Il Nero ti dona: la recensione di “Aut Aut”

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“Aut Aut” della rock band campana Il Nero ti dona è un album che si presta subito ad un ascolto plurimo, di facile fruizione e pronto ad offrire suggestioni tanto vicine quanto contrastanti, il tutto nell’arco di 12 tracce. Maurizio Triunfo (Voce, chitarra, testi), Mario Barbarulo (Chitarra), Fabrizio Cirillo (Batteria), Andrea Belardo (Basso) immergono i propri strumenti in atmosfere dark e rarefatte traendo spunti, parole e ritmiche incentrate su emozioni tanto forti quanto sfuggenti. Echi e riverberi di chitarra sono il plus attraverso cui la band lascia fluire il dolore e la disperazione odierna attraverso le proprie note. Prodotto per la Diavoletto Netlabel “Aut-Aut” rappresenta, dunque, un album principalmente intimista: le facce vuote della psichedelica “Deja vu”, le pozzanghere nostalgiche di “Aria”, la corsa immobile di “Senza fine” e poi, ancora, lo strumentalismo lirico di “Intro (Dolce fine), si alternano alle pose e alle parole di “Inverosimile” alle suadenti ed ipnotiche note di “Terminazioni nervose” ma soprattutto alla definizione della collera in formula didascalica della title track “Aut Aut”: veloce, ritmica, imponente così, come lo stesso suono de Il Nero ti dona, una realtà musicale da tenere sott’occhio.

Raffaella Sbrescia

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Intervista a Marco Selvaggio: “L’Hang è il mio scrigno magico”

Marco Selvaggio Ph Fabio Florio

Marco Selvaggio Ph Fabio Florio

 “The Eternal Dreamer” è il nuovo singolo del percussionista catanese Marco Selvaggio. Il brano, che  anticipa l’uscita dell’omonimo disco, prevista per l’1 dicembre. Marco Selvaggio, ad oggi, è l’unico in Italia a suonare l’Hang dal vivo, sulla musica house ed elettronica, e a sposare le melodie dell’hang alla musica lirica e da ultimo pop. L’hang è uno strumento idiofono svizzero suonato da Marco e nell’imminente album, esso avrà un ruolo centrale insieme alle collaborazioni con diversi artisti italiani come The Niro, e internazionali, come Anne Ducros,  Daniel Martin Moore, Dan Davidson (dei Tupelo Honey), Sidsel Ben Semmane e altri ancora.

The Eternal Dreamer” è un suggestivo brano dal titolo eloquente… ci parli della scelta di un arrangiamento così particolare e dell’interpretazione testuale di Daniel Martin Moore?

“I’m gonna be beautiful, when you look at me, I’m gonna be beautiful, an eternal dreamer you will see”  The Eternal Dreamer è la canzone che rappresenta pienamente l’album e me stesso. E’ una di quelle canzoni che forse si scrivono una volta sola nella vita. Ha con se la carica di un sognatore che guarda in cielo con i piedi per terra. Sa bene che gli potrà cadere un giorno il mondo addosso ma ha la forza di non cadere mai sulle proprie ginocchia per andare verso l’amore incondizionato e per il raggiungimento del suo sogno. L’arrangiamento è molto delicato e l’hang appare e scompare tra le calde note della voce di Daniel. Lui l’ho conosciuto online e mi ha subito colpito per la particolarità della sua voce! Calda, soffice, dolce ma anche nostalgica e malinconica! Le sensazioni che maggiormente mi appartengono! Ho scritto musica e testi di “The Eternal Dreamer” circa un annetto fa e credo che Daniel Martin Moore abbia interpretato la canzone in maniera incredibile (basta pensare che per ogni canzone cantata del disco ho ascoltato circa 50 interpreti, quindi circa 350 voci diverse). Devo dire che son legato a The Eternal Dreamer in maniera davvero particolare, quasi viscerale, così come alla mia Sicilia.

Il brano anticipa il tuo nuovo album, in uscita il prossimo 1 dicembre…cosa puoi anticiparci di questo lavoro? Cosa ti ha spinto a lavorarci su? Con chi hai collaborato? Cosa racchiude di te, quali saranno i contenuti e le prospettive del nuovo disco che ci presenterai?

E’ un lavoro iniziato da più di un anno che non è stato semplice realizzare! Tutto ha avuto inizio nell’aprile del 2013 quando ho iniziato a fare ascoltare i miei brani alla Waterbirds Records, nella persona di Nica Midulla accompagnata da sua figlia Simona Virlinzi, supportato da mio padre – nient’altro che il terzo produttore del disco – che mi ha trasmesso la passione per la musica sin da piccolo. Ho iniziato a scrivere e a suonare l’hang circa 6 anni fa e poi è stato un crescendo continuo che mi ha portato a comporre melodie sempre diverse e provare sperimentazioni sonore molto particolari! The Eternal Dreamer è un album pop molto sognante! Lo strumento cardine del disco è chiaramente l’hang, e in questo siamo stati un po’ pionieri dato che nella musica pop non si riscontrano ancora produzioni con l’utilizzo dell’hang, o perlomeno saranno davvero pochissime e a noi sconosciute. Ho ascoltato moltissime voci per far interpretare le mie canzoni (io non canto, son davvero stonato, anche se mi sarebbe piaciuto molto) e al disco collaborano cantanti di tutto rispetto! Da Daniel Martin Moore, come ho accennato prima, a Anne Ducros (che ha inciso con Battiato) e canterà l’unica canzone in francese dell’album, a The Niro che arriva fresco fresco dall’ultimo Sanremo, a Dan Davidson leader del gruppo canadese Tupelo Honey che sta andando fortissimo, a Sidsel Ben Semmane dalla Danimarca la quale ha partecipato all’Eurovision alcuni anni fa, a Haydn Cox e Hazel Tratt dall’Inghilterra. Il disco affronta principalmente il tema della vita e dell’amore visto da diversi punti di vista e prospettive. Ci sono molte metafore nei miei testi che possono anche essere interpretate in base alle proprie sensazioni! Il disco, inoltre, ha un forte respiro internazionale e mi auguro insieme ai produttori che possa uscire fuori dall’Italia.

