Sant’Elmo Estate: il direttore artistico Michele Solipano presenta il cartellone 2014

solipano

Nella suggestiva location della Piazza d’Armi a Castel Sant’Elmo si terrà, anche quest’anno, la rassegna musicale Sant’Elmo Estate, giunta alla sua settima edizione e presentata dalla Regione Campania e Comune di Napoli e dalle Associazioni culturali “Napoli Jazz” e “Napoli Motus”. La kermesse estiva proporrà al pubblico partenopeo un prezioso connubio culturale e artistico: allo scenario storico ed architettonico, verranno , infatti, associati progetti musicali originali di particolare pregio. In attesa del primo appuntamento, previsto per il prossimo 15 luglio, abbiamo raggiunto il direttore artistico della rassegna Michele  Solipano che ci ha introdotto le prime novità a riguardo.

Sant’Elmo Estate giunge alla settima edizione. Qual è lo spirito e quali i presupposti con cui avete messo su il nuovo programma?

L’idea iniziale è sempre la stessa, ovvero quella di coniugare buona musica con l’incantevole cornice di Castel Sant’Elmo. Proseguendo con le linee guida della nostra tradizione, concilieremo la musica d’autore con progetti inediti e assolutamente originali. Nel corso degli anni abbiamo ospitato artisti di fama nazionale ed internazionale che ci hanno onorato della loro arte e della loro presenza con una serie di indimenticabili concerti, resi ancor più speciali da un’atmosfera unica.

Avion Travel Ph Luigi Maffettone

Avion Travel Ph Luigi Maffettone

Artisti di prestigio nazionale si alterneranno sul palco con progetti originali realizzati all’insegna della contaminazione…ci presenta il programma di quest’anno?

Uno dei progetti più particolari sarà proposto il 25 luglio con gli Elements, un gruppo di artisti napoletani che, per la prima volta in assoluto, riunirà grandi nomi della scena musicale partenopea: Enzo Gragnaniello, Rino Zurzolo, Ciccio Merolla, Piero Gallo, Riccardo Veno, Elisabetta Serio e Valentina Crimaldi daranno vita ad un concerto unico che fonde atmosfere etniche con le sonorità jazz. Un progetto praticamente inedito in Campania, che,, per il momento, è stato proposto solo al Ravello Festival. Inoltre celebreremo la reunion degli Avion Travel e colgo l’occasione per ricordare che inaugurammo questa rassegna nel 2007, proprio con un concerto degli Avion Travel con il progetto intitolato “Dance on Metropolis. Quest’anno riproporremo un live degli Avion Travel, questa volta in formazione completa, il prossimo 15 luglio. Il 24 luglio ci saranno, invece, i Musica Nuda con Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. Gran finale il 26 luglio con una delle band più interessanti della scena artistica internazionale: Rosario Bonaccorso ci presenterà il suo Travel Notes Quintet con Flavio Boltro, Nicola Angelucci, Javier Girotto, Andrea Pozza

Il tutto si svolgerà in una location di elevato pregio storico, culturale e architettonico… quali sforzi le ha richiesto mettere su una rassegna di così elevato pregio?

Anche quest’anno lanceremo una nuova scommessa offrendo al pubblico lo speciale connubio tra la musica d’autore ed un contesto storico-architettonico di particolare bellezza. Le difficoltà sono grosso modo sempre le solite: quest’anno abbiamo avuto un po’ di problemi con il calendario, vista la concomitanza con i mondiali di calcio in Brasile, un po’ siamo rimasti in attesa dei concerti organizzati per il Forum delle Culture. Il tutto si è naturalmente unito alla difficoltà di reperire fondi pubblici per la manifestazione. Ci scontriamo da due anni con questa latente difficoltà anche se fortunatamente possiamo contare sull’aiuto di qualche piccolo sponsor e sulla passione delle persone che vengono ai concerti e che, acquistando il biglietto ad un prezzo assolutamente abbordabile, possono godersi delle vere e proprie chicche, che difficilmente potranno essere riproposte.

Raffaella Sbrescia

Summer Live Tones: l’eleganza di Danilo Rea conquista il pubblico di Napoli

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Grande successo per il primo appuntamento della terza edizione del Summer Live Tones, tra gli eventi più attesi di “Estate a Napoli” organizzati e patrocinati dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Napoli. Dopo un’attenta e capillare promozione territoriale, ad opera del direttore artistico, nonchè presidente del Live Tones, Alberto Bruno, coadiuvato nell’organizzazione della rassegna da Ornella Falco,  il noto pianista italiano Danilo Rea ha incantato il pubblico del Cortile del Convento San Domenico Maggiore a Napoli con lo spettacolo “Piano Solo”, un viaggio senza frontiere che, proprio come un miracoloso toccasana, ha saputo toccare tutte le corde del cuore, da quelle più sottili a quelle più spesse per un excursus emotivo ad alto tasso adrenalinico. Una serata incentrata sul concetto di arte a tutto tondo: l’attenzione al dettaglio, da sempre marchio di fabbrica della coppia artistica Bruno-Falco, ha fatto sì che Danilo Rea fosse al centro di un percorso studiato ad hoc per convergere attenzione e concentrazione sui tasti bianchi e neri del suo pianoforte.

