Malaspina, un nuovo capolavoro d’autore

malaspina

“E’ vita che evapora, si condensa nella poesia e piove di nuovo, in gocce d’oro e disperazione. L’album prende il nome dell’autore, e forse è una benedetta coincidenza tematica, perché in esso imperano gli uomini cui la luce ha girato le spalle, gravitano nella nudità le cose che accadono “al di sopra delle parole”come avrebbe detto Fabrizio De Andrè che proprio in Oliviero vide il coautore del suo ultimo album di notturni, rimasto incompiuto…”. Queste le parole, estratte dalla prefazione scritta da Giuseppe Cristaldi per “Malaspina”, l’ultimo album del cantautore e poeta pavese Oliviero Malaspina. Pubblicato lo scorso 15 maggio, ad otto anni di distanza da ‘Marinai Di Terra’, questo disco è considerato uno dei più importanti ed intensi della carriera dell’artista che, attraverso le 12 tracce racchiuse nel disco, ci svela il lato più intimo ed introspettivo del suo mondo fatto di parole e musica.

Prodotto da Amedeo Pesce, che ha curato gli arrangiamenti dei brani, e da Cosimo Lupo, “Malaspina” è il frutto della sinergia tra due etichette discografiche, si tratta di Hydra Music e Ululati dell’editore salentino Lupo Editore. All’interno dei brani pensati, costruiti, cesellati come piccole sculture di pensieri, Malaspina lascia convergere delicate riflessioni che si muovono agli antipodi dell’animo umano.

Ad aprire l’album è “Poi”: 51 secondi di musica psichedelica accompagnano la perturbante voce di Teresa Draghi: “Poi diedero la parola agli innocenti ed il silenzio fu terrificante”; poche intense parole su cui potremmo edificare un vero e proprio trattato la cui utilità, di fronte alla schiacciante efficacia delle parole della Draghi, sarebbe sicuramente ben poca. “Volevo essere la luna sui campi” è, invece, il primo singolo estratto dal disco. Grande protagonista della melodia è un violino delicatamente imperante. Tra fontane di salamandre, fieno ed erba marcita si consuma il ricordo di un passato beneficiario di un indiscusso amore filiale. “Vita ancora viva” racconta un’anima poco pratica dell’amore eppure traboccante di ardente desiderio: di terra e di mare, di carne e di saliva, di schiaffi e dolore. Toni cupi e crepuscolari attraversano la malinconica drammaticità di “In viaggio, fermi”: “senza orizzonti né costellazioni, senza sogni e senza rancori. Solo il vuoto intorno ai nostri occhi sfondati”, canta Oliviero Malaspina che, senza voler spegnere sogni e prospettive baratta “i ricordi peggiori per un abbaglio di futuro”.

Oliviero Malaspina

Oliviero Malaspina

Un insolito latin sound attraversa, invece, il mood di “Quasi tutti”, una canzone che, tirando in ballo l’umanità tutta, affronta il difficile tema della preghiera, intesa come atto di vicinanza e di immedesimazione collettiva. L’enigmatico testo di “Vostra signora dei fiori” racconta una storia senza benedizioni né consacrazioni mentre “La strada”, cantata da Oliviero Malaspina in duetto con Roberta Di Lorenzo, offre all’ascoltatore un liberatorio e motivante invito all’amore “senza pensare che il tempo non ci potrebbe bastare”, “Senza scusa e senza rimpianto”, “senza tempo perché il tempo è un inganno”. Volti che raccontano miseria, lamento e dolore sono quelle dei “Migranti” descritti nell’omonimo brano di Malaspina. Facce che chiedono luce e colore ricevono in cambio dolore in mondovisione. Facce mediocri dal sorriso sicuro comandano l’esercito dei senza niente seminando sconforto e sconcerto.

Bellissimo anche il testo de “Il vuoto”: “Fa paura questo freddo nell’anima. Fa paura questo odio nel mondo, Fa paura questo vuoto che avanza. Fa paura quasi tutto qui intorno. Il vuoto ci parla…ci parla…e sa colpire duro, implacabile, indifferente, esso ci annulla nel corpo e nello spirito. Spaventosamente affascinante, questo brano racconta, nero su bianco, il nostro oggi. Ancora un duetto con Ennio Salomone sulle note di “Vengo a portarti il mio nuovo amore”, un “pensiero che si muove tra la risacca alla gola e la stella polare”, che “non ha interessi, non ha difetti, non ha ricchezze e non ha tesori, è senza sogni e senza dolori”. “Signore dei naufragi e degli incendi dacci un minimo di dignità e allunga la tua mano più bella a cambiare il nostro destino. Signore degli innocenti fa che nessuno muoia invano e lasciaci un segno di pace e uno sbocco di sangue benigno” scrivono Malaspina e Cristaldi in “E dell’infinito fine”, dando voce ad una collettiva, intensa preghiera, arricchita da un finale nichilista: “l’amore è morto (virgola), l’amore è morto (punto). Quando la merda avrà un valore noi nasceremo senza culo”. A chiudere questo prezioso lavoro di poesia e musica è “Dopo”, un finale ciclico, vissuto insieme a Joy Zanetti, che individua negli anfratti dell’anima un anelito di salvezza in nome di un abbaglio di futuro.

