Samuele Bersani: il Nuvola Numero Nove tour è un balsamo per il cuore

Samuele Bersani Ph Massimiliano Natale

Samuele Bersani Ph Massimiliano Natale

Continua la versione estiva del Nuvola Numero Nove tour di Samuele Bersani. Il cantautore si è esibito in concerto a Limbadi (VV) lo scorso 3 agosto proponendo al pubblico un momento musicale intenso e ricco di emozioni, coccolandone i sensi per circa due ore. Schietto, sincero, veracemente poetico, Samuele ha ideato un tour pensato per stare a stretto contatto con il pubblico coinvolgendolo a 360 gradi nel suo mondo in maniera bilaterale e partecipe. All’interno della scaletta proposta agli spettatori ci sono sia i suoi successi storici che le più recenti perle contenute nel suo ultimo album di inediti “Nuvola numero nove”. La ricercatezza dei testi, l’uso pungente delle parole, la qualità degli arrangiamenti sono gli elementi che s’interfacciano con il carisma e la vocalità di un cantautore abituato a smuovere il cuore dall’interno.

Leggi il live report del concerto di Napoli

Fotogallery a cura di: Massimiliano Natale

Samuele Bersani Ph Massimiliano Natale

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Samuele Bersani Ph Massimiliano Natale

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Samuele Bersani Ph Massimiliano Natale

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Le Diverse Mode: Tra “Pioggia d’Estate”, un nuovo album e musica ecocompatibile

le diverse mode

Anni di live e una vita dedicata alla musica hanno forgiato la musica de Le Diverse Mode, la band tarantina composta da Giuseppe Cavallo (voce), Giovanni Pagliaro (chitarra), Andrea Manco (basso), Daniele Manco (batteria). Il gruppo pubblicherà a breve un nuovo album di inediti, anticipato dal singolo “Pioggia d’estate”, un brano dalle sonorità semplici eppure incisive: suoni acustici, dal fascino retrò, s’imprimono nella mente seguendo il flusso evolutivo di una storia d’amore dal corso breve. A curare i progetti discografici de Le Diverse Mode è la Steel Rose Records, un’etichetta musicale indipendente, caratterizzata da un’impronta dichiaratamente ecologista, finalizzata ad un nuovo modo di approcciare alla musica con progetti a impatto zero, volti a ridurre le emissioni di CO2 generate dalle attività di persone, eventi, aziende e organizzazioni. In questa intervista è Giuseppe Calvallo, frontman de Le Diverse Mode a parlarci del percorso artistico della band e dei nuovi importanti passi artistici che determineranno una svolta considerevole per il gruppo.

Perché il nome della Band è “Le Diverse Mode”? Qual è la cifra stilistica del gruppo ed il target di pubblico a cui si rivolge?

Le Diverse Mode nascono come tutte le band emergenti in Italia, abbiamo cominciato a fare delle cover italiane e a fare musica per il gusto di stare insieme. Il nome è la conseguenza del fatto che tutte le persone che hanno cominciato a seguirci erano incuriosite dal nostro modo di fare musica, di stare sul palco, di stare tra la gente….eravamo un po’ diversi, per l’appunto… Non abbiamo un prototipo a cui ci ispiriamo, il nostro genere è un british pop che spazia da sonorità datate come quelle dei Beatles fino ad arrivare ai Blur, agli Oasis.

Siete tutti molto giovani ma da sempre legati alla musica…cosa vi ha dato fino ad oggi il vostro percorso insieme?

Nel tempo abbiamo fatto davvero molti sacrifici e abbiamo suonato nei posti più strani (in riferimento ai quali potremmo aprire un capitolo a parte). La tournèe l’abbiamo fatta perché avevamo fame di farci ascoltare e di suonare la nostra musica il più possibile. Certo, è stato difficile ma non ci sono mancate delle belle esperienze come Area Sanremo, Sanremo Social Day (scelti nei primi 30 dal web), abbiamo fatto un bel po’ di gavetta ma la cosa più importante è non fermarsi mai e non avere limiti, non sentirsi appagati e stare sempre sul campo per lavorare e produrre. Soprattutto adesso che abbiamo dato forma alla nostra musica e alle nostre idee e abbiamo un direttore artistico che lavora a Roma ma che è di Taranto, si tratta di Francesco Basile che cura la direzione artistica del progetto e che ha dato il là a quello che può rappresentare un nuovo inizio per Le Diverse Mode.

La vostra etichetta discografica è la Steel Rose, una realtà molto attenta all’ ecosostenibilità…come vi siete uniti a questa tipologia di discorso?

