Tommaso Starace quartet live @ Blue Note Ph Christian Candela
Metti un martedì sera al Blue Note di Milano con il jazz per immagini del sassofonista Tommaso Starace. Accompagnato da Michele Di Toro al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria, l’artista ormai londinese d’adozione, ha presentato al pubblico italiano “Italian Short Stories – Tommaso Starace Quartet plays the photos of Gianni Berengo Gardin”, un originalissimo lavoro strumentale che verrà presto pubblicato dalla nota casa discografica Universal. Ispirato dal suo grande amore per la fotografia in bianco e nero, l’artista ha dedicato il disco ed il concerto al grande fotografo della Magnum Elliott Erwitt, il Cartier Bresson italiano, Berengo Gardin, conosciuto per aver scattato foto iconiche in Italia dagli anni 40 fino ad ora. Attraverso 14 immagini, scelte direttamente dal vasto portfolio di Berengo, Starace ha coinvolto il pubblico all’interno di un percorso audio-visico elegante e raffinato. Frammenti di vite, di storie, di ricordi accompagnati da originali composizioni del quartetto per un’atmosfera unica e completamente avulsa dal contesto circostante. Foto scattate a Palermo, Milano, Venezia, Genova, Siena, Firenze in grado di raccogliere idee, spunti, stimoli, pezzi di vita, di gioia, di amore, di dolore. Sullo sfondo brani dalle forti linee melodiche, caratterizzate da brillanti improvvisazioni : “”Echo’s Naples”, “Recollection”, Motion in stilness” raccontano l’Italia da Nord a Sud con scioglievole delicatezza; gioci armonici ed intersezioni musicali danno voce ad emozioni altrimenti impossibili da raccontare. Non mancano richiami a Debussy e Ravel in “Ravel’s walls” e “The Bubble vender”. Romanticismo e melodramma attraversano, invece, le note di “Let the magic begin”, vorticosa la ballad intitolata “Olivetti’s touch”. Fluida e scalmanata la composizione senza accordi, iconicamente intitolatta “Jamme!”. Immaginifica la bellezza di “Nothing must change” ispirata alle fresche onde del mare di Genova. Irriverente la giocosa “The amused Gispy Girl”. Un viaggio sonoro all’insegna della contaminazione e dell’interazione interculturale per sentirsi cittadini del mondo.
Si è tenuto lo scorso 27 novembre l’atteso concerto di recupero del Napoli Jazz Winter 2014, il festival organizzato dall’Associazione Culturale “Napoli Jazz Club” ed ambientato all’Auditorium Salvo D’Acquisto del Vomero. Protagonisti della serata il Travel Notes 5et di Rosario Bonaccorso e con Max Ionata, Flavio Boltro, Andrea Pozza e Marcello di Leonardo che hanno deliziato il pubblico con l’esecuzione dal vivo dei brani contenuti nel loro ultimo lavoro discografico intitolato “In cammino”.
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Travel Notes 5et @ Napoli jazz winter Ph Luigi Maffettone
Mirko Signorile @ Napoli jazz Winter Ph Luigi Maffettone
Classe, creatività ed eccellenza. Questi i tratti essenziali del terzo appuntamento musicale offerto dalla rassegna ideata e diretta da Michele Solipano“Napoli jazz Winter”. Lo scorso 13 Novembre, sul palco dell’Auditorium Salvo D’Acquisto, si sono esibiti, infatti, due talenti della scena jazzistica italiana, si tratta del pianista pugliese Mirko Signorile, protagonista del suo live in piano solo dal titolo “Soundtrack Cinema”, ispirato alle più belle colonne sonore del cinema italiano e internazionale, e del sassofonista Mattia Cigalini, accompagnato da Gianluca Di Ienno al pianoforte e Nicola Angelucci alla batteria, per presentare in anteprima assoluta il nuovo progetto musicale intitolato “Astrea”. Leggende del pentagramma internazionale e composizioni inedite si sono alternate all’interno di un concerto doppio, adatto a soddisfare le esigenze musicali e le sensibilità più disparate, confermando, ancora una volta, la proverbiale versatilità di un genere apprezzatissimo nel mondo quale è il jazz.
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
Mattia Cigalini @ Napoli jazz Winter Ph Luigi Maffettone
“Glad there is you”. Lieto che tu ci sia, così il grande pianista e compositore jazz Renato Sellani intitola il doppio album antologico, pubblicato lo scorso 14 ottobre per l’etichetta Ponderosa Musica & Art. All’interno di questo lavoro il musicista ripercorre, in piano-solo, i brani più significativi della sua lunga carriera, proponendo al pubblico una nutrita selezione di canzoni italiane e standard internazionali, perfetti per conoscere ed approfondire la tecnica, il gusto, l’estetica ed il rigore dell’artista. Sia da solo che al fianco dei più grandi artisti del mondo, Renato Sellani è stato in grado di imprimere il proprio inconfondibile tocco colloquiale nelle proprie interpretazioni musicali, individuando un canale comunicativo fortemente empatico. Ascoltando questo doppio lavoro è facile intravvedere, traccia dopo traccia, la classe con cui il Maestro Sellani coniuga la propria capacità creativa con il rispetto dei canoni tradizionali. L’imprescindibile competenza musicale richiesta all’ascoltatore, offre, tuttavia, degli spiragli interpretativi anche ai neofiti del mondo delle sette note, grazie alle numerose parentesi che Sellani è solito dedicare all’improvvisazione. Questo doppio album rappresenta, a tutti gli effetti, una sorta di compendio: il primo volume è dedicato ad alcuni standard del jazz, ai brani celebri della musica accademica e ai temi di note canzoni di autori italiani; il secondo ci conduce, invece, all’estero, dalla Francia agli Stati Uniti; Sellani fa suoi i temi servendosi della sua straordinaria capacità interpretativa. Spaziando tra le note, partendo dalla tradizione classica napoletana fino ad arrivare agli standard jazz d’oltreoceano, Sellani realizza non solo un autoritratto del proprio percorso artistico, scatta, bensì, un’attuale fotografia dello scenario musicale mondiale con un’eleganza dal fascino senza tempo.
