Mario Biondi in concerto al Teatro Arcimboldi di Milano: eccellenza e sensualità in un tripudio di ritmiche internazionali

Mario Biondi live @ Teatro Arcimboldi ph Francesco Prandoni

Mario Biondi live @ Teatro Arcimboldi ph Francesco Prandoni

Mario Biondi approda al Teatro Arcimboldi di Milano con un concerto ricco, corposo, importante. Da ormai diversi anni l’artista catanese ci ha abituati alla sua voce potente, corposa, imponente. Quello che fa la differenza di volta in volta sono le sfumature con cui Mario riesce a colorare non solo la sua interpretazione ma anche le parole di canzoni che profumano di soul, di funk, di jazz d’Oltreoceano. La maestosità degli arrangiamenti portati sul  palco insieme a Alessandro Lugli alla batteria, Federico Malaman al basso, Massimo Greco alle tastiere, David Florio alle chitarre, Marco Scipione al sax e Fabio Buonarota alla tromba travolge lo spettatore cogliendolo spesso impreparato di fronte ad un mole così spessa di contenuto semantico ed acustico. Camaleontico, ironico e sinceramente emozionato, Mario dimostra di essere anche un ottimo ballerino grazie ad una serie di movenze particolarmente in linea con le ritmiche proposte in scaletta. Attraverso le perle contenute nel suo ultimo disco “Beyond”, tra tutte citiamo “Ecstasy”, “I chose you”, “Love is a temple”, Mario Biondi si è divertito mettendosi in gioco e senza risparmiarsi un attimo sia in termini di energia che di interazione con il pubblico. Se il groove è il suo marchio di fabbrica, la carnale sensualità insita nella sua voce rappresenta il surplus ultra su cui lasciar convergere il flusso delle emozioni. Mario Biondi è una garanzia di eccellenza e, dato che stiamo parlando di livelli qualitativi altissimi, non possiamo esimerci dall’elogiare l’encomiabile bravura dei musicisti di cui l’artista ama circondarsi da ormai svariato tempo.

Raffaella Sbrescia

Il primo concerto di Benji & Fede al Fabrique di Milano: piccoli divi crescono

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

È iniziata l’avventura live di Benji & Fede. Dopo l’ottimo riscontro ottenuto dall’esordio discografico di 20:05 (Warner Music,) i due giovani si sono esibiti sul palco del Fabrique di Milano per il loro primo affollatissimo concerto. Emozionante assistere alla prima vera esibizione di queste due giovani promesse del pop nostrano; accompagnati dalla loro band,  Benjiamin Mascolo e Federico Rossi hanno naturalmente proposto al giovanissimo pubblico tutti i brani contenuti nel loro Ep. Su tutti evidenziamo “Tutta d’un fiato”, “Tempo di cambiare” e “Lettera”; brani che se già nel disco avevano destato attenzione per freschezza e contenuto, anche dal vivo dimostrano quel quid da cui Benji & Fede dovrebbero trarre spunto per un nuovo lavoro di inediti. Curato e variegato il medley di cover eseguite in acustico: “Piccola stella senza cielo” di Ligabue,  “She will be loved” dei Maroon 5, Wake me Up” di Avicii, “Let her go” di Passenger, Thinking out loud” di Ed Sheeran lasciano trasparire i gusti e i riferimenti musicali di Benji e Fede, sempre pronti ad interagire attivamente con le tante fan accorse in transenna con tanto di genitori al seguito.

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Sfizioso il dissing con Fred De Palma e Shade che si sono sfidati sul palco a suon di rime freestyle. Carina l’idea di far salire una fan sul palco e dedicarle “Prendimi per mano”; pronto a soddisfare le insistenti richieste del pubblico Fede si è anche sfilato la maglietta tra le urla delle fan deliranti. Ancora un paio di canzoni come “Senza te” e il bis di “Tutta d’un fiato” finoo alla pioggia di coriandoli sparati sul finale. Il bilancio di questa prima prova live è sicuramente buono, Benji & Fede dimostrano di saper reggere il palco e il loro pop è fresco e gradevole. Certo c’è tanto da lavorare ma, a giudicare da questi primi passi, I due ragazzi dimostrano di avere le idee chiare e tanta voglia di crescere. Staremo a vedere se il tempo darà loro ragione.

