E’ atterrato in un coloratissimo scenario di effetti di luce e laser, ed in chiave techno pop, un rinnovato Luca Carboni all’Atlantico di Roma, gremito di gente, nonostante 800 metri più in là, al Palalottomatica, ci fosse il concerto attesissimo dei Thegiornalisti. Soldout di pubblico misto per il cantautore Bolognese, in carriera oramai da 35 anni, con un percorso di tutto rispetto, per la qualità dei testi, degli arrangiamenti, e per l’evoluzione artistica, rimasta sempre però fedele al suo stile: quello del pop d’autore impegnato ed intimista.
Sono passati davvero tanti anni da quando, come raccontava Lucio Dalla, da “Vito”, lo storico locale Bolognese, si presentò un ragazzo timido ed impacciato, e gli propose un brano. A Dalla piacque, e se ne fece mandare altri. E così, come ricorda Carboni nel ringraziare l’entusiasta pubblico Romano, nel 1983, arrivò da Bologna alla Prenestina, e mise per la prima volta piede nella Capitale, per firmare il suo primo contratto con l’RCA.
Sì, ne è passato di tempo, da quando l’idolo delle ragazzine, per i suoi testi romantici e poetici ha cominciato a calcare le scene del panorama musicale italiano. Determinato ed umile, e sempre molto “Bolognese”, il tempo non sembra averne scalfito la grinta.
Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR
Un Live di Carboni potrebbe durare sei ore, se volessimo includerci tutti i brani di qualità che ha inciso. Senza dimenticare il lavoro di Cover di qualche anno fa, che ha riproposto alcune delle più belle canzoni della musica d’autore italiana, con arrangiamenti tanto accattivanti, da convincere addirittura Claudio Lolli a rivedere i suoi “Zingari Felici”, esattamente come li ha visti Carboni. Infatti in quella versione Lolli amò proporli nei suoi ultimi concerti.
Atterra, dicevo, in un coloratissimo spazio scenico, dove le luci diventano protagoniste e creano paesaggi suggestivi attraverso uno sfondo realizzato con un maxischermo digitale, per i più significativi brani del repertorio “storico”, che si vanno ad alternare a quelli dell’ultimo lavoro, tra cui “Segni del tempo“, “Amore digitale“, “Il Tempo dell’amore“, “Figli dell’amore“. A seguire, in versione semiacustica, accompagnato dalle tastiere di Fulvio Ferrari Biguzzi e dalla chitarra di Vincenzo Pastano, “L’amore che cos’è”, e “Bologna non è una regola”. Forte e sentito il legame del cantautore con la sua città, senza diventare stucchevole o necessariamente vincolante. Però Bologna, quella Bologna che ai tempi tutti sognavamo di poter vivere, perché in qualche maniera territorio di una creatività musicale ed artistica “anarchica”, non manca mai. Non manca nella “maglia del Bologna sette giorni su sette” di “Silvia lo sai”, non manca in “Mare Mare” e nemmeno in “Luca lo stesso”.
Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR
Irrinunciabili “Farfallina”, “Inno Nazionale”, e, dopo il “Fisico Bestiale”, che infiamma il pubblico, oramai tutto riversato sottopalco, la Band rientra per un generoso bis ed un teatrale commiato dal pubblico Romano, che non lesina in affetto e calore verso questo artista forse alle volte sottovalutato, ma cui moltissimi dei nuovi volti del panorama musicale italiano, a partire da Calcutta, devono davvero tanto.
Con il dodicesimo album intitolato SPUTNIK, Luca Carboni si mantiene in vetta alla classifica musicale Made in Italy. Il primo singolo “Una grande festa” ha celebrato l’universo pop attraverso una sintesi artistica ironica e concettuale al contempo. Abbiamo approfittato di uno dei suoi ultimi Firmacopie in vista del tour che partirà in autunno per approfondire la conoscenza dell’album e del pensiero che c’è alla base di questo lavoro.
