di Pozzolengo (Bs)
Masterizzato da Giovanni Versari @ LaMaestà di Tredozio (FC)

Art Work: Federico Castelli
Fotografie: Ilaria Magliocchetti Lombi

Ufficio Stampa: Morning Bell
Edizioni: Eclectic Music Group / Music Union

CD – LS16012-01 / Made in Italy
LP – LS16012-02 / Made in Italy
℗ & © 2016 – Lavorarestanca su licenza dell’autore

TRACKLIST

LATO A

2905

Trasparente

Ho chiuso gli occhi

Il miracolo

Bandiera

Questa vita al volante

LATO B

Se io fossi un uomo (feat. Lele Battista)

Confessioni per vivere

Sottile universo

Due età un tempo

La strada è tutta libera

Fragili miti

Ascolta qui l’album:

Apriti cielo, il nuovo singolo di Mannarino punta dritto al cuore.

apriticielo_CD_cover_front_12x12Lo abbiamo atteso a lungo ma ne è valsa la pena. Alessandro Mannarino è tornato con “Apriti cielo”, il brano che anticipa l’omonimo lavoro in uscita il prossimo 13 gennaio. Questo nuovo brano rispecchia in pieno la poetica del cantautore romano che, così come aveva fatto con “Al Monte”, continua a dare voce alla gente del popolo e lo fa scegliendo di musicare i versi di quelle che sono a tutti gli effetti delle poesie. La capacità narrativa, associata a degli arrangiamenti finemente curati e ricchi di influenze e richiami, rappresentano le qualità più importanti di Mannarino che, con la sua voce calda a avvolgente, regala nuovi plus al suo ammaliante storytelling. “Apriti cielo” affronta tematiche spigolose, affronta a pieno viso l’attualità senza avvalersi di frasi fatte o luoghi comuni. La scrittura di Mannarino è delicata ma efficace, attenta e concisa, popolare ma non populista. Le parole dell’artista trasudano amore, speranza, intelligenza. “Lasciateme passà che non ho tempo. Ho già dormito tanto, adesso ho un grande appuntamento. Il vento che passa, Il cielo che vola. È una vita sola”, canta Alessandro, rivelandoci la propria epifania personale in tutta la sua lucentezza.

Video: http://vevo.ly/rM0857

E allora via, ecco la preghiera laica: “Apriti cielo. Per chi non ha bandiera, Per chi non ha preghiera, Per chi cammina dondolando nella sera”; un monito, un grido, un richiamo ancestrale. E infine: “Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi non c’ha un nome, su chi non ha regione. Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi cammina solo tra milioni di persone.” Qui il discorso si fa ampio, quasi epico. Mannarino usa la penna e la voce trasformandoli negli strumenti, forse armi, di una battaglia epica contro mode e tendenze. Questa sua nuova canzone squarcia i teli eretti da una società qualunquista, mette nero su bianco le fragilità, non teme la paura e le debolezze bensì ci incute forza e consapevolezza e ci incoraggia a fare di più e meglio. Ottimo Mannarino, adesso aspettiamo il disco e le aspettative sono veramente molto alte.

 Raffaella Sbrescia

mannarino_ph magliocchetti

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“Apriti cielo” è anche il titolo del quarto album di MANNARINO, che uscirà il 13 gennaio prima della partenza dei live in programma da fine marzo sui palchi più importanti d’Italia. Sabato 25 marzo 2017 MANNARINO si esibirà live per la prima volta al PalaLottomatica di Roma con quella che si preannuncia come una grande festa, tra ritmi travolgenti e intense interpretazioni.

Il concerto del 25 marzo ha registrato in sole 4 settimane il sold out, permettendo l’apertura di una seconda data al Palalottomatica, in calendario il 26 marzo 2017.

Dopo il successo di “Corde 2015”, lo spettacolo itinerante con cui il cantautore ha chiuso la stagione live del suo album precedente, è il momento di un nuovo viaggio, quello di APRITI CIELO Tour che vedrà Mannarino esibirsi nelle principali città italiane: Pala Lottomatica di Roma (25 e 26 marzo), Estragon di Bologna (28 marzo), Nelson Mandela Forum di Firenze (31 marzo), Gran Teatro Geox di Padova (1 aprile), Fabrique di Milano (3 aprile), Teatro della Concordia di Torino (6 aprile), PalaSport Giovanni Paolo II di Pescara (8 aprile), Casa della Musica di Napoli (10 aprile).

 Ascolta qui il brano

 

Bruno Bavota: la recensione di “Out of the Blue”

Bruno Bavota - Out of Blue

Bruno Bavota – Out of Blue

“Out of the blue”, il nuovo nonché quinto album del pianista partenopeo Bruno Bavota, pubblicato dall’etichetta americana Sono Luminus, (distr. Ducale) è un fulmine a ciel sereno, una felice epifania. Quello che in altre circostanze è stato definito pop pianistico, rappresenta la dolce occasione di coccolare i sensi martoriati da input seriali. L’intensa delicatezza dei tasti bianchi e neri si sposa ad archi pieni e vorticosi come quelli del violoncellista Michael Nicolas (ICE and Brooklyn Rider) e del violinista J. Freivogel del Jasper String Quartet. Aulico e poetico, “Out of the Blue” riesce a contestualizzarsi con grazia ed armonia in un’epoca storica controversa. In un momento in cui la nostra risposta emotiva sembra quasi incapace di mostrarsi in tutta la sua pienezza, le melodie di Bavota riescono ad abbassare il muro di autodifesa, placano le paranoie e rimettono in moto la valvola del sogno. Sognare si sa, è ormai un lusso, qualcosa che pochi riescono ancora a permettersi, qualcosa in cui pochissimi credono.

