Cirque des Rêves: ” La musica ci porta per mano nei sogni della gente”

Lisa Starnini

Lisa Starnini

Lisa Starnini ( voce), Gianni Ilardo (chitarra), Gianni Bruno (piano), Edo Notarloberti (violino), Corrado Calignano (basso), Alessio Sica (batteria) sono i Cirque des Rêves, un gruppo nato nel 2013 grazie all’inedito incontro di diverse culture musicali: da un lato la tradizione folk nordeuropea celtica, dall’altro il verace folk/blues partenopeo. L’uso della lingua francese, inglese e italiana e di ricercate melodie hanno subito posto il gruppo al centro dell’attenzione. In quest’intervista è la carismatica leader Lisa Starnini a raccontarci i segreti del “Circo dei sogni”.

Come nasce e quali sono le attrazioni che “Il Circo dei sogni” offre al pubblico?

I Cirque des Rêves  sono sei musicisti molto diversi, provenienti da generi musicali molto lontani tra loro. Questo gruppo è nato praticamente durante un caffè in uno studio di registrazione dove suonavamo un po’ tutti con progetti diversi. Un bel giorno, da buoni amici, abbiamo deciso di tentare di innalzare questo tendone dentro cui volevamo racchiudere,  non solo i nostri sogni, ma anche quelli di tutti coloro che vorranno farne parte. Ovviamente date le premesse, non si trattava di un’idea di facile realizzazione ma i fatti ci hanno dimostrato che la diversità è probabilmente il nostro punto di forza.

Cover_Cirque des Rêves (2)Il vostro ep, omonimo, è nato in tempi molto brevi. Qual è stata la genesi di questo lavoro e quali sono i temi affrontati nei brani?

In effetti l’ep è nato due mesi dopo che avevamo fatto la prima prova insieme! Si è trattato di un processo davvero molto spontaneo, nessuno di noi si aspettava una tale velocità perché , tra l’altro, l’opinione comune era che ci saremmo sicuramente azzuffati, vista la grande eterogeneità dei nostri background musicali, invece nell’ep ci sono pezzi che hanno dentro di sé un pezzo di ciascuno di noi

La vostra musica si discosta da etichette di qualsiasi genere. Se potesse descriverne i tratti generali, quali parole userebbe?

Mi viene in mente il folk contemporaneo, il  pop, il rock e chissà cos’altro! Il fatto è che non ci poniamo limiti…questa è la nostra particolarità: ogni pezzo nasce con un suo carattere, un suo genere e questo ci permette di dargli vita nel modo  più naturale. Diciamo che è la musica a condurci per mano e non il contrario…

Ci sono delle immagini o delle suggestioni che hanno influenzato la vostra musica in qualche modo?

Sì, alcuni pezzi sono nati durante i viaggi che abbiamo fatto. La melodia del valzer francese, ad esempio, è nata proprio in Francia e, anche nel prossimo disco, ci sarà un pezzo nato in un paesino medievale francese. Posso quindi dire che è il viaggio a condizionare di più la nostra scrittura melodica.

Siete già al lavoro su nuovi brani? In che direzione vi state muovendo?

Beh, inizierei col dire che ci sarà l’aggiunta di un’altra chitarra con Gianluca Capurro e che si tratterà di un album tutto in italiano e in francese per cui abbandoneremo la lingua inglese.

A cosa è dovuta la scelta di cantare anche in francese?

La scelta è stata molto naturale perché si tratta di una lingua che appartiene alla mia famiglia: mia nonna era belga, mia madre ha vissuto 11 anni in Francia e parte della mia famiglia vive nella parte francese della Svizzera. A questo aggiungerei che ho scelto il francese anche come porta fortuna, visto che mia nonna è stata colei che mi ha insegnato a credere nei sogni.

Nel videoclip del brano “Cahier des Rêves” viene usata la tecnica del teatro delle ombre. Anche la vostra musica possiede delle sfumature teatrali?

La regista del video è  Sara Tirelli, è veneziana ed ha avuto questa idea non appena ha sentito il pezzo. Io sono molto legata al teatro delle ombre perché lo andavo a a vedere da piccola quindi questa intuizione mi è piaciuta tantissimo e, tra l’altro, credo che calzi proprio a pennello con il pezzo; gli dà probabilmente un’aura che era nascosta nelle note e che noi non avevamo visto. In ogni caso non riesco ad immaginare un video diverso da quello che è stato fatto.

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Saremo al Duel Village di Caserta il 21 marzo,  al teatro San Giustino di Roma l’11 aprile e stiamo chiudendo una data con il Blue Note di Milano. Spero, inoltre, che andremo anche un po’ all’estero perché mi piacerebbe dare spazio al riscontro estero che abbiamo avuto in questi mesi: Messico, Turchia, Grecia e Francia sono i paesi in pole position!

