“L’Altissima luce” del 1200 a nuova vita con Paolo Fresu per JazzMI.

Paolo Fresu - JazziMI- Hangar Bicocca

Paolo Fresu – JazziMI- Hangar Bicocca

Il grande jazz torna a Milano in occasione della seconda edizione del Festival JazzMI. Tra gli eventi apripista abbiamo voluto seguire l’atteso concerto di Paolo Fresu, tenutosi all’Hangar Bicocca, in occasione della prima uscita mondana del progetto intitolato “Altissima Luce”. L’operazione, annoverabile ad un prestigioso studio di recupero e trasmissione di filologia romanza, muove i passi da manoscritti appartenenti alla produzione musicale paraliturgica del periodo storico compreso tra il 1270 e il 1290. Sede dei ritrovamenti: Cortona. Il documento duecentesco acquisisce dunque nuova vita e lo fa in un contesto in cui la modernità vive e pullula fermentando giorno dopo giorno. L’ex polo industriale di Sesto San Giovanni si fa sempre più fucina culturale e così, tra i sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, Paolo Fresu ha ridato vita a composizioni dal fascino senza tempo. Insieme a Daniele Di Bonaventura, Marco Bardoscia, Michele Rabbia e l’Orchestra da Camera di Perugia e con il Coro Armonioso Incanto diretto da Franco Radicchia, Paolo Fresu ha voluto mettere in evidenza l’estetica e la singolarità di melodie, suoni, testi e creazioni auliche, concepite per rendere lode a San Francesco ma anche e soprattutto, per mettere in piedi un primo repertorio che facesse da riferimento per la storia della musica occidentale. Le 13 delle 66 lodi contenute nel Laudario di Cortona illuminano lo spirito e richiamano l’immaginazione alle atmosfere di colonne sonore cinematografiche. Su tutti corre alla mente il film premio Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Il prestigio dato dall’antichissima eredità raccolta da Paolo Fresu si nutre, dunque, dei voluttuosi virtuosismi ai fiati, agli archi e alle percussioni, al fine di cesellare un ritratto sonoro molto strutturato ma di grande empatia comunicativa.

Raffaella Sbrescia

Video: Paolo Fresu – Hangar Bicocca – JazzMI

Kasabian live a Milano: una deflagrazione di energia

kasabian

Dopo la breve ondata di concerti italiani estivi, i Kasabian sono tornati nel bel Paese per l’unica data invernale al Mediolanum Forum di Milano. Per avere un’idea precisa di quello che può essere un concerto della band di Leicester dal vivo, immaginatevi una deflagrazione di energia, una liberazione fisica e mentale da etichette, paletti e pregiudizi. La musica dei Kasabian è una valvola con sfiatatoio, un modo per catapultarsi una dimensione vibrante e divertentissima. Spacconi, irriverenti, disinvolti e davvero affiatati tra loro, Tom Meighan e Serge Pizzorno sono i traghettatori di uno show spassoso e privo di momenti morti. L’intro del concerto è affidata alle note di pucciniane di “Nessun dorma” ma l’omaggio all’Italia non finisce qui: l’Inno di Mameli prima di “Days Are Forgotten” e i numerosi ringraziamenti in Italiano rendono ragione alle origini tricolori di Pizzorno. In scaletta pezzi fortissimi a cui non abbiamo saputo resistere: “Club Foot”, “LSF”, “Underdog”, “Empire” e “Eez-Eh” (la cui coda ha omaggiato “Around The World” dei Daft Punk. Immancabile la bella versione acustica di “Goodbye Kiss” e la rara “Man Of Simple Pleasures”. Tra le più ballate anche  “Bless This Acid House” e “You’re in Love With a Psycho” e “Ill Ray (The King)”, tratte dall’ultimo album “For Crying out loud”.

