The Zen Circus a Napoli, il live report del concerto

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Continuano a gonfie vele gli appuntamenti musicali del Suo.Na la rassegna che sta portando a Napoli alcune delle realtà più interessanti dello scenario musicale italiano. A salire sul palco della Casetta della Musica, in via Barbagallo, sono i toscani The Zen Circus. Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli giungono in terra partenopea per l’unica data campana del tour che li sta portando sui palchi d’Italia, in occasione della recente pubblicazione del loro ottavo disco di inediti, intitolato “Canzoni contro la natura”.

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la serata la controversa esibizione di Giovanni Truppi che si è cimentato alla conquista del pubblico Zen attraverso le sue canzoni a metà strada tra brillante intimismo e strampalata ironia. “Ti ammazzo”, “Il mondo è come te lo metti in testa”, “La domenica”, “Ti voglio bene Sabino”, “Nessuno”, “19 gennaio” sono i brani che il cantautore ha messo sul ricco piatto della serata, offrendo un breve ma interessante saggio delle proprie velleità letterarie.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Pochi minuti per riassettare il palco ed ecco un distinto cinguettìo di uccelli fare capolino tra i grovigli di spine sullo sfondo della scenografia: “Ogni uomo è fatto in un modo diverso dico nella sua struttura fisica, è fatto in un modo diverso, ed è fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e questo sin dal primo momento con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”. Sono le parole di Giuseppe Ungaretti, intervistato da Pier Paolo Pasolini, ad introdurre l’ingresso del Circo Zen in scena.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Canzone contro la Natura” è il primo brano di un concerto ideato seguendo una narrazione espressiva, acuta, rovente e vorticosa. Il disincanto delle precise riflessioni dei Zen Circus si amalgama alla carica espressa da un utilizzo ipnotico ed energico degli strumenti. Il concerto è estremamente tirato non c’è tempo e modo di soffermarsi troppo sui dettagli, quello che balza all’occhio e all’orecchio è una sostanziale visione apocalittica della realtà circostante.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Il pubblico dei Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Colombia”, “Gente di merda”, “20 anni”, “Atto secondo” sono i primi colpi in canna sparati dal trio che, passa dai primi successi agli ultimi brani, in minime frazioni di tempo, mentre giovani anime, affamate di emozioni, pogano a più non posso per lasciarsi cullare dal conseguente sfinimento fisico e sensoriale. La performance degli Zen Circus è decisamente fisica muscoli e visi tesi distruggono corde e resilienze attraverso  un  rock politico e popolare al contempo.

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The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“We just wanna live”, “Andati tutti affanculo”, “L’Amorale”, “Vai vai vai” scorrono via tra furore e disillusione, seguiti da “Vecchi senza esperienza”, “No way”, “I qualunquisti” e “Aprirò un bar”. Il momento nazional-popolare/populista è affidato a “Figlio di puttana”. “Ragazzo Eroe” è l’ultimo brano eseguito prima di una breve pausa, allietata dalla trasmissione di un esilarante pezzo del TG Lercio una denuncia rassegnata e ironicamente cinica.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

L’ultima scarica di energia si riversa tra le note di “Mexican Requiem” Postumia”, l’immancabile “Canzone di Natale” e “L’egoista”. Doverosa è la menzione speciale per “Albero di tiglio”: un’ intelligente e severa ballata in cui un albero-dio ci scuote per bene.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Balli, salti e canti a squarciagola sono la coreografia perfetta per “Viva”, tra i brani più amati del disco “Canzoni contro la natura”. Niente bis per i The Zen Circus, gli ultimi due brani in scaletta sono “Fino a spaccarti due o tre denti” e ”Nati per subire”, l’efficace e schietta conclusione di un concerto adrenalinico, sanguigno e sfiancante.

Raffaella Sbrescia

Loredana Bertè live: la regina del rock conquista Napoli

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Il tornado Loredana Bertè si è abbattuto sul palco del Teatro Acacia di Napoli in occasione della data campana del suo Bandabertè 1974-2004 tour. La ricorrenza  è di quelle speciali, quest’anno ricorre, infatti, il quarantesimo anniversario di carriera della controversa artista, da sempre riconosciuta come uno dei talenti più originali e sovversivi dello scenario musicale italiano. Grande attesa tra il pubblico, che ha entusiasticamente riempito la platea del teatro, testimoniando un invariabile affetto nei riguardi della prolifica Loredana. Alla veneranda età di 63 anni l’artista si è mostrata serena e concentrata, accompagnata da Alberto Linari, Andrea Morelli, Alessandro de Crescenzo, Pier Mingotti, Ivano Zanotti  e Aida Cooper, la Bertè ha cantato moltissimo senza, tuttavia, tralasciare interessanti aneddoti legati alla sua discografia ed un’esplicita polemica mirata al Festival di Sanremo, relativa alla  puntuale mancata consegna del Premio della Critica, intitolato all’indimenticabile e amata sorella Mia Martini.