Raffaella Sbrescia

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Video:” Volevo essere la luna sui campi”

A New Horizon: un Venerdì d’Autore electro-acustico all’Intra Moenia

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Protagonisti del quarto venerdì d’autore, la rassegna di approfondimento musicale ideata e moderata dalla giornalista Raffaella Sbrescia, in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia Bellini a Napoli, gli A New Horizon. La band alternative rock partenopea, nata alla fine del 2008, ha preso parte all’incontro in formazione ridotta con Giancarlo Gallinoro (voce e chitarra) e Alvaro d’Apollonio  (voce e chitarra) protagonisti di un set electro-acustico pensato per dare particolare risalto ad alcuni dei brani contenuti nell’ultimo lavoro discografico, pubblicato dalla band nei mesi scorsi, intitolato “Penrose”. Un progetto musicale, quest’ultimo, a cui hanno preso parte anche Yulan Morra (basso, percussioni, cori) e, soprattutto per quanto riguarda il discorso legato ai live, Ivan Pennino (batteria). Con la produzione artistica di Antonio Filippelli, “Penrose”, così come raccontato da Giancarlo ed Alvaro, rappresenta un punto di svolta musicale importante per gli A New Horizon, un suono rotondo, immediato, incentrato sull’utilizzo delle chitarre elettriche, offre una cifra stilistica precisa e riconoscibile al disco che, in qualità di concept album, inaugura un percorso di rinascita.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Allontanatisi dalle influenze  post-grunge, riscontrabili in “Back Home”, pubblicato nel 2010, gli A New Horizon hanno attuato una evoluzione delle proprie scelte musicali attraverso una nuova progettualità e nuove tematiche, raccontate non più soltanto in inglese, lingua musicale per eccellenza, ma in italiano per regalare una maggiore incisività semantica ai loro testi. Ad inaugurare il Venerdì d’Autore, il brano “Non è più tempo per noi”: “Getta via le maschere, hai mai provato a lottare con tutto ciò che sei?”, cantano gli A New Horizon, mettendoci con le spalle al muro, e ancora “Più che esistere”: “cerco ancora un posto qui per me, qualcosa che dia un senso ai miei perché”, il gruppo si muove su prospettive lontane dall’abitudine che ci consumano la pelle spaziando anche su repertori di altre importanti realtà musicali. Come nel caso di “Demons” degli Imagine Dragons o “Pompeii” dei Bastille o “Magic” dei Coldplay offrendone al pubblico delle rivisitazioni personalizzate ed apprezzatissime.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Ampio risalto in scaletta anche per “Vorrei”, primo singolo estratto da “Penrose”. Un brano fortemente autobiografico che ha ottenuto il riscontro di Mtv New Generation e che ha conquistato la top 50 della classifica MeiWeb. A seguire “Continuerò a camminare”, definita dal gruppo come una ballata elettronica in stile urban dubstep d’oltreoceano, arricchita da beat drum’n bass. Nuova veste musicale ed interpretativa per “Tra cielo e polvere” e “We just go”, rispettivamente tratti da “Così Fragile” e da “Back Home”.

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

A chiudere l’incontro, testimone di una rodata esperienza live per gli A New Horizon, che hanno, tra l’altro, aperto il concerto dei Calibro 35, nell’ambito del Suo.Na Festival e degli About Wayne a Roma, oltre ad essere di casa a Losanna in Svizzera, il secondo singolo estratto da “Penrose”, intitolato “Leggera”. Pubblicato lo scorso 11 luglio, il videoclip del brano ha già superato le 1000 visualizzazioni ed è stato interamente realizzato dagli stessi A New Horizon che, in qualità di appassionati videomaker, hanno dato vita ad un lavoro audio visuale fresco e godibile.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

A New Horizon @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Video: “Leggera”

Elements: eccellenze musicali e neologismi strumentali al Sant’Elmo Estate

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ancora una serata di grande prestigio musicale per Sant’Elmo Estate. La rassegna musicale organizzata da Michele Solipano ha visto salire sul palco di Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo a Napoli il gruppo musicale denominato Elements. Un ensemble composto da alcuni dei musicisti più apprezzati del panorama musicale italiano. Stiamo parlando di Enzo Gragnaniello voce e chitarra, Rino Zurzolo al contrabbasso elettrico, Ciccio Merolla alla batteria e percussioni, Elisabetta Serio al pianoforte e sintetizzatore, Riccardo Veno sax, Piero Gallo mandolina, Valentina Crimaldi al flauto.

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Vere e proprie eccellenze provenienti da esperienze artistiche diverse che, in questo nuovo progetto, svolgono un ruolo ben preciso, finalizzato alla  fluida e godibile fusione di stili e generi anche lontani tra loro. Il risultato è un’ inedita miscela musicale, arricchita da molteplici ed eterogenee sfumature semantiche amalgamate in un unico flusso di note e melodie.

Molteplici sono state le tappe proposte dal viaggio musicale pensato dagli artisti in questione: atmosfere tipicamente mediterranee, particolarmente vicine alle sponde del Vesuvio, si sono alternate a percorsi jazz e richiami etnici, attraverso inaspettate improvvisazioni e cambi di registro, ritmi incalzanti e melodie inedite.

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Elements @ Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la scaletta alcuni brani tratti dal lavoro discografico di Rino Zurzolo dal titolo “Live in concert” come “Alkindi”,  “Kanta Nou”, “Porta di Mare” (di Valentina Crimaldi), seguiti da “Afrika” (di Elisabetta Serio) “Fluu” e “Sinavis”, singolarmente rivisitati e supportati dal creativo contributo dei musicisti coinvolti. Struggente e carico di pathos il tratto del concerto durante il quale Enzo Gragnaniello ha ammaliato il pubblico interpretando “Uocchie”, “Song’io”, “Balia”, “Chiove”. Inedita e particolare la versione andalusa de “La città delle razze”, seguita dalle intense vibrazioni regalate da “Senza Voce”, il brano eseguito in duo da Gragnaniello e Zurzolo. Un cenno particolare va fatto alla performance di Ciccio Merolla che, come di consueto, ha travolto il pubblico con la verve e la carica energetica che lo contraddistinguono. Gran finale con l’immortale “Cu’mme”e “Indifferentemente”, due grandi classici in grado di spiegare i segreti più reconditi dell’anima partenopea meglio di cumuli di libri e parole.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Elements @ Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

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Intervista ai Pagliaccio: il nuovo singolo “Spaghetti Bolognaise”, il tour estivo ed un album in cantiere

Pagliaccio © Stopdown Studio

Pagliaccio © Stopdown Studio

Sul loro sito web i Pagliaccio introducono se stessi così: “Pagliaccio nasce agli inizi degli anni dieci e scrive e suona canzoni in italiano. Non è un cantautore italiano, pur essendo italiano. Non è nemmeno una indie rock band perché suona parecchio pop. Non è nemmeno una pop band perché ha un approccio abbastanza indie”. Partendo, dunque, da questi emblematici presupposti, è facile intuire la verve ironica e frizzantina dei membri del gruppo piemontese. “Spaghetti bolognaise” è il nuovo singolo proposto dai Pagliaccio; un brano disincantato che racconta di chi, in questi anni difficili, ha deciso di trasferirsi all’estero per cercare fortuna. In questa intervista la band si è raccontata a tutto tondo, approfondendo non solo gli aspetti legati alla dimensione live ma anche i tratti caratteristici della propria musica.

