Dire Strais Legends: la scaletta e le foto del concerto di Napoli

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 13 maggio, presso il teatro Palapartenope di Napoli, il concerto dei Dire Straits Legends, la concept band nata per continuare a condividere la musica che ha segnato indelebilmente la storia del rock negli anni ’80 e ’90. Da quel lontano 1992, l’anno in cui Mark Knopfler decise di intraprendere una folgorante carriera solista, i membri della band non si sono mai fermati, continuando a collaborare con i più grandi nomi della musica mondiale.

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

La passione e la voglia di ritrovarsi hanno fatto sì che nel 2005 alcuni di loro si riunissero nel progetto “Dire Straits Legends”, non una tribute band, nè una reunion, bensì un progetto finalizzato alla realizzazione di un concept tour per rivivere, sul palco e con il pubblico, alcuni dei pezzi più importanti della storia del rock. Phil Palmer (chitarra), Danny Cummings (percussioni), John Illsley (basso, fondatore nel 1977 dei Dire Straits), Steve Ferrone (batteria), Mel Collins (sax), Primiano Di Biase (tastiere), Marco Caviglia (voce e chitarra) hanno messo su un concerto di altissimo livello che, attraverso una scaletta di venti brani, intende ripercorrere la carriera del gruppo.

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Questa la line up del concerto di Napoli: “Calling Elvis”, “Walk of life”, “Down to Waterline”, “Six  Blade Knife”, “Setting me Up” e poi, ancora “When it come sto you”, “The Bug”, “Romeo & Juliet”, “Tunnel of Love”, “Private Investigations”, sono come perle di una preziosa collana, che, nonostante lo scorrere del tempo, non ha perso né lucentezza né ipnotico bagliore. Sopra e sotto il palco c’è ancora una magica alchimia di emozioni e allora avanti con “Sultans os Swing”, “Your latest Swing”, Once upon a time in the West”, senza tralasciare sorprese come l’inedito “Railway Tracks”, il brano tratto dal nuovo disco di John Illsley, intitolato “Testing the water”, di cui uscirà a breve il singolo.

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Tra virtuosismi strumentali e sguardi divertiti e complici, si arriva all’ultimo stralcio del concerto con “Telegraph Road”, “You and your friend”, “Express love”, “Brothers in Arms” e “Money for Nothing” per sottolineare che la buona musica non conoscerà mai i segni del tempo.

Le prossime tappe del Dire Straits Legens tour saranno:

Firenze 19 maggio, Mantova 20 maggio, Milano 22 maggio, Padova 25 maggio, Trieste 26 maggio.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

 

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

Dire Straits Legends Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista ai Moseek: “La nostra musica è un imperdibile show”

Moseek_01 (2)

Moseek

I Moseek sono una band nata nel 2010 composta da Elisa Pucci (voce, chitarra e autrice), Fabio Brignone (basso, synth e cori) e Davide Malvi (batteria e sequencer). Il genere della band si muove tra rock ed elettronica finalizzato al pieno coinvolgimento del pubblico in un vero e proprio show.  Nel loro percorso artistico i Moseek hanno toccato in lungo e largo l’Italia, partecipato a numerosi festival condividendo il palco con tantissime band tra cui “I Ministri”, “Tre Allegri Ragazzi Morti”, “Linea 77”, “Giuliano Palma & The Bluebeaters”, “Bud Spencer Blues Explosion”, “Perturbazione” e molti altri.  “Leaf” è il titolo del loro disco d’esordio,  abbiamo raggiunto Elisa Pucci al telefono per farcelo raccontare ma anche per sapere qualcosa in più sulla fase di gestazione del prossimo lavoro discografico di un gruppo che ha molto da dire.

Quali sono stati i passaggi che hanno forgiato l’identità artistica dei Moseek?

Il passaggio più importante è stato sicuramente il tour che abbiamo fatto in Inghilterra nel 2012. Lì abbiamo ascoltato tanta  musica nuova, che è stata per noi fonte di tanta ispirazione, sia per quanto riguarda l’aspetto musicale che per la concezione di organizzazione di un concerto. Inoltre abbiamo incontrato tanti musicisti, con tanta esperienza alle spalle, e questo ci ha offerto l’occasione di apprendere davvero molte cose.

