A ring in the forest: il nuovo capitolo di Erica Mou. Intervista

Da venerdì 14 giugno è disponibile nei digital store e in radio “A ring in the forest”, il nuovo singolo internazionale di Erica Mou, distribuito da Artist First.

La canzone in lingua inglese è strettamente connessa all’immaginario proposto nel videoclip, online sul canale ufficiale VEVO dell’artista al link http://www.youtube.com/watch?v=scrKjrK7GNU. Essa nasce come opera musicale e video che racconta la storia di un albero trasformato in chitarra. Il videoclip mostra il lento processo di evoluzione artigianale catturato nel tempo, in ogni fase creativa e in ogni gesto di cura del dettaglio per la produzione dello strumento. Così, in sintonia con la musica, mette in scena una sorta di mito moderno, che narra, tramanda e rinnova il legame solidale e di corrispondenza artistica tra la natura e l’uomo.

Il brano, interpretato da Erica Mou e prodotto a Londra dalla stessa cantautrice con la collaborazione di Matthew Ker (alias MaJiKer), è stato scritto dai due artisti insieme a Piers Faccini. La realizzazione creativa del tutto è durata dodici mesi, rispettando i tempi della natura, necessari alla sua trasformazione

Intervista

Erica Verticale ph OmarSartor

Erica Verticale ph OmarSartor

“A ring in the forest” rappresenta un nuovo capitolo della tua carriera. Come ti senti in questo periodo, cosa hai fatto negli ultimi due anni e come hai portato avanti la tua ricerca artistica?

Mi sento bene, è un bel periodo creativo e di sole. Il mio album precedente è uscito a dicembre del 2017 e nei mesi seguenti mi sono dedicata al tour di quel lavoro. Dopodiché ho ripreso a scrivere e a sviluppare idee nuove, come “A ring in the forest”. Sto cercando vie diverse, come sempre, sperimentando in studio e in fase di scrittura. Il messaggio di questo brano è tramandare il legame solidale tra natura e uomo, un tema di grandissima attualità.

Come ci hai lavorato e da dove nasce l’idea?

I legami sono il vero tema di ogni canzone (anzi, della vita, direi); tra persone e tra gli elementi che ci circondano. Ogni volta che provo un’emozione forte, positiva o negativa, io mi sento più legata alla terra, agli alberi, al cielo, al mare. È come se ogni scossone mi ricordasse forte qual è il posto a cui appartengo, la forza che la natura ha, l’armonia del farne parte. La canzone nasce dalla suggestione che mi ha dato il regista del video, Marco Callegari, di raccontare la storia di un albero che si trasforma in chitarra (attraverso le mani di un liutaio, Paolo Sussone).

Quando e perché hai deciso di cantare in inglese? La scelta è legata al fatto che vivi a Londra?

Il tema di questo brano mi ha suggerito di usare una lingua che fosse il più universale possibile e poi abitare a Londra mi ha ispirata ad usare anche l’inglese nella scrittura, cosa che non avevo mai fatto e che porta con sé anche un approccio diverso alla melodia e al canto, una nuova ricerca.

Quanto conta per te l’artigianalità e che spazio pensi possano trovare le realtà e i prodotti artigianali in un mondo sempre più votato al consumismo?

L’artigianalità è preziosa perché ci ricorda il tempo, quello necessario per cui le cose si trasformino e si riempiano di significato. Fare musica è come lavorare il legno, è un processo che ha bisogno di preparazione ma che deve anche fare i conti con ciò che stringi in mano in quel momento, con la materia, con i cambi di rotta.

Raccontaci del percorso collaborativo con Matthew Ker (alias MaJiKer) e Piers Faccini.

Sono molto contenta di lavorare di nuovo con MaJiKer, un artista che avevo conosciuto in studio di registrazione nel 2010, quando abbiamo lavorato al mio album “È” e con cui ho suonato in giro per il mondo per ben due anni. Poi le nostre strade si sono divise e Londra ci ha fatto finalmente ritrovare, a livello compositivo e produttivo. Piers Faccini invece è un cantautore che amo moltissimo e che ascolto da quando avevo sedici anni, dopo averlo visto suonare in un festival. Posso dire di essere una sua fan e trovarmi a chiacchierare con lui di musica e chiedergli aiuto per il testo di “A ring in the forest” è stato inaspettato e sincero.

Questo singolo è il preludio ad un nuovo album?

Non immediatamente, sto lavorando molto a canzoni nuove ma ci vorrà ancora un po’.

Come coltivi la tua creatività e cosa ti porti dietro delle tue esperienze precedenti?

Suono e scrivo praticamente ogni giorno, con la chitarra, su un foglio o nella mia testa. Leggo, ascolto, guardo… e i passi fatti, sì, me li ricordo tutti e li tengo con me.

Ci sono altri interessi personali di cui il tuo pubblico non è ancora a conoscenza?

Sì.

Quali sono gli argomenti che in questo momento ti stanno più a cuore?

Non dare il colpo di grazia alla Terra che abitiamo, costruire un futuro per i figli che la mia generazione ha o sogna di avere, parlare più di Arte e meno di paura.

Quali sono i prossimi progetti in cui ti vedremo coinvolta?

Quest’estate sarò impegnata con qualche live in giro per l’Italia, il prossimo il 29 Giugno a Polignano a Mare per l’apertura del Bari in Jazz. Poi sarò in studio e a scrivere fino a che qualcosa di bello accadrà.

Raffaella Sbrescia

Ylenia Lucisano presenta l’album “Punta da un chiodo in un campo di papaveri. Intervista

Ylenia Lucisano ph DANIELE BARRACO

Ylenia Lucisano ph DANIELE BARRACO

 

PUNTA DA UN CHIODO IN UN CAMPO DI PAPAVERI” (distribuito da Universal Music Italia) è il nuovo album della cantautrice YLENIA LUCISANO pubblicato lo scorso 10 maggio.

Prodotto, arrangiato e mixato da Taketo Goharal’album è composto da 11 brani scritti da Ylenia Lucisano, con la collaborazione tra musica e testo di Pasquale “Paz” Defina, Vincenzo “Cinaski” Costantino, Renato Caruso e altri musicisti.

Abbiamo incontrato Ylenia  Lucisano d è venuta fuori una conversazione senza filtri e a tutto tondo. Buona lettura!

Ciao Ylenia, bentrovata! Prima ancora di parlare del tuo nuovo album, raccontaci la tua evoluzione personale e artistica in questi lunghi 5 anni di distanza dal tuo primo album. Chi è oggi Ylenia, quali sono i tuoi nuovi punti di riferimento, quali le nuove certezze e quali invece ferme insicurezze?

La mia certezza oggi sta proprio nel fatto di non sapere chi sono. Conoscermi davvero è un’utopia perché mi sono resa conto che quando ho raggiunto delle certezze le voglio oltrepassare. Quando ho creduto di conoscermi stava avvenendo già in me un cambiamento. Credo che solo se non sappiamo chi siamo possiamo essere qualsiasi cosa. Il mio unico punto di riferimento è l’amore, vivo sempre nel raggiungimento di questo stato. Le insicurezze nascono quando non vado verso di esso.

Con “Punta da un chiodo in un campo di papaveri” si evince un cambio di scrittura importante. Che tipo di lavoro hai fatto su te stessa, come ha messo mano ai testi, con quali idee e con quali presupposti?

Ho lasciato libero il flusso di pensiero, scartando poi ciò che non mi emozionava, rileggendolo o cantandolo. L’idea era quella di trasmettere dei testi puri, ma di una purezza che sa di verità, partendo dal presupposto che la verità non è quasi mai quello che abbiamo davanti.

Come sei riuscita a entrare in connessione artistica con Taketo Gohara, come avete lavorato insieme? Cosa ti ha sorpreso di lui e cosa invece pensi di avergli lasciato durante la lavorazione di questo disco?

Grazie al mio produttore che gli ha fatto avere molti provini. Era una delle mie ambizioni riuscire a lavorare con Taketo perché lo sentivo molto vicino a me artisticamente ascoltando i suoi lavori precedenti. Soprattutto volevo un vero produttore artistico, non un arrangiatore. Di lui mi ha sorpreso soprattutto il fatto che avesse le idee chiare sin dal l’inizio rispetto al progetto artistico da far nascere, da zero. Credo, anzi, sono certa di averlo sorpreso positivamente.

Ci spieghi la scelta di questo titolo così particolare?

Ho voluto dare, più che un vero e proprio titolo, un’immagine, qualcosa che potesse stimolare la fantasia rimanendo impressa come una piccola fiaba, per poter introdurre da subito al mondo onirico e surreale del mio disco.

Come si fa a vivere il passaggio dai 20 ai 30 anni cercando di fare arte in Italia?

Spero di riuscire a capirlo una volta superati i 30. Per ora sono consapevole che non ci sono regole e che non si può vivere facendo solo arte pura. Chi vuole fare questo lavoro deve avere una mentalità aperta a 360° gradi. Sicuramente i giovani che vivono di sola musica è perché pensano sia da artisti che da imprenditori.

Quali sono state le fasi di crescita e maturazione che hai attraversato, anche pensando al tuo spostamento dalla Calabria alla Lombardia. Due terre così intimamente diverse, il cui conflitto si ripercuote anche sulla pelle di chi cerca una propria dimensione in entrambe i contesti?