Bruno Bavota ph Paola De Rosa

Bruno Bavota ph Paola De Rosa

E allora ecco l’epifania: cuore in tumulto, sensi all’erta: su per le vette di “Mountains”, tra le ipnotiche onde di “Marea”, sommersi dai battiti percussionistici di “Heartbeat”, incuriositi dalle avventure senza meta di Mr. Rail (uno dei personaggi di Baricco). La delicatezza estemporanea di “Passengers” ha conquistato anche Apple per lo spot che celebra i 20 anni del design del marchio.  Visionaria e vintage la poesia di “Lovers”, ispirata alla dolcissima immagine di due amanti che si incontrano e si riabbracciano alla stazione di un treno. Calde e rassicuranti le trame oniriche di “Beyond the Clouds” e “Warm Embrace”: le note si abbattono l’una dopo l’altra sulla testa, nel cuore, nelle orecchie come una pioggia di atomi pronti a rimettere in moto l’anima. Emozioni in contrasto pullulano tra le note dell’affascinante “Dusk in the East” mentre il mistero rimane celato in “Horizons”. Ispirata ai primi componimenti di Bavota, “Breath” si veste di una nuova identità. Il disco si chiude con “Snow”, un brano velato di dolce malinconia che profuma di consapevolezza: Bruno Bavota ha capito come restare impresso.

 Raffaella Sbrescia

Video: Passengers

Credits

Piano, prepared piano, acoustic guitar and live electronics: Bruno Bavota
Cello: Michael Nicolas
Violin: J Freivogel
Strings Score: Bruno Bavota, Linda Russomanno
Producer: Dan Merceruio
Recording, Mixing and Mastering Engineer: Daniel Shores
Editing Engineers: Dan Merceruio, Daniel Shores
Piano Technician: John Veicht
Piano: Steinway Model D #590904 (New York)
Photography: Linda Russomanno
Artwork: Marzia Figliolia
Graphic Design: Caleb Nei, Linda Russomanno
Executive Producer: Collin J Rae

Recorded at Sono Luminus Studios, Boyce, Virginia – April 18-22, 2016

Ascolta qui l’album

 

 

Luciano Ligabue presenta “Made in Italy”. Recensione ed intervista

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Esce oggi “MADE IN ITALY” (Zoo Aperto/Warner Music), l’atteso ventesimo disco, e undicesimo di inediti, della carriera di Luciano Ligabue. Frutto di una trance e di un flusso creativo inarrestabile, questo nuovo lavoro è un concept album concepito seguendo un humus artistico basato sulla frizione data da un contrasto specifico: un forte amore per l’Italia ed un altrettanto forte sentimento di ira contro le problematiche che ci attanagliano. Una sorta di amore “frustrato” in cui Riko, il protagonista della storia raccontata in questo disco, viene mandato all’avanscoperta da Ligabue che ne impersonifica i panni. Nel pieno di una crisi esistenziale Riko punta il dito con veemenza ma alla fine è dentro di sé che si compie il vero percorso evolutivo. Lui, che non ha fatto in tempo a decidere per sé, che si è sposato troppo presto, che si affida al venerdì sera per non scoppiare, raggiunge piena consapevolezza alla fine del disco mostrandoci un barlume di speranza. Le disavventure di Riko danno a Ligabue la libertà di giocare con nuovi generi, di parlare in modo più diretto e “sporco”, di affrontare tematiche scottanti. Libero più del solito ma anche responsabile più del solito, Ligabue offre una propria visione delle cose ma descrive bene anche la nostra guerra per la sopravvivenza quotidiana. Prodotto da Luciano Luisi, con musiche, testi e arrangiamenti di Luciano Ligabue, “MADE IN ITALY” è stato suonato da Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso), Michael Urbano (batteria, percussioni), Massimo Greco (tromba e flicorno), Emiliano Vernizzi (sax tenore) e Corrado Terzi (sax baritono). A questo proposito occorre sottolineare il fatto che gli arrangiamenti del disco restituiscono quella stessa urgenza espressiva con cui nasce questo disco che, in sintesi, è una lettera d’amore al rock’n’roll.

 Intervista

 Da cosa nasce l’idea di un concept album?

Mentre facevo il giro del mondo con i miei concerti, nonostante l’euforia sentivo nostalgia dell’Italia e dei suoi difetti. Mi capitava spesso di fare il confronto tra le grandi metropoli e le nostre città, mi domandavo se ai tanti italiani che venivano ai miei concerti mancasse l’Italia e quanto e come. Fin dai tempi di “Buonanotte all’Italia” ho cercato di raccontare un rapporto sentimentale con questo paese, io non racconto la cronaca bensì i miei sentimenti nei riguardi di questo paese.

Come hai assemblato le canzoni?

Non avevo messo in preventivo che questo dovesse essere il mio prossimo album, le canzoni sono arrivate una dopo l’altra con estrema facilità. Quando ho pensato al disco avevo il punto a) Riko presenta la propria crisi esistenziale e il punto b) la presa di coscienza e la consapevolezza di Riko. In seguito sono state le canzoni a portarmi a spasso, in certi casi sono andato a scavare nei cassetti, un esempio di questo tipo è il brano “Dottoressa” che aveva un altro testo. Alcuni dei brani nuovi sono rimasti fuori, altri li ho scritti dopo, specialmente quelli di passaggio come possono esserlo “Apperò”, “Quasi uscito”, “Menomale”.

Ti sei chiesto come mai stavolta hai voluto parlare in prima persona?

Una sera abbiamo suonato in un famosissimo locale di Los Angeles, il “Whisky a Go Go”, lì dove avevano suonato tutti i più grandi, mi sono lasciato influenzare da questa magica atmosfera americana. Il giorno seguente ho prenotato lo studio dei Foo Fighters, lo stesso in cui c’è ancora il mixer con cui i Nirvana hanno registrato “Nevermind”, lì è stata registrata “Non ho che te”, un brano che affronta una frizione emotiva e che mi ha spinto a domandarmi perché stessi raccontando qualcosa in prima persona. Al mio ritorno a casa si sono spente le luci. Ecco, in quel momento di buio così forte e intenso per me, ho cercato di capire se questo Riko facesse parte della vita che avrei vissuto nel caso non avessi fatto questo mestiere oppure se si trattasse di un alter ego o di una parte di me.

Le canzoni sono caratterizzate da un linguaggio diretto. Perché?

 Riko è molto più incazzato di me, ha molti meno privilegi e questo mi ha messo in una condizione di libertà maggiore rispetto al solito. In questo progetto ho la totale responsabilità di quanto fatto. Mi sono lasciato prendere la mano nel giocare con generi mai affrontati come reggae, ska, skwing, rithm’n’blues e ritmiche diverse.

Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti

Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti

Avete registrato i brani in presa diretta e senza partitura…come è andata?