Il giovane e talentuoso cantante e compositore jazz Jamie Cullum ha appena pubblicato il suo nuovo album intitolato “Interlude”, un lavoro discografico di notevole qualità e dotato di un particolare spessore. Co-prodotto insieme a Ben Lamdin, un producer che lavora sotto lo pseudonimo di Nostalgia 77, il disco è stato registrato in uno studio di registrazione analogico nel nord di Londra insieme agli stessi musicisti del suddetto studio e al bassista Riaan Vosloo. All’interno delle tracce proposte non ci sono scelte standard, Jamie Cullum ha, infatti, selezionato brani e composizioni variegate, frutto della sua lunga esperienza in radio e di numerosi e particolari riferimenti musicali. Presenti nel disco anche due duetti di notevole qualità: oltre al vocalist, compositore e vincitore di un Grammy Gregory Porter, che duetta con Cullum nel singolo “Don’t Let Me Be Misunderstood”, in “Interlude” è presente anche Laura Mvula, in coppia con Jamie nel brano “Good Morning Heartache” . Così come dal vivo, l’artista inglese è, dunque, riuscito ad irrorare le proprie composizioni con eclettica creatività, unendo ballate intense ed intimiste ad allegri e travolgenti beat boxing. In “Interlude” Cullum celebra e mette a nudo tutto quello che ha imparato nel corso degli anni, che lo hanno visto attivamente partecipe di numerosi progetti musicali concepiti da artisti di tutto il mondo. Spontaneo e divertente, “Interlude” è un album che si presta a molteplici ascolti, perfetti per i più disparati contesti. Dalle 12 tracce che compongono la versione tradizionale del disco si percepisce la genuina intenzione di Jamie di lasciarsi trasportare dalla poesia e dall’eleganza della tradizione senza perdere di vista un innovativo contributo contemporaneo. Ad arricchire la versione fisica della deluxe version sono i brani registrati dal vivo durante il Jazz a Vienne Festival.
Jamie Cullum
Nello specifico della tracklist a colpire l’immaginario è la classe e la raffinatezza della title track “Interlude”, seguita dalla carica sensuale di “Don’t you know”. Il ritmo ondulatorio ed i richiami latineggianti di “The Seers Tower” differenziano le sensazioni, offrendo delle sfumature variegate. L’enigmaticità latente del testo di “Walkin’’” diventa arrendevole scioglievolezza all’interno del flusso delle vellutate e morbide note di “Good morning Heartache”: le voci di Laura Mvula e Jamie si fondono in un irresistibile vortice di passione. Divertente e disinibito lo swing’n jazz della ritmatissima “Sack O’ Woe”. Originale e gradevole, invece, la rivisitazione in chiave jazz di “Don’t let me be misunderstood” (feat. Gregory Porter). Malinconico e struggente il mood di “My one and only love”, uno dei brani più intimi e romantici del disco insieme a “Losing you”. Spassosa e sorniona è “Lovesick Blues”: bando alle ombre e ai pensieri tristi, qui c’è solo da ballare. Decisamente fuori dal coro è “Out of this world”, tra le composizioni più controverse delll’album, che si chiude con la bellissima “Make someone happy”: una dedica d’amore incondizionato. “Love is the answer, someone to love is the answer”, canta Jamie, riempiendo, ancora una volta, il cuore di emozione.
Grande successo per il primo atteso appuntamento del Napoli jazz winter festival. Ad inaugurare la nuova edizione della rassegna musicale, diretta e organizzata da Michele Solipano, il concerto tenutosi lo scorso 10 ottobre presso l’Auditorium Salvo D’Acquisto di Napoli, intitolato “Palavras do som”: un’esperienza live che ha riunito sullo stesso palcoscenico quattro grandi artisti di caratura internazionale. Stiamo parlando di Marcio Rangel, chitarrista e compositore brasiliano noto per la sua abilità nel suonare la chitarra con la mano sinistra, Flavio Boltro, considerato uno dei più importanti trombettisti della scena jazz contemporanea, ex componente del sestetto di Michel Petrucciani, Lorenzo Tucci, annoverato tra i batteristi di maggior talento della scena jazzistica nazionale ed europea e Antonello Salis, da oltre quarant’anni protagonista della scena musicale mondiale in quanto uno dei musicisti più originali, creativi ed eclettici del nostro tempo.