La mia è la storia di tanti giovani costretti a lasciare il cuore al Sud per iniziare una nuova vita. Ormai la mia dimensione è a Milano, in Calabria faccio davvero fatica a trovarne una. Sono nata e cresciuta in una città bellissima e circondata dalla natura come Rossano, ma la consapevolezza che la mia passione per il canto sarebbe rimasta solo un hobby da sfogare in qualche piano bar, mi ha portato a farmi coraggio e a partire verso l’ignoto. Del divario tra nord e sud ne sentivo parlare già da piccolina dai vecchi zii che nel dopo guerra erano partiti per la Lombardia alla ricerca di un lavoro di fabbrica per mantenere la famiglia…poi l’ho vissuto sulla mia pelle, ed era come sei ci fossi già stata perché tra quei racconti avevo già immaginato più volte i pericoli, le opportunità e le grandi strade di Milano. La mia crescita e maturazione, se così si può dire, è avvenuta molto in fretta soprattutto per il fatto che mi sono trovata prestissimo a vivere da sola, senza punti di riferimento e a caccia di un sogno anche oggi definirei astratto.

Ylenia PH DANIELE BARRACO

Ylenia PH DANIELE BARRACO

Anche se in questo album lasci da parte il dialetto, immagino che per te rivesta ancora una grande importanza. Certi messaggi si possono veicolare solo usando le espressioni dialettali, confermi?

Certi messaggi si possono veicolare solo nella lingua in cui vengono pensati. Se penso in dialetto scrivo in dialetto, altrimenti sarebbe come tradurre una canzone di Frank Sinatra in italiano: una cosa inascoltabile!

In queste canzoni si percepisce un animo malinconico ma mai triste. Un’attitudine alla positività razionale, una radicata determinazione ad andare avanti, passo dopo passo. E’ così che costruisci la tua musica?

Grazie alla musica ho capito l’importanza del viaggio, quello in cui fermo spesso ad ammirare il panorama e poi ti guardo indietro per capire quanta strada ho fatto. La meta non la conosco ma la decido camminando. L’importante è godermi il viaggio in una delle tantissime possibili strade, senza ambizione né paura.

Come percepisci lo status quo del cantautorato femminile in Italia? Hai notato una fruizione spesso più superficiale dei messaggi veicolati dai colleghi di sesso maschile o è un’impressione sbagliata?

Il cantautorato femminile in Italia è vivo e attivo ma se ne parla poco, credo perché la maggior parte delle cantautrici non sono entrate a far parte del ”sistema” musicale italiano, magari per scelta e anche un po’ perché questo così detto sistema, ai vertici, è gestito nella maggior parte dei casi da uomini in cui credo che il pregiudizio inconscio della cultura maschilista prevale sempre. Non faccio di tutta l’erba un fascio ma questo atteggiamento l’ho vissuto anche sulla mia pelle. Per quanto riguarda i messaggi veicolati, purtroppo la musica è sempre stato uno specchio della nostra società dunque superficialità non prevale solo nelle classifiche. Sicuramente chi ama l’arte e la cultura musicale sa dove attingere per godere delle buona musica.

Parliamo di stili e influenze. In questo disco traspare un forte ampiamento di ascolti e orizzonti musicali. Dicci di più.

Si, grazie alla persone di cui mi sono circondata e alla mia curiosità, i mie orizzonti si sono ampliati dal punto di vista degli ascolti. Per realizzare questo disco mi sono fatta stimolare da artisti come Alt J, Calexico, Fiona Apple, Joan Baez e molti altri del cantautorato angloamericano. 

Mi piace pensare che esiste un altro modo di guardare canti in “Ti sembra normale”. Qual è il tuo modo di vedere le cose e di affrontare questo mondo?

Se per gli animali il modo di concepire il mondo è già definito da millenni, quello dell’uomo è in continua evoluzione e dipende molto dal modo di gestire le emozioni e i sentimenti. In questo periodo quello che voglio (e provo) a vedere è Bellezza. E non intendo la bellezza che non riusciamo a percepire nella routine quotidiana, ma quella che parte da dentro e che proiettiamo all’esterno perché il nostro modo di vedere le cose parte dai nostri occhi. Il mio modo di affrontare il mondo è ‘’affrontarlo’’, quindi senza mai prendere le distanze da esso. Vivere e non sopravvivere.

Quali sono i tuoi prossimi impegni e dove potremo ascoltarti dal vivo?

Dopo la partecipazione al Mi Ami Festival 2019, a giugno ci saranno diversi showcase di presentazione del disco. Questi sono i primi appuntamenti confermati: l’8 giugno a Comacchio – FE (Porto Garibaldi c/o Comacchio Beach Festival), il 12 giugno a Milano (Mondadori Megastore Piazza Duomo), il 21 giugno a Terni (Festa Europea della Musica – Spazi Caos c/o Fat Art Club), il 22 giugno a Milano (Festival Contaminafro), il 29 giugno a Sulzano – BS (Albori Music Festival), il 27 giugno a Roma (Festival Femminile Plurale ideato da Michele Monina e Tosca c/o Officina Pasolini), il 23 luglio a Soverato – CZ (Summer Arena), come opening act del concerto di Francesco De Gregori. Consiglio comunque tutti di seguire le mie pagine sui social per restare aggiornati sulle nuove date!

Raffaella Sbrescia

Mario Venuti presenta il nuovo album “Soyuz 10″. Intervista

Mario Venuti

Mario Venuti

Mario Venuti pubblica il decimo album di inediti “Soyuz 10” in 30 anni di carriera e lo fa con classe, sapienza e maestria. La sua è una scrittura senza tempo, elegante e corposa. Un preciso tratto distintivo di un artista che da sempre ama creare e vivere in modo autentico e lontano da sovrastrutture.
A raccontare il nuovo album è lui stesso con queste parole:
“Ho intitolato il disco in questo modo per cercare di andare oltre l’automatismo che in genere scandisce questo tipo di operazione. In questo caso ho lasciato che una sessione di registrazioni mi coinvolgesse al punto da mettermi al centro di una visione. Il protagonista di questo momento è stato un microfono Soyuz, particolarmente adatto alla mia voce. Ho quindi immaginato che proprio quel microfono potesse trasfigurarsi in una sorta di razzo che traghettasse la mia voce in altre dimensioni. Per concludere il tema dell’incontro e del relazionarsi tra le persone mi ha incoraggiato a scegliere il titolo”.
Il mood che scandisce questi brani è distensione e positività. Questo tipo di vibrazioni sono frutto della maturità e della prorompenza dell’esperienza. Ci sono molte canzoni d’amore incentrate sul concetto che gli umani hanno un bisogno disperato della componente emozionale, benchè oggi tutto sia fortemente condizionato dalla mente e dalla razionalità.
“Il mio rapporto con la musica è sempre stato naturale anche se con il tempo sono diventato più istintivo. Prima scrivevo da solo ed era un lavoro di sedimentazione, ora invece annoto piccole frasi, veri e propri frammenti su dei taccuini, ho delle basi armoniche e sono fanatico della melodia. Poi mi vedo con Pippo (Kaballà ndr) e tutto prende una forma più compiuta. Il plot diventa netto e la mia felice consuetudine raggiunge il lieto fine. Per spiegare questo processo in modo più concreto, l’ultima trilogia di album rappresenta l’esempio perfetto: il “Tramonto dell’occidente’ del 2014 era il disco della ragione (abbiamo volutamente messo da parte la componente emozionale per raccontare la società e la crisi). ‘Motore di vita’ del 2017 era un disco fisico in cui azione e ballo s’incentravano sulla riscoperta del corpo. Questo è chiaramente un disco del cuore, nato in posti di mare di fronte a grandi orizzonti marini tra Sicilia e Liguria con grande istintività e senza pc”.
“La mia vita personale è di basso profilo. Vivo in un quartiere misto di Catania e ho sempre preferito i contesti off limits. Mi piace il mio paradiso bohemien, faccio una vita tranquilla e mantengo intatto il legame con la mia terra e con la dimensione affettiva. Lì vivo e scrivo, Kaballà ormai è una certezza costante, è sempre bello condividere idee e pensieri con lui. Con Bianconi invece mi diverto molto, la sua presenza è diventata un rito scaramantico. Voglio che in ogni mio disco ci sia una canzone scritta da lui, una persona colta che stimo moltissimo”.
“I confini tra l’autobiografismo e la fiction sono sempre molto labili, trovo che sia giusto che sia tutto molto sfumato. Allo stesso tempo la mia nostalgia del futuro sta nel cercare di rapportare tutto all’oggi, offrire letture e punti di vista da prospettive diverse lasciando anche qualcosa di non detto. La tecnologia ci sovrasta ma l’unico antidoto possibile è instaurare un legame con elementi naturali, ritagliarsi spazi di disintossicazione. Ogni eccesso ha le sue controindicazioni.
Il mio linguaggio sta in bilico tra passato e presente, oggi si tende allo svacco, il mio è molto più raffinato. Vorrei istituire la giornata mondiale dell’immodestia, un giorno all’anno in cui ci si spoglia della finta umiltà. Vorrei semplicemente dire che un disco così, oggi, è veramente raro per eleganza, raffinatezza, ricerca musicale, armonica, testuale. Questo album è molto più suonato rispetto a “Motore di vita”. Qui c’è un’importante componente umana, ci sono musicisti veri, archi, fiati, ma sfido chiunque a produrre, oggi, un disco senza Pro-Tools e computer. Mi fregio di dire che è un album molto vario e pieno di riferimenti, sono portato a fare dischi variegati dal punto di vista stilistico, ho rinunciato all’idea di stare dentro uno spazio ristretto di azione, mi piacciono i dischi vari e infatti il mio preferito dei Beatles è ‘Revolver’, che contiene di tutto un po’.
Non mi preoccupo delle tendenze, i social sono un’appendice, una sovrastruttura. Il nocciolo rimangono le canzoni, domani resteranno solo quelle a prescindere dal resto che rimane del materiale che si consuma in giornata.
Se penso ai nuovi cantautori, sinceramente non penso a una rottura con il passato, anzi. Sono convinto che l’attuale scena pop sia la naturale prosecuzione di quanto abbiano insegnato i primi maestri del cantautorato italiano. Lo stesso Tommaso Paradiso si rifà apertamente a Carboni, Venditti, il primo Vasco. Poi penso a Brunori, ovvero la summa del cantautorato classico italiano: Gaetano, Battisti, Dalla, De Gregori ben miscelati e serviti. C’è un filo che lega le canzoni di oggi a quelle di ieri e questi artisti ne sono la prova dimostrata”.
Raffaella Sbrescia