 Raffaella Sbrescia

Leggi l’intervista a Benji & Fede

Setlist

Fino a farmi male

Tutta d’un fiato

Lunedì

New York

Da quando ci sei tu

Medley in acustico cover:

Piccola stella senza cielo

She will be loved

Wake me up

Let her go

Thinking out loud

Stroboscopica

Dissing con Fred De Palma e Shade

Tempo di cambiare

Lettera

Io e lei

Bis:

Prendimi per mano

Senza te

Tutta d’un fiato

 Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

Benji & Fede live ph Luigi Maffettone

 

 

Ornella Vanoni ammalia il Blue Note con “Free soul”: un doppio appuntamento live all’insegna della più totale libertà

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni

Solo qualche giorno fa Ornella Vanoni vinceva il prestigioso premio Premio Elsa Morante Musica alla Carriera, oggi ritroviamo la leggendaria artista sul palco del Blue Note, il tempio del jazz meneghino. Libera nello spirito e nell’anima, Ornella si propone al pubblico in una nuova veste: “Free  Soul” è l’’inedito progetto che la vede al fianco di Roberto Cipelli al pianoforte, Bebo Ferra alla chitarra e Piero Salvatori al violoncello. L’ensemble nasce dalla consulenza artistica di Paolo Fresu e mette a frutto la lunga e variegata esperienza di Ornella mettendola a confronto con la musica afroamericana, con alcuni standard jazz nonché con un’inedita versione di alcuni grandi classici del suo repertorio. Umorismo, ironia, scanzonata disinvoltura, passione e fascino sono gli elementi con cui la Vanoni ipnotizza il suo pubblico, lo coinvolge, lo ammalia, lo stupisce.  Alle 21 in punto la Vanoni fa il suo ingresso in scena di bianco vestita, per la triade di apertura l’artista sceglie “L’assente”, “Accendi una luna nel cielo”, “Sorry seems to be the hardest word”, tre brani molto diversi attraversati dallo stesso intenso e stratificato spessore vocale. Il vero e proprio plus ultra di Ornella Vanoni è la sua spumeggiante personalità, la spontaneità con cui riesce a toccare i più disparati temi, la più totale libertà nell’ironizzare su se stessa e sugli altri. «I più grandi cantanti jazz son quelli che non fanno niente, per me i più grandi sono Billy Holiday e Chet Baker, quelli che fanno lo skat li “sparerei, non mi dicono niente» – scherza Ornella – passando da “Mi sono innamorato di te”, “Amarsi un po’”, “Just in time”, “Vedrai vedrai”, “Senza fine”, “Che cosa c’è”, “Raindrops Keep Falling On My Head” di Bacharach, “Tu si na cosa grande” arrivando a “Caruso”, “Pata pata” di Miriam Makeba per poi concludere con “Domani è un altro giorno”. «Per andare avanti bisogna cambiare sempre, con coraggio e passione. Questo trio fantastico ed eccezionale mi porta dentro l’anima una nuova gioia», aveva dichiarato Ornella in un’intervista rilasciata prima della doppia data dal Blue Note e, in effetti, questo suo volersi mettere continuamente alla prova racchiude appieno la sua grande forza personale e artistica. Assistere ad un concerto di Ornella Vanoni significa avventurarsi nella conoscenza delle più recondite sfumature dell’animo femminile e rimanerne affascinati fino a lanciarsi in una sentita standing ovation.

