Il terzo tempo di Omar Pedrini in “Come se non ci fosse un domani”. Intervista

Cover album Pedrini

Cover album Pedrini

La vita sa metterti a dura prova ma da qualche parte devi sempre riuscire a tirare fuori la forza per andare avanti. Quando la trovi, devi usarla per te stesso, certo, ma anche e soprattutto per chi ti sta intorno. Ecco, forse da qui nasce “Come se non ci fosse un domani”, il nuovo album di Omar Pedrini, in uscita domani 12 maggio per Warner Music. Si definisce vintage, lo zio Rock, così amano chiamarlo i suoi fan. Lui, a quasi 50 anni e con due interventi a cuore aperto all’attivo, si è rimesso in carreggiata con un disco che richiama le atmosfere e i toni degli anni ’70 ma che invece trova ispirazione nei grandi dilemmi che scandiscono i nostri giorni privi di certezze. Ecco cosa mi ha raccontato negli uffici Warner di Milano.

Intervista

Ti aspettavamo da tanto tempo. Cosa ti ha spinto a tornare?
Questo album è nato più per urgenza che per consapevolezza. L’ho scritto con la pancia, quasi in contemporanea con l’ultimo incidente cardiaco che mi è occorso. Tutti i brani di questo album sono nati da lì tranne “Un gioco semplice” che avevo già registrato. Ricordo benissimo quel giorno mentre ero in ambulanza a vele spiegate e non riuscivo a stare sdraiato. Ero a Bologna, ripensavo ai mitici anni ’90, a quando tutte le porte mi si aprivano davanti, ho pensato a Freak Antoni e a quanto mi mancasse lui e l’atmosfera di quegli anni. Questo brano è molto più di una dedica, non ho mai intitolato una canzone con un nome proprio di una persona, stavolta era l’occasione giusta.

La canzone in questione ha avuto dei riscontri da parte degli Skiantos?
Sì, mi ha contattato Dandy Bestia, altro membro importante del gruppo. Abbiamo suonato insieme il brano e forse verrà inserito nel loro disco. Quest’estate dovrebbe essere inaugurata la statua dedicata a Freak Antoni immortalato nelle vesti di direttore d’orchestra seduto su un water. Mi piacerebbe suonare la canzone in occasione dell’inaugurazione. Ho provato a portare il brano anche all’ultimo Festival di Sanremo, sapevo che Freak avrebbe voluto andarci ad ogni costo ma purtroppo il brano non è stato accettato.

Quali sono le riflessioni che hanno scandito la realizzazione di questo progetto?
La valutazione più importante che ho fatto è che sono uno che non molla mai. I miei fan mi chiamano zio rock ma da sempre sono “il guerriero”. In questo disco istintivo racconto del mio senso di incertezza. Quando sono stato operato mi hanno detto che avrei potuto suonare ancora ma senza spingere troppo, io sono un rocker, o suono al massimo o niente. I filosofi dicono “vivi ogni giorno come fosse l’ultimo”; ecco questo concetto ormai ci abbraccia un po’ tutti. La parola chiave di questo ragionamento è nel singolo: mi sveglio e sento che ho già paura.

Quindi questo filo conduttore attraversa tutti i brani?
Questo non è un concept album eppure i brani parlano dello stesso argomento visto da angolazioni diverse. La paura è in ciascuno di noi, c’è paura della guerra, del terrorismo, dell’altro, di arrivare a fine mese. Ho provato anche io la sensazione di stare “col culo per terra” quando non potevo lavorare per motivi di salute. Poi c’è anche la paura per la salute della terra, l’uomo sta distruggendo tutto e nessuno fa niente.

Alla luce di questi ragionamenti, come hai fatto a scrivere il brano “Sorridimi?
Vero, anche i titolo sono apocalittici. Beh, una mattina ero molto pensieroso, non riuscivo a pensare al futuro poi mia figlia Emmadaria di quattro anni mi è saltata in braccio stampandomi un sorriso in faccia e mi sono convinto che avrei fatto qualcosa per reagire. Cerco di dare segnali e dritte a lei, a mio figlio Pablo e a tutti i ventenni. Mio figlio mi parla su whatsapp, dal vivo non mi riesce a dire cose che invece abitualmente mi scrive. Da ragazzo mio padre mi parlava, mi invitava a pranzo e mi metteva ansia anche il solo pensarci. I ragazzi di oggi si sono chiusi in loro stessi, fanno una rivoluzione al contrario. Da giovane volevo fare il giornalista, appena iscritto alla facoltà di Scienze Politiche c’erano già le fazioni in cui avrei dovuto schierarmi. Qualcuno mi disse: non ti occupare di politica, sarà lei a occuparsi di te. E così è stato.