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Con un repertorio che non conosce limiti di genere, Danilo Rea si è, ancora una volta, dimostrato un musicista versatile e carismatico, capace di spostarsi con disinvoltura tra lirismo melodico e senso ritmico. Una libertà artistica che, attraverso le fitte trame del jazz, riesce sempre a trovare nuove forme di espressione e di conquista. Una lotta tra il rigore della tecnica e la tensione del flusso creativo impossibile da fermare se non soltanto alla fine di un vorticoso e suggestivo scambio tra il musicista e lo strumento in oggetto. In questo senso il Piano Solo rappresenta, dunque, la dimensione ideale per uno spirito indomabile come quello di Danilo Rea: lunghe suites e repentini passaggi tra un brano e l’altro riempiono di significato e di emozione la sceneggiatura di un incontro d’amore, quale è il suo concerto.

Fotogallery a cura di : Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Ornella Falco Ph Luigi Maffettone

Ornella Falco Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Ornella Falco Ph Luigi Maffettone

Ornella Falco Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

Danilo Rea Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

“Guardo il mare”, il nuovo singolo di Enzo Gragnaniello. La recensione

enzo gragnaniello

“Guardo il mare” è il nuovo singolo del noto cantautore napoletano Enzo Gragnaniello. Un canto di bellezza e di dolore, la descrizione di un mondo deturpato da un’umanità alienata ed alienante. Un brano che rappresenta il frutto delle profonde e delicate intuizioni di un animo abituato a riflettere sui mali e sulle preziosità che, da sempre, caratterizzano un territorio peculiare e fin troppo spesso martoriato. Sonorità dolci, tipicamente mediterranee, arricchite dal morbido fascino della chitarra di Gragnaniello, danno vita ad un testo controverso, pensato per mettere in risalto brutture e contraddizioni di un mondo che, invece di sedurci, ci rende tristi e spaesati. La profondità e la maestosa immensità del mare si contrappongono, infatti, ad una realtà distrutta da “chi ha fatto soltanto schifezze”.

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Guardare le onde del mare, in eterno circolo, ci aiuta a cercare una speranza  aldilà di un orizzonte ancora in grado di offrirci l’occasione di redimerci  e di ritrovare la nostra essenza più intima. In “Guardo il mare” Gragnaniello non fa sconti a nessuno: condanna e punta il dito senza troppe premesse, i suoi affondi sono lame implacabili che si scagliano contro gli imbroglioni, contro le “cape malate”, contro chi parla solo della crisi e della gente uccisa ma soprattutto contro chi lucra sulle disgrazie che annebbiano i sogni delle nostre caduche anime malandate.

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo, dall’alto della sua pluridecennale esperienza artistica, riesce a mettere nero su bianco una perplessità latente, quel “non voglio parlare”, cantato con ferma impenitenza, esprime tutta la voglia di lasciarsi il male alle spalle, lui, che è nato a vico Cerriglio, il vicolo più stretto di tutta Napoli, conosce bene i limiti e le possibilità dell’animo umano e, proprio per questo, ha sentito l’esigenza di esporsi per metterci a nudo di fronte a noi stessi e credere ancora in una redenzione tuttavia possibile.

Raffaella Sbrescia

“Instant Dialogues”: Ciccio Merolla e Riccardo Veno ci raccontano i segreti del loro album strumentale

Ciccio Merolla & Riccardo Veno Ph Gaetano Massa

Ciccio Merolla & Riccardo Veno Ph Gaetano Massa

 “Instant Dialogues” è un originale progetto strumentale, prodotto dall’etichetta Jesce Sole, che racchiude la visione musicale di due artisti presenti da svariati decenni sulla scena musicale italiana, stiamo parlando del percussionista Ciccio Merolla e del sassofonista Riccardo Veno che, dopo tante collaborazioni live, si sono lasciati reciprocamente ispirare, dando vita a suoni, storie e ritmi dal fascino senza tempo. La loro perfomance creativa trae spunto dal puro istinto e da suggestioni estemporanee ecco perché abbiamo raggiunto i due artisti per lasciarci conquistare dal loro magico mondo in cui scambio, confronto, incontro, eclettismo sono le parole chiave.

“Instant Dialogues” racchiude la creatività e le suggestioni strumentali di due personalità forti, complesse e diverse… come siete arrivati alla genesi di questo progetto, quali sono i messaggi che intende comunicare questo lavoro e quali sono le ispirazioni a cui avete fatto riferimento?

Riccardo: I nostri primi concerti in duo risalgono alla fine degli anni ‘90, sentimmo forte, già da allora, l’esigenza di mettere insieme i nostri suoni e le nostre sensibilità. Da allora il progetto in duo è sempre andato avanti e stavolta abbiamo pensato che era il momento di fermare su disco questo lungo percorso… Fonte d’ispirazione è stata sicuramente la grande libertà espressiva che era presente nella musica strumentale degli anni ’70 e ’80 e abbiamo cercato di trasferire quella ricerca nei nostri suoni.

Riccardo, Lei è  sassofonista, polistrumentista e attore, nonché autore di numerose colonne sonore e musiche sia per la cinematografia che per il teatro… come descriverebbe i tratti caratteristici della sua visione musicale e come si è trovato durante la lavorazione di questo disco così particolare?