La terra sotto i piedi: intervista a Daniele Silvestri. “Torno a sporcarmi le mani per sentirmi giusto”.

La terra sotto i piedi

Dopo aver conquistato il “Premio della Critica Mia Martini”, il “Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla” e il “Premio per il Miglior Testo Sergio Bardotti” al Festival di Sanremo, Daniele Silvestri torna con un nuovo album di inediti intitolato “La terra sotto i piedi”. Il cantautore arriva a 25 anni di carriera come un fiume in piena di contenuti. Dopo la parenti poetica di “Acrobati”, Daniele Silvestri si fa politico, torna a sporcarsi le mani e desiderare di sentirsi giusto. Affronta il nuovo mondo con lucida critica e inguaribile ironia attraverso 14 canzoni racconti di grande impatto evocativo. Daniele accetta la paura, l’imperfezione e mette giù dei testi che parlano chiaro a riguardo. Il tutto si muove attraverso un registro compositivo vario: elettronica, rap e cantautorato convivono in disco fortemente lavorato. Le rifiniture relativa alla post-produzione sono artigianali, c’è lavoro di fino in questo lavoro e, non a caso, diversi sono i super musicisti che vi hanno preso parte. Si va dal sax di James Senese alla chitarra di Niccolò Fabi  al violino di Rodrigo D’Erasmo passando per i fiati di Enrico Gabrielli e la batteria di Fabio Rondanini. Sarà prezioso scoprire come tutto questo prenderà vita nel primo tour di Daniele Silvestri nei Palasport che partirà con due date da Roma il 25 e 26 ottobre.

Intervista

“La terra sotto i piedi” da cui nasce questo album è Favignana. Raccontaci questa scelta e i passaggi che hanno segnato la genesi di questo lavoro.

Il disco ha avuto una lunga gestazione e il suo cuore pulsante sta proprio nell’isola di Favignana e non è un caso. Quello è un luogo che amo particolarmente e piaceva l’idea di trasformare una casa in uno studio. Ci sono posti in cui senti che l’organismo reagisce in un modo particolare e dato che in genere voglio che le persone che lavorano con me diano un contributo emotivo, passionale e autentico, ho voluto che ci fossero che condizioni esterne migliori per stimolarle al meglio.

La terra in calcarenite di Favignana nasconde un’infinità di cave scavate dai Fenici, la roccia su cui si poggia ha qualcosa di magico, esoterico. Ci siamo semplicemente nutriti di questa energia in quegli 8 giorni che per me e la mia Magical Myster band resteranno indimenticabili.

Da qui il titolo dell’album…

Il titolo è in parte in contrasto con “Acrobati” in cui parlavo tanto della mia vita. Con questo album mi è tornata la voglia di guardare le cose da vicino, non riesco a non sentire di avere cose da dire. La vita mi ha ripreso con forza, mi ha dato tre schiaffi in faccia e mi ha spinto a cercare cose concrete e a sporcarmi le mani. In una società in cui manca la solidità, in cui ci sentiamo spesso impreparati a vivere questo nuovo mondo, cerco un pensiero etico. Non è nostalgia, è bisogno di sentirsi giusti.

Approfondiamo questo discorso.

C’è poca autorità, poca credibilità e un profondo gap generazionale. Combatto questo rischio credendo nel fatto che le nuove generazioni possano ricercare la concretezza in modo istintivo, anche senza conoscerne il nome. Ci vuole costruzione, ragionamento, impegno. Comincio a intravvedere qualche segnale, anche senza un pensiero preciso dietro e senza una ideologia. Per questo credo che un’inversione di rotta sia ancora possibile.

Come hai vissuto in prima persona questo ultimo periodo?

Alla fine di “Acrobati” ero sicuro di uscire ancora con un disco entro un anno. Avevo molte cose da parte, erano anche robe che consideravo importanti ma all’improvviso mi si sono sgretolate tra le mani. Mi sono preso del tempo per capire cosa stesse succedendo intorno a me. Negli ultimi anni sono cambiate tante cose, c’è stato un ricambio fortissimo anche a livello mainstream con nuove cifre stilistiche. Ci sono nuovi movimenti musicali che prescindono da quelli che li hanno preceduti, mi sono messo ad ascoltare un sacco di roba per quasi un anno. Anche da qui nasce il brano “Blitz Gerontoiatrico”, mi sono messo a studiare la scena trap, anche per cercare di capire i miei figli. Aldilà dell’evidente schiacciamento dei contenuti verso il basso, la cifra non mi dispiace neanche, mi sono divertito a fare il nonno che suggerisce.

E poi c’è la miniera di sorprese: Il principe di Fango.

Mi sono ripromesso di non parlare di questa canzone, preferisco che ognuno trovi il suo significato in questo piccolo scrigno di parole.

In “Complimenti ignoranti” e più in profondità in “Tempi modesti” non ti risparmi nel criticare i social network e i nostri nuovi costumi.

Mi sono divertito a parlare di me e autoinsultarmi. Non demonizzo la tecnologia, ho visto tanti colleghi vivere con il vero e proprio terrore dei social. Da noi questa situazione è più evidente che altrove ma non so dire bene il perché. C’è stata un’epoca molto lunga in cui la voce dei cantautori era di sinistra. Era facile riconoscersi e indossare bandiere e colori. Nel momento in cui tutto questo è crollato e diventato più difficile capire da che parte stare. Tutto è labile, tutti stanno in bilico. Personalmente mi sento facilmente collegabile a iniziative locali, non ho mai smesso di usare la mia testa. Una delle cose di cui sono più orgoglioso è il mio sostegno a Emergency che quest’anno festeggia i 25 anni. Naturalmente prenderò parte ai festeggiamenti indetti da Gino Strada. Tutto questo discorso mi porta a pensare che la tecnologia stia ridisegnando la specie e stara a noi cercare di sfruttare queste connessioni per creare dei movimenti di pensiero e di lotta senza confini.

Cosa provi nello scrivere cose scomode e di rottura?

Il motivo per cui scrivo è parlare di quello che mi fa soffrire i gioire, non so fare altro. Naturalmente certe cose arrivano a un punto di rottura, non è possibile che non si rompa qualcosa. Siamo un paese che sonnecchia da sempre, siamo a un passo dal default e abbiamo cominciato a vedere quanto possa essere facile che accada. Ci sono derive a cui sta arrivando la politica che ci ricordano molto da vicino sentimenti e pensieri poco edificanti di neanche così tanti anni fa. Come si fa a fare un mestiere in cui provi a entrare nelle cose e nei pensieri senza avere un’opinione? Nel mio io più profondo tendo comunque a credere che l’essere umano sia meglio di come sembra in questo momento.

Come nasce la tessitura strumentale di questo tuo nuovo lavoro?

Sono partito con l’idea precisa di fare il contrario di quanto fatto in “Acrobati”. In quel caso volevo rispettare la purezza creativa dei brani, qui invece è tutto fortemente processato. Il mio obiettivo da raggiungere era quello di lasciare che non si sentisse la band, la purezza strumentale arriva insieme all’intervento orchestrale. Le fondamenta sono concrete, l’artificio è nell’uso dell’elettronica, la poesia creativa arriva alla fine con l’orchestra che completa il quadro in modo completo. L’unica persona che vive ogni giorno con me ed è ancora più matto di me è Daniele Tortora, alias il Mafio. Il mio fonico ha dedizione e maniacalità, sa che queste mie idee sono quasi impossibili da realizzare dal vivo. A Sanremo “Argento vivo” che è un’esplosione strumentale, si è potuta fare grazie all’orchestra. In tour sarà diverso, potrò cogliere l’anima e l’essenza dei brani trovando un nuovo modo di farle ascoltare.