Video: Goodbye Kiss

  Al concerto dei Kasabian non è raro vedere gente pogare, non c’è stato tempo per tenere il telefono in mano perchè era più divertente ballare, sudare, dimenarsi con gli amici e viversi un momento di scanzonata e benefica leggerezza. A discapito dei miscredenti e di coloro che amano screditare la band britannica, c’è da spezzare una lancia a favore della ricerca che i Kasabian compiono in fase compositiva: i loro brani prendono spunto dai modi di dire e dalle espressioni dello strato sociale suburbano, prendono ispirazione dalla struttura Motown, lasciano piccoli ma percettibili spazi a echi morriconiane, riescono a fare in modo che la modulazione sonora degli arrangiamenti si mantenga godibile per l’intera durata delle loro canzoni. In sostanza dunque, partecipare ad un loro concerto è stato come liberarsi di paranoie mentali e buttarsi in un calderone di amabilissima gaiezza.

Raffaella Sbrescia

Video: Kasabian live

Alda Merini – Il concerto: il viaggio musicale di Giovanni Nuti preserva il patrimonio letterario della poetessa

Fabio Concato, Lucia Bosè e Giovanni Nuti @ Teatro Dal Verme

Fabio Concato, Lucia Bosè e Giovanni Nuti @ Teatro Dal Verme

Dentro, con e per Alda Merini. Il viaggio musicale concepito da Giovanni Nuti attraversa il corpo, lo spirito, la memoria, lo scopo della vita di una poetessa che saputo mettere nero su bianco contrasti, gioie e paure, amori, incubi, certezze e perplessità andando ben oltre la realtà contingente. All’interno del cofanetto “Accarezzami musica”, messo in scena per la prima volta lo scorso 20 ottobre al Teatro dal Verme di Milano, il repertorio poetico di Alda Merini si è trasformato in materiale musicato, acquisendo, di fatto, una nuova e, chissà, forse più ricca, veste. Il progetto, contenente quasi tutta la produzione di Alda Merini realizzata insieme a Giovanni Nuti con l’intervento di altri numerosi artisti, ha portato sul palco del teatro milanese numerosissimi ospiti: Fabio Armiliato e il coro dei Piccoli Cantori di Milano, Omar Pedrini, Grazia Di Michele, Daniela Poggi,  Lucia Bosè, Carla Fracci, Rita Pavone, Fabio Concato, Marco Ferradini, Andrea Mirò, Dario Gay e la bravissima Monica Guerritore, già affascinannte protagonista dello spettacolo intitolato “Mentre rubavo la vita”.

Nell’intento di celebrare l’arte, intesa come bellezza nella sua accezione più pura, l’emozionatissimo Giovanni Nuti ha messo più volte l’accento sugli aspetti più intimi e più preziosi della personalità e della vita di Alda Merini, lasciando vivo tutto l’impatto emotivo che certi racconti hanno lasciato nel cuore di chi ha partecipato alla serata benefica a favore dei City Angels.

Chissà quanto sarebbe stata amata Alda Merini oggi che i pregiudizi la fanno da padrone, oggi che si esalta tanto l’emancipazione ma i moralismi distruggono ancora la vita di molti. Lascia stupefatti pensare che lei ha anticipato i tempi di decenni, rincuora il fatto che ci sia ancora chi come Nuti, negli ultimi 16 anni, si è fatto fortunatamente carico di tramandare il suo tesoro letterario alle nuove generazioni così disabituate all’ascolto, alla conoscenza, alla fame di emozioni autentiche e durature.  La sensualità fascinosa di un tormento tanto profondo quanto prolifico ci lasciano con l’incanto di chi ha capito il valore di una sensibilità così rara e ne apprezza ogni singola sfumatura.

Raffaella Sbrescia

Dee Dee Bridgewater live al Blue Note Milano: il soul in carne e ossa

Dee Dee Bridgewater live - Blue Note Milano

Dee Dee Bridgewater live – Blue Note Milano

Che siate degli appassionati del genere o semplicemente conosciate Dee Dee Bridgewater per la sua fama ormai decennale, credo che pochi di voi hanno avuto la fortuna di assistere un suo concerto dal vivo. Reduce dalla partecipazione alla performance live della leggendaria Bridgewater al Blue Note di Milano, posso tranquillamente affermare che concerti così siano annoverabili tra le esperienze illuminanti della vita.

Perché dico questo? Ve lo spiego subito: Dee Dee Bridgewater è quel classico esempio di personalità iconica che è diventata tale perché fedele ai propri valori, ad un modo di concepire la musica, la vita e i rapporti umani in modo appassionato, autentico, verace; il tutto mantenendo uno standard qualitativo eccellente.