Oltre 150 date live in giro per l’Italia in due anni. Cosa vi hanno lasciato tutti questi incontri con il pubblico? Come avete costruito la vostra alchimia sopra e sotto il palco e che riscontro avete ricevuto da tipologie di pubblico così diverse?

Ci hanno lasciato tantissimo. Carica, fiducia in noi stessi, confronto, amicizie…Pensiamo che la dimensione live sia quella ideale. Adoriamo suonare dal vivo e lo facciamo più che possiamo, fortunatamente le possibilità non ci mancano e noi non ce le lasciamo sfuggire. Per chi scrive canzoni incontrare le persone è fondamentale, i rapporti che nascono ai concerti, nei locali, ai Festival, per quanto sottili, sono le forme più vere di “seguito” per una band. I passaggi sui grossi media, servono sicuramente tantissimo ma, per quanto riguarda i rapporti umani e il “seguito reale”, lasciano molto meno.

Suonare molto ci ha anche permesso di crescere musicalmente tantissimo e di acquisire esperienza sul palco. La scorsa settimana abbiamo avuto modo di suonare una sera su un palco grande quanto un condominio e alto quattro metri da terra mentre la sera dopo eravamo ad un House Concert su un terrazzo con 30 persone; in entrambe le situazioni ci siamo trovati a nostro agio e questo vuol dire tanto. La nostra musica è di facile accesso, almeno apparentemente, e questo ci consente di avere riscontri di pubblico dai 3 ai 99 anni (per i minori di 14 anni è consigliata la presenza di un adulto).

“Eroironico”, il vostro album d’esordio, è stato un lavoro molto apprezzato…ora che state lavorando ad un nuovo album proseguirete sulla stessa scia o avete in mente qualcosa di diverso?

Non c’è una pianificazione in questo, c’è semplicemente la scrittura di quindici nuovi brani tra cui sceglierne una decina per il disco. Sinceramente speriamo ci sia una maturazione nella scrittura delle canzoni e che ci sia una commistione equilibrata di elementi di novità con gli elementi più caratteristici del nostro linguaggio.

Qual è stato il vostro approccio all’opening act del concerto dei The Luminers + Passenger, lo scorso 16 luglio al Postepay Rock in Roma?

La P A U R A. Scherzi a parte, la soddisfazione più grossa è stata in realtà gestire quel live come qualsiasi live fatto in questi due anni, anche magari davanti a quindici persone: siamo riusciti a essere noi stessi e realizzare questo ci ha fatto un enorme piacere. L’incognita legata al come saprai gestire situazioni e palchi del genere è sempre grande ma evidentemente l’esperienza e la sicurezza che abbiamo acquisito hanno seppellito l’ansia e ci hanno permesso di vivere una esperienza indimenticabile. Ovviamente non saremmo mai scesi di lì e lo vorremmo rifare ogni settimana.

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Qual è la tematica che affrontate nel vostro singolo intitolato “Spaghetti Bolognaise”? A cosa è dovuta la scelta del titolo e a chi si rivolge in particolare questo brano?

“Spaghetti bolognaise” racconta di chi, in questi anni difficili, ha deciso di trasferirsi all’estero per cercare fortuna. Qualcuno è riuscito, nel suo intento, qualcuno no, qualcuno ha seguito l’istinto innato di ricerca di una fantomatica libertà, qualcuno lo ha fatto per seguire una moda, qualcuno ha vissuto una bella esperienza ed è tornato migliore, qualcuno non è più tornato. Qualcuno è scappato, senza accorgersene, da se stesso più che dalle miserie del nostro paese.

Il brano è uno sguardo disincantato che mescola ammirazione, per un gesto di coraggio, a ironia, per l’aspetto più “maldestro” di certe fughe annunciate con fragore e solennità finite male, magari, in un anonimo ristorante italiano dove, per pochi spiccioli, ci si ritrova a faticare per servire la specialità che è “per ironia della sorte” un piatto che in Italia neppure esiste; gli “Spaghetti Bolognaise, appunto.

Come avete lavorato con il produttore artistico Ale Bavo?

Molto bene sia a livello umano che artistico. Ale è una persona di grande “mestiere” ed esperienza, e nonostante il lavoro fatto con il tempo contatissimo (per uscire in tempo per la nostra performance a Rock in Roma, giorno di presentazione del singolo) siamo riusciti a raggiungere un risultato che ci ha soddisfatto a pieno.

Nella vostra bio si legge che “non vi considerate una indie rock band soprattutto perché suonate parecchio pop, non vi considerate neppure nel panorama pop italiano perché avete un approccio abbastanza indie”. Ci raccontate che tipo di musica è la vostra? Di chi parlate e cosa raccontate nelle vostre canzoni? Quali sono i vostri punti di riferimento e quali sono, invece i vostri ascolti più recenti?

In effetti la nostra musica ha dei riferimenti piuttosto trasversali. Pensiamo di avere radici sia nel mondo più indie che in quello di un certo tipo di pop-mainstream e fondiamo i due aspetti. I nostri testi parlano della vita di tutti i giorni, utilizzando spesso argomenti “piccoli” come la raccolta differenziata per universalizzare dei tratti umani (la pigrizia sociale) e allargare l’ambito di riferimento. Spesso utilizziamo le metafore e le allegorie, rendendo anche facili e leggeri argomenti che in realtà non lo sono affatto (le migrazioni nel mediterraneo, la dipendenza da gioco d’azzardo, ecc..)

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Quali saranno i prossimi appuntamenti del vostro tour?