A proposito di tour, finalmente arriva la tua prima volta in solo nei Palasport.

Sì, sarà il mio modo per usare nuove armi oltre la band. Troverò nuovi mezzi per ottenere risultati sorprendenti. In questo momento sono nella fase dell’impossibile. Vorrei riempire i palasport in maniera anomala ma non posso ancora svelare nulla perché tutto potrebbe cambiare. Il mio bilancio è positivo a prescindere. Non ho mai dato niente per scontato, non mi sono mai immaginato al centro dei riflettori sul palco. Ho sempre voluto vivere facendo quello che ho fatto fino a oggi. Magari mi manca un po’ il periodo in cui facevo semplicemente il tastierista e suonavo senza responsabilità per vivere l’energia della musica in modo più libero e immediato ma in questo momento mi diverto a fare il mio mestiere e continuerò a farlo al mio meglio.

Raffaella Sbrescia

Achille Lauro presenta il nuovo album “1969″: Sono l’operaio del mio successo”

ACHILLE LAURO foto di Cosimo Buccolieri

ACHILLE LAURO foto di Cosimo Buccolieri

Esce oggi 1969” (Sony Music Italy) il nuovo album di Achille Lauro. Dopo essere salito alla ribalta popolare grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo con il brano “Rolls Royce”, Achille Lauro lancia questo nuovo progetto con 10 tracce lavorate insieme a Fabrizio Ferraguzzo ed Edoardo “BossDoms” Manozzi, interamente registrate nei nuovissimi RCA studios della Sony.

L’Amleto romano è un sexy ugly artist: Achille Lauro vuole essere glam, bohemien, angel, devil, rebel, dreamer, killer, fucker, sudbolo e ruffiano.

Il controverso artista romano si ispira agli anni ‘60 e ‘70 e alle relative icone. Rock’n’ roll e libertinaggio fanno da sfondo ad un album in cui il testo lascia spesso spazio alle parole in libertà. Non ci sono costrutti, non ci sono concetti, non ci sono messaggi. Lauro si affida alle intenzioni che ci sono dietro le parole. Profonda disperazione ed estrema leggerezza convivono in un artefatto che, nel suo insieme, risulta sicuramente diverso da quanto circola in Italia in questo momento e che al contempo lascia una sensazione di vuoto da colmare. Un po’ come se Achille Lauro avesse il potenziale di dirci di più, di osare come soltanto lui potrebbe permettersi di fare e non fa. Un freno a mano che in realtà sembra più motivato dalla scelta precisa di lasciarci in attesa, d’altronde lui stesso ha dichiarato di voler sviluppare il sound usato per questo disco e che è al lavoro su altri due album. Ne sentiremo sicuramente delle belle.

Questo è, intanto, tutto quello che Achille Lauro ci ha raccontato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Milano:

Sono sempre stato un outsider in qualunque momento e in qualsiasi progetto in cui mi sia lanciato in questi anni. Questo disco è un passo importante, questa è una bella veste ma sto già lavorando ad altri due album che sto sviluppando. In questo momento mi sento al posto giusto, nel momento giusto. Mi sono ispirato agli anni 60’ e ‘70, anni in cui c’era voglia di fare, di dire, di cambiamento, di libertà. Una manciata di ore dopo la Finale di Sanremo ero già in studio a finire questo progetto che porto avanti da due anni. In copertina ci sono 4 icone: James Dean, Marylin Monroe, Jimi Hendrix, Elvis Presley. Vere e proprie leggende che dopo 50 anni vendono ancora dischi. Artisti che incarnano l’immaginario hippie e libertino a 360 gradi.

Il rock’n’roll è più un life syle che uno state of mind. Leggerezza e malinconia convivono rispecchiando ciascuno di noi. Ognuno attraversa alti e bassi, io cerco di fermare questi momenti (sia alti che bassi) contaminando il sound e cercando di dare a tutto l’insieme la direzione giusta.

Questi brani sono stati scritti in momenti particolarmente difficili, mi sento fortunato nell’aver reso queste sensazioni tangibili. Tutta la mia musica è condizionata dalla mia vita, qui si parla di vuoti interiori. Non mi piace essere inquadrato, non mi piace fare sempre le stesse cose. Sto sperimentando così come nessun pittore dipingerebbe lo stesso quadro tutta la vita. Voglio fare qualcosa di diverso che piaccia a me stesso in primis. Le piccole storie che ho scritto le ho affrontate in modo diverso senza ostentarle, quasi come una preghiera come ho cercato di fare in 

Oggi affronto la passione come una carriera che comporta un sacrificio di tutti i giorni. Sono un operaio del mio successo, l’ho costruito ora per ora, senza dormire per 7 anni circa. Questo è il momento delle responsabilità, mi sento responsabile per le persone che hanno lavorato a questo progetto e per la mia famiglia. Se sbaglio io, cascano in tanti. Mi interessa mantenere il successo anche se vorrei sottolineare che l’arte è l’arte e l’educazione è un’altra cosa. L’artista non è un educatore. Mi sono fatto strada in mezzo agli illusionisti, sto lavorando a tante cose nuove ma la musica è una strada tortuosa, è una scommessa, anche se lavori 20 ore al giorno non sai mai se ce la farai. Ho investito tutti i miei soldi e il mio tempo in questo sogno, ho lasciato tutto e tutti, l’illusionista principale è questo mondo che, invece di trainarti, ti prende tutto quello che hai.

achille lauro

achille lauro

A Sanremo ero molto motivato, avevo ricevuto ottime recensioni, ero felice di sapere che questo brano di rottura non fosse bello solo per me. Le polemiche sorte in seguito, in merito al possibile riferimento alla droga nel testo di “Rolls Royce” le ho inizialmente ignorate, le ritenevo circoscritte al Festival, mi è dispiaciuto vedere continuare a oltranza questa cosa. Quando volevo essere esplicito, lo sono sempre stato. Vedere che la gogna mediatica distoglieva l’attenzione dalla mia musica mi ha deluso, soprattutto ritengo che l’argomento droga sia stato discusso con estrema superficialità. Chi ne parla non conosce un tema che va analizzato e discusso nelle sedi opportune. Il vero pericolo non è in chi è nato a contatto con queste cose, il pericolo è in chi ci si trova davanti come di fronte a un gioco senza capirne la mortale pericolosità. Sono riuscito a farmi passare tutto concentrandomi sulla musica e mettendoci tutto il mio impegno, un po’ come sempre accade a chi riesce ad avere un certo tipo di successo (vedi Sfera Ebbasta ndr).

Ho voglia di rimanere, a volte mi è capitato di sentirmi un fantasma, spesso frutto di etichette sbagliate che mi sono state appiccicate. Ho 28 anni e voglio arrivare a diverse generazioni così come è riuscito a fare Vasco Rossi. La musica è comunicazione, a volte l’intenzione che c’è dietro alle parole è più importante delle parole stesse. Svilupperò questo sound, mi piace parecchio. L’anima resterà sempre la stessa, nell’album ci sono diverse zone comfort per i fan della prima ora. Ovviamente è rimasta anche quella disperazione che è squisitamente connessa alla mia sfera caratteriale. I miei brani non sono quasi mai dediche, sono pensieri e stati d’animo che voglio immortalare, non mi interessano i singoli, non mi interessano le mode, faccio quello che mi piace e voglio semplicemente dire la mia. In questo mercato che mastica e sputa, il mio obiettivo è lasciare il segno.

Il tour sarà il riflesso esatto del disco, sarà all’insegna del cambiamento. Sto preparando uno show diverso, avrò una band. Porteremo una nuova ondata di musica diversa. Molti dei nuovi brani sono proprio nati per il live. Per il discorso legato alla mia possibile partecipazione nella veste di giudice a X Factor, tutti ne parlano ma io non ne so nulla al momento. Sarebbe bello però, ho trascorso una intera giornata con Mara Maionchi e mi sono divertito molto.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco, prodotto da Fabrizio Ferraguzzo e Boss Doms: “Rolls Royce”; “C’est la vie”; “Cadillac”; “Je t’aime” (feat. Coez); “Zucchero”; “1969”; “Roma” (feat. Simon P); “Sexy Ugly”;“Delinquente”; “Scusa”.

