Mito Urban Orchestra all’Estathè Market Sound: il connubio tra musica classica e rap funziona.

invito URBAN ORCHESTRA 8 settembre

Metti una sera ai Mercati Generali di Milano all’Estathè Market Sound per un concerto unico nel suo genere. Stiamo parlando di Mito Urban Orchestra, un’inedita formula concertistica che ha celebrato il connubio tra l’ Orchestra Milano Classica, diretta dal maestro Michele Fredrigotti e quattro esponenti del rap italiano come Coez, Ghemon, Ensi e Clementino. L’evento, nato da una marcata linea sperimentale, prosegue un percorso davvero fitto di novità in termini di programmazione. Artisti, organizzatori e pubblico si sono ritrovati in mezzo a due mondi, sulla carta opposti, meravigliandosi di un risultato godibile e  leggero. Ad inaugurare la particolare serata è stata l’insolita performance di Mudimbi, perfetto nel suo ruolo da apripista, a metà strada da entertainer e uomo da club. Subito dopo è subentrato Ghemon a tenere le redini del concerto con alcuni brani principalmente tratti dal fortunato album “Orchidee”. La grande carica di Clementino lo ha eletto a mattatore della serata: “Cos cos cos”, “Luna”, “ O’Vient”, “Strade superstar” sono le canzoni con cui il rapper partenopeo ha divertito e coinvolto gli spettatori ricordando che “una risata ci ha sempre salvato”. A chiudere l’intensa scaletta è Ensi, protagonista di un’esibizione carica e grintosa. La poliedricità e l’apertura delle prospettive future racchiudono la chiave interpretativa più idonea per comprendere fino in fondo l’utilità della contaminazione e del rispetto reciproco tra realtà musicali contraddistinte da differenti connotazioni.

Raffaella Sbrescia

La vibrante energia di Jack Savoretti all’Estathè Market Sound. Il live report del concerto

 Jack Savoretti

La prima pioggia settembrina ha rinfrescato l’aria di Milano ma di certo non ha scalfito il calore delle emozioni di un’estate ancora viva, soprattutto dal punto di vista musicale. Un bellissimo appuntamento è stato quello con il cantautore italo-britannico Jack Savoretti che lo scorso 1 settembre è stato protagonista del Blue Note Summer Stage sul palco dell’Estathè Market Sound. Accompagnato dalla sua splendida band The Dirty Romantics, composta da Pedro Vita Vieira De Souza, alla chitarra elettrica, Jesper Lind Mortensen, alla batteria e percussioni, John Micheal Bird, al basso elettrico, e Henry William Bower-Broadbent, alle tastiere, l’artista ha cantato le più belle canzoni del suo repertorio accompagnandoci per mano nel suo mondo fatto di pensieri e riflessioni introspettive. Intervallando i brani con battute simpatiche e spesso irriverenti, Jack non si è risparmiato rivelando molto di sé e della sua personalità schietta e trasparente. Legatissimo all’Italia, suo paese di origine, Savoretti si è lanciato a più riprese in una serie di osservazioni legate al “Bel paese”, alle tipiche contraddizioni del popolo italiano e alle bellezze che spesso noi stessi non siamo più in grado di apprezzare.