Ci parli della cifra stilistica e dei temi che affrontate in “Leaf”?

In questo disco affrontiamo temi piuttosto vari. C’è molta autoanalisi, ci poniamo molte domande su come si affronta la vita ma queste canzoni rappresentano anche un modo per stemperare vicende sia brutte che belle che abbiamo vissuto. I testi sono autobiografici, l’amore è tra i  temi più affrontati nel disco mentre l’altra grande protagonista è la Chiesa; ci siamo posti un vero e proprio interrogativo su quello che essa oggi rappresenta.

Come hai lavorato alla scrittura dei testi e quali sono i sono stati i vostri punti di riferimento?

In genere scrivo sempre in maniera molto spontanea e spesso le situazioni che vivo mi portano a scrivere molto velocemente. Per esempio “Pills”, in cui parlo di come mandare giù un boccone amaro, è stata scritta proprio in 5 minuti, sia per quanto riguarda il testo che la musica in sala di registrazione. L’approccio alla scrittura è, quindi, molto diretto.

La scelta della lingua inglese si rifà ad un motivo specifico?

Si tratta semplicemente di un’attitudine. Fin da quando ero piccola ascolto musica in inglese quindi non si tratta di una scelta a priori.

copertina Leaf (2)“Bocconi da mandar giù in “Pills”, sentimenti soppressi in “Something to Dig”…c’è qualcosa di inespresso in questo album?

Essendo un disco concepito nel 2012, ho cercato di metterci dentro quello che è successo in quel periodo, proprio per questo motivo, però, “Leaf” non rappresenta appieno quello che suoniamo adesso, quindi la parte inespressa del disco è più relativa alla parte musicale piuttosto che quella testuale dei Moseek.

Nell’ambito live che tipo di concerto è il vostro?

Concepiamo il concerto come un vero e proprio show, cerchiamo di portare avanti l’idea di uno spettacolo, abbiamo scenografia e luci mirate ad enfatizzare momento per momento ogni brano.Per queste ragioni anche i pezzi sono concepiti per la dimensione live, il nostro obiettivo è stabilire una maggiore connessione con il pubblico, cerchiamo di colpire le persone non solo dal punto di vista musicale ma anche visivo quindi è molto importante avere un impatto a 360 gradi; questa è una cosa che ci diverte fare.

Qual è il vostro habitat naturale?

Qualsiasi palco per noi è degno di nota, qualsiasi tipo di occasione per noi è l’ideale, non ce n’è una che disdegniamo o che preferiamo. Ogni palco, dove c’è pubblico, fa il suo.

Quali saranno i prossimi passi del vostro percorso artistico?

Stiamo mettendo giù le altre date del tour e poi stiamo lavorando alla pre-produzione del nuovo album perché  il disco che è uscito lo scorso gennaio appartiene al 2012 e ha vissuto la fusione di due autoproduzioni che avevamo fatto in precedenza, per cui abbiamo molto materiale nuovo che vogliamo assolutamente mettere su disco!

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Elisa Pucci e Marialuisa Simbula per Safe & Sound Ufficio Stampa

Video: “Steal-Show”

Camp di Scrittura creativa 2014: tutte le novità

Roberto Mancinelli Ph Niko Giovanni Coniglio

Roberto Mancinelli Ph Niko Giovanni Coniglio

Si terrà fino al 17 maggio il Camp di Scrittura creativa 2014 targato Sony/ATV. L’iniziativa, della durata di una settimana, riunirà i migliori talenti del parco autori di Sony/Atv nello studio di registrazione “Angelo Studio” di Ron, a Garlasco, in provincia di Pavia, al fine di permettere a ciascun  autore di portare sempre più in alto l’asticella della creatività, che si esalta quando i talenti si mischiano e si influenzano a vicenda.