Saremo in giro certamente fino a fine settembre per poi fermarci un po’ per lavorare sul disco nuovo. Suoneremo il 27 luglio come ospiti al Festival della Tempesta Dischi in Provincia di Modena, faremo una puntata al sud ad agosto nella zona di Avellino, infine saremo ospiti al Milano Film Festival e al Mei sempre in settembre. Chiuderemo il mese partecipando alla Biennale Giovani Artisti Martelive a fine settembre a Roma.

Ci sono collaborazioni in programma?

Al momento non ancora, ma chissà….

Coltivate passioni o progetti paralleli alla musica?

Al di là di inventarsi delle entrate per mantenere il lavoro da musicista, hobby in cui stiamo diventando bravissimi, c’è spazio per poco altro. Io (Pagliaccio#1) mi diletto nel running e ho corso qualche maratona, con risultati oggettivamente imbarazzanti ma per me epici e memorabili.

Raffaella Sbrescia

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Musica Nuda in concerto a Napoli: Castel Sant’Elmo estasiato dal duo Magoni-Spinetti

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 24 luglio, la bellissima Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo ha ospitato l’atteso concerto dei Musica Nuda, nell’ambito della rassegna musicale Sant’Elmo Estate. In occasione del decennale del loro binomio artistico Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e Petra Magoni (voce) hanno aggiunto parecchie novità al loro ricco e variegato repertorio musicale. Con la pubblicazione del loro settimo album, pubblicato nel 2013 ed intitolato “Banda Larga”, i due artisti hanno, dunque, aggiunto nuovi impulsi e nuove suggestioni da regalare al pubblico.La forte presenza scenica ed il carisma della voce di Petra Magoni, insieme alle improvvisazioni strumentali di Spinetti costituiscono la materia prima di un momento live, pensato per costruire infiniti sogni.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la scaletta  “La canzone dei vecchi amanti” di Battiato, seguita da “L’amore arancione” e successivamente da due brani tratti da “Banda Larga”. Si tratta de  “La mia carica erotica” e “Qui tra poco pioverà”. Intensa e struggente la versione del brano “Fronne” con testo di Mimì Ciaramella (batterista Avion Travel) che, insieme al brano inedito, tratto dall’antica canzone lombarda “Senti il martello che batte le ore”, ha offerto un significativo saggio di quello che Magoni e Spinetti riescono a creare nel vivo della loro dimensione live.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

La carica emotiva della serata non si esaurisce qui: per suggellare la proposta di matrimonio di Antonio a Luana, con tanto di anello nuziale, i Musica Nuda hanno suonato “Lei colorerà”, un brano dedicato alla coppia, conosciutasi proprio in occasione di un concerto del duo. Il surplus ultra della serata è stato l’ospite: stiamo parlando di Fausto Mesolella, noto ed apprezzatissimo chitarrista napoletano che, da quasi 50 anni regala emozioni attraverso la sua sei fidata sei corde.

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Unitosi ai Musica Nuda sulle note dello storico brano “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, l’artista ha conquistato il pubblico con l’eterno fascino di “Libertango” di Astor Piazzolla, un assolo arricchito da mutevoli virtuosismi e giochi di colore melodico. Il concerto è proseguito poi con una composizione non ancora incisa dal duo:  “Bellezza in bicicletta”, dedicata al campione Vincenzo Nibali e l’ironica “Sei forte papà” di Morandi. “Lirico Lirica”, rivisitazione della composizione ‘Si dolce è’l tormento’ di Claudio Monteverdi, e “Caruso” di Lucio Dalla, sono, invece, i brani che hanno sicuramente evidenziato la particolare estensione vocale della Magoni. Per i richiestissimi bis anche Mesolella si è riaggiunto al trio. Gli artisti hanno, quindi, deliziato il pubblico con  “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco e l’immancabile “Guarda che Luna” suggellando al meglio una serata di poesia.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

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Fausto Mesolella @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella @Sant’Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

Musica Nuda @Sant'Elmo Estate Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note: JFK & La Sua Bella Bionda in concerto al Centro Storico di Napoli

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

Lo scorso 23 luglio i JFK & La Sua Bella Bionda si sono esibiti in concerto al Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli, nell’ambito della rassegna estiva intitolata “Mercoledì Note”. Era da un po’ di tempo che Lelio Morra e compagni non suonavano nel cuore della città, ecco perché questo appuntamento ha subito assunto una valenza speciale, dolce, poetica.

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

Al centro della scaletta proposta al pubblico, i brani più rappresentativi del percorso del gruppo che, in questi ultimi anni, è riuscito a conquistarsi un meritato posto tra le realtà più apprezzate dello scenario indipendente partenopeo. Il fulcro ritmico della loro musica prende ispirazione da una tipologia di folk raffinato e mai sguaiato. Le note fruttate e fresche dei JFK & La Sua Bella Bionda sono pensate per dare risalto a parole che parlano di vita vissuta, di sudore, di lacrime e sorrisi autentici e veraci, proprio così come lo è la passione con cui Lelio Morra e compagni muovono i propri passi in musica. Belli da vedere, da ascoltare, da conoscere, i JFK non propongono un genere di musica etichettabile, il flusso delle note e delle canzoni, specie quelle contenute nel loro album intitolato “Le conseguenze dell’umore”, si prestano ad una personalissima interpretazione, legata a doppio filo al proprio mood estemporaneo.

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

Se a tutto questo aggiungiamo l’importante riscontro che Lelio Morra sta ricevendo in qualità d’autore, specie negli ultimi mesi, grazie alla firma dell’inedito “Danzeremo a luci spente” di Deborah Iurato, vincitrice dell’ultima edizione di “Amici”, entriamo subito in possesso di un elemento in più per poter asserire con certezza di essere di fronte ad una realtà musicale, che pur mantenendo i piedi ben saldi per terra, prende le cose molto seriamente e fa il possibile per entrare in contatto con un rete di contatti in grado di fornire stimoli e visibilità; una music factory di rilevanza culturale assolutamente non trascurabile.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

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JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

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JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

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JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

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JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

 

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

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JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

 

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

 

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & La Sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

 