 Raffaella Sbrescia

Video: “Cahier des Rêves”

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=wcU5e5C8khE]

La compilation dell’etichetta “La Fame dischi” in free download

la fame dischiGrazie al concorso“Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame seconda edizione”, organizzato, come ogni anno, dall’etichetta indipendente La Fame Dischi,  i migliori brani scelti fra tutti i partecipanti al concorso, oltre 130 band appartenenti allo scenario musicale indipendente italiano, entreranno a far parte della compilation intitolata “Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame VOL.2”. I brani  si possono  ascoltare e scaricare gratuitamente al seguente link: www.lafamedischi.bandcamp.com

Tracklist:

  •  Il Rondine - “Morto” (vince ingresso Fame Dischi + produzione, promozione, distribuzione digitale di un disco + servizio fotografico + brano in compilation)
  •  The Fucking Shalalalas – “Tiramisu” (vince un tour in Italia con 101booking + brano in compilation)
  •  Zeman - “Fermo” (vince promozione per una anno di 1 album o 1 ep + brano in compilation)
  • Venus in Furs – “Io odio il mercoledì”
  • Liprando – “Nell’ambra”
  • Rigolò – “Hellas”
  • DON’T ASK ME – “Oggi mi sento bene”
  • Bonomo – “Insonnia”
  • SIR RICK BOWMAN – “Over Borders’ Ground”
  • JARRED THE CAVEMAN – “Back into the sinkin’ ship”
  • ZIO VANIA – “Strawfire” (brano in compilation)
  •  Portfolio – “Sion” (brano in compilation)
  •  ETRUSCHI FROM LAKOTA -“I nipoti di Pablo”
  •  IRMA NON ESISTE – “Fiume di Notte”
  •  Borderline Symphony – “Il camaleonte”
  • Granada Circus – “Il Musicone”
  •  La Monarchia – “Ti vedo”
  •  Eugenio in via di Gioia – “All you can eat”
  •  Robespierre Revolutionary Party – “Atlante”
  •  Enrico Botti – “Un bicchiere di vino”
  •  Il Magnetofono – “Baby doll”
  •  Esquelito – “Eternit Love”
  •  Younger Son – “Out of tune”
  • La Madonna Di Mezzastrada – “Tunisia”
  •  John Mario – “No VR”
  •  Coniugi Orsini – “FERLAINO”
  •  3chevedonoilrE – “Karmelita”
  •  Visioni di Cody – “Il Manifesto”
  • Assassini del Pop – “Quando mi dimentichi”
  • Vuoto Apparente – “L’atleta”

Intervista ai Fluon. Andy: “Futura resistenza racchiude la forza di un’idea”

Fluon © Sergione Infuso

Fluon © Sergione Infuso

“Futura resistenza” è il disco d’esordio dei Fluon, la band nata dall’incontro del talento creativo di Andy, ex Bluvertigo, con la chitarra elettrica di Fabio Mittino, il sound electro di Faber e quello rock elettronico di Luca Urbani. Grazie al sostegno dei fan e alla piattaforma di crowdfunding Musicraiser, il gruppo ha realizzato un lavoro discografico in grado di rispecchiare il proprio stile personale e creativo. A raccontarci i segreti del disco è proprio Andy, il frontman della band, che incarna l’estetica, il suono e lo spirito dell’omonimo laboratorio d’arte, fabbrica di idee, dipinti e musica.

Come intendono i Fluon la parola resistenza e in che modo essa può racchiudere l’essenza del disco?

L’essenza del disco è racchiusa nel concetto di  “forza di un’idea”. Visto che ci troviamo in un clima sociale abbastanza estremo e che la discografia non esiste più, c’è bisogno di creare qualcosa in maniera completamente indipendente, attraverso delle idee brillanti.

Fluon © Sergione Infuso

Fluon © Sergione Infuso

La vostra musica è molto eterogenea. Quali sono i punti cardine delle vostre composizioni e come nascono gli arrangiamenti?

La produzione del disco è stata curata da Fabio Mittino, un chitarrista proveniente da una disciplina e scuola di pensiero molto particolare, secondo la quale l’obiettivo finale è mirare all’essenza delle cose. Per questo motivo, a differenza del passato, in cui tendevo a farcire le tracce di infinite possibilità sonore, lui ha preferito togliere piuttosto che mettere. A completare il lavoro sono stati Luca Urbani, con dei testi molto lontani dal sovraccarico di parole, e Faber che ha mixato il disco. Per quanto riguarda me, ho semplicemente fatto il cantante e ho scritto il pezzo di un brano.

Futura Resistenza_cover album (2)Nel vostro disco suono, spirito ed estetica vanno di pari passo? Ci sono dei progetti legati anche ad una dimensione più specificamente visiva?

Sì, Fluon è anche un luogo fisico, un capannone industriale adibito alla creatività. Al suo interno vedranno la luce servizi fotografici, album,  videoclip e tutte le altre attività che potranno venire fuori da questo progetto. Per quanto riguarda il live, che muoverà i primi passi a maggio, tutti i brani conterranno una proiezione visiva; suono e immagine saranno compresenti in quello che sarà un concerto visuale.

“Non c’è gloria ma solo partecipazione”?