Jack Savoretti Porta Nuova_b

La grande forza di Jack è la sua voce calda, potente, graffiata e coinvolgente, il mezzo perfetto per veicolare parole che sono il frutto di considerazioni che non tralasciano un necessario focus sullo sfondo sociale e politico contemporaneo. Curatissimi anche gli arrangiamenti che Jack e la sua band costruiscono curandone ogni singola sfumatura ottenendo un risultato che unisce pop, folk, country e rock; una miscela che sa di polvere e sudore, lacrime e gioia, amore e disperazione. La scaletta, ovviamente incentrata sull’ultimo album di inediti del cantautore, intitolato “Written in Scars”, non tralascia i successi dei primi album dell’artista: si va da “Back to me”, “Fight till the end”, “Home” a “Tie me down”, “Other side of love”, “Not worthy” fino a “Changes” a “Come shine a light” passando per qualche cover rivisitata in maniera davvero molto personale. Su tutte spicca una magica interpretazione in italiano di  “Ancora tu” di Lucio Battisti, una versione nata “quasi per caso” ma che è poi diventata la canzone d’amore tra se stesso e l’Italia, la sua “amante”, così come ama definirla lo stesso Savoretti in termini giocosi. Intensa e coinvolgente anche “Nobody ‘cept you”, uno splendido brano, mai inciso e per questo poco conosciuto, di Bob Dylan, una deliziosa presenza fissa nei concerti di Jack Savoretti , il quale riesce a confrontarsi con i giganti del passato con una tale disinvoltura da instaurare un felice dialogo artistico tra presente e passato. Gradevole il duetto  con la “special guest”  Violetta Zironi, accompagnata dall’immancabile ukulele, sulle note di “Crazy fool” anche se, in solitaria, la voce di Jack fa tutto un altro effetto e vi assicuriamo che è davvero notevole.

 Raffaella Sbrescia

Sandra Carrasco live: sensualità flamenca al Blue Note di Milano

Sandra Carrasco ph Luigi Maffettone

Sandra Carrasco ph Luigi Maffettone

La carismatica performance dell’appassionata e talentuosa cantautrice andalusa Sandra Carrasco ha intriso di calda sensualità l’atmosfera del Blue Note di Milano, persino in una enigmatica serata di fine luglio. I colori, le sfumature e le infinite declinazioni della sua voce intensa e soave si rivelano subito con un primo canto a cappella dal fascino immediato e immaginifico. Terre lontane e strumenti a fiato ricorrono nella mente mentre Sandra Carrasco ci prende per mano con il solo potere della sua voce. Un attimo dopo subentrano i suoni dei suoi compagni di scena: l’immancabile Daniel Melon Jimenez alla chitarra, il vigoroso Aldo Vigorito al contrabbasso e l’equilibrato Giovanni Imparato alle percussioni. Delicatezza, sensualità, leggerezza, eleganza sono i cardini lungo i quali Sandra Carrasco si muove spaziando dal bolero al tango alla bossanova al pop senza mai trascurare la sua irrinunciabile matrice flamenca.

Melodie intense, interpretazioni cariche di espressività e pathos hanno catalizzato anche l’attenzione degli spettatori meno attenti. Genuina ed emozionata, la Carrasco si è avventurata nell’esecuzione dei brani racchiusi nel suo ultimo album intitolato “Océano”. Un lavoro giunto a tre anni di distanza dall’album di debutto e che riveste di nuove colorazioni diversi grandi classici della musica latino americana mondiale. “Sabor a mí”, ”Por una cabeza”, ”Piel de canela” o ”Envidia”, “Resistiré”,  ”Oh, qué será”,  “Bossa nova junto a ti” di Marisol Pepa Flores ma anche un paio di brano dell’indimenticabile Pino Daniele: “ Recentemente sono stata ospite del festival Marigliano in Jazz, sono rimasta folgorata dal groove napoletano e ci terrei tantissimo ad omaggiare un grande artista come Pino”, ha spiegato Sandra che, nonostante l’apprezzabilissima intenzione, non è riuscita a domare la lingua come avrebbe dovuto. Grande recupero nei bis con la sensuale carnalità delle tonalità vibranti ed ascendenti di un intenso brano cantato a cappella, una seconda e più sentita esecuzione di “Por una cabeza” ed una improvvisatissima “Besame mucho”, il cui ricordo resterà a lungo impresso nella mente.