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

JFK & la sua Bella Bionda ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

Mondovisione Tour: Ligabue dà forma ai sogni del pubblico di Salerno

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue torna per la quarta volta allo Stadio Arechi di Salerno in occasione dell’ultima tappa estiva del suo Mondovisione tour. Forte del travolgente successo avuto dal suo ultimo album di inediti “Mondovisione”, che si è aggiudicato ben sei dischi di platino, Luciano Ligabue si conferma, ancora una volta, uno degli artisti più amati in Italia. Fervente l’attesa del pubblico che, sin dalle prime ore del mattino, si è accalcato a ridosso dei cancelli dello stadio per la conquista dei posti più ambiti. Sole cocente, fatica fisica, litri di sudore ma anche ansia, emozione, nuovi volti e nuovi sorrisi da incrociare hanno scandito le lunghe ore di attesa.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Lo spirito del sacrificio, spesso denominato “atto di fede” dai fan del rocker di Correggio, racchiude l’essenza di una passione impossibile da scalfire. Un biglietto, acquistato da mesi, rappresenta il lasciapassare per un sogno chiamato musica. Che si tratti di un habitueè o che si tratti di un neofita della prima ora, il fan di Luciano Ligabue ama soprattutto condividere le proprie emozioni.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Spettacolari coreografie, giochi d’acqua, piccoli scherzi goliardici e un’ora di diretta con radio Rtl 102.5 hanno scandito le ore del tardo pomeriggio mentre, nel frattempo, l’enorme palcoscenico costruito apposta per questo tour, prendeva vita. Un maxischermo mastodontico, retto da una struttura a 180 gradi, alta più 20 metri ed interamente proiettata verso il pubblico, fronteggiava, infatti, una grossa sfera posta quasi alla fine di una lunga passerella protesa all’interno del parterre. Un’opera tecnologicamente avanzata, made in Italy, pensata per dare un tocco assolutamente unico e spettacolare allo show. Maniacale nel controllo dei dettagli e della qualità del suono, Ligabue non ha lasciato al caso nemmeno gli effetti, le luci e soprattutto le grafiche legate alle bellissime e coinvolgenti immagini che hanno accompagnato le canzoni in scaletta.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Alle 21.30 in punto una serie di piccoli cerini, accesi nel buio totale, riempiono lo schermo posto sul palco, ad uno ad uno i musicisti fanno il loro ingresso: Federico “Fede” Poggipollini (chitarra), Niccolò Bossini (chitarra), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Michael Urbano (batteria) e Davide Pezzin (basso) infiammano subito l’euforico pubblico con “”Il muro del suono”, uno dei brani più politici di Luciano Ligabue. “Chi doveva pagare non ha mai pagato”, sentenzia il cantante che, in questo tour canta ben 11 delle 14 tracce che compongono il suo ultimo album. “Il volume delle tue bugie” ed “Happy Hour” chiudono la prima terna di canzoni in scaletta. “Quanto costa fare finta di essere una star?”, chiede Liga, ai nuovi adepti di un lifestyle social addicted. Una parentesi intima, introspettiva, oseremmo dire dolorosa, quella creata da “Ho messo via” e “Ciò che rimane di noi”: un cuore umano pulsante, proiettato in primo piano sullo schermo, ci aiuta a districarci in un mondo molto duro.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Tra i suoi post-it basici ed immediati, Ligabue cita “Siamo nati per vivere” (ora e qui), un brano che, già dal titolo, ci offre un’ampia selezione di contenuti e riflessioni da vivere in maniera assolutamente personale e soggettiva così come quelle suscitate da “Il giorno di dolore che uno ha”. Capace di raccontare, raccontarsi, raccontarci come pochi altri, Luciano Ligabue entra nel tessuto vivo del nostro apparato organico, ne sviscera i più intimi segreti e li mette a nudo in “Siamo chi siamo”, “Non è tempo per noi”, “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. “Vieni qua, comunque vada, sempre sulla mia strada”, canta Liga, invitandoci a vivere in maniera immediata ed estemporanea mentre, calcando l’onda dell’euforia e la voglia di evasione del pubblico, davvero molto presente e partecipe, intona l’intro di “Balliamo sul mondo”.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Il racconto in musica di Ligabue prende una piega decisamente autobiografica, specialmente sulle note del brano “Per sempre” quando l’artista decide di aprire il suo album di famiglia e di farlo scorrere in bianco e nero sul grande schermo: ci sono le immagini dei genitori, tenere ed emozionanti istantanee di Luciano e del fratello Marco da bambini, frammenti di vita casalinga e foto di vacanze al mare, impossibile trattenere una lacrima di commozione.

“Bambolina e barracuda”, “L’odore del sesso”, “Urlando contro il cielo” lanciano il pubblico in un’esplosione di cori: compiacimento ed emozione colorano il viso di Luciano che, al centro della passerella, vive il suo sogno lungo tutto una vita. Effetti scenografici accompagnano “La neve se ne frega” evidenziando il bisogno vitale di interessarsi alla vita, ai sentimenti, ai coinvolgimenti personali per davvero e non soltanto in superficie.

Molto particolare e suggestivo il medley delle 3 canzoni cantate dal pubblico: “Un colpo all’anima”, “Tutti vogliono viaggiare in prima”, “Marlon Brando è sempre lui”, vivono della luce e dell’intensità di 30000 voci che cantano all’unisono. Le tonnellate di acciaio e di megapixel non intaccano l’emozione del pubblico che con “Tu sei lei” e “Piccola stella senza cielo” vive l’eterno miracolo dell’amore. “Il sale della terra” rappresenta, invece, il brano più polemico della scaletta. Accompagnato da una serie di aforismi importanti e pensanti come macigni, questo singolo ci invita a reagire e a fare il punto del nostro status quo.

