Il ritorno di un’icona: Raffaella Carrà presenta “Ogni volta che è Natale”. Con lei è impossibile annoiarsi. Intervista

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Natale è alle porte e con le festività anche i dischi natalizi iniziano ad arrivare. Stavolta però c’è una sorpresa. L’iconica Raffaella Carrà torna in scena con “Ogni volta che è Natale” (Sony Music). A presentare questo variegato lavoro è lei stessa con la verve e la carica anticonformista che la contraddistinguono da sempre.
“Vorrei fare un augurio valido non solo per questo Natale – racconta la Carrà alla stampa- vorrei che si buttasse nel cestino il verbo litigare. La lite finisce nella violenza e a pagare siamo noi donne nella maggior parte dei casi. Agli uomini chiedo di essere più comprensivi e alle donne chiedo di contare fino a 100 prima di sfociare in una lite. A questo aggiungo che bisogna rifiutare sempre l’ultimo appuntamento che  è e rimane sempre il più pericoloso”.
A proposito dell’album, l’artista racconta: “Non avevo intenzione di cantare, poi la Sony ha cominciato a farmi notare che non avevo un album di Natale nel mio repertorio. Dopo un periodo di vacanza mi sono messa ad ascoltare i 70 brani che mi hanno proposto e pian piano mi sono convinta visto che il repertorio c’era. Nel disco c’è anche l’inedito di Daniele Magro, un brano che ho chiesto io. Direi che in generale mi sono molto divertita, ho fatto praticamente quello che volevo, mi hanno dato totale libertà e insieme a Valeriano Chiaravalle abbiamo cambiato gli arrangiamenti di tante canzoni famose. Mi sono sentita proprio bene a mio agio ma, se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, vi dico che avrei voluto tanto cantare un brano raggaeton ma non hanno voluto farmelo fare. Ditemi voi, cosa c’era di intoccabile in un brano come “Feliz Navidad”? Quasi quasi lo canterei per sfregio in televisione”. (ride ndr).
Scendendo poi nei dettagli del track by track dice: “C’è tanto da ballare in questo album, si va dal pezzo popolare spagnolo in una rumba che nasce dall’Andalusia, alla versione di Stefano Magnanenzi di “Merry Christmas”, alla mia versione di Hallelujah che ho cantato insieme a due giovani soprano che hanno dato il loro meglio, passando per Happy Christmas, la versione valzer del grande classico di John Lennon in cui mi accompagnano i bambini del Coro Dell’Antoniano. Questo disco, insomma, non poteva cantarlo nessun altro, almeno non in questo modo, quando lo ascolto sono io, questo è il mio stile”.
Non sono Natale per la Carrà che non perde l’occasione per qualche toccante momento amarcord: “Milano mi ha sempre portato fortuna. La prima volta sono arrivata in città per Fantastico III. Mi sentivo una fuori sede, ero nata artisticamente a Roma, il primo giorno mi sentivo persa e ho pianto. Poi sono riuscita a coinvolgere il mio amico Corrado per vivere insieme quell’avventura televisiva e fu un grandissimo successo. Ecco, oggi spero che Milano porti fortuna anche a questo album, ho dischi d’oro e di platino nel mio ufficio ma ho uno spazio che vorrei riempire e lavoro anche con l’obiettivo di prendermi questa ulteriore soddisfazione”.
E se qualcuno le chiede cosa avessero di così speciale le sue hits dal fascino eterno, Raffaella risponde così: “Con Fiesta ero impazzita per la Spagna e ho voluto dedicarle una rumba. Mi scatenavo, mi divertivo troppo, non riuscivo a stare ferma davanti al microfono. “Rumore” poi non ha tempo, è una canzone unica, è un pezzo dalla magia che resiste ai decenni. Se la gente mi scrive ancora che con questo pezzo ritrova il buonumore, probabilmente sarà vero! Le mie canzoni erano scritte da Gianni, l’ironia è sempre stata la chiave di tutto. Io stessa non ci credevo fino in fondo, il segreto è non tirarsela sennò se si è rovinati. L’importante è avere il coraggio di essere se stessi. Se poi vogliamo pensare alla musica in generale, io credo che la musica abbia canzoni belle e canzoni brutte. Ciò che conta che non venga fatta a tavolino ma che sia sincera, la melodia è la chiave del passaporto per fare il giro del mondo.”
Video: Raffaella Carrà presenta l’album “Ogni volta che è Natale”