Io adoro tanta musica, da Bach a Ornette Coleman, passando per le sperimentazioni elettroniche, anche estreme, fino ad arrivare a Nyman ma, in particolare, amo la musica barocca poiché, nella sua perfetta geometria, si esprime il trascendente. Amo pensare che la mia musica si rivolga sempre e comunque alla spiritualità e al desiderio delle visioni di chi l’ascolta. Per me suonare con Ciccio è un’esperienza molto forte, la lavorazione di “Instant Dialogues” è stata un vero è proprio viaggio emozionale: la creazione istantanea ti obbliga ad essere in costante contatto con le tue energie più profonde…

Ciccio, in questo progetto si è allontanato dal rap per avvicinarsi ad un mondo quasi mistico… In che modo la sua vicinanza al buddismo e la sua attività di musico terapeuta, nonché la sua abilità strumentale percussionistica, hanno influito in “Instant Dialogues”?

Ho 40 anni e sono cresciuto ascoltando da Merio Merola a Miles Davis, mi sono appassionato alla musica strumentale sin da quando ho iniziato a studiare le percussioni. Ho praticamente consumato tutti i dischi di Codona con Don Cherry e Jan Garbarek e molti altri. Io e Riccardo abbiamo iniziato a fare concerti insieme già dal ’98 poi abbiamo intrapreso strade diverse ma il desiderio di fare un disco insieme non è mai svanito, finché non ci siamo re-incontrati.

Ciccio, a proposito di parentesi particolari della sua carriera, come si è trovato a vestire i panni di un pericoloso capo banda nel film “Song ‘e Napule” dei Manetti Bros?

E’ stato bellissimo. Fin da piccolo ho sempre sognato di essere ogni giorno un personaggio diverso, lontanissimo da me, ovviamente, e ho scoperto che il cinema ti dà questa opportunità. Spero di lavorare ancora con i Manetti Bros, anche perché mi hanno fatto sentire a mio agio e tutto è andato liscio come l’olio.

Come siete riusciti a materializzare il vostro sodalizio artistico e come è avvenuta la scelta di melodie e strumenti da utilizzare per questo lavoro?

Riccardo: Siamo entrati in studio portando con noi il bagaglio di più di 15 anni di concerti, “obbligandoci” a comporre, a dialogare emozionalmente in tempo reale, nella stessa stanza di ripresa facendoci guidare solo dai suoni…la nostra empatia, creatasi in tutti questi anni, appunto, ha fatto il resto…

Ciccio: Ovviamente è Riccardo a comporre le melodie, quindi il mio lavoro è facilitato da questo, ho cercato timbri e suoni appropriati ad ogni brano e ho suonato strumenti acustici come se stessi eseguendo pezzi di musica elettronica. Si sente?

Quali storie hanno generato questo spazio bianco in cui ognuno può disegnare il frutto della propria percezione?

Riccardo: Le nostre passioni musicali comuni, gli anni passati a suonare insieme, anche in altri progetti, il nostro desiderio di libertà espressiva sono le “storie” che hanno dato vita a “Instant Dialogues”…

Ciccio: E’ la magia e la libertà che ci danno la musica e l’arte in genere, noi ci siamo abbandonati dandoci l’uno all’altro con tutta l’anima e l’ascoltatore non può fare a meno di avvertire questo.

C’è qualche brano in particolare a cui vi sentite più legati o più vicini per qualche ragione specifica?

Riccardo: Ovviamente sono legato a tutti brani…forse” Myo-on” poichè insieme al meraviglioso suono della caisa di Ciccio c’è una melodia quasi da musica barocca…e poi l’afro beat di” Madiba”…

Ciccio: Un disco è composto da diversi brani ma noi abbiamo registrato viaggiando ininterrottamente . E’ come una fiaba con un inizio ed una fine ed io la amo tutta.

Ci raccontate la nascita e lo sviluppo di “Gharbì”?

Riccardo: “Gharbì” nasce dalla nostra passione per i suoni del Maghreb, Gharbì infatti in arabo e anche in catalano vuol dire Libeccio, in vento di sud-ovest che porta con sé la sabbia del deserto…

Ciccio: E’ un ritmo arabo serrato, una tammuriata mediorientale che rispecchia la nostra passione e il nostro coinvolgimento per la cultura mediterranea.

E “Najla’s Chant”?

Riccardo: “Najla’s chant” è un brano molto particolare poiché mette insieme la magia degli  Udu drums indiani con uno strumento della tradizione classica come il clarinetto basso; è come se due tradizioni spirituali, due mondi così diversi dialogassero sull’amore, un sentimento universale. In questo senso potrei dire che questo brano è molto rappresentativo del nostro lavoro.

Ciccio: Riccardo mi fece sentire il fantastico suono del suo clarinetto basso, ed io pensai subito all’ Udu Drum il resto è  “Najla’s Chant”

Il brano intitolato “Madiba” rappresenta un omaggio a Nelson Mandela?

Riccardo: Nelson Mandela è un nostro eroe, una figura enorme del ‘900 e della storia dei diritti civili e Madiba è il nostro sentito omaggio a questo grande uomo, a questo grande spirito…

Ciccio: Io dedico tutte le mie opere a Nelson Mandela e a personaggi come lui che hanno cambiato il mondo. L’andamento e le sonorità inizialmente Jazz e poi africane ci hanno fatto venire in mente il nostro Nelson.