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Tra i must della serata “Il meglio deve ancora venire” e “Tra palco e realtà”, due pietre miliari della carriera di Ligabue, il cui smalto è più brillante che mai. Le canzoni e le emozioni scorrono veloci e, dopo più di ore di musica, si arriva ai bis: “Quella che non sei” e soprattutto “Certe notti” rinnovano l’incantesimo di reciproca necessità tra il pubblico e l’artista che, chiude il concerto salernitano con il brano intitolato “Con la scusa del rock’n'roll”. Lo schermo diventa un enorme patchwork dei filmati estratti da altri importanti eventi della carriera di Ligabue. Nuvole di fumo bianco inondano il parterre, gli occhi, il cuore e le mani di migliaia di persone che, giorno dopo giorno, ispirano canzoni e artisti che, come Luciano Ligabue, sono in grado di raccontare il miracolo della vita.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

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Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

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Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

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Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi

Luciano Ligabue @ Stadio Arechi - Salerno Ph Anna Vilardi

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Intervista a Pierfrancesco Ambrogio: “Vi presento il Trio Mortacci”

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Il Trio Mortacci è una originale realtà musicale, artistica e teatrale composta da Pierfrancesco Ambrogio (voce, attore e clarinettista), Salvatore Zambataro (fisarmonica, clarinetto), Marco Turriziani (contrabbasso chitarra). I tre artisti sono tutti romani e, ad una preparazione classica e accademica, associano una curiosità musicale onnivora che li porta ad osare e a sperimentare senza limiti o etichette. Le loro performances sono studiate per sorprendere ed ammaliare il pubblico attraverso un repertorio che va dal periodo pre e post bellico alle composizioni originali di Marco Turriziani. A parlarci del trio e dei progetti dell’Associazione Teatro Oltre di cui è Presidente, è Pierfrancesco Ambrogio.

Il nome del vostro gruppo si rifà ad una espressione dialettale romana dalla valenza semantica piuttosto ampia… come mai questa scelta e in che modo questo nome si lega alla vostra entità artistica?

Come dici tu è un’espressione che significa molte cose. A Roma si usa spessissimo nell’intercalare del linguaggio parlato. Nel momento in cui dovevamo scegliere  il nome del trio, dopo qualche tentativo, esso è venuto fuori  in maniera del tutto spontanea. Come spontaneamente a Roma si dice “Mortacci”! quando ci si trova di fronte a qualcosa di stupefacente, che non ci si aspettava di vedere o sentire o assaggiare… Insomma quando si è “colpiti” da qualcosa. Proprio questa è, infatti, l’intenzione che intendiamo dare a questa espressione romana, che nella sua essenza, rappresenta un terribile turpiloquio che scomoda i cari estinti ad una rievocazione piuttosto traumatica…Noi, modestamente, vorremmo stupire con il nostro spettacolo e sentirci dire: Mortacci! È indubbio che essendo noi di Roma ci è sembrato subito adatto per  definirci.

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

I componenti del gruppo sono nati e cresciuti a Roma… ci raccontate il vostro background artistico e culturale?

Sì, siamo tutti nati a Roma e proveniamo da una preparazione classica e accademica: conservatorio, orchestra. In seguito la curiosità ci ha portato ad affrontare altri ambiti musicali e altri mezzi espressivi. Io, Pierfrancesco, dopo gli studi di clarinetto,  ho cominciato a cantare per gioco con  un mio amico cantante di Vienna e abbiamo messo su uno spettacolo “Fratelli d’Italia” che ancora rappresentiamo con molto successo. Però è stato soprattutto il teatro a rapirmi ed è per questo che ne ho approfondito diversi aspetti da quello attoriale, alla regia, alla scrittura di testi. È nata una compagnia e associazione culturale Teatro Oltre intorno alla quale nascono i nostri spettacoli. Marco, diplomato in contrabbasso, parallelamente agli studi classici, ha sempre avuto un interesse  per la musica leggera ed il teatro fino ad arrivare a produrre due dischi con suoi brani originali. Quindi la composizione è diventata una delle sue attività principali. All’interno del trio Marco suona anche la chitarra, l’ukulele, il glokenspiel. Salvatore nasce come clarinettista e da piccolo si è appassionato alla fisarmonica con la quale ha suonato in giro per il mondo con diverse formazioni popolari. Ha suonato anche con l’orchestra di Santa Cecilia e per molti spettacoli teatrali.

 Quali sono i vostri punti di riferimento?

Il Trio Mortacci guarda sia al passato, con  riferimento agli spettacoli di Varietà italiani del periodo pre e post bellico, che al futuro con composizioni originali di Marco Turriziani. Sicuramente abbiamo costruito uno spettacolo e non un semplice concerto. L’elemento teatrale infatti è molto presente con l’inserimento di poesie, lazzi, giochi tra di noi. Come quando ad un certo punto ci scambiamo i ruoli e io che prima canto poi mi metto a suonare il clarinetto. Oppure ci scambiamo tutti gli strumenti. Oppure cantiamo tutti e tre a cappella.

In cosa consiste il vostro repertorio?

Stimo costruendo un repertorio di brani che da una parte strizzano l’occhio agli spettacoli di Varietà con canzoni di Danzi o brani napoletani poco frequentati. Canzoni macchietta. Canzoni romane come “Pe’ lungotevere” e dall’altra eseguiamo i brani originali di Marco cercando un equilibrio che raccordi i diversi stimoli.

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Ci parlate del vostro nuovo spettacolo? Come s’intitola? Cosa include? Cosa intende trasmettere al pubblico?

Abbiamo fatto una serata di presentazione a Roma a L’Archivio 14 e l’abbiamo chiamata “Mortacci che serata!”. Questo la dice lunga sui nostri propositi. Brani vocali, strumentali, gags, macchiette, travestimenti, momenti di lirica intensità. Tutto in stile rigorosamente “mortaccino”! Quello che ci piace vedere nel pubblico è il sorriso alla fine dello spettacolo, quando con gli occhi luminosi ti dicono “che bello!!!”

Il gruppo nasce da un’altra esperienza in cui erano presenti ben 10 musicisti, protagonisti dello spettacolo “Fratelli d’Italia”…cosa vi ha spinto a decimare la compagine iniziale?

“Fratelli d’Italia” è uno spettacolo esaltante per la quantità di artisti che vi partecipano e per il programma musicale. Purtroppo, e lo dico con una grande amarezza nel cuore, il numero elevato dei componenti non ci permette di trovare adeguata collocazione nei teatri. Con le nostre forze siamo riusciti a rappresentarlo già molte volte compreso un capodanno a Vienna nel teatro di Stefan, il tenore di cui sopra, con notevoli sforzi personali di ognuno. Ma quello che potevamo fare da soli lo abbiamo fatto. Ora servirebbe una produzione che sappia dare il giusto valore a l’operazione e che ne sappia vedere gli adeguati profitti. Quindi non una decimazione, ma semmai, un momentaneo frazionamento in gruppi più piccoli per cercare di inserirsi meglio.