Ho voluto trasmettere le canzoni ai miei musicisti con la stessa urgenza con cui erano nate. Ho incontrato Luisi mentre stava facendo i missaggi di Campovolo e siamo partiti subito per una nuova storia. Le parti di arrangiamento sono rimaste quelle, Luisi si è innamorato dei riff che avevo fatto per realizzare le demo. Il fatto è che io non sono un chitarrista, uso la chitarra per accompagnarmi, motivo per il quale i chitarristi hanno dovuto fare una sorta di lavoro in bella copia per rispettare quell’urgenza creativa iniziale.

Il nocciolo dell’album è privato anche per forza di cose si rivolge ad un pubblico. Qual è la Giungla di Riko e qual è la tua?

“G come giungla” racchiude davvero un’espressione di rabbia. Riko preferisce avere avuto una disillusione tanto forte ma averci potuto credere; insomma il prezzo della disillusione è un buon prezzo. Allo stesso tempo, però, Riko è anche il diminutivo di Riccardo, il mio secondo nome. Si sa come la penso, molte promesse fatte da quella politica sono state disattese, non ho né i strumenti né la voglia di capire le colpe, so solo che quella forbice tra primi e ultimi è sempre più larga, il sistema è sempre più radicato e questo per me è motivo di fallimento di una civiltà. In questo brano esprimo ovviamente anche un mio pensiero, da 35 anni frequento un gruppo di 20-25 amici, abbiamo affittato una casa in cui abbiamo ricreato la nostra idea di bar, spesso affrontiamo lunghe discussioni sui temi attuali, tra questi l’ingiustizia fiscale è un argomento molto sentito, le informazioni le ho raccolte di prima mano, guardando la loro vena sul collo ed il furore con cui si toccano certe tematiche calde.

Raccontaci di questa copertina.

Collaboro da diverso tempo con Paolo De Francesco, in genere gli chiedo tre cose: mai mettere la mia faccia in copertina (un vezzo che ho da sempre), poi scelgo un’immagine sola o tante immagini. In questo caso venivamo da “Mondovisione” in cui c’era un mondo accartocciato perciò abbiamo voluto mettere tante cose. A questo aggiungo un’altra elemento: vivo con l’illusione che ci sia ancora qualcuno che comprandosi un disco faccia qualcosa che facevo io quando compravo un vinile, ovvero andare aldilà delle canzoni e capire una storia interagendo anche con la parte grafica del lavoro.

Qual è il cambiamento necessario per sopravvivere a questo mondo?

Dobbiamo capire il nostro posto nel mondo, il motivo per cui non riusciamo ad incidere su un sistema tanto radicato. Il contributo di ciascuno di noi pare dalla consapevolezza verso se stessi.

Quanto spazio avrà il disco nel nuovo tour?

Sicuramente lo suoneremo tutto. Devo ancora capire se infliggere al pubblico queste canzoni in un blocco unico o se spezzettarle. La cosa più giusta sarebbe raccontare questa storia per intero però io voglio anche fare felice chi viene a sentirmi quindi mi riservo di capire cosa fare.

In questo disco fai una critica ai media…

Più che altro c’è una rilevazione: si è costretti ad un’informazione sempre più veloce ed urlata che fa il paio con quella dei politici. La colpa non va alla categoria, è la società che va così, i social impongono una velocità diversa, le notizie su internet devono avere un’efficacia diversa ma questo non fa bene né agli utenti né a chi fa questo lavoro; non riusciamo a metabolizzare le notizie perché si passa subito ad altro e non permettiamo alla nostra risposta emotiva di fare il lavoro che dovrebbe.

Quale Italia esce da questo ritratto?

In Italia piena di difetti ma amatissima da Riko che non ne vuole sapere di abbandonare le sue radici, non pensa mai neanche una volta di andarsene.

Video: Made in Italy

E Carnevale chi è?

Per il momento ha le sembianze di un espediente narrativo ma magari non è finita qui…

I riferimenti musicali di questi album?

“Quadrophenia” degli Who è l’album che ho ascoltato di più. Sono andato a sentirli a Milano recentemente e ne “La vita facile” c’è anche un omaggio a loro.

Qual è la morale che emerge da questo disco?

La prima rivoluzione da fare è con se stessi. L’odissea che compie Riko va esattamente in questa direzione. Il fatto che lui sia incazzato con il mondo esterno è giusto ma il percorso che compie è di tipo interiore. Riko non sa come fare per far sentire la sua voce e per fare in modo che uno come lui possa incidere al di fuori. Paradossalmente la sua partecipazione alla manifestazione e la conseguente manganellata innescano uno switch on che gli consente una nuova chance per la svolta personale.

Pensi che questo album possa mettere alla prova i tuoi fans?

Avendo sempre bisogno di confrontarmi con un strumento di consenso popolare non ho mai la garanzia che quello che scrivo possa piacere o che sia quello che i miei fan vogliono sentire. Se c’è una cosa che ho capito è di non capirci quasi niente con le canzoni. Non è una dichiarazione di falsa modestia, ogni volta non so come sarà la risposta del pubblico e, dato che stavolta il cambiamento sarà più grosso, sono un po’ più agitato perché questo progetto resterà. In ogni caso il verdetto lo darà il pubblico, come sempre.

Anche tu hai il tuo venerdì?

Sì, certo. Il mio è molto meno spericolato, quello è il posto in cui ancora rido grazie al rapporto molto forte che ho con i miei amici.

Il flusso creativo con cui è nato questo album testimonia freschezza ed energia…

Se penso al mio primo album, così grezzo e così pieno di identità, non posso pensare di avere quella stessa energia, qui c’è inevitabilmente l’esperienza di anni, non può esserci l’incoscienza, c’è per un impulso: ho lasciato che le cose fluissero.

Ligabue ph jarno-Iotti

Ligabue ph jarno-Iotti

Quello che emerge alla fine è “Un’altra realtà”?

Non rinuncio alla speranza. Certo che si vedrà un’altra realtà, sono i bambini a cantarlo. In questo momento la speranza è considerata un sentimento per sfigati ma io sono fatto così, preferisco passare per ingenuo ma questo è il messaggio che voglio trasmettere.

Ti sei già espresso in merito alla questione del Secondary Ticketing Market. Alla luce delle nuove indagini in corso, cosa vorresti aggiungere?

