Subsonica live a Milano: il racconto dell’emozionante rituale per l’ultimo atto de la Bolla tour.

La seconda serata di Cuori Impavidi 2024 - la rassegna di MI AMI Festival e Circolo Magnolia  all’Idroscalo di Milano- vede protagonisti i Subsonica che, uno alla volta salgono sul palco, come in un rituale, per l’ultimo atto de la Bolla tour. La band torinese si stringe e travolge il pubblico, ormai vera e propria comunit,  in un live tiratissimo della durata di più di due ore in cui è palpabile è l’emozione vissuta dai nostri cinque. D’altronde lo avevano già spiegato mesi fa, questo tour è stato molto speciale in quanto è stata l’occasione per i Subsonica per ritrovarsi e risplendere di rinnovato fulgore.

Il pubblico queste cose le percepisce e restituisce questo entusiasmo in forma di energia, movimento e propulsione. Una sorta di circuito virtuoso in cui entrambe le parti si sentono un tutt’uno forte e vibrante. La prima parte del concerto vede in primo piano alcuni estratti dal decimo disco della band “Realtà aumentata”: Cani umani, Mattino di luce, Pugno di sabbia, Africa su Marte sono già parte della ricca antologia dei Subsonica, il cui suono si conferma dinamico, ricco di infinite sfumature e capace di insediarsi nelle viscere e nella testa. Samuel è lo sciamano che invoca occhi, orecchie e voci del pubblico, raccontando questo ultimo periodo che ha felicemente travolto la band. La scaletta prosegue suadente nei più profondi meandri della tana dei Subsonica con: Veleno, Aurora sogna, Liberi tutti, il tutto con i bellissimi visuals del collettivo High Files Visuals.

A me tocca la parte romantica della serata dice Boosta: “Sembra una storia triste ma è ricca di gioia … quando abbiamo iniziato a scrivere il decimo album, non avremmo immaginato  di aver ancora il privilegio di essere sul palco. Essere qui a festeggiare insieme a voi è un regalo enorme, promettiamo che se tutto va come deve andare torneremo veramente molto presto”.

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Si continua a ballare con l’immancabile Discolabirinto,  a seguire Nuvole rapide, L’Eclissi, Grandine, Universo. Lo scienziato Boosta, l’ufficiale sommozzatore Vicio, l’ufficiale pilota Max e l’ingegnere elettronico Ninja fluttuano voluttuosi sul palco insieme al super frontman Samuel; poi tutti insieme accolgono il rapper Ensi, fedele compagno di questo tour, sulle note de Il Cielo su Torino. Subito dopo arriva anche un altro amico, si tratta di Willie Peyote con cui servono al pubblico Scoppia la bolla.

Ensi e Willie cantano insieme Numero uno, brano ricco di significato, scritto proprio da Ensi.

Molto significativo l’omaggio  a tre voci al genio di Neffa con il suo brano Aspettando il sole. “Stare sul palco con dei fratelli è impagabile e loro due sono nostri  fratelli sono da sempre”, dice grato ed emozionato Samuel. Molto intenso il  successivo momento di Giungla nord.

Il pubblico è ancora pronto a dare tutto, ecco quindi incedere il rush finale dello show: riappare in scaletta, dopo tempo immemore, Istrice. Max Casacci è protagonista di un importante monologo in cui chiarisce l’importanza e l’urgenza del senso di comunità come antidoto per questi tempi malati, ringrazia le realtà che ancora, non senza fatica, promuovono la musica dal basso, ricorda le stragi di morti nel Mediterraneo introducendo, a ragion veduta, il brano Nessuna colpa.

“Il fottuto pubblico dei Subsonica è ancora in forma”, evidenzia e sottolinea Samuel, ecco perché il quartetto: Diluvio, Lazzaro, L’odore, Tutti i miei sbagli si rivela incandescente. Cadono spontanee le lacrime di commozione sulla closing song Strade: “Grazie a ognuno di voi per aver preso ognuno la propria strada ed essere venuto qui stasera”, ringrazia ancora Samuel. Chiudendo al meglio il rituale tra gli applausi a scena aperta. Di lì a poco, mentre qualcuno va via, un nuovo flusso della notte arriva per l’aftershow, un’ ultima cerimonia notturna in cui i nostri cinque si avvicendano alla consolle in un flow di influenze, rimandi e spunti che, siamo certi, sarà ancora linfa vibrante per cose nuove che saremo ovviamente pronti a vivere e ascoltare.