Partecipare implica la consapevolezza della propria esistenza

Qual è il “nuovo che avanza”?

La forza di un’idea, per noi, sta nel creare un’operazione di crowfunding in cui il nostro pubblico ci ha dato dei soldi a scatola chiusa, investendo su di noi perché crede in quello che facciamo. Questo è il nuovo pubblico, questo è quindi un nuovo che avanza , un nuovo interlocutore partecipe delle nostre idee.

“Tutto torna”?

Si tratta di una constatazione. La sofferenza degli anni passati, le tante battaglie perse, il denaro rubato da persone disoneste, ma anche le tante soddisfazioni, mi hanno portato a pensare che tutto torna. Ho creduto nella mia essenza e, nonostante la  povertà di tasca, la ricchezza di impulso mi ha comunque regalato dei feedback positivi.

Nei vostri testi la notte gioca spesso un ruolo chiave. Come mai? Vi va di approfondire questo discorso?

La notte raccontata nel disco è quella di Luca Urbani che ha scritto i testi. In generale, comunque, la notte è un convogliatore di pensieri creativi: mentre tutti gli altri dormono, noi possiamo attingerne energia.

“Ti puoi permettere” e “Buio” sono due brani che sembrano avere una consistenza diversa rispetto agli altri brani… siete d’accordo?

Beh, sì…In ”Buio”, in particolare, tutto diventa acustico, tutto si svuota, si toglie la corrente e ci si dà la buonanotte.

Che rapporto avete con i vostri fan?

Siamo in contatto diretto e loro possono venire nel mio studio quando vogliono, per me è un piacere riceverli. Quando ne abbiamo invitati alcuni, per le riprese del videoclip de “Il nuovo che avanza”, ho cucinato tantissimo pollo al masala, ho cercato di fare cibo per tutti è stato molto divertente.

Raffaella Sbrescia

Video: “Il nuovo che avanza”

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=L1emjjdgd4E]

“PineAppleMan”: 10 minuti di benessere

pineapple manDieci minuti di catartico benessere psicofisico racchiudono l’essenza di “PineAppleMan” il piccolo, soffice e leggiadro ep di Pineappleman (vocals, little guitar big sound), accompagnato da LaPAM  (viola), AlanFord (electric guitar, effects, chorus), Annanas (synth, piano, keyboards, chorus), Paul Rain (bass, drums, effects ).  Silenzi ad effetto, colorazioni sonore dal tocco vintage ed una lieve profumazione melanconica impreziosiscono il ritmo irresistibilmente folk delle trame sonore delle 3 tracce che compongono l’ep. La title track “PineAppleMan” lascia che il suono penetri, con un’equilibrata dose di vivacità, nel cuore morbido e caldo di “Love in Japan”: una dolce e accorata armonia melodica alla ricerca dell’amore. Conclude il tutto “Extraordinary world”, un’ avvolgente ballad per pianoforte e viola, in cui il sussurro della speranza  culla la vita verso un nuovo giorno.

Raffaella Sbrescia

The Zen Circus: “Canzoni contro la natura”

The-Zen-Circus-canzoni-contro-natura-cd-coverAndrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli sono i The Zen Circus e “Canzoni contro la natura” è il loro ottavo disco, giunto dopo quasi quindici anni di carriera e più di mille concerti. “Zero pose, zero hype ma solo tanto, tanto sudore” è il manifesto dei folk punk rockers pisani che, grazie a questa naturale attitudine, sono stati in grado di conquistare il consenso di un pubblico transgenerazionale.

Le dieci canzoni che compongono il nuovo album del gruppo, realizzato dopo un periodo di pausa, sono farcite di storie e sentimenti dei nostri giorni, non ci sono facili slogan e frasi fatte, c’è, invece, una grossa percentuale di musica suonata. Brandelli di polpastrelli e gocce di sudore sono, quindi, gli ingredienti segreti di una ricetta dal sapore agro-dolce.  Ad aprire l’album è il folk-rock di “Viva”, il manifesto per eccellenza della rabbia e della frustrazione di un popolo che, fra offese gratuite ed effimere esultanze, ha smarrito la propria ragione di esistere: «Di cosa ridete? Di cosa urlate? (…) Tutti viva qualcosa, sempre viva qualcosa. Evviva l’Italia, viva la fica, viva il duce (…) evviva i tifosi (…) Tanto vivi si muore», cantano i The Zen Circus mentre sogni, incubi e perversioni generazionali invadono le trame di “Postumia”. Le travolgenti percussioni di “Canzone contro la natura” danno voce alla ribellione animale e vegetale contro l’essere umano mentre le parole del poeta Giuseppe Ungaretti non lasciano scampo all’indelebile contrasto tra essere umano e natura. La disillusione regna sovrana anche in “Vai vai, vai!” e “L’anarchico e il generale”, seguite da “Albero di tiglio”, considerato, a ragione, il pezzo chiave del disco: 7 minuti e una manciata di secondi in cui Dio è un albero: “Davvero avete creduto che potevo esservi amico, nessuno con questo potere vorrebbe mai fare il bene”, questo è il triste e veritiero verdetto prima che un potente finale strumentale ci dia il colpo di grazia. Nonsense e sarcasmo la fanno da padrone anche in “Mi son ritrovato vivo”. Parole cupe e decadenti sono quelle di “Dalì “, un dissidente destinato alla persecuzione e desideroso di vendetta. “La merda viene sempre a galla” è il monito di “No Way” prima che il sound a strelle e strisce di “Sestri Levante” ci culli, infine, verso l’oblìo.

