Si è concluso lo scorso 20 agosto il “Piccola Patria tour”, l’avventura musicale che ha determinato un interessante ed apprezzatissimo sodalizio artistico tra Maria Roveran, attrice e cantante, protagonista del film “Piccola Patria”, girato dal regista Alessandro Rossetto e presentato durante la 70ma edizione del Festival del cinema di Venezia, nelle sale italiane dallo scorso aprile 2014, e gli Stag (Marco Guazzone, voce e tastiere, Stefano Costantini, tromba e synth, Edoardo Cicchinelli, basso, e Josuè Manuri, batteria) una solida ed originale realtà musicale romana, sempre più legata al mondo del cinema. Ospiti del Laceno d’Oro, dapprima Rassegna e poi Festival del Cinema neorealista di caratura internazionale, gli artisti si sono esibiti in concerto nel cortile dell’ex Carcere Borbonico di Avellino subito dopo la proiezione del film con l’obiettivo di veicolare il difficile messaggio contenuto nella pellicola ambientata nel profondo nord-est italiano. Cinema d’autore, cantautorato, denuncia e riflessione socio-culturale sono gli elementi coinvolti in un interessante progetto che ha preso vita attraverso un lungo tour che ha coinvolto i 5 giovani artisti in un’avventura on the road.
Dapprima l’incontro sotto i riflettori del Festival del Cinema di Venezia, poi la convivenza in camper, i concerti in giro per l’Italia e non solo, la scoperta di se stessi, nonché l’arricchimento e lo scambio reciproco sia dal punto di vista umano che musicale. Questo e molto altro si è visto durante l’ultimo emozionante concerto di questo appassionante viaggio artistico. Senza una scaletta prefissata e con parecchi stravolgimenti negli arrangiamenti dei rispettivi brani, gli Stag e Maria Roveran hanno inaugurato il live campano con “If I Needed You” di Townes Van Zandt, seguita dalle suggestioni de “Il Principe Davide” e da “Piova Grigia”, scritta dalla giovane attrice e rivista con una splendida intro cantata a cappella, in duo con Marco Guazzone. Molto particolare anche la rivisitazione della title track “Piccola Patria”, le cui sfumature drammatiche sono subito state alleggerite da “Guasto”, uno dei brani più noti degli Stag. Assolutamente coinvolgente l’omaggio strumentale al grande compositore Ennio Morricone, scelto per introdurre “Atlas of Thoughts”, il brano che ha dato il nome al primo album di inediti degli Stag. Ancora un brano in veneto “Assime star” per raccontare il pathos ed il tormento di anime in pena, al centro di conflittualità collettive ed individuali, prontamente sdrammatizzate da “Sabato simpatico” e da “Ringo Fire”, la cover di Johnny Cash rivisitata e arricchita dall’energetica perfomance di Maria Roveran, scalza e scatenata come non mai sul palco. “Joska la rossa” è il brano di ispirazione popolare e di tradizione alpina che gli Stag e Maria hanno stravolto e fatto proprio. A concludere il live, davvero molto apprezzato dal pubblico entusiasta, è stata “Les Paul”, brano di punta degli Stag, che si sono concessi anche un richiesto e graditissimo bis sulle note di “Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode concludendo un live di grande qualità.
Raffaella Sbrescia
Abbiamo colto l’occasione della conclusione del Piccola Patria Tour per intervistare Maria Roveran e Marco Guazzone e scoprire le loro reciproche impressioni in riferimento a questo lungo ed intenso percorso artistico.
Maria, come è avvenuto il tuo incontro con gli Stag?
Maria Roveran: “Con Marco e gli Stag mi sono trovata subito in sintonia. La nostra chimica musicale è nata durante la Mostra del cinema di Venezia, durante la quale lui e gli Stag dovevano eseguire le colonne sonore dei film in concorso, io avevo scritto quella di “Piccola Patria”, per cui la sera prima della presentazione del film mi hanno contattato dalla redazione di Radio Hollywood Party per duettare con Marco e gli Stag. Conoscevo i ragazzi soltanto di fama, gli ho mandato i file e loro, tra mille cose, sono riusciti ad ascoltarli molto in fretta…il giorno successivo eravamo lì in diretta radio e, sebbene io fossi veramente tesa, ci trovammo subito in sintonia sulle note di “Assime star”, il brano più rabbioso della tracklist che, nel tempo, è molto cambiata perché la musica da film è un po’ più difficile da proporre al pubblico. Abbiamo combinato la mia rabbia alla melodia degli Stag ed è nata una nostra formula musicale”.
“Piccola Patria” ha messo in luce il tuo talento vocale…ci racconti come hai affrontato le prime fasi di questo percorso e cosa ti ha ispirato per la scrittura dei testi?