Gli autori selezionati sono: Mario Cianchi (fra gli altri autore di Valerio Scanu), Antonio Filippelli ( fra le altre cose bassista dei Vanilla Sky e appena uscito con i Loren, Alessandra Flora (compositrice di alcuni successi di Gianni Morandi, Noemi e Nina Zilli), Claudia Franchini (nota al pubblico in coppia con Luca Serpenti), Ermal Meta (fra gli altri autore di alcuni brani dell’ultimo album di Marco Mengoni, Giusy Ferreri..), Piero Romitelli (autore tra gli altri di Marco Mengoni e del gruppo Dear Jack di Amici 2014), Virginio Simonelli artista e co-autore dei singoli “Limpido”  e “Dove resto solo io” di Laura Pausini) e Vicio (bassista dei Subsonica).

Molto entusiasta dell’edizione di quest’anno è Roberto Mancinelli, A&R Creative Director di Sony/ATV Italia: “Il camp di scrittura è  sempre uno dei momenti più importanti dell’anno. In una settimana il mix di talenti,  personalità artistiche e stili di scrittura ha il tempo di fermentare e restituire risultati impensabili – dichiara Roberto Mancinelli – E’ inoltre una bellissima occasione umano-artistica che nel nostro lavoro troppo spesso manca. La storia della canzone, d’altra parte dimostra che i più grandi capolavori son nati da spontanee collaborazioni”.

Ospite della giornata finale, prevista per il 17 maggio, sarà Francesca Michielin.

“Al Monte”, il viaggio dantesco di Alessandro Mannarino

Mannarino_al_monte_b (2)“Al Monte” (Leave srl/Universal Music) è il titolo del terzo atteso disco del cantautore romano Alessandro Mannarino. Sono 9 le canzoni che compongono questo album che si presenta  ricco, ricco di idee, di messaggi, di note, di fascino, insomma ricco da ogni punto di vista. Presentando il disco come una sorta di viaggio dantesco, Mannarino lascia per un attimo l’istinto da parte per dedicarsi ad un racconto concettuale in grado di immetterci sul sentiero di un percorso musicale e spirituale. Un cammino di ricerca, di indagine interiore che possa aiutarci a trovare qualche risposta convincente ad una miriade di domande. Alessandro sceglie di cantare in un modo diverso dal solito, sceglie di parlare di cose importanti in modo pacato, contornando testi, parole e personaggi con una splendide cornice strumentale, perlopiù acustica. Il fascino dell’ambientazione folk, così veracemente autentico, si arricchisce di notevoli fiati, in grado di conquistare l’animo nel profondo. La voce delicatamente roca di Alessandro è un sensuale ed irresistibile richiamo all’ascolto. Intensamente carnale ed antropologicamente godereccia, la vocalità del cantautore si presta in maniera egregia al racconto di questo viaggio che, come un antico pellegrinaggio medievale, parte da una situazione esistenziale oscura per ritrovare, metaforicamente, la migliore chiave interpretativa della vita. Le canzoni di “Al Monte” non sono d’evasione, sono i capitoli di una ricerca in cui vari personaggi si susseguono: il  militare, il carcerato, l’imperatore, la signorina sono uomini e donne che affrontano le sovrastrutture concettuali e sociali per svelare le regole del nostro vivere sociale, in nome dell’amore e della libertà di essere.

