Umbria Jazz: l’ultimo report del concerto di Djavan e un bilancio generale

E’ trascorso qualche giorno dalla conclusione della cinquantunesima edizione di Umbria Jazz, un’edizione che ha visto, come evento clou dell’ultima giornata, l’esibizione di Djavan, interprete cult della musica brasiliana, che ha scelto proprio Perugia per una delle sue due date italiane del D. Tour: l’altra al teatro Arcimboldi di Milano.
I brasiliani in Arena Santa Giuliana sono moltissimi, e brasilianamente accettano l’invito dell’artista ad avvicinarsi sottopalco, ed è subito festa.
Balli, canti, bandiere e tanto romanticismo per questo delicato portavoce di note dal Brasile che oramai ha consolidato una carriera ultracinquantennale, e che ha lasciato un’impronta indelebile nella scena musicale del suo paese e non solo.

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Originario di Maceió, membro di una famiglia poverissima, Djavan ha saputo combinare le radici musicali della sua terra d’origine con le influenze internazionali, creando uno stile molto personale e riconoscibile. Così al samba e al forrò si vanno a intrecciare le note proprie del rock, del pop, della musica africana creando a una miscela scoppiettante che lo ha reso uno degli artisti brasiliani più conosciuti e apprezzati al mondo.
Sin dagli esordi, dal 1976, quando pubblicò il suo primo album “A Voz, o Violao e a Arte del Djavan” si è imposto all’attenzione del pubblico con la famosa “Flor de Lis”: da allora sono stati tantissimi i riconoscimenti ricevuti, e molte le collaborazioni con artisti di fama internazionale. Tra loro i Manhattan Transfer, Zucchero, Fiorella Mannoia, Loredana Berté, Al Jarreau, e in patria Chico Barque, Caetano Veloso e Gal Costa.
Particolarità di questo artista è la descrizione del quotidiano, dell’amore, delle storie di tutti i giorni, della vita semplice, il tutto reso a pennellate delicate, a tratti carezzevoli. E in questo quadro di semplice intimità si incastona il concerto di Perugia, con un pubblico coinvolto, sognante, innamorato. Una coppia di amici, venuta appositamente da Napoli, mi ha confessato che è stato la colonna sonora del viaggio di nozze in Brasile: e come non commuoversi?

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Sul palco una band di tutto rispetto, composta da Paulo Calasans e Renato Fonseca alle tastiere, Luis Felipe Alves alla batteria, Joao Castillo Neto alla chitarra, Marcelo Mariano al basso, Jesse Sadoc alla tromba e Marcelo Martins al Sax, ne accompagna le evoluzioni vocali, a parte la parentesi a solo durante la quale si crea un momento di grande empatia col pubblico: pubblico con cui è evidente che Djavan ci tiene a entrare in intimo contatto. E il pubblico lo ricambia con commozione ed affetto, creando una sorta di atmosfera dalle tinte oro e rosa, per un concerto che va a pizzicare le corde dei sentimenti più delicati e positivi.
A seguire, la Pacific Mambo orchestra, dalla California, conclude letteralmente le danze di un’edizione che ci ha appassionato assai.
Lenny Kravitz, Nile Rodgers, Carl Potter e il suo quartetto di numeri primi, Hiromi, Chucho Valdés, Roberto Fonseca, la divina Raye, Rita Marcotulli, Capossela, Galliano…

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Un’edizione ricca, serrata, di qualità assoluta. A nostro avviso, entusiasmante, come entusiasmanti sono stata i numeri relativi alle presenze: 250 eventi, 12 location, 600 musicisti, 42.000 biglietti venduti.
L’organizzazione, come sempre, perfetta, e non ci resta che augurarci che Umbria Jazz ci accolga con affetto anche per la prossima edizione. Noi di Ritratti di Note, rinnovando una consuetudine che va avanti da tempo, saremo felici di esserci.
Grazie Perugia, Grazie Umbria Jazz.
Roberta Gioberti