Napoli jazz winter Festival Ph Luigi Maffettone
Il progetto, ideato e creato da Marcio Rangel, consiste in una creazione continua di idee che, congiunte al linguaggio del jazz afro-americano, offrono la possibilità di creare l’incontro tra due mondi musicali senza soluzione di continuità. La bellezza estetica offerta dalla forte e coinvolgente presenza scenica di questo ottimo ensemble, si coniuga alla fertile ricerca sonora e alla naturale tendenza alla contaminazione di suoni e ritmi. Le sonorità potenti nei bassi e negli acuti, sviluppate attraverso originali incroci di accordi, diteggiature, arpeggi hanno, dunque, offerto al pubblico un percorso musicale fresco e vivace, foriero di spunti e riferimenti tutti da riascoltare ed approfondire in un futuro prossimo.
“Trace elements” è il nuovo lavoro discografico del pianista e compositore Paolo Di Sabatino, pubblicato su etichetta Irma Records. In questo elegante e ricercato progetto musicale, l’artista ha racchiuso le suggestioni, le influenze e le impressioni del suo e del nostro presente, raggiungendo un risultato in grado di coniugare classe, qualità e contemporaneità. Tante sono le sorprese e le particolarità che Paolo Di Sabatino ha incluso in “Trace Elements” è questa ampia intervista rappresenta l’occasione per scoprirne qualcuna.
Quali sono le idee, le emozioni e i ritagli di vita vissuta che hai racchiuso nel tuo nuovo disco”Trace elements”?
In questo lavoro ci sono tutte le emozioni che mi accompagnano in questo momento della mia vita, soprattutto quelle legate ai miei splendidi figli Caterina e Luigi, fonte inesauribile di ispirazione, insieme a mia moglie Chiara. Le idee musicali sono a loro volta figlie di quello che vivo quotidianamente, non potrebbe essere altrimenti!
Da dove nasce la scelta di questo titolo?
Da una certezza che ho da sempre, cioè quella che nessuno di noi potrebbe mai fare a meno della musica. Trace Elements sono, in biochimica, i micronutrienti. Ognuno di noi si nutre di musica, dalla nascita! E poi nel titolo c’è un’assonanza col numero 3, come i componenti del gruppo.
Nel tuo lavoro hanno partecipato due eccellenze musicali…stiamo parlando di Peter Erskine, batterista riferimento negli ultimi quarant’anni di jazz, e del bassista Janek Gwizdala, definito “l’astro nascente del basso elettrico a livello mondiale”… Raccontaci come avete instaurato il vostro rapporto di amicizia, in che modo i due artisti hanno preso parte al tuo progetto e cosa ha significato per te questa collaborazione.
Suonare e registrare con Peter è stata una delle soddisfazioni più belle della mia vita. Ci conosciamo da anni, e di tanto in tanto gli ho sempre inviato qualcosa di mio. Un giorno ho ricevuto una sua email di congratulazioni per un mio cd, e da quel momento ho capito che avrei potuto pensare ad un progetto con lui. Io amo suonare con chi dimostra una certa affinità col mio mondo musicale e palesa apprezzamento per le mie composizioni. In effetti lo scorso marzo ho avuto la prova che tra me e Peter c’era la giusta sintonia, e dall’ascolto del CD credo si evinca senza dubbio alcuno. Peter ha dato un grande apporto umano e musicale, ed è stato lui peraltro (conoscendo la mia musica) a presentarmi Janek, ritenendolo perfetto per questo progetto. E ha avuto ragione!
Paolo Di Sabatino
La prima traccia contenuta in “Trace elements” è “Driving blues”, un brano ispirato alla vita on the road di voi artisti…cosa ti regala questo stile di vita e cosa, invece, pensi possa toglierti?
Innanzitutto mi ha regalato l’ispirazione per scrivere dei brani! Anni fa ho anche composto “F.S. Blues”, dedicato ai miei viaggi in treno. Credo di aver raggiunto un sano equilibrio nella gestione del mio stile di vita. Non sono un musicista che suona tutte le sere, non avrei le forze e l’ispirazione per farlo. Quindi le volte che parto, anche se sto fuori un mese, sono bello carico e pieno di energia. Quando torno ho sempre tempo di rilassarmi, recuperare appieno e godermi la casa e la famiglia.
Cosa vorresti che la tua musica comunicasse al pubblico e a quali contesti credi che le tue composizioni si prestino al meglio?
Vorrei sempre comunicare emozioni intense, che si tratti di un brano del mio trio jazz, di una canzone o di una ninna nanna. Sarebbe una tragedia lasciare indifferenza a chi ascolta, è la cosa che mi ferirebbe di più. Metto l’anima in ogni nota che suono e che scrivo sul pentagramma, negli ambiti più disparati, e credo che le melodie che compongo siano adattabili a molti contesti, dallo strumentale jazzistico al cinema. La melodia è sempre il comune denominatore della mia musica e spero sempre di riuscire nell’intento di regalare qualcosa a chi mi ascolta: un sorriso, un pensiero, anche una lacrima, perché no.
In “Trace elements” ci sono anche due standard jazz uno è “Nature Boy” di Eden Ahbez, l’altro è “They Can’t Take That Away from Me” di George Gershwin; come mai hai scelto proprio questi due brani? Sono legati in qualche modo alle altre tracce che compongono l’album?
Nessun legame particolare, se non il fatto che sono delle melodie che amo. Gershwin però è uno dei miei compositori preferiti, e mi vanto pure di essere nato il 26 settembre come lui!
