“Marassi”: il pop trasversale degli Ex-Otago a servizio della periferia. Intervista

Ex Otago - Marassi

Ex Otago – Marassi

“Marassi” è il nuovo album in studio della band genovese Ex-Otago composta da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci e Francesco Bacci. Prodotto e arrangiato dalla band e da Matteo Cantaluppi, il disco è stato anticipato dai singoli  “Cinghiali Incazzati”, “I Giovani d’Oggi”, “Quando sono con te” e, prendendo spunto da una Genova post moderna, quella rimasta fuori dai classici cantautorali, racconta del nostro presente. “Marassi” diventa quindi una sorta di non luogo, un riferimento da cui partire per realizzare un ritratto generale ed estemporaneo di tutti quei luoghi che scandiscono la vita quotidiana di tanti di noi. Un luogo di partenza e di ritrovo, lo specchio dei nostri giorni e delle relative contraddizioni.

Intervista

Come nasce “Marassi” e come ci avete lavorato?

Volevamo scrivere un disco molto contemporaneo. Ci siamo ispirati a ciò che abbiamo visto e che caratterizza la nostra quotidianità. “Marassi” è quindi un disco legato a quello che accade. Per quanto riguarda i suoni, ci siamo divertiti a giocare con le tastiere, in questo lavoro siamo ancora noi con delle nuove sfumature che speriamo possano cambiare sempre. Abbiamo ascoltato tanta musica, sono tanti e diversi gli ascolti che ci hanno influenzato: abbiamo spaziato da Mark Ronson agli Stadio. Crediamo che sia arrivato il momento di infrangere certe barriere, tra indie e mainstream e il fatto di stare a parlarne qui in Universal, è un segno tangibile di questo percorso e vorremmo che fosse così anche per altre realtà musicali italiane.

In “Marassi” parlate della Genova lontana dai vicoli, quella di cui non parla nessuno…

Narriamo del sentimento di rivalsa dei “luoghi – non luoghi”. Niente meglio di un quartiere come ce ne sono mille può raccontare la vita che scorre nel quotidiano. Il nostro è un punto di osservazione privilegiato, ci sono tutti quegli elementi che si sono sedimentati nella nostra memoria e di cui non si parla mai.

Come è avvenuta la registrazione dell’album?

La realizzazione è avvenuta proprio a Marassi, lì dove c’è la nostra casa Otago, in cui abbiamo registrato tutti i provini del disco. Era naturale che il clima trasparisse, siamo stati affiancati da Matteo Cantaluppi, colui che è riuscito a guidarci nella maniera ottimale nel realizzare quello che avevamo in mente. Matteo ha trovato la quadra delle cose; quando siamo arrivati da lui il disco era molto più elettronico e meno fruibile.

Qual è il brano più rappresentativo del disco?

Sicuramente “Cinghiali incazzati” perché parla di tutte le maschere che ci portiamo addosso e con cui spesso fatichiamo a convivere. “Marassi” è uno specchio del presente.

Ex-Otago

Ex-Otago

Che rapporto avete con “Genova”?

Il nostro desiderio è che possa nascere una scena trasversale. Abbiamo constatato che, quanto più si scava, più si trova gente che ha voglia di fare per cui vorremmo che si creasse un movimento di cui fare parte. Genova mette insieme davvero tante cose e gli Ex Otago sono figli di questa identità che implica l’essere tutto ed il contrario di tutto.

Nei vostri testi la pragmaticità sfida il sogno…

In effetti c’è sempre una nota molto concreta nei nostri testi. Cerchiamo di mettere da parte quella vena intellettuale fine a se stessa. Credo sia vero che che le mani aguzzano la mente per cui se si riuscisse ad unire la concretezza e l’ambizione, si potrebbero fare grandi cose. Per fare questo serve coraggio, proprio l’esatto contrario di quello che ci viene consigliato.

Che rapporto avete con il calcio?

Non siamo malati di calcio ma a Genova l’argomento in questione ti arriva anche quando sei distratto.

Video: Quando sono con te

Come funziona la genesi delle vostre canzoni?

Il testo è la nostra componente principale e ci facciamo molto affidamento. Le nostre canzoni nascono da immagini, stati d’animo e sensazioni. Più in generale, raccontiamo le cose che ci circondano per poi finire a parlare di noi stessi.

“I giovani d’oggi non contano un cazzo”?

C’è sempre stata una dicotomia tra sistemi. La verità è questo è un loop che si ripete.

“La nostra pelle” è un brano molto personale…

Scrivo di quello che vivo trovandomi spesso faccia a faccia con me stesso. Mi sono reso conto che nel bene e nel male sono una persona che ama molto di sé, tutto sta nel trovare un equilibrio con le parti di te che non ti piacciono. La canzone ha il grande pregio di essere liberatoria, ti dà l’opportunità di viverti.

Stesso discorso per il brano “Stai tranquillo”?

Sono inquieto e cerco di gestirmi questa inquietudine.

“Mare” è il brano più onirico…

Questo è un episodio cantautorale, una cartolina che ci porta indietro nel tempo. Un grande contenitore non solo poetico ma anche esistenziale.

Secondo voi come mai tanti artisti si stanno dedicando allo scenario periferico urbano?

Ci vuole onestà e coraggio per accettare il posto da cui si viene. C’è bisogno di riaffermare l’autenticità a fronte della standardizzazione imperante. La periferia è lì dove la gente si arrangia, è quel posto dove nasce e cresce la maggior parte di noi.

Come saranno i nuovi live?

Abbiamo tanto da studiare, le nostre tastiere erano ormai compagne di vita, ora stiamo cambiando strumenti per cui anche i brani vecchi saranno riarrangiati. Ci sarà un vero e proprio restyling!

Raffaella Sbrescia

Ex-Otago - Marassi

Ex-Otago – Marassi

 

Ascolta l’album qui:

 

“Uppercut”: la rivincita dei Gemelli DiVersi. Intervista

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

I Gemelli DiVersi tornano sulle scene a tre anni e mezzo dall’ultima release ufficiale (”Tutto da capo – Bmg Ricordi 2012), con un nuovo album intitolato “Uppercut” (Believe Digital). Più di 18 anni di carriera, quasi 1 milione di copie vendute e svariati riconoscimenti hanno spinto Thema e Strano a tornare in studio per un nuovo lavoro incentrato su tematiche di ispirazione autobiografica. Un album intriso di messaggi di speranza, che invita a non arrendersi e che, grazie al contributo di Luca Mattioni alla produzione artistica, si presenta con una formula sonora a metà strada tra le sonorità storiche della band ed un pop di chiara ispirazione americana. Un sound trasversale quello dei Gemelli DiVersi, così come del resto il pubblico che ha partecipato ai live italiani ed europei degli ultimi 3 anni, concerti nei quali i Gemelli si sono avvicinati ulteriormente anche alle nuove generazioni. Ancora oggi infatti ai concerti dei Gemelli Diversi assiste un pubblico di fans storici che li accompagna sin dal 98, uniti a nuovi ascoltatori che hanno imparato a conoscere la band.

Intervista a Strano

“Uppercut” è il titolo del vostro nuovo album. Una metafora della vita ma anche del vostro percorso?

Certo, questo titolo rispecchia quello che ci successo negli ultimi tre anni. La vita ha deciso di darci un bel pugno, un bel montante dal basso verso l’alto per cercare di buttarci per terra e metterci ko. Da uomini navigati e musicisti appassionati non ci siamo arresi, ci siamo rialzati, abbiamo barcollato un po’ ma poi siamo tornati a combattere. Nella vita bisogna continuare ad andare avanti, essere sempre motivati; la nostra più motivazione è continuare a fare la nostra musica e vedere la gente che canta da sotto il palco.

E in senso più ampio?

Chiaramente questa metafora vale per tutti quelli che ascolteranno il disco, la vita ti può veramente buttare per terra. Viviamo tempi difficili, in cui tutto è difficile ma bisogna sempre combattere e usare tutte le forze necessarie per riuscire a superare le disavventure che la vita ci pone davanti.

Video: La fiamma

Questo è anche il concetto alla base del singolo “La fiamma”?