Quindi qual è la tua opinione dei giovani moderni?
Io credo nei giovani, non sono come chi dice che i giovani di oggi non valgono un cazzo. Ai miei tempi dovevi essere impegnato, oggi sono pacifista. Ho fatto la mia scelta dopo un incontro con i monaci tibetani ma, attenzione, essere buoni non vuol dire essere deboli. Sono nato incendiario e morirò piromane. Ai giovani dico: uscite e combinate qualcosa, qualunque cosa. Ho un bellissimo ricordo della sfilata dei ragazzi dei Liceo Manzoni di Milano. Purtroppo i giovani si sono persi nel mondo digitale, non sanno come organizzarsi, non si aggregano più, ci sono tanti mini-gruppi, non fanno più rete.

Cosa ci dici di tutte le tue altre attività?
In questo momento ho deciso di concentrarmi sulla musica. Per tanti anni sono stato un cane sciolto, avevo il mio ufficio stampa e mi gestivo tutto da solo. Ora con il mio manager ho scelto di focalizzare l’attenzione sulla mia attività primaria, la musica è mia moglie le altre arti sono le amanti. Quando ho realizzato che potevo cantare ancora, mi sono sentito un esordiente al secondo album. Sono stato per 8 anni in un angolo, conto di continuare ad insegnare perché quello potrebbe essere il mio piano B ma ora mi godo questa seconda vita che, da appassionato di rugby, mi piace chiamare “terzo tempo”.

Omar Pedrini

Omar Pedrini

Come è venuto fuori il brano scritto da Ferlighetti?

Come sapete, Lawrence mi aveva già regalato due reading nei miei dischi. Lui ha 98 anni e vive a San Francisco ma quando sono stato male mi ha scritto una lettera che mi ha dato tanto coraggio. Un giorno, durante uno dei suoi incontri, era vestito da cowboy e un bambino gli si è parati davanti chiedendogli se fosse un cowboy vero. A quel punto Lawrence è rimasto spiazzato di fronte alla domanda che lo poneva di fronte all’assenza di un cavallo. Quindi ha spiegato al bimbo che lui cavalca tutti i giorni un cavallo invisibile e lì è nata “Desperation Horse”, un brano che mi ha donato e che ho rispettosamente lasciato in inglese.

Un buon auspicio per il nuovo tour?

La vera tourneè partirà a settembre. Voglio accompagnare questo disco come un bambino, farò un mese di incontri in Feltrinelli, in estate parteciperò a dei Festival e farò un po’ di date in Inghilterra.

A proposito come è andata la collaborazione con Noel Gallagher degli Oasis?
Il legame con l’Inghilterra è sempre stato molto forte, spesso una sorta di tallone d’achille. Eppure stavolta mi ha messo in contatto con Noel e il management degli Oasis. Ci frequentiamo spesso e mi sono divertito a realizzare la versione italiana di “Simple Game of a Genius”, un brano che aveva inciso solo per il mercato giapponese.

Chiudiamo questa intervista con una nota in merito ai suoni che hai scelto per questo album…
I suoni hanno una matrice anni ’70, ho cercato di fare un lavoro per sottrazione immaginando le canzoni come se fossi già sul palco a suonarle. Ora che ho una casa discografica mi piacerebbe farmi produrre da qualcuno, magari da qualche inglese e imparare cose nuove.

Raffaella Sbrescia

Questa la track list di “Come se non ci fosse un domani” :
1. Come se non ci fosse un domani
2. Fuoco a volontà
3. Dimmi non ti amo
4. Il cielo sopra Milano
5. Un gioco semplice
6. Angelo ribelle
7. Desperation Horse
8. Ancora lei
9. Freak Antoni
10. Sorridimi

Video: Come se non ci fosse un domani

 

Le date degli instore:

Dal 12 maggio Omar Pedrini incontrerà i fan negli store delle principali città Italiane : il 12 maggio a Torino alla Feltrinelli di Piazza CLN 251 h.18.30; il 13 maggio a Brescia alla Feltrinelli di Corso Giuseppe Zanardelli, 3 h.17.00 ; il 14 maggio a Verona alla Feltrinelli di Via Quattro Spade, 2 h.11.30 ; 15 maggio a Padova alla Feltrinelli di via San Francesco 7 h. 18.00; il 16 maggio a Milano ala Feltrinelli di Piazza Piemonte 2 h.18.30; 17 maggio a Bologna alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana h. 18.00; 18 maggio a Firenze Feltrinelli RED di piazza della Repubblica h.18.30; 19 maggio a Genova Feltrinelli di via Ceccardi 16 h.18.00; il 23 maggio a Roma alla Feltrinelli di via Appia Nuova 427 h.18.00; il 24 maggio a Bari alla Feltrinelli di via Melo 119 h.18:30.

Intervista a Omar Pedrini: “Chiudo il tour e poi mi dedico solo al nuovo album”

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Lo Zio Rock Omar Pedrini questa sera chiuderà il tour “Dai Timoria a Londra” al Druso di Ranica (inizio ore 22; ingresso 10 euro). Il concerto sarà ulteriormente arricchito da diversi ospiti a sorpresa. Tra gli altri Domenico Fiore, la “ragazza rock” Ambra Marie e il rapper Dargen D’Amico. Ecco cosa ci ha raccontato Omar durante una piacevolissima chiacchierata al telefono.

