Mercoledì Note: Slivovitz presenta Speakeasy all’Intra Moenia

Speakeasy Ph Luigi Maffettone

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Tra le fresche e verdeggianti frasche del Caffè Letterario Intra Moenia di Napoli si fa largo l’estate e, con essa, anche gli appuntamenti musicali del Mercoledì Note si fanno sempre più affollati. Protagonisti del palco lo scorso 4 giugno alcuni membri degli Slivovitz, prestati, per l’occasione, al progetto Speakeasy: Dario de Luca alla chitarra, Ciro Riccardi alla tromba, Vincenzo Lamagna al contrabbasso e Riccardo Villari al violino. Un quartetto versatile che, attraverso un repertorio trasversale, ha attraversato svariati generi musicali passando dallo swing, al dixie fino al manouche; note, parole, spartiti e sorseggi per una serata all’insegna della condivisione.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

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48:13, il nuovo album dei Kasabian è tutto da ballare

Kasabian-48_13“48:13” è il titolo, nonché la durata, del nuovo atteso album dei Kasabian. La band britannica capitanata da Sergio Pizzorno si appresta a festeggiare il decennale della propria folgorante carriera con un full lenght comprensivo di 13 tracce  che, pur facendo riferimento alle ormai inconfondibili sonorità del gruppo, rivelano una nuova tendenza minimalista. Annunciati come headliners del Glastonbury 2014, i Kasabian sfidano ogni convenzione lasciando che il suono trovi spazi e possibilità altamente performanti. Massima resa con sforzo minimo, oseremmo dire, la rendita artistica dei Kasabian, associata all’energia delle performance live del gruppo, è tale da indurci ad andare sul sicuro tra fitte trame di riff di chitarra e synth elettronici. Il disco si apre con “Shiva”, una intro ripiena di riverbero e di eco, pronta ad esplodere sulle note di “Bumblebee” che, invece, si presenta subito in tutta la sua vigorosità strumentale, arricchita dalla ricorrente parola “ecstasy”. Anche “Stevie” segue la stessa linea d’onda mentre “(mortis)” segue una scia particolare e diversa, quasi macabra. Una grande energia carismatica attraversa i tratti di “Doomsday” anche se il brano più accattivante del disco è “Treat”, una traccia caratterizzata da un suono glam e coinvolgente. Spunti di riflessione socio- antropologica emergono in “Glass”. Ipnotico e di ispirazione beatlesiana è “Explodes”. Pur avendo già abbondantemente ballato grazie all’irresistibile beat di “Eez-eh”, conserviamoci una massiccia dose di energia per “bow”. A chiudere il party è “Scissor Paper Stone”, o più brevemente, “s.p.s”, la degna conclusione di un estatico viaggio sulle infinite vie del rock britannico.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Eez-eh”

Intervista al pianista Alberto Pizzo: Un “funambolo” a New York

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo è un pianista napoletano che, in breve tempo, è riuscito a farsi notare dalle più importanti realtà musicali del mondo. Tra gli oltre 150 artisti in cartellone al “Blue Note Jazz Festival” di New York, Alberto Pizzo sarà tra i protagonisti nella prestigiosa location dell’Highline Ballroom il 4 giugno, con un live di piano nell’attesissimo Fabrizio Sotti & Friends. In questa intervista il giovane e talentuoso artista ci ha presentato “On the Way”, l’album registrato nella primavera del 2013 dal vivo al Bunker Studio’s di Brooklyn – New York.

Lei è stato definito “Funambolo senza rete” della musica… quanto si rispecchia in questa definizione?

Al termine “Funambulo” mi sono affezionato da subito ma non per dimostrare con spavalderia che le mani vanno agili e impetuose sulla tastiera…Il termine lo associo sempre ad un qualcosa che, seppure in bilico, cerca di raggiungere le sue mete, i suoi sogni senza guardare in basso rischiando di cadere.

Come vive la sua vita artistica da napoletano a New York? Quali sono stati i passaggi fondamentali di questi ultimi anni e cosa le sta insegnando l’esperienza oltreoceano?