Raffaella Sbrescia

Ballerini per una notte con Giorgio Moroder. Il live report del set all’Estathè Market Sound

Giorgio Moroder ( scatto presente sulla pagina Facebook dell'artista)

Giorgio Moroder ( scatto presente sulla pagina Facebook dell’artista)

L’Estathè Market Sound si trasforma nella migliore discoteca all’aperto di Milano per l’attesissimo set di Giorgio Moroder.  Ad accompagnare la performance del padre della musica dance e pioniere dell’elettronica  solo grappoli di casse e qualche visual. Prima di lui, la potente performance di Claudio Coccoluto che, fino alle 22.30 ha tenuto felicemente banco. Subito dopo, le note che hanno fatto la storia delle ultime generazioni hanno catapultato il cuore indietro nel tempo: atmosfere vintage, ricordi di altre epoche ed emozioni senza età hanno fatto capolino tra i guizzi di un serratissimo set caratterizzato da una continua alternanza di brani del passato e hits più recenti. Dietro al suo MacBook Moroder  diverte e fa divertire il pubblico, purtroppo poco numeroso rispetto all’esclusività dell’evento in questione.  L’apertura è subito di grande impatto con “Love To Love Me Baby” , il brano che ha lanciato Moroder sulle scene mondiali insieme alla sua musa, la celeberrima Donna Summer. Poi, in successione, alcuni successi tratti dall’ultimo album di  inediti intitolato “Dejà vu”, pubblicato per Sony dopo ben 30 anni. Stiamo parlando di “Diamonds” (con Charli XCX), “Right Here, Right Now” (con Kylie Minogue), “Tom’s Diner” (con Britney Spears) e la riuscitissima titletrack “Déjà vu” (con Sia). Inaspettato l’omaggio all’Italia con “Un’estate italiana(indimenticabile colonna sonora dei mondiali di Italia 90). Pubblico in visibilio per veri e propri cimeli musicali come “The NeverEnding Story”, “Take my breath away”, le sexy hit di Donna Summer e l’immortale “I Feel Love”. Immancabile “Giorgio by Moroder”, la traccia che ha segnato la collaborazione del dj producer con i Daft Punk e che gli ha donato nuovo lustro. Ampie le rivisitazioni delle hits di gettonatissimi colleghi contemporanei: Avicii, David Guetta, Calvin Harris poi, dopo un’ora e quindici minuti di show, l’adrenalinico ed indimenticabile gran finale con “Call Me”, definito dallo stesso Moroder “il mio favorito”. Il suono del futuro che viene dal passato ci ha reso tutti ballerini per una notte. La leggerezza della dance music rappresenta ancora quella sorta di fluido magico che ci viene in soccorso quando annaspiamo nel grigiore quotidiano.  Per questa ragione viva Giorgio Moroder che, a settacinque anni e con tre Oscar tra le mani, riesce ancora a farci scatenare senza se e senza ma.

Leggi l’intervista a Giorgio Moroder

 Raffaella Sbrescia

Take 6 live @ Blue Note Milano: quando il concetto di concerto implica la parola festa

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Il Blue Note di Milano come non l’avete mai visto. Quando? Lo scorso 23 luglio in occasione del travolgente concerto dei Take 6, gruppo musicale a cappella/gospel statunitense attivo dal 1987 e originario di Huntsville, nonché vincitore di svariati Grammy. Spiritosi, genuini, padroni della propria voce e del palcoscenico, i Take 6 hanno coinvolto il pubblico in uno show completo, divertente ed emozionante. Riconosciuti, di diritto, tra i rivoluzionari del canto a cappella, i sei artisti, hanno ripercorso in lungo e in largo le tappe clou del jazz, del gospel e della black music mondiale. Non sono mancati tuffi nel passato ma anche sornione scelte più recenti dalla loro “Spread Love” contenuta nell’album “Doo be doo wop bop”, a “I’ve got the life” passando per le gettonatissime cover di “Happy” di Pharrell Williams, riuscita veramente alla perfezione, “Stand by me” di Ben E. King, “Overjoy” di Stevie Wonder , “Family of love”, dedicata al pubblico e “Uptown Fukn” di Mark Ronson feat. Bruno Mars.