“Time for fun” è un “lusso” che sempre meno persone possono permettersi, l’hai inserito per sottolinearne l’importanza vitale?
Assolutamente si! Oggi si corre a destra e a manca, senza un attimo di respiro. Ovviamente mi riferisco a chi ha la fortuna di avere un lavoro, che sta diventando quello si un lusso, cosa che stride molto in un Paese dove il primo articolo della Costituzione dice che siamo una repubblica fondata sul lavoro. Il privilegiato che lavora però, spesso lo fa perdendo di vista l’essenza della vita, alla ricerca spasmodica di un benessere economico maggiore. Perdendo di vista così il fatto che il benessere reale è quando ti fermi a guardare un tramonto, quando mangi bene e bevi meglio, quando leggi un bel libro o vedi un bel film, quando riesci a dedicare tempo agli amici e alla tua famiglia: “Time for fun”, appunto.
Ci racconteresti com’è nato il neologismo “Ciclito”?
Mio figlio Luigi ha una sorta di triciclo col quale scorrazza per casa. Spesso e volentieri i bimbi storpiano le parole, soprattutto quelle più difficili. Ed ecco nato “Ciclito”! Ho scritto il brano di getto, immaginando Luigi in frenetica attività su suo amato triciclo/ciclito.
Come nasce e come si sviluppa la bonus track “Ce que j’aime de toi”, scritta a quattro mani con Kelly Joyce?
Conosco Kelly da molti anni, ma a parte una jam session, non avevamo mai avuto l’opportunità di collaborare. Ho pensato che questo brano potesse essere giusto per lei, cantato in francese. Gliel’ho inviato e le è piaciuto subito. Così ha scritto il testo e lo abbiamo inciso. C’è anche un bellissimo videoclip su youtube (http://youtu.be/iDoWMvq7fv4)
Hai collaborato con tantissimi artisti, sia italiani che stranieri, come riesci a conciliare, di volta in volta, il tuo stile con quello altrui?
Diciamo che cerco di collaborare con musicisti che sento affini già prima di suonarci insieme. Va fatto invece un discorso diverso per i cantanti. Quando accompagno i cantanti cerco sempre di immedesimarmi nel loro stile e nelle canzoni che cantano, col l’obiettivo di valorizzare musica e testo, senza perdermi in inutili e dannosi virtuosismi che prevaricherebbero l’interpretazione vocale. Il jazz è bellissimo, ma senza controllo può diventare deleterio!
Paolo Di Sabatino Ph Alessandro Pizzarotti
Sei docente di musica d’insieme e coordinatore del dipartimento di jazz presso il Conservatorio Alfredo Casella di L’Aquila… come sono cambiati, negli anni, i metodi di insegnamento e le modalità di apprendimento da parte degli studenti?
Veniamo da una recente riforma che ha trasformato i Conservatori in Istituzioni di Alta Cultura, come le Università. I metodi non sono cambiati, è cambiata la forma. Ora ci sono i corsi pre-accademici, poi la laurea triennale e poi il biennio superiore. Ci sono molte materie complementari che però tolgono, di fatto, tempo prezioso allo studio dello strumento a casa. Secondo me è una riforma zoppa, che in ambito classico ha anche eliminato la possibilità di sostenere esami da privatista. Mia figlia Caterina, ad esempio, studia pianoforte con mio padre, che a causa di questa riforma non potrà portarla a compimento degli studi. Dovremo per forza iscriverla in un Conservatorio o Liceo musicale. Secondo me è un’assurdità. La ciliegina sulla torta è che non ci hanno nemmeno equiparato gli stipendi a quelli dei docenti universitari…
A novembre sarai in tour e ti dividerai tra Russia, Cile ed Argentina… che tipo di concerto offrirai al pubblico e come riesci ad instaurare un feeling empatico con la platea internazionale?
In Russia suonerò col progetto “Inni d’Italia”, con l’amico fisarmonicista Renzo Ruggieri. Abbiamo in repertorio i classici della melodia italiana, da Verdi a Baglioni, si tratta di un progetto che abbiamo già portato in Russia, con grande soddisfazione nostra e del pubblico russo. In Cile ed Argentina invece suonerò col mio trio (con mio fratello Glauco alla batteria e bassisti sudamericani che troveremo nelle città dove ci esibiremo, la cosa rappresenterà una preziosa possibilità di scambio artistico e culturale), quindi la mia musica. Mi esibirò anche al festival jazz di Buenos Aires e devo dire che la cosa mi emoziona al solo pensiero. Sento grande affinità con il Sudamerica, da sempre. Poi in Argentina ci sono tantissimi italiani! Sarà meraviglioso per me, e spero anche per loro, fargli ascoltare le mie melodie.
Tutto pronto per la XXII ma edizione del Teano Jazz Festival, un evento finanziato dall’assessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, organizzato da Comune di Teano in collaborazione con l’associazione Teano Musica presieduta da Walter Guttoriello, con il sostegno dei comuni coinvolti nel progetto e di sponsor privati. La rassegna diretta da Antonio Feola si terrà dal 17 al 27 luglio 2014 e, per la prima volta, avrà una formula itinerante coinvolgendo ben 12 comuni dell’Alto Casertano. L’obiettivo principale sarà quello di coniugare il lato artistico e spettacolare con quello turistico e culturale, legato alla riscoperta di un territorio ricco di tradizione.