Loredana BertèAd inaugurare il concerto due videoclip, interpretati dall’attrice Asia Argento, hanno dato vita ai testi di “Io ballo da sola” e “Notti senza luna”. Da sempre interprete delle più intime riflessioni individuali, Loredana ha spesso beneficiato di testi scritti dai più grandi cantautori italiani mantenendo, in ogni caso, sempre intatto il suo riconoscibilissimo stile musicale. Con una voce più graffiata del solito, la Bertè ha proseguito la scaletta con “Re”, “Movie”, “Strade di fuoco”, “Il mare d’inverno” e “I ragazzi di qui”, la canzone ispirata ad una disavventura di Fossati in quel di Harlem. A seguire “Una sera che piove”, “Ragazzo mio”, “Così ti scrivo” e “Mufida”, dedicata al tanto odiato periodo natalizio in cui “le sciure lanciano anatemi sulla città”. Loredana lascia confluire le fitte ed indistruttibili trame della propria anima attraverso la sua voce, ancora pronta ad emozionare ed emozionarsi. Alle sue spalle due grandi schermi riempiti da video e immagini che raccontano la sua vita ma anche quella di Mimì, le memorabili gesta che destarono scalpore ma anche, e soprattutto, immagini oniriche, efficacemente selezionate per costruire un racconto visivo di ciò che è racchiuso nei memorabili testi dell’ampia discografia di Loredana.

berte 2Il concerto non concede pause, la Bertè continua a cantare passando da “Luna” a “Zona Venerdì” fino a “J’adore Venice” e “Angelo Americano”, tratto da “Io”, l’album prodotto da Corrado Rustici. Spazio anche a delle vere e proprie rarità come la versione, cantata interamente in portoghese, del brano del 1985, intitolato “Esquinas”, incisa per l’album “Carioca”. È Aida Cooper ad interpretare la bellissima ed intensa “Dillo alla luna” di Mia Martini. Subito dopo Loredana riprende in mano le redini del concerto mandando il pubblico in visibilio sulle note di “In alto mare”, seguito da “Indocina” e “Ma quale musica leggera”, il singolo scritto per lei da Edoardo Bennato, presente in platea insieme ad Enzo Gragnaniello.

“Fiume Sand Creek” di Fabrizio De Andrè, “Da queste parti stanotte”, scritta sul Mar Baltico, “E la luna bussò”, “Dedicato”, “Non sono una signora”, “Sei bellissima”, la riuscitissima versione di “Ma il cielo è sempre più blu”, in omaggio a Rino Gaetano, “Per i tuoi occhi” , “Ho chiuso con il rock’n roll” sono i grandi successi che scandiscono l’ultima parte di un vero e proprio concerto rock. Gli anni passano ma la grinta e voglia di essere se stessa, sopra e sotto il palco, sono sempre le stesse per Loredana che, forte del proprio sconfinato amore per la musica, sarà ancora in grado di offrirci numerose sorprese.

Raffaella Sbrescia

L’intervista a LoredanaBertè: 

Dente chiude il tour a Napoli. Il live report del concerto

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Si è concluso presso il Teatro Acacia di Napoli il tour teatrale di Giuseppe Peveri, in arte Dente. Il cantautore di Fidenza lascia subito cappello, giacca e sciarpino sull’attaccapanni, posto sul palco, per lasciarsi andare ad un concerto confidenziale ed intimo, seguendo il suo stile semplice ma efficace. Con lui i fidati musicisti di sempre: Signor Solo (tastiere multiple ed organi elettrici), Nicola Faimali (basso e contrabbasso), Gambo (batteria) e Effe Punto, nella veste di factotum.

Sullo sfondo una parete rossa ed una piccola porta bianca, la stanza dei sogni di una vita, quelli dolci e malinconici che ti lasciano sempre un po’ di amaro in bocca e nella testa. Ad aprire il concerto è “Chiuso dall’interno”: “il coraggio finisce qui”, canta Giuseppe, mentre il suo fare bohemienne e la sua fisicità tipicamente skinny ci riportano indietro nel tempo, il tempo di quei cantautori che, negli anni ’70, cantavano giornate perdute e amori appassiti. “Al Manakh”, “Casa tua”, “Saldati” sono i primi colpi a salve con cui Dente colpisce i fianchi del pubblico, smuovendone le budella.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

“Chi semina poesie raccoglie dolore”, confessa Giuseppe, mentre “Dxg”, “Un fiore sulla luna” e “Miracoli” sono la triade di canzoni scandite dal dolce fluttuare di lampadine che, come lucciole luminose, rallegrano gli occhi e lo spirito. “Quest’anno l’amore inciampa a primavera, ho visto il diavolo ieri sera pensare che l’ho invitato io, gli ho dato tutto ciò che avevo ha digerito e se ne è andato via”, queste le parole più inquietanti, tratte dal testo di “Incubo”.

A seguire “Invece tu”, “Casa mia” e “A me piace lei”, caratterizzate dai particolarissimi manierismi attitudinali propri dell’artista. “Sicuramente ho visto più di quello che dovevo avendo gli occhi collegati molto bene con il cuore”, canta Dente in “Sinceramente”, il brano scritto per Arisa, fino al sopraggiungere del momento più immediato ed intimo del concerto. Giuseppe rimane da solo sul palco, si accende una sigaretta, aziona un registratore analogico e scava a ritroso nel suo repertorio, coinvolgendo il pubblico in una catartica parentesi ipnotica: Dente è un tutt’uno con la chitarra, accorda e scorda a suo piacimento lo strumento interagendo frequentemente con la platea. “Beato me”, “Solo andata”, “Da Varese a quel paese” (eseguita per due volte per una versione perfetta) sono i brani racchiusi nello spazio della durata di una sigaretta.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Subito dopo torna sul palco il Signor Solo per una deliziosa “Baby building”. “Ti regalo un anello” sancisce il ritorno sul palco della band, seguito da “Buon appetito”: “sapessi che felicità mi da l’idea di non vederti più”, canta malinconicamente Dente. Il concerto si avvia alla fine, “Le cose che contano”, “La settimana enigmatica”, “Coniugati passeggiare”, “Remedios Maria” (cantata con tanto di cappellino luminoso sulla testa) scandiscono l’ultima parte del concerto; l’atmosfera è distesa e rilassata, c’è voglia di ascoltare, ricordare, sognare.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Giuseppe si mette al pianoforte per cantare e suonare “Meglio degli dei”, prima dell’uscita di scena. Pochi secondi di attesa e tutti tornano sul palco per concludere il concerto ed il tour in bellezza con la “Cena di addio” e l’immancabile “Vieni a vivere”, il manifesto dell’amore ai giorni nostri.