Forti della maestrìa con cui usano il vocalese, stile canoro tipicamente jazz in cui le parole vengono adattate a melodie eseguite come composizione orchestrale o improvvisata, i Take 6 padroneggiano vorticosamente temi, versi, parole e ritmi. Le loro voci si atteggiano a strumenti musicali ed il risultato è stupefacente. Aggirandosi tra il pubblico senza rinunciare alla compartecipazione e all’umorismo che li contraddistingue i Take Six si concedono una lunga  e divertente parentesi dedicata a Michael Jackson regalando al pubblico ben due bis, di cui ricorderemo soprattutto il primo; un canto gospel interamente eseguito senza microfoni ed incentrato su un’unica parola dal significato totalizzante: Alleluia.

Raffaella Sbrescia

Chihiro Yamanaka European Trio live al Blue Note di Milano: quando il jazz diventa spettacolo

Chihiro Yamanaka European Trio live @ Blue Note Milano

Chihiro Yamanaka European Trio live @ Blue Note Milano

Continuano gli appuntamenti estivi al Blue Note di Milano. A deliziare il pubblico del celebre locale meneghino, la spettacolare performance della nota pianista giapponese Chihiro  Yamanaka. Energica,  muscolare,  percussiva,  la musicista ha presentato al pubblico non solo i brani contenuti nell’ultimo album di inediti “Forever  Begins” ma anche rivisitato alcuni grandi standards con il suo inconfondibile  stile  jazzistico  basato  su  volume  altissimo,  ritmi  frenetici, armonizzazioni  non  usuali. La sua minuta fisicità e la sua voce bassa e sottile si contrappongono al vigore con cui le sue mani ondeggiano sui tasti del suo pianoforte. Accompagnata da Aldo Vigorito (contrabbasso)  e Mickey Salgarello ( batteria) Chihiro dà vita ad una giostra di soluzioni musicali mai scontate. Lei che,si è esibita con importanti nomi del jazz, tra cui Clark Terry, Gary Burton, George Russell, Curtis Fuller, Ed Thigpen, Nancy Wilson, George Benson ed Herbie Hancock, è capace di mantenere un forte legame con le melodie di intramontabile qualità ma anche di dare vita ad un nuovo inedito flusso creativo, testimoniando una grande personalità artistica ed un carattere vigoroso e carismatico. Ad impreziosire l’esibizione dell’European Trio una sapiente alternanza di assoli ed una mutua interazione con il pubblico divertito e sorpreso dalla travolgente presenza scenica di Chihiro.

Raffaella Sbrescia

The Kolors: un live inebriante all’Estathè Market Sound

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

Piacciono, convincono, divertono, stupiscono. I The Kolors demoliscono clichè e pregiudizi. Neovincitori dell’ultima edizione di Amici di Maria di Filippi, Stash Fiordispino e compagni rappresentano la tangibile testimonianza che il talent show può ancora dirci qualcosa di fresco e originale in fatto di musica. Dritti, proprio come la cassa in quattro montata sul palco dell’Estathè Market Sound a Milano, i tre giovani musicisti hanno dato vita ad un concerto comprensivo non solo dei brani contenuti nel vendutissimo album d’esordio “Out” ma anche, e giustamente, dei brani con cui il pubblico ha imparato a conoscerli e ad apprezzarli durante gli ultimi mesi. Forti dell’esperienza maturata durante gli anni passati ad esibirsi in giro per locali, su tutti il compianto “Le Scimmie”, i The Kolors si contraddistinguono per una particolare cura del  suono: dalla chitarra al piano al moog, i tre spaziano dal pop al funk alla dance anni ’80 dimostrando talento, precisione e attenzione al dettaglio.