Luca Carboni
Luca parliamo subito di questo nuovo splendido album “Sputnik”. Già il titolo da l’idea di partenza. Una partenza che però fa tesoro delle esperienze passate. Un album che è molto coerente, e che è il proseguimento ideale di “Pop Up”…
Intanto ti ringrazio per l’aggettivo “splendido” perché i complimenti fanno sempre piacere. Sono felice di presentare questo nuovo album; per me è una grande festa, per parafrasare il titolo del primo singolo estratto. Come dicevi tu, il titolo ricorda anche molto della mia storia. Io sono nato negli anni ’60, cresciuto nell’epoca della guerra fredda; lo Sputnik è stato il primo satellite lanciato dai sovietici, che erano in gara con gli americani per la conquista dello spazio; però se ci pensiamo bene, questo satellite ha inaugurato anche l’era moderna in cui viviamo oggi; senza i satelliti vivremmo una vita sicuramente diversa, sapremmo meno cose. Questo simbolo, nella traduzione italiana significa anche compagno di viaggio, quindi è una parola dura che però ha un significato dolce, e mi piace pensare che le canzoni siano compagne di viaggio delle persone. E’ così anche per me; sono legato a tutte le canzoni che ho cantato e che ho scritto in questi anni. Mi auguro che anche le canzoni di questo nuovo lavoro possano essere compagne di viaggio…
In questo album c’è un pezzo molto interessante, che è anche una bella dichiarazione di intenti, “Io non voglio”, e una frase che dice “Voglio un cambiamento radicale”. Se Luca Carboni si guardasse intorno oggi, quale cambiamento radicale vorrebbe?…
Il cambiamento radicale nella canzone è legato al tema dell’amore, al fatto che nell’amore di coppia vissuto in profondità, ci deve essere la capacità di amare anche l’errore dell’altro, di perdonarsi, di non drammatizzare ogni situazione, quindi in questo caso la canzone parla di un cambiamento all’interno di un amore, di una coppia, di una storia. In generale i cambiamenti che vorrei sono davvero tanti, da quelli legati all’ambiente, a quelli legati all’apertura nella nostra società. Il discorso diventerebbe davvero lungo e complesso. Sicuramente ognuno di noi ha dentro di se’ un desiderio da realizzare, un cambiamento da attuare…
Video: Una grande festa
Nel disco hanno collaborato anche noti artisti della scena indipendente come Calcutta, Gazzelle e Giorgio Poi…
Sì, la scena indipendente mi piace molto. Negli ultimi anni, nella musica italiana, c’è stato il pop, il rap, e il rap che si trasformato in trap. Mancava da tempo una generazione che facesse anche la canzone d’autore in una chiave nuova e che rubasse un po’ di spazio al pop più banale presente da anni nella musica italiana, perciò ben vengano queste nuove generazioni che hanno un punto di contatto con cantautori come me, che hanno cominciato negli anni’ 80. Loro “rubano” un po’ la scena al pop, si stanno staccando dalle cose più alternative e stanno arrivando pian piano nelle radio, non rimanendo isolati. E questo mi fa molto piacere; un po’ come noi che negli anni ’80, volevamo uscire dalla canzone ideologica e politicizzata dei cantautori anni ’70. Noi volevamo raccontare l’uomo al di là dei partiti, delle divise, delle bandiere. Secondo me questa nuova generazione è interessante. Con Calcutta e Giorgio Poi, ci siamo incontrati a Bologna, girando spesso per il centro. Ho scoperto che erano venuti a vivere a Bologna. E’ nata prima un’amicizia, e da lì l’idea di collaborare in quest’album. Gazzelle invece è un cantautore di Roma; mi era piaciuto il suo disco, sono andato a sentirlo in concerto sempre a Bologna, in un club dove tra l’altro io faccio spesso le prove con i miei musicisti, e così è nata l’idea di provare a fare qualcosa insieme.