Oltre al comune di Teano capofila del progetto il jazz e la musica afroamericana invaderanno Alife, Caianello, Calvi Risorta, Piedimonte Matese, Pietramelara, Pietravairano, Riardo, Roccamonfina, Rocchetta e Croce, San Potito Sannitico, Sparanise presentando star internazionali, jazzisti italiani, talenti campani, brass band e progetti esclusivi in suggestive location, ecco alcuni nomi: il maestro della musica improvvisata David Murray con l’Infinity Quartet, il leggendario sassofonista del Tennessee Charles Lloyd, il duo franco-americano Michel Portal e Hamid Drake, il travolgente funk di Fred Wesley (storico trombonista di James Brown) con the New JBs, Paolo Fresu col suo quintetto che festeggia i 30 anni di carriera, Gianluca Petrella che omaggia Nino Rota con il progetto “Il Bidone”, Nicola Conte con il suo Jazz Combo, il batterista Enzo Carpentieri alla guida del Circular E-motion con ospite il trombettista statunitense Rob Mazurek, la “Klezmer Night” di Gabriele Coen e tantissimi altri.
Paolo Fresu ph Roberto Cifarelli
Nell’intervista ad Antonio Feola, direttore artistico della rassegna, alcuni importanti dettagli relativi alle iniziative con cui il Festival coinvolgerà il pubblico che prenderà parte agli eventi in programma.
In occasione della XXII ma edizione il Teano Jazz Festival diventa itinerante… Quali saranno i comuni e le location coinvolte?
Coinvolgeremo tutti i comuni dell’Alto Casertano che di fatto sono 12. Si partirà dalla zona del Matese fino ad arrivare a Teano. Si tratta di un circondario piuttosto vasto, tuttavia compatto, scelto proprio per veicolare questo Festival che, attraverso questa formula itinerante, diventa una importante risorsa per tutto il territorio.
11 giorni per 100 musicisti… chi saranno gli artisti che prenderanno parte alla rassegna di concerti?
Abbiamo selezionato un parterre con artisti molto eterogenei tra loro. Ci saranno esponenti dello scenario musicale campano e laziale che si alterneranno con un buon numero di artisti provenienti dagli Stati Uniti. Il percorso del Festival può, dunque, definirsi in crescendo e alcune delle tappe salienti saranno quelle con Nicola Conte ed il suo Jazz Combo, il progetto di Gianluca Petrella, intitolato “Il bidone” con cui l’artista omaggerà Nino Rota, Paolo Fresu festeggerà i 30 anni di carriera col suo quintetto e non mancheranno tantissimi altri personaggi di altissimo spessore come il leggendario sassofonista del Tennessee Charles Lloyd…
Nicola Conte ph Maki Galimberti
Non solo musica ma anche arte e cultura… quali saranno gli itinerari che proporrete al pubblico durante le visite guidate?
Il fatto che il Festival rappresenti uno stimolo per l’intero territorio, lo si evince anche dall’idea di dedicare una giornata almeno ad ogni paese del circondario. Questa impostazione innescherà l’organizzazione di svariate attività: le Associazioni locali si occuperanno, tra l’altro, della creazione di percorsi enogastronomici associati ai territori coinvolti. Man mano che andremo avanti con i vari appuntamenti del Festival vi informeremo di tutte le iniziative in corso.
Ci saranno attività parallele? Avete pensato a qualcosa per i più piccini?
Anche in questo senso abbiamo lasciato una certa libertà alle Associazioni locali ma possiamo già anticipare che ci saranno sicuramente dei laboratori e delle iniziative mirate al coinvolgimento dei bambini. Sotto questo aspetto, il Festival si propone come un importante stimolo per la diffusione e la creazione di nuovi spazi dedicati ai giovanissimi.
Che tipo di sostegno state ricevendo dalle pubbliche istituzioni?
In occasione di questo evento ci siamo interfacciati soprattutto con i Comuni e posso dire che, se da un lato c’è una fervente attesa, dall’altro non manca qualche piccolo timore, per la prima volta il Festival affronta la formula itinerante e, alla fine di questo percorso, analizzeremo a fondo i risultati per poter fare dei bilanci precisi.
Charles Lloyd
Quali sono, invece, i presupposti e le Sue prospettive, in qualità di direttore artistico del Festival?