Quella piccola fiammella che brucia sotto la cenere devi cercare di tenerla viva giorno per giorno.

Quali sono le tematiche che attraversano questo lavoro?

Il nostro disco racchiude un messaggio di speranza, si tratta di un disco positivo, magari nascosto sotto canzoni un po’ malinconiche, ma attraversato da un fondo di positività.

“La cosa che mi fa più ridere è che non ridiamo più” è la frase più impattante de “La fiamma”?

Sì, le cose sembrano finite ma non sono finite. Se ti sembra finita magari non lo è, così come è successo a noi: sembrava finita per i Gemelli Diversi ma in realtà la dipartita di qualcuno non segna la fine, bensì un nuovo inizio.

Dal punto di vista artistico, qual è la stata la molla che vi ha fatto tornare in studio?

Sono stati i concerti a farci capire che dovevamo tornare in studio per un nuovo disco. Subito dopo il momento di sbandamento abbiamo subito ricevuto un’offerta di lavoro per un Live Tour che io e Thema abbiamo accettato subito. Il gruppo in realtà non si è mai sciolto, abbiamo perso degli elementi che hanno voluto intraprendere un percorso diverso ma abbiamo continuato a fare musica. Noi continuavamo ad essere la band del ’98, ci hanno quindi proposto dei live, abbiamo accettato e abbiamo cominciato a girare. In questi tre anni abbiamo visto che c’era tanta gente che cantava le nostre canzoni e che aveva voglia di ascoltarci, per rispetto loro dovevamo continuare a fare la musica dei Gemelli Diversi che in 18 anni hanno segnato la vita di tante persone.

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

A proposito di carte da giocare, molto particolare la ballata “Via Melzi d’Eril”, un piccolo gioiellino

Una persona molto vicina a me l’ha definita “Una carezza alla città di Milano”. Per me che sono nato e cresciuto a Milano, è stato bello innamorarmi di questa via vicina al Castello, all’Arco, contornata dagli alberi che in autunno perdono le foglie. Girando in moto mi sono immaginato in questa via, il cui nome si adatta bene al titolo di una canzone, e ci ho visto l’incontro con la persona giusta.  Sono tornato a casa in questo stato un po’ malinconico ed introspettivo, mi sono messo al pianoforte e ho composto la musica, poi abbiamo scritto il testo e l’arrangiamento di quella che è la ballad per eccellenza del disco.

Doveroso un cenno ai suoni di questo disco di evidente ispirazione esterofila

Ci siamo affidati alla produzione musicale di Luca Mattioni, un bravissimo producer che ha lavorato tanti anni in Inghilterra. Questo sound british in alcuni brani si riconosce, ci sono anche dei chiari rimandi agli anni ’80 e, dato che siamo figli degli anni ’80, abbiamo impostato la produzione anche su quelle sonorità. In realtà da anni spaziamo, ci piace sperimentare e questo album ci è servito anche per farlo ancora di più, dato che si tratta di un album di ripartenza.

Raffaella Sbrescia

Le prime date dell’instore Tour

26/10 Discoteca Spaziale di Roma

27/10 Mondadori – Via Marghera, Milano

Ascolta qui l’album:

Benji & Fede presentano l’album “0+”: “Siamo qui per rimanere, abbiamo tanta voglia di fare”

Benji & Fede

Benji & Fede

Esce oggi, venerdì 21 ottobre, “0+” il nuovo e secondo album di Benji & Fede a poco più di un anno di distanza dal loro album di debutto. L’album contiene 11 tracce inedite comprensive di alcuni interessanti duetti con Max Pezzali, Annalisa e la giovanissima cantautrice inglese Jasmine Thompson. Realizzato tra l’Italia, la Norvegia, la Finlandia e nei vari viaggi che questo anno straordinario ha comportato, “0+” è un lavoro molto personale che racconta di vita, di amore, dei loro incontri e delle loro avventure. È un album che nasce dalla collaborazione di Benji & Fede con giovani autori e produttori stranieri, dalla loro interazione con realtà diverse che hanno reso possibile la creazione di un movimento generazionale capace di elaborare  sonorità nuove, ora più elettroniche,ora più acustiche.

Intervista

Come avete lavorato a questo nuovo album?

Abbiamo lavorato in Norvegia e Finlandia con dei produttori giovanissimi. Abbiamo appreso un nuovo metodo di lavoro che ci ha reso partecipi di ogni singola fase di lavorazione. Buttavamo già testi e melodie e alla sera sapevamo che la canzone sarebbe stata completa. Questo disco non rappresenta nulla di rivoluzionario ma rappresenta sicuramente un importante passo in avanti nel nostro percorso.

A cosa dobbiamo la scelta di un titolo tanto originale?

Abbiamo cercato questo titolo a lungo. Una sera all’improvviso ho chiesto a Fede che gruppo sanguigno avesse e, dopo le doverose indagini, abbiamo scoperto che era lo stesso del mio. Abbiamo pensato che fosse il modo giusto per suggellare il nostro rapporto di fratellanza.

E i suoni?

Le canzoni nascono sempre in acustico, la direzione è più elettronica ma l’intelaiatura è sempre quella.

Si evincono nuove sfumature nella voce di Fede...

Il cambio del modo di cantare è stato nuovo. Per il brano “Forme geometriche”, il testo profondo ha richiesto più esperienza vocale.

Che tipo di atmosfera c’era in Scandinavia?

Ci siamo trovati benissimo a livello umano. In Nord Europa parlano benissimo l’inglese e non abbiamo avuto problemi con la lingua; nemmeno Fede che non è madrelingua. Ogni mezz’ora i produttori ci chiedevano i testi, loro erano molto più concentrati sui suoni e sulle ritmiche, per noi che abbiamo un approccio più cantautorale e quindi classico, la cosa ha significato unire due mondi.

Che tipo di aspettative avete?

Non abbiamo la pretesa di piacere a tutti, siamo soltanto al secondo disco. Il cammino è ancora lungo man mano speriamo che ci siano sempre più persone che apprezzino la nostra musica . Il disco è coerente con quello che siamo. Certo, non è il disco della vita ma la nostra grande paura è quella di deludere le aspettative delle persone.  Vogliamo dimostrare che siamo qui per rimanere, abbiamo tanta voglia di fare.

E quanto riguarda la scrittura dei brani?

A livello creativo siamo felici che ci siano molte più canzoni scritte da noi. Le aspettative del pubblico non ci hanno influenzato, siamo soddisfatti di questo lavoro. Per questo disco, a differenza del precedente per il quale ci hanno mandato diversi scarti, ci sono arrivati tantissimi brani; avevamo la casella mail praticamente colma. Otto canzoni le abbiamo scritte con il metodo “one song a day” mentre “Quando si rimane da soli e “Amore Wi Fi” le abbiamo scelte perché, sia i testi che le rispettive sonorità, ci rispecchiavano.

 Da qualche parte c’è anche un brano in inglese?

Sì non abbiamo voluto inserirlo in questo disco. Abbiamo escogitato un modo per proporlo comunque al pubblico inoltrandolo ad una piattaforma streaming.

E con lo spagnolo?

In inverno comincerà l’avventura in Spagna e America Latina. Vediamo che succederà…

Il duetto con Max Pezzali è tra i brani più amati del disco…

Il pensiero di poter cantare il pezzo insieme a Max ci è parso fin da subito un bellissimo sogno fa realizzare. Siamo cresciuti ascoltando le canzoni degli 883 e siamo stati felicissimi del suo entusiasmo. Max parla della sua generazione, noi della nostra. Lui cita i vinili, dice che cose che non avremmo mai potuto scrivere. Max è un punto di riferimento da sempre ed è una figura di grande supporto per i giovani; indubbiamente un esempio da seguire.

Di respiro internazionale il duetto con Jasmine Thompson in “Forme Geometriche”

Abbiamo conosciuto Jasmine in occasione di un nostro video-cover per il suo brano “Adore”. Per questo brano volevamo un ritornello di forte impatto e per far farlo abbiamo voluto una voce femminile e straniera. Jasmine è giovanissima ma ha una voce speciale per cui siamo stati contenti che abbia accettato di lavorare con noi.

Cosa ci dite di “Tutto per una ragione” con Annalisa?