Quando stabiliamo il prezzo dei biglietti dei concerti teniamo in considerazione diverse cose. Il mio diktat è sempre lo stesso: mantenere un prezzo contenuto per il pubblico. Abbiamo sempre cercato di fare in modo di arginare questo fenomeno, chi lascia decuplicare i prezzi dei biglietti ci rema contro. Dal 2009 facciamo informazione sui tutti i nostri canali, abbiamo cercato di fare una black list. Adesso sarà importante capire cosa farà il governo per aiutarci ad estinguere questo cancro.

Raffaella Sbrescia

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La tracklist dell’album: “La Vita Facile”; “Mi Chiamano Tutti Riko”; “È Venerdì, Non Mi Rompete I Coglioni”; “Vittime E Complici”; “Meno Male”; “G Come Giungla”; “Ho Fatto In Tempo Ad Avere Un Futuro”; “L’Occhio Del Ciclone”; “Quasi Uscito”; “Dottoressa”; “I Miei Quindici Minuti”; “Apperò”; “Made In Italy”; “Un’Altra Realtà”.

Dopo “Liga Rock Park” (oltre 130.000 presenze), e la pubblicazione del disco “MADE IN ITALY”, Ligabue nel 2017 sarà protagonista nei palasport di tutta Italia per presentare i brani contenuti nel nuovo album, oltre ai suoi grandi successi.

 

Con oltre 200.000 biglietti venduti, queste le date attualmente confermate del “MADE IN ITALY - PALASPORT 2017”: 3, 4, 6 e 7 febbraio al PalaLottomatica di Roma14, 15 e 17 febbraio al Pal’Art Hotel di Acireale (CT); 20 e 21 febbraio al Palasport di Reggio Calabria23, 24 e 25 febbraio al PalaFlorio di Bari; 27 e 28 febbraio al PalaSele di Eboli3 e 4 marzo al PalaMaggiò di Caserta; 6 e 7 marzo al PalaEvangelisti di Perugia; 10 marzo al Modigliani Forum di Livorno13 e 14 marzo al Mediolanum Forum (Assago) di Milano17 marzo al PalaTrieste di Trieste; 20 marzo all’Adriatic Arena di Pesaro22 e 23 marzo al Nelson Mandela Forum di Firenze28 e 29 marzo al Pala Alpitour di Torino1 e 2 aprile alla Fiera di Brescia4 e 5 aprile al Mediolanum Forum (Assago) di Milano; al 7 e 8 aprile all’Unipol Arena di Bologna10 aprile al 105 Stadium di Rimini19 aprile al Palaonda di Bolzano21 e 22 aprile all’Arena Spettacoli Fiera di Padova24 aprile al Palaprometeo di Ancona.

Vista la grande richiesta da tutte le regioni di Italia gli organizzatori informano che prossimamente saranno inserite in calendario anche date anche in Liguria e Sardegna.

I biglietti del “MADE IN ITALY - PALASPORT 2017” sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali.

Luciano Ligabue tiene a battesimo le serate FoxLive che arricchiscono l’offerta dei canali Fox con i big della musica italiana. Il 23 novembre alle 21:00, in contemporanea su FOX FoxLife (canale 112 e 114 di Sky), due eventi in prima visione assoluta con Luciano Ligabue protagonista. Il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza, concerto evento del 2016. Il docufilm è il racconto per immagini della creazione del nuovo concept album dell’artista emiliano. La struttura del disco si riflette in quella del docufilm in un gioco coerente di rimandi, seguendo il percorso creativo di Ligabue, dall’ideazione alla registrazione con la band. Il documentario ha la stessa anima rock dell’album, accelera col ritmo di un assolo di chitarra per fermarsi poi a riflettere come in una ballata elettrica. Il docufilm è scritto da Emanuele Milasi e Alessia Rotondo, per la regia di Valentina Be.

A partire dalle ore 22.00 di mercoledì 23 novembre, in contemporanea con FoxLive, RTL 102.5 trasmetterà in radio il best of di “Liga Rock Park”, il doppio evento live il 24 e 25 settembre al Parco di Monza.

“Eutòpia”: il travolgente ritorno dei Litfiba. Venite a scoprire l’isola che c’è

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Dopo un lungo lavoro di gestazione, i Litfiba pubblicano “EUTÒPIA” (prodotto da TEG/Renzulli e distribuito da Sony Music Italy). Questo nuovo album si compone di 10 inediti nella versione CD ed offre due bonus track strumentali: “Tu non c’eri”, scritta da Piero Pelù, e “La danza di Minerva”, scritta da Ghigo Renzulli nella versione doppio vinile. Nel disco, registrato da Fabrizio Simoncioni in tre studi diversi dislocati tra Roma, Firenze e Prato, si spazia tra tanti generi musicali e svariate tematiche eppure il comune denominatore è sempre lo stesso: energia allo stato puro. Il titolo racchiude l’essenza di un manifesto, nonché lo spirito che innerva ogni singola traccia concepita nella classica formula chitarra e voce. Eutòpia è un luogo che non esiste ma che ci ostiniamo a sognare, un’isola felice dove approdano i sogni di chi lotta ad oltranza. “Se Eutòpia è un sogn oio voglio continuare, se Eutòpia è uno sbaglio, io voglio continuare a sbagliare, se Eutòpia è una lotta, io voglio continuare a lottare”, canta Piero Pelù nella title track lanciando un messaggio chiaro, lineare, diretto, senza filtro alcuno. Nell’Eutòpia dei Litfiba dunque tutto è possibile, l’unica regola è quella di avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Nel nuovo album c’è la rabbia, c’è l’amore, ci sono fantasie e meraviglie, urla e sussurri per un insieme testuale e sonoro intenso e stimolante in cui hanno suonato anche Luca Martelli (batteria), “Franky” Ciccio Li Causi (basso), Gianluca Venier (sintetizzatori), Antonio Aiazzi (pianoforte, mellotron), Fabrizio Simoncioni, Niccolò Fragile e Federico Sagona (tastiere).

