Emma presenta Adesso: un album curato, intenso e consapevole. L’intervista

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Esce oggi 27 novembre “Adesso” (Universal Music). Il nuovo lavoro discografico di Emma Marrone è molto più di un semplice album, è la testimonianza tangibile di un inarrestabile percorso di crescita umana e artistica. Emma fa sul serio e lo fa con stile e competenza. Dalle tredici tracce che compongono l’album, in cui l’artista si è messa in gioco come autrice, interprete, musicista, produttrice lavorando fianco a fianco con il produttore Luca Mattioni, si evince una forte potenza espressiva ma soprattutto un sound davvero molto curato, coinvolgente e di respiro internazionale, frutto della collaborazione costante e generosa con il sound engineer Matt Howe che ha mixato l’album e che insieme a Mattioni ha sostenuto i desideri di un’artista pronta a sperimentare senza timori. Figlio di notti trascorse a lavorare, “Adesso” è l’album del canto consapevole, la polaroid di un’artista coraggiosa che sa quello che vuole e come ottenerlo.  Canzoni intense e sofisticate, ballate melodiche, groove elettronici si alternano in un susseguirsi di atmosfere che cambiano di canzone in canzone. Oltre ad accogliere storie scritte interamente da Emma, come la title track “Adesso (Ti voglio bene)”, e condivise, come “Per questo paese” scritta con Amara, Cheope e Giuseppe Anastasi e “Il paradiso non esiste”, con Diego Mancino e Dario Faini, “Adesso” racchiude al suo interno tante firme importanti come quella di Giuliano Sangiorgi in “Facciamola più semplice”, Giovanni Caccamo e Alessandra Flora in “Finalmente”, Ermal Meta, che ha firmato rispettivamente con Dario Faini e Matteo Buzzanca i primi due singoli “Occhi profondi” e “Arriverà l’amore”, Alessandra “Naskà” Merola in “Che sia tu” e “Argento adesso”, i fratelli salentini Nicco e Carlo  Verrienti che hanno scritto “In Viaggio” e la traccia di chiusura “Poco prima di dormire”. Stefano “Zibba” Vallarino, Giulia Anania e Marta Venturini sono gli autori di “Io di te non ho paura” mentre  Ancora Diego Mancini e Dario Faini hanno scritto “Quando le canzoni finiranno”. “Adesso” è, in sintesi, il risultato di due anni di vita che Emma ci ha raccontato nella bellissima Suite di Palazzo dei Segreti a Milano.

Intervista

Perché “Adesso” arriva a distanza di due anni e mezzo da “Schiena”?

 Avevo bisogno di fare un disco in maniera diversa, per me stessa. Arrivo da cinque dischi in sei anni, dai concerti ai dvd a condivisione di palco con colleghi e amici. Il bello di questo disco è che ho avuto il tempo di amarlo, odiarlo, capirlo. La gente s’immagina la cantante che entra in studio, canta e impacchetta il disco invece non è così, mi sono presa tempo per entrare veramente dentro le canzoni. In questo disco non c’è nulla di forzato, ho ascoltato circa 400 provini, ho risposto a tutti e mi sono sentita libera di scegliere tra brani pop ad altri con contaminazioni indie, comprendendo anche canzoni prettamente cantautorali.

Cosa è cambiato in questo lungo periodo?

Parto dal presupposto che siamo tutti predisposti al cambiamento. Si cresce, si matura, si assumono consapevolezze diverse e nuove. Io mi sento cambiata rispetto a due anni fa. Ho voluto prendermi questo tempo per capire che direzione volessi prendere a fare delle scelte artistiche  precise. Ho voluto fermarmi e considerare il fatto che volessi comprendere a pieno il senso del mio lavoro. In linea più generale sono molto melodrammatica, passo dalla battuta che fa ridere tutti a momenti di vuoto e di sconforto. Ogni tanto per capire il senso delle cose devo andare proprio a picco. Se non accetti il confronto con i tuoi demoni non capirai mai l’importanza della luce, alla fine è tutto un lavoro di costruzione di se stessi. Il mio percorso mi ha portata ad essere coraggiosa, ma soprattutto coerente, perché il coraggio necessita per forza di coerenza. In questo disco il coraggio si sente. Abbiamo fatto un lavoro diverso, ed è anche per questo che ci ho messo un po’.

Quanto c’è di autobiografico in questo album?

A dire il vero, molto poco. In “Adesso (Ti Voglio Bene)” racconto quanto sia importante considerare gli affetti personali, il valore della famiglia e del “ti voglio bene” che, ho capito, spesso ci dimentichiamo di dire. Viaggiando ed essendo spesso fuori casa, capita che telefono mia madre o qualche parente. In questo caso, mi sono resa conto che non mi capitava spesso di dire “ti voglio bene”.  L’altro brano che mi è stato cucito addosso è “Poco Prima Di Dormire”, scritto dai fratelli Nicco e Carlo Verrienti, che hanno saputo scrivere un pezzo che sento davvero mio, che parla di me. Per il resto, canto storie di cui è mi è capitato di essere partecipe o di cui sono venuta al corrente per caso.

L’aspetto più sorprendente del disco è la cura maniacale dei suoni…

L’80 per cento dell’elettronica presente nel disco è tutta analogica, frutto di una ricerca manuale; ho portato all’esaurimento Luca Mattioni in una maniera incredibile. Abbiamo fatto diverse volte le 4 di notte in studio, il groove l’abbiamo ricreato con musicisti che hanno suonato dal vivo con chitarre, basti distorti, tastiere, batterie. Il tocco d’autore l’ha dato Matt Howe, un grande ingegnere del suono,  ci chiamava da Londra gasatissimo poi è venuto anche in Italia alle Officine Musicali di Pagani e alle 17.00  in punto ci preparava persino il thè!

Anche la grafica del progetto è importante?

Rompo l’immaginario della diva: ci sono diverse anime che coesistono. A 31 anni ho accettato il fatto di poter essere una figa anche io. Sono una ragazza che vive da sola e che quando torna da Milano a Roma svuota le valigie e stira per tre giorni di seguito. La copertina non è stata studiata, ero stanca e nervosa, volevo mostrare l’istinto e il sentimento che attraversa il progetto. Luisa Carcavale ha curato il progetto il modo eccellente e ha comunicato tutto il senso racchiuso in questo disco.

Durante la fase di produzione del disco, avevi già in mente alcune idee per i live? 

Si, sono due lavori che faccio contemporaneamente, penso subito a come potrei rendere il senso del brano a cui sto lavorando. Lo ritengo un lavoro fondamentale che non amo suddividere in fasi. Spesso mi capita anche di avere delle immagini improvvise, delle idee che poi cerco di proporre al team con cui lavoro e che cerco di realizzare sul palco. Non suonerei mai il disco così com’è, mi annoierei a morte.

Cos’è per te il palco?

Un  posto sacro. Sul palco comandano i backliners e i fonici. Il palco è di chi lo monta, di chi lo gestisce. In genere quando sono in tour alle 16.00 sono già al Palazzetto, quando andiamo in allestimento seguo la costruzione della struttura perchè voglio conoscerla a fondo…

Perché “Argento Adesso” è l’outsider del disco?

Non ha una costruzione standard e non sarà mai un singolo. Per la prima volta parlo di sessualità senza essere fuori luogo, anche le donne hanno le stesse esigenze degli uomini. Mi sono sentita molto sensuale nel cantarla e dal vivo sarà una super bomba così come è successo con “Schiena”, il brano durante il quale facevo robe pazzesche sul palco.

Com’è arrivato il brano di Giuliano Sangiorgi?

Le cose arrivano perché c’è un senso, c’è un bisogno, c’è un’attitudine, in generale comunque non chiedo mai niente a nessuno. Non era un obbligo una sua canzone, ci conosciamo da 15 anni ma non significava che dovesse scrivere anche per me. Un pomeriggio mi  ha chiamato e mi detto: “Ho scritto un brano per te, dammi la tua mail che te lo mando, se ti fa cagare dimmelo che non mi offendo”. Me l’ha mandato, l’ho ascoltato più volte, l’ho richiamato e gli ho detto: “Tranquillo, non mi fa cagare me lo tengo”. Tra le varie cose Giuliano mi ha anche lasciato la produzione del brano, mi ha detto: “ Fai quello che vuoi”;  anche Caterina Caselli mi ha fatto i complimenti.

“Per questo paese” è il brano a sfondo sociale…

Non è la prima volta che ci metto la faccia per parlare del sociale, l’ho fatto con “Non è l’inferno” al Festival di Sanremo, ho partecipato  a “Se non ora quando”, non è un segreto la mia amicizia con Concita de Gregorio. Mi sento rappresentante della categoria dei giovani che si rimboccano le maniche e fanno delle cose. Questo pezzo è una visione sociale di due donne di trent’anni, Amara mi ha mandato una mail con scritto: “In Italia lo puoi cantare solo tu”. Ho chiesto di inserire anche cose più toste e pragmatiche, ho cambiato il ritornello, ho aggiunto la strofa sull’omofobia e sui problemi delle coppie omosessuali. Niente di politico c’è tanto sociale, storie che conosco, storie di persone che studiano e lavorano e di cui non parla mai nessuno. Questo brano è anche un modo per dire” nonostante tutte le offese noi questo paese lo amiamo”. In un’Italia così esterofila è bello quando i giovani rimangono legati alla propria cultura.