Un pezzo di quest’album che amo molto è “2”. Tu descrivi una verità assoluta, ovvero, “Tutta la gioia, tutto il dolore, tutto quello che hai è due…”
Questa è una canzone a cui tengo davvero tanto anche io; faccio un po’ di confusione con la matematica, perché il due sarebbe divisibile, e io dico invece che è indivisibile. In ogni storia d’amore ci sono due vite, due differenze, due culture, due mondi da cui arrivi e quando si ama non si deve pretendere di cancellare le differenze, che magari sono proprio quelle che ci hanno attratto della persona, e quindi mi piaceva questo concetto, viviamo una unità su due elementi che possono stare insieme per sempre…
Lo Sputnik Tour parte il 12 Ottobre da Nonantola, ed approda a Napoli, alla Casa Della Musica, il 26 Ottobre. Che tipo di concerto sarà?…
L’album è uscito l’8 Giugno, ma io ho voluto spostare il Tour volontariamente ad Ottobre perché mi piaceva che le canzoni di questo nuovo disco fossero conosciute bene, visto che faranno parte della scaletta del concerto, insieme ai successi che ci si aspetta e ad altre canzoni che solitamente non faccio dal vivo. Voglio fare un tour con la consapevolezza di cosa racconta questo album, delle idee che ci sono dentro. Ho lavorato tanto anche al progetto visuale, che gioca un po’ anche con i disegni della copertina, lo spazio, la spazialità, l’ironia, e anche momenti commoventi di un lavoro video che accompagnerà un po’ tutto il concerto…
“Cosa rimarrà dei nostri tentativi di rimanere umani”?…
Questa è una bella domanda… io sono da un lato un po’ fatalista, dall’altro anche ottimista e penso che l’umanità possa venire anche da un solo uomo, un po’ come dicevano le Sacre Scritture. Anche se c’è un solo uomo che porta dentro questa umanità, il mondo si può salvare…
Giuliana Galasso
Sputnik – Tracklist
Una grande festa
2 (Due)
Amore Digitale
Io non voglio
Ogni cosa che tu guardi
I film d’amore
L’alba
Prima di partire
Sputnik
Sputnik Tour
12 Ottobre – Nonantola (Vox Club)
13 Ottobre – Cesena (Vidia Rock Club)
16 Ottobre – Bologna (Estragon)
18 Ottobre – Padova (Gran Teatro Geox)
20 Ottobre – Venaria Reale (Teatro Della Concordia)
22 Ottobre – Firenze (Obihall)
23 Ottobre – Perugia (Afterlife)
25 Ottobre – Modugno (Demodè)
26 Ottobre – Napoli (Casa Della Musica)
28 Ottobre – Roma (Atlantico Live)
29 Ottobre – Milano (Fabrique)
31 Ottobre – Genova (Politeama Genovese)
3 Novembre – Brescia (Gran Teatro Morato)
4 Novembre – Parma (Campus Industry Music)
Luca Carboni – Teatro degli Arcimboldi ph Francesco Prandoni
Avevamo lasciato Luca Carboni sul palco del Fabrique di Milano lo scorso inverno, lo ritroviamo oggi, all’indomani della data al Teatro degli Arcimboldi per l’ultimo stralcio del fortunato Pop-Up Tour. Il bilancio di questo anno per il cantante bolognese, è più che positivo: a giudicare dall’affluenza di pubblico e dalle decine di milioni di views collezionate dal brano “Luca lo stesso”, si può tranquillamente affermare che la formula musicale proposta dal cantautore è ancora vincente. Molti degli elementi presenti nello spettacolo pensato per questo tour riconducono l’immaginario collettivo ad un’ipotetica apologia degli anni ’80. Temi, colori, immagini, spunti, richiami trasudano un riferimento preciso ma anche tanta emozione e veracità. L’ultimo step, in ordine temporale, di questo viaggio musicale durato 32 anni, è la chiara dimostrazione che Luca Carboni ha capito come rendere il suo repertorio sempre verde. La sua capacità di piacere ad un pubblico ampio e variegato sta nel saper fare leva su tematiche di carattere universale in modo semplice e immediato. “ll futuro è stasera” ripete una voce robotica quando si spengono le luci ad inizio concerto ed è così: Luca Carboni e la sua band paiono viaggiatori venuti da un altro tempo a raccontarci la loro idea di futuro remoto attraverso l’uso di chitarre “sintetizzate”, tastiere, riverberi ed effetti speciali.