Marco Selvaggio Ph Andrea Ventura

Marco Selvaggio Ph Andrea Ventura

Ci saranno ponti di collegamento tra le tracce strumentali e quelle cantate?

La tracklist dell’album è stata studiata per molto tempo! Alla fine ho deciso di comune accordo con Toni Carbone (fonico, arrangiatore e produttore artistico) di seguire i suoi consigli e unirli alle mie intenzioni. Il disco si apre e si chiude con una traccia strumentale! Questo perché chiaramente non tutti conoscono l’hang (considerato ad oggi lo strumento più raro al mondo)! In tal modo s’introduce l’ascoltatore a nuove sonorità che ritroverà sempre all’interno del disco riuscendo anche a riconoscerle in maniera netta e distinta. Il disco poi si chiude sempre con un brano strumentale che inizia con l’accensione di una macchina… come ad iniziare un altro viaggio…

Si pensa già ad un collegamento con un progetto futuro… Chi lo sa!?

Da dove viene la tua passione per un strumento così raro come l’hang? Quali parole useresti per descrivere questo strumento al pubblico? Quali suggestioni è in grado di evocare, secondo te?

Non è semplice spiegare da cosa nasca la passione per questo strumento! Io dico sempre che è stata serendipità! Il termine serendipità indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra. Io non cercavo l’hang, mi è semplicemente capitato davanti un suonatore dell’est d’Europa mentre cercavo un locale di Roma per Trastevere! Da la è iniziata la sfrenata ricerca per lo strumento e l’amore folle per lo stesso che mi ha portato oggi a suonare e comporre tante musiche e canzoni e che al tempo stesso mi tiene incollato 4 ore al giorno, o meglio a notte, sullo stesso. È uno strumento incredibile che riesce ad evocare sensazioni mistiche. È quasi ipnotico ed è difficile separarsene. Non è semplice descriverlo, io dico sempre che se la magia è presente nella musica, per quanto mi riguarda, è dentro questo scrigno di metallo chiamato Hang.

Cover album Ph Valentina Indelicato

Cover album Ph Valentina Indelicato

Durante il tuo lungo percorso di studio, hai associato il suono dell’hang alla musica elettronica  e alla musica house…come hai creato questo connubio ritmico? Cosa ti ha ispirato e quali credi siano stati i frutti migliori di questa sperimentazione?

Ho iniziato a suonare musica tradizionale africana circa 13 anni fa. Tutto è iniziato come un gioco con le percussioni, col djembè per l’esattezza! Da lì mi sono avvicinato al mondo della musica house suonando le percussioni dal vivo in alcuni club della mia città! In fin dei conti si comincia sempre così… dal basso, per crescere! Avuto l’hang mi è venuta l’idea di associare non più solo la parte ritmica alla musica house, ma anche quella melodica! Con l’hang si è in grado di creare delle vere e proprie melodie e guardando online mi ero accorto che mai nessuno dal vivo aveva fatto tutto ciò nei club. Ho iniziato a sperimentare sulla musica house ed elettronica suonando con l’hang sul brano passato dal DJ di turno e costruendo melodie sempre diverse, a volte reiterando un motivo musicale, altre volte facendo dei veri e propri virtuosismi. I frutti di questa sperimentazione, non ancora compresa pienamente nel mio territorio, mi hanno portato a suonare e sperimentare questa piccola innovativa idea in giro per l’Europa tra club e festival (Monaco, Londra, Malta etc…).

Cosa stai ascoltando in questo periodo?

In questo periodo ascolto spesso Nick Drake, uno dei miei cantautori preferiti, William Fitzsimmons visto sempre nel 2014 a Berlino, Damien Rice visto qualche giorno fa a Milano e Jeff Buckley! Adoro la musica indie e folk. Le canzoni acustiche e il pop sognante e mai pesante.

Quando e dove potremo ascoltarti dal vivo? Che tipo di concerto proporrai al pubblico?

Una volta uscito l’album l’1 dicembre 2014 faremo una bellissima presentazione del disco partendo dal pubblico di casa e poi inizieremo a pensare ai live in maniera più concreta! Non mancheranno i concerti strumentali e sperimentali da solista con l’hang, quelli in trio con i miei musicisti e quelli con la formazione completa insieme a qualche featuring di voce che mi accompagnerà a seconda delle esigenze concertistiche! In fin dei conti nel mio disco ci son 7 cantanti provenienti da diverse parti del mondo! Sarebbe bello!