“Io di te non ho paura” invece  è contro la violenza sulle donne

Il giorno dell’elezione di Papa Francesco ero in auto con alcune amiche a Roma, all’improvviso un uomo ha cominciato a picchiare una donna, nessuno interveniva, io sono scesa dalla mia auto e sono intervenuta a mani nude per poi riaccompagnare la donna a casa. Ho scelto questo brano perché della violenza sulle donne non si deve parlare solo il 25 novembre, bisogna ritornare un po’ all’educazione civica. Gli esempi valgono più delle parole.

Cosa ci dici di “Quando le canzoni finiranno”?

In questo brano la mia voce si lacera. Se dovessi suddividere il disco in capitoli, questo sarebbe quello del cinema. Mi immagino una grande Mariangela Melato che si esprime al massimo delle sue capacità. Mi  piacerebbe inserire un brano di questo album in un film che parla di qualcosa di vero e di forte.

 In “We Love Disney” hai cantato con Antonino una canzone di Aladdin. Qual è il tuo personaggio Disney  preferito?

Mi sento un po’ Dumbo, sicuramente non una principessa.

Hai pensato di cantare “Poco prima di dormire” a fine concerto?

Sì, sarà sicuramente la traccia che chiuderà il live durante il tour perché sembra quasi fatta apposta. Non a caso nella parte finale ci sono gli archi, le voci dei miei fan prese dal 3.0. e gli applausi di uno dei miei ultimi dvd. Sì, sarà il brano che chiuderà il tour e io me ne andrò piangendo dal palco.

Raffaella Sbrescia

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Le date confermate dell’#AdessoTour sono: 16 e 17 settembre (Forum di Assago, Milano), 23 e 24 settembre (PalaLottomatica, Roma) e 30 settembre e 1 ottobre (Pala Florio, Bari).

Gli appuntamenti con il tour instore sono: il 28 novembre al Centro Commerciale Porta di Roma (Roma), il 30 novembre al Centro Commerciale Campania di Marcianise (Caserta) e l’1 dicembre al Centro Commerciale Casamassima di Casamassima (Bari).

La tracklist del disco:

01. Adesso (Ti voglio bene)
02. Occhi profondi
03. Quando le canzoni finiranno  04. Facciamola più semplice
05. Finalmente
06. Arriverà l’amore
07. In viaggio
08. Io di te non ho paura
09. Per questo paese
10. Argento adesso
11. Il paradiso non esiste
12. Che sia tu
13. Poco prima di dormire

Video: Arriverà l’amore

Giuliano Crupi presenta “Possibilmente guardo il cielo”. L’intervista al cantautore

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Pubblicato lo scorso 28  Settembre 2015 in  tutti  gli store digitali “Possibilmente  Guardo  il  Cielo” è il primo album del cantautore Giuliano Crupi, prodotto dal Maestro Maurizio Filardo per l’etichetta Mafi Srl. L’album  è  composto  da  dieci  brani  ed è  frutto  di  quasi  due  anni  di  lavoro,  tra  scrittura,  scelta  dei  brani,  ricerca  dei  suoni, pre-produzione e produzione stessa e, pur avendo una connotazione sonora specifica, sia elettronica che acustica, al  suo  interno troviamo diversi generi  musicali. Ogni canzone è un inno alla vita e la sintesi del percorso umano e artistico dell’artista, il cui intento è trasmettere messaggi di positività, amore, forza e speranza, anche nelle poche canzoni in cui si intravede malinconia. L’idea  del  titolo  dell’album  -Possibilmente  Guardo  il  Cielo  – nasce da una riflessione  dell’artista circa l’evoluzione o meglio l’involuzione della società negli ultimi anni. “Possibilmente Guardo il Cielo” si prende l’arduo compito di dare diversi input positivi, soprattutto ai giovani.

Intervista

Come sono andati questi due anni di lavoro con Maurizio Filardo?

Ci siamo conosciuti ad un Master di cui lui era docente, avrei dovuto  frequentare il primo anno di questo corso, poi ho rinunciato per motivi personali per poi tornare l’anno successivo quando Filardo era docente.  Il nostro incontro è il frutto di una strana e fortunata coincidenza.  Dopo avergli fatto ascoltare dei brani che non sono in questo album, abbiamo deciso di lavorare insieme e, fin dal primo momento, Maurizio mi ha spronato a tirare fuori qualcosa di diverso rispetto a quello che pensavo di essere. Lavorare con lui mi ha dato tanti input ma soprattutto un approccio critico verso me stesso.

II titolo del disco “Possibilmente guardo il cielo” è provocatorio?

Sì, certo. Avevo questa frase in testa da molto prima di decidere il nome dell’album, me sono anche tatuata sul braccio. Questa illuminazione mi venne in mente un giorno mentre ero in metro a Roma. Mi piace molto guardare le cose e le persone ma noto spesso la tendenza di tutti a tenere la testa bassa su telefoni, tablet e giornali… nessuno rivolge lo sguardo verso l’altro! Certamente è una provocazione ma è anche un  invito a sognare e ad apprezzare la vita.

Quale tipo di veste sonora hai scelto per il tuo album d’esordio?

Sono arrivato in studio con dei provini realizzati a casa poi io e Maurizio abbiamo deciso di dare a questi brani degli abiti che non fossero prettamente pop. Ci sono pochissime tastiere, molte chitarre e tanta elettronica.

Giuliano Crupi

Giuliano Crupi

Parliamo dei testi a partire da “Io sono imprevedibile”…

La prima traccia del disco parte da una consapevolezza che ho acquisito nel tempo grazie all’ esperienza ma anche lavorando tanto su me stesso. La ciliegina sulla torta è arrivata quando ho visto il film “Yes man” di Jim Carrey. Questa pellicola mi ha totalmente ispirato e, sull’onda di quell’entusiasmo, ho scritto una canzone che rappresenta un inno alla vita. Il brano è un concentrato di tre minuti e mezzo in cui è sintetizzato tutto ciò che io penso della vita, l’atteggiamento vincente che  dovrebbero avere un po’ tutti: “La vissuta va vissuta intensamente, il tempo non si compra da nessuna parte usalo come se un domani non ci fosse”.

“C’è chi vuole fare l’artista per fama c’è chi lo fa perché ama”?

Il brano racchiude una metafora che si può riferire a qualsiasi ambito lavorativo. Parlando della musica, in questo momento storico chiunque può creare una base musicale o scrivere un testo. Io mi sento artista nell’anima, non ho mai pensato di farlo pensando di avere successo e fare i soldi facili, un artista mira a raggiungere quante più persone possibili perché ha voglia di trasmettere un messaggio, non lo fa solo per la fama.

In “Merito più di te”, di che tipo di privè parli?

Ognuno può leggerci qualcosa di diverso in base al proprio vissuto. Questo è, tra l’altro, uno degli aspetti che mi piacciono di più delle canzoni.  In questo caso il testo  si rifà ad un messaggio inviatomi da una ragazza che frequentavo e che, pur non conoscendomi a fondo, mi accusava di chiudermi in me stesso senza aprirmi a lei. Ecco, tante volte restiamo chiusi in un privè isolandoci dall’esterno ma, ripeto, le interpretazioni possono essere davvero le più svariate.

Tutto l’album è attraversato da un messaggio positivo e di speranza…

E’ stato bello ma anche faticoso guardarmi dentro e tirare fuori le emozioni più incredibili e inaspettate; scrivere una nuova canzone è ogni volta un’esperienza unica e  un  viaggio  sempre  uguale  e  sempre diverso  allo  stesso  tempo,  una  seduta  dallo  psicologo,  un mettersi in discussione, una ricarica di energia, di buon umore, una liberazione senza tempo.

Giuliano Crupi

Giuliano Crupi

Come hai vissuto questi anni e come vivi questo passaggio che per te potrebbe rappresentare una svolta?

Questi anni sono stati abbastanza difficili per tante cose, le difficoltà comunque servono a farti capire il significato vero della vita. Ho fatto tanti sacrifici perseguendo un obiettivo non facile e ora mi sento più propositivo che mai…

Studi anche doppiaggio?

Sì, ho intrapreso questo percorso da circa un anno e mezzo e mi piace davvero tanto. Spero che a breve possano presentarsi le prime piccole occasioni per testare e dimostrare il mio livello di preparazione!

Cosa ascolti e cosa leggi?

Ho letto quasi tutto di Charles Bukowski  perché ritengo che sia un artista capace di raccontare la verità. La prima cosa che un artista deve trasmettere è la sua verità; io, ad esempio, non potrei cantare o scrivere una cosa che non penso, non potrei farlo. Per il resto ho sempre voluto ascoltare tante cose, penso che ascoltare artisti simili potesse influenzare inconsciamente la mia musica, non ho mai voluto legarmi ad un artista in particolare.