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Parole per immagini, metafore, similitudini disegnano i tratti di un mondo che ha perso la lucidità di analisi, la nobiltà d’animo e l’eleganza del saper vivere con onestà. Lo sguardo antropologico di Mannarino è subito acuto in “Malamor”, il protagonista del testo è un uomo che porta la divisa: “l’uomo si fa bestia quando non riceve amore”, canta Mannarino, tra giorni sempre vuoti e sempre uguali. L’ironia del cantautore, spietata e pungente, trova il naturale seguito in “Deija”, una nuova divinità che spinge l’uomo in un fossato, che ride delle lacrime di un coro onirico e travolgente e che rimane indifferente alle strazianti urla di un uomo che si chiede il perché dei mali del mondo nonostante il fatto che nasciamo tutti uguali. “Cambiano i governi ma non cambiano gli schiavi”, scrive e canta Mannarino, nel singolo intitolato “Animali” mentre noi, pesci del mare,  cerchiamo di districarci tra la luce delle stelle e da quella delle lampare, da cui è il nonno dello stesso Mannarino a metterci in guardia. Tra le carte dei tarocchi mannariniani spunta anche il cardinale de “L’Impero”, autore di leggi che lasciano segni indelebili e dolorosi sulla pelle di ciascuno di noi. Il viaggio prosegue e, lungo il cammino di questo “Grand Tour”, c’è spazio anche per la dura vita di un carcerato, uccello migratore di palude, mostro in una cella mentre nell’armadio ci sono le divise dei secondini assassini. In un tripudio di percussioni e fiati, “Gente” è, invece, il luogo metaforico in cui i cuori diventano croci. “Forse basta questa lacrima d’amore / a riempire un gran deserto e farci il mare” si domanda Mannarino in “Signorina”, la risposta è piuttosto difficile da trovare; servono attenzione, riflessione e conseguente azione. Il viaggio sta per concludersi, arriviamo “Al Monte”, un brano che racchiude l’evoluzione dell’uomo e la promessa del viaggio verso la vita, quella vera. Il disco si conclude con “Le stelle”, voce, piano e contrabbasso conferiscono un tocco lunare e sofisticato ad un brano che rappresenta l’ideale punto di arrivo di un percorso di crescita individuale: “faccio finta che tutto va bene perché conviene, a volte mi riduco come un animale per non pensare dove va a finire il profumo delle stelle che da qui non si sente”. Il messaggio è chiaro: la vita sa essere davvero dura, forse anche troppo, eppure non possiamo smettere di provare e riprovare, fino alla fine dei nostri giorni.

Raffaella Sbrescia

Alessandro Mannarino – Al Monte Tour 2014

3 luglio VILLAFRANCA, Castello Scaligero di Villafranca (data zero)
6 luglio TOLENTINO, piazza della Libertà
20 luglio ROMA, Foro Italico – Il Centrale Live
14 luglio GENOVA, Porto Antico – Arena del mare, GoaBoa Festival
15 luglio MILANO, Ippodromo, Alfa Romeo City Sound
16 luglio GRUGLIASCO (TO), Le Gru
30 luglio MARINA DI PIETRASANTA, Teatro La Versiliana
10 agosto PESCARA, Teatro D’Annunzio
13 agosto LECCE, piazza Libertini
14 agosto LOCOROTONDO, Cantina Sociale, Locus Festival

Suggestioni all’imbrunire: Francesca Rondinella e Giosi Cincotti in “Meditheà”. La fotogallery del concerto

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 11 maggio lo spettacolo di Giosi Cincotti e Francesca Rondinella, intitolato “MediThèà: tra il mare e la terra, volgere nell’animo e guardare con meraviglia, nell’ambito della rassegna “Suggestioni all’imbrunire”, presso il bellissimo Parco Archeologico Ambientale della villa imperiale Pausilypon. Francesca Rondinella, voce narrante e cantante e Giosi Cincotti, voce musicante alla Fisarmonica si sono avvalsi della grande carica empatica delle rispettive personalità per enfatizzare il forte impatto della scenografia naturale, che ha fatto da sfondo ai loro racconti di note. Voce, canto e vento gli elementi chiave di un progetto privo di confini, latitudini e spazi temporali.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

IMG_6752

MEDITHEA di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Suggestioni all’Imbrunire”, Ivano Leva in concerto

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Seguendo un ideale spirito di compenetrazione tra arte, uomo e natura, l’inaugurazione della VI rassegna “Suggestioni all’Imbrunire”, ambientata nel favoloso Parco Archelogico Pausilypon, nata nel 2008 grazie all’impegno del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, con la direzione artistica di Stefano Scognamiglio e Francesco Capriello, ha visto protagonista del palcoscenico dell’anfiteatro antico il pianista Ivano Leva.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

La Grotta di Seiano, la Necropoli, lo scenario mozzafiato della Baia di Trentaremi a Posillipo,  il ricco buffet offerto da Cupiello e i vini della cantina La Masserie hanno costituito l’eccellente miscellanea introduttiva di un momento musicale incentrato sull’improvvisazione e la libera espressione di un artista capace di padroneggiare un repertorio assolutamente eterogeneo.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

La totale assenza di impianti di illuminazione artificiale e di qualsiasi scenografia precostituita sono alcuni degli elementi imprescindibili su cui la rassegna incentra la propria cifra stilistica al fine di proteggere e salvaguardare i delicati equilibri architettonici di uno dei siti più antichi della collina di Posillipo. Ad accompagnare i virtuosismi dell’eccentrica vena pianistica di Leva, sono, quindi, l’ipnotica danza dei gabbiani, il tramonto del sole e l’imbrunire violaceo di un cielo finalmente terso.

