Paola Folli è una cantante italiana nota per la dolce freschezza della sua voce ma anche per le innumerevoli e prestigiose collaborazioni che hanno costellato di soddisfazioni il suo percorso professionale. Da anni è vocal coach del programma “XFactor” lavorando a stretto contatto con ragazzi pieni di sogni e speranze. Nel corso della sua carriera musicale ha collaborato con alcuni dei più grandi artisti italiani: Mina, Renato Zero, Vasco Rossi, Elio e le Storie Tese (con cui è stabilmente in tour dal 2008), Articolo 31 (è la voce femminile del brano“Domani”), Eros Ramazzotti, Fiorello, Pooh, Adriano Celentano, Jovanotti e molti altri. Paola Folli ha anche dato voce a diversi personaggi di film d’animazione tra cui “Hercules” (nel ruolo di una delle muse narranti), “Shrek 2” (nel ruolo della Fata Madrina), “Le follie di Kronk” e, con il singolo “Woodstock”, una versione inedita e totalmente trasformata dell’omonimo storico brano di Joni Mitchell, Paola si appresta a tornare sul mercato discografico con un progetto tutto suo. In attesa di scoprire i dettagli di questa nuova avventura, abbiamo raggiunto l’artista al telefono per lasciarci contagiare ed emozionare dalla sua carica e dalle sue parole.
Il tuo percorso artistico è davvero molto fitto e ricco di incontri e di esperienze musicali. Cosa significa per te tornare ad occuparti di un progetto discografico soltanto tuo?
In questi anni ho intrapreso un percorso che mi ha visto al centro di tante cose diverse. Io dico sempre che la voce ha tanti rami e che nel campo vocale puoi fare davvero un po’ di tutto… Le esperienze che ho vissuto mi hanno trasmesso la voglia di tornare ad occuparmi di un progetto tutto mio. Questo significa molto per me perché, in questo momento musicale poco sereno, è importante mettersi in gioco e trovare motivazioni in ogni contesto. Io le ho trovate nei produttori, nelle persone che stanno al mio fianco e anche X Factor mi ha ispirata: stare a contatto con tantissimi giovani mi trasmette tantissima energia.
In che direzione andrà questo disco e in che modo ti rappresenterà sia dal punto di vista umano che professionale?
Il filo conduttore sarà il ritorno alle cose semplici con l’intento di rispecchiare la voglia delle persone di ritrovare le cose essenziali, senza troppi lustrini. Nel disco ci saranno altri brani, ambientati in contesti molto eterogenei: un brano in dialetto africano, tante belle collaborazioni, tra tutte quelle con gli Elio e le Storie Tese che hanno già registrato delle cose separatamente…ci sarà Fabio Treves, un pezzo di Rocco Tanica e tante altre belle sorprese. Questo progetto servirà a far capire come io sono adesso, sto cercando di fare le cose che mi piacciono e in questo disco credo e spero di riuscire a farlo sentire anche al pubblico, intanto ce la sto mettendo tutta!
“Woodstock” è il primo singolo che anticipa questo progetto. Chi è, per te Joni Mitchell e come ti è venuta l’idea di rileggere questo brano?
Joni è la mia artista preferita, la seguo da sempre per i suoi testi forti, per la sua comunicazione poetica. Quest’artista ha rivoluzionato la musica in un periodo pieno di artisti e di cose belle da ascoltare e, anche se all’inizio è stata un po’ sottovalutata, poi, invece, ha avuto un successo planetario grazie alla ricerca dei suoni, delle melodie. Quando ascolto i suoi pezzi sono catturata principalmente dal testo e poi dalla musica, un giorno stavo ascoltando la radio in macchina e hanno mandato “Woodstock”, a quel punto mi sono detta che sarebbe stato bello rifare il brano in chiave moderna e da lì è partita l’idea che ho proposto al mio produttore. Abbiamo stravolto l’arrangiamento ma la melodia e il testo sono rimasti pressoché intatti per rispettare l’autrice.
In un’intervista hai spiegato che il patrimonio del cantante è il suo suono. Come riesci ad aiutare i ragazzi di X Factor a trovare il proprio?
Cerco di migliorare il suono di tutti e di farlo diventare più pieno senza cambiarlo. Il mio ruolo è quello di ingrossare il suono negli armonici e tutto il resto, perfezionare l’intonazione, poi aiuto i ragazzi a trovare la loro strada; ad X Factor si impara veramente molto, i ragazzi riescono a capire un po’ di più come sono e cosa sono, soprattutto relativamente al discorso della voce. Mi chiamano spesso e ho ancora contatti con tutti quelli con cui ho lavorato e questo mi fa molto piacere.