Raffaella Sbrescia

Renzo Rubino in tour: un’altalena di emozioni

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 14 aprile il giovane cantautore pugliese Renzo Rubino ha inaugurato il Secondo Rubino Tour con uno splendido concerto al Teatro Bellini di Napoli. Ad introdurre la serata il cantante salernitano, ex The Voice of Italy, Manuel Foresta che, nelle vesti di estroso chansonnier, si è esibito sulle note di brani di Edith Piaf ed Adriano Celentano, senza tralasciare due sue canzoni inedite come “Dejavù” e “The Essence of Silence”.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Una manciata di minuti più tardi il palco si trasforma in un romantico giardino di luci: piccole lampadine cadono sospese dall’alto, mentre un festoso sottobosco di lucine cinge gli strumenti dei musicisti. Al centro del palco un pianoforte, sorvegliato da una struttura luminosa simile ad un grande ragno fatto di zampe elettroniche. Renzo entra in scena tra lo stupore generale: nei panni di un mostro gentile, l’artista intona “La fine del mondo”, primo brano in scaletta, ad accompagnarlo Fabrizio Convertini (basso), Andrea Beninati (batteria e violoncello), Eugene (theremin e tastiere) e Andrea Libero Cito (Violino).

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Subito dopo il cantautore si libera agevolmente dell’ingombrante costume e si scatena sulle note di “Ora”, senza riuscire a stare sul seggiolino nemmeno stavolta: «Questo teatro è un luogo incantato, non sono mai stato qui in veste di musicista e sono davvero felice di esserci– spiega Renzo – Napoli è una grande città del Sud Italia ed era giusto iniziare da qui».

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

L’artista ha voglia di dialogare con il pubblico, lo si evince dai suoi sguardi, dal suo continuo interagire con la platea ma anche, e soprattutto, dai suoi testi così immediati e diretti. «Lulù è un brano ispirato ad una storia realmente accaduta – racconta Rubino – mio nonno è malato di Alzheimer, una malattia tragicamente comica, spesso dimentica le cose ma Lulù, che è il nome di mia nonna, è l’unica parola che lo tiene saldamente legato alla terra». Ecco, Renzo è così: è capace di risultare dissacrante un attimo prima ed incredibilmente dolce un secondo dopo. La sua fantasia viaggia velocissima e stargli dietro è davvero difficile, la sua poliedricità non contraddistingue solo i testi ma anche gli arrangiamenti delle canzoni: si passa dall’intimismo di “Sete” all’energia dance di “Amico”.

Renzo Rubino e Simona Molinari Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino e Simona Molinari Ph Luigi Maffettone

“Con Barry White che aiuta, con lui non sbaglio mai”, canta Renzo nell’esilarante “Paghi al Kg”, per poi lasciare il pianoforte sull’intro di “Non arrossire”, il bellissimo brano di Giorgio Gaber con cui Rubino accoglie l’ospite della serata: si tratta di Simona Molinari. I due artisti avevano già conquistato pubblico e critica durante la serata Club Tenco al Festival di Sanremo e, sulla scia di quella magica alchimia, anche stavolta il risultato è davvero emozionante; bellissimi da vedere e da ascoltare! Subito dopo la bella Simona regala un interessante cambio di prospettiva a “Il postino (Amami uomo)”, altro grande successo sanremese di Renzo e si scatena sulle note della sua “La felicità”.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

I ritmi sono serrati e Rubino si riappropria subito del palco con “Mio”: “Le canzoni nascono dai sogni” – spiega il cantautore – ed  è così che è nata “L’ape, il toro e la vecchia”». Dopo il racconto della fuga da un sogno distorto, Renzo balla e scende in platea sulle note dello schizofrenico brano intitolato “Non mi sopporto”: la perfetta fusione tra teatralità e genialità.

Con i testi dei monologhi firmati dalla scrittrice Silvia Avallone, il giovane Renzo entra nel Dna delle sue canzoni riuscendo a fornire delicati ed efficaci input al pubblico come nel caso di “Monotono”. Subito dopo arriva la confessione: «A Sanremo preferivo l’altra, dice Renzo, riferendosi a “Per sempre e poi basta”, questa canzone da cantare è un’altra cosa», ed è proprio vero, questo brano è davvero ipnotico, la perla più rara di una collana preziosa.

La scaletta continua sulle note di “Bignè”, un breve pastiche strumentale introduce l’altra cover della serata, si tratta dell’irriverente “Che brutto affare”, il testo scritto da Franco Califano per Jo Chiariello. A seguire “Piccola”, la canzone dedicata all’amore per la musica.

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino Ph Luigi Maffettone

«Ho già nostalgia di questo presente», dice malinconico Rubino, rimettendo il cappello al fantoccio usato in apertura di concerto prima di lasciare il palco con i suoi bravissimi e poliedrici musicisti. Una manciata di secondi più tardi arrivano gli ultimi brani della serata: il primo è l’amatissimo “Pop”, accompagnato da piccole palettine sventolanti, ideate da un gruppo di fan del cantautore, a seguire c’è l’intensa versione originale de “Il postino (Amami uomo)” in riferimento alla quale Renzo dice:«Portare questo brano a Sanremo è come portare Wagner in Israele».

Renzo Rubino e la band Ph Luigi Maffettone

Renzo Rubino e la band Ph Luigi Maffettone

Davvero suggestiva è l’immagine del pubblico danzante sulle note di un valzer collettivo ma il tempo dei saluti finali è vicino: “L’altalena blu” è il brano con cui il piccolo-grande Renzo conclude il concerto salutando il pubblico dalla sua finestra dei sogni: “Prova a prendermi prova a prendermi prova a prendermi prova a prendermi. Tanto non mi prendi”.

