Michael Bublè torna in scena il 16 novembre con <3 (Love) un album che rimette il crooner canadese al suo posto: al microfono. “Non ho scelto io le canzoni, sono state loro a scegliermi. Ho avuto una visione d’insieme e ho voluto raccontare la mia teoria sull ’amore”, ha spiegato Bublè alla stampa durante un incontro in Warner Music a Milano. “Ogni canzone è consequenziale all’ altra, l’obiettivo è raccogliere tutte le sfumature dell’amore, un sentimento che talvolta è frutto di dolore, sofferenza, solitudine, speranza”
“Come sapete, due anni fa mio figlio si è ammalato di cancro, io e la mia famiglia decidemmo di mettere da parte il lavoro per dedicarci totalmente a lui. Queste dichiarazioni sono state riprese dopo tanto tempo da un tabloid, che le ha del tutto decontestualizzate, annunciando un mio ritiro dalle scene. Si tratta di falsità, solo adesso ho l’occasione di replicare e di parlarne. Ho trovato questa cosa di pessimo gusto e ne sono rimasto deluso. La verità è che io adoro fare musica, questa è la mia vita, amo suonare, amo il mio pubblico, questo è il sogno della mia vita”.
“Incidere Love è stato terapeutico, ho voluto concentrarmi con tutto me stesso, non ho avuto altra scelta visto il periodo che ho passato, questo album racchiude la mia essenza, parla di me, della mia musica, di coloro che amo nel modo in cui riesci a farlo meglio. Ne ho guadagnato una completezza di visione. Per la prima volta non mi interessa sapere quante copie venderò o in quale posizione mi trovi in classifica. Nessuno me lo dice e io non lo chiedo. Non sono sui social, non conto i like, so solo che nei momenti più bui ho promesso di essere onesto con me stesso, con la mia famiglia, i miei amici e con Dio. Eccomi qui, non c’è più spazio per le stronzate”.
“Qualcuno mi ha fatto notare che i miei dischi arrivano spesso a ridosso del Natale. Beh, non voglio liberarmi di questa cosa, non c’è niente di più bello a cui essere collegati. Guardo il mondo attraverso gli occhi dei miei figli, non penso al business, sono un ragazzino in un corpo da 43enne, mi piace pensare di essere parte degli incontri di famiglia, in un clima di positività. Sono consapevole di essere fortunato e per poterlo essere, ho dovuto vivere un periodo bruttissimo. Per cui ben volentieri accetto di essere positivo. Voglio essere onesto, integro, diffondere amore in qualunque cosa io faccia. Finalmente sono consapevole di essere artista, me ne rendo conto per la prima volta”.
Video: When I Fall in Love
Per tornare alla genesi del disco: “Più di un anno fa non ero certo di tornare a fare un album. Una sera ho invitato a casa i ragazzi della mia band per una birra, dopo un po’ abbiamo iniziato a fare una jam. Beh in quel momento ho ritrovato la mia passione pura, quella degli inizi, quella che mi ha spinto a reimmaginare e reintrepretare canzoni dalla bellezza senza tempo. Non sono il miglior cantante o il miglior autore, semplicemente immagino canzoni scritte benissimo in un modo nuovo e diverso. Il mio talento è questo e nel momento in cui mi sono ricordato di quanto fosse bello lavorare con la musica, quando sono tornato in studio 7 mesi dopo, era praticamente tutto pronto”.
“Uno dei brani più intensi è “Forever now”, dovunque io vada, riscontro grandi reazioni nei confronti di questa canzone che, sicuramente è in parte autobiografica, ma che ho comunque lasciato aperta alla interpretazione di ciascuno. Ovviamente andrò in tour, ne ho bisogno, non so ancora né dove ne quando, sicuramente nel 2019 ma non non so dire se e quando canterò mai questa canzone. Probabilmente lo farò quando starò bene e potrò avere la sicurezza di cantarla arrivando fino in fondo”.
Per concludere: “Sono così riverente nei riguardi della musica e dei crooners venuti prima di me che, più vado avanti, più mi rendo conto che questa è la mia essenza. Sono diventato geloso di questa cosa, non ci sono tanti artisti che cercano di tenere in vita questo patrimonio. Il mio sogno era diventare questo, volevo portare avanti l’eredità dei miei idoli ( tra tutti Tony Bennett e Frank Sinatra), lo farò nel modo più autentico possibile”.
Raffaella Sbrescia