Raffaella Sbrescia

“Degni di nota”: Andrea Mirò e Alberto Patrucco tra Brassens e Gaber al Teatro Menotti di Milano

 

A Patrucco e A Mirò in "Degni di nota"

A Patrucco e A Mirò in “Degni di nota”

Alberto Patrucco, autore e attore di teatro comico e Andrea Mirò, polistrumentista, produttrice, cantante e direttore d’orchestra hanno presentato questa mattina, all’Osteria del Treno di Milano, lo spettacolo intitolato “Degni di nota”, la nuova produzione di Tieffe Teatro, diretta da Emilio Russo, in scena al Teatro Menotti dal 16 al 23 dicembre e dal 28 dicembre al 1° gennaio 2016. Frutto di un meticoloso lavoro durato quasi due anni, lo spettacolo di teatro musicale è stato scritto da Alberto Patrucco con la collaborazione di Antonio Voceri. Gli interpreti hanno ripreso il lavoro che Alberto Patrucco aveva ideato nel 2014 in “Segni (e) particolari – Alberto Patrucco e Andrea Miro’ cantano Georges Brassens”, disco che riprendeva 13 musiche di George Brassens, tradotte dallo stesso Patrucco, inedite, prima, in italiano. Agli argomenti trattati dall’autore francese, si sono poi uniti i temi e le musiche di Giorgio Gaber per un inedito incontro tra due cifre stilistiche come l’umorismo e la poesia, due epoche  ma soprattutto due stili: l’anarchico “minimalismo” brassensiano e il caustico “massimalismo” gaberiano. Presenti all’incontro sia il regista Emilio Russo che il presidente della Fondazione Gaber Paolo Dal Bon, pronto a testimoniare la validità del progetto e a sottolineare il sostegno con cui, ormai da svariati anni, il Teatro Menotti  supporta e valorizza il patrimonio dell’opera gaberiana.

"Degni di nota" in A  MIrò e A Patrucco

“Degni di nota” in A MIrò e A Patrucco

Tornando a parlare nello specifico di “Degni di nota”, a gestire il tutto sarà un’accoppiata di voci, quella profonda di Alberto Patrucco e quella inconfondibile di Andrea Mirò, qui per la prima volta impegnata anche come attrice, per uno spettacolo dolce-amaro che offrirà al pubblico la possibilità di ridere, riflettere e porsi delle domande. Uno spettacolo in cui la parola chiave è incontro, inteso come contaminazione reciproca e fertile. Muovendosi su un terreno di studio e di continuo confronto, Patrucco e Mirò, insieme ad altri 3 musicisti, si interfacceranno con storie in grado di raccontare con una certa fluidità le grandi tematiche che racchiudono ciclicamente le caduche vicende umane.   

                                                                                                                                                       

Con Degni di nota il Teatro Menotti prosegue con il progetto Protagonisti insieme a Banco Alimentare; è la prima volta in Italia che un teatro organizza gesti di concreta solidarietà, invitando il proprio pubblico a donare cibo al Banco Alimentare per le famiglie più bisognose.

Chi porterà esclusivamente nelle serate di mercoledì 16, giovedì 17, venerdì 18, martedì 22 e mercoledì 23 dicembre al Teatro Menotti un prodotto alimentare a lunga conservazione avrà in cambio un biglietto di ingresso a soli 5 € (80% di sconto) per lo spettacolo.

TEATRO MENOTTI

Via Ciro Menotti 11, Milano

tel. 02 36592544

biglietteria@tieffeteatro.it

PREZZI

intero – € 26.50

ridotto over 65 – € 14.00

ridotto under 25, gruppi, cral, biblioteche – € 16.50

ridotto convenzioni – € 18.00

ridotto gruppi studenti – € 11.50

SPECIALE SERATA DI CAPODANNO

ore 19.00

intero – € 31.50 + prevendita (totale € 35)

ridotto under 14 – € 22.50 + prevendita (totale € 25)

ore 22.00

per lo spettacolo delle 22.00  è previsto un brindisi con panettone

intero – €  45 + prevendita (totale € 50)

ridotto under 14 – € 31.50 + prevendita (totale €35)