Sei in piena attività con le tue masterclass e tanti concorsi canori…. Ce ne racconti qualcuno? Ad esempio l’”Albero del canto”?
L’ “Albero del canto” è stata un’esperienza davvero bellissima, organizzata alla NAM (Nuova Audio Musicmedia) qui a Milano. Il direttore ha già anticipato di volerla rifare anche il prossimo anno. Abbiamo toccato tutti i rami più importanti: dall’interpretazione del brano, alla registrazione in studio dello stesso, tutti i ragazzi hanno realizzato i cori sui loro brani e su quelli degli altri, abbiamo fatto una lezione sulle pubblicità, sui jingle televisivi e ho spiegato ai ragazzi come affrontare i vari toni, li ho fatti piangere, ridere, correre, abbiamo trascorso delle giornate spettacolari per un percorso completo. Chiaramente, anche se è molto difficile inquadrare i ragazzi in una sola giornata, sono sempre felice di fare anche le masterclasses, si tratta di un lavoro molto fisico ed intenso. Per quanto riguarda i concorsi canori, sono spesso nelle giurie e per fortuna non ho mai trovato concorsi organizzati male, anzi ho individuato delle belle voci e qualche tempo fa ho anche conosciuto una cantautrice, l’ho fatta sentire ad una persona perché secondo me è molto forte. Cerco di aiutare ragazzi bravi che non hanno possibilità perché quando io ho iniziato non avevo veramente nessuno che mi aiutasse, mi sono dovuta tirar su le maniche e lavorare molto su di me.
Sei stata anche in giuria all’Eurosong Contest 2014. Che esperienza è stata e cosa pensi del verdetto finale?
Sono stata con persone fantastiche come Luca De Gennaro, Andrea Laffranchi, Andrea Mirò (che io adoro), Fabrizio Pasquero e ci siamo guardati questo meraviglioso spettacolo fatto in maniera strepitosa. Non c’è un minuto, un secondo di imprecisione. Sono contenta del verdetto… avevo dato il mio voto anche a Conchita Wurst perché aveva fatto una bellissima interpretazione. C’erano delle voci molto belle e ho notato una incredibile professionalità, mi sono molto divertita.
Hai raccontato che una delle cose più belle del tour con gli Elii è che ogni concerto è diverso… come è nato il feeling con loro, cosa vi lega e cosa, invece, ti sta lasciando questa avventura?
Prima che mi chiamassero in tour, lavoravo con loro già in studio. Poi nel 2008 mi hanno telefonato e ho fatto un salto Milano-Marte e ritorno perché ero felicissima di far parte del loro tour. Sono entrata veramente in punta di piedi nella loro situazione perché gli Elii sono consolidati, ben organizzati e inserire una donna all’interno di un gruppo così non è stato facile né per loro, né per me però, dopo il primo anno, ho capito il loro modo di lavorare, sempre molto preciso, accurato, particolareggiato. Durante le prove nessuno dice mai no, poi la cosa più bella si mette nell’ arrangiamento, ho imparato a stare sul palco divertendomi, senza prendermi troppo sul serio. Poi gli Elii fanno cose difficilissime che sembrano facili…Un esempio? “La canzone mononota”. Per me gli Elio e le Storie Tese sempre grande fonte di studio e di grande energia, già dal secondo anno sono riuscita ad ambientarmi molto bene e loro con me sono tranquillissimi, hanno anche cominciato a prendermi in giro e questo significa che mi sono amalgamata al gruppo.
Dopo tanti anni in questo mondo, ancora ti emozioni, i ricordi ti lasciano brividi e le sfide ti appassionano… rigore, professionalità e disciplina possono ancora essere sufficienti per fare carriera? Cosa ti sentiresti di dire ai giovani che provano ad avvicinarsi alla musica?
Sicuramente la disciplina è importantissima. Due anni fa mi arrabbiai tantissimo con una ragazza che avrebbe dovuto fare un provino ad X Factor e che la sera prima era andata ad un concerto e aveva urlato per tutta la sera. E’un discorso di priorità, c’è gente che arriva alle serate senza essere pronta, la disciplina consiste nel concentrarsi sul proprio lavoro e lasciare niente al caso ma anche lo studio è indispensabile. Sicuramente non è un momento facile, ci sono tante cose belle e che arrivano dall’estero, i ragazzi devono confrontarsi anche con talenti che arrivano da fuori, bisogna lavorare sodo, prepararsi bene alla professione senza improvvisare. Anche io sto lavorando tantissimo su me stessa, sul mio album. Logicamente non si sa mai come va, non c’è certezza su niente però bisogna lavorare tanto, farsi il cosiddetto “mazzo” senza desistere se va male un provino, una serata, un incontro.….Chi la dura la vince!
Raffaella Sbrescia
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Video: “Woodstock”