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La copertina è il frutto delle visioni fotografiche di Mimmo Jodice… L’immagine rappresenta un incontro armonico tra spettacoli di luce, turbolenze, cumuli tempestosi e imponenti scenari di vento e di spumeggianti risacche in bianco e nero. Cosa ne pensate del risultato?

Riccardo: E’ stato per noi un grande onore avere un’opera di uno dei più grandi artisti del nostro paese come copertina per il nostro album… Le sue foto, le sue opere, sono misteriose ed al tempo stesso potenti. Ci piacerebbe che gli ascoltatori di “Instant Dialogues” pensassero la stessa cosa di questo album.

Ciccio: Per quanto mi riguarda il risultato è magico, il Maestro Jodice, fotografo del silenzio, è riuscito in una foto a raccontare tutto il disco e molto altro. Ma non c’erano dubbi…

Dove e quanto potremo ascoltare questo progetto dal vivo?

E’ in preparazione il tour che porterà “Instant Dialogues” in giro tra festival e rassegne in tutta la penisola, per essere sempre aggiornati sui nostri spostamenti, consultate le nostre pagine Facebook!

Raffaella Sbrescia

Acquista “Instant Dialogues” su iTunes

Tracklist

1.Kadar

2.Myo-on

3.Ànemos

4.Najla’s chant

5. Leo

6. Melos

7.Sabbie

8.Sunday

9.Gharbì

10.Madiba

Venerdì d’Autore all’Intra Moenia: la musica e le parole di Mimì De Maio a Piazza Bellini

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Viva chi ama la musica! Viva chi vuole raccontare la musica! Con queste parole Mimì De Maio, avvocato, cantautore napoletano, esperto della rete e del digitale ha concluso il suo Venerdì d’autore, il primo incontro della rassegna ideata dalla giornalista musicale Raffaella Sbrescia, in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini, sempre più punto di ritrovo e di riferimento per la diffusione della cultura e della musica a Napoli. Un incontro, della durata di un’ora e mezza, in cui Mimì si è messo a nudo raccontando il suo nuovo album intitolato “Tuttinsieme”. Un lavoro discografico importante, prodotto da Alberto Zeppieri e che ha visto anche la collaborazione del poeta Sergio Iodice.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Registrato tra Italia e Brasile, “Tuttinsieme” è un conglomerato di spunti su cui riflettere, messaggi e input in grado di stimolarci a pensare positivo e a distanziarci da etichette e pregiudizi. Concetti, questi ultimi, su cui l’artista si è soffermato a più riprese. Lui, che in qualità di testimonial Unicef e pioniere dei flashmob in Italia, si occupa da anni, di tematiche delicate, spesso riferite al mondo dei più giovani e, in un contesto come quello di Piazza Bellini, la sua presenza è risultata quanto mai adatta. Ad inaugurare la scaletta “Ufficio in riva al mare”, un testo dell’indimenticabile Bruno Lauzi che, spiega Mimì, offre un’immaginifica visione rappresentativa di un suo sogno ricorrente. Lui, che nel 2009, aveva vinto proprio il premio dedicato all’artista scomparso, ha voluto omaggiarlo così, con la sua voce calda  e verace. Incalzato da un veloce e appassionante botta e risposta con la moderatrice dell’incontro, Mimì ha raccontato al pubblico di quanto egli ami cercare di conciliare gli aspetti della libera professione con la musica e tutta la miriade di progetti in cui è coinvolto. Senza trascurare, inoltre, un dettagliato racconto relativo alla genesi di questo suo bellissimo  disco, quale è “Tuttinsieme”. Il giovane cantautore ha spiegato, infatti, che questo album è aperto ad un’iniziativa open source, attraverso la quale ciascuno di noi può entrare a far parte di una community e rileggere a proprio piacimento i brani dell’album, non solo rifacendoli ex novo, ma anche attraverso un personale commento, frutto della propria sensibilità musicale.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffttone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

E’importante sottolineare il fatto che sono davvero tanti gli artisti che hanno preso parte a questo album: da Pino De Maio, padre di Mimì, al cantautore portoghese Alexandre Leao, autore dei testi di Ivete Sangalo e Maria Bethania conosciuto da Mimì su internet, grazie ad un’amica in comune, fino ad arrivare ai talentuosi Carmine Marigliano e Mariano Bellopede di Viaggio in Duo, a Iskra, al fianco di Lucio Dalla per 24 anni, e a Teofilo Chantre, Karin Mensah e la giovane filippina Sadaya.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Sul calar del sole, Mimì ha poi continuato il Venerdì d’Autore presentando “Non ascoltare uno come me”, un trascinante brano dalle sonorità latine, tra pop e cantautorato, pensato per trasmettere energia, per insegnarci a differenziarci e a credere nel potere dell’amore (l’unica tendenza che non passa mai di moda). Spazio anche alla tradizione musicale italiana con una romantica  ballad come “Ruberò”, rimasta nascosta in un cassetto per tanto tempo, e che rappresenta un’importante occasione per riconsiderare il valore delle parole, anche quelle che fanno male. In  “I consigli fanno male”, Mimì ci offre l’opportunità di tornare a credere in noi stessi e nelle nostre potenzialità mentre in “Don Raffaè”, il capolavoro di Fabrizio De Andrè, il giovane cantautore offre una più precisa interpretazione del testo soffermandosi sull’eterno contrasto tra stato e antistato.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