Raffaella Sbrescia

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Saint Motel: il debutto italiano di “My Type” è un successo

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

I Saint Motel arrivano in Italia portando con se una bella ventata di freschezza. La band di Los Angeles si è esibita sia in tv, nella trasmissione Rai “Quelli che il calcio”, sia alla Terrazza Aperol di Milano per lo showcase di presentazione dell’Ep intitolato “My Type”, proprio come l’omonimo singolo balzato velocemente in cima alle classifiche. La formula musicale proposta da A/J Jackson (cantante), Aaron Sharp (chitarra), Dak (basso), Greg Erwin (batteria) si basa su una componente ritmica veloce e potente, in grado di conferire un elevato grado di ballabilità a tutti i brani del piccolo lavoro discografico che questi giovani ed intraprendenti musicisti hanno realizzato. I Saint Motel non sono solo “My type”, la loro verve carismatica ha scaldato subito gli animi di quanti sono accorsi ad ascoltarli dal vivo, testimoniando un’immediata capacità comunicativa. Abituati ad esibirsi nei contesti più inusuali  come un party in mutande in un magazzino, nel retro di un camion ad un party di San Valentino o in mezzo ad una pista di skate-boarding, i Saint Motel sono rimasti davvero colpiti dall’entusiasmo del pubblico italiano e, durante la round table che si è tenuta lo scorso 27 ottobre, presso gli uffici della Warner Music, i quattro musicisti hanno raccontato le loro impressioni: “ Ci siamo sentiti davvero a nostro agio. Il nostro primo live italiano ci ha fatto emozionare, il pubblico era caldo, entusiasta e partecipe. Non vediamo l’ora di tornare in Italia per i concerti di marzo, rispettivamente previsti il 10/03 al Tunnel di Milano, il 12/03 all’Orion di Roma, il 13/03  al Vox Club di Modena ed il 14/03 al New Age Club di Treviso”.

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Insieme ormai dal 2009, i Saint Motel lasciano confluire i loro diversi background musicali all’interno di un unico contesto comune, in grado di esaltare echi che richiamano il soul, il rock, il pop latino e la disco anni ’70 arrivando fino al jazz, ovviamente suonato a modo loro. “Non chiedeteci di descrivere la nostra musica. Non ci piace farlo. Preferiamo prendere a prestito citazioni altrui”, spiega A/J Jackson, che, in effetti, più che utilizzare sproloqui sull’arcobaleno di note realizzate, preferisce concentrarsi sulla chimica che scandisce le composizioni del gruppo. Tra i punti chiave dell’incontro con la stampa anche un focus sul video non ufficiale di “My Type”, in cui Jackson balla con Raffaella Carra, grazie ad un brillante fotomontaggio, il visual album “Voyeur”, inciso nel 2012, e gli elettrizzanti feedback degli opening acts degli Imagine Dragons e degli Arctic Monkeys. Lo slancio, la grinta e la leggerezza dei Saint Motel rappresentano, dunque, i promettenti presupposti su cui la giovane band si baserà per i prossimi passi volti alla conquista della scena musicale mondiale.

Raffaella Sbrescia

Video: “My Type”

“Glad there is you”, il compendio musicale di Renato Sellani. La recensione

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“Glad there is you”. Lieto che tu ci sia, così  il grande pianista e compositore jazz Renato Sellani intitola il doppio album antologico, pubblicato lo scorso 14 ottobre per l’etichetta Ponderosa Musica & Art. All’interno di questo lavoro il musicista ripercorre, in piano-solo, i brani più significativi della sua lunga carriera, proponendo al pubblico una nutrita selezione di canzoni italiane e standard internazionali, perfetti per conoscere ed approfondire la tecnica, il gusto, l’estetica ed il rigore dell’artista. Sia da solo che al fianco dei più grandi artisti del mondo, Renato Sellani è stato in grado di imprimere il proprio inconfondibile tocco colloquiale nelle proprie interpretazioni musicali, individuando un canale comunicativo fortemente empatico. Ascoltando  questo doppio lavoro è facile intravvedere, traccia dopo traccia, la classe con cui il Maestro Sellani coniuga la propria capacità creativa con il rispetto dei canoni tradizionali. L’imprescindibile competenza musicale richiesta all’ascoltatore, offre, tuttavia, degli spiragli interpretativi anche ai neofiti del mondo delle sette note, grazie alle numerose parentesi che Sellani  è solito dedicare all’improvvisazione. Questo doppio album rappresenta, a tutti gli effetti, una sorta di compendio: il primo volume è dedicato ad alcuni standard del jazz, ai brani celebri della musica accademica e ai temi di note canzoni di autori italiani; il secondo ci conduce, invece, all’estero, dalla Francia agli Stati Uniti; Sellani fa suoi i temi servendosi della sua straordinaria capacità interpretativa. Spaziando tra le note, partendo dalla tradizione classica napoletana fino ad arrivare agli standard jazz d’oltreoceano, Sellani realizza non solo un autoritratto del proprio percorso artistico, scatta, bensì, un’attuale fotografia dello scenario musicale mondiale con un’eleganza dal fascino senza tempo.

Raffaella Sbrescia

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https://itunes.apple.com/it/album/glad-there-is-you/id925677891?uo=4&at=10lHf4

Eugenio Bennato in concerto all’Arenile Reload: la nuova Italia che balla

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Annoverato tra i più importanti cantori dei sud del mondo, Eugenio Bennato si è esibito in concerto all’Arenile Reload di Bagnoli lo scorso 25 ottobre nell’ambito del “Balla la Nuova Italia tour” proponendo al pubblico partenopeo un live incentrato soprattutto sulla musica popolare, concepita come strumento di aggregazione socio-culturale. Sono tanti i temi affrontati da Eugenio Bennato all’interno del suo concerto: si va dalla fondazione di Taranta Power, che rappresenta storicamente l’avvio di tutto il movimento, per poi proseguire con l’apertura agli altri sud del mondo, dalla sponda meridionale del Mediterraneo alle profondità dell’Africa e di tutte le terre della tradizione e dell’emigrazione, fino ad approdare a tematiche complesse e decisamente attuali quali la globalizzazione e la rivendicazione della storia negata dell’Italia del Sud, che coinvolgono oggi centinaia di migliaia di persone.