Raffaella Sbrescia

Le date del tour:

07 Marzo – Bologna – Zona Roveri
08 Marzo – Livorno – The Cage Theatre
13 Marzo – Milano – Alcatraz
14 Marzo – Cesena – Vidia
15 Marzo – Roncade (TV) – New Age
21 Marzo – Pescara – Tipografia
22 Marzo – Perugia – Urban
28 Marzo – Torino – Hiroshima
04 Aprile – T. di Gattatico (RE) – Fuori Orario
11 Aprile – Roma – Blackout
18 Aprile – Napoli – Casa della musica
19 Aprile – Lecce – Livello 11/8
25 Aprile – Genova – Viva 25 Aprile
26 Aprile – Firenze – Flog

Video: “Viva”

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=ZCAK8OsXIco]

Tintinette Swing Orchestra: la recensione di “Resistenza è amore…Amore è resistenza”

Tintinette Swing Orchestra ph.press (2)

Tintinette Swing Orchestra

Italia anni ’40: proibizionismo, censura, nebbia bassa e teste annebbiate, divise che accecano, divise che spaventano, divise che uccidono gli uomini ma non l’anima… Questa è l’Italia che i Tintinette Swing Orchestra riprendono e stravolgono, con lucida teatralità, in “Resistenza è amore…Amore è resistenza”, il disco prodotto dalla label FreakHouse records.

TINTINETTE_artcover (2)Miss Annette (voce, kazoo), Mister Djero (contrabbasso, voce) e Mister Jhonny (ukulele, box, voce), al secolo Annamaria Tammaro, Gero Pitanza e Giovanni Costagliola, spaziano, dunque, all’interno di un repertorio a metà strada tra un disimpegnato moralismo resistente ed un trascinante sperimentalismo vocale e sonoro. Il disco si apre con l’ironia di “Piccolissima serenata” e l’attualissima “Mille lire al mese”, valuta permettendo. Arrangiamenti stringati e minimal lasciano che la vocalità di Annamaria Tammaro diA libero sfogo a vibrati e “miagolìì” d’altri tempi, senza tralasciare sensuali richiami alle star d’oltreoceano. “Quel motivetto che ti piace tanto” di Michele Galdieri e Dan Caslar,  ”Summertime”, la provocatoria “Maramao” e la sensualissima “Why don’t you do right” lasciano le vesti castigate dell’ ancien régime ritrovando una nuova linfa, ricca di sfiziose assonanze musicali. I tre Tintinette, che orchestra non sono, fanno proprie le velleità più sottili di brani ormai archiviati da “Bacio piccolissimo” a “It don’t mean a thing” di Duke Ellingon e Irving Mills alla “La gelosia non è più di moda” fino al sexy brio di “Baciami piccina”, al cinismo di “Ultimissime” e al fascino senza tempo di “I put a spell on you” di Screamin’ Jay Hawkins. Chiude il godibilissimo disco la ghost track che non ti aspetti: “Sweet Dreams” degli Eurythmics, per sorridere sognando.

Raffaella Sbrescia

Swell 99: “Sentite cosa riusciamo a fare”

Swell99

Swell99

Tra graffi grunge e melodie di matrice rock alternative, importate direttamente da oltreoceano, il rock dei marchigiani Swell99 giunge a “Life”, il secondo album in studio della band che, dopo quasi quindici anni di instancabile gavetta, ha varcato ufficialmente le soglie del limbo. Carlo Spinaci (voce ), Carlo Ciarrocchi (chitarre), Maxi Canevaro (chitarre), Michele Pierini (basso), Lorenzo Eugeni (batteria) si raccontano senza filtri, lasciando emergere la forza di un legame prima di tutto umano, oltre che musicale.

Quando è cominciato il vostro percorso di vita insieme e come si sono evoluti il vostro rapporto e, parallelamente, la vostra musica nel corso degli anni?

Siamo 5 amici, da sempre legati per qualche motivo (di parentela o conoscenza in comune), che nutrivano gli stessi gusti musicali, da lì è nato tutto. Sono molti anni ormai che condividiamo la musica come band e le tappe più importanti sono state segnate proprio dai momenti in cui la crescita personale, come musicisti e come uomini, ha potuto tradurre in “note” la fine di ogni percorso di ricerca, mettendole a disposizione della band.

Quali sono stati i vostri punti di riferimento iniziali e, quali, invece, sono stati quelli scoperti più recentemente?