“Meraviglia” è, invece, il frutto di un dono fatto a Mimì dal giornalista Roberto Gianani, prematuramente scomparso: un piccolo sogno ad ogni aperti in grado di cullarci tra i colori dei nostri stessi desideri più reconditi. L’incontro prosegue poi sulle note di “Samba blues”, un brano, ancora una volta distante da etichette di qualunque genere. Le sorprese, però, non finiscono qui: Mimì racconta al pubblico anche la sua esperienza di scrittore in merito al volume intitolato “Amplifichiamoci. L’individualismo 3.0″, scritto a quattro mani con il prof. Massimo Bartoccioli e attualmente adottato come testo di studio all’ IULM di Milano e all’Università Cattolica e al giornale delle buone notizie “Good Action Post”, un’iniziativa aperta a tutti e improntata su una prospettica aggregazione di energie. Ancora spazio alla musica e a tematiche importanti come l’immigrazione, con l’intenso testo di Ivano Fossati, intitolato “Pane e coraggio” e l’emarginazione sociale con “Antonio è nu barbone”, uno degli inediti inclusi in “Tuttinsieme”, a disco ormai concluso, e che rappresenta uno dei momenti più struggenti e più significativi di questo bellissimo progetto. D’altronde Mimì non è nuovo alle esperienze di formazione ed integrazione sociale, proprio insieme a suo padre Pino, infatti, ha preso parte all’opera musicale “Marialuna”, prodotta da Rai Trade, dedicata alla riabilitazione sociale dei ragazzi del carcere di Nisida. A conclusione di questo speciale incontro d’autore, Mimì si è congedato, infine, con “C’era un pagliaccio”, la storia di una ragazza che, imbattutasi per caso, in una realtà semplice e lontanissima dalla sua frenetica routine, si rende conto che quello che davvero conta è la poesia delle piccole cose che la vita può offrirci; “di giorno, la sera, la notte. Basta solo sognare più forte”, parola di Mimì.

Fotogallery a cura di:  Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

 

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffetttone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffetttone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

 

Video a cura di: Renato Monarca

Intervista a Raiz: “Con la mia musica dimostro che le differenze possono coesistere pacificamente”

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, è un artista dotato di un’anima musicale variegata e sempre in cerca di contaminazioni. La sua voce scura, calda, intensa, spesso drammatica, ha contribuito a rendere ancora più particolareggiato il repertorio degli Almamegretta, lo storico gruppo di cui fa parte. Autore di svariati progetti musicali, anche da solista, Raiz ha pubblicato, proprio di recente, un interessante progetto discografico insieme al chitarrista Fausto Mesolella, intitolato “Dago Red”. In quest’intervista, l’artista si è messo a nudo raccontando non solo la sua identità musicale ma anche quella umana.

Sei un artista cosmopolita sempre alla ricerca di nuove correnti musicali da cui farti trasportare…Qual è la tua dimensione ideale?

Beh, direi che è proprio quella in cui mi trovo adesso. Mi piace lavorare a diverse cose, contaminare e farmi contaminare. Per questa ragione la mia dimensione è biunivoca, o quantomeno multipla, sia per quanto riguarda la mia identità artistica che personale.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

“Dago Red” è uno dei tuoi progetti più recenti in cui hai lavorato con Fausto Mesolella…in che modo avete trovato l’equilibrio tra le vostre anime artistiche e come è nata questa idea?

L’idea è nata sul palco, in occasione del progetto di Rita Marcotulli, che prevedeva una rivisitazione in chiave jazz di alcuni brani dei Pink Floyd. Io cantavo, Fausto suonava la chitarra e, ad un certo punto, abbiamo fatto un pezzo insieme, “Shine on you Crazy Diamond” e da lì è nata una magia. Ci siamo divertiti a fare questa cosa voce e chitarra e abbiamo preso spunto da questa esperienza per portare in giro un nuovo progetto. Le nostre anime sono, di per sé, piuttosto coordinate, abbiamo un’intesa musicale su cose che pensiamo e sentiamo…abbiamo entrambi una cultura musicale napoletana però siamo cresciuti ascoltando anche tanto altro: rock, reggae, jazz, blues e, crescendo con un orecchio rivolto alla tradizione ed uno aperto al mondo esterno, con questo disco abbiamo cercato di attuare un’operazione particolare: ad esempio abbiamo unito in uno stesso progetto due artisti come George Harrison e Mario Merola, creando un punto in comune tra cose completamente diverse e che, tuttavia, possono andare d’accordo.

Il titolo del disco ha tutta una storia alle sue spalle… ce la racconti?