Devo molto agli Stati Uniti ma non dimentico mai le miei radici anzi, cerco di ritrovarle sempre, ovunque vado, anche tra quei titanici grattacieli dove il profumo d’Italia lo senti un po’ dappertutto. Ho sempre avuto ben chiaro un concetto musicale, anche dopo aver varcato la frontiera statunitense: aggiungere alla melodia tipica delle canzoni classiche napoletane, delle sublimi colonne sonore e del  “Bel Canto” il sapore Jazz della libertà e dei sogni americani che, in sè, contengono “ tutti gli ingredienti culturali e musicali” dei cinque continenti.

on the wayCosa racchiude e cosa intende comunicare l’album “On the way”?

Il concetto di viaggio,  di scoperta e di continua ricerca coesiste con l’intento di tutto l’album: mescolare  più culture musicali. “On the Way” è un titolo di grande auspicio che mi dà semplicemente la sensazione di aver intrapreso la strada giusta per realizzare i miei desideri musicali e non…

Come ha lavorato alla realizzazione di questo lavoro, come sono nate le importanti collaborazioni presenti nel disco e qual è il brano a cui si sente più legato e perché?

L’album è stato concepito in due fasi: la prima parte negli States dove Fabrizio Sotti e Mino Cinelu hanno dato magicamente al piano il primo vero supporto internazionale e con  la loro maestria hanno reso tutto il percorso molto più semplice…poi abbiamo avuto la fase delle guest, le  varie collaborazioni sono nate strada facendo ed il mio manager Gianni Sergio, grazie alle sue solide relazioni, ha  portato nell’album artisti di livello mondiale che, fin da subito, sono rimasti affascinati dal progetto.

Non ho un brano in particolare che preferisco ma sono molto legato a “Mediterraneo” e “Gocce di Vita” perché ho scritto questi brani in momenti di grande cambiamento sia  della mia vita artistica che sentimentale.

Come nasce “This ship has sailed” con David Knopfler?

“This ship has sailed” è, per me, un brano che aggiunge alla sfera musicale e personale  un’esperienza indimenticabile: nasce a Guildford, un delizioso paesino poco distante da Londra… Una foto scattata lì ha dato la cover all’album e, proprio in quello studio-cascina che appare in copertina, io e David Knopfler abbiamo concepito con assoluta libertà musica e testi del brano.

Alberto_Londra_Colori (2)Sarà l’unico italiano ad esibirsi al Blue Note jazz Festival di New York, in programma il prossimo 4 giugno…come si sente a riguardo e come si sta preparando?

Sono molto felice ed onorato di partecipare ad uno dei Festival più prestigiosi al mondo e devo ringraziare Fabrizio Sotti il quale ha reso questo sogno realizzabile … Cerco, come sempre, di prepararmi  fisicamente e mentalmente cercando di trascorrere le ore di studio al piano con grinta e concentrazione e soprattutto restando sempre con i piedi per terra.

Qual è il suo rapporto con la tradizione musicale napoletana?

Sin da piccolissimo ho esplorato il mondo armonico e melodico del mio pianoforte attraverso le celebri melodie napoletane… si tratta di un rapporto quasi amoroso.

Che tipo di rapporto ha con il pianoforte e che tipologia di concerto offre al pubblico?

Il pianoforte è ormai parte della mia vita quasi da sempre. Avendo iniziato a circa 4 anni ricordo ben poco o nulla della mia esistenza senza il pianoforte…

Questo strumento, come un qualsiasi essere vivente, va nutrito e coltivato con tanta pratica e tanto sacrificio perché risponde esattamente a ciò che gli  dai… se gli dedichi tanto ti ricambia con tanto. Il mio concerto in “piano solo” è un viaggio che decido di percorrere con il pubblico e con lo strumento … cerco di non dare mai per scontata nessuna esecuzione e di lasciare sempre spazio alla fantasia ed inventiva durante le mie esecuzioni…

Che riscontri riceve dal pubblico e che differenze ha avuto modo di notare tra le varie location in cui si è esibito nel corso degli anni?

Credo che il pubblico, in generale, ami sempre la passionalità e la sincerità di un artista, io semplicemente cerco di essere me stesso ovunque mi esibisco: istintivo, schietto e controllato

Quali saranno i suoi prossimi appuntamenti dal vivo?