Avevamo più di un dubbio su questa canzone, Annalisa è venuta in ufficio e si è offerta di aiutarci. Due giorni dopo ha mandato il pezzo con una demo cantata da lei. Siamo in andati in studio e registrandola abbiamo notato che, con la sua voce, il pezzo era più forte.

In questo brano c’è anche il contributo di Merk & Kremont

Questi due giovani produttori hanno voglia di lavorare proprio come noi. Il fatto che scegliamo di lavorare con i giovani è esemplificativo della nostra visione. Stesso discorso anche per la scelta della regia del singolo “Amore Wi Fi” con il giovane regista Alessandro Murdaca.

Benji & Fede

Benji & Fede

Quanto conta la positività per voi?

Beh, sicuramente parecchio. Nella nostra musica parliamo della nostra vita che, al momento, è incentrata intorno a quello che ci piace fare.

Come mai avete scelto di far pubblicare una fan fiction scritta da una vostra sostenitrice?

Watt Pad è una piattaforma in cui si possono caricare i propri scritti. Ci è capitato di leggere molti di questi lavori che ci riguardavano e tra questi ci hanno colpito quelli scritti da una giovane che è riuscita a descrivere certi comportamenti che avremmo davvero potuto avere. Abbiamo voluto darle una possibilità così come è stata data a noi quella di poter fare musica.

Che rapporto avete con la tv?

L’esperienza da conduttori su “Generation What” ci è piaciuta perché non c’era un copione, avevamo carta bianca e abbiamo potuto mostrarci esattamente per come eravamo. Ecco, la tv ci piace se può essere l’amplificatore di quello che siamo. Anche i programmi di Cattelan e Fiorello sono molto validi da questo punto di vista. Per il resto ci arrivano tante proposte, l’ultima per un telefilm. Il fatto è che bisogna saper dire anche di no per poter essere coerenti con quello che facciamo.

Come è evoluto il rapporto con i fan?

Fin dall’inizio abbiamo sempre avuto un rapporto molto stretto. Gestiamo i nostri social in prima persona altrimenti il calore ed il messaggio diretto non passeranno mai. Condividiamo la quotidianità di tutti i giorni in tempo reale, abbiamo instaurato un rapporto diretto e sincero anche se vorremo che i momenti di privacy familiare fossero maggiormente rispettati. Spesso sono proprio i genitori dei nostri fans a pretendere di più da noi.

Vi vedremo sul palco di Sanremo 2017?

Per ora siamo concentrati su questo disco. Sicuramente vorremo andarci ma forse quest’anno è ancora presto. Andarci tanto per andare non avrebbe molto senso, serve la canzone giusta e sentirsi pronti. Siamo solo al secondo anno, avremo tempo…per il resto ci vedrete suonare parecchio in giro. Metteremo su uno show diverso e faremo tanti concerti, proprio come piace a noi!

Raffaella Sbrescia

Ascolta l’album qui:

La track list di “0+”:

    1. Adrenalina
    2. A casa mia
    3. Traccia numero 3 (featuring Max Pezzali)
    4. Amore wi- fi
    5. Una foto
    6. Non è da te
    7. Tutto per una ragione (featuring Annalisa)
    8. Troppo forte
    9. Forme geometriche (featuring Jasmine Thompson)
    10. Quando si rimane da soli
    11. Boomeranghi

Video: Amore Wi-Fi

 

 BENJI&FEDE

INSTORE TOUR “0+”

21/10 Modena – cc I Portali di Modena, Viale dello Sport, 50 – h 15.00

22/10 Milano – Mondadori Megastore, Piazza Duomo  – h 15.00

23/10 Roma – cc Porta di Roma, Via Alberto Lionello, 201 – h 15.00

24/10 Napoli – Feltrinelli Stazione Centrale, Piazza Garibaldi – h 15.00

25/10 Marghera (VE) – Mondadori Bookstore, cc Nave de Vero, Via P. Arduino ang. Via Tron – h 15.00

26/10 Torino – 8 Gallery, Via Nizza 262 – h 16.00

27/10 Rimini – cc Romagna Shopping Valley, Piazza Colombo 3, Savignano sul Rubicone – h 16.00

28/10 Verona – cc Le Corti Venete, Viale del Commercio 1, San Martino B. A. (VR) – h 16.30

29/10 Palermo – Mondadori Megastore, Via Ruggero Settimo 18 – h 15.00

30/10 Catania – cc Katané, Via Quasimodo 1, Loc. San Paolo – h 15.00

31/10 Reggio Calabria – Mondadori Bookstore, Corso Garibaldi  198 – h 15.00

01/11 Bari – Feltrinelli, Via Melo 119 – h 15.00

02/11 Lecce – Feltrinelli, Via Templari 9 – h 15.00

3/11 Firenze – Galleria del Disco c/o Tenax – Via Pratese, 46 – h 15.00

4/11 Perugia – cc Quasar, Via Aldo Capitini – h 16.30

5/11 Stezzano (BG) – CC Le due torri – Via Guzzanica 62/64 – h 16.00

Diego Mancino, “Un invito a te” è un album da non perdere. Intervista

diego-mancino Ph Viola damiani

diego-mancino Ph Viola damiani

“Un invito a te” è il titolo del nuovo album di Diego Mancino, tra i più prolifici degli autori e cantautori italiani. Pubblicato lo scorso 23 settembre su etichetta Universal Music e prodotto da Mancino con la collaborazione di Dario Faini, Stefano Brandoni (in “Avere fiducia”) e William Nicastro (in “Molte cose insieme “), l’album contiene otto brani inediti e la cover del brano di Tenco “Ragazzo mio”. Realizzato attraverso Music Raiser, piattaforma leader nel crowdfunding musicale in Italia, che ha finanziato la registrazione dei brani inediti, “Un invito a te” è un portagioie ricolmo di sentimenti: da raccontare, da condividere, da scoprire. Il disco si apre con “Il suo aquilone”, un brano che lascia emergere il senso di resa a qualcuno come fatto necessario per resistere ad un mondo ostile. Archi tesi e vibranti cedono al singolo “Era solo ieri”: una storia semplice ambientata in non luogo dal fascino onirico. Appassionata e bucolica “Succede d’estate”: il sole estivo è quasi un nemico mentre il contesto è un’esperienza tutta da vivere con trasporto. Il brano trainante dell’album è “Avere fiducia”: una canzone amara, disillusa eppure assolutamente vera e umana. Sorprendente la scelta di una cover “Ragazzo mio” di Luigi Tenco: Diego chiude il cerchio in merito ad alcune questioni personali e lo fa attraverso l’anima di un cantautore immenso. La titletrack “Un invito a te” è la canzone che ha dato inizio a tutto, l’album è, in effetti, un invito alla partecipazione emozionale, alla comprensione e al coraggio.

Intervista

Cosa rappresenta per te questo album e cosa ti aspetti da questo progetto?

Le canzoni sono emotivamente molto intense e protese ad un tipo di ascolto empatico. Il mio obiettivo è quello di suscitare un scambio emotivo con l’ascoltatore. Il disco è nato in totale autonomia, non avevo un pubblico ed un suono di riferimento. La musica mi piace tutta, adoro sperimentare cimentandomi con diversi generi per cui il disco segue un po’ questo tipo di linea giocosa che non conosce barriere e forzature. Quello che potevo fare era presentarmi con un lavoro sincero. A 46 anni credo che non esistano più generi. Esistono le cose belle e meno belle, di questo disco posso dire che è pop nel senso più alto del termine.

Com’è andata con Music Raiser?

La campagna di raccolta su Music Raiser è stata un’assoluta novità. Ogni mese i fans venivano a casa mia per ascoltare i provini che stavo realizzando e per scegliere i pezzi da inserire nella tracklist. Soltanto a lavori ormai ultimati il team di Universal Music mi ha fatto la sorpresa di propormi di lavorare insieme.

Alcuni autori decidono di non dare le proprie canzoni perché temono che l’intenzione originaria possa essere tradita. Tu come decidi di tenere le canzoni per te?