Da sempre (e sempre lo sarà), la musica di Seattle degli anni ’90 mentre, per quanto riguarda le più recenti, tutte le nuove band Post Grunge e Hard Rock, contaminate oggi nelle loro post produzioni da campionature di suoni elettronici.

Che differenze ci sono nell’approccio alla musica tra di voi?

C’è chi riesce meglio a scrivere le ballad e chi invece riesce a portare riff più cattivi o tirati, chi preferisce ritmi di batteria più sincopati o chi preferisce un 4/4 dritto facendo della voce l’elemento determinante… La cosa migliore è che tutta la band riesce ad adattarsi e condividere i gusti individuali nella maniera più facile e collaborativa.

LIFE SWELL 99Da cosa nasce, a cosa s’ispira e cosa intende comunicare l’album “Life”?

“Life” vuol dire: “siamo arrivati fino a qui, eccoci, ci siamo ancora, nonostante l’età e gli impegni, non smettiamo mai di portare avanti ciò che facciamo da più di 20 anni e probabilmente non smetteremo mai… Sentite cosa riusciamo a fare”. LIFE è la voglia di far ascoltare qualcosa di più potente, veramente rock, nei suoni e nelle composizioni, qualcosa di completamente diverso dal primo lavoro. Seppur non al 100% originale, siamo soddisfatti del nostro sforzo.

“Non è la fine” è il terzo singolo estratto dal vostro ultimo lavoro discografico. Si tratta di un brano molto intenso, raccontateci qual è il messaggio che esso contiene.

Il testo è nato nel sonno e ricordo Carlo raccontare di essersi subito alzato ed aver scritto testo e musica. È molto personale e credo riporti sempre un filo logico più o meno forte con una storia passata che lui ha avuto e l’ha lasciato veramente KO quando è fini, sicuramente è l’unica storia d’amore che l’ha ferito e ritorna sempre nei suoi testi. Quando una donna ti lascia senza spiegazioni, ti rimane il pungiglione avvelenato dentro e ci devi convivere con la delusione e la rabbia…

Qual è il bilancio del gruppo e quali sono i nuovi obiettivi che vi siete posti per il futuro?

Il bilancio è buono. Ora abbiamo bisogno di nuovi stimoli. Vogliamo già lavorare al nuovo disco  e cercare di farlo tutto in Italiano… Tutti stiamo lavorando per prenotare date e rifare da spalla a qualche “grande”.

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

4 Aprile al Drunk ‘n Public! Per gli altri aggiornamenti seguiteci su www.facebook.com/swell99 o www.swell99.com.

Raffaella Sbrescia

Video: “Urlo”

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Festival di Sanremo: tutti i dettagli della conferenza stampa

fabio fazio

Fabio Fazio

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione del 64° Festival della Canzone italiana: assieme a Giancarlo Leone (direttore di Rai Uno), i conduttori Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato, Mauro Pagani e il regista Duccio Forzano hanno rivelato, punto per punto, tutti i dettagli della kermesse.

A curare l’anteprima del Festival sarà Pif. Pierfrancesco Diliberto, talentuoso regista ed ex Iena, manderà ogni sera un filmato, quasi una sorta di microfilm, che anticiperà ogni puntata della manifestazione canora.

Il “Dopo Festival” sarà affidato, invece, a Filippo Solibello e Marco Ardemagni, conduttori di Caterpillar AM, uno dei programmi di punta di Radio 2, e sarà visibile in streaming sul sito della kermesse. Lo storico marchio del post serata sanremese avrà, dunque, una veste completamente digitale. I conduttori scandaglieranno il Festival minuto per minuto, alla ricerca di argomenti caldi di cui discutere, curiosità, retroscena inediti e battibecchi.

scenografia-sanremo-2014-660x300«Il tema del festival sarà la bellezza», ha anticipato Fabio Fazio, e proprio la bellezza di un palazzo italiano del Settecento arricchirà la scenografia del Festival. «Un luogo teatrale dell’anima, che riprende vita e tenta di risorgere, nonostante le incurie e l’incedere del tempo». Questo è lo spirito con cui la scenografa Emanuela Trixie Zitkowsky ha realizzato la scenografia della 64esima edizione di Sanremo.

sanremoGrande attenzione sarà riservata, inoltre, alla serata del venerdì, denominata “Serata Sanremo Club” e dedicata alla musica cantautorale: «Ogni artista in gara si esibirà con un brano non suo, ha spiegato Fabio Fazio, nella serata del venerdì si consentirà ai cantanti Big di completare le loro esibizioni dando loro la possibilità di fare ascoltare un brano, a scelta, dei cantautori storici. L’idea si riallaccia allo spirito del Tenco Club, due aspetti complementari e importanti allo stesso modo nella cultura popolare». Per quanto riguarda gli ospiti, Luciana Littizzetto, unica prima donna del Festival, ha subito sottolineato che ogni ospite farà un numero insieme a lei e Fazio. I nomi annunciati sono Laetitia Casta, Claudio Baglioni, Raffaella Carrà, Renzo Arbore, Gino Paoli, Franca Valeri, Enrico Brignano, Luca Parmitano, Rufus Wainwright, Stromae, Damien Rice, Paolo Nutini e Yusuf Cat Stevens. Non mancherà, inoltre, un doveroso omaggio al Maestro Claudio Abbado con l’Orchestra Mozart. Grandi assenti saranno, invece, Giorgia e Alicia Keys.