Seguendo la scia di successo riscontrato dall’album “Memphis I’m Ready”, ispirato alla città dove vive, Dee Dee Bridgewater ha portato sul palco la vibrante energia del soul e del blues, celebrando, tra l’altro, le più grandi leggende viventi che hanno fatto la storia di questi generi musicali brulicanti di fascino.

Per chi si era abituato ad ascoltarla nella sua veste jazz, il suo nuovo repertorio comprensivo di “Don’t Be Cruel” di Elvis e “Hound Dog” lanciata da Big Mama Thornton e “The Thrill Is Gone” di B.B. King sarà risultato quanto meno sorprendente.

Mi rendo conto che vi risulta difficile immaginare l’emozione provata ad ascoltare la voce di una donna che ha vissuto sulla propria pelle tanti passaggi importanti della storia della musica nonché tanti cambiamenti storico a livello socio –culturale, ma vi posso assicurare che sentirla raccontare aneddoti di vita vissuta al fianco di vere e proprie leggende, in momenti e luoghi completamente diversi dai nostri, vi avrebbe fatto sentire come parte attiva di un vecchio film ambientato in un fumoso club americano.

Che peccato sapere che serate così rappresentano l’eccezione, che peccato vedere che questo tipo di grinta, di feroce energia si stiano inesorabilmente estinguendo.

Scatenata, incontenibile, sensuale, quasi scandalosa, Dee Dee Bridgewater è avulsa da qualunque luogo comune, usa tutto il suo corpo per esibirsi e comunicare nella maniera più intensa possibile. Il suo scat ha letteralmente incendiato il pubblico del Blue Note; per tutti questi motivi sfido chiunque a resisterle.

 Raffaella Sbrescia

Una notte con i Sigur Rós ad Assago per riappropriarsi delle emozioni

Sigur Rós live al Mediolanum Forum - Assago

Sigur Rós live al Mediolanum Forum – Assago

Immaginatevi di fermare tutto per un paio d’ore o solo per qualche momento per ascoltare solo i vostri sensi, il battito del vostro cuore o semplicemente il flusso turbinoso dei vostri pensieri. Questo è il più grande dono che può fare la musica dei Sigur Rós, il trio islandese che, ispirandosi ai grandi pionieri del post-rock, ha saputo incrociare la durezza delle chitarre distorte, lo scintillìo metallico dei synth, il lirismo di una voce tanto eterea quanto penetrante al sibilo di un arco usato per creare voluttuose acrobazie sonore che solo le anime più attente possono cogliere nel dettaglio. Il mistero dell’imperscrutabile lingua “hopelandic” di loro invenzione sposa l’intricato e luminescente universo visual ideato per integrare e apportare un concreto valore aggiunto ad un muro di suono concepito per accogliere e non per separare il pubblico, silenzioso e assorto in un ascolto quanto mai attento. La costruzione del concerto è stata organizzata seguendo uno schema logistico e mentale preciso: il cantante-chitarrista Jón Þor “Jónsi” Birgisson, il bassista Georg Hólm e il batterista Orri Páll Dýrason sono partiti dando spazio alle nuove e oscure note dell’album in divenire: “Á” ,“Niður”, “Varða”, “Óveður” per poi dedicarsi nel corso del secondo atto ai rassicuranti ed energici classici “Sæglópur”, “Festival”, “Ný Batterí”.

Video: Sigur Rós live

Le melodie dei Sigur Rós sono deflagrazioni sonore ad alto impatto emotivo, si diramano all’interno del tessuto nervoso e rilasciano materia viva, pregna di eco emotiva. Le distorsioni filtrano ogni sfumatura di una voce sempre nitida, più bucolica che angelica. Il contrasto tra gli elementi comporta un saliscendi emotivo molto impegnativo. Spazio all’immaginazione e alla spiritualità, dunque, ma attenzione: i Sigur Rós non sono degli improvvisatori. Ogni singolo elemento: dagli strumenti, all’uso della voce, alla gestualità, alla scelta di esprimersi in una lingua quasi inaccessibile, è il frutto dell’unico obiettivo da sempre perseguito dalla band: concederci il lusso e la possibilità di riappropiarci delle nostre emozioni e imparare a riconoscerle.