Cosa stai preparando per i tuoi concerti?

In questo momento stiamo provando e stiamo cercando di rendere il suono dei pezzi nuovi vicino a quello dell’album. Adoro l’idea di poter suonare in un luogo intimo, posso comunicare con il pubblico in modo più diretto, la ritengo un’esperienza veramente importante.

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

1) Io sono imprevedibile

2) Giorno dopo giorno

3) Questa strana giostra

4) Merito più di te feat. Lucci Brokenspeakers

5) Le cose che non so spiegare

6) Come un prestigiatore

7) L’età è convenzione

8) Niente è importante

9) Somiglianze

10) La principessa e il rospo

Video: La principessa e il rospo

L’energia cosmopolita di Senhit. Intervista

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Senhit

Senhit Zadik Zadik, in arte Senhit, ha alle spalle quindici anni di carriera, dai palchi di musical come “Il Re Leone” e “Hair” ai tour con personaggi come Massimo Ranieri, Stadio e Zucchero, fino alla svolta solista in cui riversa tutta la sua energia su canzoni in lingua inglese con un sound pop elettronico internazionale. Bolognese di origine eritrea ha intrapreso un percorso artistico tra pop, soul, rock e elettronica attirando l’attenzione di grandi produttori americani, italiani e inglesi. Attualmente sta preparando il nuovo tour italiano e sta lavorando a nuovi brani con produttori di fama come Steve Daly & Jon Keep (tra i lavori recenti Christina Aguilera e Lana Del Rey) e Brian Higgins (Kaiser Chief, Kylie Minogue, Pet Shop Boys). Ecco cosa ci ha raccontato al telefono.

L’intervista

Dopo tanti anni trascorsi cantando in lungo e in largo, cosa bolle in pentola?

Ci sono un sacco di belle novità! Adesso sono a Milano, sto lavorando ad alcune incisioni di brani già “promossi”. C’è in corso un tour promozionale partito la scorsa estate, l’abbiamo ripreso con un team completamente nuovo, con musicisti nuovi e andremo avanti fino alla primavera prossima. Ci sarà un singolo nuovo, caratterizzato da un mood internzionale, la formula è un pop- rock energico e sono veramente molto eccitata.Il progetto è bellissimo e il team è una bomba.

Come hai organizzato la scaletta e il concerto in generale?

Ci saranno i miei nuovi pezzi inediti, scritti da grandi autori e compositori. Il live dura circa un’ora e partiamo con dei brani carichi senza dimenticare una bellissima ballad intitolata “Please stay”.  Il set è molto  semplice, essenziale e misurato, perfetto per concerti  in location piccole e intime,  inoltre c’è un bel gioco di luci. In linea generale cerco sempre di coinvolgere molto il pubblico, io per prima sono un’assatanata, salto come una pazza e credo di perdere tre chili ogni volta che faccio un concerto.

Quali sono i temi che senti più tuoi, quali sono i messaggi che ami trasmettere a chi ti ascolta?

Il mio repertorio rispecchia la mia età in maniera leggera e divertente. Non ci sono pezzi di spessore, canto la vita in maniera spontanea e autoironica.

Come stai lavorando con i tuoi collaboratori?

Nasco come interprete quindi la nostra è una collaborazione spalla a spalla. Sono privilegiata perché le canzoni mi vengono letteralmente cucite addosso.

La tua identità cosmopolita quanto influenza la tua musica?

Tantissimo, anche perché sono una vera spugna. Ogni volta torno a casa  piena di cose, pensieri, spunti, esperienza. Di recente sono stata in Germania perché sono molto legata ai musical, genere che appartiene al mio passato e che ho congelato solo momentaneamente. Ho mantenuto bei rapporti con i colleghi e, dato che c’era la prima di “Rocky”, sono andata a trovarli.

Cosa ci dici a proposito del fatto che tanti artisti italiani trovano spazi lavorativi in Germania?

Parto dicendo che il musical in Germania è stata un’ esperienza indimenticabile. Ero molto giovane e facevo il “Re Leone” pranzando con Elton John; la cosa la dice lunga sul tipo di contesto che si può venire a creare. Tantissimi italiani adesso fanno produzioni in Germania, ci sono tanti talenti, soprattutto nel mondo del teatro, che qui non vengono proprio considerati e che si devono spostare in Germania, una nazione che non smette di accogliere artisti in quanto tali. Ho detto che la mia esperienza è congelata perché mi piacerebbe fare un musical in Italia ma qui non c’è ancora il tipo di cultura necessaria nonostante David Zard sia riuscito a creare una certa frattura con il passato grazie a “Notredame de Paris” e “Romeo e Giulietta”.

Raffaella Sbrescia

Video: Please stay

Intervista a Omar Pedrini: “Chiudo il tour e poi mi dedico solo al nuovo album”

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Lo Zio Rock Omar Pedrini questa sera chiuderà il tour “Dai Timoria a Londra” al Druso di Ranica (inizio ore 22; ingresso 10 euro). Il concerto sarà ulteriormente arricchito da diversi ospiti a sorpresa. Tra gli altri Domenico Fiore, la “ragazza rock” Ambra Marie e il rapper Dargen D’Amico. Ecco cosa ci ha raccontato Omar durante una piacevolissima chiacchierata al telefono.

Oggi si conclude il tour. Qual è il bilancio finale?

La cosa fondamentale da dire è che non mi aspettavo assolutamente un sostegno così forte da parte del pubblico. Anche se il disco “Che ci vado a fare a Londra” ha riscosso subito un grande riscontro sia in radio, sia in termini di vendite, sono comunque sorpreso dai risultati. La cosa più bella è aver ritrovato i vecchi fan dei Timoria. Sono riuscito a riunire diverse generazioni in un solo concerto, è stato bellissimo vedere i vecchi fan, ormai quarantenni e con i figli piccoli al seguito, insieme al pubblico nuovo che magari mi ha scoperto con l’ultimo album.

Un’avventura live arrivata dopo un periodo molto difficile…

Sì, voglio ricordare questa cosa per dare uno stimolo a chi soffre e a chi sta male. Quando sono stato male e mi sono dovuto operare subendo un intervento molto pericoloso e delicato, ero sul palco per la trentottesima data di un tour che mi stava dando tantissime soddisfazioni. Dopo tutto il faticoso iter che è ne è conseguito, ho ricominciato direttamente dalla trentanovesima data, ovvero dal punto esatto in cui il destino mi ha fatto smettere.  Oggi siamo alla cinquantaduesima data e, vista l’occasione importante, ho deciso di invitare un po’ di amici. Ci saranno ospiti, poeti, attori, musicisti perché mi piace mescolare e contaminare le arti. La festa sarà aperta dagli Spleen, un gruppo che sto producendo io  e di cui sono molto contento,  erano 15 anni che non producevo dei gruppi e questo segna un mio ritorno alla produzione.

La tua natura artistica viene costantemente contaminata anche dal forte legame che hai con il territorio?

Certo! In passato ho fatto anche un programma televisivo per due anni su Gambero Rosso; si chiamava Gamberock, giravo l’Italia e  facevo conoscere al pubblico non solo le eccellenze enogastronomiche ma anche quelle umane come possono esserlo poeti, pittori, cantanti, intellettuali. L’esperienza si è ripetuta anche  in versione radio con il programma “Contromano” su Rai Isoradio e mi ha addirittura fatto vincere il premio Cuffie d’Oro.

Lo rifaresti?

Sì ma adesso però non ho tempo. Ho accantonato un po’ tutto in nome della musica. Ho mantenuto solo la docenza in Cattolica, dove ormai insegno da 12 anni e  la collaborazione con Sky Arte,  dove ogni tanto realizzo delle interviste a rockstar straniere.

Omar Pedrini

Omar Pedrini

Che rapporto hai con i tuoi allievi?

Mi emoziono sempre a sentirli, gli lascio il cuore ogni anno. Loro non lo sanno ma anche uno zio come me, che comincia ad avere una certa età,  impara sempre qualcosa. Adoro i giovani di oggi, sono delle bombe. Tutte le generazioni hanno il vizio di credere di poter plasmare i propri figli invece no: ogni generazione ha le sue bellezze e le sue bruttezze e merita di fare il proprio percorso liberamente.

È vero che la musica è tua moglie e le altre arti sono le tue amanti?

Assolutamente! La musica è un amore che mi mancava. Il teatro, il cinema, l’insegnamento, la radio, la tv, la poesia sono le mie amanti, la musica è mia moglie. Quando mi chiama la moglie non mi pesa affatto abbandonare tutto il resto. Siccome il mondo della musica è tornato a cercarmi, mi ci voglio dedicare h 24/24. In futuro ricomincerò a fare radio, tv e teatro.

Com’è nato il duetto con gli Stil Novo?