Raffaella Sbrescia

Umbria Jazz: L’Arena Santa Giuliana gremita per Lenny Kravitz e il suo show

Attesissimo Lenny Kravitz a Perugia, come del resto attesissimo in Italia, dove ha deciso di dedicare tre date alla presentazione dell’ultimo album “Blue Electric Light”, di recentissima pubblicazione.
E, va detto, non delude le aspettative, la rockstar statunitense, riuscendo a coinvolgere in circa due ore di cori, salti, balli e riprese video come se non ci fosse un domani i 13000 presenti in Arena Santa Giuliana: lo spettacolo sono già loro.
Arena gremitissima, pubblico variegato e di tutte le età, moltissimi stranieri, ma si sa: Umbria Jazz attira tanti turisti da fuori Italia, che colgono l’occasione per ascoltare musica eccellente e godersi la bellezza incantevole dell’Umbria.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Non delude da subito rispondendo a un richiamo che è feedback in anticipo. Le luci si spengono, e una marea di telefonini si accendono. Visto dall’alto della gradinata lo spettacolo è a dir poco suggestivo, e va da sé il pensiero: “Perché no?”- Leggendo di Chris Martin che chiede di spegnerli all’Olimpico, a maggior ragione: “perché no?” visto che oramai sono diventati parte imprescindibile delle nostre vite. E se può avere un senso per Bob Dylan, innanzitutto perché Bob Dylan col suo carattere oramai storicizzato, e poi per il genere di musica che propone, ne ha molto meno nella performance di un concerto rock: soprattutto quando il rock è glam. In questo senso la scelta di Kravitz di concedersi interamente al suo pubblico, facendo diventare il cellulare coreografia, è a nostro avviso da profondo inchino. Tanto più che, ripeto, visto dall’alto lo spettacolo è entusiasmante.
E lo diventa ancora di più quando le prime note di “Are you gonna go my way” saturano l’aria tiepida ma non caldissima, in termini meteorologici, dell’arena. Comincia un delirio che continuerà per oltre due ore, senza soluzione di continuità.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Ha fatto parlare recentemente di sé, l’icona sexy pop, più per l’incredibile forma fisica e per la “talebana” condotta di vita, che non per la musica, ma tant’è. Che si tratta di musica di altissima qualità ce lo racconta da quel palco. Security annullata dalla scelta, proprio di Kravitz, di eliminare le sedie e dare vita a un vero concerto rock con tutti i crismi: le danze innanzitutto. E’ un professionista, Kravitz, uno che non lascia niente al caso, a cominciare dalla scaletta. Ma questo non gli impedisce di rompere immediatamente ogni barriera e coinvolgere 13000 anime, portandosele tutte sul palco. Si susseguono brani recenti e meno recenti, ma, a giudicare dalla partecipazione canora della quasi totalità dei presenti, in poco più di un mese questo ultimo album devono esserselo ascoltato e riascoltato. Al di là di qualsiasi valutazione di carattere squisitamente tecnico, l’album è piaciuto, e questo ci rallegra. Ci rallegra, perché l’intelligenza va premiata, e Kravitz è sicuramente una rock star intelligente, che però non tralascia di metterci il cuore.
E così, TK421, I’m a Believer, Minister of Rock and Roll si susseguono fino ad arrivare alla fusione fisica.
Stilness of Heart è il brano giusto per immergersi tra il pubblico: ed è amore.
Per scelte di carattere organizzativo, pit fotografico blindato, e squisitamente personali, una schiena provata, e per concerti così ci vuole il fisico, come Kravitz insegna, la postazione di Ritratti è praticamente aerea, e, va detto, mai scelta fu più felice. Vedere quella marea di teste, di mani, di schermi sostenere il ritmo senza mai un piccolo indugio è uno spettacolo immenso nello spettacolo immenso. Due ore intensissime, per le quali ci sentiamo di dire, dal più profondo del cuore: Grazie Lenny.
Nel pomeriggio, al Morlacchi, tutto un altro sound, ma non meno importante: Kenny Barron, vera cariatide del Jazz, votato a Thelonious Monk, in trio con il batterista Savannah Harris e il contrabbassista Kiyoshi Kitagawa, ha dato vita a un live di eccellenza. Anche qui, teatro stracolmo, e, quel che è bello, un pubblico attento e interessato, nonostante l’ascolto fosse tutt’altro che facile.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Kenny Barron @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Standard imprescindibili, come “How deep is the ocean”, e composizioni originali, per amanti del genere, ma anche meno amanti: la musica, quando è ben eseguita, cattura tutti, e l’esibizione del trio è stata ipnotica.

 Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Contuinuano le proposte di qualità a Umbria Jazz, a costi accessibili e con un’organizzazione da encomio.
Nei prossimi giorni ne racconteremo ancora.

Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2024: debutto subito stellare con Galliano e Capossela

Galliano @ Umbria Jazz ph Gioberti

Galliano @ Umbria Jazz ph Gioberti

E’una serata inaspettatamente fresca e ventilata quella che fa da cornice al debutto della cinquantunesima edizione di Umbria Jazz, la kermesse musicale ospitata dalla bellissima città di Perugia. Una serata dal clima particolarmente gradevole e non solo per quanto riguarda l’aspetto meteorologico. L’arena Santa Giuliana fa registrare il sold out per due ospiti d’eccezione.
A introdurre gli artisti che per primi calcheranno uno dei palchi protagonisti di questa ricca edizione, come del resto lo sono tutte le edizioni di Umbria Jazz, Nick The Nightfly, dj che cura la diretta per Radio Montecarlo, tra gli sponsor della manifestazione.
Sorridente e visibilmente felice di dare il via alle danze, accompagnato da Adrien Moignard alla chitarra e Diego Imbert al contrabbasso, fa il suo ingresso sul grande palco un gigante della fisarmonica, l’italo francese Richard Galliano, virtuoso di fama internazionale, che con i suoi ricchi e personalissimi arrangiamenti ha di fatto rivoluzionato il panorama musicale di questo strumento, tracciando un solco netto tra un prima e un dopo.

Galliano @ Umbria Jazz ph Gioberti

Galliano @ Umbria Jazz ph Gioberti

Un’esibizione indimenticabile che ha dato modo al pubblico italiano, da cui è molto amato, di apprezzare il suo straordinario talento. Racconta in italiano, Galliano, scusandosi per una pronuncia non proprio perfetta ma assolutamente comprensibile, delle sue precedenti esperienze a Umbria Jazz, che risalgono oramai a una decina di anni fa, e del suo entusiasmo nel tornare nella suggestiva cornice del capoluogo umbro, che lo ha sempre accolto con calore ed affetto.
Il primo dono per il pubblico è nell’esecuzione sublime di “vuelvo al sur” di Astor Piazzolla, compositore con cui Galliano ha un’estrema confidenza e di cui ha praticamente reinterpretato l’intero repertorio.
Sono prevalentemente tanghi e valzer quelli proposti alla platea dell’arena, in una successione rapidissima, interrotta solo da poche parole descrittive: “les feuilles mortes” di Prévert e Kosma si animano sotto i polpastrelli magici del fisarmonicista italo francese, come pure le molte composizioni originali e i tanghi argentini di cui oramai è diventato il più originale e indiscusso ambasciatore.