Sì, il riferimento è ad una raccolta di racconti dello scrittore italoamericano John Fante che, pur essendo vissuto in California, ha sempre mantenuto intatta la propria identità culturale, quindi ci è parsa la testimonianza ideale di quello che siamo noi: esseri portati ad una dimensione artistica plurima. John Fante non ha mai dimenticato il suo essere italiano anche se era nato e cresciuto in America. Questo è un concetto molto importante da sottolineare: in un periodo storico in cui la gente si uccide a vicenda per motivazioni legate all’identità religiosa, vale sempre la pena ricordare che la convivenza pacifica è qualcosa di possibile, noi crediamo molto in questo e cerchiamo di porre la nostra musica come esempio di accettazione delle differenze, affinchè esse dialoghino invece di scontrarsi. Dago Red vuol dire il “vino rosso del terrone”, un’espressione per ricordare quel vino rozzo che fa storcere il naso ai sommelier ma che ha un sapore sincero e onesto.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Qual è il brano di questo album a cui sei più legato?

Credo sia “Ipocrisia”, la cover del brano di Angela Luce, che abbiamo realizzato in un modo particolarmente ben riuscito. Tra l’altro è l’unico pezzo in italiano però possiede un’identità al 100% napoletana.

Come procede l’avventura musicale con gli Almamegretta?

Il nostro gruppo ha ormai più di vent’anni di storia… siamo consolidati sia dal punto di vista artistico che umano.

Quest’estate parteciperete a tanti festival, tra i tanti, segnaliamo il MessApp Coast Festival, che si terrà dall’ 1 al 3 agosto ad Agropoli. Che tipo di concerto proporrete al pubblico?

Quest’anno portiamo in giro un concerto principalmente incentrato sul dub, ovvero la nostra attitudine, si tratterà di un ritorno a certe cose che facevamo nel passato e riserveremo un certo spazio sia alle canzoni che all’esperienza prettamente musicale. Più in generale, eseguiremo tutti i nostri successi e ci divertiremo molto.

Tu che giri tanto, che idea ti sei fatto delle condizioni della musica live in Italia?

Le grosse produzioni ci hanno rimesso moltissimo perché è difficile portare in giro cose che costano molto, c’è crisi, i promoter non sono disposti a pagare e il pubblico ovviamente ha meno soldi in tasca da spendere. In ogni caso proviamo a cavarcela, noi che militiamo nel contesto underground abbiamo risentito di meno di queste problematiche. Quelle che sono rimaste a casa sono, quindi, le grosse produzioni che non si possono permette di uscire, noi, invece, abbiamo un po’ limato i bordi e non ci possiamo lamentare.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Sei coinvolto anche nel progetto “Passione Tour”…come vivi questa esperienza?

Questo tour è veramente molto bello, difficile da portare in giro, con tanti costi da affrontare, visto che siamo in tanti… Per questo motivo ci spostiamo sempre in location dove è molto forte l’affezione alla musica napoletana anche se mi sarebbe piaciuto farlo girare molto di più… Sul palco ci sono musicisti fantastici e, nel mio caso specifico, suonare con James Senese, mi ha già ripagato di tutto!

Ci sono altre avventure artistiche in cantiere, magari nelle vesti di attore?

Magari!Sarei molto contento di lavorare in questo campo… A dirla tutta faccio un po’ l’attore anche quando faccio il musicista. Raiz, il personaggio che porto in giro, è una specie di attore, un personaggio ultraromantico, che parla in napoletano, che ha grandi passioni e che ha una presenza molto fisica sul palco. Nel frattempo, per quanto riguarda il futuro in veste di attore, qualcuno mi ha fatto delle proposte e vediamo un po’ che succede…

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz con Pino Daniele Ph Luigi Maffettone

Come vivi il tuo rapporto con il pubblico e con la città di Napoli?

C’è un rapporto di grande affetto e simbiosi. Nato e vissuto a metà strada da Napoli Nord e Caserta, ho vissuto molto da vicino il territorio, anche per vicende mie personali. La zona tra il centro nord dell’hinterland partenopeo, in direzione Caserta, è quella che soffre di più e, da parte mia, c’è un forte sentimento di radicamento perché anche, se questa terra ti fa soffrire, non riesci mai a staccartene. A questo devo aggiungere che, sia il territorio che il pubblico, mi hanno dato e mi danno, tuttora, tantissimo e, avere la possibilità di essere di una voce che dice qualcosa a nome del territorio mi fa molto piacere.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Dago Red” su iTunes

Mercoledì Note all’Intra Moenia: on stage Simona Boo e Diego Imparato feat. Luigi Di Nunzio

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Con l’arrivo del mese di luglio, i Mercoledì Note del Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli si fanno incandescenti. Il primo appuntamento di questa nuova ondata di live estivi ha visto sul palco della veranda fiorita l’irresistibile e suadente voce di Simona Boo, accompagnata da Diego Imparato, ormai sempre più un punto di riferimento all’interno dello scenario musicale partenopeo, e dall’elegante sax di Luigi di Nunzio, nonchè dai talentuosi Roberta Nasti e Paolo Bianconcini.

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Mura antiche, sguardi e sorrisi si sono intrecciati, per una sera, al ritmo delle note capoverdiane, che hanno scandito una scaletta piacevole e rilassante. Forti di una sintonia consolidata e dei numerosi live tenuti in altrettante location di tutta la Campania, Simona e Diego, in particolare, hanno offerto un’ampia selezione dei più grandi successi di musica, stile bossanova. Da Caetano Veloso a Toquinho, la limpidezza della voce di Simona ha scalato picchi e scavato fessure nelle corde del basso di Diego e tra i tasti del sax di Luigi ma soprattutto nei cuori degli astanti regalando loro un altro piacevolissimo mercoledì di note.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Fausto Mesolella e la chitarra: 50 anni d’amore. L’intervista

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.