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Il concerto si snoda sul percorso di tutte le più importanti composizioni di Eugenio, da “Brigante se more” alla recentissima “Notte del sud ribelle”, scritta la scorsa estate in occasione della partecipazione alla Notte della Taranta, e si avvale della collaborazione della consolidata band, impegnata da anni in concerti in tutto il mondo, costituita da Sonia Totaro, Chiara Carnevale, Stefano Simonetta ed Ezio Lambiase, fidati compagni di viaggio che, attraverso la musica, restituisce onore e considerazione a storie troppo spesso dimenticate.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Leggi l’intervista ad Eugenio Bennato:

http://www.ritrattidinote.it/interviste/intervista-ad-eugenio-bennato-il-meridione-e-la-risposta-allappiattimento-globalizzante.html

I colori del jazz: Alessandro Lanzoni e Barbara Casini in concerto. Il live report

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Emozioni autentiche e profonde quelle vissute dal pubblico partenopeo in occasione di “Uma Mulher”, il raffinato concerto che la meravigliosa Barbara Casini, nota per la sua capacità di interpretare il repertorio brasiliano d’autore, ed il talentuoso pianista jazz Alessandro Lanzoni hanno tenuto lo scorso 23 ottobre presso il Teatro Mediterraneo di Napoli, nell’ambito della rassegna “I Colori del Jazz. Culture in Musica”, a cura del Live Tones, con la Direzione Artistica di Alberto Bruno e la Direzione Organizzativa di Ornella Falco, progettata secondo le finalità del Forum degli scambi culturali e dell’internazionalità. Al centro del live concepito dai due musicisti, i brani che hanno segnato le tappe salienti del lavoro di compositrice della Casini, a partire da brani del suo primo disco del ’97 fino alle canzoni inedite che faranno parte di un prossimo progetto discografico.

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

A curare gli arrangiamenti e a delineare i tratti peculiari delle melodie, il sofisticato Alessandro Lanzoni, vincitore dell’importante e prestigioso riconoscimento Top Jazz 2013. A completare la scaletta, una serie di selezionatissimi omaggi a importanti autori brasiliani, tra tutti: Edu Lobo, Chico Buarque, Ivan Lins. Artisti che hanno segnato il percorso musicale di Barbara influenzand profondamente il suo modo di cantare e che, associati alla potente verve interpretativa di Lanzoni, hanno offerto al pubblico una serata musicale all’insegna della qualità.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

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Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amedeo Minghi “Suoni tra ieri e domani? Un progetto che racconta la mia vita”

Cover disco

Amedeo Minghi  torna sulle scene con un nuovo progetto editoriale e discografico intitolato “Suoni tra ieri e domani”. L’artista ha racchiuso alcuni dei più bei brani scritti da lui ed  interpretati dai nomi storici della musica italiana in un elegante cofanetto comprensivo di un cd audio, un bellissimo brano inedito “Io non ti lascerò mai”ed un libretto di 64 pagine in cui il cantautore ha ricordato aneddoti, artisti, poeti, musicisti, arrangiatori, produttori che hanno segnato le tappe salienti della sua lunga carriera artistica. Rilette e riarrangiate insieme al maestro Gangarella, le canzoni vivono una nuova identità  e, nella loro essenzialità piano e voce, si aprono con stupefacente facilità a nuove coinvolgenti interpretazioni. In questa intervista Amedeo Minghi si è soffermato a lungo non solo su questo importante progetto ma anche su numerosi aspetti strettamente collegati alla dimensione musicale contemporanea.

Così come ha spiegato nel libretto che accompagna il suo nuovo lavoro discografico “Suoni tra ieri e domani”, la scelta di pubblicare questa selezione di brani del suo repertorio è consequenziale ad una “spinta sociale”… ci spiega come le è venuta la voglia di recuperare queste gemme dal suo personale forziere di parole?

In questo album ci sono 10 brani che ho selezionato e che in passato ho affidato a miei colleghi interpreti. In realtà questo lavoro è una sorta di testimonianza di un modo di concepire la musica diverso da quello contemporaneo, un mondo in cui  i grandi compositori, i cantanti, i musicisti avevano una forte apertura verso gli altri, verso la collaborazione, non c’era l’individualismo che c’è oggi. Racconto un mondo in cui c’erano meno sovrastrutture, i cantanti non erano chiusi in torri d’avorio. Noi eravamo abituati a sperimentare, ricominciando ogni volta quasi daccapo. In ogni canzone c’è, inoltre, un piccolo aneddoto che svolge la funzione di collegamento tra brani composti in un arco temporale piuttosto lungo.

Tra tutti gli episodi citati, particolarmente emozionante è quello relativo alla registrazione del brano intitolato “Ma sono solo giorni” con Mia Martini…cosa ha reso quel momento così memorabile?

Mimì era considerata da tutti noi dell’ambiente musicale  la numero uno in assoluto. Lo dico con molta chiarezza, noi musicisti abbiamo amato moltissimo Mimì per cui, quando  mi chiamarono per scrivere questo brano per lei, si trattò per me di un vero e proprio salto di qualità. Scrivere per lei fu qualcosa di molto importante e lo fu anche il modo in cui avvenne: io nel box con la chitarra, lei al microfono. Eravamo da soli, tutto era sulle mie spalle. Il brano era anche molto difficile da suonare, non c’erano click, non c’era niente. Per me quello è un ricordo straordinario.

Nella presentazione del disco e del relativo volume, lei parla anche della crisi della discografia e della distribuzione musicale… quanti danni ha causato l’avvento del digitale?