Abbiamo sempre fatto musica portando avanti le nostre idee anche a Taranto, una città dove c’è una situazione ambientale veramente delicata. Siamo attivi da tempo sul nostro territorio ed è stato molto bello incontrare Christian Gentile, fondatore della Steel Rose, che aveva un po’ le nostre stesse idee e voleva fare una musica ecosostenibile perseguendo un abbinamento tra musica e ambiente. Ritrovandoci in sintonia con queste intenzioni è nata questa collaborazione. Spiegare l’ecosostenibilità in musica è facile: ci riferiamo all’ambiente a 360 gradi, dalla scrittura del brano nei posti più belli che abbiamo, alla produzione del video che può mettere in evidenza la terra in cui viviamo. Nel video di “Pioggia d’Estate”, ad esempio, mettiamo in evidenza gli ulivi, il mare, la spiaggia.

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“Pioggia d’estate” è il vostro nuovo singolo… di cosa parlate in questo brano e in che modo intende rappresentare il preludio al nuovo album?

Questo brano, in effetti, è il singolo che anticipa l’album…la storia del brano è particolare, abbiamo deciso di pubblicarla appena l’abbiamo scritta. Eravamo a Taranto, in fase di pre-produzione e, mentre sceglievamo i brani, abbiamo cominciato a scrivere le prime parole. Insieme a Daniele Loreti, collaboratore della nostra etichetta, abbiamo scritto prima il riff, poi il ritornello. Si tratta di una canzone pop ed è incentrata sull’amore.

Cosa ci anticipi di questo nuovo imminente lavoro?

L’album avrà tante sonorità, la cosa particolare è che anche il packaging del disco sarà realizzato con materiali ecologici, come cartone riciclato… Al suo interno ci saranno anche i semi di una piantina da coltivare, porteremo un po’ di ambiente nelle case delle persone che vorranno conoscere la nostra  musica. Il disco parlerà sicuramente delle esperienze nostre e della gente che vive nella nostra terra, dei sorrisi, della felicità, qualcosa che sarà leggero da ascoltare e che in qualche modo potrà rappresentare il nostro trampolino di lancio e che speriamo potrà lasciare il segno.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Pioggia d’Estate” su iTunes

Video: “Pioggia d’Estate

Intervista a Mimmo Cavallo: “Vi racconto cosa significa stare dalla parte delle Bestie”

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“Dalla parte delle bestie” è il titolo del nuovo album di inediti di Mimmo Cavallo, un lavoro ricco di ritmi etno-rock e suoni innovativi, accompagnati da testi ricercati ironici e pungenti, intensi sguardi alla vita e al suo tempo, passaggi attenti dal linguaggio schietto ma anche carezzevole e intimista. Edito da “Suoni dall’Italia”, un’etichetta discografica nuova nata su impulso della cantautrice Mariella Nava, l’album rappresenta un nuovo importante passo artistico per Mimmo Cavallo, considerato da più di vent’anni come uno dei cantautori più interessanti del  sud Italia e non solo. Nel dare voce ai bastian contrario, ai perdenti e ai sofferenti, Mimmo opera un atto di diversificazione e di difesa dell’uomo nelle sue più diverse accezioni. Una rivolta che parte dalle parole e che si oppone alla politica del fast. Di seguito vi proponiamo l’intervista in cui l’artista ha approfondito le tematiche racchiuse nell’album.

“I perdenti, i contrari, gli esclusi” sono i protagonisti del suo nuovo lavoro discografico intitolato “Dalla parte delle Bestie”. In che modo dà loro voce in questo album?

Attraverso quello che scrivo. Non creo personaggi reali però attraverso i concetti e le parole riesco a trasmettere le emozioni di chi le vive per davvero. In un periodo di alta omologazione, in cui il potere cerca di omologarci tutti, le diverse realtà esistenti in Italia rappresentano una ricchezza da preservare. A questo tentativo di omologazione ognuno risponde con i propri mezzi, con le proprie idee. Io scrivo canzoni e in questo senso, questo è un album di rivolta.

Nel brano intitolato “Rebellion” che tipo di ribellione auspica?

La ribellione è quella di coloro che non riescono ad essere considerati all’interno di un sistema come il nostro. Anche a livello musicale, conosco un sacco di ragazzi che fanno musica e che sono molto interessanti però la discografia si è fossilizzata sulle realtà che fanno leva sulle ragazzine che comprano gli album e non c’è molto altro. Secondo me, invece, ci sono tanti autori, cantautori che soffrono e di questa sofferenza noi intendiamo parlare. Ognuno cerca di dire la sua, di gridare all’etere la propria esistenza.

Lei è autore di molti altri brani di successo, come si approccia alla veste prettamente autorale?