 Raffaella Sbrescia

La scaletta

Primo atto
Á
Ekki Múkk
Glósóli
E-Bow
Dauðalagið
Fljótavík
Niður
Varða

Secondo atto
Óveður
Sæglópur
Ný Batterí
Vaka
Festival
Kveikur
Popplagið

Zucchero live all’Arena di Verona: quando il blues è Made in Italy

Zucchero live @ Arena di Verona

Zucchero live @ Arena di Verona

Partiamo dai numeri: 230.000 spettatori, 22 date in Arena di Verona , 127 date di un tour mondiale e 62 anni di età. Zucchero Sugar Fornaciari riempie fino all’ultimo ordine di posto la famosa Arena con un concerto pieno, vario e molto curato. Il Black Cat World Tour 2017 d’altronde è la prova definitiva che Zucchero ha inteso assurgere il mestiere del cantante alla sua stessa vita. L’impressione quindi, trovandosi al suo cospetto, è quella di trovarsi nel salotto di casa sua. Zucchero è allegro, rilassato, ha voglia di scherzare, tocca le note più alte senza colpo ferire e, in barba alle prime temperature autunnali, tiene più di mezzo concerto in maglietta a maniche corte.

Di tutto rispetto la band che si è scelto per questa avventura live. Zucchero ha chiamato a raccolta sia alcuni musicisti che collaborano con lui da tempo immemore, sia professionisti conosciuti durante i suoi ultimi viaggi. Tra tutti spicca in scena il famoso esperto di organo Hammond Brian Auger. Cuba, Los Angeles, Houston, Ohio, Inghilterra sono i paesi da cui arrivano influenze, suggestioni, suoni scelti per vestire su misura i brani che, anno dopo anno, si sono sedimentati nell’antologia discografica di Zucchero nonchè nel costume del pubblico italiano.

Zucchero suddivide in capitoli il suo concerto regalando ampio spazio all’ultimo album “Black Cat”, costruito insieme ai più grandi produttori in circolazione con un impianto strutturale profumato di blues e America nera alla Django Unchained. Si va da “Partigiano reggiano” a “13 buone ragioni” passando per “Ci si arrende”, “Hey Lord”, “Voci”. Per i fan di primo pelo non sono mancati i momenti amarcord senza rinunciare alla possibilità di alzarsi in piedi e scatenarsi a ritmo di blues-rock. In sequenza: “Vedo nero”, “Baila”, “L’urlo”, “Chocabeck”, “Wake me Up”, “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione cattolica”, “Diamante”. Significativo l’omaggio a Pavarotti sulle note di “Miserere”, con tanto di standing ovation da parte del pubblico a fine proiezione video.

Zucchero live @ Arena di Verona

Zucchero live @ Arena di Verona

A metà strada tra sacro e profano, godereccio e spontaneo, Zucchero conquista il pubblico con la potenza della sua voce calda, ruvida e graffiata, con quel piglio un po’ sornione, un po’ beffardo. L’ultima parte del concerto è tutto un susseguirsi di grandi successi radiofonici: “Overdose (d’amore)”, “X colpa di chi?” e “Diavolo in me”, “Nel così blu”, “ Così Celeste”, “ Indaco”. Il concerto si chiude con “Never is a moment”, un messaggio chiaro e inderogabile quello di Zucchero che, allo scoccare del suo compleanno, si congeda dal suo pubblico pensando già alle imminenti date in Argentina e Brasile. Ecco a voi un esempio di iconico stile italiano.

 

Raffaella Sbrescia

Baustelle live all’Alcatraz: la fine dell’estate è dandy

Baustelle @ Alcatraz

Baustelle @ Alcatraz

Quanti di voi provano a resistere ma finiscono col cedere all’impellente bisogno di abbandonarsi al sublime fascino della malinconia decadente? Indiscussi maestri di questo imperituro ciclo delle spirito umano sono i Baustelle che hanno scritto ufficialmente la parola “fine” all’estate 2017 sul palco dell’Alcatraz di Milano per recuperare il concerto inizialmente previsto al Carroponte, annullato per maltempo.

Bianconi, Bastreghi, Brasini e compagni hanno chiamato a raccolta il loro pubblico per la celebrazione di un rito pagano in cui amore e violenza sono stati assunti al ruolo di divinità aleatorie.