Video: L’impossibile

Litfiba

Litfiba

L’ascolto si apre con “Dio del tuono” in cui veniamo correttamente definiti “figli dello spirito animale, nati con un urlo di dolore per cavalcare i mostri della mente”. Meglio maledetti che rincoglioniti, affermano i Litfiba, e non potremmo essere più d’accordo di così. La lettera ai potenti della terra è racchiusa ne “L’impossibile”, parole ed aggettivi sono l’artiglieria pesante di Pelù, accompagnato da un travolgente guitar solo nel finale con tanto di echi morriconiani a rendere più suggestivo il tutto. Dedicata a Lea Garofalo e alla figlia Denise, la canzone intitolata “Maria Coraggio” in cui ci si destreggia tra gente stronza, memoria corta e violenza assurda. “Siamo i mostri che avete creato”, accusa un ispiratissimo Piero Pelù in “Santi di Periferia”. Tra i brani più belli e più coinvolgenti c’è ‘In nome di Dio’, dedicata alle vittime dell’attentato terroristico al Bataclan. “Siamo carne da macello per un Dio che se ne fotte”, “la verità è dove non batte mai il sole”, “la verità è che siamo già nella terza guerra mondiale” con “il sangue nelle mani”. Veramente suggestiva la conclusione con voce e chitarre distorte: non siamo altro che “tumorati” di Dio. Immancabile un riferimento alla questione legata alla possibilità dell’installazione di un inceneritore nei pressi di Firenze e alla martoriatissima Terra dei fuochi in Campania nel brano “Intossicato”. Lucida descrizione dell’estraniamento individuale è “Straniero”: ci sentiamo in pericolo, in bilico, stranieri anche in casa e senza punti di riferimento. E poi c’è “Oltre” in cui i Litfiba propongono una svolta moderata ma decisa e costante: “Passo dopo passo rompo il ghiaccio”, “giorno dopo giorno è tuo il mondo”. Basta alle lamentele e all’autocommiserazione, è tempo di agire, di crederci, di riappropriarci della nostra essenza più autentica. Diamo ascolto ai Litfiba e facciamoci irradiare dalla loro dirompente energia.

 Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

I Litfiba saranno protagonisti di un instore tour nelle principali città italiane, durante il quale incontreranno i fan e presenteranno il nuovo, atteso disco. Queste le date: sabato 12 novembre, a La Feltrinelli (Stazione Porta Nuova) di TORINO (inizio ore 18.00), lunedì 14 novembre a La Feltrinelli (Piazza Piemonte)di MILANO (inizio ore 18.30), mercoledì 16 novembre a La Feltrinelli (via Appia Nuova, 427) di ROMA (inizio ore 18.00), giovedì 17 novembre a La Feltrinelli (via Melo, 119) di BARI (inizio ore 18.30), venerdì 18 novembre alla Mondadori Bookstore di PALERMO (c/o CC Forum Palermo, via Pecoraino – inizio ore 17.30), sabato 19 novembre al Media World di CATANIA (c/o CC Porte di Catania, via Gelso Bianco – ore 18.00) e mercoledì 23 novembre a La Feltrinelli di NAPOLI(ore 18.00 – Piazza dei Martiri).

Da marzo, i Litfiba torneranno live per 4 imperdibili date, durante le quali presenteranno i brani del nuovo disco con la loro carica di trascinante energia (date prodotte e organizzate da F&P Group): il 29 MARZO alla Kioene Arena di PADOVA, il 31 MARZO al Mediolanum Forum di MILANO, il 5 APRILE al Palalottomatica di ROMA e il 7 APRILE al Mandela Forum di FIRENZE.

I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati.

Domenica 13 novembre alle ore 21.15 i Litfiba saranno protagonisti dello “Speciale Eutòpia”, documentario in onda in esclusiva su Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky), dove la band parlerà del nuovo disco. A seguire, alle ore 21.50, verrà trasmesso in prima visione anche “Live @ Carroponte”, concerto registrato nel luglio 2015 durante l’esibizione dei Litfiba al Carroponte di Sesto San Giovanni per il tour Tetralogia degli Elementi Live.

 

Fiorella Mannoia: “Combattente” è l’album che prova a rispondere a molti interrogativi esistenziali. La recensione

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Fiorella Mannoia torna in scena con un nuovo album di inediti intitolato “Combattente”. Un titolo apparentemente “ingombrante” per un album che finalizza il concetto di “lotta” per l’affermazione di se stessi e della propria indipendenza intesa come rinascita. Sono molte le “firme” che hanno collaborato alla realizzazione dell’album, autori della nuova generazione, ma anche storici nomi della canzone d’autore: Ivano Fossati (in un brano in cui Fiorella è autrice del testo e Fossati delle musiche), Giuliano Sangiorgi, Federica Abbate, Cheope, Fabrizio Moro, Bungaro, Cesare Chiodo ma soprattutto la stessa Fiorella Mannoia sempre più sicura nella sua veste di autrice. Anticipato da “Perfetti Sconosciuti”, il brano scritto da Fiorella Mannoia con Cesare Chiodo e Bungaro e che le è valso (al suo debutto come autrice e interprete di una colonna sonora) il Nastro D’Argento 2016 per la “Migliore Canzone Originale” nell’omonimo film diretto da Paolo Genovese, l’album ha visto entrare in rotazione radiofonica anche la title track scritta da Federica Abbate e Cheope, il cui videoclip è la prima parte del progetto “Combattenti”, realizzato dalla regista Consuelo Catucci che ha raccontato “per immagini” alcuni brani dell’album.

Video: Combattente

Nei dieci brani che compongono la tracklist Fiorella compie un percorso preciso affermando la volontà di non farsi mai abbattere. Una risposta, quest’ultima, ad uno dei più grandi ed onerosi interrogativi che siamo soliti porci praticamente ogni giorno della nostra vita. Un combattente è ciascuno di noi che conduce la sua silenziosa battaglia resistendo alle difficoltà mentre tenta di superarle. Esemplificativa anche la copertina, iconica ed ironica al contempo, che raffigura Fiorella nella veste di un “generale di un esercito di pace”, un gioco per provare a rappresentare con leggerezza un lavoro di forte impatto emotivo.

“Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso”, canta Fiorella, interpretando con espressività e carisma parole cucite sulla sua pelle di indomita sostenitrice di tante giuste cause oltre che delle donne. Un modo il suo, di rispondere a quanti, ormai numerosissimi, si rivedono nelle sue parole taglienti e fiere, sprezzanti della paura e della possibile ritorsione. L’alchimia di suoni, concetti e parole fluttua all’interno di una visione efficace e definita. Fiorella sceglie la semplicità che va dritta al punto,  si mette al servizio di storie dal sapore universale e riesce a fare in modo che ognuno possa trovare la propria personalissima chiave di volta. “Nessuna conseguenza”, ad esempio, ha un potere illuminante, la tragica lucidità dei versi si sposa alla melodia, scrivendo la parola fine ad una vessazione psicologica distorta e potenzialmente distruttiva. Intense ed emozionanti le parole de “I pensieri di Zo”, scritta dall’eccellente Fabrizio Moro: “Beato chi sa che poi troverà”, canta Fiorella, chiudendo il cerchio degli interrogativi.