A presiedere la giuria di qualità sarà Paolo Virzì che sarà affiancato da Silvia Avallone, Paolo Jannacci, Piero Maranghi, Aldo Nove, Lucia Ocone, Silvio Orlando, Giorgia Surina, Rocco Tanica e Anna Tifu.

I 14 Big in gara:

  • Arisa – “Lentamente” e “Controvento”
  • Noemi – “Bagnati dal sole” e “Un uomo è un albero”
  • Raphael Gualazzi con Bloody Beetroots – “Liberi o no” e “Tanto ci sei”
  • Perturbazione – “L’unica” e “L’Italia vista dal bar”
  • Cristiano De André – “Invisibili” e “Il cielo è vuoto”
  • Renzo Rubino – “Ora” e “Per sempre e poi basta”
  • Ron – “Un abbraccio unico” e “Sing in the rain”
  • Frankie Hi-Nrg – “Pedala” e “Un uomo è vivo”
  • Giuliano Palma – “Così lontano” e “Un bacio crudele”
  • Riccardo Sinigallia – “Prima di andare via” e “Una rigenerazione” Francesco Renga – “A un isolato da te” e “Vivendo adesso”
  • Antonella Ruggiero – “Quando balliamo” e “Da lontano”
  • Giusy Ferreri – “L’amore possiede il bene” e “Ti porto a cena con me”
  • Francesco Sarcina – “Nel tuo sorriso” e “In questa città”.

I Giovani

  • Bianca - “Saprai”
  • Diodato  -“Babilonia”
  • Filippo Graziani - “Le cose belle”
  • Rocco Hunt - “Nu juorno buono”
  • The Niro  -“1969″
  • Vadim  – “La modernità”
  • Veronica De Simone - “Nuvole che passano”
  • Zibba -  “Senza di te”.

Girolamo De Simone: “La musica di frontiera è quella che ritiene erronee le gerarchie di qualità tra generi diversi”.

Girolamo De Simone © Antonio Coppola

Girolamo De Simone © Antonio Coppola

Girolamo De Simone è un musicista italiano, considerato tra i principali esponenti delle avanguardie italiane legate alla musica di frontiera. Pianista, elettro-performer e compositore,  De Simone conduce, da almeno 30 anni, importanti ricerche sui nuovi linguaggi per la riscoperta di repertori inediti o rari e, in qualità di teorico delle musiche di frontiera,  ha pubblicato libri, saggi, articoli e recensioni anticipando le tematiche della contaminazione tra generi musicali, della critica allo sperimentalismo e delle nuove estetiche mass-mediali, senza tralasciare il ruolo centrale che l’artista ha ricoperto nella direzione artistica di importanti rassegne dedicate ai plurali della musica.

“I suoni hanno sempre lo stesso significato ed i veri maestri possono agire nella variazione di senso che si può assegnare ad una certa frase. Solo raramente quella frase può viaggiare ed arricchirsi di significato. E’ l’attimo della fioritura”. A distanza di tanti anni la pensa ancora allo stesso modo? Cosa aggiungerebbe, o come commenterebbe, queste parole?

A distanza di anni comincio a comprendere sul serio il senso del “Giardino spirituale” e l’attimo della fioritura simboleggia il massimo potere di ogni azione, di ogni cibo, di ogni composizione, di ogni ricerca. Anche la musica non ha costantemente la medesima forza, va incisa al momento giusto e, quando per noi perde forza bisogna, smettere di eseguirla dal vivo ma pochi lo fanno. Tanti trovano rassicurante perfezionare senza sbagliare. Invece, il rischio d’errore ha sempre caratterizzato i più grandi interpreti che, tuttavia, sbagliavano sapendo sbagliare, riempiendo di senso ogni loro nota.

In qualità di agitatore culturale, ci spiega in cosa consiste la Sua strategia di azione?

Ho fondato la prima rivista scientifica dedicata ai plurali della musica. Contemporaneamente, scrivevo (e scrivo) sul quotidiano “Il Manifesto” per ciò che concerne le culture del contemporaneo e ho diretto per circa dieci anni una delle più importanti rassegne italiane di border music, quella di uno dei centri di produzione partenopei, il Teatro di innovazione e ricerca Galleria Toledo. Poi le risorse pubbliche ed editoriali sono finite (nel senso che sono state accumulate da altri e non più destinate alla cultura), e allora ho pensato fosse giunto il momento di pensare ai giovani e alla didattica. Così, ho ideato per l’Agenzia Nazionale ANSAS e per il Miur la parte scientifica del progetto di formazione InNovaMusica, che ha formato circa 2000 docenti italiani di musica e strumento. Ho ceduto alla piattaforma Ansas-Indire buona parte dei materiali raccolti in trent’anni di ricerca che, al momento, sono oggetto di formazione e consultabili on line

Cosa si intende per “musica di frontiera?