La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?

Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?

Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.

Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?

Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.

Raiz e Fausto Mesolella

Raiz e Fausto Mesolella

Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?

A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica,  ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.

Che rapporto hai con la città di Napoli?

Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato  facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.

E con il pubblico come ti rapporti?

Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l'esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l’esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….

Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.

Raffaella Sbrescia

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“On the way”, Alberto Pizzo in concerto. Il live report

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Avevamo già avuto modo di ascoltare le dolci note di Alberto Pizzo, in occasione della pubblicazione di “On the Way”, il secondo album del pianista napoletano, classe 1980, che ha avuto il coraggio funambolico di inserire in uno stesso progetto le sue radici mediterranee e l’innovazione jazzistica made in Usa. Dopo una serie di incredibili esperienze vissute proprio a New York e numerose collaborazioni di grande prestigio artistico, Alberto è tornato a Napoli, sul palco del Teatro Diana, per rimettersi alla prova e dimostrare a tutti i frutti di un percorso degno di una favola. Attento, emozionato, concentrato, in abiti casual, Alberto Pizzo si è subito calato sui tasti bianchi e neri del pianoforte, senza fronzoli, senza preamboli, senza salamelecchi. Ad accompagnare le sue note, solo uno monitor colorato, monocromatico, utilissimo per associare le suggestioni sonore alle visioni della mente.

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Il veicolo tra l’arte espressa da Alberto e il pubblico sono le sue dita che, veloci, velocissime, inarrestabili corrono su e giù senza sosta e senza soluzione di continuità. La scaletta è serrata: sonate romantiche e melodrammatiche si alternano a sensuali incursioni jazz senza trascurare delle irresistibili parentesi latin mood: si va da “Paris” brano ispirato alle magie cinematografiche di Woody Allen, a “Mediterraneo”, una composizione scritta sulle coste a strapiombo del Cilento, proprio a ridosso delle brillanti e sinuose onde di un mare che conquista e uccide, a proprio piacimento, i suoi stessi figli. Profumano di agrumi e d’amore, invece, le note di Alberto Pizzo che, in “Chopininha” immagina Chopin in Brasile, per un risultato artistico di chiara identificazione cosmopolita. Davvero coinvolgente è, inoltre, la rivisitazione della colonna sonora di “Nuovo cinema Paradiso” ma anche di grandi ed intoccabili grandi classici come “Era de Maggio” e “Passione”, rivisti con travolgente personalità. Spazio anche agli inediti come “Gocce di vita”, la delicatissima “Nostalgia” from “Eternity” e la perturbante bellezza “My Milonga”. L’ eccellente performance di Alberto Pizzo si conclude con un trittico di grandi classici spaziando dalla cinematografia alla poesia d’autore all’insegna della contaminazione e della condivisione; concetti, questi ultimi, che, a Napoli, trovano sempre un riscontro entusiasta e, che, siamo sicuri troveranno un’ottima risposta anche altrove nel corso questo viaggio “On the way”.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Franco Ricciardi: “Canto la periferia della gente per bene”

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell'artista)

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell’artista)

Franco Ricciardi è un artista presente sulla scena partenopea da oltre un ventennio. Amante della ricerca musicale e, sempre aperto alla sperimentazione, l’artista si è aggiudicato il David di Donatello 2014 per il brano “A Verità”, colonna sonora del film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros. Reduce dalla pubblicazione dell’album intitolato “Figli e Figliastri”, ricco di prestigiose collaborazioni e svariati featuring, Franco Ricciardi si sta preparando ad un lungo tour che lo porterà in giro per tutta Italia. La sua missione? Cantare la periferia della gente per bene.

La musica per te è qualcosa di epidermico… Quali sogni, speranze, problemi canti nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni canto quello che vedo, quello che ascolto e cerco di dare voce a chi non ce l’ha. In effetti lo dico sempre, per me la musica è un fatto epidermico, capace di arrivare al cuore aldilà di qualsiasi ostacolo possibile e di accompagnarci in ogni momento della nostra vita.

La periferia è, da sempre, il tuo punto di riferimento, il tuo cordone ombelicale…Cosa significa nascere e muovere i propri passi in un contesto che viene abitualmente additato da tutti?

Significa avere più forza, combattere con più sacrificio, significa fare la fatica due volte: la prima volta per imparare, la seconda per far capire alla gente che hai imparato. Alla fine però, quando riesci nel tuo intento, sei doppiamente soddisfatto.

Franco Ricciardi_Figli e figliastri

Quali sono i punti fermi e i caposaldi del tuo “Cuore Nero”?

Il mio punto fermo è il credo nella libertà d’espressione. La musica non può essere vincolata da un produttore o dal discografico di turno. L’arte è libertà e io ho voluto mettere su la mia etichetta “Cuore Nero” per essere libero di esprimere tutto quello che ritengo giusto per me.