Ho superato questa fase anche se è sempre strano lasciare andare una canzone. Certe canzoni, per quanto belle, non sono adatte ad un certo tipo di mondo. Per quanto mi riguarda, la cupezza è un mio marchio di fabbrica. La scrittura viene in modo onesto, in alcuni casi è plausibile per certi artisti, per altri no. Quando scrivo non c’è la ricerca del cantante, cerco solo di fare una bella canzone, che abbia un senso ed una buona struttura.

Ti senti più autore o cantautore?

Non c’è differenza. Io sono uno scrittore che canta bene. La musica è la mia vita, ho la mente elastica. Lavorare con ragazzi giovani comporta una differenza di atteggiamento e di attitudine. Questo mi ha salvato dal punto di vista lavorativo.

Video: Diego Mancino presenta “Avere Fiducia”

Nella titletrack canti “Voglio qualcosa di concreto”…

Un concetto che esprime qualcosa di cui sono alla ricerca. Questo è un disco pieno di gesti reali e di una tensione verso l’altrove.

E la scelta di Tenco?

In questo caso il brano racconta di me. Avevo un papà che suonava in un’orchestra da night. Ricordo che quella era la sua musica mentre io volevo sentire i Joy Division. In realtà questa canzone mi descrive, bisogna fare dei propri desideri una strada maestra, non è vero che si fallisce se non si arriva alla vetta. Il percorso sta nell’essere un uomo con delle idee e fare qualcosa di costruttivo. Ho scelto questo brano perché sono cose che io direi ai miei amici o ad un figlio se ce l’avessi.

Cosa ti hanno detto i colleghi musicisti?

Ho fatto ascoltare questi brani a tanti colleghi e amici. Daniele Silvestri voleva essere uno dei raisers ma la campagna era ormai chiusa. Lui ha seguito tutta la lavorazione, mi ha dato diversi consigli e gli ho dato retta. Avere un feedback da musicisti esperti è fondamentale, diffido di chi è chiuso ed autoriferito. Le persone di cui mi sto circondando sono Manuel Agnelli, Niccolò Fabi, Ermal Meta, mi fido molto di queste persone che hanno dimostrato di avere intuito e coraggio. Trovo rilevante vedere cosa viene percepito da chi sta intorno, chiedo consigli a persone serie.

Diego Mancino

Diego Mancino

Come vivi il rapporto con la fama?

Diffido di chi cerca la fama, la musica è sacrificio, sono della vecchia scuola, mi piace collaborare e discutere con i miei soci. Voglio semplicemente fare bella musica. Essere molto famosi in questo paese è una cosa molto pericolosa, devi avere una tempra molto forte. Per quanto mi riguarda sono emotivamente debole, mi rattristo e mi arrabbio molto velocemente e chi è molto famoso queste cose non può permettersele. Non ho più l’età per invocare le masse, il mio scopo non è diventare famoso, faccio dischi da quando avevo 15 anni; sono arrivato a quota 46 e mi auguro che questo album possa essere conosciuto e seguito dal vivo.

Raffaella Sbrescia

Video: Era solo ieri

Ascolta l’album:

“Amazing Game”, Paolo Conte apre il suo forziere e ci regala un album strumentale. Intervista

 

Paolo Conte - Amazing Game

Paolo Conte – Amazing Game

A ridosso dell’ottantesimo compleanno, Paolo Conte sceglie di regalarci “Amazing Game”, un album strumentale costituito da registrazioni effettuate in epoche diverse (dagli anni ‘90 a oggi), per colonne sonore di pièce teatrali e a scopo di studio e sperimentazione. Ventitrè brani liberi, ricchi, strutturati, escono dai cassetti dello chansonnier in accordo con la Decca Records/Universal. Scrittura, improvvisazione e stralci di vita si fondono e si intrecciano in un lavoro che trabocca di energia e piglio creativo. Entrando nello specifico di “Amazing Game” troviamo dodici composizioni (da “Pomeriggio Zenzero” a “The Bridge”) commissionate dalla Regione Liguria per commemorare il centenario della nascita di Eugenio Montale; cinque (da “Rumbomania” a “Gli Amici Manichini”) furono composti per una pièce teatrale mai andata in scena dal titolo “Gli Amici Manichini”, “Changes All In Your Arms” composto inizialmente per il disco “Razmataz” e la meravigliosa, nonché conclusiva “Sirat Al Bunduqiyyah”, registrata per la pièce teatrale “Corto Maltese” in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica delle Marche sotto la direzione di Daniele Di Gregorio. Insieme al cantautore e compositore di Asti hanno suonato nel disco: Lucio Caliendo (bassoon), Claudio Chiara (alto sax), Daniele Dall’Omo (guitar), Daniele Di Gregorio (drums – percussions – vibes), Massimo Pitzianti (accordeon – bandoneon – clarinet – baritone sax), Piergiorgio Rosso (violin), Jino Touche (double bass – guitar), Luca Velotti (soprano sax), Luciano Girardengo (cello), Maurizio Bellati (french horn), Alberto Mandarini (trumpet), Jimmy Villotti (electric guitar) Claudio Dadone (guitar – accordeon), Piero Conti (drums) e Ginger e Rama Brew (cori). Un gruppo di musicisti particolarmente affiatato che ha mostrato sì, grande complicità, ma anche una notevole perizia, testimoniando uno stato di grazia difficile da eguagliare.

Paolo Conte ph Daniela Zedda

Paolo Conte ph Daniela Zedda

Intervista

Paolo, qual è lo spirito che attraversa “Amazing Game”?

In questo progetto c’è sempre il mio gusto, il mio stile, lo stesso presente nelle mie canzoni. Queste composizioni sono molto scritte, solo due pezzi sono improvvisati: il primo è “F.F.F.F,  l’altro è “Fuga in Amazzonia in Re Minore”; in ogni caso si tratta di un’improvvisazione soltanto free e non free jazz.

Un album che non ha paura del silenzio e delle pause…

Il silenzio è sempre stato una bellissima strategia in grado di mantenere viva tutta la tensione di quello che è stato suonato appena due battute prima.

Che legame c’è tra i titoli e i brani?

Ogni composizione è sempre preceduta da titoli provvisori. In genere non c’è mai un legame causa-effetto; è stato tutto molto estemporaneo. Non c’è un filo narrativo, la tracklist è stata costruita a posteriori.

La scelta di un progetto strumentale rivela una vocazione precisa?

Nella mia vita c’è sempre stata passione per la musica, sin dai primi anni in cui collezionavo dischi. Non faccio differenza tra musica strumentale e quella che scrivo per le mie canzoni, il mio stile ed il mio gusto sono rimasti i medesimi, qui non ci sono le distrazioni che possono darti le parole, la musica racconta le cose in modo molto più astratto ed impalpabile.

Paolo Conte Ph Alessandro Menegatti

Paolo Conte Ph Alessandro Menegatti

Cosa rappresenta questa operazione oggi?

Non ho abdicato alla canzone, sono cose che ho scritto per mio diletto e che sono sono state ben suonate dai miei musicisti e anche da me; questo non implica un cambio di rotta della mia musica. Nei concerti che terrò a breve, infatti, farò solo le canzoni del mio repertorio classico. La formula sarà quella ormai consueta tra successi vecchi e nuovi. I musicisti saranno i miei fedeli compagni in questa avventura.

Perché questo album non è jazz?

Da grande appassionato di jazz, ho cristallizzato le mie idee, per questa ragione dico che questo non è un album jazz.

A tal proposito cosa ascolti del mondo jazz?

In qualità di ascoltatore ho studiato tutta la storia jazz, poi pian piano mi sono rifugiato negli arcaici, negli antichi. Gli anni ’30 sono quelli in cui sento le rivoluzioni più forti. Amo la potenza che c’è nel linguaggio che si formò in quegli anni, la costruzione dell’espressività dei musicisti neri e bianchi nel modellare gli stilemi di un certo linguaggio.

Che rapporto hai con la musica classica?

C’è sempre stato un bel rapporto. Da un po’ di anni la sera mi sintonizzo sul canale 138 di Sky dove trovo grandi concerti di grandi solisti. Ho le mie preferenze: adoro il pianismo di Chopin, mi ha impressionato Erik Satie. Ho avuto una bella conferma con Schumann, mi piace sempre molto Ravel nonché l’imponenza pianistica di Beethoven.