Umbria Jazz: a Perugia si balla con gli Chic di Nile Rodgers

E’ sabato sera, e su Perugia aleggia un’aria febbricitante. No, non sono le poche gocce di pioggia, inattese e inefficaci tanto a rinfrescare l’aria, quanto a disturbare gli eventi all’aperto, la causa. La causa è Nile Rodgers. La causa sono gli Chic.
Si balla questa sera a Perugia, e si balla in pedana. Nile Rodgers, newyorkese classe 1952, rappresenta l’eccellenza per quello che riguarda il mondo della produzione discografica pop. Ed è anche a lui che dobbiamo la colonna sonora di momenti indimenticabili della nostra vita.
Chitarrista di buon livello, Rodgers cominciò il suo percorso artistico suonando come turnista presso l’Apollo Theater di Harlem, insieme a star affermate del mondo del soul, del jazz e del rock and roll, ma ben presto sentì l’esigenza di ampliare i suoi orizzonti e creare qualcosa di suo, complice anche il desiderio di riscatto verso un contesto fortemente discriminatorio nei confronti della gente di colore, causa per cui si spese partecipando attivamente alle iniziative delle Pantere Nere a New York.
Dopo alcuni tentativi di irrilevante successo, nel 1977 insieme al bassista Bernard Edwars e al batterista Tony Thompson formò la band degli Chic, e il trionfo interplanetario non tardò ad arrivare. Una band di disco music, gli Chic, ma sicuramente di altissima qualità, che ricordiamo per via di un paio di tormentoni da cui però era bello farsi tormentare: Le Freak e Everybody dance.
Disco, ma sicuramente molto ricca e tutta suonata, senza supporti elettronici di alcun tipo: una disco piena zeppa di hip hop e di funky.

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Nel 1980 Rodgers inizia il suo percorso nella produzione, facendosi carico, insieme all’amico Edwars di sostenere il disco di Diana Ross che porta il suo stesso nome, Diana, e che contiene grandissimi successi, basti pensare a Upside Down. Nel 1983 sostenne l’amato Duca nella produzione di Let’s Dance, album che segnò una svolta nella storia di David Bowie, e che, a oggi, rappresenta il suo maggior successo commerciale.
La carriera di produttore prese il via, e vanta collaborazioni con nomi della musica che hanno fatto epoca: Madonna, i Duran Duran, Grace Jones, Michael Jackson fino ad arrivare, nel 1996, a fargli ottenere il riconoscimento di Primo produttore del Mondo, da parte del Billboard Magazine.
E i successi di quelle produzioni Rodgers in questa afosa serata umbra ce li ripropone tutti. Sul palco una coreografia ipersgargiante, una sezione di fiati molto attenta e partecipativa, due voci femminili nere di indiscutibile spessore, uno spettacolo dai ritmi serrati, ricco di aneddotica, e decisamente coinvolgente. L’incipit lo affida ai due brani che gli sono valsi la fama con gli Chic, e poi da Modern Love a Like a Virgin, da Notorius a We are family, da I’m comin out al sopra citato Upside down è un susseguirsi incalzante di pezzi iconici, musica che, volenti o nolenti (e ai tempi parecchi erano i nolenti, ma tant’è), ci ha fatto da colonna sonora, mettendo freschi accenti su momenti della nostra adolescenza che ci sono rimasti nel cuore.
Vestito di bianco sgargiante e in vena di chiacchiere, Rodgers ci fa ripercorrere 50 anni di storia di un genere che ha sbancato i botteghini, incassato milioni di dollari, fatto ballare cinque generazioni.
Good times e good feeling, quello di ieri sera. Il pubblico è decisamente su con gli anni, ma balla come se ne avesse diciotto. Coppie mature si abbracciano, ricercando la spontaneità dei primi approcci, magari proprio in discoteca, magari proprio con quel brano lì e, quello che più entusiasma, è che la trovano.

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L’Arena è sold out e festosa, la musica arriva potente, e sul finale l’esecuzione di Last Dance ci fa inumidire gli occhi. A omaggio dell’amato Bowie, sullo schermo, compare a lungo, il fulmine bicolore, e trattenere le lacrime non è facile.
Sul palco una presenza importante, il bassista Jerry Barnes che spadroneggia interfacciandosi spesso in prima persona col pubblico e contribuendo a mantenere alti i ritmi, anche se non ce n’è bisogno. Il pubblico, caricato a molla, va avanti ad oltranza di suo, fino al comparire, sul maxischermo, della scritta “Grazie Umbria Jazz”, commiato sincero da parte di una band che ci ha fatto davvero divertire.

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Ognuno ringrazia come sa, Nile Rodgers sa farlo bene, e noi speriamo di riuscire a restituirgli la gratitudine che merita, perché senza di lui certi momenti della nostra vita sarebbero stati diversi, e invece ci sono piaciuti così.
Grazie Nile.