Fiorella Mannoia ph Luisa Carcavale

Fiorella Mannoia ph Luisa Carcavale

 

Tra i brani più forti, citiamo anche “L’abitudine che ho”: una sorta di manifesto, in cui la cantautrice racconta di non accontentarsi mai, di non vivere in prossimità di quello che vorrebbe; un invito a conoscersi, a capire le proprie esigenze, a rispondere in maniera attiva e propositiva agli input del nostro subconscio. In “Combattente”, la Mannoia approda anche in territori dance con “Siamo Ancora qui” e “L’Ultimo Babbo Natale” in modo comunque fruibile. Chiude il disco “La Terra da Lontano”, una sorta di “ritorno a casa”, impreziosito dal suggestivo contributo dell’orchestra. Se davvero “Le parole sono tutto quello che ci muove”, allora Fiorella Mannoia riesce a smuovere strati e strati di pensieri e riflessioni spesso volutamente segregati negli angoli dell’anima. Meglio così, ogni tanto è giusto mostrarci per quello che siamo senza filtri e senza maschere, fosse anche solo per un attimo e soltanto a noi stessi, sarebbe comunque un grande atto di coraggio.

Raffaella Sbrescia

 Ascolta qui l’album

Tracklist

1 – Combattente
2- Nessuna Conseguenza
3 – Siamo Ancora qui
4 – I Fiori di Zo
5- Anima di Neve
6 – I miei passi
7 – L’Abitudine che ho
8 – Ogni domenica con te
9 – Perfetti sconosciuti
10 – L’Ultimo Babbo Natale
11 – La Terra da lontano

A novembre Fiorella Mannoia incontrerà i fan, nelle principali librerie La Feltrinelli di tutta Italia, per presentare il nuovo album.

4 novembre – Roma (via Appia Nuova 427, ore 18.00)

7 novembre – Napoli (via Santa Caterina a Chiaia, 23 – Angolo Piazza Dei Martiri, ore 18.30)

8 novembre – Milano (Piazza Piemonte 2, ore 18:30)

9 novembre – Torino (Stazione Di Porta Nuova, ore 18:30)

10 novembre – Genova (via Ceccardi 16, ore 18.00)

11 novembre – Verona (via Quattro Spade 2, ore 18.00)

12 novembre – Firenze (Piazza Della Repubblica 26, ore 18.30)

15 novembre – Bari (via Melo 119, ore 18.30)

17 novembre – Catania (via Etnea 285, ore 18.00)

18 novembre – Palermo (via Camillo Benso Conte di Cavour 133, ore 18.00)

A dicembre, invece, partirà “COMBATTENTE IL TOUR” che vedrà Fiorella live sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani. Biglietti in prevendita, nel circuito Ticket One e nei punti vendita autorizzati.

Queste le date:

1 dicembre – Bergamo (Teatro Creberg)

2 dicembre – Brescia (Teatro Pala Banco)

4 dicembre – Firenze (Teatro Verdi)

5 dicembre – Bologna (Teatro Europauditorium)

7 dicembre – Ancona (Teatro Delle Muse)

9 dicembre – Bari (Teatro Team)

10 dicembre – Cesena (Nuovo Teatro Carisport)

12 dicembre – Milano (Teatro Degli Arcimboldi)

15 dicembre – Padova (Gran Teatro Geox)

16 dicembre – Torino (Auditorium Del Lingotto)

19 dicembre – Assisi (Teatro Lyrick)

17 dicembre – Sanremo (Teatro Ariston)

20 dicembre – Livorno (Teatro Goldoni)

22 dicembre – Roma (Auditorium Parco Della Musica)

 

 

Diego Mancino, “Un invito a te” è un album da non perdere. Intervista

diego-mancino Ph Viola damiani

diego-mancino Ph Viola damiani

“Un invito a te” è il titolo del nuovo album di Diego Mancino, tra i più prolifici degli autori e cantautori italiani. Pubblicato lo scorso 23 settembre su etichetta Universal Music e prodotto da Mancino con la collaborazione di Dario Faini, Stefano Brandoni (in “Avere fiducia”) e William Nicastro (in “Molte cose insieme “), l’album contiene otto brani inediti e la cover del brano di Tenco “Ragazzo mio”. Realizzato attraverso Music Raiser, piattaforma leader nel crowdfunding musicale in Italia, che ha finanziato la registrazione dei brani inediti, “Un invito a te” è un portagioie ricolmo di sentimenti: da raccontare, da condividere, da scoprire. Il disco si apre con “Il suo aquilone”, un brano che lascia emergere il senso di resa a qualcuno come fatto necessario per resistere ad un mondo ostile. Archi tesi e vibranti cedono al singolo “Era solo ieri”: una storia semplice ambientata in non luogo dal fascino onirico. Appassionata e bucolica “Succede d’estate”: il sole estivo è quasi un nemico mentre il contesto è un’esperienza tutta da vivere con trasporto. Il brano trainante dell’album è “Avere fiducia”: una canzone amara, disillusa eppure assolutamente vera e umana. Sorprendente la scelta di una cover “Ragazzo mio” di Luigi Tenco: Diego chiude il cerchio in merito ad alcune questioni personali e lo fa attraverso l’anima di un cantautore immenso. La titletrack “Un invito a te” è la canzone che ha dato inizio a tutto, l’album è, in effetti, un invito alla partecipazione emozionale, alla comprensione e al coraggio.

Intervista

Cosa rappresenta per te questo album e cosa ti aspetti da questo progetto?

Le canzoni sono emotivamente molto intense e protese ad un tipo di ascolto empatico. Il mio obiettivo è quello di suscitare un scambio emotivo con l’ascoltatore. Il disco è nato in totale autonomia, non avevo un pubblico ed un suono di riferimento. La musica mi piace tutta, adoro sperimentare cimentandomi con diversi generi per cui il disco segue un po’ questo tipo di linea giocosa che non conosce barriere e forzature. Quello che potevo fare era presentarmi con un lavoro sincero. A 46 anni credo che non esistano più generi. Esistono le cose belle e meno belle, di questo disco posso dire che è pop nel senso più alto del termine.

Com’è andata con Music Raiser?

La campagna di raccolta su Music Raiser è stata un’assoluta novità. Ogni mese i fans venivano a casa mia per ascoltare i provini che stavo realizzando e per scegliere i pezzi da inserire nella tracklist. Soltanto a lavori ormai ultimati il team di Universal Music mi ha fatto la sorpresa di propormi di lavorare insieme.

Alcuni autori decidono di non dare le proprie canzoni perché temono che l’intenzione originaria possa essere tradita. Tu come decidi di tenere le canzoni per te?

Ho superato questa fase anche se è sempre strano lasciare andare una canzone. Certe canzoni, per quanto belle, non sono adatte ad un certo tipo di mondo. Per quanto mi riguarda, la cupezza è un mio marchio di fabbrica. La scrittura viene in modo onesto, in alcuni casi è plausibile per certi artisti, per altri no. Quando scrivo non c’è la ricerca del cantante, cerco solo di fare una bella canzone, che abbia un senso ed una buona struttura.

Ti senti più autore o cantautore?

Non c’è differenza. Io sono uno scrittore che canta bene. La musica è la mia vita, ho la mente elastica. Lavorare con ragazzi giovani comporta una differenza di atteggiamento e di attitudine. Questo mi ha salvato dal punto di vista lavorativo.

Video: Diego Mancino presenta “Avere Fiducia”

Nella titletrack canti “Voglio qualcosa di concreto”…

Un concetto che esprime qualcosa di cui sono alla ricerca. Questo è un disco pieno di gesti reali e di una tensione verso l’altrove.

E la scelta di Tenco?

In questo caso il brano racconta di me. Avevo un papà che suonava in un’orchestra da night. Ricordo che quella era la sua musica mentre io volevo sentire i Joy Division. In realtà questa canzone mi descrive, bisogna fare dei propri desideri una strada maestra, non è vero che si fallisce se non si arriva alla vetta. Il percorso sta nell’essere un uomo con delle idee e fare qualcosa di costruttivo. Ho scelto questo brano perché sono cose che io direi ai miei amici o ad un figlio se ce l’avessi.

Cosa ti hanno detto i colleghi musicisti?

Ho fatto ascoltare questi brani a tanti colleghi e amici. Daniele Silvestri voleva essere uno dei raisers ma la campagna era ormai chiusa. Lui ha seguito tutta la lavorazione, mi ha dato diversi consigli e gli ho dato retta. Avere un feedback da musicisti esperti è fondamentale, diffido di chi è chiuso ed autoriferito. Le persone di cui mi sto circondando sono Manuel Agnelli, Niccolò Fabi, Ermal Meta, mi fido molto di queste persone che hanno dimostrato di avere intuito e coraggio. Trovo rilevante vedere cosa viene percepito da chi sta intorno, chiedo consigli a persone serie.

Diego Mancino

Diego Mancino

Come vivi il rapporto con la fama?

Diffido di chi cerca la fama, la musica è sacrificio, sono della vecchia scuola, mi piace collaborare e discutere con i miei soci. Voglio semplicemente fare bella musica. Essere molto famosi in questo paese è una cosa molto pericolosa, devi avere una tempra molto forte. Per quanto mi riguarda sono emotivamente debole, mi rattristo e mi arrabbio molto velocemente e chi è molto famoso queste cose non può permettersele. Non ho più l’età per invocare le masse, il mio scopo non è diventare famoso, faccio dischi da quando avevo 15 anni; sono arrivato a quota 46 e mi auguro che questo album possa essere conosciuto e seguito dal vivo.

Raffaella Sbrescia

Video: Era solo ieri

Ascolta l’album:

“Nuova Gianturco”: la periferia urbana raccontata da Francesco Di Bella. Recensione

Francesco Di Bella

Francesco Di Bella

 “Nuova Gianturco” è il nuovo album di Francesco Di Bella, ex cuore pulsante dei 24 Grana. Dolore, ironia, sentimentalismo e disincanto si fondono in un full lenght intriso di sonorità ricercate. Storie di speranze e sconfitte sono il mare magnum in cui Di Bella pesca a piene mani incrociando culture ed esperienze, sogni e favole in una serie di frame dal sapore vintage ma di stampo socio-culturale contemporaneo. La culla di gestazione è Gianturco, un particolare quartiere di Napoli sito in piena periferia urbana. Quella periferia che spezza il cuore grazie ad un peculiare mix di speranza, dolore, umanità, rabbia. La musica di questo album nasce laddove “l’amore non basta”. Ad imprimere un mood avulso da mode e tendenze del momento è la produzione artistica di Daniele Sinigallia. I 10 brani di questa interessante raccolta spaziano tra rimiche blues e synth onirici. Delicati e stimolanti al contempo, i dieci brani della raccolta sono impostati su un taglio musicale moderno in cui si alternano episodi carichi di ritmo e atmosfere sospese e riflessive.

Francesco Di Bella

Francesco Di Bella

“Nuova Gianturco” racconta la sconfitta ma rifugge la rassegnazione in nome dell’autenticità delle cose vere, quelle che non si perderanno mai. Tra i brani più significativi, segnaliamo “Blues Napoletano” in cui l’odore e il ritmo di Napoli si fondono all’interno di una inconfondibile cifra stilistica dalla forte carica sensuale. Particolarmente riuscite le collaborazioni con Neffa nel brano “Progetto” e 99 Posse in “Aziz”, canzone in cui i migranti acquisiscono finalmente una voce; impossibile da ignorare. Il disco si chiude con “Brigante se more” di Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò; una testimonianza di ammirazione per i grandi cantautori che negli anni hanno saputo tramandare, rinnovandola, la migliore tradizione partenopea.  Ospiti speciali Dario Sansone dei Foja e Claudio “Gnut” Domestico. L’ideale trait d’union tra i fasti del passato ed una generazione cantautorale in grado di portarci per mano tra le correnti di un futuro liquido.