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

Venti i brani proposti in scaletta tra cui “Everytime”, colonna sonora portante di questa estate. Tra le cover più rischiose c’è stata “Radio Ga Ga”, particolarmente apprezzata dal pubblico, insieme al forte impatto emotivo di “Me Minus You”, impreziosita soltanto dalle note di un pianoforte. Poche interazioni e nessun orpello particolare, i The Kolors si concentrano sulla musica con l’umiltà di chi si approccia per la prima volta su un grande palco ed il risultato ci appare non solo allettante ma anche aperto ad un margine di migliorabilità che verrà presumibilmente colmato molto presto. Subito dopo il concerto Stash e compagni hanno accolto la stampa per un incontro a quattr’occhi e la sensazione generale è stata quella di prendere parte ad una chiacchierata informale.

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

The Kolors live @ Estathè Market Sound ph Francesco Prandoni

Ad introdurre l’incontro è Ferdinando Salzano di Friends and partners, la celebre agenzia che cura il tour del gruppo: “Questo tour è stato organizzato in pochissime settimane e abbiamo dovuto rifiutare circa 50 date in Italia, per concentrarci solo su alcune località”. Subito dopo è lo stesso Stash a rompere il ghiaccio: “A volte ci si rende conto a distanza di quello che succede.  Stasera, invece, mi sono subito reso conto che stavo vivendo qualcosa di importante, di inebriante. Il nostro stile di vita non è cambiato molto: prima ci svegliavamo alle 11, preparavamo gli strumenti e andavamo a suonare nei localini e si tornava alle 3 o 4 del mattino; lo stesso avviene anche adesso anche se le cose sono ovviamente organizzate diversamente”.

Immediatamente dopo arrivano le domande dei giornalisti:

Questi grandi palchi arrivano dopo anni di serate in giro…

Pensate che i Modà ci vedevano suonare 5 anni fa a Le Scimmie e una volta, addirittura, in un locale di Melzo erano gli unici spettatori. Stasera ci sentivamo a casa, qua compravamo la mozzarella da rivendere (legalmente) nel negozio  di mio padre in zona San Babila. Tornare qui dopo due anni per un nostro concerto è stata una vera botta al cuore.

“Il mondo” è l’unica canzone italiana inserita in scaletta. Come mai?

Durante il programma era la nostra prova del nove. Oggi, invece, vedere delle adolescenti cantare una delle pietre miliari della musica italiana come fosse una canzone uscita ieri, ci riempie d’orgoglio.

Quali sono i vostri riferimenti musicali?

Amiamo i “classici” e li intendiamo come i colori primari della musica: Beatles, Led Zeppelin, Michael Jackson e Pink Floyd. Ascoltiamo anche gruppi alternative come gli inglesi XTC e i belga Soulwax. Rispetto ai DJ cui, noi, con l’acustico non potremmo mai tenere testa, abbiamo scelto di contaminarci con qualcosa di più contemporaneo. I nostri riferimenti sono anche i Depeche Mode e la scena elettronica francese.

E Andy dei Bluvertigo?

Andy è un riferimento musicale ed umano. Lui ci ha visto a Le Scimmie nel 2010 e ha subito capito che volevamo rappresentare un mix tra Gang of four, Soulwax e il pop anni ’80 di Michael Jackson.

A cosa si deve la scelta di aver voluto inserire anche tante cover fatte ad Amici?

Tante persone non ci conoscono solo per il tormentone e lo spot Vodafone ma anche perché ci ha visti in Tv e noi vogliamo regalare loro qualcosa che li leghi a quel contesto.

Alcune band campane  vi hanno inviato messaggi di elogio, cosa ne pensate?

A tutti i nostri colleghi vorrei inviare un messaggio: non è vero che se vai ad Amici ti fanno fare solo cose alla Marco Carta (con tutto il rispetto per lui). Ad Amici abbiamo trovato un ambiente molto rock and roll perché ci hanno lasciato fare quello che volevamo. I discografici ci dicevano: “In Italia l’inglese non funzionerà mai”; ultime parole famose, seppellite oggi da oltre 120mila copie vendute.

