Uscirà il 16 novembre “Pop Heart”, il nuovo progetto artistico di Giorgia. La cantante si mette in gioco con un album di cover, le stesse che hanno scandito i suoi primi passi nel mondo della musica. In tracklist ci sono alcuni di quei brani che la cantante romana ha scoperto grazie al suo papà che cantava nei club e nei locali di zona. Altri sono arrivati come fulmini a ciel sereno in età adulta. Altri ancora magari verranno con un possibile volume 2.
“Il titolo è arrivato alla fine del disco quando ho tirato le somme e mi sono resa conto di aver fatto delle scelte di cuore; un cuore profondamente pop. Quando ero giovanissima, mi sceglievo le canzoni che mi piacevano, ero schizofrenica, mi sono specializzata in soul e ryth’m & blues poi i miei gusti si sono evoluti. In questi 15 anni ho trovato difficoltà a dare una coerenza, a seguire un ordine di tempo o di genere. Ecco perché questa tracklist nasce da cose che mi sono appartenute nel tempo e che mi riportano a momenti della vita importanti. Tutto diventa pop nel momenti in cui un qualcosa di tuo può essere condiviso con altri”, racconta Giorgia.
“Non è facile cantare le canzoni degli altri. Speso a fine concerto mi diverto a farlo ma, un conto è farlo live insieme al pubblico, un altro è incidere qualcosa che resterà. Per questo lavoro, mi sono ascoltata le canzoni con molta attenzione, non mi sono imposta di dare qualcosa di mio. Ho rispettato le versioni originali cercando di farle mie il più possibile. Più che concentrarmi sull’uso della voce, ho messo l’accento sui testi. Per me è stato un esercizio interpretativo finalizzato a mettere in evidenza il sentimento. Questo è l’aspetto che mi interessa di più in questo momento. Dopo tanti anni di tentativi e di esperimenti, alla fine impari che la voce veicola e trasmette le tue emozioni anche se il a tenere le fila di tutto questo discorso è il fiato. Se ne hai il controllo, puoi crederci e dare una sensazione precisa a chi ti ascolta cantare”.
“In questo lavoro ho voluto cantare cose che il pubblico non avesse già ascoltato. Insieme a Canova ho cercato degli arrangiamenti che, pur rispettando la versione originale, ci trasmettessero un plus. Io stessa ho cestinato tanti brani in cui non mi ci sentivo. Questo album nasce confidando nel futuro, non c’è ancora un volume 2 ma è un strada che mi sono lasciata aperta. Potrebbe essere un classic heart o un black heart”.
“Tra i brani più belli e più difficili c’è sicuramente “I Will Always love you” di Whitney Houston. All’inizio la ritenevo intoccabile poi, in virtù del fatto che io ero una sua fan mitomane, dall’alto della mia antica pretesa di capirla, ho voluto cantare qualcosa di suo per omaggiarla. Il brano che ho scelto non è neanche quello che amo di più, ne ho fatte altro più r’n’’b ma questo è il manifesto della sua carriera. Il brano è del ‘92 e segna la fine di un momento. Dopo quel pezzo sono cambiate tante cose nella mia vita, all’inizio lentamente poi più velocemente. Avevo la sua versione originale stampata nelle orecchie, ho voluto fare quella più difficile, all’inizio non ci arrivavo, avevo la gola chiusa poi pian piano sono entrata nel pezzo, ho fatto pace con la responsabilità e dopo 6-7 tentativi, sono riuscita a trovare la mia versione”.
Il duetto più inaspettato è quello con Tiziano Ferro ne “Il conforto”: “Forse vi sarà sembrata una scelta inconsueta, visto che il brano è molto recente. Ma d’altronde perché no? Si tratta di una bella canzone, ben costruita per un duetto. La versione con Carmen è magnifica ma mi piaciuto cantarla con Tiziano. Avevo voglia di duettare con lui da tempo, ci siamo andati vicini parecchie volte e questa è stata l’occasione per omaggiare una bella canzone. Abbiamo ricantato il brano a Milano, Tiziano era felicissimo, ci siamo divertiti a fare quello che ci piace e che nasce dalla nostra matrice comune”.
Video: Le tasche piene di sassi
Gli altri duetti sono camei: “A Elisa ho chiesto di fare Ligabue ed è stata molto dolce sebbene fosse impegnata con l’uscita del suo disco. Mi piace molto il fatto che quando cantiamo insieme nel brano non si capisca chi è chi. Nel brano di Eros ho cantato una tonalità molto diversa, a lui ho chiesto un colore per creare una cifra che avesse il suo benestare. Il suo timbro rimette le cose a posto. Poi ci sono delle chicche: c’è la bellezza assoluta di “Anima” di Pino Daniele, l’attualità di Vasco Rossi, l’originalità di Mango ( del suo brano mi piace pensare che se l’avesse fatta oggi, l’avrebbe fatta proprio così come adesso). Tra le sorprese c’è il contributo di Benny Benassi in “I Feel love” di cui mi ha promesso una versione extended. Questo brano l’ho scoperto ascoltando una delle cassette di mio padre per i night. Ricordo che mi flashò con questa intro di un quarto d’ora. Donna Summer aveva una modernità assurda, faceva cose proibite a quel tempo e cantava con una sensualità pazzesca. Dovevo fare un suo brano, è una parte di me che c’è e resiste. Poi c’è “L’essenziale” di Marco Mengoni: io e Marco abbiamo un passato in comune ed è come se fossimo parenti. Scherziamo tanto insieme su un terreno comune e abbiamo un bellissimo feeling, spesso gli dico “Sembro te, che sembri me, che sembro te”. In “Come neve” ricordo questo divertente aneddoto: pensavo di essere troppo alta perché lui non si sentiva, alla fine era lui che cantava ed io che si trattasse della mia voce”.
“Mi piacerebbe che qualcuno di questi artisti venisse a trovarmi in tour ma sarà difficile, molti sono impegnati nei rispettivi tour. Il mio live partirà ad aprile, il palco non sarà centrale, mi sono fatta già troppi chilometri (ride ndr). Ci sarà più leggerezza e ci divertiremo a trovare formule per suonare con agilità sul palco. A brevissimo, e per l’esattezza il 23 novembre, canterò nel Duomo di Milano per un evento benefico organizzato dall’Associazione “Per Milano”, in collaborazione con il Comune e con la Caritas Ambrosiana finalizzato al raccoglimento di fondi da destinare ai bimbi disabili. Per la prima volta sarò in Duomo, con me ci sarà la mia band ma anche l’Ochestrs Roma Sinfonietta con 50 elementi coordinati dal Maestro Valeriano Chiaravalle. Canterò “Come saprei”, “Di sole e d’azzurro”, “Gocce di Memoria”, “E poi”, “Credo”, “Le tasche piene di sassi”, “Anima” e un’immancabile “Ave Maria” (sto studiando la versione di Andrea Bocelli). A chiudere “You make me feel like a natural woman”. Il tutto mentre vestirò un elegantissimo abito Dior”.
“La morale a tutto questo lavoro è che l’importante sia che l’emotività arrivi. Nella vita non c’è matematica, non ti avvisa di nulla. Spesso mi è capito di capire di trovarmi in un altro punto della mia vita, ho imparato a vedermi in un altro modo, a vivere momenti di sconforto per poi ricominciare. La mente fa la differenza e incide sul canto. Se canti pensando, canti male. La parte che deve arrivare non ha un nome, o c’è o non c’è e la raggiungi attraverso un lavoro interiore.”
Raffaella Sbrescia