 Cosa pensi del premio Nobel a Bob Dylan?

Sono d’accordissimo. Questo tipo di apertura avvenne proprio con Dario Fo, in quel caso avvenne con il teatro, in questo caso con la musica. Non mi scandalizzo, mi congratulo con Dylan. Tra gli anni ‘70 e ’90 in Italia i cantautori italiani hanno speso grandi energiae letterarie, spesso molto di più rispetto ad altre nazioni. Il più grande è stato Enzo Jannacci, lo dico anche a distanza di diversi anni.

Hai un erede artistico?

No, sento di avere avuto migliaia di maestri ma nessun erede, forse è un mio difetto non riuscire a trasmettere quello che faccio.

Hai messo da parte molte composizioni, è successo anche con le canzoni?

Sì certo, nei cassetti giace ancora qualcosa.

Di questo terzo millennio, cosa pensi, come ti ci trovi?

Da un punto di vista artistico non sento grandi differenze. Mi dà fastidio la presenza troppo forte del contenuto rispetto alla forma. C’è ancora troppa voglia di comunicare e di spiegare le cose.

Cosa ti aspetti da questo disco?

Come al solito non mi aspetto nulla in particolare. La Decca è una casa discografica importante, storica, poi in questo periodo i dischi strumentali hanno una buona chance all’estero…chissà!

Come ti prepari agli 80 anni?

Tengo duro, cerco di reggere e di sognare ancora qualcosa. Mi piacerebbe lavorare e comporre per il cinema.

Raffaella Sbrescia

Ecco la tracklist completa di “Amazing Game”: “Pomeriggio Zenzero”, “F.F.F.F. (For Four Free Friends)”, “En Bleu Marine”, “Song In D Flat”, “P.U.B.S.A.G. (Passa Una Bionda Sugli Anni Grigi)”, “Amazing Game”, “Zama”, “A’ La Provençale”, “Serenata Rustica”, “La Danse”, “Zinia”, “The Bridge, Largo Sonata Per O.R.”, “Fuga nell’Amazzonia In Re Minore”, “Sharon”, “Tips”, “Rumbomania”, “Mannequins Tango”, “Novelty Step”, “La Valse Fauve”, “Gli amici manichini”, “Changes All In Your Arms”, “Sirat Al Bunduqiyyah”.

Il tour è organizzato da Concerto Music (www.concerto.net):

22-23 ottobre – Auditorium della Conciliazione – Roma;

29 ottobre – Pala Banco – Brescia;

11-12 novembre – Teatro degli Arcimboldi – Milano;

12 dicembre – Teatro Regio – Torino;

11-12 febbraio – Philharmonie De Paris – Parigi;

25 febbraio – Elbphilharmonie – Amburgo.

Francesca Michielin: un tour nei club, gli studi da compositrice e nuove canzoni nel cassetto

Francesca Michielin ph Francesco Prandoni

Francesca Michielin ph Francesco Prandoni

Continua l’evoluzione artistica di Francesca Michielin. La giovane cantautrice ha inaugurato il nuovo tour nei club di20areLIVE al Fabrique di Milano con un concerto in grado di evidenziare nuove e più coinvolgenti sfumature della sua voce e della sua personalità. Accompagnata da Gianluca Ballarin e dai Blastema, Francesca ha modellato la scaletta del “Nice to meet you” tour aggiungendo diverse cover opportunamente riarrangiate in modo personale ma soprattutto sorprendente: «In “Nice to meet you” avevo stravolto il repertorio rendendolo più scarno. Essere da soli sul palco ti fa avere un feedback diverso, gli strumenti diventano una sorta di coperta di Linus. Questo nuovo tour è l’ultima prova di un anno molto ricco. Quello che ho fatto in questi mesi mi ha dato molta sicurezza, esibirmi nei club significherà avere un’attitudine più rock e più immediata», aveva raccontato Francesca ai giornalisti poco prima dell’inizio del concerto, ed effettivamente è proprio questa la più grossa novità. Finalmente disinvolta, libera e sicura, la Michielin ha dato prova di una evidente crescita; il risultato è uno show molto fruibile e senza momenti fermi.

Il concerto inizia con “Battito di ciglia”, con tanto di occhiali da sole e verve ironica; il messaggio è chiaro: mai prendersi troppo sul serio. Intensità in crescendo con “Amazing” e “L’amore esiste”, delicatezza ed intimismo con “È con te” e “Tutto questo vento”. Con il sopraggiungere della combo “Sola” e “Distratto”, la Michielin ha voluto ringraziare Elisa, autrice dei brani in questione: «I prossimi due brani li ha scritti per me Elisa, sono quelli con cui ho iniziato la mia carriera e li dedico a colei che per prima ha creduto in me». L’aspetto più interessante della scaletta proposta è racchiuso nella scelta e nel brillante rimaneggiamento delle cover. Nessuno stravolgimento eccessivo, sia chiaro, eppure la nuova veste di brani come “Sweet Dreams” degli Eurythmics o la già nota versione de “Il mio canto libero” di Battisti o, ancora, “Volcano” di Damien Rice” fanno proprio un bell’effetto.

Francesca Michielin ph Francesco Prandoni

Francesca Michielin ph Francesco Prandoni

Di grande impatto emotivo “Almeno tu”, colonna sonora del film in concorso al Festival del Cinema di Venezia “Piuma”: «A novembre inizierà il conservatorio, sarò lì a studiare composizione. La Francesca sognatrice vorrebbe lavorare come compositrice per musiche da film. Dopo l’esperienza di “Spiderman”, mi sono divertita con “Piuma”; trovo che sia un film intelligente. Quando compongo mi immagino sempre un film, il progressive mi piace in tutte le sue declinazioni», ha spiegato la Michielin alla stampa e, in effetti, i frutti di tanto impegno cominciano ad essere tangibili. L’ultima parte del concerto scorre veloce tra “Tutto è magnifico”, la hit portata al successo con Fedez, “Ho Heydi The Lumineers e l’immancabile successo sanremese “Nessun grado di separazione”.

Gran finale a sorpresa con “Whola Lotta Love” dei Led Zeppelin; Francesca spiazza il pubblico dopo averlo commosso e divertito. La missione è compiuta non rimane che lanciarsi di cuore, di pancia e di testa verso una nuova avventura in studio: «In questo periodo sto scrivendo molto, più sto in giro, più scrivo. Il prossimo album sarà incentrato intorno ad un’idea organica e seguirà un determinato filo conduttore. Per quando riguarda il discorso collaboratori, mi trovo benissimo con Canova, mi capisce alla perfezione. Per il resto so esattamente cosa voglio fare e ci sono persone che penso possano darmi ciò che cerco; li andrò a cercare». Noi la aspetteremo.

Raffaella Sbrescia

Briga presenta “Talento”, un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. Intervista

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Mattia Briga torna in pista con “Talento” a due anni di distanza da “Neveragain”. Il nuovo album di inediti dell’artista esce oggi per Sony Music Italy, sia in versione standard che deluxe, comprensiva di 4 tracce in più ed un ricco booklet. “Talento” è un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. In questo progetto Briga ha lavorato senza porsi limiti ed il risultato supera di gran lunga le aspettative. L’aspetto più importante è legato alla produzione artistica: la lavorazione dei suoni è strutturata e versatile, ci sono numerosi passaggi di genere ricchi di echi, riferimenti e commistioni. Presenti anche diversi brani di stampo propriamente cantautorale in grado di lasciar affiorare la trasversalità vocale di Briga. Metriche precise, melodie accattivanti, testi d’autore ma anche tante collaborazioni importanti, frutto di reciproca stima e condiviso amore per la musica.

Intervista.

Cosa rappresenta per te l’uscita di questo disco?

Non è facile scrollarsi di dosso l’etichetta dell’ex talent. Con questo album ci tengo molto a mettere in evidenza le mie capacità artistiche. In questi due anni si è parlato troppo della mia personalità e troppo poco della mia trasversalità musicale. Questo lavoro mi rende molto orgoglioso della mia carriera da musicista, vengo dalla scena rap italiana, ho lavorato con un’etichetta indipendente con cui continuo la mia avventura professionale; è bello vedere una comune crescita di intenti.