Dopo Napoli, Milano , Roma, Salerno. ci saranno altre date in Italia tra le quali Porto Garibaldi il 20 giugno,  il Teatro Diana di Napoli il 2 Luglio,l’Arena del Mare di Salerno il 22 luglio e altre ancora  fino a Ravello Festival il 4 settembre… tra pochi giorni sarò negli States per il Blue Note Jazz Festival di New York ed in agosto invece mi esibirò in diverse città del Giappone.

Che prospettive ha per il futuro?

Tante, ma soprattutto voglia di far bene oggi per creare un domani sempre più roseo… sono molto esigente e amo il mio “lavoro” tanto da non definirlo tale.

C’è un sogno artistico che conserva ancora nel cassetto?

Ne ho tanti ma da buon napoletano un pizzico di scaramanzia mi assale proprio in questo istante… Comunque credo che bisogna  considerarsi sempre in continuo “On the Way “e soprattutto credere che davvero  “Anything is possible”.

Raffaella Sbrescia

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Queste le date della tournée che quest’estate porterà Alberto Pizzo tra l’Italia, l’America e il Giappone:

4 giugno             NEW YORK                       HIGHLINE BALLROOM

6 giugno             NEW YORK                       KGB THE RED ROOM

20 giugno            PORTO GARIBALDI    PANMA BEACH

2 luglio                 NAPOLI                              TEATRO DIANA

22 luglio               SALERNO                          ARENA DEL MARE “PREMIO CHARLOT”

3 agosto              MATSUYAMA CITY      TAKASHIMAYA ROSE HALL

6 agosto              OKAYAMA                         NIPPON BANK RENAISS HALL

8 agosto              TOKYO                                 NIPPOLI SUNNY HALL

26 agosto            SIPONTO                            PARCO ARCHEOLOGICO di–Premio Argos Hippium

4 settembre      RAVELLO                            VILLA RUFOLO “RAVELLO FESTIVAL”

“Out of your ego”, il debut album dei Clustersun

clustersun“Out Of Your Ego” è il titolo del debut album dei Clustersun. Pubblicato lo scorso 28 aprile per Seahorse Recordings, il full lenght realizzato da Piergiorgio Campione (sintetizzatori e voci), Marco Chisari ( voci e basso), Andrea Conti  (batteria) e Mario Lo Faro (chitarre) rappresenta un lavoro di sperimentazione musicale dichiaratamente ispirato alla musica britannica e orientato allo shoegaze psichedelico. A condire il tutto una massiccia dose di riverbero, una spruzzata di new wave ed un sottile rimando al post-punk ’80-’90. Anche dal punto di vista grafico l’album si presenta subito originale: il booklet è introdotto dall’ artwork surrealista realizzato dalla giovane fotografa newyorkese Brooke DiDonato. “Out of your Ego” rispecchia, fin dalle prime battute, una chiara connotazione metafisica; atmosfere psichedeliche, misteriose, alienanti, livide si accompagnano a stratificazioni di chitarra, riverbero, delay. All’interno di questo mix la vocalità di Marco Chisari si inserisce con importante personalità all’interno delle otto tracce che rivelano una cifra stilistica particolareggiata e multitasking. Ad introdurre il disco è “Hipgnosis”: immediatezza pop e sensibilità dreamy  si intrecciano lungo la linea di basso:” You don’t seem to care how cold is the out space out of your Ego”, cantano i Clustersun offrendo uno scenario inquietante e possibilista al contempo. Una linea vocale eterea e crepuscolare attraversa le coordinate strumentali di “Meteors” mentre la tendenziale ispirazione animista di “Be vegetal” ci traghetta in un altrove onirico e surreale. “Planar I” e “Planar II” rappresentano, invece, le tracce più pessimiste del disco, un sole silente e gelido chiude orizzonti e prospettive: “It’s always too late”. Di ben altra natura è “Floating”: un veleggiare sonoro tra sponde passate e approdi futuri fino al sopraggiungere di “Clustersun”, un brano ripieno di riverberi, volumi e distorsioni strumentali: 7 minuti e 13 secondi per un “trip”  di tutto rispetto.