Sono un gruppo di amici, spesso presenti ai miei concerti. Ci siamo conosciuti poi un giorno mi hanno invitato in studio, ho sentito che sono bravi, ho visto che hanno dei testi intelligenti e impegnati, così come lo è “La guerra è un mestiere” e mi sono divertito a duettare con loro; gli ho detto che è un po’ la “Generale” di De Gregori  fatta con lo stesso sarcasmo. Gli faccio il mio in bocca al lupo!

Cosa ci dici del nuovo album?

Il nuovo progetto rappresenterà la chiusura della parentesi londinese. Dopo quattro anni le canzoni  sono già quasi tutte pronte, c’è un’influenza british, un sound vicino agli anni’70, che rispetta l’attuale trend londinese, e non mancherà la psichedelia. Ci saranno anche delle collaborazioni e penso che usciremo ad aprile. Ovviamente ci sarà anche il pezzo realizzato insieme a Noel Gallagher, s’intitolerà “Oh Cecilia” e sarà forse uno degli episodi più importanti dell’album.

Raffaella Sbrescia

Video: Che ci vado a fare a Londra?

Più che logico tour: la scommessa d’amore di Cesare Cremonini. Il live report del magico concerto al Mediolanum Forum di Milano e l’intervista pre-show

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago - Ph Francesco Prandoni

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago – Ph Francesco Prandoni

 Un concerto è una scommessa d’amore. Paure e lacrime sconquassano i nostri cuori dopo gli ultimi tragici fatti accaduti a Parigi eppure i ventricoli pulsano ancora e ancora… è la vita che bussa e che ci impone di reagire. Per questa sacrosanta ragione sono qui a raccontarvi di un concerto straordinario, quello che Cesare Cremonini ha tenuto lo scorso 13 novembre al Mediolanum Forum di Assago a Milano, la prima delle due date sold out di questo “Più che Logico Tour 2015”.

“E poi ci siamo noi, io e te…con le nostre paure più vere e le nostre notti che parlano lingue straniere. Il mondo è un’alchimia di corpi e luci senza nome e la paura poi diventa amore”, le parole di “Lost in the Weekend” aprono i bastioni del Forum lasciando che Cesare compaia al centro della lunga passerella immersa in un parterre gremito di persone pronte a celebrare il proprio amore per la musica. «Questo spettacolo è un gol da centrocampo, una cosa difficile da fare. Per questo mi dà grande soddisfazione. A solo un anno di distanza da un tour bellissimo c’era il rischio di ripetermi. Mi sono impegnato in prima persona insieme al mio staff per fare qualcosa di diverso da condividere con chi viene ad ascoltarmi. Non volevo un pareggio ma una vittoria, volevo molto di più. Un nuovo palco, ancora più imponente, poi canzoni come “Maggese”, “Le tue parole fanno male”, “Gli uomini e le donne sono uguali”, che non sono state eseguite dal vivo per anni sono le principali novità di uno spettacolo che resta comunque musicale, nonostante gli schermi ancora più grandi, la lunga passerella e tutto il resto. Non è una maschera perché manca qualcos’altro. Il mio ruolo è di intrattenitore, cantante, showman molto energico. Offro la mia fisicità come elemento di spettacolo. Mi nutro dell’entusiasmo del pubblico, ne sono dopato e sul palco non sento fatica. Nei concerti libero un’energia che nella quotidianità non avrei», ha raccontato Cremonini ai giornalisti poco prima dell’inizio del concerto.

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago - Ph Francesco Prandoni

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago – Ph Francesco Prandoni

Con una scaletta che spazia tra Squèrez, Bagùs, Maggese, Il primo bacio sulla luna, Logico, La teoria dei colori e gli inediti contenuti in Più che logico live, il cantautore bolognese ha messo insieme tanti dei grandi classici della propria discografia: «In scaletta ci sono 23 singoli su 24 e ne abbiamo comunque lasciati fuori una decina. Le grandi squadre sono quelle che hanno grandi campioni in panchina», ha spiegato. E, in effetti, è così: canzone dopo canzone Cremonini racconta la fame d’amore che abbiamo tutti e, nel farlo, concede tutto se stesso al pubblico creando una sinergia simile ad un magico incantesimo. Affiancato da Nicola “Ballo” Balestri (basso), Andrea Morelli (chitarra), Alessandro De Crescenzo (chitarra elettrica), Gianluigi Fazio (cori), Roberta Granà (cori), Andrea Fontana (batteria), Bruno Zucchetti (tastiere), Michele (Mecco) Guidi (tastiere) e Andrea Giuffredi alla tromba, Cremonini  si racconta a cuore aperto tra brani up-tempo e intime ballate. Colpisce la scelta di lasciare intatti gli arrangiamenti di quelli che sono ormai considerati dei classici ma anche il coraggio di osare con intermezzi in chiave jazz: «Alcune canzoni le lascio uguali perché è bello così. Altre, invece, le presento in chiave jazz perché sono un po’ matto e ho voluto creare un ambiente intimo in un palasport gigantesco. A Bologna il jazz è stato importante e sul palco racconto anche il posto da dove vengo, l’Emilia, piena di musica. Questo spiega anche come lavoro: non guardo le mode musicali del momento, non cerco il super produttore, cerco di portare ad altissimo livello quello che c’è sotto la mia pelle e dentro il mio sangue con tanta emozione. Sono un artigiano e lo sono anche le persone che lavorano con me. Lavoriamo la nostra musica con il nostro stile e la nostra personalità». Cremonini è così: la sua schiettezza arriva dritta al cuore e, dopo averlo imparato a conoscere in tutti questi anni, riusciamo ancora a commuoverci di fronte all’esecuzione, a sorpresa, di “46” brano che Cesare ha cantato al pianoforte dedicandolo all’eterno amico Valentino Rossi. L’altra dedica speciale è stata per il trombettista Marco Tamburini, prematuramente scomparso soltanto pochi mesi fa,  a cui Cremonini ha dedicato “Vieni a vedere perché”.

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago - Ph Francesco Prandoni

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago – Ph Francesco Prandoni

«Mi rilasso quando canto le canzoni al pianoforte e tutto il pubblico canta con me: in quell’attimo ti sfiora l’incredulità, hai un secondo di pausa per vedere questa meravigliosa magia. Mi chiedo come sia possibile che sia riuscito a realizzare le cose che sognavo da piccolo. Sono solo frammenti di pensiero che ti rendono incredulo, poi ritorni subito a fare il tuo mestiere», ha raccontato Cesare a proposito della intensa emozione che accompagna ogni suo momento piano e voce.

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago - Ph Francesco Prandoni

Cesare Cremonini live @ Mediolanum Forum Assago – Ph Francesco Prandoni

Se il giudice più importante è il  tempo, possiamo tranquillamente sostenere che proprio il tempo ha dato ragione a questo artista che, album dopo album, si è conquistato la fiducia e la stima di un pubblico fedele e trasversale. Il finale del concerto è la degna chiusura di una variegata escalation di emozioni: la dannata poesia de “Le sei e ventisei” lascia spazio a “ Un giorno migliore”: un messaggio di speranza che , mai come oggi, ci serve per reagire e aggrapparci alla vita come fosse un pezzo di legno in mezzo al mare in tempesta. E se un domani avessimo ancora voglia di rivivere questa magia, potremo farlo con un Cofanetto limited edition ( in uscita il 27 novembre): «In questo cofanetto c’è quello che è successo quest’anno, foto inedite autografate, booklet da collezione che mostrano il lato musicale ma anche estetico del lavoro che abbiamo fatto, ci sono “Logico”, “Più che logico live”, gli inediti di “Più che logico live”, tutti in dischi separati. Questo cofanetto è la dimostrazione che tutto intorno a me va bene, che c’è una bellissima fiducia nei miei confronti. Poi? Poi mi fermerò per un paio di anni perché voglio che il prossimo disco sia il più bello della mia vita, quindi fermarmi vuol dire mettermi a scrivere. È necessario anche che io viva per scrivere. L’avversario per il futuro sarò io stesso». 