Nell’album “Figli e figliastri” hai ulteriormente esteso la tua ricerca musicale attraverso una serie di featuring e collaborazioni importanti, ce ne parli nel dettaglio?

In “Figli e Figliastri” ci sono varie collaborazioni perché sono del parere che chi ama la musica la condivide con gli altri. Mi fa piacere ospitare nel mio disco, sia persone napoletane che non… Ci sono anche tanti giovani come Ivan Granatino in “Luna Park”, quest’anno ho scelto anche Enzo Dong, un ragazzo del rione Don Guanella, che ha del talento, e mi ha fatto piacere duettare con lui in un mio pezzo old school qual è “Prumesse mancate”. Un altro ospite speciale è stato Clementino, Lucariello, uno dei primi rapper napoletani poi ci sono Gue Pequeno eRocco Hunt.  I featuring partono sempre da una stima reciproca, il risultato, dunque, è sempre naturale.

franco_ricciardi_-_a_verita (3)

Come hai vissuto l’emozione della vittoria del David di Donatello per il brano “A Verità”, contenuto anche nel film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros?

Ho vissuto tutto con molta tranquillità, semplicemente perché non credevo assolutamente di poter vincere. Mi sono goduto tantissimo la nomination, perché per me quella era la vera vittoria. Essere stato selezionato, per me che partivo da Scampia, era già qualcosa di incredibile e mai mi sarei aspettato di vincere l’Oscar italiano. Mentre ero lì, i miei amici che hanno condiviso il pezzo, ovvero Rosario Castagnola, Sarah Tartuffo e Nelson mi chiedevano a ripetizione di preparare qualcosa da dire in caso di vittoria, io, invece, controbattevo loro che non era nemmeno lontanamente ipotizzabile e che una nostra vittoria sarebbe stata una cosa da pazzi. In gara c’erano dei film che avevano produzioni incredibili e fino all’ultimo non ci ho mai creduto… Poi, quando ho sentito Caparezza nominare il titolo del mio brano, mi sono letteralmente gelato! La sorpresa inaspettata è sicuramente la più bella cosa, senza la preoccupazione di dover sperare in qualcosa e con la consapevolezza di vivere con tranquillità una sconfitta che si era già messa in conto. Quello che non mi piace è arrivare alle cose con affanno.

Nel brano canti “Arraggia ca saglie e nun fa sunnà”… Tu cosa sogni?

Il mio sogno è quello di sognare sempre perché sognando si coltiva la speranza. Vivo giorno per giorno, mi do degli obiettivi che cerco di vivermi in piena serenità. La musica ha proprio bisogno di questo, di serenità da divulgare anche agli ascoltatori. Se sei “arraggiato” la gente avverte questa tua rabbia…

Un tuo concetto molto importante è “Canto la Scampia della gente per bene…”

Certo! Soprattutto in questo periodo pieno di fiction, libri e quant’altro che non esaltano la parte per bene di questa zona così martoriata. Io abito proprio a pochi passi da Scampia, l’ho vista nascere, l’ho vista venire su negli ’70 e credo, anzi sono fermamente convinto, che la maggioranza delle persone che ci vivono sono brava gente. Forse a qualcuno fa comodo far credere che la parte brutta di questa popolazione sia molta di più di quanto sia in realtà…da parte mia vedo con i miei occhi e tocco con le mie mani tante brave persone.

Sei molto attento e disponibile con tante giovani leve dello scenario rap e hip hop nazionale, come mai? Cosa ti spinge ad aiutare questi ragazzi?

Le nuove generazioni sono il nostro futuro, guardare loro è guardare il nostro domani. Io in genere amo il nuovo ed è per questo che amo le nuove generazioni. Sono sempre contento di dare loro una possibilità, nel mio piccolo, e, in genere, lo faccio sempre.

Hai altri progetti, anche non musicali, in corso o in programma?

Sto per iniziare il “Figli e Figliastri” tour mentre da ottobre saremo in giro per l’Italia, e oltre, con uno spettacolo teatrale intitolato sempre “Figli e Figlastri”, che, ovviamente, subirà svariati ritocchi perché non sarà come lo show che portiamo in piazza, sarà più raccolto con delle piccole prefazioni a quello che canterò. Sarà una nuova esperienza visto che come spettacolo teatrale ho fatto solo il Musical però, in quel caso, ero con altre persone. Per il resto andrò a trovare un bel po’ di amici sul palco. Mi hanno anche chiamato per tenere un concerto all’interno del carcere di Poggioreale, credo che canterò anche nelle carceri minorili per cercare di portare un messaggio positivo a queste persone e far capire loro che ci sono tante strade e alternative da scegliere per vivere una vita onesta, fatta di sacrifici.

Che rapporto hai con il tuo pubblico e com’è strutturato il tuo concerto?

Io ed il mio pubblico siamo ormai una famiglia, grazie anche alla rete e ai social network siamo sempre in contatto. Con molti di loro mi vedo e mi incontro anche tutti i giorni, ormai sono 20 anni che faccio musica e li conosco un po’ tutti, alcuni sono proprio dei miei amici, persone che mi danno dei consigli. A me, poi, piace molto ascoltarli, dal più piccolo al più grande e adoro avere il loro parere, di cui spesso faccio tesoro.

Raffaella Sbrescia

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Video: “A Verità”

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