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Impossibile pensare a Raffaella Carrà senza considerare il suo ruolo rivoluzionario nell’ immaginario collettivo: “Per me era normale, dice lei, sia in Spagna che in Italia mi riconoscono questa rivoluzione ma io non vivo di sovrastrutture. In me c’è una parola che mi ha fatto pagare certe scelte ed è la libertà. Mi sono presentata per quello che ero ma c’era da avere coraggio per essere liberi, devo dire che in varie occasioni ho trovato degli uomini che hanno creduto in me. Prima il rapporto tra sessi non era paritario, io ho avuto questa fortuna e me la sono giocata alla grande. Il pubblico femminile mi segue con particolare attenzione, io sono con loro, non mi servono tante parole e quando posso lo dimostro sempre, soprattutto nel mio privato. Non mi interessano le onirificenze, il mio aver fatto da ponte culturale tra Italia e Spagna mi ha gratificato molto ma il premio più importante è che la gente mi voglia bene anche se non mi vede in televisione. Ho un credito con il mio pubblico e non l’ho mai tradito, con me non si sgarra, non sono stata raccomandata, non mi interessa il Cavalierato del lavoro, mi fregio del fatto che in 50 anni di televisione ho conquistato il cuore di tantissime persone”.
Inevitabile chiedersi a questo punto com’è il Natale della Carrà: “Se sono a Roma non posso rinunciare agli spaghetti col tonno tanto amati da Mastroianni. Non ho mai passato un Natale triste da bambina anche se i miei erano separati. Adesso mi diletto a fare i pacchi e se non riesco a vedermi con i miei cari durante le feste, celebriamo il nostro Natale in un altro momento solo nostro. Mi piace fare regali quando so cosa piace alle persone a cui tengo, per me invece va bene tutto basta che non sia qualche soprammobile inutile. Faccio regali mirati e mi dedico molto agli altri, mi piace esserci per chi soffre durante tutto l’anno”.
Raffaella Sbrescia

The Voice of Italy: la prima blind audition e la fame di talento

I giudici di The Voice of Italy

I giudici di The Voice of Italy

È appena cominciata la nuova e quarta edizione di The Voice of Italy. Il talent show targato Rai Due si propone nella consueta formula ma con una giuria rinnovata quasi per intero: mantiene  saldamente intatto il suo posto la super veterana Raffaella Carrà mentre sono ben tre le new entries: parliamo di Dolcenera, Emis Killa e Max Pezzali. Prima di addentrarci nei meriti di questa prima blind audition riserveremo una parentesi di commento ai suddetti coach: se Max Pezzali e Raffaella Carrà  sembrano essere rimasti un po’ in ombra rispetto agli altri due giudici è perché la loro storia musicale è sicuramente più ricca, oseremmo dire istituzionale, la loro esperienza, seppur diversa, li riveste di autorevolezza causando meno sperimentazione e più coscienza. Dolcenera è l’outsider del gruppo. La sua personalità è esplosiva e la sua arte non è per tutti. Reduce da un’esperienza sanremese, che l’ha consacrata artigiana della musica, la cantautrice salentina ha subito mostrato di avere un approccio verace ed esuberante. La vera sorpresa di questa nuova edizione è Emis Killa. Il rapper vive la sfida ed il peso di non far rimpiangere il carismatico J Ax e, a giudicare, dal suo porsi in maniera diretta e non stereotipata, sia con i giudici che con i ragazzi, sembrano esserci i presupposti per un percorso televisivo altamente performante.

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Entrando nello specifico della blind audition, l’adrenalina data dall’elemento sorpresa non basta a soddisfare la nostra fame di talento vero.  I ragazzi s’ingegnano nel proporre brani ad effetto ma quello che ancora una volta ci preme sottolineare è che  ci troviamo in Italia e che, a programma finito, il pubblico a cui ci si rivolgerà sarà quello italiano. Bisogna dare risalto all’interpretazione, all’emozione, al testo, alle parole, ai dettagli. Solo così si potrà davvero fare la differenza. Il canto è l’effluvio dell’anima, il colore dei nostri sogni, la linfa che ci nutre ogni giorno e la musica è l’ala che riesce a farlo veleggiare. Tutto il resto è sinceramente superfluo, l’idea di apparire in tv per provare a diventare una star è mero fumo negli occhi, il talent serve per trovare una persona che possa offrire le condizioni migliori per mettere a frutto la propria passione in maniera concreta e gratificante, non riduciamo tutto ad un meccanismo trita carne e trita sogni. Ragazzi, concentratevi  e focalizzatevi sulle vostre risorse, sulle vostre storie, sulle vostre voci, sulle vostre reali  motivazioni e, soprattutto, scegliete la nostra lingua per raccontarcele ed emozionarci.

Raffaella Sbrescia

Riepilogo Team:

#TeamKilla: Debora Cesti, Davide Ruda, Mariangela Corvino

#TeamCarrà: Foxy Ladies, Samuel Pietrasanta

#TeamPezzali: Kevin Pappano, Cristiano Carta, Aurora Lecis, Virna Marangoni

#TeamDolcenera: Annamaria Castaldi, Giorgia Alò, Fabio De Vincente

L’appuntamento con la seconda #Blind è per mercoledì 2 marzo alle 21:10 su Rai 2.