Roberta Gioberti

Pat Metheny scalda la sera di Perugia, Cammariere la infiamma fino a notte fonda

Pat Metheny - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Pat Metheny – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Torna Pat Metheny, oramai di casa a UJ, e reduce dal recente concerto generosamente tenuto ad Assisi per raccogliere fondi per le popolazioni terremotate del Lazio dell’Umbria e delle Marche. Come già anni fa fece Mehldau, nella sala Podiani, dopo il terremoto che mise in ginocchio l’Umbria. Uomo generoso, artista talentuoso, lo conosciamo da anni oramai, forte anche della collaborazione con il mai abbastanza rimpianto Pino Daniele, che gli valse la popolarità, almeno in Italia.
E’ quindi naturale che il pubblico accorra numeroso a riempire il parterre e le gradinate della Santa Giuliana. Da Metheny ti aspetti comunque uno spettacolo di grande qualità, e l’aspettativa non è andata delusa nemmeno questa volta.
La formazione di quest’anno prevede la collaborazione di Antonio Sanchez alla batteria, Linda May Han Oh al contrabbasso, e Gwilym Simcock alle tastiere, e, con loro, Metheny ripropone una vecchia produzione, già più volte ascoltata, e in più versioni, ma mai così puristicamente intesa: in più, un repertorio di cose che teneva nel cassetto, scritte e mai proposte, e confezionate per l’occasione. Confezionate, è il caso di dirlo. E molto ben confezionate, al pari dei contenuti. L’incipit, con la sua Pikasso a 42 corde, rievoca sonorità orientaleggianti. Da ascoltare in religioso silenzio, e col fiato sospeso: ci duole doverlo spiegare ad almeno 4 spettatori, che, nel frattempo, discutono di amenità come la cucina ed il tempo.
Poi parte il concerto. Il pubblico viene invitato a non registrare, i fotografi a non fotografare (di fatto un brano laterale a 30 metri, vuol dire “lascio perdere”), e il concerto si dipana su un’ora e mezza di dialoghi tra la Coral Sitar e il dinamismo ritmico del batterista messicano, del tastierista britannico, e della musicalmente robusta quanto fisicamente esile bassista malese.
Il risultato è perfetto. Il pubblico, però, troppo “vociferante”. Qualcuno anche assopito. C’è da dire che questa veste molto ortodossa del chitarrista statunitense, risulta un poco algida, per chi è abituato alle contaminazioni con strumentazioni e ritmi della più svariata origine e provenienza, proprie del Metheny che, trent’anni fa, a Caracalla, lasciò il pubblico come sotto l’effetto dell’ LSD, a fine concerto. Quello fu un evento indimenticabile, e forse quello ancora ci si aspetta. Di fatto, il concerto è bellissimo. Ma impoverito in quella componente emozionale che ha portato Metheny a essere Metheny. Sul finale si riprende, il pubblico si scioglie, lui si scompone, e si ritrovano un poco quelle antiche atmosfere oniriche.
Ma Metheny, da grande artista qual è, ha tutto il diritto di proporsi anche in chiave “insolita”. E per l’immenso talento e professionalità che esprime, merita comunque un profondo inchino e il consenso incondizionato. Almeno pari all’affetto che dimostra avere nei confronti di questa terra e di questa manifestazione, nel dire “Continuerò ad affermare che per un musicista è sempre una grande emozione suonare ad Umbria Jazz”.

Kyle Eastwood - Umbria Jazz 2018 - photo JR

Kyle Eastwood – Umbria Jazz 2018 – photo JR

Ad introdurre le note del Mostro Sacro della chitarra, un figlio d’Arte….anche se di diversa arte. Kyle Eastwood, al suo esordio ad UJ, sicuramente ha ereditato la passione dal padre, grande cultore di Jazz, che ha spesso inserito nelle colonne sonore dei suoi film. Contrabbassista, estremamente disinvolto nell’approccio con il pubblico, emozionato e disponibile, si lancia in una breve ma sostenuta performance , assai “cool” e divertente. Musica anni 60 e 70, rivisitata in chiave moderna, quattro brani inediti, tratti dal suo ultimo cd (che Kyle si presta ad autografare, incontrando così fisicamente il pubblico che tanto lo ha apprezzato), uno standard di Mingus, un Boogie stop shuffle, e il tema d’amore di Nuovo Cinema Paradiso, ad omaggiare Morricone che tanto ha accompagnato nella figura e nei ruoli cinematografici del Padre.
Simpatico, divertente e bello. Oltre che decisamente bravo, affiancato da Andrew McCormack al piano, Chris Higginbottom alla batteria, Graeme Blevins al sassofono e il notevole Quentin Collins alla tromba.