ORARI SPETTACOLI

da mercoledì 16 a sabato 19 dicembre – ore 20.30

martedì 22 dicembre – ore 20.30

mercoledì 23 dicembre – ore 19.30

da lunedì 28 a mercoledì 30 dicembre – ore 20.30

giovedì 31 dicembre – ore 19.00 e 22.00

venerdì 1°gennaio 2016 – ore 16.30

RIPOSO domenica 20 e lunedì 21 dicembre

SCALETTA MUSICALE

Amici e niente più / La Nave – intro musicale di Georges Brassens / Giorgio Gaber

La Cattiva Reputazione – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Il Conformista – di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

Suona Chitarra – di Giorgio Gaber e Federico Monti Arduini

Lo Scettico – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Le Elezioni – di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

Musical… mente – suite musicale di Giorgio Gaber e Georges Brassens

Penelope – canzone e prosa di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Final… mente – coda musicale di Georges Brassens

Se soltanto fosse bella – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Il Dilemma – di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

Da Supplica per essere sepolto in spiaggia (I verso) – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Da La ballata dei cimiteri (I strofa) – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Il Testamento – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Amici e niente più / La Nave – di George Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco/ di Giorgio Gaber e Sandro Luporini

Il Grande Pan – di Georges Brassens – testo italiano di Alberto Patrucco

Ludovico Einaudi live al Teatro Arcimboldi di Milano con “Elements”: una trilogia di concerti catartici

Ludovico Einaudi live @ Teatro Arcimboldi - Milano

Ludovico Einaudi live @ Teatro Arcimboldi – Milano

Il pianista e compositore Ludovico Einaudi arriva al Teatro Arcimboldi di Milano per tre imperdibili concerti incentrati sul suo ultimo lavoro discografico intitolato “Elements” (Decca Records). Il primo atto di questa attesa trilogia live è andato in scena lo scorso 8 dicembre: una foresta di suoni, ombre e simboli ha dato vita ad un’ipnosi sonora in grado di innescare un processo di anamnesi collettiva. Attraverso una meticolosa attenzione per il più piccolo dei dettagli, Einaudi porta sul palcoscenico la costruzione artigianale dei suoni concepiti in fase di composizione ed il risultato è eccellente. Ad assistere l’artista in questa delicata operazione sono dei musicisti veramente preparati, in grado di fronteggiare l’uso di numerosi strumenti con la stessa padronanza. Parliamo di Federico Mecozzi, Redi Hasa, Alberto Fabris, Francesco Arcuri e Riccardo Laganà. Suoni acustici ed elettronici, luci soffuse e penetranti lampi incarnano il dualismo sotteso lungo tutto il percorso emozionale concepito da Einaudi. I musicisti entrano in scena uno per volta, piccole ombre che si muovono nella semioscurità, piccoli disegnatori di una complessa mappa di pensieri che, allo stesso modo delle note proposte, si fanno via via più ricchi e stratificati. Attraverso un crescendo ritmico, nutrito da suggestioni estemporanee e vibrazioni continue, Einaudi indaga tra visioni, leggi, assiomi e corollari: si va dai miti della creazione alla tavola periodica degli elementi, dalle figure geometriche di Euclide agli scritti di Kandinsky: un discorso senza un punto di approdo di cui ciascun ascoltatore può scrivere il proprio finale. I brani in scaletta, ora carezzevoli e delicati, ora intimi e intricati, ora pieni e corposi, ora tormentati e burrascosi, delineano i cardini di un’orbita in cui il pianoforte è il pianeta principale e tutt’intorno ci sono i satelliti: sega musicale, crotali, Kalimba, carillon, glockenspiel, waterphone sono solo alcuni degli strumenti scelti per trasmettere specifiche funzioni espressive. “Whirling winds”, “Night”, “Twice”, “Song for Gavin”, “Petricor”, “Four dimension”, “Elements”, “Numbers”,  ”Logos” generano paura e attrazione, un vorticoso andirivieni di emozioni contrastanti alla ricerca di risposte esistenziali. Una tempesta sonora la cui potenza, in grado di scuotere la nostra natura sensibile, raggiunge il picco più elevato sulle note di “Experience”, una composizione ossessivamente travolgente. A seguito di una sentita standing ovation e del conseguente scroscio di applausi, Ludovico Einaudi e i suoi musicisti salutano il pubblico con “Divenire”, un modo fresco per prendere coscienza del fascino generato dall’enigmaticità e ridestarsi da una sorprendente catarsi.