Quando scrivo, lo faccio innanzitutto per me, non penso mai di fare un pezzo per darlo a qualche collega. Naturalmente a volte capita di incontrare, conoscere e scambiare opinioni musicali con tanti artisti… è stato così con Zucchero, Mia Martini, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Gianni Morandi, Al Bano. Magari passando una serata insieme, è capitato di scambiarsi gli ascolti di qualche pezzo e, quando un artista si innamora di un mio brano, mi fa piacere che lo canti; si tratta di una grande soddisfazione e gratificazione. Nel caso di Zucchero con “Vedo nero” siamo anche riusciti ad arrivare primi in classifica… è ovvio che in questi casi, oltre alla gratificazione artistica c’è anche quella economica, il che non guasta mai.

Mimmo Cavallo (scatto tratto dalla pagina Facebook dell'artista)

Mimmo Cavallo (scatto tratto dalla pagina Facebook dell’artista)

“Basta con le donne tailleurs e sorriso”…

La visione di donna vincente ci viene propinata a piè sospinto ma in questo brano io intendo parlare della sofferenza delle donne che, invece, sono ancora costrette a stare nelle cantine a fare lavori umili e umilianti.C’è ancora da lottare, da scrivere, da capire su questo tema. Non bisogna mai abbassare la guardia.

E per quanto riguarda il singolo “Dalla parte delle bestie”?

Questo brano ha dato il titolo al cd. Queste parole intendono leggere la sofferenza degli esclusi, dei bastian contrari, degli ultimi, dei reietti. Io parlo di quelli che non ci stanno, che dicono no. Però anche ne “La voce della Taranta” si parla di sofferenza. La Taranta è una danza  diversa da come viene intesa oggi, la vera essenza di questa danza è insita  nella sofferenza millenaria dei contadini. Nel Salento alto, che fa capo a Taranto, la taranta ha ancora una valenza pagana. Come tutti i balli pagani che, ad un certo punto sono stati inglobati dalla Chiesa e dalla religione, anche in questo caso il tarantolato viene salvato da un Santo, ovvero Santu Paolu invece nel tarantino, fino agli anni 50-60, ancora non c’era questa ingerenza della Chiesa. Io parlo della nostra grande madre mediterranea, la dea della terra, verginizzata da un dio guerriero, depotenziata e messa da parte. Nelle canzoni, inoltre, bisogna sempre cercare il non detto, quello che c’è oltre, nei testi ci sono dei germi di discussione di cui si potrebbe parlare per ore. Il non detto è molto più importante di quello che si dice, è come la materia oscura che compone l’universo.

Cosa significa essere meridionali nel 2014?

Significa portare avanti un’idea di mediterraneità, così come era intesa durante l’era d’oro della Magna Graecia. Gli effetti conseguenti alla mancanza di tolleranza hanno portato alla cancellazione della parte femminile insita in ciascuno di noi, a favore di una visione maschile del mondo. Non sono uno che vive nel passato ma penso che la ricerca dello sviluppo non debba avvenire trascurando l’ecologia, l’ecosistema, gli equilibri naturali del nostro universo. Questa voglia di arricchimento perenne, questa corsa che non si ferma mai si oppone in tutto e per tutto all’esatta concezione della mediterraneità che, invece, presuppone la capacità di sapersi fermare, guardare il mondo con occhi diversi. La lentezza è la chiave di lettura più poetica del mondo e che ha tenuto insieme delle grandi culture in maniera pacifica.

Raffaella Sbrescia

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Color Fest 2, chiusura col botto: Marlene Kuntz e Perturbazione protagonisti della seconda serata

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Si è tenuta lo scorso 2 agosto la serata conclusiva del Color Fest, la rassegna musicale ambientata nella bellissima Oasi naturale del Parco Mitoio di Lamezia Terme, all’interno di un anfiteatro immerso in 250 ettari di macchia mediterranea e terme naturali. Intenso ed emozionante anche questo nuovo appuntamento i cui protagonisti principali sono stati i Marlene Kuntz e i Perturbazione. La band di Cristiano Godano ha concentrato la propria essenza rock in un’ora e mezza di musica “elettrica, impetuosa, pansonica, fragorosa” facendo letteralmente scatenare le circa 2000 persone assiepate in ogni angolo dell’anfiteatro. Reduci dalla pubblicazione del loro nono disco in studio, intitolato ”Nella tua luce”, uscito lo scorso agosto per Sony, i Marlene Kuntz hanno proposto al pubblico una scaletta comprensiva di tutti i più grandi successi della loro carriera in un’atmosfera calda e coinvolgente.

Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Come accennato in apertura del pezzo, gli altri grandi protagonisti della serata sono stati i Perturbazione, al centro del loro tour estivo, denominato “Musica per l’estate”. Dopo una tournèè invernale davvero molto intensa e ricca di soddisfazioni Tommaso Cerasuolo  e compagni continueranno a far ballare e cantare le più più belle platee d’Italia almeno fino a fine agosto, soprattutto sulle note dei brani contenuti nel loro album “Musica X”. Il bilancio di questa seconda edizione del Color Fest è, dunque, davvero molto più che positivo; una realtà giovane, che sogna e che lavora, si sta affermando nel panorama musicale italiano delineando i tratti di un nuovo orizzonte fatto di traguardi e sfide da vincere.

Fotogallery a cura di: Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marlene Kuntz @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Perturbazione @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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MessApp Coast Festival: Maldestro, James Senese e Mannarino incantano il Cilento

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Si terrà questa sera la serata conclusiva del “MessApp Coast Festival”, la rassegna musicale in programma dall’1 al 3 agosto ad Agropoli (Salerno), una delle mete turistiche più apprezzate e frequentate del Cilento. Non sono musica, dunque, ma anche mare, sole e divertimento, ingredienti, questi ultimi che vanno ad aggiungersi alle mostre, ai dj set, ai reading e alle visite guidate presso i più rinomati siti di interesse artistico e naturalistico. Diretto da Peppe Macchia e patrocinato dal Comune di Agropoli, il Festival ha proposto al pubblico un variegato cartellone in grado di soddisfare i gusti e le esigenze di un pubblico eterogeneo: reggae, folk, dub, pop, elettronica, jazz-rock hanno, infatti, animato gli spalti ed il prato dello  stadio comunale della cittadina alle porte del Parco nazionale del Cilento. Alborosie, Mannarino, Motel Connection,Raiz & Almamegretta, James Senese & Napoli Centrale, Frank Sent Us, Marcello Coleman, Maldestro, Yes Daddy Yes, Dj Andrea Bertolini si  sono alternati sul palco del MessApp Coast Festival per un inizio d’estate indimenticabile.

Maldestro @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Maldestro @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Tra gli artisti che si sono esibiti durante la manifestazione dedicheremo un piccolo approfondimento a quelli che si sono esibiti durante la serata dello scorso 2 agosto. Protagonisti del palcoscenico: il cantautore partenopeo Maldestro, i cui testi spaziano tra la rabbia, l’amore, il dolore e la disperata voglia di vivere, James Senese & Napoli Centrale, considerati un vero e proprio pilastro della scena musicale partenopea, grazie all’inconfondibile sound del sax di Senese e alla verve autentica che contraddistingue il repertorio della band, ed il cantautore romano Alessandro Mannarino che ha portato il suo bellissimo “Al Monte Live” anche ad Agropoli conquistando ancora una volta  il pubblico.

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Riconosciuto come uno dei apprezzati cantautori italiani, Alessandro Mannarino sta vivendo un periodo particolarmente felice della propria carriera artistica grazie al suo ultimo album di inediti intitolato “Al Monte”. Una scenografia onirica e a tratti perturbante, si accompagna ai dettagli che scandiscono il suo concept live, minuziosamente curato nel dettaglio. Un viaggio alla scoperta di se stessi e degli altri; altamente consigliato.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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 MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

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Color Fest 2: Brunori Sas e Marta Sui Tubi infiammano la Calabria a suon di note

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Come potremmo commentare la prima delle due serate della seconda edizione del Color Fest? Sicuramente ci tornano più che utili che mai le parole che Dario Brunori, acclamatissimo protagonista della kermesse calabrese, ha usato questo pomeriggio sulla sua pagina Facebook: “Mi chiedono spesso cosa si possa fare concretamente per cambiare le cose qui in Calabria. Ecco, il Color Fest potrebbe essere un paradigma ideale. Grazie agli organizzatori, ai tecnici, allo staff e a tutte le ragazze e i ragazzi sorridenti, calorosi, curiosi e attenti che ieri sera hanno riempito il Parco Mitoio di Lamezia. E tirullalleru lalleru lallà!”.

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Curiosità, calore, attenzione, entusiasmo sono, dunque, le parole chiave in grado di sintetizzare lo spirito che ha animato il primo appuntamento del festival ambientato nell’Oasi naturale del Parco Mitoio di Lamezia Terme che, con il suo anfiteatro immerso in 250 ettari di macchia mediterranea e terme naturali, sta ospitando una line up totalmente italian-indie, mantenendo il proposito della fortunata debut edition (quasi 2000 spettatori).

Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

A condividere il palcoscenico del Color Fest con Brunori Sas, sono stati gli amatissimi Marta Sui Tubi, reduci dalla pubblicazione del best of “Salva Gente”, lavoro discografico,che se da un lato ripercorre le tappe più rappresentative del percorso della band, dall’altro propone nuovi originali arrangiamenti passando dal tono swing de “Il giorno del mio compleanno” (feat. Bandakadabra) a quello acustico di “Vecchi difetti”, fino al taglio electro-raffinato dell’inedita title track(feat. Franco Battiato).

Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Una serata all’insegna dell’ottima musica e del coinvolgimento globale attraverso salvifiche punte di ironia e veraci messaggi di incoraggiamento alla vita. Tra gli emergenti presenti nella line up proposta dal Color Fest ricordiamo Tomfool Project, [AllMyFriendzAre] Dead, Dj Ango Unchained che, insieme alle attività di live painting, istallazioni visive, fotografia, dipinti, artigianato completano un programma eterogeneo e interamente votato all’arricchimento culturale del pubblico.

Fotogallery a cura di: Massimiliano Natale

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Brunori Sas @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Marta Sui Tubi @Color Fest Ph Massimiliano Natale

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Intervista a Francesco Gabbani: “Scrivere canzoni è la mia forma di espressione”

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Francesco Gabbani è un polistrumentista e un cantautore. Figlio d’arte, classe 1982, Francesco si dedica da sempre alla musica scrivendo, arrangiando e suonando praticamente tutti gli strumenti che servono per realizzare le sue canzoni con un unico obiettivo: trasmettere emozioni. Dopo un intenso e gratificante percorso artistico vissuto insieme ai Trikobalto, il cantautore ha intrapreso la carriera da solista. In questa intervista Francesco ha parlato di sé a 360 gradi, senza tralasciare un doveroso approfondimento relativo al suo album “Greitist Iz” e al fortunato singolo “I dischi non si suonano”.

Sei un cantautore e polistrumentista da sempre vicino alla musica. Il tuo percorso è ricco di esperienze molto eterogenee tra loro…ci racconti la fase di studio, quella degli inizi e quella attuale?

Sono nato in un ambiente musicale, mio padre era un musicista ed ha sempre avuto un negozio di strumenti musicali. Ho cominciato a suonare la batteria quando avevo soltanto 4 o 5 anni, poi ho iniziato a suonare chitarra seriamente intorno ai 9 anni. In seguito mi sono reso conto che scrivere canzoni era la mia forma di espressione e, intorno ai 14 anni, ho cominciato a buttare giù i primi testi. All’età di vent’anni ho vissuto la mia prima esperienza discografica: un contratto con Sony BMG insieme ai Trikobalto mi ha regalato esperienze molto importanti… tanti live, tanti festival come l’Heineken Jammin Festival, siamo stati supporter degli Oasis e degli Stereophonics. Nel 2010, invece, ho deciso di intraprendere il percorso da cantautore solista ed eccomi qua.

“Greatist Iz” è il titolo del tuo primo disco da solista. Quali tematiche affronti e da dove hai attinto le idee per i testi e gli arrangiamenti?

Si tratta di un album piuttosto eterogeneo, sia per quanto riguarda i suoni, sia per quanto riguarda i testi. Si va dal cantautorato al reggae, ad atmosfere più soul. Nei brani ho lasciato convergere l’espressione di quello che sono io spaziando anche verso tematiche più contemporanee come l’approccio facile e superficiale alle droghe da parte dei giovani fino ad arrivare a canzoni prettamente incentrate sull’amore e sull’esistenzialismo.

“I dischi non si suonano” è il tuo ironico e realista nuovo singolo. Cosa racconti in questo brano?

Questo è un brano diverso rispetto ai contenuti del disco. Già dal titolo è facile intuire una matrice chiaramente ironica. Faccio riferimento al diverbio verbale tra i dj e i musicisti: spesso i dj dicono “sono a suonare qui, sono a suonare lì”… Partendo dal presupposto che io non ho nulla contro i dj,  dato che nel videoclip della canzone compare anche il noto dj Joe T Vannelli, ho colto l’occasione per cercare un modo simpatico per riflettere, più in generale, sulla facilità di approccio che offrono i mezzi digitali. C’è un po’ di esubero di ragazzi che si atteggiano ad essere quello che non sono, sono tutti in po’ fotografi, videomaker, artisti, dj… da qui nasce il concetto che “i dischi non si suonano, sono già suonati”.

Hai avuto anche esperienze in veste di autore? Come ti approcci a questo tipo di veste artistica?

Siccome scrivere è, per me, il frutto di una vera e propria esigenza, butto giù canzoni…poi alcune finiscono nelle mie produzioni altre ovviamente finiscono nelle grazie di altri artisti. Questo è ciò che, ad esempio, è successo con Raffaella Carrà, che ha ascoltato dei miei brani e ne ha scelto uno da inserire in un suo lavoro. Al momento ho alcune canzoni nelle mani di artisti molto importanti, tra cui una delle regine della musica italiana, ma non posso ancora rivelare il nome!