Oggi si conclude il tour. Qual è il bilancio finale?

La cosa fondamentale da dire è che non mi aspettavo assolutamente un sostegno così forte da parte del pubblico. Anche se il disco “Che ci vado a fare a Londra” ha riscosso subito un grande riscontro sia in radio, sia in termini di vendite, sono comunque sorpreso dai risultati. La cosa più bella è aver ritrovato i vecchi fan dei Timoria. Sono riuscito a riunire diverse generazioni in un solo concerto, è stato bellissimo vedere i vecchi fan, ormai quarantenni e con i figli piccoli al seguito, insieme al pubblico nuovo che magari mi ha scoperto con l’ultimo album.

Un’avventura live arrivata dopo un periodo molto difficile…

Sì, voglio ricordare questa cosa per dare uno stimolo a chi soffre e a chi sta male. Quando sono stato male e mi sono dovuto operare subendo un intervento molto pericoloso e delicato, ero sul palco per la trentottesima data di un tour che mi stava dando tantissime soddisfazioni. Dopo tutto il faticoso iter che è ne è conseguito, ho ricominciato direttamente dalla trentanovesima data, ovvero dal punto esatto in cui il destino mi ha fatto smettere.  Oggi siamo alla cinquantaduesima data e, vista l’occasione importante, ho deciso di invitare un po’ di amici. Ci saranno ospiti, poeti, attori, musicisti perché mi piace mescolare e contaminare le arti. La festa sarà aperta dagli Spleen, un gruppo che sto producendo io  e di cui sono molto contento,  erano 15 anni che non producevo dei gruppi e questo segna un mio ritorno alla produzione.

La tua natura artistica viene costantemente contaminata anche dal forte legame che hai con il territorio?

Certo! In passato ho fatto anche un programma televisivo per due anni su Gambero Rosso; si chiamava Gamberock, giravo l’Italia e  facevo conoscere al pubblico non solo le eccellenze enogastronomiche ma anche quelle umane come possono esserlo poeti, pittori, cantanti, intellettuali. L’esperienza si è ripetuta anche  in versione radio con il programma “Contromano” su Rai Isoradio e mi ha addirittura fatto vincere il premio Cuffie d’Oro.

Lo rifaresti?

Sì ma adesso però non ho tempo. Ho accantonato un po’ tutto in nome della musica. Ho mantenuto solo la docenza in Cattolica, dove ormai insegno da 12 anni e  la collaborazione con Sky Arte,  dove ogni tanto realizzo delle interviste a rockstar straniere.

Omar Pedrini

Omar Pedrini

Che rapporto hai con i tuoi allievi?

Mi emoziono sempre a sentirli, gli lascio il cuore ogni anno. Loro non lo sanno ma anche uno zio come me, che comincia ad avere una certa età,  impara sempre qualcosa. Adoro i giovani di oggi, sono delle bombe. Tutte le generazioni hanno il vizio di credere di poter plasmare i propri figli invece no: ogni generazione ha le sue bellezze e le sue bruttezze e merita di fare il proprio percorso liberamente.

È vero che la musica è tua moglie e le altre arti sono le tue amanti?

Assolutamente! La musica è un amore che mi mancava. Il teatro, il cinema, l’insegnamento, la radio, la tv, la poesia sono le mie amanti, la musica è mia moglie. Quando mi chiama la moglie non mi pesa affatto abbandonare tutto il resto. Siccome il mondo della musica è tornato a cercarmi, mi ci voglio dedicare h 24/24. In futuro ricomincerò a fare radio, tv e teatro.

Com’è nato il duetto con gli Stil Novo?

Sono un gruppo di amici, spesso presenti ai miei concerti. Ci siamo conosciuti poi un giorno mi hanno invitato in studio, ho sentito che sono bravi, ho visto che hanno dei testi intelligenti e impegnati, così come lo è “La guerra è un mestiere” e mi sono divertito a duettare con loro; gli ho detto che è un po’ la “Generale” di De Gregori  fatta con lo stesso sarcasmo. Gli faccio il mio in bocca al lupo!

Cosa ci dici del nuovo album?

Il nuovo progetto rappresenterà la chiusura della parentesi londinese. Dopo quattro anni le canzoni  sono già quasi tutte pronte, c’è un’influenza british, un sound vicino agli anni’70, che rispetta l’attuale trend londinese, e non mancherà la psichedelia. Ci saranno anche delle collaborazioni e penso che usciremo ad aprile. Ovviamente ci sarà anche il pezzo realizzato insieme a Noel Gallagher, s’intitolerà “Oh Cecilia” e sarà forse uno degli episodi più importanti dell’album.

Raffaella Sbrescia

Video: Che ci vado a fare a Londra?