Quali sono i punti forti di questo lavoro?

Ho potuto fare un disco con dei mostri sacri della canzone italiana. Ho lavorato con Tagagi e Ketra per i primi due singoli estratti dall’album, ho collaborato con Massimo Colasanti, ci sono diversi brani con un quartetto d’archi ed il primo violino dell’orchestra di Morricone. Ho inciso dei brani con tanti artisti come Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola, Clementino, Mostro, Gemitaiz, Alessio Bernabei.

Perché definisci questo disco come quello della maturazione?

Perché ci ho lavorato con un intento preciso: fare in modo che il pubblico non schippasse nemmeno una canzone. La tracklist si apre con una traccia punk-rock, si prosegue con un sound molto più estivo con “Baciami”, poi un brano più rap con Gemitaiz, mio amico di sempre. Si va avanti con una ninna nanna d’amore introspettiva come può essere “Diazepam”, echi brit-pop con “Ti viene facile”. In questo album ho voluto lasciare molto spazio alla composizione strumentale e questo è un fatto molto particolare.

Approfondiamo la questione…

Nel mondo rap, chi scrive sente la necessità di riempire la base con moltissime parole. Ho voluto ricercare la sintesi, ispirandomi all’universo cantautorale degli anni ’70. “Bambi” e “Mily” sono le mie prime due produzioni musicali, le ho composte io chitarra e voce concentrandomi sul fatto che bastano poche frasi per esprimere un concetto nel modo giusto. L’arte lascia il beneficio del dubbio e la libera interpretazione, penso che sia giusto che l’ascoltatore possa leggere le parole e la musica nel modo che ritiene migliore. Per farvi capire meglio di cosa sto parlando, vi porto l’esempio di Antonello Venditti che nel brano “Quando verrà Natale” canta sempre la stessa frase con un’enfasi diversa per trasmettere all’ascoltatore un messaggio sempre diverso; ecco io trovo che questa sia una cosa molto bella e ci sto lavorando anche io.

L’idea di un packaging così curato è tua?

Sono abituato ad avere un rapporto molto diretto con il mio staff, metto parola praticamente su tutto. Fermo restando che la sostanza resta la musica, trovo che una grafica impattante possa essere d’aiuto affinchè la gente ne sia attratta fin da subito.

Briga ph nima-benati

Briga ph nima-benati

Cosa rappresenta e cosa cancella questo disco?

Non nutro rancore verso il passato. Guardo avanti ma non mi è piaciuto che sia parlato così poco della mia musica. Ho cantato in 4 lingue, ho rielaborato un brano di Tiziano Ferro, il quale mi ha telefonato per chiedermi se poteva inciderlo, sarò nel disco solista di Boosta, ho collaborato con Gigi D’Alessio e Venditti. Trovo che sia giusto attaccare quando si sbaglia ma è altrettanto giusto rendere giustizia a chi la merita. Questo disco mi rende felice perché si basa tutto sulla stima artistica. I featuring me li sono conquistati, questa è tutta farina del mio sacco e del mio staff, sono felice di essermi potuto confrontare con musicisti importanti.

“Talento” è tutto fuorchè un disco rap…

Tante cose vengono mistificare per quello che non sono. Non ho mai studiato da musicista, questo è un viaggio tutto nuovo, un processo evolutivo dettato dal desiderio di migliorarsi, un’asticella sempre più altra che pongo a me stesso. Spero di migliorarmi sempre più sia come essere umano che come artista, non condivido le etichette che mi appiccano, non per essere polemico ma perché non servono.

Quanto ti è costata in termini emotivi la ricerca della sintesi?

In realtà niente in termini di sacrificio, si tratta di un percorso che va avanti da anni, prima non sarebbe stato giusto e non mi sarebbe andato bene. Ero più piccolo, ero meno tutto. Lavoro tutti i giorni per potermi confermare ma soprattutto per poter sorprendere il pubblico. Ascolto veramente molte cose: dalla samba a Manu Chao, molta elettronica, Pino Daniele, canzoni napoletane, Battisti, mi piace ascoltare musica senza filtri né preconcetti. Lavoro per essere completo, da ragazzino compravo i dischi per esserne sorpreso.

Cosa è per il talento?

Il mio talento nasce dalla confusione, dal caos, da lì si sviluppa questo grande casino che rappresenta il mio talento; qualcosa con cui mi sono cacciato nei guai e da cui mi sono tirato fuori. Avrei potuto intraprendere la carriera universitaria che poi ho stoppato per  realizzare i miei sogni, ho preferito camminare da solo piuttosto che essere guidato, ho sbagliato tanto e tante volte ma mi sono sempre ripreso; questo e stato il più grande allenamento della mia vita.

La collaborazione di cui conservi il migliore ricordo?

Sicuramente “Rimani qui” con Fragola. Quel giorno avevo solo due ore di tempo per registrare il brano in studio, ero ospite al Coca Cola Summer Festival  a Roma e le tempistiche televisive mi hanno portato via più di otto ore. Quando sono tornato in sala, ho ritrovato Lorenzo insieme al mio fonico, mi ha detto che non voleva fare una cosa sommaria, ha voluto cantare la seconda strofa e ha voluto partecipare alla produzione musicale del brano; il risultato mi è piaciuto moltissimo. Questa cosa testimonia il fatto che ci vedo lungo con le persone, prima viene l’uomo e poi l’artista. Conoscersi implica fatica, siamo abituati ad etichettare ma alla fine quello che conta è lavorare divertendosi.

Chi c’è dietro le etichette?

Sono consapevole del fatto che ognuno può dire quello che vuole. Accetto le critiche personali, quelle musicali. Dietro le etichette c’è tutto quello che non è stato capito e che richiede fatica. Siamo improntati verso la svolta economica ma dietro questa impostazione di default c’è la superficialità e la mancanza di volontà nel voler comprendere il pensiero di una persona.

Briga

Briga

Uno dei brani più interessanti del disco è “Fuoco Amico”, in cui duetti con Mostro e Clementino lasciando convergere tre diverse scuole rap. Come ci hai lavorato?

In genere mentre faccio delle cose ne penso già altre. Con Mostro non avevo ancora avuto l’opportunità di fare qualcosa. Ho chiamato Clementino per coinvolgerlo in questo brano e si è mostrato subito disponibile. In quel periodo lui era a Lecce, abbiamo fatto i salti mortali ma alla fine ci siamo riusciti alla grande. Ho inserito questo brano nella versione deluxe del disco per poter offrire davvero qualcosa in più. Stesso discorso anche per “Per adesso sono inverno”, un brano interessante che potevo tranquillamente scegliere come singolo e che ho preventivamente denominato “Demo” in vista di un nuovo arrangiamento live.

Quali sono state le regole produttive che hai seguito per realizzare questo disco?

Qualunque cosa in questo disco tranne “Eo – Eo” è roba nuova per me. In ogni canzone c’è un pensiero dietro. La mia passione nasce dal cuore e dall’istinto. Il talento non si può innestare o comprare. Ho scelto due singoli estivi per fare breccia nel cuore del pubblico ma anche le cose semplici bisogna saperle fare.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Ce ne sono alcuni che ho sempre ascoltato come De Gregori, Battisti, Grignani. Poi mi piacciono Cremonini, Subsonica (lo stile compositivo di Samuel e Boosta) e poi ci sono i Verdena che hanno un’iconografia veramente unica; ogni volta che li ascolto mi comunicano sempre qualcosa di diverso.

Rifaresti “Amici”?

Certo, senza dubbio. Il programma mi ha dato la possibilità di essere notato da Sony, di fare sold out con il mio tour, di vendere un quasi doppio disco di platino, di essere notato e stimato da tanti illustri colleghi. All’epoca ho fatto una scelta azzardata, venivo dal rap romano con “Neveragain” praticamente in uscita. A pochi giorni dalla pubblicazione ho fermato tutto, mi sono preso tanta merda addosso, avevo canzoni che avrebbero comunque spaccato in ambito underground ma ho comunque voluto farmi carico di un rischio. Si dice che “chi non risica, non rosica”, no?

Cosa ti aspetti dal pubblico?