Beh, il digitale ha sicuramente causato gravi danni soprattutto alle giovani generazioni perché magari un ragazzino potrebbe pensare che l’unico modo per ascoltare musica sia soltanto attraverso il pc, non si rende conto di quale sia la reale produzione di un album. A questo aggiungerei un problema tutto italiano: mentre in Germania per scaricare un brano paghi 4 euro, in Italia lo stesso brano costa 0.99 centesimi, un intero album in Germania però costa 7 euro qui, invece, viene 9.99 euro. Si tratta di un problema di impostazione. In casi come questo, in cui un artista propone un libro, il racconto di un percorso di vita, quello che offriamo diventa qualcosa di diverso, pensato per aggirare l’ostacolo: siamo sul digitale ma saremo anche nelle librerie e cercheremo di dare la giusta visibilità ad un lavoro importante e per certi versi addirittura utile per i ragazzi. Lo stesso libretto è stato realizzato dagli studenti dell’Università La Sapienza di Roma, che hanno voluto realizzarlo  in maniera del tutto volontaria e  sono stato davvero molto entusiasta di collaborare con loro.

Amedeo Minghi

Amedeo Minghi

Quale sarà, dunque, il futuro del supporto fisico?

Ci sono alcuni segnali secondo cui il vinile potrebbe riprendere vita, anche perché con i mezzi che abbiamo a disposizione si potrebbe riuscire ad ottenere un disco in vinile con dei costi molto più ridotti. Se si potesse togliere il 4% di iva, come avviene già con i libri, sarebbe un’altra storia. Non siamo ancora riusciti a convincere il governo del fatto che la musica è cultura, se ci riuscissimo potremmo ottenere la realizzazione di lavori fruibili, concreti, tangibili, da vivere e toccare con mano.

A proposito di impostazione del sistema,  il suo lavoro sarà presto protagonista di un grande evento organizzato presso l’Università La Sapienza di Roma… cosa dovrà aspettarsi il pubblico?

Anche per me sarà una grande sorpresa!  Il 30 ottobre scoprirò cosa hanno organizzato i ragazzi che, tra l’altro, hanno realizzato un bellissimo videoclip e anche questo libretto. Insieme ai suddetti progetti è venuta fuori anche questa cosa del tutto inaspettata, quel giorno saranno presenti tantissimi ragazzi e numerosi gruppi, che hanno realizzato delle cover version di brani miei, rivisitati in maniera del tutto spontanea. Ovviamente faremo una ripresa audio e video di quest’evento in cui ci saranno rock, pop, jazz, hip hop, rap, reggae, un balletto ispirato alla musicoterapia , un altro ispirato alle musiche di “Fantaghirò”, insieme a delle coreografie classiche.  Io sarò ovviamente in prima fila a godermi tutto dall’inizio alla fine, adoro stare con i giovani!

Cantare è d’amore?

Certo, tutti cantano d’amore! Alcuni si sono forse celati dietro altre cose, magari buttandosi sul sociale, ma alla fine  l’amore è anche politica.

“In ogni giorno ci sei per sempre. Io non ti lascerò mai, non ti lascerò mai. Quel respiro leggero che hai, l’onda del petto  che scende e che sale  e mentre sogno ti penso e fa male . Un’altra vita  eravamo oramai e adesso sì che sto imparando a stare nel mondo…ancora qui per noi”.  Il suo ultimo inedito è una dedica d’amore incondizionato…

Avevo già iniziato a scrivere questa canzone prima che mia moglie se ne andasse, lei l’aveva ascoltata e le piaceva davvero molto per cui ho lavorato molto su questo testo. Alla luce di tutto questo è importante rileggere il video pensando che i riferimenti al mito di Orfeo ed Euridice e alla poesia di Ungaretti sono pensati per dare un senso all’ amore che è più forte di tutto, anche della morte.

Perché  il titolo della raccolta “Suoni tra ieri e domani” presenta un riferimento al futuro?

Il brano “Io non ti lascerò mai” è proiettato al futuro. Io canto canzoni del passato ma le sto eseguendo come in un probabile futuro .

Come ha lavorato con Cinzia Gangarella agli arrangiamenti?

Cinzia ha fatto un lavoro enorme, ha lavorato per mesi scorporando gli arrangiamenti originali per riarrangiare i brani e costruire un’architettura sonora straordinaria.

Hai rimpianti o rimorsi particolari?

Sì, ci sono state occasioni perse ma fa parte della vita. La maggior parte delle volte che fai progetti non ti riescono poi magari ti capitano delle cose strepitose, completamente inaspettate. Il rimorso si può anche avere ma alla fine è completamente inutile perché la vita ti dà quello che vuole lei. Il caso ha un’importanza clamorosa nelle nostre esistenze.

Come saranno i live che presenterà a breve al pubblico il 29 novembre a Bologna, il 21 dicembre a Torino ed il 22 dicembre al Teatro Nuovo di Milano?

La prima parte del concerto sarà con il maestro Gangarella mentre nella seconda parte coinvolgerò il pubblico in un viaggio nel nostro comune passato.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Suoni tra ieri e domani” su iTunes

Video: “Io non ti lascerò mai”

Lavinia Mancusi trio in concerto al Caffè Letterario Intra Moenia: l’incanto del Mediterraneo

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettonr

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Il Caffè letterario Intra Moenia della storica Piazza Bellini a Napoli ha ospitato l’atteso concerto della cantante e musicista Lavinia Mancusi, accompagnata da Gabriele Gagliarini (cajon, darabuka, djembé, tamburi a cornice) e Riccardo Medile (chitarra classica,liuto spagnolo, oud). Tenutosi nella rigogliosa veranda del locale, lo scorso 22 ottobre, il live ha rappresentato un’ottima occasione di avvicinamento e conoscenza del ricco e variegato repertorio proposto dall’eclettica artista romana.