Forti della loro impattante presenza scenica, stilosi e cinematografici al punto giusto, i Baustelle hanno voluto percorrere un viaggio completo all’interno del proprio personalissimo percorso artistico. Tanto, ovviamente, lo spazio concesso al loro ultimo album di inediti, intitolato per l’appunto “L’amore e la violenza” che è riuscito ad intersecarsi tra le pietre miliari della vita discografica dei Baustelle.

Video: Amanda Lear

Che siano snob o semplicemente dandy, noiosi o pessimisti cosmici, come scherzosamente ha spiegato lo stesso Francesco Bianconi al suo fedele pubblico, i Baustelle rappresentano un punto di riferimento per tutta quella scena cantautorale che nel tempo ha saputo trovare una cifra stilistica in grado di reggere il passaggio di testimone tra epoche contrastanti. L’ermetismo electro-pop, gli strumenti vintage, la cura artigianale per la scelta dei suoni e delle parole, quel piglio un po’ radicale, un po’ sornione sono le caratteristiche vincenti della band toscana. “Fanculo alla vostra allegria del cazzo” – declama Bianconi dal palco – “Sì, siamo tristi. Quando cantiamo le nostre canzoni, un velo di tristezza ci attraversa il cuore” – afferma. E menomale, diciamo noi. Chissà che noia stare due ore ad ascoltare il nulla, con i Baustelle invece è tutto diverso, le storie, i sentimenti, le suggestioni diventano un unicum con il suono creando una miscela ipnotica ma non atrofizzante.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

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Max Gazzè e Carmen Consoli insieme sul palco nell’ex Area Expo: quando il cantautorato diventa chimica

Un po’ come lo yin e lo yang del cantautorato italiano, Max Gazzè e Carmen Consoli sono saliti sul palco dell’Open Air Theatre dell’ ex Area Expo di Rho (Milano) per un mutuo scambio alchemico ad alto tasso emotivo. Riuniti sotto la pioggia in una sera di fine estate, i due cantautori si sono dapprima alternati in staffetta per mettere sul piatto i rispettivi migliori successi fino a fondersi in un vorticoso unicum di parole, note ed emozioni. Palpabile e illuminante la complicità mostrata da due artisti che con le loro canzoni hanno trovato il modo di entrare nella sostanza stessa dell’anima.

Video: Mille volte ancora

 

Che siano le ballate intrise di sentimento di Carmen Consoli o le brillanti poesie pop di Max Gazzè, il risultato è assimilabile alla sensazione di sentirsi in un contesto caldo e familiare. Una comfort zone del cuore in cui la contaminazione si è trasformata in un valore aggiunto. Scusate il sentimentalismo facile ma, fidatevi quando vi si viene a raccontare di una serata fredda e bagnata, riscaldata da racconti senza tempo, da voci che accompagnano da un buon ventennio e che, malgrado il cambiamento del costume italiano, riescono ancora a fotografare la parte più intima e più vera del nostro sentire. Dalla litania sicula alla lirica di soffusi e curatissimi arrangiamenti passando per l’effluvio sensuale del basso fino a sfociare una dorata cascata irrorata di influenze anni ’80. Le controparti hanno saputo bilanciare i rispettivi punti di forza con intelligenza e lungimiranza e, in effetti, la scaletta finale ha saputo incontrare il gusto di un pubblico quanto mai vario.

Raffaella Sbrescia

Video: Carmen Consoli – L’ultimo bacio

Fabrizio Moro live al Carroponte: un sorprendente equilibrio tra tormento e serenità

Fabrizio Moro live @ Carroponte - Pace tour

Fabrizio Moro live @ Carroponte – Pace tour

Fabrizio Moro fa parte di quella tipologia di artisti a cui ti capita di legarti in modo assolutamente spontaneo e naturale. Il motivo di questa affermazione è semplice: le sue canzoni mettono insieme le coordinate della vita di ciascuno di noi. Nello scrivere di sé e nello scacciare i propri demoni, Fabrizio lo fa in modo universale così che, come all’interno di un processo di osmosi, possa accadere che ad un suo concerto ci si possa sentire parte di un tutt’uno.