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Attualmente vi trovate a Berlino per presentare il vostro nuovo spettacolo all’estero, come cambia l’accoglienza e l’attenzione nei vostri riguardi, sia per quanto riguarda i gestori dei locali che per quanto riguarda il pubblico?

In generale c’è una gentilezza e una disponibilità che a Roma sono orami due animali rari in via d’estinzione. Nonostante per i locali sia bassa stagione, tutti ci offrono quanto meno la possibilità di partecipare ad un open stage. Un giorno alla settimana  dedicano il microfono aperto a tutti quelli che si vogliono esibire. Se sei convincente hai la serata assicurata. Poi la cosa più sbalorditiva è che riesci a parlare con tutti e hai subito delle risposte tipo: Si! No mi dispiace! Siamo chiusi! Mandateci il programma e lo inseriremo da settembre a dicembre. Venite venerdì prossimo per un open stage! Chiarezza e semplicità accompagnati da un sorriso. Questa la grande differenza. Il 25 avremo la nostra prima serata al Rosengarten. Vi sapremo dire dell’accoglienza del pubblico.

Tutti i 3 componenti del trio cantano e suonano a sorpresa…come sfruttate a vostro vantaggio questa ampia versatilità individuale?

Cercando di cogliere di sorpresa lo spettatore. Quando sta per capire che io canto e gli altri suonano cambiamo le carte in tavola. Io prendo il clarinetto e insieme a Marco accompagniamo Salvatore che tira fuori un vocione da tenore per “Io te voglio bene assai”! Poi Marco, zitto zitto, imbraccia la chitarra e trascina tutti nella romanità più dolce e romantica con “Serenata sincera”! Stupire è la nostra parola d’ordine. Stupire non solo per il gioco dei ruoli, ma soprattutto stupire con la qualità delle nostre proposte.

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Pierfrancesco, sei anche presidente dell’Associazione Culturale Teatro Oltre. Nell’arco di 15 anni hai prodotto tanti spettacoli con musica dal vivo… ci racconti le tappe salienti di questo percorso e ci illustri gli altri progetti di cui attualmente ti occupi?

L’Associazione nasce sulla scia di un’entusiasmante esperienza che ha coinvolto musicisti e attori in uno spettacolo dal titolo “Solo sassi e polvere”. Sulle musiche e le canzoni di Kurt Weill e Bertold Brecht avevamo costruito una drammaturgia ricca di 6 personaggi emblematici e apparentemente bislacchi che affollavano un caffè-bordello dove suonava un’orchestra di 12 elementi. Ognuno raccontava un po’ della sua esistenza e interagiva con gli altri creando delle dinamiche nevrotico ossessive. Aleggiava su tutti la voce di Stefan che rappresentava l’anima buona di tutti e che tutti avevano obliato. Un banditore di una lotteria vendeva biglietti per la felicità. Alla fine nessuno vinceva niente e in puro stile brechtiano si finiva a girare in tondo in una giostra senza fine. Fondata l’Associazione con i componenti di quell’esperienza abbiamo continuato a montare spettacoli con la stessa cifra stilistica: drammaturgie con musiche eseguite dal vivo che si integrano nello spettacolo diventando parte stessa dei personaggi. Sono nati così “Orfeo” di Cocteau, “Fratelli d’Italia”, “Il sogno dei gigli bianchi”, “Didone Bernardone e altre sciagure”, fino alle fiabe in musica per i più piccoli.

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Tra tutti spicca la rassegna “Pomeriggi con le fiabe musicali”, dedicata ai più piccini…in cosa consiste questo appuntamento? Avete intenzione di riproporlo a breve?

Anche qui la formula è stata quella della musica integrata alla narrazione. Il repertorio è quello della tradizione fiabistica italiana accompagnata da diverse formazioni strumentali. L’Intento didattico è stato, per questa prima edizione, quello di offrire ai piccoli spettatori l’opportunità di avvicinarsi alle voci dei vari strumenti musicali che compongono il suono di un’orchestra classica. Le fiabe sono state dunque accompagnate da un piccolo ensemble strumentale, massimo tre musicisti, che reggevano la narrazione di due attori. Abbiamo così presentato gli archi, i legni, gli ottoni, le percussioni e gruppi misti. La prossima edizione la giocheremo con i generi musicali: ogni fiaba sarà composta con un genere musicale diverso: barocco, jazz, moderno…

 Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

Trio Mortacci @ L'Archivio 14 Ph Roberta Giobertii

Trio Mortacci @ L’Archivio 14 Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

Villa Ada incontra il mondo: gli Almamegretta rivisitano ”Sanacore” in concerto

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Lo scorso 16 luglio il bellissimo parco di Villa Ada a Roma ha ospitato il concerto degli Almamegretta nell’ambito della rassegna intitolata “Villa Ada incontra il mondo”. Forti di una lunga e variegata carriera artistica, gli Almamegretta sono ormai riconosciuti come una tra le più originali realtà musicali degli ultimi venti anni in Italia. In qualità di ambasciatori della dub music, e in virtù della solida diffusione della cosiddetta bass music nel contesto musicale italiano, gli Almamegretta hanno colto l’occasione di questo nuovo tour per ritornare alle proprie origini rivisitando i brani contenuti in “Sanacore”, l’album pubblicato nel 1995, considerato un capolavoro assoluto di fusione fra reggae e tradizione napoletana.

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

L’album venne registrato a Procida e mixato interamente a Londra da Adrian Sherwood nel suo On-U Sound Studio. Il risultato ha segnato l’underground italiano negli anni ’90, influenzando notevolmente tutta la storia successiva. Il nuovo live show, beneficia della presenza del leggendario dubmaster Adrian Sherwood ai controlli e concentra il proprio nucleo centrale su brani storici come la title track “Sanacore”, “Nun te scurdà” (memorabile il video di Pappi Corsicato!), “‘O sciore cchiù felice”, “Pe’ dint’ ‘e viche”.