Sergio Cammariere - Umbria Jazz 2018 - photo JR

Sergio Cammariere – Umbria Jazz 2018 – photo JR

A sorpresa, per la rassegna “Round Mindnight”, Sergio Cammariere offre uno spettacolo di grande impatto. Tornato alle origini jazz, e, rivisitato il repertorio, ultimamente un poco troppo orientato al pop, regala un’ora e mezza di grande commozione, complici un frizzate e “mostruosamente” performante Amedeo Ariano alla batteria, il noto e caro, sempre solido Bulgarelli al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni e Daniele Tittarelli al Sax Soprano. Insomma, una selezione accurata di musicisti, che unita alla capacità compositiva ed esecutiva di Cammariere al piano, si concretizza in uno spettacolo denso di emozioni, caldo ed avvolgente. Il pubblico si immerge nelle atmosfere raffinate e non prive di “pathos” della sua poesia, e ne resta ammaliato. Tanto da chiedere più di un bis, cui Cammariere, emozionato e felice, come l’ampio abbraccio rivolto alla platea dimostra, si concede. Fino a notte inoltrata. Quando definitivamente si spengono le luci su questa settima intensa giornata dell’Umbria Jazz.

JR

Umbria Jazz 2017: dal tributo a Zappa alla rilettura di Gillespie passando per Jacob Collier

Umbria Jazz 2017

Umbria Jazz 2017

Il quinto giorno ad Umbria Jazz è ricco di appuntamenti e piacevolmente impegnativo. Si parte con l’evento di mezzogiorno, presso la sala Podiani della Galleria Nazionale Umbra. Location di alto prestigio, per una rassegna di alto livello, in linea con il contesto, tanto per qualità quanto per affinità artistica. Vincent Peirani e G. Emile Parisien, duo di giovani interpreti e compositori, dà vita ad un concerto per sax e fisarmonica, che propone, con l’utilizzo arrangiamenti eleganti, sofisticati e ricchi di pathos un percorso attraverso la tradizione musicale d’oltralpe, di ogni periodo e genere. Il risultato è visibilmente efficace: pubblico rapito e standing ovation finale ripetuta per ben due volte, a richiamare i due musicisti sul palco, stanchissimi, madidi di sudore, ma emozionati almeno quanto il pubblico. “Belle Epoque” il titolo del CD, che ci sentiamo di consigliare, anche se, per la fisicità che caratterizza il modo interpretativo dei due francesi, la vera efficacia d’impatto riteniamo sia nel live. Chiunque si trovasse a passare per Perugia, non lesini comunque dal partecipare ad uno degli eventi della sala Podiani, e dal visitare la galleria Nazionale, che contiene numerosi e insospettabili tesori dell’arte italiana dal 1300 al 1500. Talmente significativi, da dare la sensazione di percorrere il libro di testo di Storia dell’Arte del secondo anno di liceo in dimensione “3D”: qualcosa di imperdibile.

Umbria Jazz 2017

Umbria Jazz 2017

Alle 17, al Morlacchi va in scena un tributo a Zappa del tutto particolare e prestigioso. Riccardo Fassi, grande estimatore dell’originale e geniale musicista, icona di una generazione di “rottura”, tanto provocatore da poter essere solo amato od odiato, suonava Zappa quando ancora il tributo a Zappa non era previsto. Dopo la morte, due anni dopo, incise “Plays the Music of Frank Zappa”, e fu uno dei primissimi omaggi a Zappa. Questo progetto viene riproposto oggi, con il coinvolgimento di numerosi elementi e del cantante di Zappa, Napoleon Murphy Broock, entusiasta dell’iniziativa, a giudicare dall’energia che, ultrasettantenne, profonde nella sua performance.
L’emozione è molta, per chi, come me, ha amato Zappa quando aveva 15 anni, e quindicenne si sente tornare, mentre si susseguono i brani più significativi della produzione zappiana. Sofa, Peaches in regalia, Muffin Man, Florentine Pogen, (canzone d’amore in 7/4, come solo Zappa poteva partorire), riecheggiano nelle orecchie, e quel gruppo di “diversamente giovani” musicisti è calato nel ruolo, al punto che sembra essere tornato anche lui all’epoca adolescenziale. Napoleon “scoppietta”, vivace e teatrale, e, che dire…..la voce è quella dei vinili. Chiudere gli occhi ed avere la conferma di essere appartenuti ad una generazione musicalmente davvero molto fortunata. Con Zappa si entra in una dimensione più marcatamente Jazz, e si arriva preparati all’appuntamento in santa Giuliana, con Enrico Rava prima e Fabrizio Bosso poi. La serata della tromba. Rava, con Tomatsz Stanko e parte dei rispettivi collaboratori, si confrontano in un “duello” musicale, dai tratti “duri e puri”, jazzisticamente parlando, e non nascondiamo che, per quanto amanti del genere, l’impegno d’ascolto è notevole. Il jazz è qualcosa di sconfinato, proprio nella sua definizione concettuale. Però nella sua accezione pura può essere ben individuato nella performance dei due artisti, che si protrae per un’ora e mezza e mette a dura prova i padiglioni auricolari di una platea probabilmente solo in piccola parte tecnicamente preparata ad accoglierla.