Mentre giravo il film sono entrata in connessione con le parti più intime e viscerali della mia anima. Solitamente il nord-est è dipinto tutto come un mondo di rose e fiori ma, in verità, ci sono un po’ di realtà familiari e territoriali difficili. Per 3 anni ho cercato di eliminare completamente il dialetto veneto dal mio parlato perché, come è noto, al centro sperimentale un attore deve resettare cadenze e inflessioni dialettali. Poi alla prima esperienza cinematografica mi dissero di tornare completamente al dialetto e per me è stato piuttosto spiazzante. Ovviamente l’ho fatto ed è stato un bel ritorno alle origini. Le immagini fluivano molto bene con quello che recitavo quindi la sera tornavo in hotel e le parole venivano fuori da sé. Posso sicuramente dire che c’è stata una sorta di maturazione del personaggio attraverso la musica, fatta proprio mentre giravamo il film anche se non è stato affatto facile. Siamo stati 3 mesi insieme e quando rientravo alla sera mi rilassavo cantando. Quando il regista mi ha sentito, il giorno successivo mi ha chiesto di cantare davanti alle persone ed io non ce l’ho fatta, sono scoppiata a piangere, hanno dovuto fermare il girato e mi sono dispiaciuta tantissimo. Anche al centro sperimentale facevo lezioni di canto, era una cosa che mi piaceva molto ma ogni volta che toccava a me mi tremavano le gambe e, durante alcune canzoni, mi succede ancora. Devo ringraziare davvero molto Alessandro Rossetto perché è stato lui a stimolarmi in questo senso e a dirmi che quando canto, mi succede qualcosa di interessante. Ho accettato la sfida che mi ha proposto e, seppur pian piano e a singhiozzo, gli ho fatto ascoltare quello che avevo scritto e mi sono decisa a cantare. Questa esperienza bellissima, inaspettata e potente mi ha aiutato anche nella recitazione perché reputo le due forme d’arte come vasi comunicanti.
Hai intenzione di continuare la tua avventura di cantautrice?
Sì! Due settimane fa è uscito il mio primo cd intitolato “AlleProfondeOriginiDelleRugheProfonde”, in cui ho incluso sia i brani contenuti in “Piccola Patria” che dei brani in italiano… Un’altra canzone sarà pubblicata, invece, in un altro film a cui ho preso parte e che sarà presentato prossimamente, non posso ancora dire dove…
Marco, quali sono, invece, le vostre impressioni rispetto al tour che si è appena concluso e come avete affrontato l’integrazione di Maria all’interno del gruppo?
Marco Guazzone: “Durante la scorsa edizione del Festival del Cinema di Venezia eravamo nel cast di Radio Hollywood Party e salutavamo tutti gli ospiti che prendevano parte alla trasmissione con uno stacchetto musicale. Spesso andavamo a vederci i film, anche per studiarci cose nuove, quando una sera ci dissero che sarebbe venuta in programma l’attrice di un film, che era anche cantante, noi ci ascoltammo i brani senza aver avuto il tempo di studiarli. Maria venne mezz’ora prima in trasmissione, quel giorno c’era davvero chiunque… provammo i pezzi una sola volta, li suonammo in diretta e andò così bene che il produttore del film ed il regista Alessandro Rossetto ebbero l’ idea di mettere su un tour per portare la colonna sonora in giro per l’Italia dal vivo. Abbiamo, quindi, realizzato vari scambi, intrecci e rivisitazioni di brani alla scoperta del Veneto. L’esperienza più bella e più intensa è stata proprio quella on the road, mentre eravamo tutti insieme nel camper. Abbiamo conosciuto Maria in una certa veste, mentre era nel pieno della presentazione del film al Festival di Venezia, però quando poi ci siamo rivisti a Roma per le prove in sala, lei è venuta con la tuta e con un canovaccio in testa, abbiamo cominciato a capire la sua concezione di musica, intesa come qualcosa di autentico, senza bisogno di orpelli e lustrini. Ci siamo divertiti ad entrare ognuno nel mondo dell’altro, contaminandoci”.
Come procede la lavorazione del nuovo album degli Stag?
Stavolta faremo una cosa sicuramente diversa… stiamo lavorando con un nuovo produttore che è Paolo Buonvino (che ha già lavorato con Battiato, Mannoia, Negramaro, Jovanotti e tantissimi altri artisti). Siamo arrivati da lui con 24 pezzi, con l’intenzione di fare un mega disco doppio ma, in realtà, ci siamo allontanati molto dalla nostra idea iniziale. Visto che la fruizione della musica è completamente cambiata, quasi non c’è nemmeno più l’mp3 di iTunes ed è tutto su Spotify e, dato che si perderà la concezione del possesso della musica, stiamo pensando al disco come una sorta di punto di arrivo del nostro progetto e sarà tutto nuovo anche per noi. Paolo è un produttore che viene dalla musica da film e ci sta aiutando a creare l’atmosfera che vorremmo mantenere e approfondire.
Raffaella Sbrescia
Fotogallery a cura di: Errico Sarmientos