Raffaella Sbrescia

Setlist

1 LOST IN WEEKEND

 2 IL COMICO (SAI CHE RISATE)

 3 DICONO DI ME

 4 PADREMADRE

5 LE TUE PAROLE FANNO MALE

 6 NON TI AMO PIÙ

 7 LA NUOVA STELLA DI BROADWAY

8 BUON VIAGGIO (SHARE THE LOVE)

9 FIGLIO DI UN RE

10 46

11 VIENI A VEDERE PERCHÉ

 12 MONDO

 13 LOGICO#

14 IO E ANNA

15 GREYGOOSE

 16 GLI UOMIINI E LE DONNE SONO UGUALI

 17 UNA COME TE

18 MAGGESE

 19 50 SPECIAL

20 MARMELLATA #25

 21 LE SEI E VENTISEI

 22 UN GIORNO MIGLIORE

Arriva “Roma Live!”. Il primo disco live dei Baustelle è un concerto immaginario. L’intervista a Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi

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I Baustelle presentano Roma Live! (Warner Music Italy) in uscita domani 13 novembre. Il primo album dal vivo della loro carriera arriva dopo quindi anni dal debutto con “Sussidiario illustrato della giovinezza”  e a ridosso di un importante rinnovo contrattuale con la Warner. Il disco è stato registrato nel corso di tre concerti tenutisi tra il 2013 e il 2014 a Roma – alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, all’ex-Mattatoio di Testaccio e all’Auditorium della Conciliazione. L’ulteriore peculiarità del lavoro sta nel fatto che il gruppo è accompagnato ogni volta da diverse formazioni: orchestra sinfonica, sezione fiati e quartetto d’archi. Nelle 14 tracce che compongono la tracklist spiccano i grandi classici del gruppo ma anche due cover inedite quali “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di Lady Of A Certain Age dei Divine Comedy, e “Col tempo” di Léo Ferré. «Questo lavoro  è collegato alla tournée di “Fantasma”, un disco principalmente basato su orchestrazioni. Il tour per noi è stato importante e, proprio per questo abbiamo pensato di registrare tutto senza avere l’idea di farne un disco live. Riascoltando le registrazioni, ci siamo emozionato al punto da pensare che meritassero la pubblicazione. Per noi i live hanno più senso di un best of;  in questo caso, invece, raccontiamo, un concerto immaginario nato unendo tre spettacoli, uno show inedito in cui l’unità è data dall’elemento geografico. Il risultato ci piace e pensiamo possa rappresentare una buona chiave di accesso al mondo dei Baustelle: chi non ci conosce potrebbe iniziare ascoltando questo album che contiene tante canzoni significative. Naturalmente si tratta anche di una sorta di regalo per il nostro pubblico dato che non avevamo mai realizzato un disco live», raccontano Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi negli uffici della Warner Music di Milano presentando un disco che rappresenta in qualche modo anche una sorta di bilancio: «Certo, il bilancio è inevitabile ma il nostro è stato senza nostalgie. Ci  piace il fatto che  certe canzoni legate a un tipo di denuncia -anche sociale- di qualche anno fa, continuino a funzionare anche scollegate dal loro contesto storico. Alcuni brani mantengono universalità e atemporalità» – continua Bianconi. «Quando abbiamo selezionato i brani da inserire nell’album, abbiamo pensato che non avesse senso inserire troppe canzoni di “Fantasma”. La ragione è che molte canzoni erano uguali alle versioni dell’album in studio, per cui abbiamo privilegiato il resto della nostra discografia. Abbiamo tenuto conto anche dell’esecuzione e infine abbiamo dato spazio a ciò che ci ha emozionato di più riascoltandolo», aggiungono Francesco e Rachele.

«Nel disco ci sono due anime: una più luminosa e una più scura. Nella versione in vinile il primo disco è il giorno, fatto di canzoni più rock, il secondo è composto da ballad e brani sinfonici, più notturni» – continuano – «Abbiamo prestato particolare attenzione anche alla copertina, la cui grafica è stata curata dal collettivo Malleus. A me le copertine dei dischi live non piacciono, perché sono sempre “artista sul palco, pubblico in delirio”, il classico cliché. I Malleus sono stati bravi rendendo l’idea del concerto dal vivo disegnando due ragazze sedute su un prato, hanno evocato un ipotetico festival rock. Poi per noi le cover sono sempre molto importanti, fanno parte di un discorso a 360°. Fare un disco significa fare le canzoni ma curare anche i dettagli non strettamente musicali, come l’artwork», specifica Bianconi.

Baustelle

Baustelle

Reduce dall’esperienza solista con l’album “Marie”, Rachele Bastreghi ha inoltre dichiarato: «Ancora dobbiamo metterci a scrivere il nuovo disco ma, senza dubbio, c’è ancora più voglia di condividere con Francesco e Claudio cose nuove e di scoprire questa esperienza da solista cosa mi ha portato. Penso di essere stata fortunata a 19 anni ad incontrali, mi hanno sempre arricchito e mai impoverito. È un equilibrio che, per quanto strano, perché poi non ci vediamo tanto, è davvero forte». E a proposito del nuovo album in programma raccontano: «Dopo un disco come “Fantasma” non abbiamo voglia di farne un altro uguale. Per me “Fantasma” è il disco più bello che abbiamo fatto, ingombrante da tenere in casa. Si tratta di un album che mi è entrato dentro con delle cose che se considerate da un punto di vista di scrittore e compositore, non verranno mai cancellate», ha aggiunto Francesco. Particolarmente significativi i commenti relativi alle due cover inserite nel disco: «“Signora ricca di una certa età” da “Lady of a certain age” dei Divine Comedy è una canzone molto ben scritta così come lo è “Col tempo”. Questo tipo di canzoni pop si sente sempre meno,  si va verso l’omologazione e canzoni così diventano sempre più rare». Particolare e tormentato invece il rapporto con “Charlie fa surf”: «La veste che questo ha brano ha nel disco non sarà definitiva. I ‘grandi classici’ il pubblico li chiede e hai la responsabilità di suonarli. A volte vorresti mettere altre canzoni in scaletta, quindi dare un vestito nuovo a brani noti è il giusto compromesso per continuare a suonarli anche quando non vorresti».

Lo sguardo e l’approccio cambiano rispetto al linguaggio, al contesto e al tipo di scrittura. Lo sa bene Bianconi, tra gli autori più richiesti della scena musicale italiana: «Certo, l’approccio cambia inevitabilmente perché si tratta di due linguaggi diversi. Le canzoni sono più ‘facili’ da scrivere perché hanno più regole, uniscono musica e appigli a cui aggrapparsi, nel nostro caso sono fatte per essere interpretate da un gruppo, ci sono più maschere a disposizione. Quando scrivi prosa, invece, sei solo e più nudo. Poi entrambe, se le vuoi fare bene, sono cose difficili da fare». Infine sull’eventuale esistenza di limiti e paletti aggiungono: «Abbiamo detto due volte no a Sanremo ma abbiamo fatto il Festivalbar, che poi ha chiuso definitivamente. I talent  show sono l’unica cosa buona che c’è adesso in Italia (ride, ndr) e se qualche ragazzo proveniente da questi format ci chiedesse di collaborare, potrebbe sempre essere possibile che ne valga davvero la pena. Vedremo!».

Raffaella Sbrescia

I Baustelle incontreranno i loro fan in tre occasioni: Lunedì 16 novembre saranno a Firenze presso la Feltrinelli Red in Piazza Repubblica h.18.30; Martedì 17 novembre a Milano presso la Feltrinelli  in Piazza Duomo h.18.30 e Mercoledì 18 novembre a Roma presso  la Feltrinelli in Via Appia h.18.00.

“50. Musica senza padrone – 1965/2015”. Tullio De Piscopo racchiude la sua carriera in un triplo cd. La storia di un musicista leggendario che da ragazzino sognava la doccia.

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“Storta va, deritta vene”. Un mantra, una filosofia di approccio alla vita, parole che Tullio De Piscopo usa per introdurre la copertina di “50. Musica senza padrone – 1965/2015”, la trilogia in cui è custodito il meglio di 50 anni di carriera del celebre batterista, cantautore e percussionista,  tra i drummer italiani più noti e apprezzati anche a livello internazionale. Una chiave di violino, una chiave di basso, un piatto al centro, cuore pulsante di tutto il resto e le bacchette a dirigere il flusso dell’istinto sono i simboli scelti per sintetizzare una vita trascorsa suonando e portando la batteria dall’ultima fila del palco al centro della scena. Ognuna delle 56 tracce contenute nel triplo cd, racchiude l’anima di Tullio De Piscopo che, in qualità di spirito libero e ribelle  si è sempre affidato all’ istinto per portare avanti la propria ricerca musicale.  Ricordi, sentimenti, umorismo, emozioni affiorano nella tracklist di questo imponente progetto: «Sono molto contento del risultato che abbiamo raggiunto con questo lavoro. Si sente che c’è tanto lavoro dietro e altrettanto entusiasmo. Questo triplo cd è il naturale proseguimento del libro “Tempo”, un racconto in note in cui il mio obiettivo è quello di dimostrare che dai quartieri si può uscire – ha raccontato Tullio durante l’incontro con i giornalisti negli uffici della Warner Music a Milano. Volevo fare quello che avrebbe voluto fare mio fratello Romeo – ha continuato -  La cosa più importante è non essermi perso per strada».

«Con Pino abbiamo fatto cose straordinarie, con lui c’era ritmo, musica, magia, groove. Abbiamo raggiunto il massimo feeling possibile. Quando ho riguardato le immagini del nostro ultimo concerto insieme al Forum di Assago, sono rimasto sconvolto di fronte a quella straordinaria magia. Avremmo dovuto fare tante altre cose insieme, Pino avrebbe dovuto scrivere qualcosa per questo mio progetto e anche una poesia da includere nel booklet. Purtroppo il destino non ci ha aiutato, a questo punto guardo avanti pensando ai giovani musicisti di oggi e di domani», ha confessato Tullio che, all’amico di sempre ha dedicato il brano inedito “Destino e speranza”, con l’appassionato featuring di James Senese: «Dopo la scomparsa di Pino, ho sentito un forte tormento dentro di me, ho fatto fatica a scrivere le parole per non dire qualcosa di banale. Il sax di Senese è un doloroso urlo», ha spiegato il Maestro.