Questo album ha dei connotati importanti a livello musicale, probabilmente non sarà disco di platino ma va bene; posso anche vendere meno ma la gente deve capire il lavoro che è stato fatto e che ci sono stati dei passi in avanti. Il pubblico dei talent è ballerino, sta nella tua bravura fare in modo che queste persone possano continuare a seguirti. Certo, qualcuno l’ho perso ma non sarà mai tanto importante come le persone che sono riuscito a mantenere al mio fianco. La cosa difficile è condurre per mano le stesse persone che due anni fa guardavano il talent e che ora stanno crescendo con la mia musica. In ogni caso non ho paura di fare quello che voglio, faccio la musica che decido di fare io, la mia missione è trainare le persone verso le mie scelte artistiche; non posso vivere con la paura di fare qualcosa che non piaccia al pubblico. Vivo con l’entusiasmo verso l’ignoto e con la predisposizione all’avventura; la mia unità di misura è il brivido.

 

Dente: “Canzoni per metà” è l’ultimo frutto del suo genio. Intervista

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Giuseppe Peveri torna in scena con “Canzoni per metà”, un album che fotografa l’essenza più intima di una fase esistenziale, la voglia di lasciarsi sospingere da un sogno, l’intimo desiderio di volersi ritagliare uno spazio di leggerezza. Le venti canzoni scritte e cantate da Dente sono poesie ma anche territorio fertile per una ricerca sonora curiosa ed intelligente. Disponibile dal 7 ottobre su tutte le maggiori piattaforme digitali e in tutti i negozi di dischi in formato cd e vinile distribuito da Sony Music Entertainment, “Canzoni per metà” è già dal titolo una chiara dichiarazione d’intenti, un doppio senso che indica da una parte brani dedicati alle “dolci metà” passate, presenti e future di Dente, dall’altra canzoni a volte brevi e dirette e spesso dalla struttura spiazzante tanto da poter sembrare quasi incompiute, ma che incompiute non sono.

Dente ha scritto, arrangiato e suonato ogni singolo brano di “Canzoni per metà” usando strumenti classici e campioni elettronici, mentre per le registrazioni si è affidato al leader degli Zen Circus Andrea Appino che ha registrato e mixato l’album al 360 Music Factory di Livorno. La cover del disco è invece una sirena “al contrario” creata dal grafico e collage artist di Buenos Aires FEFHU. Una “creatura Frankenstein” che parallelamente all’album è formata da parti profondamente diverse, la cui somma dà come risultato finale un quadro straniante ma assolutamente definito e riconoscibile. Dopo dieci anni di carriera Dente dimostra ancora una volta di essere coraggioso, di saper andare controtendenza, di fare musica per il piace di farla arrivando a destrutturare la forma canzone pur mantenendo intatta una solida identità pop: le 20 tracce si snodano tra melodie intime e soffuse che accompagnano storie sentimentali agrodolci, caratterizzate da una poetica pungente, ironica e a tratti crudele.

Intervista

Perché hai scelto questo titolo per il tuo nuovo album e quali sono le principali novità?


Queste 20 canzoni sono state scritte per le metà che ho avuto e che forse avrò. In ogni caso sono scritte per qualcun altro che si possa definire metà per ciascuno di noi. A differenza del mio precedente lavoro, che avevo registrato con la mia band, stavolta ho usato me stesso come performance live. Per la prima volta uso l’elettronica, ci sono pezzi meno miei rispetto al passato ma alla fine non c’è una linea di fondo o un filo conduttore.

Che rapporto c’è tra musica e poesia nella tua scrittura?

La musica ha degli spazi vuoti che la poesia non ha, la mia è una poesia musicata.

Il progetto “Favole per bambini molto stanchi” ti ha spinto a scrivere canzoni brevi?

Forse mi ha inconsciamente aiutato a realizzare questo disco, mi sono sentito legittimato a mettere più canzoncine, mi sono liberato dai paletti. Forse se non avessi scritto quel libro non avrei fatto un disco così.

Come giustifichi la scelta delle canzoni brevi?

Si sta andando sempre più verso il volere del pubblico, non è più l’artista a dettare un gusto. Non mi piace l’idea che gli artisti siano sotto lo scatto del pubblico, ho voluto fare un lavoro più artistico, che rispondesse soprattutto al mio desiderio di fare musica senza canoni né sovrastrutture. Ho sempre scritto canzoni con grande sincerità, in genere sceglievo quelle più particolari. In questo caso ne avevo altre più pop e più fruibili ma non le ho messe. In “Canzoni per metà” ho scelto di non seguire nessuno, voglio stare davanti alla fila.

“L’amore è bello” rappresenta un ricorso storico all’interno del tuo percorso?

In questo disco ci sono molte citazioni sia mie che di altri. Su tutti, il testo di “Canzoncina” è liberamente saccheggiato da “Sad Songs and Waltzers” di Willie Nelson che mettevo sempre in scaletta tanti anni fa all’inizio dei concerti.

E l’artwork?

I testi li ho battuti con una vecchia Olivetti, ho comprato dei vecchi libri usati nei mercatini e ho scritto i testi sopra questi vecchi fogli. Nell’edizione in vinile ci sono anche pezzi di libri e foglietti sparsi. Mi sono divertito molto nel realizzare queste piccole cose.

Dente ph Sebastiano Bongi Tomà

Dente ph Sebastiano Bongi Tomà

 

Come ti sei trovato a Livorno?
Non amo gli aneddoti ma mi piace ricordare l’atmosfera sospesa nel tempo di Livorno, un posto veramente affascinante.

Cosa ci dici del progetto “Calamari”?

Si tratta di un progetto al quale partecipo e che intende riportare in auge il bel cabaret. Poco tempo fa ci siamo esibiti alla Balera dell’Ortica a Milano, è stata proprio una bella esperienza.

Come ti definisci musicalmente?
Sono un cantautore. Scrivo e canto le mie cose in base alle mie capacità ma anche in base alle mie possibilità, esattamente così come dovrebbe essere.

Raffaella Sbrescia

Video: Curriculum


Tracklist:

01 Canzoncina
02 Geometria Sentimentale
03 Come Eravamo
04 Attacco E Fuga
05 Cosa Devo Fare
06 La Rotaia E La Campagna
07 I Fatti Tuoi
08 Curriculum
09 Appena Ti Vedo
10 Se Non Lo Sai
11 Senza stringerti
12 Il Padre Di Mio Figlio
13 Ogni Tanto Torna
14 L’ultima Preoccupazione
15 Noi E Il Mattino
16 Impalcatura
17 Le Facce Che Facevi
18 Fasi Lunatiche
19 L’amore Non È Bello
20 Senza Testo? 2.0

DENTE presenterà l’album con cinque IN-STORE nei punti vendita Feltrinelli:
ven 07 ottobre – MILANO – La Feltrinelli, Piazza Piemonte 2 – ore 18.30
lun 10 ottobre – ROMA – La Feltrinelli, Via Appia Nuova 427 – ore 18.00
mar 11 ottobre – FIRENZE – La Feltrinelli RED, Piazza Della Repubblica 26 – ore 18.30
mer 12 ottobre – BOLOGNA – La Feltrinelli, Piazza Ravegnana 1 – ore 18.00
gio 13 ottobre – TORINO – La Feltrinelli, Stazione Di Porta Nuova – ore 18.30