Raffaella Sbrescia

Leggi l’intervista a Ludovico Einaudi

 

 

Enrico Rava New Quartet live al Blue Note di Milano: quando il jazz è transgenerazionale

Enrico Rava New Quartet live @Blue Note

Enrico Rava New Quartet live @Blue Note ph Roberto Cifarelli

Leggerezza e intensità, esperienza ed incoscienza, calcolo ed improvvisazione. Opposti apparentemente incolmabili eppure mai così vicini all’interno del suadente amalgama di note incluse in “Wild dance”, la danza selvaggia con cui il grande trombettista Enrico Rava ha voluto unire il proprio leggendario  suono a quello di altri tre grandi talenti all’interno del Rava New Quartet. Con un doppio concerto al Blue Note di Milano, l’artista ha coinvolto il pubblico al centro di un’inedita esperienza live; al suo fianco Francesco Diodati, chitarrista dotato di un linguaggio personale, ispirato da un percorso in netta ascesa, il talentuosissimo contrabbassista Gabriele Evangelista, vero e proprio centro armonico del gruppo e il raffinato batterista Enrico Morello che, con  fine sensibilità,  ha scandito le dinamiche ritmiche dei momenti più energici e di quelli più languidi. Il concerto comincia con “Frogs”, una composizione voluttuosa e ipnotica  a seguire “Space Girl”, una raccolta di fotogrammi sonori ispirati alle gesta di Samantha Cristoforetti: un crescendo emotivo visivamente indotto dall’avvilupparsi dei musicisti sui rispettivi strumenti. Virtuoso e spumeggiante il tema di “Diva” legato ad una pellicola di Bertolucci. Vorticosa e perturbante la melodia di “Don’t”, impreziosita dai virtuosismi della chitarra di Diodati. Carezzevole e struggente il breve brano proposto sul finale: un congedo cinematografico per un concerto elegantemente transgenerazionale in grado di regalare  suggestioni contrastanti eppure in grado di coesistere.

Raffaella Sbrescia

Erica Mou in concerto per Radio Popolare a Milano: quando la semplicità diventa poesia

In un gelido venerdì sera milanese, l’anima vaga alla ricerca di calore, alla fine lo trova nella carnale espressività vocale di Erica Mou, ospite all’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare a Milano. Un concerto ad ingresso gratuito, un piccolo cerimoniale intimo e raccolto da vivere a luci spente e a cuore aperto. Simile ad una piccola e graziosa Amélie, Erica ha saputo incantare il pubblico in sala e quello in radio con la semplice forza delle sue canzoni piene di vita, di ricordi, di umanità, di quotidianità. Al centro del live ci sono le canzoni contenute nel suo ultimo album di inediti “Tienimi il posto”, un progetto discografico che racconta molto della persona della cantante pugliese. Si parte da “Sottovoce”, un brano tanto scarno quanto emotivamente potente.