Al via domani, venerdì 12 aprile, l’instore tour durante il quale l’artista attraverserà l’Italia per incontrare i fan e firmare le copie del nuovo album

Questi gli appuntamenti confermati:

Venerdì 12 aprile (ore 17:00) a Milano – Mondadori Megastore (Piazza Duomo, 1)

Sabato 13 aprile (ore 14:30) a Genova – La Feltrinelli (Via Ceccardi, 16)

Sabato 13 aprile (ore 18:00) a Torino – Mondadori Bookstore (Via Monte di Pietà, 2 ang. Via Roma)

Domenica 14 aprile (ore 14:30) a Verona – La Feltrinelli (Via Quattro Spade, 2)

Domenica 14 aprile (ore 18:00) a Stezzano (BG) – Media World c/o CC Le Due Torri (Via Guzzanica, 62/64)

Lunedì 15 aprile (ore 15:00) a Firenze – Galleria Del Disco (sottopassaggio Stazione Santa Maria Novella)

Lunedì 15 aprile (ore 18:00) a Lucca – Sky Stone & Songs (Piazza Napoleone, 22)

Martedì 16 aprile (ore 17:00) a Roma – Discoteca Laziale (Via Mamiani, 62)

Mercoledì 17 aprile (ore 16:30) a Bari – La Feltrinelli (Via Melo, 119)

Venerdì 19 aprile (ore 15:00) a Forlì – Mondadori Bookstore c/o CC Mega (Corso della Repubblica, 144)

Venerdì 19 aprile (ore 18:00) a Bologna – Semm Music Store & More (Via Oberdan, 24F)

Sabato 20 aprile (ore 14:30) a Varese – Varese Dischi (Galleria Manzoni, 3)

Sabato 20 aprile (ore 18:00) a Como – F.lli Frigerio Dischi (Via Garibaldi, 38)

Giovedì 2 maggio (ore 15.00) a Napoli - La Feltrinelli Stazione Centrale (Piazza Garibaldi)

Giovedì 2 maggio (ore 18.00) a Salerno - La Feltrinelli (Corso Vittorio Emanuele 230)

Venerdì 3 maggio (ore 16.30) a Foggia – Mondadori Bookstore (Via Guglielmo Oberdan, 9-11)

Dal 3 ottobre ACHILLE LAURO arriverà nei club con il “ROLLS ROYCE TOUR”.  Queste le date confermate:

3 ottobre al Tuscany Hall di Firenze

4 ottobre all’Atlantico Live di Roma

7 ottobre al Fabrique di Milano

10 ottobre al PalaEstragon di Bologna

11 ottobre al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO)

13 ottobre alla Casa della Musica di Napoli

 

 

 

Ultimo presenta “Colpa delle Favole”: un disco coerente, genuino, autentico. Intervista

ultimo - colpa delle favole

ultimo – colpa delle favole

Esce oggi “Colpa delle Favole” il terzo album di Ultimo. A soli 23 anni, Niccolò Moriconi pubblica l’ultimo capitolo di una trilogia che l’ha subito consacrato cantautore di successo. La sua genuinità, l’approccio autentico alla scrittura, la capacità di creare profonda connessione empatica con il pubblico sono gli elementi chiave che stanno alla base di una carriera subito fulminante. Solo nel 2017 usciva “Pianeti” con cui ultimo raccontava la sua rabbiosa ricerca di un posto nel mondo. Poi con “Peter Pan” l’artista racconta la conquista del successo e ora con “Colpa delle favole” Ultimo mette a nudo la sensazione di dover fare i conti con tutto quello che è accaduto in maniera tanto vorticosa.

Il file rouge che questo ragazzo ha scelto di perseguire è il concetto di coerenza: “Fin da piccolo ho sempre scritto e poi suonato in giro per Roma. Il successo, termine sempre molto insidioso, è arrivato tutto insieme ma non ho avuto il tempo di abituarmi a una crescita graduale. Questo di certo mi ha destabilizzato ma allo stesso tempo capisco e mi rendo conto di essere fortunato. Di certo però quando scendo dal palco Nicolò e Ultimo rimangono sempre la stessa persona”, ha raccontato Ultimo in occasione della presentazione del disco “Colpa delle Favole”.

“Fateme cantà” è il suo mantra, l’antidoto per ridare senso alle cose importanti della vita. Ed è per questo che le polemiche seguite alla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo per il secondo posto conquistato con “I tuoi particolari” in questo momento lasciano il tempo che trovano. Alle porte c’è un tour completamente sold out e una clamorosa data allo Stadio Olimpico di Roma, denominata giustamente “La Favola”.

“Quante volte sono andato allo stadio di Roma. In genere suonare nella mia città è già di per se emozionante, non sono mai nemmeno riuscito a immaginarmi che un giorno ci sarei stato io su quel palco. Spero di reggere l’emozione e fare del mio meglio. Sicuramente ci saranno degli ospiti ma è tutto in work in progress”, anticipa Ultimo che, intanto nell’album si toglie la soddisfazione di inserire “Piccola stella”, la primissima canzone scritta a soli 14 anni quando era ancora in terza media, quando era ancora arrabbiato col mondo, quando ancora non era forse conscio del fatto che la sua sensibilità l’avrebbe portato a trovare una chiave di scrittura tanto intensa ed efficace.

Non costringo me stesso ad essere sempre lo stesso artista, mi piace spaziare, tenermi stretto i miei tempi, i miei spazi, i miei affetti, ci tengo a portare i dettagli nei contesti in cui si fanno grandi cose. Anche se è vero che se tornassi indietro cercherei di essere meno bastian contrario, di oppormi meno alle cose e di avercela meno con tutti. Ad oggi quello che conta di più per me è essere coerente. Ecco perché ho scelto, tra le altre cose, di non fare un instore tour: sarebbe stato conveniente sia per me che per la mia etichetta discografica ma ho scelto di rispettare le persone che mi seguono. Se uno vuole vedere un artista che apprezza è giusto che vada a sentirlo dal vivo, non ha senso fare ore di fila solo per una foto. D’altronde il disco s’intitola “Colpa delle favole” perché nasce dal fatto che mi piace illudermi, immergermi nei sogni, scontrare il quotidiano disincanto col sogno. Le favole sono un bel contesto in cui muoversi ma vanno accettate nella loro totalità. Magari sono solo troppo fragile per dare la colpa a me stesso. Cerco evasione non so verso dove o da cosa, dentro di me c’è un casino interiore che si basa su qualcosa che non esiste, un po’ come ho cercato di raccontare in “Rondini al guinzaglio” anche se non so nemmeno io a chi mi rivolgo in questa canzone.

Non riesco a parlare di cose di cui non vorrei parlare, mi viene automatico cercare di essere anche nelle canzoni. La coerenza è la prima cosa che la gente nota in un brano. La vita va in parallelo con quello che l’artista ha scritto. Sono sincero nel dire che a volte sento che la situazione mi sfugge di mano, sento che non è sempre facile, mi sembra di non avere le mani abbastanza grandi per controllare quello che ho intorno. Bisognerebbe essere più incoscienti, cercare meno consapevolezze perché tanto non ce ne sono. Dovremmo provare tutti ad essere un po’ più spensierati.

Video: Ultimo presenta “Colpa delle favole”

Per me il sogno non è conquista bensì è riuscire a mantenere la conquista, una prospettiva molto più ambiziosa. Io penso che sia meglio stare sotto un ponte senza un piano b e inseguire a oltranza il piano a. Inseguire il sogno è il sogno stesso. Lo stimolo alla vita è pensare che ci sia un domani, fermo restando che in tutta questa rincorsa la tristezza non debba essere nascosta. Tutti siamo malinconici, non ha senso nasconderlo. A questo proposito mi viene in mente Kurt Cobain. A 16 anni ascoltavo tutti i giorni, tutto il giorno Nevermind. C’era dentro una disperazione così profonda, mai urlata, che mi ha segnato per sempre. Negli anni ho ascoltato tantissimo Vasco Rossi, Antonello Venditti, De Gregori, Claudio Baglioni. A proposito di maestri cantautori, Venditti mi sta aiutando molto. Ogni volta che voglio lo chiamo ed è sempre disponibile. Cerca di darmi buoni consigli, ha visto molte più cose di me e gli sono davvero grato. In ogni caso ascolto molta musica anche adesso, mi piace molto Calcutta, mi sembra uno senza veli, sincero. Mi piace ascoltarlo, mi emoziona.

Tornando ad oggi, credo che sia fondamentale non mettere barriere tra il foglio e se stessi. Le persone capiscono se sei sincero. I miei amici del parcheggio non conoscono bene le mie canzoni e mi sta bene così. Siamo molto schietti e pensiamo alle cose concrete della vita. Dopo lo stadio mi fermerò per un po’. Cercherò di fare sempre meno e di usare la musica come uno strumento minimale, di dire molto di più usando meno parole e più concetti. Ovviamente se mi usciranno ancora canzoni come queste, andrà bene lo stesso, farò sempre quello che mi riesce di fare senza forzarmi. Un piano b non ce l’ho e non l’ho mai avuto. Mi piacerebbe studiare filosofia, mi affascina la psicoanalisi e mi piace l’approccio istintivo all’arte. L’apice del benessere è mangiare in compagnia di amici anche se per come sono fatto io mi sembra sempre che il tempo appena trascorso abbia un peso e una durata decisamente maggiore. Se guardo a un anno fa mi sembra che ne siano passati trenta ma è semplicemente una questione di carattere. Il passato è bagaglio, portarselo in spalla è la soddisfazione più grande.

Raffaella Sbrescia

“LA FAVOLA”

 

Dai live nei piccoli locali del 2018, ai club, per arrivare ai palasport, Ultimo, con oltre 300.000 biglietti venduti complessivamente fino ad oggi, chiuderà la tournée con“La Favola”, una speciale data evento il 4 luglio 2019che lo vedrà protagonista all’Olimpico di Roma, e sarà il più giovane artista italiano a esibirsi in uno stadio. Questo appuntamento dal vivo sarà preceduto da una data zerosabato 29 giugno 2019 allo Stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro (UD).

 

Prima del live allo Stadio Olimpico, Ultimo si esibirà sul palco di Locarno, sabato 15 giugno 2019, nell’ambito delConnection Festival presso Piazza Grande.