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Con una perfomance musicale pregna di declinazioni personalizzate di alcuni dei più grandi successi del ‘900, Ivano Leva ha realizzato un vero e proprio happening artistico, avvalendosi di una gestualità accentuatamente articolata, attuando, dunque, un vero e proprio corpo a corpo con lo strumento. “The Sound of silence”, la beatlesiana “The Fool on the Hill”, “Samba em Preludio” (musica di Baden Powell e testo di  Vinicius de Morais) sono i primi brani che, attraverso il pensiero e le abili mani di Leva, si sono arricchiti di nuove colorazioni: «Questa sera apro il mio libro delle memorie, ascrivendomi alla categoria degli squilibrati dotati di lucida follia, ha spiegato al pubblico l’eclettico pianista».

Ivano Leva - Suggestioni all'imbrunire Ph Luigi Maffettone

Ivano Leva – Suggestioni all’imbrunire Ph Luigi Maffettone

Proprio con lucida folla, Ivano Leva ridisegna i contorni di brani storici e quasi intoccabili, distaccandosi completamente da limiti ed etichette. La multisfaccettata indagine esistenziale dell’artista trova un naturale prosieguo sulle note del brano, composto proprio da Leva, intitolato “Recondito”, seguito dal “Prelude Op. 28 No. 3” di Chopin e dalla conclusiva “‘Na voce, na chitarra e ‘o poco ‘e luna”, contenuta nel celebre film “Totò, Peppino e la Malafemmina”; il perfetto tributo a una città che non smette mai di stupire.

Raffaella Sbrescia

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band in “Area Mediterranea”

Vi proponiamo una nutrita fotogallery dell’evento che si è svolto lo scorso 9 maggio presso  l’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Area Mediterranea

con

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band
con la partecipazione del World Spirit Orchestra
special guest: Rodolfo Maltese

Dal ‘melòs’ delle loro radici legate al Mediterraneo, all’Atlantico della musica americana (nord e sud) questi due percorsi paralleli, attraverso il mare, si incontrano ed ecco che nasce la presentazione comune di due progetti discografici apparentemente lontani ma che si sono sviluppati in un contesto culturalmente omogeneo.

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

 

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

DSC_1935 copia

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Arb Trio e Mario Donatone & Giò Bosco Band Ph Roberta Gioberti

Intervista a Roberta Di Mario: “La musica è un contenitore di colori”

custodia_statodellecose (2)Roberta Di Mario è una compositrice, autrice, pianista, cantautrice, producer parmense che, forte di un’espressione musicale poliedrica e senza confini, ha pubblicato lo scorso 28 marzo l’album intitolato “Lo stato delle cose”. Il progetto racchiude due percorsi artistici distinti eppure appartenenti ad una sola anima: “Songs” e “Walk on the Piano Side”, il primo con tracce cantate, il secondo solo con brani strumentali. Vincitrice del premio “Sisme” – migliore interpretazione al Festival di Musica popolare e Canzone d’Autore  – Musicultura 2012, finalista al Premio Bindi 2012 e vincitrice del Premio Varigotti Festival 2012, Roberta ha risposto alle nostre domande svelando una sensibilità raffinata e particolarmente attenta anche alle più impercettibili sfumature dell’animo animo.

Il tuo repertorio passa dal pianismo contemporaneo al jazz, dallo swing al pop cantato… Quali sono le idee che ti ispirano, i passaggi che determinano i cambiamenti stilistici e le suggestioni che intendi comunicare attraverso la tua musica?

Mi sono diplomata in pianoforte per cui tutto è partito da un mondo classico. In un secondo momento sono passata alle colonne sonore e ai musical avvicinandomi allo swing e al jazz ascoltando e assorbendo sonorità un po’ diverse. Non ho fatto uno studio jazz, mi sono avvalsa della mia predisposizione personale per poter trasmettere al pubblico il mio mondo interiore. Sia nella musica che nel testo metto i miei sentimenti e i miei mondi musicali senza incanalarmi in un genere specifico.