Francesco Gabbani

Francesco Gabbani

Per quanto riguarda la dimensione live… che tipo di concerto offri al pubblico e dove potremo ascoltarti dal vivo?

Sui miei canali social potrete scoprire tutto sulle mie date live anche se il vero e proprio tour partirà in autunno e lo stiamo ancora organizzando. Sul palco porto semplicemente me stesso, ad accompagnarmi c’è una band composta da miei collaboratori, denominata Le buone intenzioni. Ho sempre suonato live e la mia dimensione ideale è quella, tra l’altro la forma migliore di divulgazione di un disco è proprio quella di salire sul palco e dargli vita con gli strumenti.

Hai altri progetti e passioni parallele?

Sono amante della ricerca, intesa in senso intimistico. Sono in cerca di quello che può essere il senso della vita per ognuno di noi. Mi ritrovo un po’ allergico al modus operandi tipico del sistema nuovo. C’è tendenzialmente una grande superficialità d’approccio, l’ha vinta chi s’atteggia in un certo modo mentre io cerco le emozioni che nascono dallo stomaco. Sono un grande amante della natura, mi piace molto andare nei boschi, sulle montagne, per ritrovare legame e coerenza con il corso della natura. Cerco artisti musicali e figurativi (pittori e scultori)che, nel corso della storia, hanno cercato di carpire questa unione tra l’essere umano e la natura. Più in generale sono un moderato, non sono selettivo in maniera estrema, prendo il buono in tutto quello che c’è.

Raffaella Sbrescia

Video: “I dischi non si suonano”

Acquista “Greitist Iz” su iTunes

Anna Calvi: “Strange Weather” è un piccolo caleidoscopio di emozioni

Strange-Weather

L’eterea, intensa, corposa voce di Anna Calvi torna ad ammaliare il pubblico di tutto il mondo con “Strange Weather”, un Ep contenente cinque ricercate cover rivisitate, non solo dal punto di vista vocale ma anche e soprattutto strumentale. Ad impreziosire ulteriormente un lavoro, già di per sé elegante, sono le due tracce realizzate con David Byrne, esponente di spicco della scena musicale internazionale, già protagonista di altre collaborazioni con le migliori voci femminili in circolazione. Anche se la Calvi non ci propone nessun brano inedito, è particolarmente interessante notare l’intensità delle sue interpretazioni ed il modo con cui trasforma e rivisita a proprio modo piccoli e grandi successi altrui.

Anna Calvi

Anna Calvi

Davvero speciale la title track “Strange Weather”, quasi tutta giocata sul piano; una noir ballad in cui le voci di Anna e David si rincorrono sfiorandosi in modo carezzevolmente melodrammatico. Da ascoltare e riascoltare tra parallelismi e suggestioni sempre diverse. Il secondo incontro tra i due artisti avviene sulle note di “I’m The Man, That Will Find You”, il brano del musicista neozelandese Connan Mockasin che, pur non essendo particolarmente noto ai più, possiede spunti interpretativi in grado di mettere in evidenza le bellissime voci dei due interpreti. Palpabile è la tensione che attraversa “Papi Pacify”, la personale rivisitazione di un recente midtempo r&b di FKA Twigs. La carica rock della chitarra elettrica di Anna Calvi, unita alla sua rinomata verve perturbante, emergono nel psichedelico fascino di “Ghost Rider”, la traccia con la quale i Suicide nel 1977 aprirono il loro primo omonimo disco. A chiudere l’ep uno speciale omaggio a David Bowie: la reinterpretazione di “Lady Grinning Soul”, la ballad che nel 1973 chiudeva “Aladdin Sane”, rappresenta un’ultima preziosa occasione per restare incantati dall’infinita classe di un’artista assolutamente superlativa.

Raffaella Sbrescia

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Intervista a The Sweet Life Society: “Swing Circus racchiude il nostro immaginario”

Cover album Swing Circus

Il duo torinese The Sweet Life Society, composto da Gabriele Concas e Matteo Marini, considerato pioniere di una nuova declinazione del genere electroswing, contraddistinto da una commistione fra strumenti acustici ed elettronici, presenta “Swing Circus”, l’album pubblicato lo scorso 15 luglio 2014 su etichetta Warner Music. Partito nel 2009 dal quartiere San Salvario di Torino, il duo piemontese si è affermato sulla scena musicale internazionale attraverso un ibrido di swing, electroswing e spettacoli circensi. “Swing Circus” racchiude, dunque, il loro modo di vivere la musica. Grandi ospiti hanno preso parte a questo interessante progetto discografico; tra gli altri spiccano Estel Luz nel brano “Holding My Breath”, la cantante soul britannica Hannah Williams – leader della band Hannah Williams and The Tastemakers – che valorizza la cover dello standard jazz “St. James Infirmary”, i concittadini Incomprensibile Fc nella traccia “Criminale”, La Mattanza e le Sorelle Marinetti in “My Sound”. Ospiti e musicisti sono stati coinvolti in session libere in cui essi hanno potuto esprimere il proprio talento e le proprie idee con la massima spontaneità. In questa intervista Gabriele e Matteo ci raccontano, in maniera approfondita, non solo la genesi di “Swing Circus” ma anche l’essenza del proprio universo musicale.