La musica di frontiera è quella che ritiene erronee le gerarchie di qualità tra generi diversi.

A tal proposito quali sono le attività dell’etichetta discografica no profit “Border music”?

Sia con quella etichetta, che con la più ‘vecchia’ KonSequenz e, recentemente anche con Hana Goori Music, del mio compagno di percorso, il compositore e polistrumentista Max Fuschetto, abbiamo prodotto numerosi dischi che hanno lasciato un segno nella critica italiana. Molti di quei brani sono oggi su You Tube, e raccolgono anche migliaia di accessi. Considerando il fatto che la nostra produzione è piuttosto innovativa, si tratta di un ottimo risultato.

de simone 2 megaQuali sono state le ultime scoperte in merito alle sue ricerche sui nuovi linguaggi musicali e sulle contaminazioni tra generi diversi?

La vera scoperta è che queste musiche sono “entrate’”anche nelle pubblicità, oltre che nei film e persino, recentemente, nei Contest! Uso in modo del tutto naturale musiche provenienti dai più antichi frammenti conosciuti (parlo del duecento dopo Cristo) e le mescolo con tecniche di sintesi granulare, o più semplicemente con un utilizzo liberamente agogico e improvvisativo di uno di più abusati degli strumenti, il pianoforte. Tuttavia, uso anche il Moog, la spinetta, il clavicordo… etc

Quali gli interlocutori principali delle sue iniziative?

Le mie musiche sono amate da chi fa cinema, o arte. Sono state anche piuttosto ‘imitate’ da altri musicisti, ma non me ne scandalizzo, dacché siamo nell’era delle cosiddette “estetiche del plagio”.

“Konsequenz-Listz” è un progetto editoriale, definito “presidio di analisi e ragionamento contro la violenza e l’obnubilamento mediatico”… Le va di approfondire questo discorso?

Non è semplice farlo in poche righe. Il nostro sito e la nostra rivista, almeno agli inizi, che faccio risalire al 1984, cioè al primo ‘manifesto’ pubblicato su un quotidiano, furono davvero rivoluzionarie: era l’epoca in cui musica contemporanea veniva considerata solo quella cosiddetta ‘sperimentalistica’ e i plurali della musica riguardavano solo la musica ‘leggera’. Chi si occupò di mostrare i plurali sottintendeva sempre una spocchia analitica di provenienza adorniana. Con la fondazione di una rivista scientifica (non si dimentichi che Konsequenz fu editata e pubblicata dalle prestigiose Edizioni Scientifiche Italiane), procedemmo alla ‘storicizzazione’ e al superamento teorico di alcune affermazioni adorniane, e da lì trasferimmo le teorie ai fatti: rassegne, concerti, dischi…

TRILOGIA BIANCAHa recentemente completato la “Trilogia bianca” con i lavori, rispettivamente intitolati, “Ai piedi del monte”, “Inni e antichi canti” e “Di transito e d’assenza”. In cosa consiste questo progetto, cosa ne ha ispirato la composizione e quali sono le sue aspettative in merito?

Francamente, considero oggi il nostro paese in preda ad una sorta di retrocessione culturale, una decadenza impressionante. Pertanto, non mi aspetto nulla di nulla. Semplicemente, sto inserendo un po’ alla volta le musiche in rete, e quello che raccolgo, lo raccolgo in modo ‘indiretto’. Da trent’anni quello che faccio ‘entra’ in un circuito di cose note e accettate, e non credo che i meccanismi postmoderni consentano un ritorno di notorietà se uno non la cerca o non si costruisce quale personaggio, se uno, cioè, preferisce non vendersi o cedere. Del resto, nessuno è davvero proprietario di una buona idea. Essa ‘entra’, assume una vita propria, e se è davvero buona, si afferma prescindendo dall’oscuro teorico che l’ha formulata o realizzata per la prima o seconda volta.

Come nasce “Attacco per Beppe”, azione per pianoforte ed elettronica e cosa intende comunicare?

“Attacco per Beppe” è un omaggio a uno dei grandi musicisti e teorici italiani con i quali ho avuto il privilegio di lavorare ed essere legato da amicizia profonda: Giuseppe Chiari. Ho inserito anche la sua musica tra quelle che oggi sono studiate dai docenti. Speriamo esca dall’oblio come Luciano Cilio e altri amici musicisti scomparsi prima di me, ai quali ho dedicato una parte della mia vita.

Quali sono i progetti a cui si sta dedicando oggi e quali sono quelli a cui vorrebbe dedicarsi domani?

Sto incidendo e lavorando a un brano elettronico che verrà eseguito prossimamente per le celebrazioni dedicate a Jommelli, su invito del chitarrista-compositore Enzo Amato.