Veramente intenso e speciale il secondo inedito contenuto nel disco, intitolato “Canto d’oriente”, con il featuring del rapper Rocco Hunt. L’aspetto più interessante è che attraverso il confronto tra due generazioni, due stili musicali, due voci emerge un solo messaggio d’amore che parla a tutti affrontando i temi dell’emergenza dei popoli in fuga da terre provate da guerre e genocidi. Un brano importante, non “depiscopiano”, un canto che racconta la fame d’amore e che si avvale di un arrangiamento ricco e stratificato.

Tullio De Piscopo

Tullio De Piscopo

Il  terzo inedito del disco è lo spassosissimo “Funky Virus” con il featuring di Randy Brecker e Ada Rovatti. Brano che Tullio De Piscopo ha anche simpaticamente intonato proprio durante la conferenza stampa, arricchita da una serie di racconti, anche drammatici, di fronte ai quali è stato difficile trattenere le lacrime di commozione: «Quando ero un ragazzino molti Lp li acquistavo alla Maddalena, i dischi arrivavano dalla Nato e me li consigliava un ragazzino, poi diventato grande critico del Mattino, si trattava di Gianni Cesarini. Nella casetta sgangherata di Porta Capuana, in cui vivevo con la mia famiglia,sognavo Max Roach e fantasticavo pensando a una casa a Via Orazio ma soprattutto a lei: la doccia. Il più grande tabù di quell’epoca», ha raccontato Tullio senza tralasciare i particolari. «Ho dato il là a tanti artisti con un sound diverso da quello che c’era all’epoca in Italia, ho suonato nei dischi di tanti artisti ma il groove di “Volta la carta” con Fabrizio De Andrè è quello che mi hanno invidiato di più in assoluto. Ai nostri tempi la cosa più importante era avere “orecchio”- ha continuato Tullio – Quando suonavamo i brani di qualcuno di importante, riuscivamo a riprodurre esattamente il suono senza troppa tecnica, oggi invece la tecnica è perfetta ma il suono è “na chiavica”. Quello che manca è il confronto tra gli stili, la nostra scuola erano i palchi e le interminabili serate nei night: si iniziava alle 21.30 per finire direttamente all’alba quando con l’abito scuro salivamo sul  tram per tornare a casa. La mia fortuna più grande è stata conoscere la partitura, sapevo leggere la musica e, quando sono arrivato a Milano, anche se c’erano veramente tanti musicisti bravi, questo ha fatto la differenza – ha raccontato Tullio – Mio padre voleva che suonassi il contrabbasso, ogni giorno provavo le posizioni dello strumento con il manico della scopa di mia madre. Per “fortuna” non abbiamo mai avuto i soldi comprare lo strumento sennò oggi sarei nell’Orchestra del Teatro San Carlo (ride ndr). Ho sempre avuto l’idea di sentirmi libero, senza timbrare il cartellino e, con il tempo, sono riuscito a prendermi molte soddisfazioni, soprattutto con chi  lasciava i musicisti senza cena dopo un concerto – ha continuato. Dopo la sconvolgente scomparsa di mio fratello, la prima volta che ho avuto paura è stata quando sono arrivato a Milano con mia moglie, a poche settimane dalla nascita della nostra primogenita. Ai tempi non si affittavano case ai meridionali, io volevo fare tutto da solo, non accettavo consigli e aiuti da nessuno ma, proprio quando stavo per gettare la spugna, un Maestro con cui lavoravo ai tempi, mi ha risolto il problema in soli cinque minuti. Ad oggi – ha concluso – dopo aver affrontato e miracolosamente superato un cancro al fegato, ho assaporato la gioia di vivere. La malattia mi ha fatto capire tante cose, soprattutto che chi ama davvero non ha mai paura».

Tullio De Piscopo

Tullio De Piscopo

Il groove della batteria di De Piscopo ha davvero fatto la differenza e, se nei primi due album si possono assaporare i successi più famosi, nel terzo ci si può dedicare ai brani strumentali. Brani toccanti come “Toledo”, con i suoni inconfondibili della chitarra di Pino Daniele, del sax soprano di Wayne Shorter e del basso di Alphonso Johnson; la celebre “Libertango”, frutto della collaborazione con Astor Piazzolla; e ancora l’intenso duetto di “Caravan” con Billy Cobham, il sound di ‘Rio One’, con come Gerry Mulligan ed Enrico Intra, e tanti altri ancora.  Infine “Assolo in Tour”, in cui la tecnica esecutiva e l’intensità espressiva di Tullio De Piscopo emergono in tutto il loro splendore.

Tullio presenterà il triplo cd con una serie di appuntamenti instore a la Feltrinelli: il 13 novembre a Milano (Piazza Piemonte, 2), il 16 novembre a Roma (Via Appia Nuova, 427), il 20 novembre a Napoli (P.zza Dei Martiri). Inoltre, da fine novembre tornerà live con “Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione”. Sul palco con lui, anche Joe Amoruso e la Nuova Compagnia Di Canto Popolare, gruppo nato nel 1970 per diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano. Un live unico, con l’energia che Tullio De Piscopo sprigiona in ogni sua performance e accende gli animi. Queste le prime date in calendario: 26 novembre Pietrasanta – LU (Teatro Comunale), 28 novembre Milano (Auditorium), in occasione del concerto meneghino si raccoglieranno fondi per la realizzazione di una seconda area  di degenza all’interno dell’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano, in collaborazione con la Fondazione Rosangela d’Ambrosio Onlus; 4 dicembre Ascoli Piceno (Teatro Basso), 9 dicembre Napoli (Auditorium Rai), 11 dicembre Cosenza (Teatro Rendano), 16 dicembre Catania (Teatro Metropolitan), 17 dicembre Palermo (Teatro Golden), 19 dicembre Bari (Teatro Palazzo), 30 dicembre Roma (Teatro Quirino), 4 gennaio Sorrento (Teatro Armida).

Raffaella Sbrescia

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“50. Musica senza padrone – 1965/2015” – TRACKLIST:

CD1: 1) DRUM DREAM, 2) NAVE ‘E GUERRA, 3) GAY CAVALIER, 4) IL NOSTRO CARO ANGELO, 5) TARANTELLA P’’O SCUGNIZZO, 6) L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO, 7) GABBIE, 8) SEMPLICITÀ, 9) JASTAO’, 10) OULELE’ MAGIDI’, 11) BLACK STAR, 12) VOLTA LA CARTA, 13) STOP BAJON, 14) ANDAMENTO LENTO, 15) È ALLORA È ALLORA, 16) LIBERO, 17) RADIO AFRICA, 18) QUI GATTA CI COVA, 19) MEDLEY E FATTO ‘E SORDE!

CD 2: 1) DESTINO E SPERANZA, 2) CANTO D’ORIENTE, 3) FUNKY VIRUS, 4) SARÀ SARÀ CHISSÀ, 5) I’ SONO ‘E NOTTE, 6) NAMINA, 7) NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE, 8) MI VA DI CANTARE, 9) NAPOLI VOLA, 10) ZZACOTTURTAIC, 11) CONGA MILONGA, 12) BALLANDO BALLANDO, 13) COMME SI BELLA, 14) TUTTO LO STADIO, 15) BARZELLETTA, 16) PUMMAROLA BLUES, 17) A CUOPPO CUPO, 18) LA COMMEDIA DI…VINA, 19) MARONNA CHE RUMBA, 20) ANDAMENTO LENTO (RMX – 2015 VERSION)

CD 3: 1) TOLEDO, 2) GOSPEL CHOPS/PASSO DOPO PASSO, 3) SNAKIN’ THE GRASS, 4) HANG, 5) ANTI CALYPSO, 6) RIO ONE, 7) LIBERTANGO, 8) ASSOLO IN TOUR, 9) CARAVAN, 10) POLKA DOTS & MOONBEANS, 11) TIN TIN DEO, 12) TANGO PARA MI SUERTE, 13) OUR DELIGHT, 14) IT ALMOST SEEMS A HOLIDAY, 15) LESTER LEAPS IN, 16) UNA NOTTE SUL MONTE CALVO, 17) MOZARTIANA

 Video: Andamento Lento ( Sanremo 1988)

 

Romina Falconi presenta “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”. Il disco pop che stavamo aspettando

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Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio” (Freak&Chic/Artist First) è l’ultimo capitolo della trilogia di Ep pubblicati da Romina Falconi e rappresenta l’album d’esordio della cantautrice. Scritto e curato dalla stessa Romina insieme ai produttori Filippo Fornaciari aka The Long Tomorrow e Stefano Maggiore presso il Manchine Studio di Milano e il Keen Studio di Bologna, il progetto racchiude venti storie autobiografiche e non, raccontate in musica. Il pop di Romina è vivo, sperimentale, sconveniente, diretto, vivo. Questo risultato è il frutto di una passione che non conosce ostacoli e che riconosce in ogni singolo traguardo la leva per andare ancora più avanti:« Ho una vita troppo stramba per soccombere alle regole. Non voglio tornare a casa con il dubbio di non essere stata me stessa fino in fondo. Per tanti anni ho provato ad incanalarmi in un percorso ma non ho voluto e potuto farlo- spiega Romina- Ho cominciato a cantare quando ero bambina, non avevamo soldi, facevo piano bar e mi sentivo un eroe. Per me il canto era un modo per esorcizzare un momento veramente duro.  La musica mi ha salvato per tanti aspetti, ho fatto rinunce pesanti ma la mia scelta è sempre stata questa. Questo disco rappresenta una grandissima rivalsa e, solo chi vive sulla propria pelle ogni singolo sacrificio valido per il risultato finale, può capire cosa significa».