Da dove nasce l’idea di convergere “Songs” e “Walk on the Piano Side” in un unico progetto?

Ho voluto unire le mie due anime: cioè quella del pianismo e della canzone anche perché credo che all’interno del panorama italiano una cosa così sia abbastanza originale.  Ho voluto fortemente unire questi due  know how insieme perché sono parte di me, l’uno non esiste senza l’altro. Nel mio disco precedente c’erano 10 tracce, di cui 8 canzoni e 2 testi di piano perché già allora volevo unire due progetti artistici che fanno parte di uno stesso cuore.

“Qual è “Lo stato delle cose” oggi?

Per me lo stato delle cose è scrivere, suonare e cantare ed esprimermi attraverso musica pura. Queste sono faccende di alta acrobazia, eccitanti e pericolose al contempo, mettono in evidenza chi sei davvero, la tua parte più intima che è quella più vera e più profonda. Lo stato delle cose è, quindi, raccontare chi sono io oggi, con tutta la trasparenza e la fedeltà possibile. Combatto affinchè la qualità della mia musica possa fare la differenza, anche se non distinguo musica di serie a e di serie b, tutta la musica bella, rimane tale e merita di essere ascoltata.

In che modo la direzione artistica di Piero Cantarelli ha influito nella creazione del disco?

Piero ha dato una svolta al mio percorso artistico. Lui viene da un mondo fortissimo, che è quello dei cantautori come Ivano Fossati. Da un lato mi ha scosso per cercare dentro di me il coraggio e la  sincerità, dall’altro questi arrangiamenti classici e contemporanei al contempo, hanno vestito le canzoni in un modo molto attuale ed elegante. Piero ha una grandissima sensibilità musicale, anche lui viene dal mondo del pianoforte e ci siamo trovati non solo vocalmente ma anche sul piano strumentale.

Roberta di Mario

Roberta di Mario

C’è un brano, tra quelli cantati, a cui sei più legata?

Senz’altro sono legatissima a “Lo Stato delle cose”, che è anche la title track del disco, perché c’è un contrasto tra un suono violento ed una sonorità più dolce e intima. Questo brano racchiude il senso dello stato delle cose attuale, in cui si alternano momenti fortemente violenti e drammatici a momenti molto sereni. Poi c’è “Il Mercante di sogni”, il brano musicalmente più bello, più coinvolgente, che rimanda tanto alle immagini. Per me è come se fosse una colonna sonora, infatti tra i miei sogni nel cassetto c’è  quello di scrivere colonne sonore perché la caratteristica della mia musica è quella di rimandare tantissimo alle immagini.

“Hands” ha musicato la Mostra Internazionale del Maestro Botero…cosa racconta questa composizione?

Il titolo di “Hands” è nato mentre mi guardavo le mani che volavano sulla tastiera. Dopo poco ho scoperto che il Maestro Botero ebbe un incidente nel 1979  in cui perse suo figlio e l’ultima falange del mignolo della mano destra, ciò lo spinse a scolpire più volte enormi mani. Per me è stato come se si chiudesse un piccolo cerchio, ho capito che la melodia del brano si legava alla creatività del maestro ma anche al suo percorso personale.

Qual è, secondo te, il lato luminoso delle cose di cui parli ne “Il pensiero magico”?

Il lato luminoso delle cose è essere positivi verso la vita. L’aspetto positivo di ogni cosa, di ogni incontro, nel bene e nel male. “Il pensiero magico” è la catarsi di un percorso all’interno del disco: trasforma un punto di domanda nella più bella fantasia.

Come ti senti ad aprire i concerti di Roby Facchinetti e Sagi Rei. Quali sono le tue prospettive in proposito?