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Classici senza tempo, rivisitati con cura e con esperienza dalla band originale al completo che, come sempre, veicola ispirazione e passione attraverso l’intensa voce di Raiz. Una nuova esperienza live in grado di trarre dal passato nuove suggestioni da investire nel futuro.

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

Almamegretta @Villa Ada incontra il mondo Ph Roberta Gioberti

 

 

Intervista a M’Barka Ben Taleb: ” Vi presento Passion Fruit, il mio nuovo album”

M'Barka Ben Taleb_Cover disco - Passion Fruit (b) (2)

Lo scorso 1 luglio è uscito “Passion Fuit”, il nuovo album dalla cantante e attrice tunisino-napoletana M’Barka Ben Taleb. Pubblicato da Graf/Full Heads e prodotto da Jerry de Concilio con Michele J Romano, l’album vede anche la firma del beatmaker Tonico 70, del violoncellista Arcangelo Michele Caso e di Salvio Vassallo alla produzione artistica. In questo nuovo progetto M’Barka si è divertita a giocare con diverse lingue e reinterpretare ben 6 grandi successi nazionali e internazionali, qui reinterpretati al femminile con ironia e sensualità.

M'Barka Ben Taleb Ph Eugenio Blasio

M’Barka Ben Taleb Ph Eugenio Blasio

A questi brani si  aggiungono ben tre inediti, nati dall’incontro con Enzo Gragnaniello, oltre che dalla collaborazione con giovani creativi “newpolitani”, musicisti della nuovissima scena musicale partenopea, come l’autore Alessio Arena e la band Il Tesoro di San Gennaro. Reduce anche dai ciak con Woody Allen, Sharon Stone e gli altri divi hollywoodiani per l’ultimo film di Turturro, M’Barka  si conferma sempre più trasversale. Più patrie, più tradizioni e più culture traducono in arte il suo stile di vita. L’abbiamo, dunque, raggiunta al telefono per farci raccontare le sue sensazioni in merito a queste nuove emozionanti tappe del suo percorso e per scoprire qualcosa in più sul disco , anticipato in radio dai brani “Je t’aime moi non plus”,un’inedita versione etnofunk del brano di Serge Gainsbourg e da “Storia d’amore”, una versione electro-swing del celebre brano di Adriano Celentano (di cui uscirà a breve il videoclip).

M'Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

M’Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

“Passion Fruit” è il titolo del tuo nuovo album in cui il tuo “stile meticcio” giunge ad una nuova definizione. Cosa racconta di te e del tuo percorso artistico questo lavoro dal suono moderno, maturo, in sintonia con i tempi?

Dopo tanti anni di musica etnica e la precedente avventura nella world music, questo nuovo lavoro, pubblicato da Graf/Full Heads e prodotto da Jerry de Concilio con Michele J Romano, è caratterizzato da un ampio utilizzo della musica elettronica e dal contributo del  beatmaker Tonico 70, del violoncellista Arcangelo Michele Caso e di Salvio Vassallo alla produzione artistica. In questo disco gioco molto con le lingue francese, italiano, arabo e napoletano.

M'Barka Ben Taleb Ph Eugenio Blasio

M’Barka Ben Taleb Ph Eugenio Blasio

Quale, tra i brani che hai rivisitato, senti di avere maggiormente stravolto e fatto tuo?

A dire il vero, sento miei tutti i brani compresi in questo lavoro, li ho scelti perché mi ci rispecchio e perché sono il frutto di tante esperienze precedenti.

Hai collaborato con tanti artisti per questo progetto…come hai lavorato con loro?

Ho lavorato con Enzo Gragnaniello, un grande artista che io definisco il Maestro della nuova canzone napoletana, mi sono ritrovata a collaborare con lui dopo aver già fatto dei concerti dal vivo insieme, il brano è per metà in francese e in napoletano e s’intitola “Sotto ‘o cielo ‘e Paris”, un duetto imperdibile, ulteriormente valorizzato dal rap di Tonico ’70. Poi c’è Alessio Arena , autore di “Nisciuno” e il Tesoro di San Gennaro, che firma il brano che dà il titolo all’album “Passion Fuit”, un esplicito racconto di una vitalità femminile e di una sessualità orgogliosa, impreziosito dall’emozionante seconda voce di Valentina Gaudini. Infine cito Fausto Mesolella che, con la sua impagabile chitarra, si è lanciato in una inedita cavalcata country reggae per impossessarsi di “Nun te scurda’” degli Almamegretta.

M'Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

M’Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

Per quanto riguarda le tue esperienze di attrice, in particolare quella con John Turturro…come hai vissuto questo tipo di contesto e cosa hai espresso della tua personalità?

Prima di “Gigolò per caso”, l’ultimo film di Turturro, ho preso parte al film “Passione”, sono stata scelta da Federico Vacalebre, un critico musicale severissimo che mi ha proposto al regista. Da lì, per mia fortuna, sono stata scelta anche per quest’altro film, in cui ho cantato due brani: “Luna Rossa” e un brano jazz, intitolato “I’m a fool to want you”. Per me si è trattata di un’esperienza unica, lavorare con Turturro al fianco di Sharon Stone e Woody Allen mi ha lasciata senza parole. Io sono molto credente e, nel mio piccolo, mi sono sempre detta che dopo tanti sacrifici e diverse esperienze, fatte nel corso di 20 anni, pur non essendo così conosciuta, sarei riuscita a fare delle cose importanti. Se credi in quello che fai, se segui le tue idee, impegnandoti seriamente, arriverai al tuo traguardo.

M'Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

M’Barka Ben Taleb Ph Luigi Maffettone

Per quanto concerne la dimensione live, che tipo di concerto è il tuo? Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Stiamo promuovendo il disco e stiamo facendo le prime prove per organizzare il concerto che proporremo durante il tour. Le date sono ancora in fase di definizione ma vi terremo ben informati!

Raffaella Sbrescia

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Video: “Je T’Aime Moi Non Plus”

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