60 anni per realizzare i propri sogni o per rimetterli in carreggiata. Questa è l’età in cui Eugenio Finardi ha deciso di festeggiare 40 anni da quando, insieme ad un gruppo di ragazzini incoscienti e con l’ingenuità spocchiosa dell’adolescenza, ha inventato un nuovo modo di intendere il rock all’italiana. Dopo aver scavato negli archivi della Universal, proprietaria dei vecchi cataloghi Cramps e aver ridato vita alle piste multitraccia delle primissime incisioni, Finardi ha ritrovato il gusto di riascoltarsi ricordando l’energia e l’impeto di un collettivo che riusciva a dare voce allo spirito, alla grinta, alla rabbia attraverso un rock radicato nella musica barocca italiana. Per trasmettere questo stesso modo di intendere la musica e il suo significato, l’artista è tornato in tour con “40 ANNI DI MUSICA RIBELLE”, un concerto che intende rappresentare la viva testimonianza di un’epoca, un accorato bilancio esistenziale, una full immersion in un diario musicale ricco, intenso e variegato. Un modo per capire le dinamiche della vita di un sognatore, un’occasione per conoscere gli amori, le passioni politiche, le dipendenze, le paure, le soddisfazioni e i fallimenti di un artista.
L’occasione questa volta ci è stata data al Blue Note di Milano con un live intenso e ricco di aneddoti. Accompagnato da Giovanni “Giuvazza” Maggiore (chitarra), Marco Lamagna (basso), Claudio Arfnengo (batteria), Paolo Gambino (tastiere) e l’amichevole partecipazione di Fabio Treves (Il Puma di Lambrate), Eugenio Finardi ci ha guidato per mano in un viaggio a ritroso nel tempo arrivando a quegli anni compresi tra il 1975 e 1977 quando fotografava lucidamente le tensioni politiche e sociali, tra droghe e anni di piombo. Attraverso un sound tagliente e di grande impatto, lo stesso che ha contraddistinto i suoi primi album targati Cramps come “Sugo” e “Diesel”, brani simbolo come “Musica Ribelle”, “Extraterrestre”, “La Radio”, “Voglio”,“Diesel” ma anche “Oggi ho imparato a volare”, La C.I.A.”, “Zucchero”, “Non diventare grande mai”, Giai Phong”, “Non è nel cuore” e “Scimmia” hanno deliziato il pubblico lasciandogli nel cuore un sentito desiderio di ritorno all’autenticità.