Raffaella Sbrescia

Second Hand Guitars e Ritmi Show: il regno degli strumenti musicali a Napoli

Musica da conoscere, condividere, toccare al Second Hand Guitars e Ritmi Show, la fiera organizzata da Accordo.it,  che si è tenuta presso la Mostra d’Oltremare di Napoli tra il 12 ed il 13 aprile. 7.000 metri quadri di esposizione fra strumenti nuovi, usati e da collezione da vendere, comprare, scambiare o semplicemente provare insieme a dimostrazioni, workshop, concerti, stand di negozianti e spazi riservati alla compravendita sono stati gli ingredienti speciali della fiera-spettacolo, che da oltre 20 anni, raccoglie un nutrito pubblico.

Due vinili e la chitarra di Tony Sheridan, primo cantante dei Beatles

Due vinili e la chitarra di Tony Sheridan, primo cantante dei Beatles

Tra gli stand più succulenti  la straordinaria collezione di chitarre “vintage” americane del collezionista italiano Alberto Venturini: «Questa raccolta l’ho costruita negli anni, seguendo il mio gusto personale, fin da quando, all’età di 13 anni, frequentavo l’oratorio di una piccola provincia lombarda  e ascoltavo i juke box e cominciavano ad apparire le prime televisioni. Gli anni ’50 mi folgorarono con Elvis Presley poi vennero i Beatles e così via… “. Walter e Christie Carter, George Gruhn, Eliot Michaels sono solo alcuni dei grandi nomi proposti nello stand di Alberto Venturini che, per l’occasione, ci ha mostrato anche lo speciale basso del 1974 di Brian Wilson dei Deep Purple, la chitarra di Tony Sheridan, il primo cantante dei Beatles all’epoca di Amburgo, una delle prime Fender Stratocaster del 1954 (numero di serie 886) e la Stratocaster, anno 1958, donatagli dalla madre di un soldato americano morto in Corea; senza dubbio una delle più ricche e rappresentative collezioni della Golden Age della chitarra americana. Addentrandoci tra le sale, ci siamo soffermato sui tanti stand da scoprire tra legni pregiati, per la costruzione artigianale dello strumento, e le numerose batterie tutte da provare, senza dimenticare gli abiti vintage, coordinati da stivaleria e abbigliamento in pelle.

Il basso autografato di Brian Wilson dei Deep Purple

Il basso autografato di Brian Wilson dei Deep Purple

Tra le aziende espositrici di strumenti, cordiere, piatti e amplificatori segnaliamo: Bogner, FBT, Godin Guitar, HiWatt, Line6 Proel, Mark Bass, Orange Amp, Shure, Takamine, Galli Strings, Volume Drums, Jey Jey drum, Tamburo, Sabian, Pearl, Gretsch ma soprattutto Musikalia.

Un campionario di strumenti Musikalia

Un campionario di strumenti Musikalia

L’azienda Made in Catania, fondata dal Dottor Alfio Leone è specializzata nella costruzione di strumenti rappresentativi delle più diverse etnie musicali: si va da strumenti latino americani come Ukulele, Cavaquinho e Tiple, alla Balalaika Russa, per poi passare a strumenti della musica celtica, come il Bouzouki Irlandese, ed ancora il Baglama ed il Bouzouki Greco ma soprattutto i nostri classici Mandolini della tradizione Italiana. In occasione del SHG l’azienda ha inaugurato una nuova linea di Ukulele soprano in legno di bubinga e di zebrano.

«Tutti gli strumenti – ha spiegato la signora Alda – sono ancora oggi realizzati interamente a mano con materiali di elevato pregio. Macchinari come levigatrici o seghe a nastro hanno fatto la loro comparsa, ma non cambiano lo spirito della lavorazione – ha aggiunto. I listelli di legno che compongono la cassa armonica di un mandolino sono piegati con l’ausilio di un tubo metallico riscaldato ed è tutto realizzato in maniera rigorosamente artigianale».

Raffaella Sbrescia

Fotogallery “Second Hand Guitars e Ritmi Show”:

“La musica è un bene comune”: un convegno per riflettere

“La musica è necessaria al vivere civile dell’uomo, perché si basa sull’ascolto, che è un elemento imprescindibile, anche se quasi sempre trascurato. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla…”. Questi i presupposti del convegno intitolato “La musica è un bene comune”, che si è svolto lo scorso 12 aprile presso il Cubo D’Oro della Mostra d’Oltremare di Napoli, in occasione della nuova edizione del Second Hand Guitars, primo e più importante guitar show in Italia, promosso da “Didattica”, testata di tecnica e teoria musicale edita da Accordo.it. Ad aprire i lavori Andrea Rea, presidente di Mostra d’Oltremare e Alberto Biraghi, direttore di Accordo.it , coadiuvati da Gianni Rojatti, coordinatore di Didattica.

Antonella Liccardo

Antonella Liccardo

Al centro della prima parte del convegno, trasmesso in streaming, una breve introduzione ai lavori e un approfondimento dedicato all’importanza della fruibilità degli spazi in merito all’organizzazione di eventi musicali e dedicati all’intrattenimento. Tra i primi interventi segnaliamo quello della Dottoressa Antonella Liccardo, che ha illustrato le attività dell’Associazione la Scalza Banda Onlus, un circolo dedicato alla formazione musicale e civile di circa 70 bambini provenienti dal quartiere Montesanto di Napoli: «Al centro del nostro progetto c’è la formazione musicale ma anche, e soprattutto, quella personale veicolata da un percorso di riconoscibilità sociale -  ha dichiarato la Dottoressa Liccardo». Tra i prossimi eventi della Scalza Banda segnaliamo lo spettacolo “Cyrano De Bergerac” con Stefano Benni, previsto per il prossimo 8 giugno alle 19.00, presso la Basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli.