Stash, stasera c’erano i tuoi genitori?

No, preferisco non farli venire, avrei la sensazione  di essere al saggio di fine anno. Ovviamente qualora avessero voglia di venire mi farebbe molto piacere.

Come identifichereste il vostro gruppo?

Siamo sicuri di non essere una boy band tipo Backstreet Boys, Take That o One Direction. Se poi mi chiedete se ci saremo ancora tra tanti anni… non lo so. È successo tutto così in fretta e non mi rendo conto di niente, non riesco a pensare.

Come e dove ricercate le nuove tendenze musicali?

 Londra rappresenta la nostra fonte di aggiornamento per la musica. Appena abbiamo dei giorni off siamo lì.

Stash, qual è il tuo approccio alla musica?

Sono cresciuto con chitarre in casa e mio padre che faceva concerti, ma mi ha subito detto che dovevo trovare la mia strada. Non mi ha influenzato. A 12/13 anni ho iniziato a fare concerti con la mia band ma ero sempre il figlio di, e questa cosa mi stava sulle palle. In seguito sono venuto a Milano perché qui ci sono le persone giuste e le case discografiche. Ora mio padre è felicissimo  perché, attraverso di me, vede anche la sua realizzazione.

Cosa pensate delle canzoni nelle pubblicità visto che ora con “Everytime” ci siete finiti anche voi?

La pubblicità di Vodafone è il sogno di chi fa musica. A me è capitato una volta di stare 40 minuti in attesa ed è così che ho scoperto Malika Ayane! A volte chiamiamo Vodafone per ripassare la canzone e, a questo punto, chiediamo agli operatori di aumentare il tempo di attesa nel servizio clienti, così le persone ci ascoltano di più… (ride ndr)

Raffaella Sbrescia

Beck’s Unacademy Live: Levante emoziona i Navigli di Milano

Levante @ Beck's Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Beck’s Unacademy ph Carmine Arrivo

L’abbecedario della felicità di Levante arriva sulla chiatta galleggiante della Beck’s UNacademy Live lungo l’Alzaia Naviglio Grande 34 di Milano. Eleganza austera, sottile raffinatezza, vibrante energia e iridescente talento sono i tratti clou di una performance breve eppure pregna dei contenuti racchiusi nell’ultimo disco di inediti della giovane cantautrice. Tra i brani in scaletta  ”Abbi cura di te”, “Tutti i santi giorni”, “La rivincita dei buoni”, “Ciao per sempre”, “Pose plastiche”, “Le lacrime non macchiano” ma anche alcuni successi tratti dall’album d’esordio intitolato “Manuale distruzione” come “Memo”, “Sbadiglio” e “Alfonso”. Parole che raccontano la ricerca della felicità, i sussurri dell’anima in subbuglio, il risveglio dei sensi, l’importanza del ricordo ma soprattutto l’immancabile entusiasmo con cui affrontare le sfide di ogni giorno.

Photogallery a cura di: Carmine Arrivo

Levante @ Beck's Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Beck’s Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Beck's Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Beck’s Unacademy ph Carmine Arrivo

 

Levante @ Beck's Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Beck’s Unacademy ph Carmine Arrivo

 

Levante @ Becks Unacademy ph Carmine Arrivo

Levante @ Becks Unacademy ph Carmine Arrivo

 

Le Corde di Alessandro Mannarino intrecciano i cuori del CarroPonte per Emergency

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In una molle serata di inizio luglio, l’aria ferma ed afosa di Milano si anima di  felici brusii di voci, cuori palpitanti e caldi rivoli di sudore. L’occasione è di quelle preziose: il concerto di Alessandro Mannarino a completamento del primo dei due Emergency Days ospitati dal CarroPonte di Milano. Decine di piccoli stand rimpinguano la cornice creata da centinaia di piccole bandiere in cui il rosso, colore del sangue e della resistenza, la fa da padrone. Alle 21.30 una pediatra, attiva da anni al fianco di Emergency, riassume gli obiettivi della raccolta fondi da destinare alla Sierra Leone poi è Alessandro Mannarino a districare l’affascinante giungla di corde che compone il nuovo asset di questo nuovo “Corde 2015″, il tour estivo dell’artista romano.