La cosa importante per noi è il fatto che, a differenza degli altri anni, ci sposteremo da Teano, dove il Festival aveva abitualmente luogo con 3 o 4 serate a livello locale. Questa apertura al territorio ci dà la possibilità di esprimerci in modo notevole e, anche se sono passati tanti anni, c’è ancora tanto entusiasmo perché in questo modo si aprono delle nuove prospettive a cui avevamo già pensato ma che, purtroppo, non avevamo mai potuto realizzare a causa della mancata sintonia con le realtà circostanti e dalla mancanza dei mezzi materiali necessari. Ora, invece, grazie ai bandi P.O.R, che rappresentano, forse, la via maestra per accedere ai fondi pubblici, abbiamo nuovi orizzonti davanti a noi. Ad ogni modo siamo consapevoli di avere ancora tanto da costruire per migliore il territorio sotto tanti aspetti.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
La V edizione del Pozzuoli Jazz Festival è stata presentata questa mattina presso il Polo Culturale Palazzo Toledo di Pozzuoli (Via Pietro Ragnisco, 29): locations da sogno e artisti di pregio internazionale saranno gli elementi chiave del programma messo in atto dall’Associazione Jazz & Conversation con il patrocinio morale del Comune di Pozzuoli, dell’AACST di Pozzuoli e del Consolato della Lituania, nonché del contributo dell’Ambasciata di Danimarca e dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Come accennato in apertura, la rassegna, unica nel suo genere, si svolgerà nei più suggestivi luoghi dell’area Flegrea: la suggestiva cornice del Rione Terra, i fumi del Vulcano Solfatara, le antiche mura del Tempio di Nettuno ospiteranno, infatti, numerosi artisti: tra i primi appuntamenti annunciati c’è il concerto della formazione jazzistica danese “Soeren Lampe and The Danish Jazz Ambassadors Quintet” featuring. Thomas Fonnesbaek (contrabbasso) e Mathias Heise (Armonica), il live è previsto per il prossimo 20 luglio.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Saranno i vapori incandescenti del Vulcano Solfatara ad accogliere le note del piano solo di Danilo Rea, un musicista versatile e padrone del palco che non ha bisogno di presentazioni. Il suo live si terrà il 22 luglio mentre il 25, nella stessa location, toccherà al giovane ed apprezzatissimo pianista Alessandro Lanzoni, in formazione trio, dare prova del suo notevole talento, premiato con il “Top Jazz 2013” , un prestigioso riconoscimento assegnatogli dai più qualificati giornalisti italiani di musica Jazz. Non solo siti storico-culturali ma club e bar della zona, daranno spazio al Pozzuoli Jazz Festival. Saranno quattro, infatti, i live che avranno luogo nei bar flegrei all’interno del format “Mangia sano… Tiratardi e… suona molto Jazz…”. Il 14 luglio, al Gran Caffè Cannavacciuolo di Pozzuoli, ci saranno Giulio Martino (sax tenore) e Alessandro Castiglione (guitar). Il 18 luglio, al Giorgio’s Bar, toccherà al “Musica Dea” di Paolo Palopoli e Valentina Ranalli. Lo stesso giorno, al Carpe Diem di Lucrino, si esibirà la Watermelonband. Ultima serata il 28 luglio, al Gran Caffè Cannavacciuolo, con Carlo Lomanto ed Emilia Zamuner con un omaggio ad Ella & Louis.
Per conoscere tutti i dettagli consultare il sito www.pozzuolijazzfestival.it
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Jan Luca Sestak is a nineteen year old pianist, born in Celle (Niedersachsen). “New Way” is the title of his new album. This work shows a complex musical world, a particular personality and a talented creative musician. Blues, Boogie Woogie, Jazz, Funk, Pop and classical music are mixed and matched in a project that will surprise and enchant many listeners. We have exlusively interviewed Luca in order to be acquainted with his charming music.
Jan Luca Sestak è un pianista diciannovenne, nato a Celle (Niedersachsen). “New Way” è il titolo del suo nuovo album. Questo lavoro mette in mostra un mondo musicale complesso, una personalità particolare ed un musicista creativo e talentuoso. Blues, Boogie, Woogie, Jazz, Funk, Pop e musical classica sono i generi musicali mixati in un progetto che sorprenderà e incanterà molti ascoltatori. Abbiamo intervistato Luca, in esclusiva, per entrare in confidenza ed approfondire la conoscenza della sua travolgente musica.
When and how did your passion for music begin?
Well, when I started playing – better said – when my father wanted me to start playing piano I didn’t like it, I hated it. Progress was very slow and I preferred to play outside with friends instead of practicing silly musical scales and everything. As far as I can remember the passion for music started when my piano teacher let me play a Beethoven Sonata. That was the first time I played something which I have heard before, something that sounded serious and the first time I said to myself: “Hey, this is fun!”. That was when I was about 11 years old, so 2 years after I started taking classical lessons. Then everything went very quickly, I discovered a jazz version of a classical song and that fascinated me immediately. I looked up the Internet for jazz and came to blues and boogie woogie. I was captured.
Quando e come è iniziata la tua passione per la musica?
Beh, quando ho cominciato a suonare, o per meglio dire, quando mio padre ha voluto che cominciassi a suonare il pianoforte, non mi piaceva, lo odiavo. I progressi erano molto lenti ed io preferivo uscire a giocare con miei amici invece di star lì a studiare scale musicali e cose simili. Per quel che ricordo, la passione per la musica è iniziata quando il mio Maestro di pianoforte mi lasciò suonare una sonata di Beethoven, Quella fu la prima volta in cui suonavo qualcosa che avevo già sentito prima, qualcosa che mi sembrava autorevole, e per la prima volta, mi sono detto: “Hey, questo è divertente!”. Tutto questo accadeva mentre avevo l’età di 11 anni, ben 2 anni dopo che avevo cominciato a prendere lezioni di musica classica. In seguito tutto è arrivato molto velocemente, quando scoprii la versione jazz di una canzone classica, ne rimasi affascinato. Cercai su Internet per capirne qualcosa in più e arrivai al blues ed al boogie woogie, sono stato catturato!
What did inspire the title of your new album and what are the messages that you would communicate to your public?