Si tratta di bellissime lezioni artistiche. Roby Facchinetti resta uno dei cantanti che ha fatto la storia della musica italiana e continua a farlo. Adesso ha iniziato questa nuova avventura da solista e da lui potrò imparare il modo di porsi sul palco e tanti segreti professionali, poi, ovviamente, il suo pubblico sarà anche il mio pubblico e potrò far conoscere il mio progetto. Lo stesso avverrà con Sagi Rei, anche se si tratta di un artista più giovane, ma che ha il suo background ed un pubblico diverso. Questi quattro appuntamenti sono un po’ l’ anteprima  del mio tour e serviranno per vedere la reazione di un pubblico nuovo e trasversale verso la mia musica. Aprirò e chiuderò i concerti con 5 brani, di cui l’ultimo sarà sempre un pezzo strumentale.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Roberta di Mario e Clarissa D’Avena per la disponibilità

Gnut in concerto: una scorta di poesia

Gnut

Gnut

Il Suo.Na, la rassegna di concerti organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Bulbartworks e Wasabee,  giunge al termine. L’ultimo appuntamento musicale della stagione invernale ha avuto luogo lo scorso 9 maggio presso la Sala 3 del Duel Beat di Agnano. Protagonista del palcoscenico il folk singer napoletano dall’anima nomade Claudio Domestico, in arte Gnut. Accompagnato da musicisti esperti nonchè amici fraterni come Piero Battiniello (basso), Marco Capano (batteria), Luca Carocci (chitarra acustica), Daniele Mr Coffee Rossi (tastiere e loop) e Mattia Boschi (violoncello), Gnut riesce subito a conquistare la platea del freaky friday attraverso la sua verve di chansonnier distante da qualsiasi limitazione spazio- temporale.

Gnut

Gnut

Il concerto, primo appuntamento del nuovo tour dell’artista, si apre con i brani pubblicati in “Prenditi quello che meriti”, il terzo e ultimo album del cantautore. Le parole del singolo “Non è tardi”, infondono coraggio e forza prima di immergersi nelle torbide e, tuttavia, dolci acque di “Fiume lento”. Ipnoticamente affascinante la ritmicità semantica e strumentale di “Prenditi quello che meriti”: Prenditi quello che meriti e dona a chi merita quello che puoi, canta Claudio, mentre sorrisi e sguardi complici, sopra e sotto il palco, diffondono una sottile trama di energia positiva nei cuori di persone desiderose di vita e di emozioni. Assolutamente toccante, sia dal vivo che nel cd, è “Solo una carezza”, la storia che, in poco più di due minuti, racconta il dramma della violenza e la speranza della rinascita individuale. In “Foglie di Dagdad” Gnut racconta di un’intima connessione con gli spazi e i ritmi naturali così come avviene in “Estate in Dagdad”: profumi, parole, odori, spazi e sapori si rincorrono in un giocoso andirivieni di ricordi. In “Dimmi cosa resta” il frutto di un forte scontro padre-figlio si trasforma in un verace flusso di coscienza che trova la sua naturale conclusione in “Ora che sei”.

Gnut e Dario Sansone

Gnut e Dario Sansone

Gnut, dall’alto della sua gracile figura, si fa forte del retrogusto selvaggio della propria vocalità diventando il rappresentante ideale di una vita trascorsa perennemente in giro, seguendo il flusso delle note e della passione per la musica. Il manifesto di una gavetta fatta con amore e dedizione è “Torno”, la descrizione di un migliaio, un milione di ritorni, cantata ad occhi chiusi e a cuore aperto. Dal folk ci si sposta ad un più complesso blues che trova i primi sprazzi espressivi in “Universi” e che si riproporrà, poco dopo, in “Gospel 1840” un brano dedicato sia alla madre terra che alla madre fisiologica. Il tutto accade non prima di aver ascoltato la magica rivisitazione di “Passione” di Libero Bovio, un brano in cui Claudio è capace di riversare tutto l’amore che è in grado provare… il risultato è magico, ipnotico, incantatore.

Gnut e la band

Gnut e la band

Nella seconda parte del concerto c’è spazio per la disillusione di “Credevo Male”, alternata a “L’importante è ca staje buono”, primo singolo dei Tarall & Wine, che Claudio ha cantato proprio insieme a Dario Sansone (Foja), ospite della serata. L’ultima trance del concerto assume, se possibile, una piega strumentale ancora più interessante: gli ultimi brani in scaletta: “Esistere”, “Solo con me”, “Delirio” e “Controvento” si rivestono di un movimento musicale vorticoso e libero da vincoli. Corpi, voci e note trascendono la malinconia narrata nei testi delle canzoni regalandoci, ancora una volta, una preziosa dose di poesia.