Attraverso una miscela pop elettronica, ricca di contaminazioni, la cantautrice ci offre lacrime, sorrisi, lunghi silenzi, urla, speranze, delusioni, luci, sogni e cicatrici: «Dato che i testi dell’album escono dagli schemi,  anche gli arrangiamenti sono stati curati in una maniera particolare. Mi è piaciuta l’idea di provare a colorare tutte le canzoni in una maniera diversa, non mi sono preoccupata di sembrare esageratamente sperimentale», racconta la cantautrice. Nei 20 pezzi che compongono la tracklist abbiamo la possibilità di scoprire a apprezzare mille sfumature diverse di Romina Falconi che, nel corso degli anni, ha rimaneggiato spesso i testi di queste canzoni: «Ci sono canzoni come “Playboy” che hanno due mesi, poi altre come “Mantide” che hanno sette anni. Crescendo mi è capitato di non ritrovarmi più in certe cose per questo definisco questo album un piccolo diario», confessa Romina. Anche la parte grafica di questo progetto rispecchia fortemente la personalità dell’artista: «Le foto sono in contrasto con la grafica dei testi. Anche nella copertina l’immagine da pin up contrasta con la mannaia. Ecco, io sono così in tutto. Sono un boscaiolo intrappolato in un corpo da Betty Boop (ride ndr)».

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La libertà e la sfrontatezza con cui Romina racconta la vera essenza delle donne è l’aspetto più intrigante del disco: «Le donne che lavorano nel mondo artistico tendono ad essere un po’ troppo impomatate, negli anni ’80 c’erano artiste che cantavano di tutto adesso è come se ci fosse una certa omologazione. Perché boicottare la cattiveria?», si chiede Romina. Spazio anche all’amore incondizionato per la musica in “Mi trovi qui” e all’affetto che non conosce confini in “Anima”: «Ho dedicato questa canzone a mia madre,  la mia persona del cuore, la mia migliore amica. La chiamo anima  da quando ero bambina, con lei parlo veramente di  tutto, lei è la mia memoria nel senso che a volte temo che il tempo mi intontisca e mi confonda le idee. Questo pezzo doveva essere una ghost track, lo reputavo troppo intimo e poco condivisibile invece, quando l’ho fatto ascoltare al mio staff, il brano ha riscontrato veramente molto successo. Ogni persona riusciva a trovare un collegamento con la propria vicenda personale».

Romina Falconi

Romina Falconi

Intrigante e spassosa anche la title track “Un filo d’odio”: «La vera passione è alimentata anche dal disprezzo», commenta Romina.  Nascosta alla fine, ma non per questo meno preziosa, la ghost track  “La tempesta perfetta”, cantata a cappella: «Sto vivendo la fase dell’ “infragolamento” – racconta Romina-  Mi piace una persona ma non so come andrà a finire. Ormai non esiste più il corteggiamento e, proprio per questo, canto l’auspicio che arrivi l’amore, quello che ti stravolge l’anima. Vivo le cose lentamente, non mi piace divorare tutto», spiega l’artista. Infine una piccola anticipazione relativa al tour: «Sono ufficialmente su piazza. Dopo la presentazione di Lucca, stiamo pensando bene a cosa fare,  non sarà un live tradizionale, giocherò con i visuals, mi piacerebbe osare un po’.  Di sicuro non vi lascerò a bocca asciutta!».

 Raffaella Sbrescia

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Questa la tracklist di “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”: Mantide, Anima, Il mio prossimo amore, Stupida pazza, Viva lei, Maniaca, Eyeliner feat. Immanuel Casto, Circe, Mi trovi qui, Lista nera, Sotto il cielo di Roma, Mister No, Se perdo un amico, Hai vinto tu, Playboy, Il segreto, Certi sogni si fanno, Attraverso, Un filo d’odio, La tempesta perfetta (ghost track).

 Video: Playboy

“Sogno e son fesso”: tutto un altro modo di concepire la musica per Sabba & Gli Incensurabili. L’intervista

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Panettieri e impresari, emigranti, innamorati, giovani perduti sono solo alcuni dei protagonisti delle storie contenute in “Sogno e son fesso”, il secondo album di Sabba & Gli Incensurabili, una delle realtà musicali italiane più interessanti degli ultimi anni. SABBA Salvatore Lampitelli (Voce, chitarra, kazoo), Luca Costanzo (basso, back vocals), Alessandro Grossi (sax, flauto traverso), Alessandro Mormile ( lead guitar, back vocals), Alfonso Donadio (batteria) sono le anime che compongono il gruppo e che da diversi anni lavorano alla propria musica passando dal cantautorato al folk al blues al cabaret rock, allo swing’n roll. Ironica, sarcasmo e originalità si affiancano all’idealismo romantico e alla semplicità del quotidiano in un progetto che spesso va oltre la musica trasformandosi una vera e propria missione. A parlarcene è SABBA (Salvatore Lampitelli)

Intervista

Il vostro album s’intitola “Sogno e son fesso”. Si può ancora sognare scegliendo di vivere con la musica?

Si può tranquillamente sognare ad ogni aperti in maniera totalmente cosciente. Abbiamo scelto di non mettere più in antitesi il concetto di essere sognatori con l’essere svegli. Il nostro album parla soprattutto alla generazione dei trentenni che si sono visti crollare ogni tipo di prospettiva sotto gli occhi. A questo si aggiunge il sarcasmo classico di Sabba e gli Incensurabili, che ha connotato anche “Nessuno si senta offeso”,  che scardina le etichette a cui spesso dobbiamo sottostare e che condanna il vilipendio della nostra entità professionale. Infine ci sono accezioni romantiche, sempre più spesso messe da parte. Quest’ultimo aspetto è messo in luce dalla copertina del disco in cui è raffigurato un viaggio in mongolfiera, un viaggio di speranza e senza meta, un po’ come quello che ti fa fare la musica, che non sai mai dove ti può portare.

Quali storie raccontate nei brani contenuti nel disco?

Abbiamo scelto di essere in controtendenza rispetto al  costante bisogno di gesti eroici e sempre più vistosi. Sono le piccole cose a differenziarci e a renderci unici. Questo secondo disco, un po’ come il primo, segue l’intenzione di riaccendere la luce sulle cose semplici, sulle storie quotidiane. Tutte le storie che sono raccontate in questo album racchiudono una scrittura più matura che ha riscontrato il plauso di tanti colleghi, tra cui Gennaro Porcelli, Arcangelo Michele Caso, Giovanni Block, e una serie di riconoscimenti che hanno conferito un valore aggiunto al nostro lavoro.  Abbiamo lavorato per un anno con l’intento di creare il vestito migliore per le storie più semplici. Si tratta di punti di vista un po’ più personali e più intimi. Il tocco in più è stata la masterizzazione allo studio Sterling di New York.

Ci racconti nel dettaglio le fasi della lavorazione?

Così come nel primo disco, anche qui ho scritto io i testi cercando di essere il più sincero e diretto possibile. Non penso al cantautorato poetico, non vado mai in giro a fare cose acustiche, scrivo semplicemente quello che penso. Dal punto di vista musicale abbiamo fatto una grossa ricerca, siamo stati chiusi per mesi e mesi nella nostra Red Box Live ad Aversa. Suoni, chitarre, batterie elettroniche, tastierine, sax, flauti, effetti sui pedali. E poi, ancora registrazione, missaggio e mastering. Ogni dettaglio ha seguito un unico cardine: la professionalità.

Visto che siete molto amici dei The Kolors, ti chiedo se sei d’accordo con l’idea di uscire dallo stereotipo secondo il quale la partecipazione ad un talent televisivo può snaturare l’identità di un progetto musicale.

Ribadendo che la nostra idea non è cambiata con il tempo, siamo comunque meno critici rispetto a qualche anno fa. Il percorso dei The Kolors è diverso da quello che critichiamo noi:  loro sono dei musicisti veri e propri, sono persone che hanno lavorato a lungo sul proprio progetto, non  si sono ritrovati sul palco per caso, hanno lasciato la loro città da giovanissimi, hanno suonato tantissimo dal vivo, anche con  cachet bassissimi, hanno fatto cose interessanti, hanno aperto grandi concerti e nel momento in cui si sono trovati a scegliere tra lo spostarsi all’estero e fare un provino in tv, hanno fatto bene a provare questa strada. Sebbene io rimanga una persona dalle idee molto anticonformiste, riconosco che ci vuole un po’ di elasticità. Se dopo averci provato in tutti i modi, aver fatto grandi cose non sono arrivati i giusti riconoscimenti, è giusto tentare un percorso diverso. Il sound dei The Kolors è internazionale e dà visibilità alla musica italiana. Nella musica ognuno ha il suo percorso, questo è il nostro e siamo comunque felici così.