A seguire l’amareggiato intervento del noto musicista degli Avion Travel Fausto Mesolella: «Parto da una citazione di Leo Ferrè: “Dov’è finita la musica? E’ finita nei cessi dei conservatori”. Uso queste parole per andare dritto al punto – ha spiegato l’artista – Leo ha colpito il posto deputato alla musica per eccellenza, il posto che dovrebbe valorizzare la memoria della musica ma in questo momento storico non c’è nulla da conservare. La migliore musica deve partire dal silenzio e dalla riflessione. La rotazione radiofonica, in particolare, rappresenta l’imposizione di immondizia; per recuperare il nostro senso critico dovremmo capire il significato emozionale delle cose».

Edoardo Bennato

Presente al convegno anche il rocker bagnolese Edoardo Bennato che, in prima battuta, rifiuta di salire in cattedra per evitare polemiche, poi, su invito dei relatori seduti al banco, decide di parlare con un intervento al vetriolo sui generis: « Via San Sebastiano a Napoli è la via degli strumenti musicali, proprio lì, mentre passeggiavo con mio padre, vidi lei: la chitarra. La musica rock invita a pensare e a riflettere. Quando in Italia cominciammo a suonare il rock’n’roll ci ritrovammo a vivere nella condizione di imitatori della musica anglo-americana, oggi siamo succubi delle persone a cui la cultura non interessa affatto, dobbiamo lottare per cercare di innescare un’inversione di tendenza. In molti mi hanno chiesto perché sono rimasto a Napoli – ha aggiunto Bennato – io rispondo che innanzitutto rimango per mia figlia e che dai disagi io attingo energia. Nel mio piccolo cerco di darmi da fare ma nel mondo della musica tutto è opinabile, non ci sono regole, tutto è nelle mani dei media e, allo stato attuale dei fatti, in un mondo di persuasori occulti, vince chi appare».

David Zard

David Zard

Pochi istanti più tardi fa il suo ingresso in sala il noto impresario musicale David Zard che, reduce dal grande successo della sua ultima produzione, il musical “Romeo e Giuletta –Ama e cambia il mondo”, si è dilungato in un’ampia digressione dedicata ai suoi difficili esordi, quando il rock in Italia era concepito come un genere musicale fatto da “capelloni drogati e puzzolenti”. Zard si è anche soffermato sulla città di Napoli, in particolare, definendola: “un bacino di creatività musicale da cui il rock’n roll, braccIo della tarantella, ha attinto il battito del suono”. Chiedendosi perché la musica sia stata spesso osteggiata in Italia, David Zard ha, inoltre, affermato che “la musica potrebbe innescare la vera rivoluzione che non c’è mai stata”.

David Zard ed Edoardo Bennato

David Zard ed Edoardo Bennato

In conclusione un clamoroso scambio di battute proprio tra Zard e Bennato: l’impresario ha ricordato ad Edoardo di quando, molti anni addietro, in occasione di un concerto, l’artista chiese un cachet superiore al netto di quello che sarebbe stato possibile incassare, ma Bennato ha subito replicato rispondendo che a quei tempi si trattava di rimborsi spese e che per poter suonare sul palco bisognava innanzitutto saper fare a cazzotti perché suonare era un po’ come una lotta, la lotta delle note e dei contenuti, quelli che oggi sono sempre più rari da scovare.

Raffaella Sbrescia

Cristina D’avena live: cronaca di un successo annunciato

Cristina D'Avena

Cristina D’Avena

Cronaca di un successo annunciato quello del concerto di Cristina D’avena tenutosi lo scorso 12 aprile presso l’Arenile Reload di Napoli. Per la quinta volta sul palco del club partenopeo, la regina delle sigle tv si è scatenata sulle note di alcuni dei suoi più grandi successi facendoci tornare bambini: “I cartoni animati seguono l’istinto del nostro cuore, forse per questo piacciono così tanto – ha spiegato Cristina. La nostra società non ci aiuta a credere nei nostri sogni e, proprio per questo, è importante riuscire a crederci anche da soli, con l’aiuto della fantasia!” E allora via con “La canzone dei Puffi”, “Mila e Shiro”, “Detective Conan”, la piccola “Pollon”, l’indimenticabile “Kiss me Licia”.

Lo scatto della serata pubblicato sulla pagina Facebook dell'artista

Lo scatto della serata pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista

Cristina cerca di accontentare un po’ tutti dedicando un piccolo spazio anche alle sigle maschili come “Dragon Ball”, “I Cavalieri dello Zodiaco” e l’immancabile “Holly e Benji”. Cori da stadio per “E’ quasi magia Johnny” e “Lady Oscar”. Il repertorio di Cristina D’Avena è davvero sconfinato: si passa da “Robin Hood” ad “Alvin Superstar”, passando per “Siamo fatti così” fino ai più recenti “Pokemon”, l’istrionica “Rossana” e la mitica “Sailor Moon”. Imperdibile, in chiusura, il leggendario trio di “Occhi di Gatto”. Il sogno è già finito e Cristina D’Avena saluta il pubblico in visibilio, non prima di aver ballato sulle amate note di Bob Sinclair.