Questo è quanto, ad esempio, è accaduto durante il concerto che il cantautore ha tenuto al Carroponte di Sesto San Giovanni lo scorso 6 settembre per due ore di raccoglimento, condivisione e compartecipazione.

Fabrizio Moro appare sereno, pieno di vita e di energia, domina il palco come di consueto sì, ma il suo sguardo brilla di una luce nuova e la sua voce graffiata si rimpolpa di autentica emozione ad ogni inizio di canzone. A coadiuvarlo una band obiettivamente preparata, fatta di gente che conosce il suono e ama costruirlo. Belle davvero le intelaiature rock messe su per questo tour che, in effetti, ha riscontrato ottimi feedback un po’ in tutta Italia.

Video: “Portami via” @ Carroponte

Non si tratta di rinnovata consapevolezza o di maturità artistica, bensì di serenità. Il tormento rimane sicuramente una componente importante del repertorio di Moro ma i contenuti del suo ultimo album di inediti “Pace”, frutto della sua appagante esperienza di padre, conferiscono un delicato equilibro ad una scaletta lunga, varia e godibile.  Tra i momenti migliori del concerto segnaliamo: “Pace” (che non ho), “La felicità”, “Giocattoli”, “Sono anni che ti aspetto”, la bellissima versione acustica di “Un’altra vita” e “Parole, rumori giorni”.

Fabrizio Moro live @ Carroponte - Pace tour

Fabrizio Moro live @ Carroponte – Pace tour

Fabrizio Moro c’è e il suo cuore è vivo e pulsante come non mai. Immaginare il pubblico godere di questa linfa vitale e creativa, darà quasi l’impressione di un’immagine parassitaria, invece no, tutto questo è il fermo immagine di uno scambio schietto, autentico e sincero.

Raffaella Sbrescia

Musica profumata di vita e passione al Chiostro Bistrot con Marianne Mirage e Henry Beckett

Marianne Mirage live @ Chiostro Bistrot - Milano

Marianne Mirage live @ Chiostro Bistrot – Milano

Ritagliarsi un venerdì sera per se stessi e per il proprio spirito in una calda sera di fine luglio è quello che ci vuole per ritemprare la mente e riassaporare la bellezza delle cose semplici. Semplici sì ma ben fatte, come le canzoni di Henry Beckett che, dopo la pubblicazione dell’EP “Heights” e del video “Radio Tower”, si è esibito in un intimo live acustico al Chiostro Bistrot di Milano. Il suo inglese profuma di colline e di tramonti, di strada e di storie vissute di pancia. Presto partirà per un tour on the road in Scozia dovrà potrà trarre nuove ispirazioni da inglobare nel suo prezioso bagaglio di note, nel frattempo conserviamo le calde suggestioni della sua voce pulita e vibrante.

La serata del Chiostro Bistrot è continuata all’insegna della classe e della grinta di Marianne Mirage, un” artista che incarna il concetto di vitalità. Accompagnata dall’immaginifico ritmo di percussioni africane, la cantautrice ha letteralmente stregato il pubblico. Il suo folk d’autore è fresco, leggero e versatile. Marianne riesce ad impregnare la sua voce con sfumature soul, glam rock, afro e gospel. La sua musica è artigianato puro, ogni dettaglio è home-made e si sente. Non solo i suoi brani ma anche le cover cambiano volto con il suo tocco. Su tutte segnaliamo “Happy Days” di Ghali, “Don’t Explain” di Billie Holiday, una sorprendente versione di “Actin Crazy” di Action Bronson ma soprattutto una bellissima interpretazione di “Jesus loves me”; il gospel anni ’70 che ha incantato anche Patty Smith quando Marianne l’ha cantato in occasione dell’opening act di un suo recente concerto in Italia.  Immancabili, ovviamente, i successi di Marianne: “Le canzoni fanno male”, “In tutte le cose”, “Corri”, “La vie”, “Game over”. Non è facile distogliere le persone dal drink del venerdì sera e concentrarlo sotto palco, Marianne Mirage non solo ci è riuscita, ha fatto molto di più: ha catturato l’attenzione di tutti e ha lasciato che ciascuno trovasse il proprio modo per entrare in connessione con lei e la sua musica profumata di vita e passione.

Raffaella Sbrescia

 

 

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