“Swing Circus” è il titolo del vostro album d’esordio: tante storie, tante sfumature e tante collaborazioni in un progetto fresco e ambizioso…

Abbiamo iniziato facendo remix, quindi restando chiusi in uno studio e producendo a testa bassa. In quattro anni abbiamo messo su la nostra realtà. Il disco è stato lavorato con tante persone e tanti musicisti, sia dal punto di vista puramente strumentale (sezione fiati, fisarmoniche, contrabbassi) sia dal punto di vista vocale. Questa scelta è dovuta soprattutto alla nostra inclinazione sperimentale. I featuring vocali sono stati fatti tutti da persone che, in qualche maniera, hanno lavorato con noi e con cui c’è stato un percorso umano.

Nella cover di “St. James Infirmary” la voce di Hannah Williams dà nuova vita ad un bellissimo brano jazz. Come vi è venuta l’idea e la voglia di ripensare questo brano a modo vostro?

Siamo innamorati di una versione di questo brano suonata da Louis Armstrong. Il brano è un traditional jazz, una marcia funebre, interpretata da svariati musicisti… Grazie a questa nostra infatuazione abbiamo deciso di riarrangiare il brano e farlo un po’ nostro, anche grazie ad Hannah Williams, la cui interpretazione pensiamo sia incredibile. Ogni ascolto di questo brano ci dà i brividi; forse anche perché esso è stato trattato un po’ diversamente rispetto agli altri…tutta la parte strumentale è stata registrata senza editing, suonata in una session unica, proprio come si faceva una volta…

Cosa ci dite di “Castelli di tweet”?

Questo brano racchiude il tentativo di mischiare una sonorità molto british, con tratti più vicini al reggae e all’hip hop, ad un cantato in italiano. A livello musicale volevamo raggiungere un risultato con un accezione più marcatamente pop. Per quanto riguarda il contenuto, invece, si tratta di una piccola riflessione sul mondo dei social network e su come essi portino paradossalmente ad isolarsi dalla realtà. Noi siamo molto legati ai live, suoniamo tantissimo e per noi la realtà tangibile è molto importante. Ci siamo resi conto, però, che c’è tutto un ramo musicale, ad esempio quello relativo ai rapper che, di base, esiste molto di più sul web. Noi ogni settimana siamo su un palco, ogni settimana abbracciamo le persone e ci piaceva reiterare il fatto che la ricerca della verità non debba essere soltanto compiuta attraverso uno schermo; bisogna imparare a stare insieme per davvero e ad utilizzare il proprio corpo.

Sweetlife

Sweetlife

Nel vostro swing contaminato “fate scratch sul grammofono”… questa frase può sintetizzare l’essenza della vostra musica?

Lo swing contaminato è solo una parte di tutto ciò che ci rappresenta. Diciamo che siamo sicuramente appassionati di musica vintage  e ci piace mischiarla con le sonorità moderne. Allo swing aggiungiamo il blues, il jazz, il gospel, il calypso, il raggae. Questi generi rappresentano tutti dei grossi stimoli da cui partiamo per la creazione delle nostre canzoni. In “Gran Balon” c’è il mambo, in “ Soul Chef” ci sono i cori bulgari, insomma c’è tutta una serie di elementi legati alla tradizione popolare e al vintage. In conclusione,“faccio scratch sul grammofono” rappresenta comunque molto bene la nostra attitudine.

Che riscontro avete avuto all’estero? Negli Stati Uniti in particolar modo?

Abbiamo da poco concluso un giro lungo e interessante. Abbiamo macinato tanti chilometri arrivando a Montreal, facendo tutto il giro degli Stati Uniti in senso antiorario. Abbiamo ottenuto molto dal punto di vista anche umano che, come diceva prima Matteo, per noi è molto importante. Parlarsi, toccarsi, abbracciarsi,  ballare insieme… questo e tanto altro è stato possibile a Vancouver, su una piccola isola con 1000 persone, così come in situazioni più da dancefloor e da clubbing a New York . La cosa importante da sottolineare è che in quei contesti eravamo noi a portare il suono. In America sono un po’ indietro da questo punto  di vista. Per noi è stato piuttosto paraddossale perché di solito siamo abituati a percepire gli Usa come un posto in cui nascono le cose. In questo caso, invece, siamo stati visti come precursori. Abbiamo anche avuto la fortuna di stare 3 giorni a New Orleans, per noi la patria dell’immaginario. C’erano tante persone che suonavano per strada, abbiamo sentito da subito un fortissimo feeling con questo posto e l’idea di tornare lì e di lavorare, magari, alle pre-produzioni di un nuovo lavoro rappresenta un sogno. Ci siamo anche accorti che, a differenza nostra, i musicisti lì sono ancora legati all’attività live. Per i nordamericani è importante avere sul palco delle persone che suonano, cosa che invece non è riscontrabile in Europa. I live trovano sempre più ostracismo e difficoltà, soprattutto per un discorso legato ai soldi.