L’intervista a Cristina D’Avena:

 http://www.ritrattidinote.it/interviste/cristina-davena-la-mia-musica-e-una-pillola-del-buon-umore.html

Raffaella Sbrescia

Brunori Sas a Napoli: un sold out da raccontare

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Altro giro, altra corsa. Il Suo.Na porta Dario Brunori in concerto al Duel Beat di Napoli ed è subito sold out. Ad aprire l’affollatissimo ed atteso appuntamento musicale sono i partenopei La Bestia Carenne che, grazie al riuscito mix sonoro tra folk e musica etnica in set acustico, conquistano attenzioni e applausi nel corso di un’esibizione promiscua e, per questo, ancora più interessante.

Dario Brunori

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Pochi istanti più tardi Brunori e la sua Sas salgono sul palcoscenico: “Assiomi e teoremi non valgono niente”, Dario Brunori sa esattamente come esprimere le emozioni del genere umano e lo fa a suo modo, attraverso un mix di scanzonata nostalgia e brillante ironia. Padrone del palco e degli strumenti che utilizza, facendo la spola tra chitarra e pianoforte, il cantautore di origini calabresi riesce a gasare il pubblico in maniera semplice ma assolutamente efficace. La caratura testuale del suo repertorio affronta il quotidiano delle nostre esistenze in maniera ora goliardica, ora intimista, contornando il tutto con un’attenzione particolare alla costruzione di arrangiamenti curati e ricchi di sottili e preziose sfumature.

Dario Brunori

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Accompagnato dai puntuali e carezzevoli cori di Simona Marrazzo nonchè da validi musicisti come Stefano Amato, Dario Della Rosa, Massimo Palermo e Mirko Onofrio, Brunori inaugura la nutrita scaletta del concerto con due brani tratti dal suo ultimo disco di inediti Vol.3 Il Cammino di Santiago in taxi”, stiamo parlando di “Arrivederci Tristezza” e “Pornoromanzo”. A seguire “Il santo morto” e l’apprezzatissima “Lei, lui Firenze”, per quella che è stata ironicamente definita dallo stesso artista un’ agonia di tre brani e mezzo in veste rock’n’roll” fino al ritorno al piano sulle note di “Kurt Cobain”, il singolo cantato a squarciagola da buona parte dei presenti.

“Mangio quel che mangio per amore della compagnia perché è più facile restare al caldo dicendo qualche fesseria”, canta Brunori in “Nessuno”, nel pieno di una spettacolare catarsi strumentale, seguita da “Come stai”, la frase d’esordio del mondo. “Fra milioni di stelle” è il pezzo che Dario incita ad ascoltare con le proprie orecchie e a guardare attraverso la propria retina. “Meglio di niente”, “Paolo” e “Mambo reazionario” mandano il pubblico letteralmente in delirio, Brunori sente molto il calore del pubblico e la sua espressione emozionata e felice è più che sufficiente a testimoniare una sopraffazione emotiva impossibile da nascondere, nemmeno sotto fiumi di battute.

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Calano le luci, la Sas lascia Dario da solo al pianoforte per una splendida versione di “Una domenica notte”, salvo poi ritornare per la geniale “La vigilia di Natale”: ma poi ti fermi un secondo e rimani così.. a pensare che il peggio è passato, a un passo da qui. Immancabile la doppietta d’assi composta da “Le quattro volte” e “Italian Dandy”, seguita da un’esilarante improvvisazione durante un piccolo problema al settaggio di una delle chitarre da usare.

 Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori colpisce non solo chi lo apprezza da tempo ma anche, e soprattutto, chi lo ascolta per la prima volta, l’artista riesce a dire tutto di sé senza essere esclusivamente autoreferenziale e, a ulteriore conferma di quanto detto, una piccola session strumentale lo porta ad accennare “Back in black” degli Ac/Dc ma soprattutto “A me me piace ‘O blues” di Pino Daniele, esclamando sul finale “Teng ‘a cazzimm!”.

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

Dario Brunori Ph Luigi Maffettone

In chiusura Brunori cala il tris delle meraviglie: “Tre capelli sul comò”, “Guardia ‘82” e “Rosa” sono i brani che, più di altri, richiamano gli esordi del cantautore ma che luccicano ancor di più sotto l’effetto rinvigorente dei nuovi arrangiamenti. “Mi sono scialato”, dice Dario salutando il pubblico, e, a giudicare, dai volti di tutti possiamo affermare che non è stato il solo.

Raffaella Sbrescia

 Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Brunori Sas Ph Luigi Maffettone

Intervista a Loredana Bertè: “Cantare è tutto, mi fa sentire viva”

LOREDANA BERTèLoredana Bertè è tornata a ruggire! Dopo quarant’anni di carriera vissuti tra grandi successi e altrettante sofferenze, l’artista punta tutto su se stessa scegliendo il palco come sua vera casa.  Autenticamente fedele al suo indomabile spirito, Loredana sta infiammando il suo nutrito pubblico con il “Bandabertè 1974 – 2014 Tour”: l’occasione perfetta per lasciarsi trasportare dal graffio inimitabile della sua voce e apprezzare tanti pezzi storici del suo ampio repertorio. In questa breve intervista le abbiamo chiesto come sta vivendo questa speciale fase del suo percorso artistico.

Il prossimo 17 aprile sarà sul palco del Teatro Acacia, in occasione della data partenopea del suo tour… com’è il suo rapporto con questa città? C’è qualche ricordo o qualche aneddoto che le andrebbe di raccontare? 

Ho mille ricordi di questa città, mi piace molto Napoli. Per fortuna il lavoro mi ci porta spesso. Recentemente sono venuta per delle produzioni Rai ed è sempre bello svegliarsi la mattina con il Golfo di Napoli davanti agli occhi. Ti entra dentro al cuore.

In una recente intervista al Corriere della Sera ha dichiarato di “riuscire a graffiare più di prima”… cosa significa per lei cantare? 