CALENDARIO DATE

 

COLPA DELLE FAVOLE TOUR”

Giovedì 25 aprile 2019 || Vigevano (PV) @ Palasport – DATA ZERO SOLD OUT

Sabato 27 aprile 2019 || Eboli (SA) @ PalaSele – SOLD OUT

Martedì 30 aprile 2019 || Bari @ PalaFlorio – SOLD OUT

Domenica 5 maggio 2019 || Firenze @ Mandela Forum – SOLD OUT

Lunedì 6 maggio 2019 || Firenze @ Mandela Forum – SOLD OUT

Mercoledì 8 maggio 2019 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Venerdì 10 maggio 2019 || Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena – SOLD OUT

Domenica 12 maggio 2019 || Ancona @ PalaPrometeo – SOLD OUT

Giovedì 16 maggio 2019 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum - SOLD OUT

Venerdì 17 maggio 2019 || Jesolo (VE) @ Palazzo del Turismo – SOLD OUT

Martedì 21 maggio 2019 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Mercoledì 22 maggio 2019 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Venerdì 24 maggio 2019 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Sabato 25 maggio 2019 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Martedì 28 maggio 2019 || Napoli @ Teatro PalaPartenope – SOLD OUT

Mercoledì 29 maggio 2019 || Napoli @ Teatro PalaPartenope – SOLD OUT

Venerdì 31 maggio 2019 || Torino @ Pala Alpitour – SOLD OUT

Domenica 2 giugno 2019 || Acireale (CT) @ Pal’Art Hotel – SOLD OUT

Lunedì 3 giugno 2019 || Acireale (CT) @ Pal’Art Hotel – SOLD OUT

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LIVE @CONNECTION FESTIVAL

Sabato 15 giugno 2019 || LOCARNO @ Connection Festival c/o Piazza Grande

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LA FAVOLA”

Sabato 29 giugno 2019 || Lignano Sabbiadoro (UD) @ Stadio Teghil – DATA ZERO

Giovedì 4 luglio 2019 || Roma @ Stadio Olimpico – SOLD OUT

Fiorella Mannoia presenta Personale: “Con questo album metto a fuoco la mia visione del mondo”

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Esce oggi “Personale”, il nuovo album di inediti di Fiorella Mannoia. Un lavoro che mette in luce la visione del mondo di una interprete magnetica, una sintesi di temi e argomentazioni di caratura contemporanea, un modo elegante e fiducioso di militare in questa epoca controversa. Fiorella Mannoia seleziona autori importanti, tra tutti Ivano Fossati in “Penelope”: Ivano non è mai mancato nei miei dischi, ha anche scritto musiche su miei testi, questa volta però il brano è tutto suo. Per me è stato come un ritorno al futuro, mi ha fatto pensare all’Ivano di “Panama” con un assolo di Antonello Salvi alla fisarmonica che ha reso questo brano una perla perfetta. Sarò molto divertente da suonare ai concerti, spiega Fiorella che lascia incredibilmente l’ultima traccia del disco nelle mani di un autore “sconosciuto” e lo fa perché il brano “Creature” è una vera e propria bomba, come lei stessa racconta: La collaborazione con Antonio Carluccio è avvenuta per caso, a disco chiuso. Io e Carlo di Francesco (produttore del disco ndr) abbiamo ritardato la consegna del lavoro per questa canzone. Non conoscevo l’autore, bensì lo conosceva Carlo. Non avrei potuto cantare io questo brano, un po’ per la pronuncia un po’ perché parla di una dimensione che non ho mai vissuto sulla mia pelle, eppure me ne sono innamorata e l’ho voluto a tutti i costi nel disco. Ho voluto fare come si fa ai concerti quando diamo spazio a cantanti emergenti in apertura, stavolta ho voluto farlo in un disco e spero che questa iniziativa venga intrapresa più spesso anche dai miei colleghi. Mi sono ispirata al “caffè sospeso” di Napoli ecco perché la chiamo “canzone sospesa”.
MANNOIA foto di Francesco Scipioni

MANNOIA foto di Francesco Scipioni

In questo album ho scritto di meno che nel precedente, sono e resto un’interprete fermo restando che durante questo tempo ho continuato a scrivere, semplicemente quello che ho scritto io non era bello come i brani che mi sono stati proposti. Certo in questi brani si parla di tempi importanti così come spesso ne ho affrontati in prima persona senza pentirmi mai. Non ci può essere pentimento nella speranza in qualcosa, si possono sbagliare le valutazioni ma non bisogna pentirsi dell’essersi esposti. In questo momento più che pentita sono arrabbiata, ecco. Quello che vedo intorno a me è che i giovani hanno paura del futuro, non sanno che prospettiva potranno avere eppure in questo clima così controverso e ricco di odio, vedo dei focolai di ribellione, si sta muovendo qualcosa, si sta risvegliando un senso civico che si era a lungo assopito, i giovani sono disillusi dalla politica ma quando c’è qualcosa di concreto per cui battersi, io li vedo scendere in piazza.
A proposito di passione, dal mio canto, sono circa due anni che in maniera del tutto naturale e senza pretese, mi sono avvicinata alla fotografia. Non avrei mai pensato di potermi appassionare così tanto, avevo aperto una pagina Instagram sotto falso nome in cui pubblicavo i miei scatti, lo facevo per pura passione e ne ho sempre avuto pudore. Poi ad un certo punto i miei collaboratori le hanno notati e mi hanno spinto a metterli nel disco. Di certo non sono le foto più belle ma sono quelle che, a mio avviso rispecchiano i testi delle canzoni. Ecco perché “Personale” è la mia visione del mondo. La fotografia ha cambiato la mia percezione della realtà: un volto, un taglio, una prospettiva possono in qualche modo bilanciare anche un sentimento . Ecco perché questo album è un lavoro sull’amore nel senso più ampio del termine. Il brano manifesto è “L’amore al potere”, un testo in romanesco scritto da Luca Barbarossa in cui poche intense parole sintetizzano il desiderio di infondere speranza: “Co’ le carezze famo opposizione”.
Combatto questo clima di odio internazionale, cercando di combatterne soprattutto il linguaggio. Le parole sono pericolose, sono armi con cui si stuzzica la pancia di vive i problemi, di chi ha la vocazione allo slogan, di chi altrimenti certe cose non le direbbe per pudore e che in questo modo si sente autorizzato a dire. Espormi fa parte di me, non ce la faccio a tenere la bocca chiusa, prima di essere una cantante sono una cittadina. In America i cantanti si espongono senza problemi, perché invece in Italia questo fa scalpore? Nel terzo millennio noi donne siamo ancora nella condizione di farci sentire e dover scendere in piazza, ci sono ancora troppe cose da ribadire e cose per cui lottare. Alle giovani donne dico soltanto di non sottomettersi mai. Combattiamo il maschilismo e reagiamo a questo clima da Medioevo.
 Raffaella Sbrescia
La tracklist di “PERSONALE”:“Il peso del coraggio”, “Imparare ad essere una donna”, “Riparare”, “Smettiamo subito”, “L’amore è sorprendente”, “Il senso”, “Un pezzo di pane”, “Penelope”, “Resistenza”, “Anna siamo tutti quanti”, “Carillon”, “L’amore al potere” e“Creature” (Bonus Track “Canzone Sospesa” con Antonio Carluccio).
Dal 29 marzo, giorno dell’uscita di “PERSONALE”, Fiorella incontra il pubblico durante alcuni appuntamenti instore: il 29 MARZO a La Feltrinelli di ROMA (Via Appia – ore 18.00); il30 MARZO a La Feltrinelli di NAPOLI (Piazza dei Martiri – ore 18.00); il 31 MARZO a La Feltrinelli di MILANO (Piazza Piemonte – ore 17.00); il 2 APRILE a La Feltrinelli diTORINO (Stazione di Porta Nuova – ore 18.00); il 3 APRILE a La Feltrinelli RED di FIRENZE (Piazza della Repubblica – ore 18.00); il 4 APRILE a La Feltrinelli di BARI (Via Melo 119 – ore 18.00).
A maggio, invece, partirà il “PERSONALE TOUR” che vedrà Fiorella protagonista sui palchi dei teatri italiani e di alcune delle più suggestive e magiche location della penisola per presentare dal vivo il suo nuovo progetto discografico.
Queste le date di “PERSONALE TOUR”, prodotto e organizzato da Friends & Partners:
7 maggio – FIRENZE – Teatro Verdi
8 maggio – PARMA – Teatro Regio
11 maggio – TORINO – Auditorium Del Lingotto
12 maggio – BRESCIA – Gran Teatro Morato
14 maggio – MILANO – Teatro Degli Arcimboldi
15 maggio – BOLOGNA – Europauditorium
17 maggio – TRIESTE – Teatro Rossetti
18 maggio – PADOVA – Gran Teatro Geox
20 maggio – CESENA – Nuovo Teatro Carisport
23 maggio – ROMA – Auditorium Parco della Musica
25 maggio – BARI – Teatro Team
27 maggio – NAPOLI – Teatro Augusteo
16 luglio - S. LEUCIO (Caserta) – Cortile del Belvedere
29 luglio – ROMA – Cavea – Auditorium Parco della Musica
5 agosto – CINQUALE (Massa Carrara) – Arena della Versilia
6 agosto – FOLLONICA (Grosseto) – Arena Parco Centrale
8 agosto – PORTO RECANATI (Macerata) – Arena B. Gigli
9 agosto - PESCARA - Teatro D’Annunzio
11 agosto – LECCE - Piazza Duomo - NUOVA DATA
17 agosto - TAORMINA (Messina) - Teatro Antico
22 agosto – SOVERATO (Catanzaro) – Summer Arena
3 ottobre – MILANO – Teatro Degli Arcimboldi
5 ottobre – TORINO – Teatro Colosseo
7 ottobre – NAPOLI – Teatro Augusteo
15 ottobre – GENOVA – Teatro Carlo Felice
18 ottobre – FIRENZE – Teatro Verdi
22 ottobre – BERGAMO – Teatro Creberg
24 ottobre – SANREMO – Teatro Ariston
27 ottobre – BOLOGNA – Europauditorium
I biglietti per le date del tour sono disponibili in prevendita su TicketOne.it e nei punti vendita autorizzati (per infowww.friendsandpartners.it).