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Proponendo al pubblico le suggestive melodie del recente album intitolato “Semilla”, Lavinia ed i suoi abili musicisti hanno inteso rendere omaggio alle musiche, alla storia, e al naturale fascino del Bacino del Mar Mediterraneo. Vento, acqua, terra, fuoco sono, invece, gli elementi chiave per interpretare le sfumature del calderone di storie che, i tre artisti hanno raccontato cullando i ricordi e le speranze di ciascuno. Un caldo incontro tra note, storia, cultura e musica per riabbracciare le antiche origini con classe e ricercata eleganza.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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“Tie me down”, il nuovo ep di Jack Savoretti

Jack-Savoretti Ph Chris Faith

Jack-Savoretti Ph Chris Faith

“Tie me down” è il nuovo ep del cantautore londinese Jack Savoretti. I quattro brani che compongono questo nuovo lavoro annunciano una nuova evoluzione nella carriera dell’artista ed anticipano la pubblicazione di nuovo album, la cui è uscita è prevista per il 2015. L’ep, scritto insieme al produttore Matty Benbrook, intende mettere in luce la nuova direzione che il cantautore ha intrapreso e la sua nuova attenzione per nuovi ritmi e nuovi filoni musicali. Particolarmente intensa la title track “Tie me down”:“No man was born to be locked up,  No man is born to not be free. We’re here to live, we’re here to love. We’re here to touch, feel & see”, canta Jack, ipnotizzando l’ascoltare con la sua vocalità calda, graffiata e sensuale. Luoghi, colori, sapori, emozioni e sofferenze emergono attraverso la carica emotiva insita nella capacità interpretativa di Savoretti. Un riff insistente di chitarra acustica, una linea di basso tribale ed un groove di batteria incalzante lasciano spazio al mood decisamente più intimo e sofferto di “Last beat”, una struggente ballad amorosa perfetta per incarnare l’idea di un sentimento intenso e profondo al punto da risultare quasi distruttivo. Il fascino della melodia si avvicina a quello immaginifico di una tipica colonna sonora da film strappalacrime. Lo struggimento continua anche in “Jackie Blue”: sudore e polvere si intrecciano tra nuove strade e vecchi ricordi mentre  Jack abbraccia il suo ruolo di folksinger in maniera assoluta e totale. Questo piccolo e prezioso ep si chiude con “Solitude”, un brano che non si distanzia dai contenuti precedenti e che, anzi, sancisce con risoluta efficacia il mood malinconico ed intimista con cui Jack riesce a raccontare scelte, rimorsi e rimpianti che, pur riguardando un eventuale passato, coinvolgono anche e soprattutto il presente.  Per concludere, considerando gli ottimi presupposti di partenza, sarà interessante scoprire se Jack Savoretti seguirà questa scia contenutistica nel nuovo album o se, invece,  vorrà stupire il pubblico con nuovi contenuti e nuove scelte sonore.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Tie me down” su iTunes

Video: “Tie me down”

Intervista a Piero Fabrizi: “Primula? Un disco spontaneo e libero”

Piero Fabrizi

Piero Fabrizi

Musicista, compositore, produttore e arrangiatore, Piero Fabrizi è attivo nel panorama musicale italiano sin dal 1980. Dopo aver prodotto, nell’arco di 23 anni, 14 album e due DVD della cantante romana Fiorella Mannoia, nel 2002 Piero Fabrizi ha fondato l’etichetta discografica indipendente Brave Art Records, con la quale realizza progetti dedicati alla musica strumentale. Lo scorso settembre il chitarrista e produttore romano ha deciso di pubblicare “Primula” (un album d’esordio arrivato dopo una lunga carriera e oltre cento dischi), per raccontarsi senza limiti. In questa intervista, l’artista si è raccontato a 360 gradi dedicando un ampio approfondimento non solo a questo lavoro ricco di prestigiose collaborazioni, ma anche alla situazione generale del contesto musicale contemporaneo, offrendo numerosi spunti di riflessione.

Nel corso della tua carriera, iniziata nel 1980, hai ricoperto il ruolo di produttore, chitarrista, autore lavorando alla realizzazione di più di cento album. Quale di queste vesti senti più tua e perché? Come cambia il tuo ruolo a seconda della funzione che svolgi?

Mi sento soprattutto un musicista, la produzione è uno dei lati del mio fare musica, forse il più coinvolgente lavorativamente parlando, molto simile al ruolo di un regista nel cinema, una figura di riferimento che può realmente affiancare un’artista dall’inizio alla fine di un progetto, una figura importante in America o in Inghilterra, in Brasile perfino…un po’ meno da noi, dove il produttore è visto come colui che realizza un disco e lo consegna all’artista o alla casa discografica. In realtà, a mio avviso, non è questa la funzione fondamentale del produttore. La produzione parte a monte, con la scelta delle canzoni, interpretando al meglio l’orientamento dell’artista, aiutandolo il più delle volte a cercare il percorso ideale per esprimersi al meglio, attraverso le canzoni migliori, con quel filo di distacco che l’artista non potrebbe mantenere fino in fondo, nei confronti del proprio materiale. Il produttore è il vero alter ego dell’artista, colui che vede oltre e coadiuva nelle scelte importanti, con chiarezza e determinazione, fuori da ogni logica che non sia prettamente artistica. In tutto questo, il suonare, comporre e arrangiare, diventano elementi indispensabili per comunicare con il giusto linguaggio e per veicolare al meglio l’emozione trasmessa dall’artista nelle sue interpretazioni. Il rispetto della personalità artistica, unito al senso critico, alla creatività e ad una visione d’insieme, fanno di un musicista, chitarrista e autore… un buon produttore.

Hai lavorato per tantissimi anni con Fiorella Mannoia… ci racconti come hai vissuto questa speciale sintonia artistica con lei e come l’avete alimentata nel corso degli anni?