The Sweet Life Society

The Sweet Life Society

Vi siete definiti una factory di grafici, videomaker, animatori, musicisti…che prospettive avete per il futuro in questo senso?

Questo è quello che facciamo a livello personale sia io che Matteo. Io sono fotografo, lui è grafico e ci siamo conosciuti in un laboratorio a Torino in cui si faceva grafica, fotografia, musica. Sperimentando insieme è venuto fuori questo suono che ci caratterizza. Ci definiamo factory perché crediamo che con le nuove tecnologie si possa lavorare insieme e fare rete. Non a caso quello che facciamo si basa su contenuti video e grafici creati da noi e da altri amici e collaboratori con cui condividiamo questo tipo di filosofia, che riteniamo vincente. Ci riteniamo esportatori dell’immaginario…

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Suoneremo in Sicilia, in Umbria, in Puglia e torneremo anche Oltre Manica, in agosto, per una replica al BoomTown Festival. Ad inizio settembre, invece, saremo in concerto al Bestival sull’isola di Wight.

Raffaella Sbrescia

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Rassegna dell’Arpa Viggianese: al via la VII edizione tra tradizione ed innovazione

Marcella Carboni e Max De Aloe

Marcella Carboni e Max De Aloe

Parte oggi la VII edizione della rassegna dell’Arpa Viggianese, un evento organizzato dall’associazione culturale Art.9, finanziato dagli assessorati comunali alla Cultura e al Turismo e allo Spettacolo, con il patrocinio della Regione Basilicata, della Provincia di Potenza, della Comunità montana Alto Agri e dell’Ente Parco nazionale dell’Appennino Lucano. Ambientata a Viggiano (Potenza), città dell’arpa e della musica situata nel cuore della Val d’Agri, la manifestazione si terrà fino al 3 agosto e, come di consueto, celebrerà la secolare e radicata tradizione lucana attraverso una settimana ricca di concerti, workshop, esposizione di strumenti, seminari e aperitivi musicali.

Nadia_Birkenstock e Steve Hubback

Nadia_Birkenstock e Steve Hubback

Il programma dei concerti della “Rassegna dell’Arpa Viggianese 2014” sarà, come sempre, molto variegato; sul palco naturale del Mandorleto della cittadina potentina, a quota 1000 metri d’altitudine, ci saranno sia arpisti di fama internazionale che grandi interpreti del folk. Si passerà dalle arpe celtiche e bretoni ai ritmi popolari, da jig e reel irlandesi a muiñeire galiziane, dalle pizziche e tammurriate a sonorità contemporanee, classiche e di ricerca.

Alchimia Duo

Alchimia Duo

In cartellone, tra gli altri, il britannico Ieuan Jones, il maestro della cornamusa asturiana Hevia, il cantante-attore Marcello Colasurdo, Vincenzo Zitello (il più famoso e richiesto arpista italiano al mondo), il Green Circle Celto Jazz, Sara Simari (prima arpa con la Roma Sinfonietta), l’ensemble triestino Girotondo D’Arpe guidato da Tatiana Donis, la cantante-arpista tedesca Nadia Birkenstock con il percussionista gallese Steve Hubback, il Rosellina Guzzo trio, Anna Loro, il trio Brigan, la Pop Harp ovvero il duo Carboni-De Aloe e la Nuova Compagnia di Canto Popolare che ritirerà il “Premio arpa popolare” nella serata conclusiva del festival. In scena anche l’Orchestra da Camera di Viggiano, l’Ensemble di Percussioni di Gennaro Damiano e soprattutto l’orchestra della scuola dell’arpa viggianese, che comprende i migliori talenti lucani e che avrà come ospite il musicista paraguayano Lincoln Almada. Ogni mattina, si terranno, invece, i workshop con i protagonisti del festival, mentre di pomeriggio si terranno i concerti degli allievi che partecipano ai corsi musicali estivi.

Tutti gli eventi in programma sono ad ingresso gratuito.

  Info e programma completo su:   www.arpaviggianese.it

 

 

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