Umbria Jazz 2017

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Diverso è il discorso per il lavoro di Bosso, che con l’orchestra di Paolo Silvestri dà vita ad una rilettura di Dizzy Gillespie, di cui ricorre il centenario della nascita, e presentata in anteprima all’Umbria Jazz. Qui la musica cambia, si rianima, prende ritmo e vigore, in una dimensione orchestrale molto familiare a Gillespie. L’affiatamento di Bosso e Silvestri è evidente, il lavoro piacevole, il feedback decisamente positivo.
Si corre al Morlacchi per Jacob Collier. Il giovane Jazzista fu l’ospite rivelazione della scorsa edizione, e si ripropone in una formula scenicamente non molto diversa, ma più vicina ad una dimensione blues. Se di blues si può parlare per un folletto irrequieto, che salta da uno strumento all’altro con l’agilità di una scimmia, chiuso nella sua dimensione musicale autocentrata, ma al momento stesso estremamente comunicativo e versatile. Personalmente ho preferito il lavoro dello scorso anno. pur riconoscendo molto talento a Collier, cosa che non è sfuggita nemmeno a Quincy Jones, uno tra i primi a scoprire il giovane musicista, che lo ha voluto per una collaborazione proprio nei giorni scorsi. Collier ha sicuramente un pregio: quello di essere molto apprezzato dal pubblico più giovane, che si identifica nella sua dimensione comunicativa multimediale. Ed in tal senso il messaggio che passa è indiscutibilmente positivo, trattandosi di musica comunque ad altissimo livello, con il pregio di accattivarsi una buona fetta di auditorium under 21. La giornata comincia classica e densa di pathos e si conclude elettronica e multimediale. Una giornata intensamente piacevole, come solo Umbria Jazz sa inventarne.

R.G.

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Umbria Jazz 2017: a spasso con Lettuce, Jamie Cullum, Paolo Fresu e Uri Caine

Umbria Jazz 2017- Jamie Cullum

Umbria Jazz 2017- Jamie Cullum

Secondo giorno perugino. Sono di scena molti eventi degni di menzione. C’è da dire che lo sono quasi tutti, in questa festosa manifestazione, che proprio di recente si è visto riconosciuto dalla Camera il diritto al sostegno, in quanto “festival di interesse nazionale”. Con tardiva attenzione, sosteniamo noi, ma tant’è, l’importante è arrivarci. Alle 17 al teatro Morlacchi, Cristiana Pegoraro e Danilo Rea Duo. Due pianisti con diverse ma altrettanto intense sensibilità artistiche ed interpretative, alle prese con un variegato repertorio che spazia dalla musica classica Barocca al jazz più tecnico, dalle melodie partenopee al tango argentino. A riprova del fatto che dove c’è talento e capacità tecnica, le barriere di “genere” si polverizzano, ed il dialogo diventa forza espressiva.

L’appuntamento in Arena santa Giuliana è con due eventi musicali di forte impatto qualitativo: I Lettuce e Jamie Cullum.

I Lettuce, band formatasi a Boston nel 1992, esponente del funky più tecnico e raffinato, che si esibisce in un intenso e ritmico concerto, caratterizzato per lo più da cadenze riff elaborate a maglie molto strette e nucleo centrale dei singoli brani. Importante il sostegno dato dalla batteria e dal basso elettrico, vigorosi ed “ordinati” i fiati. Nell’insieme qualcosa di sicuramente molto buono, destinato prevalentemente ad un pubblico appassionato del genere.

E’ poi la volta di Jamie Cullum, e la musica cambia completamente aspetto.

Artista britannico, pianista e compositore, nonché cantante di notevole caratura, Cullum inizia la sua carriera molto giovane. a soli 20 anni incide il suo primo disco. 500 copie che oggi fanno parte delle “rarità da amatore”, ricercatissime dai collezionisti.
Ha poi lavorato ovunque. Dalle navi da crociera ai matrimoni, non disdegnando nulla di quanto di buono la musica praticata tra la gente può portare con sé. E sicuramente da artista “pop” è il suo approccio con il pubblico dell’Arena, già nel far comunicare che non avrà problemi di alcun genere ad essere fotografato e ripreso. E questo ben dispone le persone presenti, facendo crollare immediatamente quel velo quasi impalpabile ma fortemente “filtrante” che caratterizza sovente le esibizioni da un palco così fisicamente definito ed imponente.
Nessuna soggezione, quindi, e subito un “tuffo” tra la folla; un tuffo artistico, cui farà seguito, a fine concerto, un tuffo fisico che metterà non poco in difficoltà il personale della security, ma che costituirà un elemento di definitivo apprezzamento non solo musicale, ma soprattutto umano. Che non è poco per un artista che sicuramente ha da dire la sua in ambito jazz e blues, come dimostrerà durante l’articolata ed apprezzatissima performance.