Raffaella Sbrescia

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Mercoledì Note: il Pietro Santangelo trio nella culla della cultura partenopea

Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Continuano gli appuntamenti musicali della rassegna “Mercoledì note”, in programma fino al prossimo ottobre presso il Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli. Sulla veranda del ritrovo culturale del centro storico partenopeo il Pietro Santangelo trio, una versione riveduta e corretta del gruppo jazz-rock Slivovitz, considerato, ormai a pieno titolo, una delle realtà più interessanti dello scenario musicale indipendente nazionale. Vincenzo Lamagna (basso), Salvatore Rainone (batteria), Pietro Santangelo (sassofoni), con la straordinaria partecipazione di Ugo Santangelo, hanno mostrato tutta la loro verve mediterranea attraverso la loro musica intrisa di influenze etniche, fusion e prog rock, una potente miscellanea strumentale in cui immergere i sensi e lo spirito.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

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“The New classic”, Iggy Azalea accresce le quote rosa del rap

Iggy Azalea_Cover album_The New Classic_300CMYK_mDefinita la nuova rivelazione del rap, la 23enne australiana Iggy Azalea è già da qualche tempo al centro dell’attenzione mediatica. “The New Classic” è il presuntuoso titolo del suo album, pubblicato in Italia lo scorso 29 aprile. Aldilà dei paragoni e delle supposizioni, entriamo nel dettaglio di questo album per capirne i testi e le intenzioni. Attraverso la fusione tra elettronica ed hip hop, Amethyst Amelia Kelly rappa con grinta, sicurezza e padronanza delle parole. Veloce, diretta ed immediata, la Azalea scrive testi espliciti, spesso incentrati su se stessa e sul proprio tortuoso percorso che sì, non è quello di una ragazza tormentata del ghetto, ma è reduce da una serie di percorsi ad ostacoli, prontamente aggirati, in nome di un sogno chiamato rap. Nel passaggio da mixtape a mainstream, Iggy si è, forse, allontanata dalle intenzioni iniziali, lasciando che questo progetto slittasse un po’ oltre i confini, avvicinandosi ad una realtà musicale più addomesticata e piaciona. “No money, no family/ 16 in the middle of Miami” è stato uno dei versi hip hop più azzeccati dell’anno scorso e “Work”, primo singolo estratto dal debutto di Iggy Azalea, featuring di T.I., ha subito impressionato critica e pubblico. Quello che, però, non ci ha convinto è l’eccessiva faciloneria dei ritornelli che rompono, irrimediabilmente, la tensione costruita dalle strofe e dalle rime interessanti costruite dalla stessa Azalea.

Iggy Azalea_Photo_Work_300CMYK_2_mAd aprire il disco è “Walk The Line”: un brano midtempo vibrante, autoreferenziale e pretenzioso, tuttavia incoraggiante. A seguire “Don’t Need Y’All”: forte e sicura di sé, Iggy sconfessa tutti  aggiungendo un graffiante tassello autobiografico a questo debut album. “100” feat. Watch The Duck è il terzo brano del disco, uno string di chitarra acustica mandato in loop e la voce folk country dell’artista in featuring ci proiettano al centro di un sentiero diverso, fuorviante. “Change Your Life” feat. T:I. rappresenta la testimonianza diretta di un forte feeling artistico tra i due anche se è “Fancy” il brano più apprezzato dal pubblico. Accompagnata dalla vocalist Charli XCX, Iggy si è lanciata alla conquista del mercato con questo brano dal ritornello contagioso e catchy: il compromesso che ci voleva per sfondare la barriera della diffidenza. La contaminazione tra rap, pop e dance è, però, una delle formule più rischiose e i risultati non sempre si rivelano innovativi, un chiaro esempio di questa verità è riscontrabile in “New Bitch”. “Nothing is impossible” è, invece, l’emblematico titolo di un brano suggestivo e coinvolgente, ancora una volta incentrato sulla vita di Iggy. Tanta, troppa autoreferenzialità in questo album che prosegue con “Goddess” e “Black widow”, cantata in duetto con Rita Ora, e “Fuck Love”: se non si era capito Iggy è da sola al centro del suo universo. Arriviamo alle bonus tracks: la commercialissima “Bounce”, la più rilassata “Rolex, e “Just Askin’” non aggiungono e non tolgono nulla ad un disco che, inserendosi in un ampia fetta di mercato, è riuscito a stabilizzare la credibilità artistica di una ragazza dal forte temperamento e con le carte in regola per costruire un percorso sicuramente interessante. Le quote rosa del rap sono in espansione. Stay tuned.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Fancy”