L’arena si emoziona, avvolta in una nuvola di note magiche, mentre una leggera brezza rinfresca cuori e corpi, invitandoli ad un romantico abbandono.
Un’ora abbondante di intense emozioni, prima di lasciare il posto a un teatrale e gigionesco Vinicio Capossela, che sin da subito e senza indugi si spende in parole a favore della pace. Pace in Palestina, pace in Ucraina, e la musica come ambasciatrice di pace, questo l’incipit di un lungo monologo atto ad introdurre i brani di “Camera a Sud”, album del 1994, che compie trent’anni. Trent’anni egregiamente portati per il terzo album del cantautore nato in Germania, e che porta il nome di uno dei fisarmonicisti più importanti del mondo: quasi che un destino in note fosse per lui segnato dalla nascita.

Capossela @Umbria Jazz oh Roberta Ghiberti

Capossela @Umbria Jazz oh Roberta Gioberti

 Fu Francesco Guccini che scoprì il talento di Capossela, e lo propose al Tenco: un’altra delle cose belle che dobbiamo al Maestrone modenese, pietra miliare del nostro cantautorato più autorevole. Ritmi in odore di sudamerica, arrangiamentti di Antonio Marangolo, che Vinicio stesso ringrazia, dispiaciuto del fatto che non possa prendere parte al live, ma anche ritmi gitani, balcani e jazz, molto jazz, a confermare la magica atmosfera già creata da Galliano. Ed è proprio Galliano che Vinicio invita sul palco, per eseguire insieme Modì, brano che non fa parte dell’album, ma non per questo non penetra nell’anima dei circa 4mila spettatori della Santa Giuliana.
Trent’anni anche per il primo passaggio a Perugia di Capossela, grazie alla figura del compianto Sergio Piazzoli, cui nel pomeriggio è stata dedicata una panchina, con una cerimonia cui lo stesso Vinicio ha preso parte.
Sul palco con Capossela, Enrico Lazzarini al contrabbasso, , Zeno de Rossi alla batteria, Giancarlo Bianchetti alla chitarra, Michele Vignali al Sax, Luca Grazioli alla tromba, Humberto Amesquita al trombone, Raffaele Tiseo al violino, Daniela Savoldi al violoncello e, special guest, Piero Odorici.

Capossela @Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Capossela @Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Una ricca e generosa reinterpretazione di un album che ha detto la sua nel panorama musicale nostrano, e a ragione.
Indugia, si intrattiene oltre il previsto, e si concede un brindisi finale, Capossela, nell’accomiatarsi da un pubblico soddisfatto e festoso.
Se il buongiorno si vede dal mattino, beh, c’è da supporre che sarà una gran bella edizione di UJ, quella di quest’anno.
Roberta Gioberti

Il commento alla terza serata del Festival di Sanremo: la fresca brillantezza di Teresa Mannino irradia di luce le 15 esibizioni in gara.

Il Festival di Sanremo 2024 giunge alla terza serata. Il messaggio iniziale di Amadeus è: “Ci accettiamo in tutta la nostra leggerezza”. Via il grottesco, una botta di autoindulgenza indotta e siamo pronti per passare oltre. Al suo fianco l’attrice e comica Teresa Mannino che, sulla carta pareva volersi muovere un po’ a briglia sciolta ma in realtà il suo monologo è la cosa più brillante a cui abbiamo assistito finora.

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La diretta si è aperta con il Coro dell’Arena di Verona sulle note del “Va pensiero”. Tra gli ospiti annuciati, Eros Ramazzotti, sul palco per festeggiare i 40 anni del suo brano “Terra promessa” con un messaggio importante: “500 milioni di bambini non hanno una terra promessa. Basta guerra, basta sangue” . Questo il messaggio di Eros che, ricorda un aneddoto legato ai suoi esordi: “Avevamo prenotato fino al venerdì l’alloggio, abbiamo dormito in 10 in una stanza, da lì è iniziato tutto. Devo ringraziare tutti quelli che mi hanno dato appoggio, in particolare mio padre che mi ha dato la forza, la voglia, la spinta e  non mi ha mai chiuso le porte. Questo è un messaggio dedicato pure ai genitori di lasciare libero arbitrio ai figli che vogliono provarci”.

Superospite Russel Crowe, accompagnato dalla sua blues band The Gentleman Barbers: l’attore e cantante, oltre ad essersi esibito con il suo gruppo, ha annunciato il suo tour nella più prestigiose location d’Italia e ha raccontato di aver scoperto di recente le sue origini italiane. Sul palco anche Sabrina Ferilli, protagonista della fiction “Gloria” che andrà in onda su Rai 1 dal 19 febbraio. Protagonista di un monologo dedicato all’arte e all’umorismo è Edoardo Leo, in onda su Rai 8, dall’8 aprile con “Il clandestino”. Infine Gianni Morandi, grande amico di Amadeus è tornato a Sanremo per un abbraccio e  ha cantato “C’era un ragazzo”, “Apri tutte le porte” con un abbraccio virtuale al convalescente Lorenzo Jovanotti.
Poi, un momento di riflessione su un forte tema sociale: le morti sul lavoro. Paolo Jannacci e Stefano Massini protagonisti del palco con il loro dialogo in musica, inedito, intitolato “L’uomo nel lampo”. Molto gettonati gli  eventi collaterali: protagoniste del Suzuki Stage in piazza Colombo, Paola e Chiara. Mentre  sul palco galleggiante della nave Costa Smeralda si è esibito invece Bresh con la sua “Guasto d’amore”.

 La gara ha visto esibirsi sul palco gli altri quindici cantanti che non si erano ancora esibiti ieri. A votare la seconda metà delle canzoni in gara, ancora una volta la Giuria delle radio (182 radio effettivamente accreditate nello specifico)  e il pubblico da casa con il televoto.