Luca Carboni – Teatro degli Arcimboldi ph Francesco Prandoni
Accompagnato da Vince Pastano, Fulvio Ferrari Biguzzi, Mauro Patelli, Antonello Giorgi e Ignazio Orlando, Luca Carboni è capitano ma anche regista di un concerto godibile e sereno. Particolarmente apprezzati gli ospiti coinvolti a partire da Squalo Iaco, ideatore di una nuova versione de “Il mio cuore fa ciock”. A seguire un emozionantissimo Alessandro Raina (fondatore degli Amour Fou) guesta in “Bologna è una regola” e soprattutto Tommaso Paradiso, leader dei Thegiornalisti, protagonista di un ottimo duetto sulle note della super hit “Luca lo stesso”. Ecco questo anello di congiunzione generazionale è ciò che, più di ogni altra cosa, dà l’idea dell’influenza che la cifra stilistica di Carboni abbia avuto nel corso degli anni. Certo ci sono successi intramontabili come “Silvia lo sai”, “Farfallina”, l’irrinunciabile “Mare Mare”, “Ci vuole un fisico bestiale” e “Fragole buone buone” ma la canzone pop in grado di raccogliere e fissare in modo indelebile frammenti di vita quotidiana è quella che di tanto in tanto sentiremo ancora suonare in qualche cameretta.
Raffaella Sbrescia
La scaletta del concerto:
Happy
I ragazzi che si amano
Virtuale
Chicchi di grano
Dio in cosa crede
Sarà un uomo
Invincibili
Chiedo scusa
La nostra strada
Solarium
Milano
Il mio cuore fa ciock
Silvia lo sai
Farfallina
Bologna è una regola
Inno nazionale
Mare mare
Luca lo stesso
10 minuti
Ci vuole un fisico bestiale
O è Natale tutti i giorni
Fragole buone buone
Vieni a vivere con me
Con la super hit “Luca lo stesso”Luca Carboni ha scalato le classifiche delle radio italiane e si è imposto anche all’attenzione dei giovanissimi dopo aver celebrato il trentennale della sua bellissima carriera con “Fisico & Politico”, il disco di duetti pubblicato nel 2013. Successivamente alla pubblicazione di un nuovo album di inediti, intitolato “Pop Up” (Sony Music), il cantautore bolognese ritorna sui palchi dei club italiani con il “Pop Up tour”, prodotto da F&P Group e lo fa partendo dal Fabrique di Milano. Pubblico delle grandi occasioni e diretta in radiovisione su Rtl dimostrano subito grandi aspettative da ambo le parti. La scaletta assemblata è molto ricca con 23 brani per due ore di concerto senza stop. Sul piatto tanti brani tratti da ”Pop-Up” ma anche successi intramontabili, tra gli altri segnaliamo “Mare Mare”, “Farfallina”, “Silvia lo sai”, “Fragole buone buone”, “Ci vuole un fisico bestiale”.
Luca Carboni @ Fabrique ph Francesco Prandoni
Ad arricchire lo show, pensato in chiave contemporanea, una serie di filmati ispirati alla pop art, laser mapping di ultima generazione e tanto colore sia musicale che visivo. Arrangiamenti inediti e nuove versioni in chiave electropop di brani tratti dai lavori precedenti, batterie elettroniche, synth e campionamenti misti sono gli elementi che Luca Carboni e la sua affiatata band scelgono per narrare storie agrodolci che sanno ancora emozionarci. Il viaggio musicale proposto dall’artista ha le radici ben piantate negli anni ’80 ma ha saputo trovare canali di interconnessione con i giorni nostri: “Luca lo stesso”, “Milano”, “Bologna è una regola”, la bellissima “Chiedo scusa”, ispirata dalla poetessa Szymborska, “Dio in cosa crede”, “ 10 minuti” sono solo alcune delle ultime produzioni di Luca Carboni che, nonostante qualche imprecisione di troppo, dimostra di avere ancora una passione incontenibile ed un entusiasmo tanto autentico quanto spiazzante, soprattutto se messo a confronto con quello di tanti altri giovani artisti che cominciano soltanto adesso ad affacciarsi sul panorama musicale italiano.