Nesli presenta il nuovo album “Vengo in pace”. Intervista

Nesli

Nesli

Torna Nesli con il un nuovo album, Vengo in pace in uscita per Polydor / Universal Music, che chiude idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. Un percorso musicale alla ricerca di una serenità e di un equilibrio interiore passando attraverso il peggio di sé. Per dare vita a questo unico discorso musicale Nesli, affiancato dal suo produttore, Brando, ha lavorato senza sosta in cinque diversi studi di registrazione dando ad ogni canzone il giusto habitat. Anche per questo è stato naturale il ritorno ad un cantato fatto di quelle ritmiche serrate che lo hanno sempre contraddistinto, dove sono le parole a piegare la musica e adattarla al concetto e non il contrario.

 Ecco cosa ci racconta l’artista:
“Questo è il mio decimo disco in studio, un fatto per niente scontato per chi fa il mio lavoro, oltre ad avere la giusta credibilità per farlo, trovare una struttura che creda in quello che dici e che fai, trovare gente che produca le tue idee. Sono felice perché il concept e il titolo del disco rispecchiano chi sono io adesso in questo momento. In genere passa diverso tempo tra quando scrivi delle canzoni e quando poi le pubblichi. In questo caso, invece, l’album è un’istantanea perfetta. Vengo in pace in tempi di guerra e ho ritrovato uno spirito selvaggio. Molti miei colleghi vivono benissimo la pressione, io invece la rifuggo. Difendo me stesso e quello in cui credo. Mi sono lasciato andare alle canzoni, senza una logica precisa. Nel disco non do mai un giudizio, faccio il cantautore, il mio lavoro sono le parole. Per questa ragione, la guerra che intendo io si riferisce alla violenza verbale, la possibilità di ferire, di creare nuove turbe, di creare nuove patologie. Vengo da una scuola che mi ha forgiato e che mi allontana dal cantautorato politico. Ho la fortuna di venire da un passato appena analogico ma sono approdato ad una liquidità totale. Pur non essendo un anziano della musica, sono in un limbo. Tra i miei fans ci sono i giovanissimi ma anche i miei coetanei, la risposta la trovo durante i concerti, è alle persone che vengono ad ascoltarmi dal vivo che mi rivolgo con le mie canzoni.
La canzone a cui sono più legato in questo disco è “Ma che ne so”. La risposta leggera di uno che viene in pace, il brano rappresenta il mio mondo musicale, la sonorità che viene dietro a quello che dico. I tre brani “Immagini”, “Maldito” e “Le cose belle” nascono invece dalla medesima esigenza di raccontare un disagio. Mi piace poter essere motivo di riflessioni e allo stesso tempo raccontare in maniera infastidita certe situazioni che vedo e osservo da vicino.
Nesli

Nesli

Gli ultimi 4 anni della mia vita sono stati importati per la mia carriera: ho vissuto un cambio di rotta artistica, mi sono messo in gioco, credevo e credo in tutto questo questo. Mi piace rischiare e l’ho fatto sempre spinto da una enorme passione che ancora ho nel fare musica e nel divulgare un messaggio. Ho distrutto, creato, mettendoci sempre la faccia in maniera pubblica. Ho fatto due Festival di Sanremo in tre anni, ci sono andato da cantautore e anche lì ci sono andato rischiando anche se non ero del tutto pronto. Volevo che la gente potesse vedere tutto questo grande entusiasmo che ho, ho cercato di trasmettere chi sono. Io sono l’antipop come individuo, ci metto un po’ a entrare nei discorsi, sembro oscuro e spigoloso ma non lo sono.
Anche in questo album ho scelto di metterci il tutto per tutto, abbiamo lavorato in diversi studi di registrazione ma il disco non è una montagna russa, anzi è molto lineare. Abbiamo veicolato bene la voce, sono riuscito a trovare una quadra giusta e a seguire il flusso delle canzoni. Andrò in tour praticamente in contemporanea con l’uscita di questo nuovo lavoro, mi piace questa idea di promuovere il disco live di cui canterò ben 9 pezzi su 11. Sarà interessante vedere la reazione della gente di fronte a canzoni che non conoscono. Da maggio invece partirà direttamente il tour estivo nelle piazze, un’esperienza tosta che però mi piace molto.
Non c’è una ragione particolare per cui mi senta in pace, c’è stato un momento in ci ero così inqueito che un giorno, all’improvviso, mi sono svegliato e mi sentivo bene. E’ stato come aprire gli occhi e accorgersi di tante cose. Non scindo il mio essere cantautore dal mio essere umano. Sono qui e vi tendo la mano”.
Raffaella Sbrescia

Instore tour:

21/03 – ROMA – Instore al Largo Venue in occasione del concerto

22/03 – NAPOLI – Mondadori Via Luca Giordano h. 18:00

24/03 – MILANO – Mondadori Duomo h. 17:30 –

25/03 – TORINO – Feltrinelli Stazione h. 18:00

27/03 – PADOVA – Mondadori Piazza dell’insurrezione

28/03 – FIRENZE – Instore all’Auditorium Flog in occasione del concerto

30/03 – STEZZANO (BG) – CC Le Due Torri h. 17:00

Intervista ai Canova: Con “Vivi per sempre” continuiamo il nostro percorso di crescita

Canova

 

Esce venerdì 1 marzo, per Maciste Dischi/distribuito da Artist First, “VIVI PER SEMPRE” il nuovo disco dei Canova.

VIVI PER SEMPRE” non ha un destinatario unico: è un augurio, un imperativo, una speranza. Le nove canzoni che compongono il nuovo lavoro della band oscillano tra il pop super catchy e un rock  più ruvido  e spesso. Variegati anche i temi: si va dalle notti insonni, le rincorse, le sigarette, le bevute, alle domeniche noiose, all’infanzia, alla vita da tour, fino al male di vivere.

Intervista

Bentrovati Canova, come state? Da cosa nasce questo nuovo progetto musicale?

Vivi per sempre” vuole essere il proseguimento naturale del disco precedente. Ci piace l’idea di vedere i nostri dischi sotto la stessa luce, come passaggi naturali di un percorso omogeneo.

Tutto il nostro lavoro si basa sulla verità e sull’autenticità. Anche per la copertina dell’album non abbiamo voluto chiuderci in studio, ci siamo messi a spulciare instagram per ore finché l’immagine di questo cane si è stampata in testa. La sua espressione enigmatica racchiude lo spirito del disco: un po’ stralunato, un po’ innamorato, un po’ smarrito. L’abbiamo scelto andando anche oltre le nostre stesse aspettative. La foto è in analogico, ci ricollegava al nostro amore per il vintage, la fotografa è una ragazza tedesca che l’ha scattata per caso durante un viaggio in Sud Africa. Pensiamo che questo sia il miglior modo per dare verità a quanto facciamo, lontani da un mondo di plastica. In linea generale, queste nuove canzoni rientrano in un percorso unico, ci piace l’idea che possano offrirci la possibilità di fotografare momenti diversi in successione.

Come pensate di trasformare tutta questa energia sul palco?

La “botta” live è una cosa a cui teniamo molto. Le canzoni saranno esattamente queste, non le stravolgeremo, abbiamo registrato il disco in pochi mesi abbiamo molta voglia di suonarli dal vivo. In scaletta ci saranno solo brani nostri, abbiamo un approccio molto naturale alle cose, il nostro intento sarà creare una sinergia estemporanea.

Un po’ come è capitato con le ospitate di tanti colleghi/amici sul palco durante lo scorso tour?

Certo, le collaborazioni nascono sempre da una birra bevuta insieme. Brunori SAS si è esibito con noi all’Alcatraz dopo una serata trascorsa in compagnia. Lo stesso è accaduto con Lo Stato Sociale e Gazzelle.

Avete dichiarato che c’erano molte canzoni pronte, come mai ne avete scelte solo nove?

Partiamo dal presupposto che a noi piace l’idea dell’album come percorso d’ascolto. Non siamo fan dei progetti one shot, non siamo una band da singoloni, abbiamo quindi cercato di dare una coerenza al progetto senza scardinarne la varietà. Le canzoni rimaste nel cassetto troveranno sicuramente il modo di vedere la luce, non ci sono dubbi.