 Ecco le valutazioni dei cantanti in ordine di uscita con i relativi presentatori:  

Il tre presentato da Loredana Bertè: la riprova che si può fare delle proprie fragilità un punto di forza. Carino il gesto di donare i fiori alla madre, a cui ha dato più di un grattacapo, come lui stesso ha raccontato.

Maninni presentato da Alfa: una grande occasione per esordire su un grande palco e dare il via a un percorso tutto da costruire.

Bnkr 44 presentati da Fred De Palma: incubi e vizi permeano un collage di momenti tristi cantanti in modo fuorviante.

Santi Francesi presentati da Clara portano lontano il loro hard pop con classe, eleganza e sostanza.

Mr. Rain presentato da Il Volo; quest’anno non ha mordente e si vede. Forse la sua partecipazione al Festival era troppo prematura rispetto a quanto ottenuto lo scorso anno.

Rose Villain presentata da Gazzelle: La debolezza del brano di Rose non scalfisce la sua padronanza scenica

Alessandra Amoroso presentata da Dargen D’Amico consolida l’evoluzione del suo stile con una performance studiata e intensa al punto giusto.

Ricchi e Poveri presentati da Big Mama: La loro energia è contagiosa, non rimane altro che lasciarsi travolgere in modo leggero e spensierato.

Angelina Mango presentata da Irama infiamma l’Ariston senza se e senza ma. La sua vittoria sembra già abbondamente ipotecata.

Diodato presentato da The Kolors: Freschezza, poesia e ottimismo romantico caratterizzano la sua performance elegante e raffinata.

Ghali presentato da Mahmood:  il suo brano porta un messaggio importante con stile: come si fa a normalizzare il bombardamento per tracciare confini con linee immaginarie?

Negramaro presentati da Emma: il cantaurato rock della band salentina è sempre garanzia di qualità. Molto bello il tappeto sonoro che veste il loro brano.

Fiorella Mannoia presentata da Annalisa : il manifesto femminile e femminista di Fiorella è molto calzante e lo interpreta orgogliosamente con brio e grazia.

Sangiovanni presentato da Renga e Nek: con questo brano avviluppato tra un mea culpa e qualche rimpianto di troppo, Sangiovanni rimugina senza andare oltre l’autoreferenzialità

La Sad presentati da Geolier: tutto sto circo che vorrebbe essere qualcosa di vagamente vicono al punk in verità racchiude un messaggio di senso compiuto: i rapporti si possono sempre recuperare.

 Raffaella Sbrescia

La cinquina dei primi 5 classificati della terza serata del Festival di Sanremo:

1) Angelina Mango – La noia

2) Ghali – Casa mia

3) Alessandra Amoroso – Fino a qui

4)  Il Tre – Fragili

5) Mr Rain – Due Altalene

Lazarus al Piccolo Teatro Strehler di Milano: la recensione

La prima rappresentazione di Lazarus, opera di teatro musicale, scritta da David Bowie poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh, andò in scena il 7 dicembre 2015. Quella fu anche l’ultima apparizione pubblica di Bowie, che sarebbe scomparso appena un mese dopo (il 10 gennaio 2016). Lo spettacolo, in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano, fino a oggi 28 maggio 2023, vede la regia del direttore di Ert Valter Malosti, che ne ha curato la versione italiana. Nel ruolo del protagonista Thomas Newton c’è il poliedrico Manuel Agnelli, cantautore e storico frontman degli Afterhours, che ancora una volta dimostra la propria versatilità approdando al teatro. Ad affiancarlo, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista vincitrice della XIV edizione di X-Factor Italia Casadilego e la danzatrice Michela Lucenti. Il ricco cast di 11 interpreti vede sul palco anche numerosi giovani attori/cantanti di talento: Dario Battaglia, Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini.

Il valore aggiunto dello spettacolo sono sette esperti musicisti della scena musicale italiana: Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo «Rost» Rossetti, Stefano Pilia, Paolo Spaccamonti. Il progetto sonoro e la produzione musicale sono di Gup Alcaro. La produzione esecutiva di Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale è realizzata insieme a importanti Teatri Nazionali: Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e al Lac Lugano Arte e Cultura.
Il palco si riempie di cinque schermi distribuiti seguendo altezze differenti e di una piccola scatola soprelevata, un luogo altro, proiezione di un sogno, di un ambiente diverso dalla casa del protagonista o della sua stessa mente. Su una pedana rotante, ci sono una poltrona e un tavolo/tastiera, ai lati, due scalinate per accogliere i musicisti che scandiscono questo viaggio il cui filo rosso è proprio costruito sulla base di diciassette canzoni di Bowie interpretate con originalità, struggimento e intensità.
Apparizioni sovrapposte, diventano la materia scenica in cui si muove il profondo senso di solitudine del protagonista che alla fine della propria esistenza, anela un ritorno impossibile verso le stelle, una utopica speranza che si muove tra stallo e desiderio: due forze uguali ed opposte costringono lo spettacolo a una tensione frammentaria, a una narrativa che salta dal senso di oppressione di Newton alle varie situazioni esterne che si delineano in parallelo a quelle del protagonista, che si confronta e lotta con i fantasmi dei propri ricordi e le proiezioni delle proprie paure.
Bowie utilizza quindi il personaggio di Newton per veicolare una serie di temi costanti nella sua musica e li pone a confronto con questo mondo che ci soverchia e ci annichilisce senza mai smettere di ammaliarci. Nonostante tutto.