Raffaella Sbrescia
Le date del Pop Up tour Club 2016
FEBBRAIO
20 FEBBRAIO, TORINO – TEATRO DELLA CONCORDIA DI VENARIA REALE
23 FEBBRAIO, SAN BIAGIO DI CALLALTA (TV) – SUPERSONIC ARENA
25 FEBBRAIO, NONANTOLA (MO) – VOX CLUB
27 FEBBRAIO, ROMA – ATLANTICO
28 FEBBRAIO, NAPOLI – CASA DELLA MUSICA
MARZO
1 MARZO, BARI – DEMODÈ
4 MARZO, CIVITANOVA MARCHE – DONOMA
8 MARZO, FIRENZE – OBIHALL
17 MARZO, PARMA – CAMPUS INDUSTRY MUSIC
APRILE
7 APRILE, PISA – TEATRO VERDI
14 APRILE, BRESCIA – TEATRO PALA BANCO
17 APRILE, BOLOGNA – ESTRAGON
Luca Carboni torna ad emozionarci con “Pop Up” (Sony Music), un album di inediti figlio del nostro tempo ma che mette in risalto tutta la bellezza e la profondità di una sensibilità ancora forte, vivida e potente. Seguendo il filo conduttore dell’amore, il cantautore bolognese si concede lo sfizio di un album «tecnologico» avvalendosi della produzione di Michele Canova Iorfida e, dopo il successo trasversale ottenuto dai duetti di “Fisico e politico”, è interessante scoprire quanti spunti autobiografici siano presenti in queste undici canzoni intrise di pop, ironia, amore e qualche immancabile frecciata su temi d’attualità. In questo nuovo viaggio che affonda le radici negli anni ’80, Luca Carboni volge lo sguardo verso il futuro con grazia, carisma e perseveranza perché se magari un disco non può fare la felicità, almeno può regalarci tanti momenti felici.
Ecco cosa ci ha raccontato Luca Carboni in occasione della presentazione del disco alla stampa.
Chi è oggi Luca Carboni?
Nasco come autore, sognavo di farlo per altri non avevo la priorità di salire sul palco. Ci tengo che quel che faccio possa arrivare senza etichette e senza barriere ma non ho mai lottato per essere primo della classe. Anche a scuola ero tra gli ultimi. “Luca lo stesso” potrebbe essere interpretato come una sorta di rivendicazione del tuo ruolo di cantante di successo?
No, la canzone non è nata per esserlo, non ne sentivo l’esigenza. Nel corso della mia carriera ho fatto la scelta di farmi da parte e di fare dischi meno diretti di questo.
Quali fasi hanno scandito la gestazione di “Pop-Up”? Questo è il mio undicesimo album di inediti in 30 anni di carriera. In passato sono sempre partito con cinque pezzi realizzando gli ultimi in studio, non sono mai partito con tutto pronto. Stavolta ci ho lavorato per due anni e, tra tutto quel che avevo a disposizione, ho portato a termine solo le cose che avessero più senso. Michele Canova l’ho cercato io due anni fa perché avevo in mente di fare esattamente un disco come questo. All’inizio abbiamo subito scritto “Fisico e politico” e abbiamo poi deciso di realizzare una raccolta. Quello è stato il primo step che ha portato a questo disco. Mi piace Michele quando fa cose elettroniche e lavora di programmazione: in questo album hanno suonato soltanto tre musicisti. Sotto questo aspetto è un disco molto simile a quello del ‘92 (“Carboni”). Abbiamo completato un pezzo alla volta. Poi ho scoperto la bellezza di Garage Band e mi ci sono dedicato spessissimo, soprattutto di notte.