As I just said, I discovered Boogie Woogie and that was the genre that I played most of the time since then. Over the years I got to know other artists like Vince Weber and James Booker, which are both ingenious and very creative pianists in my opinion. Blues music from Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles… Jazz by Oscar Peterson and Jaques Loussier fascinated me as well as funk and even contemporary pop & rock music. Last but not least, I listened more and more to classical pieces – Chopin & Liszt are my favourites.
I guess all of that affected my playing, as I was fascinated by the chords and the rhythms that were used in all those great songs out there, so slowly and maybe sometimes even unconsciously I mixed elements, chords and rhythms from all these music styles with the style I played before. Now, I tried to capture the result of that in this album and I think the mixture of songs and styles is somehow a “New Way” for me as well as for the listeners who know my first CD.
What messages I would like to communicate the public? I want to get people, especially young people to get into piano and blues/jazz music again. I want to show that piano music is neither boring nor always the same. To be honest, I just want to share my music with the world and I’m happy for every person whom I made happy with my music.
Cosa ha ispirato il titolo del tuo nuovo album e quali sono i messaggi che vorresti comunicare al tuo pubblico?
Come ho già accennato, quando ho scoperto il Boogie Woogie è subito diventato il genere che suonavo di più. Nel corso degli anni ho conosciuto altri artisti come Vince Weber e James Booker, due pianisti veramente ingegnosi e creativi, a mio parere. La musica blues di Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles…il Jazz di Oscar Peterson e Jaques Loussier mi hanno affascinato così come il funk, la musica pop ed il rock. Penso che tutto questo influenzi il mio suono, così come sono stato affascinato dai ritmi e dagli accordi usati in quei fantastici brani, allo stesso modo mi sono messo, a volte anche in maniera inconscia, a mixare elementi, accordi e ritmi tipici di questi stili, con quello che io suonavo prima. Stavolta, ho provato a trarre le somme di questi esperimenti in questo album e penso che il mix di canzoni e stili rappresenti, in qualche modo, un “New Way”, una nuova via, sia per me, che per gli ascoltatori che conosceranno il mio primo disco. Quali messaggi vorrei comunicare al pubblico? Io vorrei conquistare le persone, specialmente quelle giovani, e avvicinarle alla musica jazz/blues da pianoforte. Voglio dimostrare che questo tipo di musica non è noiosa e non è nemmeno sempre la stessa. Ad essere sincero, vorrei condividere la mia musica con il mondo e sono entusiasta per ogni persona che io rendo felice con la mia musica.
Your compositions and interpretations express your personal style by including blues and boogie through jazz and funk… how do you mix and match notes and feelings?
That’s a good question, the answer is: I don’t know. As I said, sometimes it happens even unconsciously. I don’t tell myself: “Now I have to mix this with that!“ and so on. It just kind of “happens“. I play what my heart says, what my mood wants and what my feelings dictate.
Le tue composizioni e le tue interpretazioni esprimono il tuo stile personale ma includono anche blues, boogie woogie, jazz e funk… Come mescoli e misceli le note e le emozioni?
Questa è una bella domanda, la risposta è: Non lo so. Come ho già detto, spesso questa cosa succede in maniera inconscia, non mi dico mai: “Ora devo mischiare questo con quello” etc… Si tratta, piuttosto, di qualcosa che semplicemente “accade”. Io suono quello che il cuore mi dice, quello che la mia anima desidera, quello che le mie emozioni mi dettano.
Luca Sestak Ph Luigi Maffettone
Which is the theme you love the most?
What a difficult question! Every theme has its own character. If I’d have to choose I’d pick the themes of “Walk With The Devil” and “Blame Game”. They’re pretty catchy and I remember lots of people having an “earworm“ of their themes after they have heard them, which is important for a song, you know.
Qual è la canzone di questo album che ami di più?
Che domanda difficile! Ogni canzone ha dei tratti precisi ma, se dovessi scegliere, mi concentrerei su “Walk of the Devil” e “Blame Game”. Sono orecchiabili e ricordo che molte persone continuavano a canticchiarle dopo averle ascoltate e questa cosa, come sapete, è molto importante per una canzone.
Can you explain the birth of “Blame Game”? This song seems to inspire mystery…
Everyone argued sometimes about important or less important things. So did I (most often with my parents). For me “Blame Game“ kind of illustrates an argument, I don’t know which one, and I can’t remember if any one was the exact birth of the song but what I know is that “Blame Game” is pretty much how I’d express an argument through music.
Ci racconti la genesi di “Blame Game”? Questa canzone sembra ispirare mistero…
Così come ciascuno di noi litiga per cose più o meno importanti, così ho fatto io (molto spesso con i miei genitori). Per me “Blame Game” parla di una lite, non so quale, e non so ricordare se qualcuna sia stata l’occasione per la scrittura del brano ma quello che so è che, quel “Blame Game” è il modo più carino con cui io possa descrivere una lite attraverso la musica.
What about “Walk With The Devil” and “Dr James”?
“Walk With The Devil” is a song inspired by the great music of the New Orleans pianist, composer and singer James Booker. He always tried out new rhythms, melodies and mixed styles.
So you have that kind of modern bass in the left hand, which imitates the drums and bass like a rhythm section of a band, giving the tune its special groove and the theme/improvisations in the right hand.