Cantare è tutto, mi fa sentire viva. Una valvola di sfogo. Il palco è la mia casa, lì rido e piango e sono davvero me stessa. Per farmi smettere, infatti, devono buttarmi giù.

Loredana Bertè anni '80

Loredana Bertè anni ’80

La sua vita è stata piena di incontri, amicizie e sofferenze… chi è Loredana oggi e quali sono le sue prospettive artistiche?  

Io sono io, autentica e fedele a me stessa. Sono quello che ho visto, quello che ho fatto. Ho avuto una carriera più fortunata della vita privata e allora ho imparato a vivere giorno dopo giorno, non penso più al futuro.

Loredana Bertè anni 2000

Loredana Bertè anni 2000

Pioniera di avanguardie musicali, lei è stata tra i primi ad integrare l’utilizzo del loop nei suoi brani… quali erano e quali sono, oggi, i presupposti su cui si incentra la sua ricerca musicale? 

Ascolto e amo i Beatles, Aretha Franklin, David Bowie, Nina Simone e non ascolto solo rock. Quello che mi piace lo faccio mio, lo elaboro e lo riverso nella mia musica. Adesso stiamo lavorando ad un progetto, ma non posso anticipare niente. Top secret.

Loredana Bertè oggi

Loredana Bertè oggi

Sul palco canterà tante canzoni del suo vasto e illustre repertorio, cosa ha provato nello scegliere ed organizzare la scaletta? 

Ho pensato a questi miei “primi” quarant’anni e ho scelto brani che raccontano la mia storia. E’ un concerto costellato di perle rare, di canzoni che non canto da tempo e che voglio regalare al pubblico che mi segue da sempre. Non ci sono brani che amo più di altri, le canzoni sono come tutte come figli.

Come sta andando questo tour e cosa le sta lasciando a livello personale?

Rivedo luoghi e incontro amici che non vedevo da tempo. Mi sento da sempre cittadina del mondo e il tour è il massimo per chi ama cantare e viaggiare. Mi fa stare bene, sono serena.

Raffaella Sbrescia

Si ringrazia Loredana Bertè per la disponibilità

Festival Internazionale del ’700 Musicale Napoletano: tutti gli eventi in programma

700La Regione Campania si prepara ad accogliere il Festival Internazionale del ’700 Musicale Napoletano, in programma a Napoli dal 17 al 26 aprile 2014. Una manifestazione di grande portata culturale che si muoverà tra musica classica e popolare, antiche melodie, opera buffa senza tralasciare frequenti incursioni nella musica popolare e contemporanea. Quest’anno il Festival è inserito nel programma del “Forum Universale delle Culture” ed ha avuto il finanziamento dell’assessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, nell’ambito dell’attuazione del POR Campania FESR 2007-2013. Nato da un’idea di Enzo Amato, presidente dell’Associazione “Domenico Scarlatti”, il Festival rappresenta un percorso incentrato sulla possibilità di offrire al pubblico una formula comprensiva di cultura, musica, arte e storia. Oltre che a Palazzo Reale, i dieci appuntamenti in programma avranno luogo nel Maschio Angioino, al Museo Archeologico e nella Chiesa di San Francesco delle Monache.

jommelli granularTra gli eventi in programma segnaliamo in particolare “Jommelli Granular” di Girolamo De Simone: il concerto avrà luogo sabato 19 aprile 2014 alle 20,30 presso il Complesso Monumentale di San Francesco delle Monache. Il concerto si aprirà con la prima assoluta delle “Laudes del tempo nuovo” di Girolamo De Simone, per baritono e pianoforte: una attualizzazione, nell’ottica della musica di frontiera, di antiche melodie medievali, grazie all’apporto del baritono Vincenzo Maiello. Come è noto, la Lauda nacque in seno alle Confraternite mariane, ed è intimamente legata al momento della Passione di Cristo e alla figura di Maria ai piedi della Croce. Il focus del concerto sarà un aggiornamento della ‘consonanza’ di Jommelli, attraverso la sintesi additiva granulare: “Per realizzare Jommelli Granular – dichiara Girolamo De Simone – ho centrifugato con il computer centinaia di frammenti registrati con uno strumento antichissimo, il clavicordo. Ho poi realizzato tre movimenti, come nelle più classiche delle Sinfonie, usando il mio MAC. Dalla forma d’onda ho tratto una partitura ‘visiva’, sulla quale innesto nuovamente, dal vivo, il suono del clavicordo, reso tuttavia ‘elettrico’ con l’uso di filtri. Il brano si conclude con l’innesto di un altro strumento a me caro, un piccolo MOOG a due oscillatori. Il risultato finale, che per la prima volta presenterò a Napoli, è poetico e straniante: una variazione sulle consonanze usate dal grande compositore Niccoò Jommelli, nel trecentesimo anniversario dalla nascita”.  L’ omaggio a Jommelli continuerà attraverso una prima assoluta firmata dal compositore e multistrumentista Max Fuschetto, in performance live con oboe, sax e l’apporto dell’elettronica.

 Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Contatti: 3387907394

Programma Festival:

  • Giovedì 17 aprile nella Cappella Palatina Palazzo Reale, alle ore 17:00, il Quartetto Gagliano – formato da Carlo Dumont e Carlo Coppola ai  violini, Paolo Di Lorenzo alla viola e Raffaele Sorrentino al violoncello – eseguirà le Sette Parole di Cristo sulla  Croce. Brano generalmente attribuito ad Haydn, dalle ultime ricerche condotte da Enzo Amato risulta presente nel fondo di Bonn delle musiche di Andrea Luchesi.
  • Venerdì 18 aprile nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, alle ore 17:00, l’Orchestra da Camera di Napoli diretta da Enzo Amato, eseguirà, avvalendosi delle splendide voci del soprano Bernadette Siano e del contralto Patrizia Porzio, l’insuperabile Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi che vedrà la partecipazione della danzatrice Maria Carla Pennino.
  • Sabato 19 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10 già Chiesa di San Francesco delle Monache, alle ore 20:30, Girolamo De Simone proporrà in prima esecuzione assoluta una sua composizione inedita dedicata al trecentesimo anniversario della nascita del grande musicista aversano Niccolò Jommelli: Resurrection Jommelli Granular, alternandosi al pianoforte, al clavicordo e all’elettronica. Special guests: il polistrumentista e compositore Max Fuschetto e il baritono Vincenzo Maiello.
  • Domenica 20 aprile Concerto di Pasqua presso la Cappella Palatina di Palazzo Reale, alle ore 11:00. Vede la partecipazione del leggendario flautista Maxence Larrieu considerato tra i maggiori esponenti al mondo di questo strumento. In questa occasione, l’Orchestra da Camera di Napoli diretta da Enzo Amato, proporrà il Concerto per violino e Orchestra d’archi di Giovan Battista Pergolesi con il violinista Carlo Dumont, una Ciaccona per Orchestra di Niccolò Jommelli, Il Concerto per due flauti e Orchestra di Domenico Cimarosa. Ad affiancare Maxence Larrieu il flautista Carlo De Matola. In conclusione concerto per flauto ed archi sempre del Pergolesi.
  • Lunedì 21 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10, alle ore 20:30, gradito ritorno del grande chitarrista partenopeo Edoardo Catemario proveniente da Mosca ed in partenza per una tournée in Messico. Sarà eseguito un concerto per chitarra tutto dedicato alla musica barocca napoletana, con musiche di Domenico Scarlatti e Giovan Battista Pergolesi.
  • Martedì 22 aprile nella Sala della Loggia del Maschio Angioino, alle ore 17:00, esibizione di un insolito trio: Triade eccedente, formato da tre virtuosi strumentali Luca Signorini al Violoncello, Bruno Persico al pianoforte e Enrico del Gaudio alla batteria. Il concerto prevede un excursus nelle Sinfonie parigine di Domenico Scarlatti filtrate dallo stile improvvisato del Jazz.
  • Mercoledì 23 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10, alle ore 20:30, Opera Buffa: Morano e Rosicca Intermezzo comico di Francesco Feo dall’opera “Siface re di Numidia” Teatro San Bartolomeo 13 maggio 1723. La ripropone l’Ensemble Barocco “Le Musiche da Camera” diretto da Egidio Mastrominico e formato da Federico Valerio, Roberto Roggia, ai violini, Fernando Ciaramella alla viola, Ottavio Gaudiano al contrabasso, Leonardo Massa al violoncello,  Debora Capitanio al clavicembalo, con la partecipazione del mezzosoprano Rosa Montano che interpreterà Rosicca e del baritono Giusto D’Auria nella parte di Morano. La Regia storica, le scene ed i costumi sono di Franz Prestieri.
  • Venerdì 25 aprile nella splendida cornice della Sala del Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, alle ore 17:00, il Quartetto ATOM formato da Eleonora Amato violino, Sonia Tramonto violino, Mattia Mennona viola, Nazarena Ottaiano violoncello, per l’occasione accompagnati dal maestro al cembalo Domenico Sodano, proporrà in prima esecuzione Sonate a due violini e basso continuo di Niccolò Jommelli oltre ad altre musiche di Domenico Scarlatti e di Nicola Logroscino definito alla sua epoca il Re dell’Opera Buffa.
  • Sabato 26 aprile il Festival chiuderà con due appuntamenti. Il primo coinvolgerà parte del centro antico di Napoli. Alle ore 17:00, presso la Sala del Toro Farnese del Museo Nazionale, da un’idea di Ileana Parascandolo, il gruppo vocale e strumentale Dimensione Polifonica diretto da Biagio Terracciano, si esibirà nello spettacolo Le danze alla corte di Re Ferdinando in costumi settecenteschi. Al Termine, i danzatori, il pubblico ed i passanti, accompagnati dal piccolo Mozart e da un Pulcinella nero interpretato da Gennaro Patrone, percorreranno via Costantinopoli e scenderanno fino a via Santa Chiara, dove alle ore 20:30, ci sarà il secondo appuntamento. Presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10 avrà luogo infatti l’evento musicale Mozart alla Corte di Pulcinella scritto e diretto da Carlo Faiello, con interpreti d’eccezione: Giovanni Mauriello, Mario Brancaccio, Patrizia Spinosi, Matteo Mauriello, Elisabetta D’Acunzo, Antonio Faiello, Erminia Parisi e Lorenzo Traverso nei panni del Piccolo Mozart. Le scenografie e le istallazioni scenografiche sono di Bruno De Luca e Antonio Genovese, le sculture sono di Bruno De Luca, la scenotecnica è curata da Salvatore Savino e Paolo Catino, l’architettura scenica è di Luigi Vaccaro.

Le visite guidate:

Le guide aspetteranno gli interessati nei seguenti punti:

  • Palazzo Reale ingresso principale Giovedì 17 Aprile ore 9,30
  • Maschio Angioino ingresso principale Martedì 22 Aprile ore 9,30 Chiesa di San Francesco delle Monache Via Santa Chiara n. 10 Mercoledì 23 Aprile ore 9,30
  • Museo Archeologico Nazionale ingresso principale Sabato 26 Aprile ore 9,30.

Per informazioni e prenotazioni dei concerti e delle visite guidate: Centro di Cultura Domus Ars Via Santa Chiara 10 telefono +39 0813425603, email infoeventi@domusars.it.

Maggiori informazioni su www.festivaldel700napoletano.it.

 

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