Raffaella Sbrescia

Max Pezzali: hits only in un fiume di emozioni al Mediolanum Forum di Assago

Colleziona da giorni sold out al Mediolanum Forum di Assago, lui è Max Pezzali e da 6 lustri a questa parte racconta con un linguaggio semplice e pulito valori autentici come amore, amicizia, voglia di divertirsi e stare in compagnia.
In scaletta classici senza tempo cantati a squarciagola tanto dai quarantenni così come dai ventenni: “Come mai” a “Sei un mito”, da “Nord Sud Ovest Est” a “Rotta per casa di dio”, da “Gli anni” a “La dura legge del gol”; brani ispirati alle generazioni che affrontano l’arrivo dell’età adulta senza troppe pretese e senza una reale prospettiva sicura a cui fare riferimento.

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Sullo sfondo la città di Pavia, la città in cui ha vissuto e vive Max Pezzali e che rieccheggia a più riprese in tanti passaggi delle sue canzoni. Scorci, locali, atmosfere, usi e costumi della notte. Il Bronx di Via Bernardino da Feltre, le mille vasche in Corso Cavour, la discoteca del pomeriggio, le 106 farmacie, il Bar Dante di Via Ludovico il Moro, le mattinate trascorse alla sala giochi del Jolly Blu e le grandi compagnie con cui ridere, lamentarsi, girovagare e immaginare il futuro.

Fare le tre di notte, rientrare in casa con passo felpato e beccarsi comunque una ramanzina dalla mamma, ragazzi spensierati e fancazzisti che si approcciano alla vita con ironia per non lasciarsi schiacciare da una realtà decisamente più complessa e sfidante.
Le notti senza stelle si alternano a grandi classici romantici egregiamente arrangiati da una band decisamente rodata con cui Max si mostra affiatato e a proprio agio.
4 grandi schermi, 2 orizzontali centrali sul palco e 2 laterali quadrati, proiettano graphic novels e tante emozionanti scene dal parterre e dalle tribune in real time. Tanti i riferimenti agli stilemi della cultura pop di cui Max Pezzali stesso si fa emblema grazie alle sue coloratissime camicie fumetto.
Il pubblico veleggia tra le emozioni attraverso le hits più commoventi e quelle più ballereccie.
Il gran finale è tutto una festa, il pubblico si dimena entusiasta con Nord sud ovest est e Tieni il tempo e si strugge sulle note di “Con un deca”. Non è solo l’effetto nolstalgia a riempire gli occhi del Forum di Assago ma è anche una sensazione di affetto e gratitudine che si riserva a Max Pezzali, un compagno di avventure ritrovato che rinverdisce i ricordi e ci restituisce la freschezza di valori radicati in tutti noi.

Raffaella Sbrescia

LA SCALETTA DEL CONCERTO
Sei un mito
La regina del Celebrità
Rotta x casa di Dio
Come deve andare
L’universo tranne noi
Lo strano percorso
Ti sento vivere
Hanno ucciso l’uomo ragno
Non me la menare / Te la tiri / 6 uno sfigato
Weekend / S’inkazza / Jolly Blu
La regola dell’amico
Bella vera/ Nella notte
Nessun rimpianto
Gli anni
Una canzone d’amore
Come mai
Sei fantastica
Medley acustico (Nient’altro che noi / Eccoti / Io ci sarò / Se tornerai)
Quello che capita
La dura legge del gol
Il grande incubo
Nord Sud Ovest Est
Tieni il tempo
Con un deca

Storie sospese tra presente e passato, storie tramandate di voce in voce, di bicchiere in bicchiere, di nota in nota: il report del concerto degli Inti Illimani a Roma

Gli Inti Illimani hanno dismesso il look uniforme, l’aspetto serioso, la disposizione statica , hanno aggiunto fiati, sax agli strumenti tradizionali, elementi di colore, sonorità e ritmi. Ma vederli ritornare sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, produzione Ventidieci, in quella che è stata la loro Patria di adozione, e in quella che è stata la Città che li ha ospitati durante l’esilio è sicuramente sempre un’emozione grande.
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Insieme a Giulio Wilson, e in collaborazione con Amnesty International, il “Vale La Pena” Tour si è svolto in cinque tappe nei teatri italiani, e si concluderà oggi a Salsomaggiore Terme.
Il nome del tour degli Inti Illimani trae origine dal brano composto insieme a Wilson, durante le manifestazioni di protesta tenutasi in Cile nel 2019 contro il carovita e la corruzione, di cui tutti ricordiamo la portata e la risonanza a livello internazionale, e fa parte dell’album “Storie vere tra alberi e gatti”, ultimo lavoro del cantautore/enologo toscano.
La prima parte del concerto è dedicata alla presentazione di una selezione della produzione di Wilson, quella cantautoriale, ovviamente: brani lievi, lirici, critici, composti con uno stile che unisce ricercatezza e poesia. Storie di uomini, animali, storie commoventi, che accarezzano i sentimenti senza cadere nel banale o nel melenso.
Storie sospese tra presente e passato, storie tramandate di voce in voce, di bicchiere in bicchiere, di nota in nota, storie da léggere, come in un libro, passando dai gatti di Magritte, a Fido, a una rivisitazione di Bella Ciao davvero degna di menzione:
“Una mattina mi son svegliato mia “Bella Ciao” e questo mondo era impazzito, una mattina mi son trovato mia “Bella Ciao”, con i miei sogni appesi al muro, come una foto in bianco e nero.”
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Pochi minuti di parole, parole per la pace, parole che invitano alla riflessione, parole necessarie per cambiare scena, ed ecco che compaiono sul palco, nella formazione che vede in Jorge Coulon Larrañaga quello che potremmo definire leader, ma preferiamo inquadrare nella sua dimensione reale e umana di coordinatore, coloro che sono stati un assoluto punto di riferimento per un paio di generazioni, qui in Italia, tanto da esserci sentiti privati di una parte anatomica, quando fecero ritorno in patria, pur essendo felici per loro.
Ma la musica non conosce confini, almeno quella, e qui sono rimaste le loro note, tra tradizione andina, canti di protesta, brani d’autore e il mercato Testaccio, che ancora ci suona nel cuore.
In una Sinopoli gremita, come non accadeva oramai da un paio di anni, per i motivi che tutti sappiamo, il canto intona America Novia Mia, e un fremito percorre la sala: una canzone d’amore dedicata a tutto il sud America, che acquista ancora maggiore significato alla luce dei recenti risultati elettorali in Cile, dove si comincia davvero a respirare quell’aria di libertà e giustizia sociale e quella speranza di indipendenza, che un giovane Jorge Coulon aveva visto dolorosamente e spietatamente interrompersi l’11 settembre del 1973.
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

La scelta dei brani da eseguire non è facile, lo dice lo stesso Jorge, perché molti appartengono alla nostra memoria e vissuto collettivo, altri invece sono frutto di ricerche e composizioni più recenti che non hanno raggiunto tutti coloro che, ai tempi, non potevano ignorare la musica e il messaggio degli Inti Illimani. “El surco”, “A la casa de Nandù”, “Rondome”, si alternano a “Lo que mas quiero”, “El rin del Angelito”, “Senora Chichera”.
Due brani dedicati interamente a colui che nella storia ha significativamente dimostrato quanto la musica possa incidere nella vita delle persone, possa accompagnare le rivendicazioni, le lotte, ma anche l’amore, e il cammino verso la pace.
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

E’ stato talmente un simbolo da essere massacrato e ucciso. El Arado, El Aparecido, e, con una sala in delirio, El Pueblo Unido, di Sergio Ortega, in ossequio a Victor Jara, artista che il martirio ha reso eterno.
Un piccolo dono, affiancati da Giulio Wilson, alla canzone d’autore italiana, con la delicata “Buonanotte Fiorellino”, di De Gregori, e poi Vale la Pena, la composizione che dà il titolo al Tour, come detto all’inizio.
Con Samba Landò il concerto sembrerebbe doversi chiudere, e invece esplode la Fiesta de San Benito e con lei tutta la Sinopoli danzante, Un Jorge visibilmente emozionato, un effluvio di applausi, e un fitto corridoio di persone commosse che abbandonano la sala, portando nel cuore un carico di fiducia e di speranza, in un momento in cui, davvero, ce n’è bisogno come dell’aria che respiriamo.
Molti giovani, all’uscita.
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Mi fermo a prendere l’acqua alla fonte Acea, e ad alcuni di loro, nemmeno ventenni, chiedo se li conoscessero già, quei brani. “Signo’, a casa nostra non hanno mai smesso di essere ascoltati”.
Un tour breve, intimo e intenso per una musica che rimarrà perennemente messaggio di un popolo che ha sofferto, ha lottato, ha visto orrore e morte, distruzione e sangue, ma alla fine ha vinto. Unito.
Vorremmo fosse un auspicio: la pace la costruisci, la pace è possibile, se veramente la desideri, se davvero la desideriamo tutti, con ostinazione.
Roberta Gioberti
Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica - Roma ph Roberta Gioberti

Inti Illimani @Auditorium Parco della Musica – Roma ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

Coma_Cose in concerto a Pavia: cronistoria di un sold out intriso di emozioni

Ore 21.30. Castello Visconteo di Pavia. Sedie ordinate e file distanziate. L’imbrunire è ormai prossimo e anche le ultime zanzare stanno per lasciarci tregua. Tutto è pronto: Fausto e Francesca, aka Coma_Cose salgono sul palco e l’atmosfera si fa stregata. In total denim e con lo stretto necessario, i due si raccontano e traghettano il pubblico in “Mille tempeste”. Sarà che qui si è abituati a essere sospesi tra la città e la provincia, tra tangenziali e strade sterrate circondate da campagne e sorvolate da cieli stellati e intrisi di gracchiare di rane; l’effetto del brano di apertura è subito dirompente.

Coma_Cose @ Castello  Visconteo - Pavia

Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia

Vita vissuta, critica sociale, irriverenza, ironia e poi, certo, nost(r)algia : “Deserto”, “Jugoslavia”, “Via Gola” e poi l’evocativa “La canzone dei lupi” si avvicendano mettendo in luce una emotività ruvida, senza filtri, intima, diretta. Fausto e Francesca si muovono, si sfiorano, si incrociano, veleggiano molleggiando tra antiche fantasie e nuove certezze. Raccontano a mezza voce delle difficoltà affrontate ma i loro sguardi brillano di amore e nuove consapevolezze. Il pubblico è vivo, vibrante e partecipe, si sta in piedi sul posto, ci si sbraccia e si canta un po’ con la mascherina e un po’ no. Fino all’arrivo delle vecchie glorie: “Anima lattina” e “Mancarsi” e alla riflessione sulla musica live di Fausto per introdurre “Discoteche abbandonate”. Sempre intenso lo stream of consciousness de “La rabbia”, che lascia il posto alla ruvidezza sempre troppo attuale di “Cannibalismo” e “Golgota”. Tempo di nostalgia melensa con “Beach boys distorti”, la pietra miliare “Guerre Fredde”, “Novantasei”. Momento di raccoglimento per il successo sanremese “Fiamme negli occhi” per continuare a perdifiato tra le immagini e le note di “Pakistan” e poi “Ho cambiato mille case, poi mille lavori. Facevamo i commessi come gli errori” di “Nudo integrale” fino alla struggente “Zombie al Carrefour” suonata in punta di dita da Fausto e cantata con voce irrorata di emozioni contrastanti da Francesca.

Coma_Cose @ Castello  Visconteo - Pavia

Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia

“Lametta”, “Granata”, “Post concerto” scorrono in successione fino alla brutale mazzata di “Squali” che ci restituisce una nitida fotografia di un momento socio-culturale non facile, dove ci sforziamo di essere empatici ma ci ritroviamo a farci a pezzi. C’è bisogno di più amore e lo sanno bene i Coma Cose che, richiamati a gran voce dal pubblico pavese, regalano una romantica versione acustica di “Fiamme negli occhi” alle anime lattine che, solo alla fine, hanno “rotto gli argini” riversandosi sotto palco per due minuti di saluti “cuore a cuore” a questi due lupi che, fuori dal branco, macinano applausi e sold-out.

Raffaella Sbrescia

“Ma stasera”: Marco Mengoni torna a ritmo di funk e approda negli stadi

 Si chiama “MA STASERA” il nuovo singolo di Marco Mengoni, disponibile da oggi e che segna il suo ritorno a due anni dal suo ultimo progetto discografico “Atlantico”.  “Ma stasera” ci catapulta nelle sonorità della disco-funk e dell’elettronica degli anni 80 rielaborate per renderle contemporanee e portarle alla modernità dei giorni nostri.

Marco Mengoni Ph_Alvaro Beamud Cortes

Marco Mengoni Ph_Alvaro Beamud Cortes

Il testo, scritto dallo stesso Marco con Davide Petrella (Musica di F. Catitti/F. Abbate/D. Petrella), è la fotografia di un rapporto umano autentico e, proprio per questo, ricco di contraddizioni, con i versi che si susseguono come in contrapposizione l’uno con l’altro per raccontare questa complessità. “MA STASERA” è anche un invito a concentrarsi sull’attimo che sta per arrivare, un invito a dare il giusto peso e valore ad ogni momento di questa socialità che sta tornando, a riflettere sulla ripartenza dopo un periodo complicato, ripartenza che inizia proprio da “questa sera” e che ci proietta in un futuro nuovo.

Per la produzione di “MA STASERA” (Epic Records Italy / Sony Music Italy), Mengoni ha scelto di collaborare con Tino Piontek (in arte Purple Disco Machine), il dj/producer multiplatino che ha scalato le classifiche con la Hit “Hypnotized” (3X Platino), #1 della classifica Earone dei brani più ascoltati in radio e singolo internazionale più venduto in Italia (FIMI/Gfk), nel 2020. Il produttore originario di Dresda, in carriera ha collaborato con superstar del calibro di Dua Lipa e Lady Gaga e questa è la prima volta che produce un pezzo di un artista italiano. Il dialogo tra Marco e Tino Piontek ha portato ad un originale lavoro di “contaminazione”, partendo dal recupero di sonorità appartenenti alla nostra storia musicale, quell’italo disco degli anni 80 che ha fatto la storia del genere dance, per approdare nell’attualità del suono del 2021. Il risultato è un pezzo funk, un incontro tra digitale e analogico, “sintetico” e “suonato” insieme, in grado di unire drum machine, basso synth e batteria elettronica con archi, piano e chitarre suonate.
Ed è proprio partendo da questo brano, che è anche libertà, voglia di muoversi e desiderio di riprendersi i propri spazi nel futuro che ci attende, che Marco ha annunciato i suoi primi live negli stadi per l’estate 2022.
Dopo il successo del #MengoniLive2019 – Atlantico Tour, Marco Mengoni sarà protagonista di due concerti eccezionali, un’esplosione di energia e condivisione con il suo pubblico, in una dimensione per lui fino ad ora inedita: MARCO NEGLI STADI sarà il 19 giugno 2022 allo Stadio San Siro di Milano e il 22 giugno 2022 allo Stadio Olimpico di Roma.
Per presentare questa ripartenza, a due anni dal grande successo europeo di “Atlantico”, Mengoni ha scelto ancora una volta un racconto insolito, chiamando a raccolta il suo team – a partire dai suoi musicisti, insieme a tutte le persone che collaborano con lui dietro le quinte – per una pedalata collettiva con destinazione proprio San Siro. Il gruppo ha raggiunto lo stadio percorrendo la circle line AbbracciaMI, un percorso ciclistico che attraversa parchi, strade secondarie, piste ciclabili e viabilità ordinaria milanese, un modo per scoprire nuovi punti di vista inusuali sulla città, a partire proprio dallo stadio, e muoversi fuori dai percorsi tradizionali.
Ed è con questo messaggio di coesione e la voglia di immaginare spazi nuovi che si riaprono anche le porte di San Siro sulle note del nuovo singolo e “MA STASERA” diventa un manifesto disegnato da Marco insieme al suo team con corpi e luci led, sul prato di questo spazio tanto grande quanto iconico, nel segno della ripartenza.
Nei giorni precedenti l’annuncio del ritorno di Marco è stato anticipato da una guerrilla anonima che ha occupato strade, piazze, muri e stazioni ferroviarie delle principali città italiane, partendo proprio da Milano e Roma, con proiezioni che riproducevano unicamente la scritta “MA STASERA” e che hanno attirato l’attenzione di tantissimi passanti incuriositi dalle misteriose apparizioni.

BS-MarcoMengoni-MaStasera-cover

La scelta di pedalare lungo il ring di AbbracciaMI – circle line del programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo – è, inoltre, l’inizio di una serie di iniziative studiate insieme al cantautore con lo scopo di supportare e amplificare i messaggi di questo progetto: la bicicletta come opportunità per scoprire nuove prospettive e nuovi modi di vivere gli spazi lungo un percorso che unisce persone, attività e luoghi, attraversando spazi urbani abitati e in trasformazione. Tra le attività, che si svilupperanno nei prossimi mesi, l’implementazione delle indicazioni per seguire più agilmente il percorso, la cura e tutela di un punto del ring ciclistico oltre a incontri e dialoghi di Marco con amici e personaggi noti sui temi dello spazio e delle “nuove prospettive” che si possono sviluppare lungo la circle line. Il progetto di valorizzazione di AbbracciaMI sarà realizzato con il supporto di Milano&Partners, agenzia di promozione ufficiale della città di Milano.

Ad accompagnare il singolo, dal 21 giugno sarà disponibile anche il video ufficiale di “MA STASERA”, realizzato in Sardegna, nello scenario unico de La Maddalena, con la regia di Roberto Ortu. Un video ricco di riferimenti ad elementi iconici e senza tempo degli anni Ottanta che continuano a vivere anche oggi, immagini che parlano di viaggio, libertà, amicizia, importanza di vivere il qui e ora, dal sapore estivo pizzicato da quel sentimento agrodolce che accompagna le giornate e le sere di questa stagione

Il tour è organizzato e prodotto da Live Nation, i biglietti per le date di Milano e Roma saranno disponibili in anteprima per gli utenti My Live Nation dalle ore 10 di giovedì 17 giugno. Per accedere alla presale basterà registrarsi gratuitamente su www.livenation.it. La vendita generale dei biglietti sarà aperta a partire da venerdì 18 giugno alle ore 11 su www.ticketmaster.it, www.ticketone.it e www.vivaticket.com. Per maggiori informazioni: livenation.it/marconeglistadi

Fonte: Ufficio Stampa

malifesto: tutto sul nuovo album di Malika Ayane

Esce oggi “malifesto” il nuovo album di Malika Ayane, nonchè sesto progetto discografico dell’artista prodotto con Antonio Filippelli e Daniel Bestonzo e registrato a Milano. Il titolo del disco si rifà alla riscoperta del valore delle emozioni e all’importanza di manifestarle, alla leggerezza, il migliore degli atteggiamenti per mettersi di fronte alle cose senza paura, con il coraggio di riconoscersi anche quando tutto attorno cambia. Una fotografia di diversi stati d’animo che l’artista ha deciso, a modo suo, di manifestare scegliendo un gioco di parole quanto mai azzeccato.

MALIFESTO DIGITAL ARTWORK

Malika Ayane è un’artista che tramite la sua voce e i testi delle sue canzoni ama narrare il presente, e lo fa anche in “malifesto” (Sugar), che contiene il singolo inedito con cui si è esibita nella 71° edizione sanremese, dal titolo “Ti piaci così”, brano che racconta la consapevolezza di sé, lo scoprirsi risolti, l’avere voglia di vivere con gusto, il riconoscersi senza biasimo, il celebrare se stessi anche solo per il solo fatto di essere al mondo.

Uno degli aspetti più interessanti del percorso che ha portato alla nascita del disco è che Malika ha inviato una serie di foto e video al produttore per dargli delle suggestioni estetiche, per dare un suono alle immagini o seguire quello che un’immagine può evocare. Il disco è figlio di una approfondita ricerca all’interno del cantautorato francese e belga. La produzione è volutamente minimale e si muove sinuosamente intorno alla timbrica unica di Malika. Il suono è principalmente composto da batterie strette registrate con pochissimi microfoni, filtrate nei simulatori di nastri e Vinile e Drum Machine come la Linn o la CR78 che creano il tappeto ritmico. Il basso Hofner è stato utilizzato apposta per creare un disco “bassocentrico”. Poche chitarre elettriche, più spazio a strumenti acustici a corda come la chitarra classica, l’ukulele, la chitarra acustica e l’AutoHarp. Per i tasti la scelta è caduta su pianoforte verticale, Clavi, Rhodes e synth come Juno 60, Jupiter, il tutto abbracciato da tappeti di Mellotron e Archi.

Video: Ti piaci così

La tracklist è composta da 10 brani che Malika Ayane ha scritto e composto insieme ad un nutrito gruppo di autori: Pacifico, Antonino Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino. Il viaggio di Malika Ayane parte da “Peccato Originale”, l’amore irrazionale, e prosegue con “Ti piaci così”, brano sul riconoscersi e celebrarsi per essere al mondo. Da “Telefonami”, il sapore malinconico di un amore appeso nonostante il tempo e la distanza, la tracklist continua con il racconto della maturità in “Come sarà” e la celebrazione dell’agire nonostante le avversità in “Per chi ha paura del buio”. Sesto brano del disco è “Mezzanotte” a cui seguono il bisogno di vivere senza sovrastrutture descritto in “A mani nude”, la necessità di splendere raccontata in “Brilla”, il bisogno di sciogliere le catene in “Formidabile” e, infine, la consapevolezza di esserci raccontata in “Senza Arrossire”.

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

“Malifesto” è il figlio di Naïf e Domino. Se dal primo eredita l’immediatezza, dal secondo prende la cura certosina della scelta di ogni suono, di ogni immagine da raccontare. Dal primo il sudore da dancefloor, dal secondo la lucida e distaccata osservazione delle cose. Il presente in cui è nato questo album è quello dilatato e infinito che stiamo attraversando. Memoria, immaginazione e immedesimazione sono i mezzi con cui Malika scava in profondità nei suoi stati d’animo mettendo in luce che al netto del contesto sociale o geografico, la vita degli umani è fatta per tutti delle stesse sensazioni che si mescolano e alternano come le stagioni, i ritmi o gli ingredienti in una cucina. Malifesto è un disco sul presente, scritto nel presente mentre si vive il presente. Interpretazione è forse la parola più importante di questo album perché ognuna delle persone che ha lavorato alle canzoni di questo album, dalla scrittura al mix, ha colto un’intenzione e l’ha raccontata con il suo linguaggio rispettando e valorizzando il lavoro e il linguaggio di chi si era occupato della fase precedente e preparando il terreno a chi sarebbe arrivato dopo. Malika Ayane si dice molto soddisfatta di aver scritto con persone nuove e in un modo nuovo mescolando le sue parole con quelle di artisti e autori originali. Magari in un altro momento, il disco sarebbe nato in Normandia ma anche a Milano, nel mese di gennaio, Malika Ayane è riuscita a ritagliare intorno a sé una cornice su misura per mettere in luce il meglio di una vocalità matura, piena, rotonda, completa.

 

 

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