“Dr. James” is also related to James Booker, as you can guess by its name. The tune was originally written by a pianist named Henry Butler as a tribute to Booker. I discovered it years ago on the Internet and for a long time I was sure it must be a song written for two pianos because I just didn’t know how to play all the notes, scattered all over the piano. I immediately fell in love with the funk rhythm and melody of this song when I heard it.
Cosa ci dici di “Walk With The Devil” e di “Dr James”?
“Walk With The Devil” è una canzone ispirata dalla grande musica di James Booker, un pianista, compositore e cantante di New Orleans. Lui si è sempre cimentato con nuovi ritmi, melodie e stili mescolati. Da un lato hai qualcosa di molto simile alla sezione ritmica di una band, dall’altro c’è un particolarissimo groove, frutto di improvvisazione estemporanea. Anche “Dr James” è legata alla figura di James Booker, così come si evince anche dal titolo del brano. Il tema è stato originariamento scritto dal pianista Henry Butler, come triburo a Booker. L’ho scoperto vari anni fa su Internet e, per molto tempo, sono stato convinto che si trattasse di un brano scritto per due pianoforti, dato che non riuscivo a capire come suonare tutte le note disseminate lungo tutti i tasti del piano. Mi sono immediatamente innamorato del ritmo funk e della melodia di questa canzone quando l’ho sentita.
Does “Maymories”include some remembrances of your past?
Well spotted. Very special remembrances of a very special time for me which I’ll surely never forget. I had the feeling that I had to sort of “archive“ these remembrances in addition to my memory, in a song. Although the song might seem sad, for me it’s a mixture of different feelings like nostalgia, happiness, sadness as well as hope.
“Maymories” include qualche ricordo del tuo passato?
Ottima intuizione. Sì, ci sono ricordi molto speciali per me che sicuramente non dimenticherò mai. Mi sono sentito come se una specie di archivio di questi ricordi si fosse infiltrato in una canzone. Sebbene possa sembrare triste, questo brano per me racchiude svariati sentimenti: nostalgia, felicità, tristezza e speranza.
Luca Sestak Ph Luigi Maffettone
Can you tell us something about your musical references?
I could tell you for hours! There are so many… I often mentioned James Booker as well as Vince Weber. Vince is a German Boogie Woogie and blues pianist who was mainly active from the 70’s to the late 90’s. In the Boogie Woogie scene he’s well known for his complicated and groovy bass figures. But there are so many like Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters and several other blues, jazz and new Orleans musicians. What also influences me is pop, rock, electronic and R’n’B music of today. Of course classical music plays a very important role too.
I think everything you listen to influences your music. As a musician, you can’t do anything about that.
Ci parli dei tuoi riferimenti musicali?
Potrei parlarvene per ore! Ce ne sono così tanti… Spesso ho menzionato James Booker e Vince Weber. Vince è un pianista tedesco, legato al blues e al boogie woogie, che ha operato soprattutto dagli anni ’70 agli anni ’90. Nello scenario Boogie Woogie, lui è conosciuto per le sue complesse scale musicali. Ad ogni modo ci sono tanti altri musicisti come Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters e altri ancora, coinvolti nella musica blues e jazz di New Orleans. Quello che, inoltre, mi influenza, è la musica pop, rock, elettronica e R’n’B di oggi. Naturalmente anche i grandi artisti della musica classica svolgono un ruolo importante. Penso che tutto quello che ascoltiamo possa influenzare la nostra musica. Da musicista, non puoi farci semplicemente nulla.
What are your perspectives for the future?
Of course, my dream would be to make a living from music. But I’m afraid that, that will stay a dream for now. This autumn I’ll go to university – and I hope that it won’t take too much time and effort so that my piano doesn’t have to suffer from it.
Quali sono le tue prospettive per il futuro?
Naturalmente il mio sogno sarebbe vivere di musica ma temo che questa cosa, per adesso, resterà solo un sogno. Il prossimo autunno andrò all’università e spero che questo non mi prenderà troppo tempo così che il mio piano non debba soffrirne troppo.
Where and when will you play during next summer?
There are few specific plans as yet. It’s hard to plan something because of the university. But I have a request from a jazz festival in Tunisia and I’m planning to do a lot of gigs here in Germany.
Dove e quando suonerai la prossima estate?
Ci sono pochi programmi specifici per adesso, è difficile pianificare qualcosa, soprattutto per il discorso legato all’università. Ad ogni modo ho avuto una richiesta per un festival jazz in Tunisia e sto organizzando una serie di tappe in Germania.
Will you came to Italy? Have you got any friends in our country or is there any musicians you would collaborate with?
I have a very good friend in Rome who helped me participate in a great jazz festival in May 2013 (the photos on the cover of the CD were made there). And yes! There are some plans to do some gigs in Italy in the spring/summer of 2015. I don’t want to promise too much but if everything goes well there will be some concerts there.
Verrai in Italia? Hai amici nel nostro paese? C’è qualche musicista con cui vorresti collaborare?
Ho degli ottimi amici a Roma che mi hanno aiutato a partecipare ad un bel festival jazz lo scorso maggio 2013 (le foto della copertina del disco le abbiamo scattate lì) e sì, ci sono delle tappe in Italia in programma, presumibilmente durante la primavera/estate 2015. Non vi prometto nulla ma, se tutto va bene, ci saranno anche dei concerti da voi!
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Per altre infoclicca qui . Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok