Fabrizio Moro fa parte di quella tipologia di artisti a cui ti capita di legarti in modo assolutamente spontaneo e naturale. Il motivo di questa affermazione è semplice: le sue canzoni mettono insieme le coordinate della vita di ciascuno di noi. Nello scrivere di sé e nello scacciare i propri demoni, Fabrizio lo fa in modo universale così che, come all’interno di un processo di osmosi, possa accadere che ad un suo concerto ci si possa sentire parte di un tutt’uno.
Questo è quanto, ad esempio, è accaduto durante il concerto che il cantautore ha tenuto al Carroponte di Sesto San Giovanni lo scorso 6 settembre per due ore di raccoglimento, condivisione e compartecipazione.
Fabrizio Moro appare sereno, pieno di vita e di energia, domina il palco come di consueto sì, ma il suo sguardo brilla di una luce nuova e la sua voce graffiata si rimpolpa di autentica emozione ad ogni inizio di canzone. A coadiuvarlo una band obiettivamente preparata, fatta di gente che conosce il suono e ama costruirlo. Belle davvero le intelaiature rock messe su per questo tour che, in effetti, ha riscontrato ottimi feedback un po’ in tutta Italia.
Video: “Portami via” @ Carroponte
Non si tratta di rinnovata consapevolezza o di maturità artistica, bensì di serenità. Il tormento rimane sicuramente una componente importante del repertorio di Moro ma i contenuti del suo ultimo album di inediti “Pace”, frutto della sua appagante esperienza di padre, conferiscono un delicato equilibro ad una scaletta lunga, varia e godibile. Tra i momenti migliori del concerto segnaliamo: “Pace” (che non ho), “La felicità”, “Giocattoli”, “Sono anni che ti aspetto”, la bellissima versione acustica di “Un’altra vita” e “Parole, rumori giorni”.
Fabrizio Moro c’è e il suo cuore è vivo e pulsante come non mai. Immaginare il pubblico godere di questa linfa vitale e creativa, darà quasi l’impressione di un’immagine parassitaria, invece no, tutto questo è il fermo immagine di uno scambio schietto, autentico e sincero.
Raffaella Sbrescia