 Erica Mou ph FLAVIO&FRANK PHOTOGRAPHERS

Erica Mou ph FLAVIO&FRANK PHOTOGRAPHERS

Erica ci parla nella testa con grazia ed efficacia, la sua disarmante semplicità arriva dritta al cuore perché le sue parole ci fanno abbassare le barriere di autodifesa. “Non c’è niente di più generale del particolare – spiega Erica al pubblico in sala – In questi anni ho capito che ho voglia di cose vere, compresi i difetti e le imperfezioni”, continua l’artista svelando una genuinità atipica ed empatica al contempo. “Come le onde vago piano e vaga torno, vago piano e poi ritorno”, canta Erica in “Niente di niente” mentre la potente nitidezza della sua voce diventa il mezzo attraverso cui emerge l’energia, la profondità e l’autenticità di intuizioni tanto semplici quanto efficaci. Le parole si incontrano, si arrotolano, si incastrano nella giocosa struttura de “Le macchie” mentre “Biscotti rotti” diventa l’elogio alla “frastagliata unicità dell’imperfezione”. Da Nilla Pizzi a Nonna Lina a Erica Mou un brano storico come “L’edera” riesce ancora a racchiudere l’essenza di un amore incondizionato. “Se mi lasciassi sola” è l’emblema di un disco costellato da distacchi e separazioni prontamente sopperite dalle dolci e suadenti sovrapposizioni sonore della fedele loop station con cui Erica riesce a creare in maniera estemporanea il suo mondo di note. Intensamente malinconica “Depositami sul fondo”, immaginifica e suggestiva la significativa richiesta d’amore espressa in “Tienimi il posto”. Particolarmente evocativo il finale a microfoni spenti sulle note di due perle grosse e preziose come “Dove cadono i fulmini” e “Lame”. Un’esperienza da provare per credere e sperare in un sogno chiamato musica.

Raffaella Sbrescia

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Immanuel Casto live all’Alcatraz di Milano: Il Divo illustra il manifesto del romanticismo post-contemporaneo

Immanuel Casto

Immanuel Casto

Un viaggio buio, umido, un po’ sporco e molto, molto divertente. Questa è, in sintesi, l’essenza dell’atteso concerto di Immanuel Casto all’Alcatraz di Milano nell’ambito del “The Pink Tour”, la nuova avventura live che il Casto Divo ha messo a punto per presentare al pubblico i brani inediti contenuti nel suo ultimo album “The Pink album”  (Freak&Chic /Artist First).  Se l’anno scorso, lo storico locale milanese aveva accolto con un sold out la tappa del “Sognando Cracovia Tour”, anche questa nuova tornata non poteva disattendere le aspettative e così è stato. Un parterre affollato e decisamente variegato ha fatto da cornice al concerto  senza risparmiarsi in termini di inventiva e coinvolgimento. La grande novità di questo tour è una particolare attenzione agli arrangiamenti dei brani proposti in scaletta. L’aura dance ed electro synth pop oriented, arricchita dalla potente ritmica della batteria, ha attraversato gran parte delle canzoni conferendo loro una piacevole leggerezza ed una coinvolgente ballabilità. Mescolando sapientemente i brani contenuti nel suo ultimo lavoro agli ormai noti cavalli di battaglia del suo brillante repertorio, il Casto Divo ha dimostrato di aver compiuto un’ulteriore passo in avanti in termini di cura per il dettaglio.

Immanuel Casto e Romina Falconi live all'Alcatraz - Milano

Immanuel Casto e Romina Falconi live all’Alcatraz – Milano

La triade di apertura composta da “Discodildo”, “Sexual Navigator” e “Rosico”, seguita da potente versione punk rock di “Rosso, oro e nero” suonata insieme ai Soviet Soviet, la celeberrima “50 bocca/100 amore” e la serie di duetti con la spumeggiante Romina Falconi composta da  “Sognando Cracovia”, “Horror Vacui”, “Crash” scandiscono la prima parte del concerto rendendola fluida sia in termini di contenuto che di divertimento.  Tra le new entries, segnaliamo l’attualissima “Social Queen”, auspicabile prossimo singolo  l’esilarante “Alphabet of Love”, con un evidente richiamo al brano della mitica Amanda Lear. Per la serie “Immanuel incontra la letteratura post-pulp”, l’artista ha voluto deliziare l’affezionato pubblico con un nuovo racconto squisitamente no-sense intitolandolo “Topazia”. La verve, il carisma e la brillantezza dei contenuti proposti da Immanuel Casto si associano alla dichiarata volontà di tenersi al passo con i costumi  morali e sessuali del nostro tempo.

Se “Zero carboidrati” potrebbe essere la colonna sonora dei nostri pomeriggi invernali e “Killer Star” assume toni da canzone di denuncia, la versione acustica di “Che bella la cappella”, accompagnata da decine di accendini amarcord, rappresenta senz’alcun dubbio il cerimoniale perfetto  per un dissacrante processo di purificazione spirituale. L’ultima parte del concerto è pirotecnica: Immanuel conquista definitivamente i suoi “adepti” con il recente singolo “Da grande sarai frocio”, scritto insieme a Fabio Canino, presente all’Alcatraz, l’immancabile “Tropicanal” e la nuovissima “Deepthroat Revolution”; il nuovo manifesto del romanticismo post-contemporaneo.

Raffaella Sbrescia

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Dolcenera live al Blue Note per l’anteprima de “Le stelle non tremano tour”: passione, grinta e bravura senza filtri

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Dopo averci inondato di parole con la presentazione del suo ultimo album di inediti “Le stelle non tremano”, Dolcenera è tornata ad emozionarci con la musica dal vivo. Lo ha fatto lo scorso 1 dicembre con un doppio concerto sul palco del leggendario Blue Note di Milano per una speciale anteprima de “Le stelle non tremano tour”, che prenderà ufficialmente il via nella primavera del 2016. Accompagnata da Paolo Valli ( batteria e percussioni), Antonio Petruzzelli (basso), Mattia Tedesco (chitarre), Michele Papadia (hammond e piano elettrico), Emanuela ha mostrato ancora una volta tutta la grinta, la passione e la bravura che la contraddistinguono.  Intima ed emozionante l’apertura del concerto con “Niente al mondo”, cantata voce e pianoforte: “Chi sogna non ha regole”, canta Dolcenera, cercando di infondere nello spazio circostante tutto  quello che nel tempo ha raccolto e racchiuso in parole e note cercate, volute, assemblate con grazia ed esperienza. Travolgenti gli arrangiamenti pop rock contaminati dall’elettronica scelti per “Accendi lo spirito”, “Il sole di Domenica”, “Il viaggio”. Preda di quell’antico “mutismo selettivo” in cui era inviluppata da ragazzina, Dolcenera fatica a sbottonarsi con il pubblico ma quando poi finalmente riesce a sbloccarsi, la sua spontaneità priva di filtri l’ha resa un tutt’uno con il pubblico che, a più riprese, non è riuscito a rimanere seduto ai tavoli. Con il suo sound “synth dance oriented”, l’artista costruisce nuove  sfumature intorno a concetti che arrivano da lontano, eppure la sua anima rimane trasparente lasciando trasparire ogni singola emozione. Una dote che, brano dopo brano, riscalda e ravviva l’atmosfera come all’interno di una speciale bolla di magia. Poco importa se il pianoforte decide di smettere di funzionare sulle note di “Mai più noi due”, Emanuela sa come mantenere vivo l’incantesimo e lo fa con “ Siamo tutti là fuori”, “Il mio amore unico”, “Ci vediamo a casa” e le più recenti “ Le stelle non tremano”, “Fantastica”, Un peccato”, “Due vite”. Capace di raccontare il passaggio dal sogno all’inferno, di “rubare l’anima in una lacrima”, Dolcenera ha raggiunto una maturità artistica importante ma non ha perso la leggerezza d’animo tipica di una fanciullina: “Non potete capire quanto è bello rimanere bambini con la musica”, ha spiegato Manuela al suo pubblico trasmettendo un entusiasmo che, al giorno d’oggi, fa davvero bene al cuore.

Raffaella Sbrescia

Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione live a Milano: la leggenda al servizio dei bambini

Tullio De Piscopo live @ Auditorium La Verdi - Milano

Tullio De Piscopo live @ Auditorium La Verdi – Milano

Una serata da antologia a Milano con “Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione”. Lo speciale appuntamento, a favore della Fondazione Rosangela D’Ambrosio per la raccolta fondi per la donazione di una seconda area di degenza post intensiva per i bambini dell’ospedale pediatrico Buzzi, ha avuto luogo nello splendido Auditorium La Verdi  e ha rappresentato una speciale occasione per conoscere, approfondire, rivivere la prestigiosa carriera di un musicista libero, appassionato e ribelle come Tullio che, proprio lo scorso 13 novembre, ha pubblicato “50. Musica senza padrone – 1965/2015” (Warner Music Italy), il triplo cd con cui l’artista festeggia i 50 anni di carriera. Nelle vesti di musicista guerriero, leggenda vivente e nonno affettuoso, De Piscopo ha offerto al pubblico tre ore di musica eccellente. Un concerto ricco, stratificato, dettagliato che non ha visto risparmiarsi nessuno dei musicisti coinvolti. Una vera e propria full immersion tra suoni, riff, parole e giri di batteria che hanno segnato la storia della nostra musica.