Maggio della Musica: grandi emozioni con il Quartetto d’Archi del Teatro di San Carlo

Quartetto d'Archi del Teatro di San Carlo

Quartetto d’Archi del Teatro di San Carlo

Lo scorso 29 maggio la veranda neoclassica di Villa Pignatelli a Napoli ha ospitato il concerto del Quartetto d’Archi del Teatro di San Carlo. L’evento, organizzato dall’associazione musicale Maggio della Musica, ha visto protagonisti del palco Cecilia Laca (violino), Luigi Buonomo (violino), Antonio Bossone (viola), Luca Signorini (violoncello). I quattro professionisti hanno proiettato il pubblico indietro nel tempo, regalando ai sensi e allo spirito una parentesi all’insegna della qualità e della classe. Temprati dal rigore, dalla disciplina, dallo studio e dall’esperienza, i quattro musicisti hanno estasiato il pubblico con la cura per il dettaglio, il vigore , la gestualità e la sintonia di chi riesce ad intendersi anche solo attraverso uno sguardo. Spartiti dal fascino senza tempo sono quelli scelti dal quartetto d’archi: ad inaugurare il concerto, il “Langsamer Satz für Strichquartett” di Anton Webern, una composizione emblematica e rappresentativa della produzione di Webern, membro di un contesto storico mittleuropeo strutturato in maniera eterogenea e complessa. Fortemente legato al vissuto privato del compositore, questo brano è dotato di forte lirismo espressivo. Il secondo momento musicale della serata prende vita sulle note del “Quartetto per archi in do minore n.8 op.110″ di Dmitrj Šostakovič. Il brano fu composto in appena 3 giorni  (12-14 luglio) a Dresda, provocando una forte emozione anche nello stesso autore. Caratterizzato da frequenti cambi repentini di ritmo, il brano ha potere di sortire un forte effetto perturbante: la crisi, il dubbio, l’incertezza, il patimento, l’incubo, il tormento sono gli elementi che raffiorano alla mente suscitando un’immediata ed estatica ammirazione. La delicatezza e la grazia di Maurice Ravel emergono, invece,  in “Quartetto per archi in Fa maggiore”, una composizione che trasforma la musica da camera in uno strumento per viaggiare. Scherzi in successione, virtuosismi e pizzicati toccano le corde del cuore in maniera ipnotica. Ogni momento è quello buono per lanciarsi in apnea in un ascolto che non conosce distrazioni. Superbo.

Raffaella Sbrescia

“Fomenta”, delizie e tormenti nel nuovo album di Antonio Castrignanò

antonio fomenta“Fomenta” è il nuovo progetto discografico di Antonio Castrignanò, riconosciuto come uno dei più apprezzati e dei più innovativi rappresentanti della musica tradizionale salentina ma anche, e soprattutto, un ricercatore di suoni ed emozioni. Non è necessario sottolineare quanto la pizzica sia una danza davvero molto amata in tutta Italia, rappresentando, a tutti gli effetti, un punto di intima connessione con le nostre radici. Quello che bisogna evidenziare è, piuttosto, la dimensione sempre più internazionale che questa musica sta acquisendo, ritagliandosi un ruolo centrale all’interno dello scenario musicale mondiale.

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

In “Fomenta” luoghi, storie, leggende, profumi, sapori, lacrime e gioie della tradizione classica si ricongiungono al mondo contemporaneo e, attraverso il meticoloso lavoro di ricerca strumentale e contenutistica di Castrignanò, il risultato è un pregevole lavoro di ispirazione cosmopolita. “Fomenta”, prodotto su etichetta Ponderosa, rappresenta un’evoluzione all’interno del percorso artistico di Castrignanò il quale, anche grazie all’incontro con il dj e polistrumentista turco Mercan Dede, ha aperto le proprie composizioni ad interessanti incursioni elettroniche e suggestivi innesti di musica orientale.