Lavorare per oltre 23 anni con Fiorella Mannoia è stato relativamente facile perché ci ha uniti la profonda passione e l’altrettanta sintonia, su tutto ciò che abbiamo deciso di fare, ma soprattutto, direi, la stima reciproca, che sancisce sempre le unioni creative e umane. L’essere due persone molto diverse – ma con grandi affinità – ha sicuramente arricchito ed alimentato per molto tempo il nostro rapport rendendolo molto speciale.

Nel tuo album d’esordio hai racchiuso i tuoi riferimenti musicali, i tuoi sogni di una vita e gli hai dato forma insieme ad alcuni nomi di spicco della scena musicale internazionale come Chico Cèsar, Tony Levin, Jacques Morelenbaum, Morneo Veloso, David Binney, Mauro Pagani, Maurizio Giammarco… Quando e perché ti è venuta voglia di lavorare ad un progetto tuo? Qual è stato l’elemento scatenante e quali sono le storie, i messaggi e le prospettive di questo lavoro così eterogeneo?

Era da tempo che sentivo l’esigenza di avventurarmi in qualcosa di personale e specifico come la progettazione di un mio album. In verità la musica ha preso il sopravvento sulla razionalità, nel senso che ho iniziato a registrare un paio di brani che avevo provato insieme al mio caro amico e mirabile batterista Elio Rivagli. Abbiamo improntato un ensemble molto scarno: chitarra elettrica, batteria acustica e percussioni elettroniche per appuntare delle idee ritmiche. Da lì a breve ci siamo ritrovati in studio con Dario Deidda al basso elettrico per registrare la prima traccia dell’album che dà il titolo a tutto il lavoro: “Primula”. Sono molti i momenti da ricordare, legati alle registrazioni del disco: ho ripreso gran parte delle sessioni in studio e vorrei riuscire a farne una sorta di “making of”, cosa sempre interessante dal punto di vista dell’ascoltatore che, in questo modo, può avere la possibilità di cogliere una maggiore “umanizzazione” dell’importante, (ma a volte oscuro) lavoro svolto in studio di registrazione. Non ci sono messaggi in questo mio lavoro, direi, piuttosto un pensiero costante: fare musica in piena libertà. Questo è il vero e unico intento, che io, insieme ai musicisti che hanno partecipato alle registrazioni, abbiamo perseguito fino in fondo. Ora c’è la voglia di portare questo progetto ambizioso fuori dallo studio, suonare dal vivo è il mio vero obiettivo, il più naturale e consequenziale, certo, ma anche il più gratificante.

Piero Fabrizi ph G. Canitano

Piero Fabrizi ph G. Canitano

Non solo musica ma anche solidarietà, con questo album sostieni la Onlus fondata da Barbara Olivi “Il sorriso dei miei bimbi”. Di cosa si occupa questo ente e in che modo il tuo album intende sostenerne i progetti?

Il lavoro svolto da Barbara Olivi e dagli altri volontari è proteso soprattutto alla scolarizzazione dei bambini (ma anche dei più adulti) in una realtà molto dura qual è la favela di Rocinha a Rio de Janeiro, (la più grande favela di tutto il Sud America),  dove il degrado è visibile e tangibile ad ogni angolo, e dove i ragazzi vengono continuamente a contatto con tutto ciò che di più dannoso e deleterio si possa immaginare in un “inter regno” costituito e gestito da spacciatori senza scrupoli, armati fino ai denti, impegnati in continue lotte intestine, feroci e sanguinose, per il controllo del territorio della favela. L’associazione di Barbara e compagni, garantisce per alcune ore giornaliere un cuscinetto ideale, per poter dare spazio e aree di pace e di aggregazione, gestite da insegnanti qualificati e psicologi, i quali si preoccupano del benessere dei bambini/ragazzi che aderiscono al progetto. Oltre alla scuola, ci sono corsi di danza, uso del computer, ginnastica e perfino un corso di botanica. La Onlus è una realtà che va sostenuta e difesa, questi volontari hanno cuore e coraggio da vendere!

Tu sei il fondatore della “Brave Art Records”, un’etichetta che si dedica alla musica strumentale. Come ti muovi all’interno del contesto contemporaneo italiano? Quali sono i filoni che ritieni interessanti? Cosa dovremmo assolutamente ascoltare in questo periodo secondo te?

Il contesto contemporaneo in Italia non consente ottimismi di nessun genere, resiste la passione e la caparbietà di molti di noi che, nonostante la totale assenza di un vero mercato discografico, continuano a pensare alla musica come un’idea più alta, un modo di pensare e di vivere che coinvolge e accomuna. Ritengo che tutto sia cambiato radicalmente con l’avvento di internet e della rete, si deve convivere con una maggiore promiscuità musicale e un minore talento creativo, c’è molta più offerta che richiesta di musica, ci sono molti più performers che compositori, i veri artisti sono addirittura difficili da scovare, dietro questa cortina fumogena formata da orde di prodotti e sottoprodotti musicali…difficile, orientarsi (da parte del consumatore) verso un prodotto qualitativamente alto. Gli stessi format televisivi (X-factor, The voice, ecc..) sono, a mio avviso, fuorvianti ed inefficaci, se pensati con la prospettiva di far ripartire un settore, ormai in caduta libera. Ci vorrebbe onestà e rigore per riuscire a ridare valore e vigore  alla musica italiana. La mia etichetta Brave Art Records, così come anche la Route 61 music, si impegnano a cercare di dare voce alle cose di qualità, qualunque sia la direzione e la tendenza espressa nei dischi prodotti, che vengono scelti esclusivamente sulla base di una proposta qualitativa alta. Se posso consigliare l’ascolto di un disco italiano, consiglierei sicuramente il disco di Tosca – “Il suono della voce”,  un lavoro di grande classe, che alza di netto il livello degli album usciti in questo 2014 in Italia.

