Steven Adam Markowitz, in arte Hoodie Allen, è un giovane artista, classe 1988, bianco, ebreo, laureato in un’università della Ivy League che, dall’alto delle sue autoproduzioni, presenta il suo album d’esordio “People Keep Talking” insistendo subito su un concetto chiave come l’autenticità: “Per me autenticità significa accettare il fatto che non sono Kendrick Lamar e non vengo dal ghetto. Ognuno ha il dovere di raccontare la propria storia. E la mia è questa qua”. A metà strada tra rapper e pop star 2.0. Hoodie Allen negli Stati Uniti ha raggiunto la seconda posizione nelle classifiche Rap e R&B, l’ottava in quella generale ma è dal 2009 che il egli distribuisce in modo indipendente mixtape – il più noto è forse “Pep rally” del 2010 – ed EP come “All American” del 2012: “Mi piace scrivere, raccontare storie divertenti, costruire canzoni. All’inizio era un hobby poi ho imparato a usare internet per diffondere la musica e ho trovato un vero pubblico”. Dopo aver lavorato nel 2010 nel programma AdWords di Google, a Mountain View, Hoodie ha deciso, infine, di dedicarsi solo alla musica: “Lì ho imparato a pensare in modo critico, ad avere la mente aperta, a essere creativo. Ma fra Google e la mia musica, lavoravo venti ore al giorno. Lasciare l’impiego per dedicarmi al rap è stato un atto di fede”.
Ed ecco, dunque, “People keep talking”, un lavoro non propriamente esaltante che al suo interno contiene, comunque, un paio di messaggi interessanti: Il primo chiude il brano che dà il titolo al disco e riproduce la voce tremante una fan emozionantissima: “È un modo sarcastico per prendere in giro i superfan, quelli che dicono che ti amano e non sanno nemmeno i titoli delle tue canzoni”, spiega Hoodie, mentre il secondo messaggio è contenuto in “Sirens” dove un finto discografico – Todd Ferman della Gigantic Records – dice a Hoodie Allen che lo adora e lo vuole mettere sotto contratto, non prima di averne snaturato la musica: “È ispirata a un vero discografico, di cui non dirò il nome. Quando diventi popolare su internet gli A&R cominciano a chiamarti non perché credono in te, ma perché vogliono essere i primi a ‘scoprirti’ o per dire al capo di averci almeno provato”, conclude Hoodie. Da evidenziare anche la collaborazione con Ed Sheeran per il singolo ed il video di “All about it”: “Con Ed si è amici da tre anni, eppure non avevamo mai fatto musica assieme. Il video l’abbiamo girato l’ultimo giorno del suo tour nordamerican, pensare che lui non voleva nemmeno apparire poi l’ho convinto io a mostrare il suo lato più leggero, quello che la gente non conosce, ed il risultato è stato molto divertente”. A dispetto dei ritornelli catchy e dell’ atmosfera easy che caratterizza album, Hoodie Allen è in ogni caso, piuttosto serio nel difendere le proprie scelte e la propria autonomia. Il senso è: potete dire quel che volete di me, ma non cercherò di compiacervi e continuerò a fare musica a modo mio, restando coi piedi per terra”.
Raffaella Sbrescia
Video: All about it