 Raffaella Sbrescia

Mirko Signorile: Il mio suono è l’espressione della mia anima”

Mirko Signorile

Mirko Signorile

Mirko Signorile è un pianista pugliese, classe ‘74.  Tra i più interessanti della scena jazzistica italiana, l’artista ha quattro album all’attivo e uno in lavorazione. Nel corso della sua carriera Mirko ha arricchito di molteplici sfumature il suono attraverso un’appassionata ricerca musicale e numerosissime collaborazioni illustri. La sua attività abbraccia anche altre arti come il cinema, il teatro e la danza contemporanea e nel  suo ultimo album, Magnolia”, egli compie  un viaggio sonoro che trova ispirazione nello sguardo sognante di una bambina.

Mirko, il tuo percorso artistico nasce da una formazione classica che si è poi evoluta e arricchita nel tempo. Quali sono state le fasi ed i passaggi che hanno scandito la ricerca del tuo suono?

Mi sono diplomato in pianoforte classico presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari ma già dall’età di 16 anni suonavo in un gruppo jazz- fusion. Il mio suono quindi è sempre stato un mix tra ricerca consapevole e istinto. Nel jazz, per esempio, non puoi prevedere la tua espressività,  devi un po’ lanciarti nel buio, pronto a trovare strade nuove man mano che si presentano. Il mio suono si è evoluto e continua a evolversi esattamente nella misura in cui si allarga la mia idea di musica. Soprattutto è diventato sempre più espressione di una particolare vibrazione: quella della mia anima.

Nell’arco della tua carriera ti sei interfacciato con artisti internazionali, anche molto diversi tra loro. Cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni? Con quali di questi artisti vorresti ancora suonare e quali sono, invece, le collaborazioni che vorresti realizzare in futuro?

Ho avuto la fortuna di suonare con artisti “unici” che mi hanno insegnato tantissimo. Penso all’energia e alla capacità di tenere alta la dinamica di un assolo di Dave Liebman, alla bellezza del suono e all’umanità di Paolo Fresu, all’approccio scientifico di Gaetano Partipilo oppure al senso dello swing di Fabrizio Bosso. Ognuno di loro mi ha insegnato questo e molto altro e spesso l’hanno fatto con una parola o con uno sguardo, un sorriso. Con alcuni di loro ho ancora il privilegio di condividere il palco. Intanto sono nate nuove collaborazioni come quelle con Marco Messina dei 99posse e i Vertere String Quartet con i quali stiamo lavorando ad un cd che uscirà quest’anno. Ma è nata anche una bellissima collaborazione con Raffaele Casarano. Mi piacerebbe risuonare con Renèè Aubry e fare un giro di concerti con Abdullah Ibrahim.

Potresti definire con un solo aggettivo ciascuno dei tuoi album?

“In full life” – free

“The Magic circle” – evoluzione

“Clessidra” – romantico

“Magnolia” – energico

magnoliaParlaci di “Magnolia”, il tuo ultimo lavoro discografico. Suoni, titoli dei brani e sfumature rimandano la mente ad un’idea di nuovo e di diverso. A quali suggestioni ti sei ispirato e cosa intendono comunicare queste melodie?

“Magnolia” è il nome di una bambina che, nel mio immaginario, attraversa i brani di questo cd e non è un caso che esso porti il nome di un fiore. Sul palco porto sempre con me una bambola che simboleggia proprio quella capacità di stupirsi che è tipica dei bambini e dell’essere innocenti rispetto alla vita. I brani hanno caratteri diversi: sognanti, fiabesci, duri ma sempre melodici. Amo il lirismo, lo trovo un mezzo attraverso il quale esprimere la mia gioia e la mia voglia di vivere.

Sogno, desiderio, incanto, frammentazione dei confini spazio-temporali. Quali tra queste sono le parole chiave che contraddistinguono maggiormente il tuo lavoro?

Tutte queste parole contraddistinguono la mia musica e quindi mi risulta impossibile sceglierne una. Essa parte dal sogno, dall’elemento favolistico e fiabesco; si realizza attraverso il desiderio e l’urgenza espressiva creando un mondo musicale del quale io per primo sono spettatore incantato. La frammentazione dei confini spazio-temporali sta nel fatto che la mia musica non è identificabile con un genere ben preciso. E’jazz ma va oltre il jazz.

Mirko-Signorile-quartet-presenta-MAGNOLIA-300x273Come nasce il Mirko Signorile Quartet?

Nasce dall’incontro di musicisti che si conosco da anni, si stimano tantissimo ma soprattutto si vogliono bene. Con me ci sono Giorgio Vendola al contrabbasso, Cesare Pastanella alle percussioni e Fabio Accardi alla batteria.

Che tipo di concerto proporrete al Teatro Zurzolo Live di Napoli il 15 ed il 16 febbraio?

Proporremo un concerto suonando brani tratti da Magnolia ma anche brani tratti da Clessidra  (Universal 2009). E’la fotografia del Mirko compositore e del Mirko improvvisatore.

 Raffaella Sbrescia

Video: “Come burattini”

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=7jqTihDJIs4]

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