Pezzi di legno, pelle, corde si incastrano solleticano, accarezzano, dilaniano i sentimenti  traducendo la più intima essenza dell’anima in suono. Le chitarre affidate a Tony Canto e Alessandro Chimienti contornano il contrabbasso suonato da Nicolò Pagani, affiancate dal violoncello, sega sonora, percussioni suonate da Francesco Arcuri e dalle seducenti  ritmiche del percussionista e polistrumentista Daniele Leucci. Al violino, tamburo battente e cori la splendida Lavinia Mancusi che, dopo  un crescente percorso artistico ed il successo dell’album “Semilla”, al fianco di Mannarino trova un pubblico nuovo e pronto ad applaudirla con sincera ammirazione.

Suoni vivi e potenti  si librano nell’aria affollata di sapori, odori e umori contrastanti. La voglia di sogno e sublimazione del pensiero si alterna a quella del sordido divertimento caciarone. Il concerto si apre con la cavalcante intro “Osso di seppia”, la profondità semantica de “Le cose perdute”, la vibrante energia di “Rumba magica”. Il pubblico è carico ed elargisce vivaci cariche di entusiasmo, Mannarino accoglie l’energia e la somatizza attraverso un’intensa interpretazione di canzoni che, seppur frutto del suo stesso pugno, acquisiscono di volta in volta una forza ed una pregnanza sempre maggiore. Voci sottili, gravi, ispirate, stonate, alterate cantano sogni, speranze, ricordi, illusione e delusioni. Alessandro Mannarino raccoglie le emozioni e le riversa nelle dita, nella voce e nello sguardo fiero. Particolarmente intensa la coda sussurrata di “Deija”, la verità carnale di “Maddalena”, la spietata violenza di “Scendi giù”, la truce bestialità di “Malamor” e il sempiterno fascino del “Bar della Rabbia”.

“La vita è come na bottiglia che se scola”, canta l’artista romano, in “Statte zitta”, suscitando un silenzio riflessivo sulle note di “Serenata silenziosa”. “L’amore nero”, “Gente”, “Quando l’amore se ne va” rappresentano il filone dell’amore doloroso eppure il pubblico è un insieme d’anime dannate in una bolgia di lacrime e sudore. Dopo una breve pausa Mannarino rientra sul palco inserendo nella scarna scenografia lo striscione di protesta con su scritto “No Muos”: “Visto che sono state lasciate da sole dalla sinistra, tutte le resistenze italiane sono ben accette, spiega il cantautore mentre, un attimo dopo, richiama l’attenzione del pubblico per una comunicazione di servizio: “ Due cani sono stati lasciati in auto al chiuso, ecco il numero di targa, andateli a recuperare”. Sarà, ma a noi è metaforicamente sembrato che le due comunicazioni fossero in qualche modo connesse tra loro.

A seguire due canzoni defaticanti: “Le stelle”, brano impreziosito dal suono demiurgico e spirituale della sega sonora e “Signorina”: “Bevi vino, bevi pioggia, parla amaro hai perduto ciò che avevi di più caro nelle vene per un somaro”. “Tever Grand Hotel”, “Serenata lacrimosa”, “Gli animali” scandiscono i minuti dell’ultima parte di uno spettacolo totalizzante. Bellissima la scelta di cantare “Fatte bacià”: una preghiera d’amore fatta ai tempi della “Generazione Boh”. “Quello di Emergency è l’unico rosso presente in Italia, spiega poi l’artista, tornando a parlare e toccando temi delicati come quello dell’immigrazione e delle frontiere europee, ammonendo il pubblico: “Non pensate che la sinistra ci ritenga tutti uguali. In fondo loro sono cattolici e, in quanto tali, ritengono che chi è battezzato sia migliore di chi non lo è” chiosando a suon di note con la meravigliosa “Vivere la vita”.