Antonio Castrignanò Ph Giuseppe Rutigliano

Antonio Castrignanò Ph Giuseppe Rutigliano

Il ballo scaturito dai brani composti in “Fomenta” racchiude percorsi spirituali e rimandi a scenari che trascendono dal contesto contingente. Brani come “Core meu”, “Funtana gitana”, Lu culuri della terra”, “Sciamune”  spaziano in lungo e in largo, regalando immagini e suggestioni oniriche di grande impatto artistico ed emotivo Così come avviene nel cantato vibrato di “La ciuccia nera”, in “Stornelli” e nell’appassionante “Luna Otrantina”. La grande varietà di suoni, strumenti, storie proposte in questo album, si rivestono di un fascino esoterico, quasi mistico. Le tracce strumentali, “Terraferma”, in particolare, rivelano in maniera decisamente efficace tutto il pathos, il dramma, l’emozione della vita: un’irresistibile fusione tra delizia e tormento.

Raffaella Sbrescia

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Classifica FIMI: I Coldplay subito in testa. Ghost Stories è già disco d’oro

coldplayNella prima settimana di vendita “Ghost Stories”,  il nuovissimo album dei Coldplay ha già stabilito un nuovo record, con il maggior numero di album, fisici e digitali, venduti, debuttando direttamente al numero 1 della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia e ottenendo da subito la certificazione di Disco d’Oro. Al secondo posto i Dear Jack, vincitori del premio della critica durante l’ultima edizione di “Amici”, con l’album “Domani è un altro film”. Al terzo posto l’album postumo di Michael Jackson “Xscape”, seguito dall’ep omonimo di Deborah Iurato, neo vincitrice del talent show targato Mediaset “Amici”. Al quinto posto c’èLogico”, l’apprezzato album di inediti di Cesare Cremonini, seguito dall’unica new entry della settimana; si tratta di “Curriculum”, il nuovo disco di Denny Lahome. All’ottavo posto troviamo “L’amore comporta” di Biagio Antonacci, alle sue spalle c’è Caparezza ed il suo “Museica. Soltanto nono è “Al Monte”, l’originale lavoro del cantautore romano Alessandro Mannarino. Chiude la top ten Laura Pausini con “20 The Greatest Hits”.

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“Mojo Rising”, la psichedelia rock dei Concreat

concreat“Mojo Rising”, è il titolo del primo ep del quartetto palermitano denominato Concreat e composto da Riccardo Villanti (voce, chitarra, tastiere); Manfredi Mazziotta (voce, chitarre); Gaetano Solazzo (voce, basso); Marco Villanti (batteria, percussioni). Appassionatissimi degli eterni Beatles, i Concreat si sono lanciati in un progetto di ricerca strumentale raggiungendo un’inattesa formula musicale in grado di risultare innovativa, pur facendo riferimento a repertori e generi che hanno fatto la storia della musica mondiale.

L’ep dei Concreat si compone di 6 tracce, pubblicate per Som Non-Label lo scorso 11 aprile, che si districano tra la psichedelica ed il desert-stoner rock. Questo coinvolgente mix sonoro rimane,tuttavia, legato a doppio filo ad una melodia diretta ed spontanea. Riverberi di chitarre, synth studiati ad hoc e travolgenti cori sono gli elementi che il quartetto palermitano ha sposato al blues garage. I testi sono cantanti in lingua inglese, ad ulteriore dimostrazione della matrice completamente esterofila delle sonorità proposte dal gruppo. Tra i brani più interessanti, segnaliamo “Time”: una sequenza dall’identità fortemente strumentale e dai connotati decisamente seventies. Sporco, ruvido, virile, perturbante, epico, il sound dei Concreat è in grado di creare atmosfere ibride e particolareggiate al contempo;  “Tea in the desert” rappresenta sicuramente l’esempio più adatto per testimoniare questa definizione. Lo stacco tra la nostalgia retrò di “Middle of the town pt.1” e lo strumentalismo importante di “Middle of the Town pt.2” si aggiunge, infine, alla lista di presupposti interessanti con cui i Concreat si affacciano allo scenario musicale internazionale.

Raffaella Sbrescia

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