Un insieme di brani tratti dal proprio repertorio discografico, interpretati da vero front man di lunga esperienza, con tanto di salti su e giù dal pianoforte, coinvolgimento fisico e somatico, grande valenza vocale, tante note strutturate e complesse da spendere, all’insegna della massima semplificazione d’impatto. Come a dire “sono complicati, questo blues e questo jazz, ma state tranquilli: con me vi arriveranno diretti al cuore”.

Un paio di cover di notevolissimo rispetto, tra cui “Blackbird” , subito riconosciuta ed applaudita calorosamente dalla platea, tanto entusiasmo e tanta qualità. E tantissima simpatia, come quando ferma gentilmente il battito di mano dell’arena, durante l’esecuzione del brano ” Don’t Stop The Music”, per dare vita ad un virtuosismo “gigionesco”, percuotendo vano armonico e corde del piano in un assolo che manda decisamente in delirio il pubblico. Insomma, generosità dispensata a piene mani, e con un calore assolutamente mediterraneo. Pubblico che sul finale si ammassa sotto il palco, felice di accogliere il caloroso Jamie tra sé, e tanto di “Happy Birthday” con cinque minuti di protagonismo per Barbara, che compie gli anni alla mezzanotte. Dedica presumibilmente richiesta, e affettuosamente assecondata.

Che dire? Che ne vorremmo tutti i giorni di esibizioni così.

Umbria Jazz 2017 - Paolo Fresu

Umbria Jazz 2017 – Paolo Fresu

Quindi è veramente con moltissimo rammarico che non attendiamo il bis, ma ci precipitiamo verso il Morlacchi, prima che la folla invada le scale mobili ospitate nella suggestiva Rocca Paolina (e questo è un altro punto a favore della manifestazione di Perugia: lo stupore per il bello, che ogni momento si rinnova), dove ci aspettano Paolo Fresu e Uri Caine, reduci dalla pubblicazione del loro terzo album in duo “Two Minuettos”, registrato a Milano al Teatro dell’Elfo dal vivo, durante tre serate tematiche dedicate una alla musica classica e barocca, una alla popmusic nazionale ed internazionale, ed una alle sonorità più ortodossamente songbook americane, definite “standard”. Un percorso gentilmente e signorilmente condotto da Fresu, come è nel suo stile che oramai ben conosciamo, e che tanto ce lo rendono gradito, mentre attraversa i vari generi codificati, passando con estrema agilità dall’uno all’altro, senza soluzione di continuità. Commovente l’omaggio a Lauzi e Mia Martini, reso tramite l’esecuzione di “Almeno tu nell’universo”, che termina con una nota trattenuta per oltre un minuto dall’eccellente Paolo, fino a quando proprio il fiato non regge più. C’è veramente da dire che la classe non è acqua, e l’eleganza è la caratteristica più peculiare di questo gentleman del Jazz italiano, sempre disponibile e sorridente. Una sorta di continuità, anche oggi come ieri, con quanto visto in Arena.

Umbria Jazz 2017

Umbria Jazz 2017

Ma Perugia non è solo Arena e Morlacchi. E’ anche molto altro. E’, ad esempio, corso Vannucci, animato da artisti di strada dalle 11 del mattino, quando partono i Funk Off, storica band di Vicchio, capitanata da Dario Cecchini, quest’anno “Marxiano” nell’aspetto, dietro la foltissima barba bianca, a quando incappiamo in una piacevolissima mezz’ora di intrattenimento di cui si rende protagonista la band Accordi & Disaccordi. che propone, oltre ad un brano di Fred Buscaglione notissimo al pubblico, “Guarda che luna”, scaturito dalle corde più passionali e romantiche del rude Fred tornato Ferdinando, una bella contaminazione tra swing e opera, con la voce perfetta della mezzosoprano Chiara Osella calatissima nel ruolo di una Carmen ribelle, all’inseguimento del “L’oiseau” più celebre del mondo. Qualcosa di diverso, di piacevole, ed, anche qui, di estremamente accessibile.
Giro di cappello, e poco importa se dieci giorni prima eri con artisti di fama internazionale su un palco forse considerato da alcuni ben più prestigioso della strada.

Il bello di questa manifestazione resta il rapporto diretto con il pubblico, cui non si sottrae nessuno dei partecipanti. E questo è importante, un messaggio di forte significato, in un mondo che purtroppo, anche suo malgrado, per molti aspetti, diventa ogni giorno più diffidente nei confronti del prossimo.