Raffaella Sbrescia

Maggio della Musica: Michele Campanella, David e Diego Romano omaggiano Čajkovskij

 Michele Campanella (al centro) con i fratelli David e Diego Romano Ph Flaviana Frascogna

Michele Campanella (al centro) con i fratelli David e Diego Romano Ph Flaviana Frascogna

Continuano i prestigiosi appuntamenti musicali del Maggio della Musica. Lo scorso 8 maggio, nella splendida veranda Neoclassica di Villa Pignatelli a Napoli, si è tenuto il concerto in omaggio al compositore russo Petr Čajkovskij. Al pianoforte il direttore artistico della rassegna Michele Campanella, accompagnato dai fratelli Davide e Diego Romano, rispettivamente al violino e violoncello e fiori all’occhiello dell’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. I tre solisti hanno dedicato le proprie energie ai tortuosi pentagrammi del Trio in la minore op.50, il penultimo capolavoro che il celebre compositore russo scrisse mentre si trovava a Roma nel 1882, in memoria dell’amico fraterno suicida Nikolai Grigor’evič Rubinštejn. Davvero particolare la scelta di Čajkovskij di comporre un trio per pianoforte e archi, genere che l’autore aveva sempre detto di detestare, così come aveva fatto anche in una lettera destinata alla sua benefattrice Nadezca von Meck: «I miei organi uditivi sono fatti in modo tale da non poter assolutamente ammettere alcuna combinazione con un violino o un violoncello. Per me i diversi timbri di questi strumenti si combattono e la loro unione mi sembra una tortura». Nonostante questa forte ritrosia il maestro ci ripensò, si mise alla prova, sfido le sue stesse paure componendo questo ampio lavoro compositivo che, articolandosi, in due momenti, riveste anima e atmosfera di intesa malinconia. Tinte forti, quasi tragiche, attraversano una composizione che non dà tregua ai nervi e ai sentimenti.

Nell’introdurre il concerto, il maestro Campanella entra subito nel vivo del brano, spiegandone i punti chiave: «Per questo concerto, che celebra il compleanno di Čajkovskij, eseguiremo una sola composizione. Il brano è lungo ed esaustivo per noi e per voi, aggiungendo qualunque cosa avremmo appesantito il tutto. Come avrete modo di notare, in questo lavoro non c’è nulla di italiano, benché abbia visto la propria genesi nella città di Roma, continua Michele Campanella. Quello che manca è una visione serena, in questo brano la scrittura è oscura, depressa. La fase compositiva, della durata di un mese, non è stata immediata, Čajkovskij era contrario all’idea di un Trio, era convinto che questi tre elementi insieme non stessero bene ma alla fine diede vita a questa battaglia tra il pianoforte ed i due archi. La scrittura non è da Trio, racconta il Maestro, il pezzo è del tutto anomalo all’interno della musica da camera e presenta una forte bulimia di note. Mai, come in questa occasione, vita e arte si fondono in un unico percorso inscindibile, incentrato su un’intima e malinconica confessione autobiografica, a metà strada tra tormento e disperazione. Ad aprire il concerto un Pezzo Elegiaco, moderato assai. Allegro giusto, seguito da un Tema andante con moto e tutta una serie di variazioni declinate in undici diverse mutazioni, in grado di attraversare tanto il pentagramma quando gli aspetti dell’animo umano. Volti, gesti e righe di sudore si accompagnano alle note che avvolgono la sala in un’atmosfera plumbea e solenne al contempo. Il ritmo è nemico dell’esitazione, il tempo scorre implacabilmente veloce fino alla vibrante ed intensissima variazione finale e Coda con archi alternati in “piangendo” ed il pianoforte in pianissimo “poco  a poco morendo” fino allo spegnimento conclusivo; sublime.

Nell’immancabile bis Campanella, David e Diego Romano offrono un molto più breve estratto dal Trio opera 100 di Schubert  in cui l’ Andante con moto assume subito il significato di valore aggiunto. Una marcia sottotraccia  al pianoforte accompagna e scandisce gli altisonanti picchi degli archi che, fino all’ultimo istante, sprigionano l’essenza della vita.

Raffaella Sbrescia

Previous Posts Next Posts