Come mai la title track si differenzia in modo così netto dagli altri brani in tracklist? Il messaggio è disturbante, l’avete definita un inno all’apatia…

Vivi per sempre” è una canzone pesante, pensata per sentirsi male. La sensazione che lascia addosso è come se mancasse qualcosa. Volevamo comunicare una grande depressione, il mood non è di quelli catchy, l’obiettivo è creare un punto di domanda, un punto di vista esterno.

canova

canova

Cosa ci dite di “Ho capito che non eravamo”?

Questo brano è un no sense, un momento più rilassato, privo di dietrologie. Questa vorrebbe essere una canzone sulla fine di una relazione, il tono è ironico, la finalità è avulsa da un significato particolare. Anche questo è un lato della nostra medaglia: se da un lato c’ è la spensieratezza, dall’altro c’è il totale smarrimento.

Quali sono i vostri gusti, i vostri ascolti, i vostri orizzonti?

Siamo molto legati alla nuova ondata generazionale sia come gusti, sia come percorso. Samo nati tutti allo stesso modo bene o male, abbiamo la stessa età, gli stessi ricordi e stesse influenze musicali. Brunori e Baustelle ci piacciono di più in assoluto. Siamo vicini a Calcutta, Ex Otago, The Giornalisti, Gazzelle, Motta anche se siamo convinti che con la naturale evoluzione della carriera di ciascuno, le strade di divideranno anche in base al gusto e al sound di ciascuno.

Cosa ne pensate del Festival di Sanremo?

Il mondo della competizione è un po’ pericoloso, viene presentato come un gioco ma alla fine non lo è. Quello che conta è portare in gara una canzone in cui si crede fortemente anche se inevitabilmente si tratta di mettere in competizione quello che fai. Si tratta di un discorso delicato ma non escludiamo che un domani potremo partecipare.  Musica e competizione per noi viaggiano separati, devi avere le spalle grosse, una carriera e non sovrastrutture esterne. Deve arrivare il momento giusto.

Da dove arriva “Goodbye goodbye”?

Prima di finire il disco ci siamo regalati un viaggio a Londra, tutto arriva dal mondo british. Visto che in realtà abbiamo trovato una città molto globalizzata, siamo rimasti molto delusi da questo viaggio. L’unica parentesi da estasi è stata la visita agli Abbey Road Studios. Temiamo che Milano possa diventare come Londra tra 20 o 30 anni, abbiamo paura di perdere di noi stessi, la nostra forma canzone. Ci si sente sviliti, privati della propria identità e non vorremmo mai che questo accadesse.

Se doveste ripensare all’esibizione del Primo Maggio a Roma e alla chiusura del tour all’Alcatraz, che tipo di ricordi vi verrebbero in mente?

In genere non ci guardiamo molto indietro, si tratta di scorie positive. Con questo disco abbiamo capito quali sono i nostri punti di forza e cosa ci piace fare. Il live è il nostro momento massimo di espressione, siamo una band da sala prove, andiamo in sala spesso e volentieri, siamo maniacali, ci piace incontrare live chi ascolta la nostra musica, non siamo grandi comunicatori social.

 Raffaella Sbrescia

 

Tracklist del disco:

  1. Shakespeare
  2. Domenicamara
  3. Goodbye goodbye
  4. Ramen
  5. Per te
  6. Ho capito che non eravamo
  7. Groupie
  8. 14 Sigarette
  9. Vivi per sempre

 

La giovane band milanese che nel 2017 ha vinto il premio KEEPON LIVE come miglior nuova realtà dal vivo e il premio M.E.I. come miglior esordio italiano, partirà ufficialmente il 20 marzo 2019 dall’Alcatraz di Milano, lo stesso luogo dove si chiuse, il 31 gennaio 2018, con uno speciale concerto sold out, il lungo tour di “ Avete ragione tutti” che seguì l’uscita del disco d’esordio che contiene i singoli “Vita Sociale” (disco d’oro) e “Santamaria”.

I biglietti per tutte le date sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati. Il tour è organizzato da Magellano Concerti    (www.magellanoconcerti.it). Di seguito le date confermate:

13 marzo 2019 – PERUGIA/Afterlife (Data Zero)

20 marzo 2019 – MILANO/Alcatraz 

22 marzo 2019 – VENARIA REALE (TO)/Teatro Della Concordia 

26 marzo 2019- PADOVA/Gran Teatro Geox 

28 marzo 2019 – ROMA/Atlantico 

29 marzo 2019- NAPOLI/Casa Della Musica

30 marzo 2019 – MODUGNO (BA)/Demodé

03 aprile 2019 – FIRENZE/Obihall Teatro Di Firenze 

05 aprile 2019 – BOLOGNA/Estragon

 

Argento vivo: Daniele Silvestri scuote le coscienze e si prepara al nuovo album

Daniele Silvestri

Daniele Silvestri

“Argento vivo” è il brano con cui Daniele Silvestri, cantautore di punta dello scenario musicale italiano ha partecipato al 69 esimo Festival di Sanremo vincendo il premio della critica Mia Martini, il premio della sala stampa Lucio Dalla e il premio per il miglior testo Sergio Bardotti. La sua canzone, cantata con il bravo rapper Rancore e scritta anche insieme a Manuel Agnelli che, nella versione radio edit del brano, squarcia il petto in due, tratta un argomento scomodo, spesso insondabile, quale è quello dell’adolescenza.

“Argento vivo” fa da preludio all’atteso nuovo album dell’artista che, negli anni, ha dimostrato una profonda sensibilità, un affamato spirito di ricerca e una particolare attenzione alla costruzione del testo.

Abbiamo incontrato Daniele Silvestri durante la settimana festivaliera e, ancora una volta, è stata l’occasione per toccare diversi argomenti che ci hanno lasciato numerosi spunti di riflessione.

«Ho letto commenti di ogni genere per Argento vivo, racconta Daniele. Me l’aspettavo ed è giusto. Il brano non vuole avere un lieto fine, si tratta di un tentativo di entrare nella parte più nera di un sedicenne. “Argento vivo” è la fiamma che qualunque adolescente deve avere dentro di sé. Quando pensi che la fiamma possa spegnersi, sei di fronte a un fatto inaccettabile. Volevo che tutti potessero concentrarsi ad ascoltare parole scomode. La batteria è il motore pulsante, il grimaldello che caccia ogni singola parola dentro le orecchie di chi ascolta. Il raggio di sole è affidato a poche note distese in brevi passaggio del brano.

Sul palco ho passato il testimone a Rancore, un artista che ha un’energia che io non ho mai avuto in questa forma. Non sono stanco, soprattutto non lo sono in questo nuovo disco. Ho seguito un intento narrativo, mi sono lasciato guidare da un’ambientazione precisa, ho voglia di immergermi nella realtà e guardare le cose da vicino. In “Acrobati” ero più poetico, volavo più in alto, ero più poeta che politico, ora sono tornato con i piedi per terra e con la voglia di sporcarmi le mani toccando le cose da vicino.

Sono padre di 3 figli adolescenti, ho visto succedere qualcosa, questo è lo schiaffo che voglio dare nel mostrare certe cose. La scuola ha cercato di adeguarsi al mondo che cade con pochi fondi e pochi strumenti. Le istituzioni dovrebbero considerare la scuola in un altro modo, io sono un nostalgico, sono abituato a vedere lo Stato che educa e cresce i suoi figli, sarei un cieco a non vedere come invece vivono i nostri ragazzi. C’è qualcosa di innaturale nello stare fermo e seduto per ore di seguito. Qui vi invito a porvi delle domande, parlo agli adulti della mia generazione che hanno a che fare con i ragazzi, l’obiettivo ultimo è avere qualcosa da offrire e che sblocchi questo meccanismo. Una delle prime cose che dobbiamo imparare a fare da genitori è ascoltare.

Ho scelto di portare il brano in gara con l’idea di dargli vita anche oltre, nella maggior parte dei casi in cui l’ho fatto ho sempre trovato modi diversi per portare avanti la canzone. Lo stesso è accaduto anche alla canzone A bocca chiusa».

Accompagnato da una band di eccezionali musicisti,Daniele calcherà i grandi palchi dei palasport per la prima volta nella storia dei suoi live-tour dopo il memorabile successo in trio con Max Gazzè e Niccolò Fabi nel progetto “Il Padrone della Festa” e dopo lo spettacolare concerto-evento tenuto lo scorso anno con Manuel Agnelli, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi e Diodato, tutti suoi ospiti nelle oltre 3 ore di musica live “Le cose in comune”, che aveva entusiasmato il Forum di Milano.

Le date già in calendario sono: 19 ottobre 2019 Foligno(Pala Paternesi), 25 ottobre 2019 Roma (Palazzo dello Sport), 08 novembre 2019 Padova (Kioene Arena), 09 novembre 2019 Rimini (RDS Stadium), 15 novembre 2019 Bari (Palaflorio), 16 novembre 2019 Napoli(Palapartenope), 22 novembre 2019 Milano(Mediolanum Forum), 23 novembre 2019 Torino (Pala Alpitour).

 

 

 

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