Cosa pensi del fatto che Michele Canova abbia prodotto tanti dischi negli ultimi tempi?
Canova è un grande produttore perché entra in sintonia con la personalità di chi quel disco lo sta facendo.
Come spieghi la scelta del titolo? Cercavo un titolo simile a “Forever”, qualcosa che facesse solo intravedere album senza spiegarlo. Ho scelto “Pop-up”, come i libri magici per bambini che hanno elementi ritagliati che aprendosi diventano tridimensionali o come le finestre nel web. Altri titoli non rispettavano la parte musicale delle canzoni che vale quanto quella autorale.
“Chiedo scusa” nasce da un componimento della poetessa polacca Wislawa Szymborska ed è uno dei brani più belli di tutto l’album.
Grazie. Quando scrivo un disco mi viene voglia di leggere poesie e lavoro su quelle che mi affascinano di più. Così era stato con Prevert per “Persone silenziose”(il brano era “I ragazzi che si amano”), così è stato anche con “Chiedo scusa”. Mia moglie mi ha fatto scoprire la poetessa Szymborska ed è scattata la magia mentre lavoravo su Garage Band. Il ritornello esce completamente da lei e dalla sua poesia e diventa una canzone completamente mia, anche come testo.
Come mai in diverse canzoni appare la parola odio? Odio è una parola che generalmente non uso. Questo album è un insieme di canzoni d’amore, esse rappresentano la mia arma per combattere l’odio, purtroppo ancora vivo e vegeto.
Perchè hai lanciato l’hashtag, #undiscopuòdarelafelicità?
L’ho fatto perché a me ha dato felicità fare questo album e provo felicità ad ascoltarlo. Il concetto che sta dietro questo slogan è che un disco ha una funzione sociale, agisce sull’anima e sul cuore di chi lo ascolta. Oggi questo aspetto è sminuito, invece un disco è una cosa importante.
Parlare d’amore ha segnato un cambio di tendenza importante nella tua produzione
Vent’anni fa mi vantavo di avere successo con singoli che non erano d’amore, oggi dico che la vera forza è questa. Mi piaceva l’idea di fare un grande album d’amore. L’ultimo brano,“Invincibili”, riassume un po’ tutto il disco, anche se musicalmente è più nudo degli altri. Il filo conduttore è che tutto alla fine viene ricondotto all’amore.
Nel brano “10 minuti” a un certo punto dici ‘spazio rap’. Perché?
Era un appunto. Inizialmente pensavo che mi sarebbe piaciuto avere una parte rappata (il rap italiano mi piace molto), ma alla fine non ero più così convinto dell’idea. E’ rimasto come invito a rappare quando ascoltate il brano.
In caso a chi avresti proposto di farlo? Il mio rapper italiano preferito è Lorenzo, che non fa più rap. In realtà non ho nemmeno pensato a un nome, direi J-Ax, Clementino. Fabri Fibra no perché abbiamo già lavorato insieme (per “Fisico e politico”).
L’amore per Bologna è rimasto intatto?
Il mio amore per Bologna non è diminuito nel tempo. Ho parlato molto di Bologna, tanto che quando stavo scrivendo un’altra canzone sullo stesso tema l’ho messa da parte per paura che fosse una ripetizione di “La mia città”. Poi invece ho scritto “Bologna è una regola” con Alessandro Raina che mi ha spinto a parlarne ancora. Forse questa è la canzone migliore che abbia fatto su Bologna.
E “Milano”?
Questa canzone si ispira ai miei pensieri di ragazzo ed è dedicata a una mia cugina che non c’è più e che da Bologna si è trasferita a Milano. Bologna è magica ma Milano è stata a lungo il centro del mondo. Ho pensato di andarci a vivere, per noi di provincia era la meta per antonomasia. La canzone parla di andare in fondo a se stessi, cercare la propria vera realizzazione e il senso della vita consapevoli che ci sono posti da cui scappare e altri dove restare e realizzarsi.