R.G.

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Umbria Jazz 2017

Umbria Jazz 2017

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Umbria Jazz 2016 chiude in bellezza con i live di Stefano Bollani e Chick Corea

Umbria Jazz 2016 - Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Il sipario è ormai calato da qualche giorno sull’ Umbria Jazz 2016 e anche questa edizione si è conclusa con una serata all’altezza delle altissime aspettative che vi si erano riposte. Prima Stefano Bollani e poi Chick Corea. Avevamo avuto già modo di conoscere ed apprezzare l’ultimo lavoro di Bollani “Napol Trip”, comprensivo di canzoni condite con spezie elette e cosmopolite aggiunte dall’eccellente Maestro e polistrumentista Daniele Sepe, Nico Gori e i suoi clarinetti magic ed il versatile Jim Black .

Umbria Jazz 2016 - Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Leggi l’ntervista e la recensione: http://www.ritrattidinote.it/interviste/stefano-bollani-napoli-trip-album.html

Umbria Jazz 2016 - Chick Corea ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Chick Corea ph Roberta Gioberti

L’ultimo concerto in programma è quello di Chick Corea, cui UJ ha voluto fare il regalo per i settantacinque anni compiuti lo scorso 12 giugno. Accompagnato dal contrabbasso di Christian McBride, Kenny Garrett, nel novero dei migliori sassofonisti e flautisti dal 1978,  il trombettista Wallace Rooney e Marcus Gilmore, membro del trio di Vijay Ijer, il grande Chick Corea ha semplicemente posto la ciliegina su una torta praticamente perfetta.

Le foto sono a cura di: Roberta Gioberti (inviata a Perugia)

Umbria Jazz 2016 - Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Stefano Bollani ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - Chick Corea ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Chick Corea ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - Daniele Sepe ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – Daniele Sepe ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 - ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 – ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

 

 

 

Umbria Jazz 2015: storia, passione ed eccellenza nel nome della musica

La musica intesa come evento totalizzante. Anima, cuore, emozioni e pensieri riuniti sullo stesso binario della passione. Questa ultima edizione di Umbria Jazz è stata seguita da tantissime persone, ogni anno sempre più numerose, a dimostrazione del fatto che la musica riesce ancora a riempire gli interstizi delle nostre anime sempre più avvizzite. Che sia per un concerto esclusivo o semplicemente per una performance on the road, il fluido movimento di note, più o meno famose, racchiude ancora la formula magica in grado di smuoverci dall’interno. I contorni di questa manifestazione così maestosa sono i territori umbri di Perugia e dintorni: ogni angolo, ogni odore, ogni scorcio si riveste di nuovo fascino, già forte di antica eco. L’aver preso parte a questo speciale avvenimento ci ha resi particolarmente felici ed orgogliosi, certi di poter sostenere che rassegne come quella di Umbria Jazz rappresentano un importante esempio di eccellenza italiana nel mondo.

Photogallery mista a cura di: Roberta Gioberti ( inviata a Perugia)

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

 

Umbria Jazz ’15: un incantesimo di note con Chick Corea e Herbie Hancock

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 sempre più centro nevralgico e punto di incontro di leggende musicali. Un evento in esclusiva italiana ha riunito  due dei più grandi pianisti viventi per una magica serata di musica: Chick Corea e Herbie Hancock. Il duo pianistico Corea-Hancock esordì nel 1978 in un tour documentato da due famosi dischi, di cui uno doppio dal titolo “An Evening With Herbie Hancock & Chick Corea Live in Concert”.  Fu una vera rivoluzione musicale: entrambi ottenevano successi suonando fusion con le tastiere, nessuno si sarebbe aspettato di vederli insieme con i loro gran coda e le suggestive atmosfere acustiche del pianoforte. Da allora, nessuna altra incisione in studio, e dal vivo soltanto tre esibizioni: una nel 1979 in Olanda, poi nel 1987 in Giappone, e nel 2011 al Blue Note di New York in occasione del settantesimo compleanno di Corea. Nel 2013 di nuovo insieme, proprio a Umbria Jazz, in esclusiva mondiale: quest’anno un tour che li ha visti insieme lo scorso 14 luglio nell’unica data italiana a Perugia: pura magia.

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

Altro bel concerto quello dello Jacob Bro Trio. La carriera del chitarrista danese ha preso slancio a partire dal 2000, soprattutto per via della sua presenza fissa nella Electric Bebop Band di Paul Motian e nel quintetto di Tomasz Stańko. Poi ha accumulato numerose altre collaborazioni di valore (con Mark Turner, Jeff Ballard, Kurt Rosenwinkel, Chris Speed…) nonché premi, raccolti a profusione soprattutto in patria.