Come nasce il passionale intreccio di corde e di pelli vibranti de “La Mirada del Che”? ( Bellissimo il solo di Mauro Pagani al violino… intenso, drammatico e straziante!)

Il brano mi è stato ispirato dalla lettura di una bella biografia di Ernesto Che Guevara, scritta dal francese Pierre Kalfon. Mi hanno colpito soprattutto gli appunti personali del Che e la drammatica imboscata che gli fu fatale a la Higuera in Bolivia, il pezzo vuole descrivere emozionalmente l’atto conclusivo della vita di Guevara. Il bellissimo solo di Mauro Pagani credo racchiuda in sè tutta la drammaticità e la tensione di quel momento, trovo che l’intervento di Mauro sia davvero eccezionale, egli è riuscito ad  interpretare alla perfezione l’andamento e l’intensità del brano. Lo considero un generoso regalo, fattomi da uno dei migliori musicisti italiani.

E la dedica ai “Meninos da rua” in “Clandestino”?

Questo è un brano che da sempre avrei voluto tradurre e riarrangiare e l’occasione di poterlo realizzare su un mio disco non poteva andare sprecata. Chico Cèsar ha scritto questo pezzo venti anni fa, e oggi più che mai,  le sue note e le sue parole risuonano attuali, inneggiando al senso di libertà e fratellanza che lega e unisce questi figli della strada. Chi ha visto e conosce questa dura realtà brasiliana può apprezzare ancora meglio il senso di questa canzone, che è al contempo dura denuncia e accattivante filastrocca. Quando mandai a Chico la mia versione, lui mi scrisse subito, proponendomi di cantare il pezzo insieme a lui, inutile dire che questa collaborazione è motivo di grande orgoglio per me.

Piero Fabrizi

Piero Fabrizi

La title track rappresenta davvero il punto di partenza di questo tuo progetto?

Si, “Primula” è stato il primo pezzo registrato (con Elio Rivalgi alla Batteria e Dario Deidda al Basso elettrico) e da qui il titolo emblematico del brano. Qualcosa che nasce in maniera spontanea e inattesa.

Come hai scoperto la meravigliosa voce di Elsa Lisa, che hai poi inserito in “Buzet Me Ishin Thare” ed in “Qan Lu Lja per Lulen”? Di cosa parlano questi brani così delicati e magici?

Elsa Lila è una cantante albanese di grande talento, ritengo che la sua voce sia oggettivamente una delle più belle al mondo. Il suo timbro è unico e la sua vocalità riesce a toccare corde emozionali profonde, con eleganza e sobrietà. Quelle cantate da Elsa, sono due canzoni d’amore…”Quan lulia per lulen” è un canto popolare, il cui titolo tradotto  dall’albanese è: “Piange il fiore per il fiore”, ovvero il canto di addio di un padre ad una figlia che va in sposa ad un giovane, il quale la porterà via per sempre dalla casa dei genitori, dai suoi affetti, dalla sua infanzia. Il pezzo è stato totalmente rielaborato e riarrangiato da Elsa Lila e da me per cercare di realizzarne una versione più internazionale, meno legata alla scrittura tradizionale del brano. Melodicamente e armonicamente la nostra versione è molto diversa dall’originale. Questo, comunque, è, in assoluto, uno dei miei pezzi preferiti dell’album.

L’estrema varietà del disco è confermata dalla presenza di “Uncle Frank”, il tuo tributo a Frank Zappa, dalla scelta di chiamare dei musicisti brasiliani ad interpretare “Kashmir”, dall’autentico blues di “Jff”…cosa ti ha spinto ad agire con tutta questa libertà?

La naturale propensione a fare soltanto ciò che mi piace è stata la vera costante che ha pervaso le registrazioni dell’intero album. Ho sempre pensato al fatto che ci fossero troppi luoghi comuni da sfatare (ad esempio) riguardo ai musicisti brasiliani. Ho voluto dimostrare che una band composta all’80% da musicisti brasiliani, potesse suonare in modo magistrale un classico del rock come “Kashmir”. Joao Viana (figlio di Djavan) è un batterista rock eccezionale e Jaques Morelenbaum, si è prestato a sottolineare i riff storici del brano con il suo violoncello. Il mio tributo a Zappa è nato dal cuore; la sua musica mi ha sempre affascinato. “Uncle Frank” è una dichiarazione d’amore dedicata al genio iconoclasta del rock. L’arrangiamento dei fiati, ad opera di Maurizio Giammarco, è in perfetto stile zappiano mentre il solo al violoncello, suonato da Jaques Morelenbaum, è una vera perla.

Il brano conclusivo del disco è “Now that you’re gone” un brano che hai scritto pensando a Michael Mc Donald. Se avessi la possibilità di incontrarlo come gli descriveresti questa canzone?

Si tratta di una canzone d’amore molto semplice. La musica non si descrive, si suona e si ascolta! Oltre la morbida voce soul di Lily Latuheru, c’è il notevole apporto sonoro di Tony Levin che sorregge con il suo riff di basso l’intero brano, insieme ad Elio Rivagli alla batteria. Gli archi dal malinconico sapore retrò – scritti e diretti da Maurizio Abeni – rappresentano l’ideale chiusura di questo viaggio personale, attraverso musiche e stili diversi.

Quali saranno i progetti collegati a questo nuovo album e quali, invece, quelli inerenti alla tua carriera da musicista e produttore?

Ho intenzione di fare una serie di concerti per portare dal vivo la musica di “Primula”. Parallelamente ho un paio di progetti, molto interessanti, da produrre nel corso dei prossimi mesi; si tratta di due cose molto diverse tra loro ma entrambe di grande spessore.

Raffaella Sbrescia

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