Raffaella Sbrescia

Ascolta qui:

TRACKLIST

  1. Nuova Granturco
  2. Aziz
  3. Tre Nummarielle
  4. ‘Na bella vita
  5. Non ho più tempo
  6. Progetto
  7. Blues napoletano
  8. Gina se ne va
  9. Briganti se more
  10. Guardate fore

Video: Tre Nummarielle

“Sai che”: Marco Mengoni canta la dirompenza dei sentimenti.

Marco Mengoni

Marco Mengoni

Il capitolo finale della playlist in divenire di Marco Mengoni prende vita con “Sai che”. Un brano che riprende alcuni tratti della già fortunata collaborazione con Fortunato Zampaglione e Michele Canova Iorfida e che rinsalda a doppio giro tutti i punti fermi dei precedenti “Guerriero” e “Ti voglio bene veramente”. L’atmosfera creata da questa ballad intensa e dolorosa è ibrida e sognante. Lo sfondo è una dimensione sospesa in cui i rintocchi del tempo sono dettati dall’incedere dei pensieri, tanto forti da non poter essere ignorati. La base di partenza è una sensazione di gioia, pura e cruda, così lontana, così distante da sembrare ormai quasi sconosciuta. Il fulcro del brano è la purezza e la consistenza di un sentimento genuino e speciale, pronto a sfidare ogni tipologia di ostacolo: «Eravamo davvero felici con poco. Non aveva importanza né come nè il luogo. Senza fare i giganti e giurarsi per sempre ma in un modo o nell’altro sperando nel mentre», canta Marco, rivelando la caducità dei rapporti umani ma anche l’irrinunciabile voglia di crederci a dispetto di tutto. E poi, ancora: «Sai che ho cercato un modo per dimenticare ma di contro c’è il mio volerti bene che è ancora più grande di me» mettendo a nudo l’impotenza della razionalità al cospetto della dirompenza dell’amore, quello vero, quello che perdona tutto, quello che va avanti ad oltranza e che non conosce ragioni o limitazioni.

A queste parole cariche di pathos, Marco Mengoni sceglie di associare un videoclip ambientato in 5 diversi stati degli USA girato da You Nuts Production, quasi come se volesse declinare in modi diversi le vorticose evoluzioni di un solo animo inquieto e solitario. Scenari mozzafiato accompagnano un viaggio interiore, sempre più simile ad un processo di purificazione spirituale. Sarà, a questo punto, interessante scoprire come saranno gli altri 4 inediti contenuti in “Marco Mengoni Live”, il nuovo progetto discografico che Mengoni pubblicherà il prossimo 25 novembre su etichetta Sony Music. Si tratterà di un racconto degli ultimi due anni da record e includerà tutto il repertorio live diviso in due dischi come i due leg di tour che hanno totalizzato oltre 300mila spettatori senza dimenticare un duetto con un’artista internazionale. Due album live e un dvd per fissare nel tempo e nella memoria 26 date completamente sold out, un viaggio incredibile su due palchi completamente diversi, anch’essi parte integrante dell’evoluzione del progetto e della playlist stessa.

Per chi volesse completare l’esperienza di conoscenza di questo straordinario artista, Marco Mengoni tornerà in tour a partire dal 12 novembre per 13 date in tutta Italia.  MENGONILIVE2016, prodotto e distribuito da Live Nation sbarcherà poi per la prima volta in Europa con concerti a Francoforte, Bruxelles, Amsterdam, Parigi, Città di Lussemburgo, Zurigo, Colonia, Vienna e Varsavia.

Raffaella Sbrescia

Video: Sai che

http://www.vevo.com/watch/IT5081600279?isrc=IT5081600279&share_location=ingestion

 

Céline Dion ricomincia da “Encore un soir”, un album tutto in francese.

Celine Dion

Celine Dion

Due lutti devastanti ed un’esistenza da rimodulare. La pop star canadese Céline Dion ricomincia da “Encore un soir” un nuovo album interamente cantato in lingua francese e pensato proprio insieme al marito Renè Angelil scomparso lo scorso gennaio. L’artista ha quindi realizzato un sogno che i due accarezzavano da tempo. Pubblicato sia in digitale che nei negozi in ben tre versioni: Cd, Box Deluxe Edition (con Cd con 3 bonus track, libretto da 80 pagine e braccialetti in raso) e doppio lp + cd, il progetto musicale si avvale della collaborazione del suo storico collaboratore Jean-Jacques Goldman che ha composto la canzone che dà il titolo all’album “Encore un soir”: «So che hai scritto già tutto per me, ma quello che vivo in questo momento è talmente importante, se tu potessi donarmi un poco della tua magia…», gli aveva chiesto lei ed ecco che proprio quella richiesta ha sortito l’effetto sperato dopo ben 12 anni di distacco. Il singolo di lancio ha tra l’altro raggiunto le vette di iTunes anche nei mercati non francesi, arrivando al numero 1 in 10 Paesi, nella top 10 in 22 Paesi e nella Top 20 in 27 Paesi.

Video: Encore un soir

Tra gli autori delle tracce contenute nella tracklist ci sono anche Francis Cabrel e Serge Lama che, per la prima volta insieme, collaborano a una canzone per Céline, e Jacques Veneruso, Grand Corps Malade, che ha preso parte al disco di Céline “Sans attendre”, ha messo ancora una volta a disposizione la sua poesia per questo progetto. Tra gli altri figurano Florent Mothe e Mutine, che hanno aggiunto il proprio nome a questo nuovo capitolo con quattro brani dal sapore pop. Daniel Picard, invece è stato scelto tra oltre 4.000 candidati che hanno partecipato a un contest lanciato sul sito web di Céline, e ha firmato il brano intitolato “À la plus haute branche”. Il risultato è un disco che mette in evidenza la capacità di Céline Dion di affrontare registri bassi, lasciando che la propria voce diventi più dolce che potente. Un tocco tenero ma non malinconico, a vantaggio di melodie scelte per accompagnare canzoni incentrate sull’importanza della capacità di andare avanti e affidarsi a se stessi. Con queste premesse, Céline Dion è pronta per mostrarsi al mondo in tutta la sua lucentezza.

Raffaella Sbrescia

 

TRACKLIST

01. Plus qu’ailleurs

02. L’étoile

03. Ma faille
04. Encore un soir
05. Je nous veux
06. Les yeux au ciel
07. Si c’était à refaire
08. Ordinaire
09. Tu sauras
10. Toutes ces choses
11. Le bonheur en face
12. À la plus haute branche

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