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

La parata di stelle si chiude con il  plurinominato al Grammy Award, Miguel Zenón, considerato uno dei sassofonisti più innovativi e influenti della sua generazione,  grazie ad raffinata miscela fra musica folkloristica latino-americana e jazz. Nato e cresciuto a San Juan, Puerto Rico, Zenón ha registrato e suonato dal vivo con un gran numero di musicisti tra cui Charlie Haden, Fred Hersch, Kenny Werner, Bobby Hutcherson e Steve Coleman ed è un membro fondatore del Collettivo SFJazz.

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

Photogallery a cura di: Roberta Gioberti ( inviata a Perugia)

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

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Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz '15 Ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ’15 Ph Roberta Gioberti

 

 

 

Umbria Jazz ’15: Bad Plus Trio, Snarky Puppy, Antonio Faraò Quartet, Vijay Iyer. Le foto

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Doppio concerto nella serata di lunedì al Santa Giuliana per Umbria Jazz ’15 con Bad Plus, trio (Reid Anderson al contrabbasso, Etahn Iverson al piano e David King alla batteria) noto per le sue rivisitazioni di musica rock e pop in chiave jazz, tra le più entusiasmanti novità musicali degli ultimi anni, si unisce a Joshua Redman, tenorsassofonista, figlio d’arte (il padre era Dewey Redman, importante esponente del free jazz e collaboratore di Keith Jarrett) con una luna carriera alle sue spalle. Insieme presentano il disco “The Bad Plus Joshua Redman” uscito quest’anno, con pezzi originali dei quattro musicisti. Subito dopo il palco è dello Snarky Puppy, ensemble elettrico che rappresenta una delle realtà musicali più entusiasmanti degli ultimi anni, interprete di una musica con influenze R&B, funk e fusion, già ammirato a Umbria Jazz lo scorso luglio.

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Altro grande protagonista di questa edizione di Umbria Jazz è Antonio Faraò, uno dei più affermati jazzisti italiani sulla scena internazionale, l’ artista dallo stile inconfondibile ha presentato al pubblico il nuovo lavoro di brani inediti, intitolato “Boundaries”,  con impressionante energia e tecnica pianistica.

Dopo l’escursione nel terreno minato del quartetto d’archi e delle ambientazioni cameristiche del precedente lavoro per ECM (Mutations), risolta al solito brillantemente, Vijay Iyer ritorna allo storico trio acustico, con Stephan Crump e Marcus Gilmore, attivo da undici anni, qui al debutto per la prestigiosa etichetta bavarese, aggiunge ulteriori tasselli ad una personale interpretazione del piano trio che sembra aver raggiunto in Break Stuff una possibile quadratura del cerchio.

Photogallery a cura di: Roberta Gioberti ( inviata a Perugia)

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 2015 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz ’15: la street parade live dei Funk Off con Paolo Fresu ed il Frank Zappa di Stefano Bollani

Paolo Fresu @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Paolo Fresu @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Musica nel centro storico da mezzogiorno a tarda notte, a pagamento e gratuita, al chiuso e all’aperto, Umbria Jazz 15 entra nel vivo e l’atmosfera, già calda fin dalle prime battute, è, se possibile, ancora più pregna di magnetismo ed autentica emozione.  Storia e contemporaneità mescolano il fascino antico e l’eleganza moderna attraverso le note e le opere di artisti tanto diversi tra loro quanto simili per l’accomunarsi di note e pensieri su pentagramma. Le strade di Perugia sono un continuo brulicare di volti, voci, strumenti ed è semplicemente magia. Angoli, scorci, vie, negozi, teatri, Chiese, l’Arena Santa Giuliana, Teatro Morlacchi, Piazza IV Novembre, Bottega del Vino, Giardini Carducci, Arena Santa Giuliana Restaurant Stage risplendono di rinnovata bellezza e, a noi, non rimane che goderne osservando ogni minimo dettaglio e ascoltando a cuore aperto.

Di seguito la photogallery a cura di : Roberta Gioberti (inviata a Perugia)

Gli scatti sono relativi ai live di Paolo Fresu & Funk Off e di Stefano Bollani in “Sheik Yer Zappa”

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

 

Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

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Stefano Bollani @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Stefano Bollani @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

 

Stefano Bollani @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Stefano Bollani @ Umbria Jazz 15 ph Roberta Gioberti

Tutte le informazioni per reperire regolarmente i biglietti di UMBRIA JAZZ 15 sono consultabili sul sito ufficiale www.umbriajazz.com.