Intensi gli interrogativi che poni in “Dio in cosa crede”. Potrebbe sembrare una canzone teologica e complessa, ma in realtà la immagino come una domanda infantile: noi crediamo in Dio ma lui crede in noi?
Sanremo?
Ho pubblicato il disco adesso, ormai è andato. Avrei dovuto partecipare nell’84. Per questo era stata posticipata l’uscita del mio album. Poi al Festival presero Ramazzotti con “Terra promessa”. Io con il mio disco partecipai al Festivalbar e vinsi. Ho preso questa vicenda come un segno: non dovevo passare da Sanremo.
Cosa ascolti? Di tutto, anche se mi piace di più ascoltare un pezzo rap che un pop tradizionale. In ogni caso quando scrivo non ascolto niente anche per evitare similitudini.
Cosa hai pensato per il tour?
L’ho posticipato all’anno prossimo perché voglio avere il tempo di pensarci bene. Lo voglio molto figlio di questo album e con questo suono. Ho anche idee estetiche di racconto che vorrei elaborare bene… vi racconterò tutto più avanti!
La penna di Luca Carboni torna ed emozionarci con “Luca lo stesso”. Il singolo, pubblicato a sorpresa per Sony Music Italy, anticipa l’uscita del nuovo album di inediti, prevista per il prossimo ottobre e arriva a distanza di due anni dal successo di pubblico e di critica ottenuto del precedente disco “Fisico & Politico”. Le nuove note proposte dal cantautore bolognese, che ha scritto il brano insieme a Dario Faini e Tommaso Paradiso, incrociano la musica d’autore con l’elettronica confluendo in un sound fresco ed in linea con i trend internazionali. All’interno del testo Luca racconta il quotidiano vivere con ironia e lucidità utilizzando parole semplici ed efficaci, direttamente ispirate alle reali contraddizioni che animano una società spesso ipocrita e doppiogiochista : “C’è chi ama la sua terra e i suoi confini / ed è così patriottico che sogna una patria senza vicini”, canta Luca, mettendo in primo piano una tematica che ci tocca particolarmente da vicino come quella dell’immigrazione. Il concetto che attraversa l’intera struttura del brano è, tuttavia, quello dell’amore interpretato secondo diverse prospettive: “Se i figli possono nascere lo stesso anche da due che si odiano / dimmi allora cosa serve l’amore”, scrive Luca, addentrandosi con delicatezza nelle tortuose dinamiche di nuclei familiari sempre più frammentati. “C’è chi ama gli animali, la natura ed è tanto sensibile/e sogna un mondo senza gli umani”, ancora un controsenso che testimonia con efferata veridicità una comune ideologia di pensiero. Nonostante la massiccia presenza di temi a sfondo sociale, il brano concede ampio spazio anche all’amore romantico, quello che non conosce limiti e pregiudizi: “L’amore, lo sai questa parola che effetto che mi fa/ detta piano o forte/detta ad un’altra velocità/può anche uccidere/può darmi anche la felicità/ detta con un altro suono oppure con un’altra età”, canta Luca, che, proprio attraverso il titolo della canzone, sottolinea di aver mantenuto intatta la propria identità di cantautore sensibile, attento e profondo. “Sottovoce o gridata digitata sul web/buttata dentro un respiro/respirato per te con un altro accentro dentro il silenzio/una domenica sera da te/detta coi piedi scalzi o sopra i tacchi più alti/tatuata sul petto che sfiora l’orecchio/sotto un cielo di stelle facciamo l’amore tenendoci stretti io e te/due ragazzi che si amano e chissà se siamo ancora così stupidi”; con quest’ultimo interrogativo a tratti sognante, a tratti malinconico, Luca Carboni scolpisce l’istantanea di un’ immagine onirica che vorrebbe trasformarsi in una rassicurante certezza.
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