Come sono i “vostri concerti a testa bassa”?

I nostri maestri ci hanno sempre detto di considerare ogni concerto come fosse l’ultimo. Quello che stai facendo in quel momento serve a trasmettere un messaggio alle persone. Il nostro progetto ha qualcosa da dire e non può prescindere dal concetto di costruirsi concerto dopo concerto. La nostra fanbase ha sposato il nostro modo di fare musica per cui risparmiarsi sul palco sarebbe stupido. Bisogna darsi al pubblico fino all’ultima goccia di sudore.

Sabba & Gli Incensurabili

Sabba & Gli Incensurabili

Sei molto legato alla tua terra e molto spesso le cose che scrivi sui tuoi canali social lanciano messaggi provocatori…

Il legame che ho con la mia terra è così forte che ho la presunzione di pensare che sia forse più lucido del pensiero autoreferenziale degli “ipercampanilisti”. Vado contro la mentalità perdente di  preferisce nascondere la polvere sotto al tappeto. Questa è una cosa che mi porta a scontrarmi con chiunque, anche carissimi amici e artisti. Prendo questa battaglia personale con le pinze, non mi faccio prendere dall’isteria, in ogni caso cerco di dire la mia, spinto dall’esigenza di far capire alle persone che c’è bisogno di un’inversione di rotta, di fare luce sui problemi per fare in modo che vengano risolti. Sono anni che cerchiamo di salvare la facciata. Vogliamo essere dei perdenti? Voi fate pure,  io non ci sto!

Sabba & Gli Incensurabili è musica a 360 gradi. Quali sono le altre attività di cui vi occupate?

Il nostro progetto racchiude l’espressione musicale di un gruppo di persone che cercano di essere attive sul territorio organizzando eventi musicali, creando vetrine per la musica, organizzando Festival  e scambi culturali con musicisti di altre nazioni. Abbiamo creato il format “Ansia Jam” che ci sta dando la possibilità di costruire una grande comunità con più di 1000 musicisti. Portiamo avanti il Nano Festival  con cui ci avviciniamo ai cantautori o alle band che scrivono musiche inedite. Quest’anno il Festival è stato vinto  dagli Urban Strangers, due ragazzi di Pomigliano d’Arco che hanno avuto complimenti e consensi unanimi e che, al momento, sono tra i concorrenti più quotati di X Factor. Tutte le nostre iniziative collaterali rientrano nelle attività della nostra Associazione Culturale “Oltre la Siepe”.

Cosa realizzate all’interno di Red Box Live?

Quello è il nostro piccolo studio in cui facciamo le prove, realizziamo le nostre produzioni, ospitiamo gli amici. Sabba & gli Incensurabili non è un progetto pop che vuole arrivare al grande pubblico, è un’idea, un movimento, una comunità di persone che credono in un messaggio da portare avanti a sostegno del nuovo movimento musicale campano. Ci piace illuminare, promuovere, sostenere  la musica italiana che si fa a Napoli, sono 10 anni che siamo in prima linea e che diamo una mano anche agli altri.

Raffaella Sbrescia

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La tracklist: “Chiamatemi Nerone”, “Non Mi Fotti Più”, “Tre Minuti Di Celebrità”, “Le Parole Sono Importanti”, “Bang!”, “Valzer Senza Peso”, “Per Resistere”, “Ruby Sparks (La Bambola)”, “Un Giorno Perfetto (feat. G.Block)”, “Basta Che Mi Vuoi (The Showman)”.

Video: Bang

“Cheek to Cheek”: Emozioni e divertimento con Martha Rossi e Nicolas Tenerani al Blue Note. L’intervista

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Stasera alle ore 21, al Blue Note di Milano Martha Rossi & Nicolas Tenerani presentano dal vivo “Cheek to Cheek”. Lo spettacolo swing, ispirato all’omonimo titolo di Tony Bennet e Lady Gaga,  nasce con l’intento di fondere pagine incancellabili dell’era dello swing con le ultime hit di maggior successo del pop. La band è composta da Gianluca Sambataro (pianoforte, ideatore e curatore degli arrangiamenti), Marco Sambataro (batteria e batteria vocale) e Marco Gianotti (contrabbasso).  Alla voce Martha Rossi - protagonista di svariati spettacoli molto noti, quali Peter Pan, We Will Rock You, Biancaneve, – accompagnata da Nicolas Tenerani, attore ed eclettico performer. Ospiti della serata Loretta Martinez e Ivan Padovani.

Martha Rossi

Martha Rossi

Ecco cosa ci ha raccontato Martha Rossi durante le prove dello show: «Lo spettacolo sarà molto particolare. Abbiamo scelto il Blue Note come inizio di questa tournèe che ci porterà nei pricipali jazz club e teatri italiani. Non si tratta di un classico concerto, abbiamo inserito anche delle gags divertenti. Racconteremo una storia d’amore tra due ragazzi e ogni  canzone descriverà quello che accadrà sul palco. Insomma, sarà uno spettacolo che potrà emozionare e divertire il pubblico allo stesso tempo –racconta Martha – Abbiamo scelto tanti brani ovviamente senza trascurare quelli quelli che tutti vogliono sentire. Ci sono anche pezzi nuovi riarrangiati in modalità swing grazie al maestro Sambataro, che ha curato tutta la direzione musicale». A proposito del grande ritorno della musica swing in Italia, Martha ha commentato: «Grazie al riuscitissimo progetto di  Lady Gaga e  Tony Bennet si sono susseguite nel tempo una serie di iniziative complementari che sono servite ad avvicinare molti giovani allo swing che, sebbene rimanga un genere semplice da ascoltare,  è molto difficile da cantare e da suonare».  Sarà interessante scoprire in che modo Martha sarà in grado di reinventarsi ancora una volta sul palco, lei artista ormai abituata a calarsi nelle vesti più svariate: «In tutti questi anni sono passata dall’interpretare un personaggio Disney,  all’essere una cantante pop, per poi passare al rock con “We will rock you”. Il canto, in generale, comporta un  continuo migliorarsi. Io sono una di quelle che studiano sempre quindi quando finisco di preparare una cosa, desidero sempre tuffarmi in un nuovo percorso lavorativo – spiega – Quando  mi hanno proposto questo progetto incentrato sullo swing, ho subito accettato entusiasta perché sono una grande amante della musica di Lady Gaga, la apprezzo  moltissimo come cantante per la sua voce pazzesca.  Ecco perché ho pensato di mettermi in gioco con un nuovo genere, investendo in questo progetto che mi vedrà al fianco di Nicolas al Blue Note e di  Christian Ruiz, che mi affiancherà durante le altre tappe della tournèe». Sbirciando sui canali social di Martha, abbiamo scoperto che l’artista sta lavorando anche ad un nuovo album: «Sto prendendo una strada decisamente diversa rispetto al vecchio album. Il primo disco ha rappresentato un momento di scoperta anche per me stessa. Quando canti canzoni di altri, devi innanzitutto scoprire qual è il tuo genere. Insieme al produttore Francesco De Benedittis sono finalmente riuscita a trovare la mia vera chiave musicale . Quando ascolto questi pezzi mi sorprendo e mi emoziono perchè parlo tanto di me e questo mi mette in gioco al 100%».

Nicolas Tenerani

Nicolas Tenerani

Durante le prove siamo riusciti ad incontrare anche Nicolas Tenerani, che in Germania è tra i protagonisti di “Sister Act das musical“, per la regia di Carline Brouwer ed interpreta i ruoli di Sam e Harry, i due papà protagonisti del musical “Mamma Mia!“: «Stiamo lavorando sodo. Sono un grandissimo appassionato di swing e jazz  e, per me, essere sul palco del Blue Note è un sogno che si realizza! Martha è un’amica, abbiamo lavorato insieme in “Peter Pan” e siamo felici di ritrovarci su un palco così speciale – racconta – Da un paio d’anni lavoro in Germania, per un anno e mezzo ho recitato in “Sister Act”,  ho appena concluso la tournèe di “Mamma mia” e mi conforta constatare che lì ci sono tante opportunità lavorative. Spero sempre che in Italia la situazione migliori e che tanti bravi performers possano ritornare nel nostro paese. “Priscilla. La regina del deserto”, ad esempio, è un musical che sta avendo un successo enorme quindi, se consideriamo la passione e l’impegno e la qualità con cui lavorano i nostri attori, i presupposti per un processo di ricrescita ci sono, eccome.  Quello che conta è non sottovalutare mai il pubblico o offrirgli cose per accontentarlo, meglio educarlo ad un bel teatro di qualità».

Raffaella Sbrescia

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