Una pandemia, sei rinvii, tanti possibili motivi per bruciare o rivendere il biglietto e invece no. Ci si ritrova sotto palco all’Alcatraz di Milano con un filo di ansia, il cuore in fibrillazione, emozioni altalenanti nella testa, grandi aspettative e qualche paranoia pronta a fare capolino, ma tutto sommato finalmente pronti a poter celebrare la vita e la buona musica, quella dei Subsonica per il Microchip Temporale Club Tour.
Il viaggio live dei Subsonica riprende da dove si era fermato due anni fa con la pubblicazione di Microchip temporale, in occasione del ventennale di Microchip emozionale, un album che ha segnato almeno un paio di generazioni e che i fab 5 di Torino hanno portato a nuova vita lavorando con grande sinergia insieme a una manciata di colleghi selezionati per coerenza generazionale e di percorso artistico. Non ci sono led o effetti speciali ma tanti strumenti e tanta energia a fare da surplus ultra a una scaletta molto ben studiata nei dettagli.
L’intro è un colpo diretto al cuore, ci sono le sirene che annunciano una guerra e che ci legano a doppio filo all’attualità senza rifuggirla. Il live si apre con “Ali scure”, chiudiamo gli occhi e trema l’aria, proprio come canta Samuel in una invidiale forma smagliante. Si prosegue con “Istantanee”: Senza parole ascolto la mia strada, senza parole e il tempo di decidere, senza parole mi muovo incontro ai giorni è il mantra che ci accompagna ancora oggi, step by step. A seguire ritroviamo “Colpo di pistola” con quel mollone di Boosta, che non lesina salti acrobatici e sguardi sornioni. Ritroviamo il grido liberatorio di “Liberi tutti” a cui ciascuno di noi sceglie di credere ad ogni costo, saltando a più non posso. Il live è quanto di più lontano possa esserci da una operazione nostalgica, tant’è vero che sulle note de “Il cielo su Torino”, ENSI fa il suo ingresso sul palco per rappare le sue barre ma anche per trascinare la folla nella sua “Numero Uno” e per incantare gli astanti con la cover perfetta di “Aspettando il Sole”, cantata con un ispiratissimo Samuel. Le sorprese non sono finite: è la volta del feat con WILLIE PEYOTE in “Sonde”. Il rapper torinese scippa il palco ai Subs che lo accompagnano nella sua “Non sono razzista ma” conquistando una ovazione da parte del pubblico. Il terzo ospite della serata è MISS KETA che, non solo scardina e rivista “Depre” a tu per tu con Samuel, ma si prende il palco e il pubblico con “Milano Sushi e coca” con grande nonchalance.
L’Alcatraz si trasforma poco dopo in un catino bollente con il sopraggiungere di “Aurora sogna”, la fanciullina che abita in ciascuno di noi, a cui i Subs scelgono di non rinunciare. L’atmosfera si fa sospesa con “Lasciati”: E’ futile comprendere perché a volte i pensieri si confondono e mischiano speranze e realtà, segnali che si perdono così un radar pronto quando chiude il cielo e noi colpevoli di troppa oscurità, canta Samuel in modo ipnotico. Un bel giro di basso di Vicio ed è il tempo di “Albe meccaniche”, anche in questo caso il testo si mostra aderente ai tempi che corrono, dimostrando una volta di più quanto certi testi siano pregnanti e pieni di significati reconditi e mai circoscritti ad un tempo preciso.
La seconda vita di Microchip emozionale, prende il largo anche da un punto di vista strumentale con la versione remix di “Discoteca Labirinto” realizzata ad hoc da COSMO. Sul palco il brano diventa live art happening con una performance di Boosta e Max ai tamburi ad alto impatto scenografico. Sentito l’omaggio a Claudio Coccoluto ne “Il mio dj”. Forse meno nota ma incredibilmente potente è “Il centro della fiamma”, il groove è al massimo, il club, la notte ferrugginosa, il glam della metropoli, e quel blocco allo stomaco che ti restituisce la certezza di essere di fronte alla bellezza autentica. Magnetica la potenza underground di “Veleno”. Tutti giù per terra per l’ondata perfetta de “Il diluvio”. Il monito alla reattività proattiva di “Lazzaro”. Lo schiaffo puntuale e bruciante de “Il punto critico” cede il posto alla commozione che arriva, incontrollabile sia per il pubblico che per Samuel, sulle note di “Strade” dedicata al fotografo di scena e amico fraterno della band Pasquale Modica, scomparso da pochi mesi.
L’incantesimo sta per spezzarsi ma non prima di raggiungere il suo apice sulle note di “Tutti i miei sbagli”, svestita del suo arrangiamento più famoso, per essere cantata a squarciagola, anche sotto la mascherina, a occhi chiusi e cuore pieno di ricordi, emozioni, nuove certezze e tanta gratitudine per una band, come quella dei Subsonica, che non molla un colpo e che semmai ne assesta sempre di nuovi, tenendosi ben saldi i consensi che le spettano.
Raffaella Sbrescia