Tullio fa il suo ingresso in scena con due bacchette luminose che, come due fendenti, disegnano i cardini e ritmi della pressione del cuore mentre tutt’intorno regnano il silenzio, l’oscurità, la curiosità, l’aspettativa, l’emozione. Il tocco delle bacchette prima e delle mani poi è un flusso ancestrale, un rito di connessione tra anime diverse, un magico incantesimo di note che De Piscopo sceglie di dedicare ai giovani per ricordare loro che per stupire non servono effetti speciali, servono orecchio, passione e manualità. A seguire l’artista propone il primo dei tre inediti contenuti nel nuovo cofanetto, si tratta del divertente “Funky Virus”, che nel disco è ulteriormente impreziosito dal featuring con Randy Brecker e Ada Rovatti. Doverso l’omaggio a Rosangela D’Ambrosio con “Un sorriso vale tanto” e la lettura di una lettera che la stessa Rosangela aveva scritto a Tullio quando era soltanto una bambina. Spazio anche alle tragiche tematiche che dilaniano il nostro tempo con “Zzacotturtaic” e la nuovissima “Canto d’Oriente”, entrambe incentrate sui temi dell’emergenza dei popoli in fuga da terre provate da guerre e genocidi, e dell’integrazione etnica. Tullio è carico, magnetico, travolgente. I suoi assoli trasudano passione ed animalesca energia. Determinante anche il contributo dei musicisti che lo hanno accompagnato, su tutti Joe Amoruso e Luigi Di Nunzio, un sassofonista che, a dispetto della giovane età, ha dimostrato esperienza, bravura, responsabilità e competenza.

Intenso e coinvolgente anche lo speciale contributo della Nuova Compagnia Di Canto Popolare, gruppo nato nel 1970 per diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano e che trova nella splendida voce del maestro Gianni Lamagna uno speciale plus ultra. Con il rientro di Tullio De Piscopo in scena ci si scatena sulle note di “Stop Bajon” con il giovanissimo Pietro D’Ambrosio alla batteria. Il concerto prosegue con “Ballando ballando”, l’affettuosa dedica di De Piscopo alla nipote Giulia, e lo speciale omaggio a Pino Daniele con “Destino e speranza” un discreto e commosso ricordo di quello che Tullio ama definire un fratello in blues. L’ultima trance del live è tutto un susseguirsi di grandi successi: “Andamento lento”, “ E fatto ‘è sorde!E?” e la speciale versione di “‘O Scarrafone”, eseguita ed interpretata insieme alla Nuova Compagnia Di Canto Popolare per un crossover strumentale all’insegna della contaminazione tra generi, richiami ed influenze. Gran finale apocalittico con un’infuocata rivisitazione alla batteria di “O Fortuna”, il celebre testo poetico tramandato tra i Carmina Burana. Una conclusione pirotecnica per un concerto che ha inteso celebrare il sacro fuoco dell’’arte a 360 gradi.

Raffaella Sbrescia

Le prossime date in calendario: 4 dicembre Ascoli Piceno (Teatro Basso), il 9 dicembre invece, Tullio sarà sul palco dell’Auditorium RAI di Napoli, per un evento benefico per i bambini, curato dalla curia di Napoli e dal Cardinale Sepe,  11 dicembre Cosenza (Teatro Rendano), 16 dicembre Catania (Teatro Metropolitan), 17 dicembre Palermo (Teatro Golden), 19 dicembre Bari (Teatro Palazzo), 30 dicembre Roma (Teatro Quirino), 4 gennaio Sorrento (Teatro Armida).

 

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