Ad uno ad uno i musicisti lasciano il palco per poi rientrare con la veracità carnale di “Scetate Vajò”, “Me so m’briacato” e l’eterea bellezza filosofica di “Al monte”, brano che Mannarino sceglie per chiudere il concerto seguendo una precisa linea di pensiero. Una scelta apparentemente controcorrente che, lascia l’amaro nella bocca dei carnascialeschi fan del cantautore ma che, invece, sancisce in maniera tangibile la forza, la sensibilità e la coerenza artistica di uno degli ultimi poeti della canzone italiana.

Raffaella Sbrescia

#TempoRealeExtraTour: bagno di folla per Francesco Renga live all’Estathè Market Sound

Francesco Renga @ Estathp Market Sound ph

Francesco Renga @ Estathp Market Sound ph

“Concedetevi il lusso di pretendere di essere felici, cercate la felicità e godetevi l’amore che vi circonda; è un vostro diritto”. Questo il file rouge che Francesco Renga ha seguito lungo tutta la durata del concerto tenutosi lo scorso 10 luglio sul palco dell’Estathè Market Sound a Milano. Presente nella line up della rassegna fin dal primissimo annuncio, il cantautore si è esibito per  due ore nell’ambito del suo #TempoRealeExtraTour, il naturale proseguo di un fortunatissimo tour che l’ha portato sui palchi di tutta Italia. Con una scaletta costellata di brani spesso autobiografici, impreziositi da energici arrangiamenti rock, l’artista non si è fermato nemmeno per un attimo. Accompagnato da Giorgio Secco e Stefano Brandoni alle chitarre, Enzo Messina alle tastiere, Fulvio Arnoldi chitarra e tastiere, Giorgio Cannarozzo al basso, Phil Mer alla batteria, il tenebroso e affascinante cantautore ha subito ammaliato la platea meneghina con “Un Giorno bellissimo”, “Favole”, “La tua bellezza”: amore scomodo, amore totalizzante, amore velenoso, amore profondo, amore, amore e ancora amore.

Francesco Renga incentra gran parte delle sue canzoni su un tema che, benchè trattato da secoli, riesce ancora a dire tanto, spesso troppo. Da “Vivendo adesso” a “Cambio direzione” passando per “Dove il mondo non c’è più”, “Come te” e “L’impossibile” Renga saltella sul palco con grinta, incita il pubblico con le braccia, scherza, sorride ed emoziona senza uscire dal contesto contemporaneo: “Questo che stiamo vivendo è un momento difficile per tutti; stasera cercheremo di rendervi felici e di farvi dimenticare, per un paio d’ore, i problemi di tutti i giorni. Quello che conta è essere felici e la felicità è una cosa che spesso facciamo fatica a riconoscere”. Il live  prosegue con una cavalcata di canzoni: “Un lungo inverno”, “Ora vieni a vedere”, “Almeno un po’” “Dimenticarmi di te”  ”Era una vita che ti stavo aspettando”, “Ci sarai”, “L’amore altrove” “Un’ora in più”. Il pubblico è caldo e Francesco sembra non voler lasciare il palco. Particolarmente intensi i bis con “Angelo”, “Meravigliosa (La Luna)”  e “A un isolato da te” con tanto di pubblico in piedi sulle sedie per omaggiare il proprio beniamino e cantare all’unisono quelle che sono diventate pietre miliari all’interno della musica leggera italiana. Amore e felicità sono i dardi scagliati da Francesco Renga  che, ancora una volta, fa breccia nei nostri cuori.

Raffaella Sbrescia

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