Giovedì 20 ottobre partirà il nuovo TOUR accompagnato da una backing band d’eccezione, i Plastic Made Sofa.
Sono già disponibili le prevendite (date in continuo aggiornamento):
gio 20 ottobre – Brescia – Latteria Molloy bit.ly/DentetktBrescia
ven 21 ottobre – Correggio (RE) – I Vizi del Pellicano
sab 22 ottobre – Livorno – The Cage bit.ly/DentetktLivorno
sab 29 ottobre – Rovereto (TN) – Smart Lab bit.ly/DentetktRovereto
lun 31 ottobre – Molfetta (BA) – Eremohttp bit.ly/DentetktMolfetta
mar 01 novembre – Sant’Egidio alla Vibrata (TE) – Deja Vu
sab 05 novembre – Napoli – Lanificio 25
mer 09 novembre – Milano – Magnolia bit.ly/DentetktMilano
gio 10 novembre – Torino – Hiroshima Mon Amour bit.ly/DentetktTorino
ven 11 novembre – Genova – Teatro dell’Archivolto bit.ly/DentetktGenova
sab 12 novembre – Padova – Mame bit.ly/DentetktPadova
gio 19 novembre – Foligno (PG) – Supersonic
ven 18 novembre – Roma – Monk bit.ly/DentetktRoma1 – bit.ly/DentetktRoma2
sab 19 novembre – Bologna – Locomotiv bit.ly/DentetktBologna
mar 22 novembre – Bolzano – Teatro Cristallo bit.ly/DentetktBolzano
mer 23 novembre – Saluzzo (CN) – Teatro Politeama
sab 26 novembre – Firenze – Flog
mer 30 novembre – Parma – Mu
ven 02 dicembre – Bergamo – Druso bit.ly/DentetktBergamo
gio 08 dicembre – Palermo – Candelai bit.ly/DentetktPalermo
ven 09 dicembre – Messina – Retronouveau bit.ly/DentetktMessina
sab 10 dicembre – Catania – Ma bit.ly/DentetktCatania
gio 15 dicembre – Fontanafredda (PN) – Astro Club
ven 16 dicembre – Verona – Pika bit.ly/DentetktVerona
sab 17 dicembre – Ravenna – Bronson bit.ly/DentetktRavenna

Marracash e Guè Pequeno in “Santeria live”. Tutte le novità di un tour che si preannuncia ricco di sorprese

Marra/ Guè - Santeria live tour

Marra/ Guè – Santeria live tour

Dopo il successo riscontrato da “Santeria”, l’album che ha messo insieme due teste di serie come Marracash e Guè Pequeno. Concepito, scritto e registrato tra Spagna, Brasile e Milano, l’ambizioso progetto continua la propria naturale evoluzione con un tour prodotto da F&P. Traendo spunto dalla fertile ricerca artistica di entrambi i rapper, ormai amici da più di 15 anni, il tour declinerà dal vivo i contenuti e la forza espressiva del disco facendo leva anche sulla scenografia e sui contenuti visivi realizzati ad hoc da Armando Mesìas, l’artista colombiano che ha già curato tutte le grafiche di questo progetto. A parlarcene sono proprio i diretti interessati.

Intervista

Come mai avete scelto di fare un tour insieme?

 Questo disco nasce da un’amicizia pluriennale. Avevamo in mente da tempo di realizzarlo per cui è venuto fuori in modo molto naturale. Questa è la forza di un disco in cui ci siamo divertiti molto. Lo abbiamo concepito senza pressioni e senza velleità di dover raggiungere un grande pubblico a tutti i costi.

In che senso di tratta di un disco cinematografico?

Un disco in coppia rende più facile incarnare un personaggio. L’idea è quella di proseguire questo racconto anche nel live portando in scena un vero e proprio film. Vorremmo raccontare una storia, romanzare le tappe, ci saranno visuals e musica correlati tra loro. Non avremo una band con noi, il nostro obiettivo sarà quello di fare immedesimare lo spettatore nel racconto.

Come vivete la collaborazione con F&P?

Questo per noi è un upgrade, una novità, una bella sfida. Daremo il massimo trasponendo le vicende che raccontiamo dallo schermo allo stage.

Quali sono i vostri riferimenti?

Per quanto riguarda l’idea del tour in coppia ci siamo ispirati a Jay Z e Kanye West anche se il loro show era molto più simile ad una videoinstallazione, non c’era una trama. Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici, guardiamo film insieme fin da quando eravamo ragazzini. Su tutti, i gangstamovie: Scarface, Goodfellas, Carlito’s Way, Tarantino. Siamo legati a filo rosso a questo genere ma abbiamo anche la credibilità di poterci ispirare a questi film; questo è il nostro pane quotidiano. Abbiamo un vissuto, un background ed un percorso individuale molto vicino a questo mondo. Noi abbiamo sempre parlato di argomenti scomodi, lo facciamo dalla fine degli anni ’90. Sarà anche per questo che la nuova ondata trap terrà noi come punti di riferimento.

Approfondiamo la questione…

All’epoca i temi delle nostre canzoni erano considerati da emarginati, la gente non era abituata a sentire certe cose, abbiamo italianizzato gli stilemi della cultura hip hop. Si tratta di una struttura comunque circolare visto che gli americani all’epoca si ispirarono all’immagine del mafioso italiano.

Marra/ Guè - Santeria live tour

Marra/ Guè – Santeria live tour

Che brani metterete in scaletta?

Ovviamente porteremo “Santeria” in tour quasi nella sua totale interezza. Ci sarà comunque un espediente narrativo che ci consentirà di avere dei momenti da solisti. Cercheremo di far convivere tutto al meglio in quello che sarà uno show completo.

Ci saranno degli ospiti?

Non lo escludiamo ma non è questo il punto focale. Certo, se guardiamo gli show americani fa figo vedere gli special guests a sorpresa. Sarebbe bello proporre dei remix con artisti particolari ma non abbiamo bisogno di basare lo show sull’ ospite.

Che pubblico vi aspettate?

Guè: Diventando maturo mi sto accorgendo con piacere di avere un pubblico eterogeneo. Lavoro molto nei club, ci sono ancora dei pregiudizi storici verso un genere che all’estero viene masticato da almeno 30 anni sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Qui il rap pare sempre roba per bambini. Nel nostro caso abbiamo un feedback misto, spesso anche proveniente da colleghi e la cosa ci piace parecchio. Ben vengano i teenagers perché vuol dire che siamo di tendenza, in ogni caso ci aspettiamo un pubblico vario.

Marracash: Con il mio album “Status” avevo conquistato una fetta di più pubblico più adulto, con “Santeria” è arrivato un pubblico più giovane. In ogni caso credo che quando hai costruito una carriera con della “cicca” riesci sicuramente a portarti dietro un pubblico eterogeneo.

Cosa ne pensate dei nuovi rappresentanti del mondo rap?

Ben vengano i ragazzi che hanno riportato in auge la questione dell’immaginario urbano con metriche nuove, basi nuove. La differenza tra l’Italia e l’estero è che nel mondo gli artisti urban si estremizzano, sono in Italia invece si finisce sempre per “merdizzare” la musica ammorbidendola. Un altro punto a favore della nuova corrente sta nel portarsi dietro la crew facendo diventare la musica un lifestyle a 360 gradi, questa è una cosa molto hip hop. Certo, i video sono molto belli ma si basano su quelli che ormai sono  diventati canoni internazionali.

Che rapporto c’è tra i bambini e il rap?

In Italia non c’è un’industria musicale pensata per i bambini. La conseguenza diretta è che questi ultimi prendano spesso il rap come modello. Certo, se avessimo 8 anni non ci metteremmo ad ascoltare del pop melenso come quello dell’Amoroso. Qui si finisce per ascoltare Cristina D’Avena o del rap all’acqua di rose come quello di Moreno con dei contenuti meno complessi da metabolizzare o comprendere. Poi ci sono Benji & Fede ma loro occupano giustamente il proprio posto più che altro è triste che ci siano anche alcuni rapper ad occupare quel posto lì.

Raffaella Sbrescia

Santeria Live Tour

Gennaio 2017

27 Padova Gran Teatro Geox

28 Venaria (TO) Teatro Concordia

21 Milano – Alcatraz

Febbraio 2017

02 Fontaneto D’agogna (NO) Phenomenon

04 Nonantola (mo) Vox Club

14 Napoli – Palapartenope

16 Firenze Obihall

118 Roma Atlantico

Video: Salvador Dalì

http://vevo.ly/a26utc

 

Raphael Gualazzi presenta “Love Life Peace”. Intervista

Raphael Gualazzi - Love Life Peace

 “Love Life Peace” è il nuovo album di inediti di Raphael Gualazzi prodotto e arrangiato da Matteo Buzzanca. Questo terzo lavoro (Sugar Music), il cui packaging riproduce un pianoforte componibile come un puzzle tridimensionale, mette in evidenza tutti i punti forti di un artista che conferma di essere un grande ricercatore sia a livello testuale che sonoro.  Dopo l’entusiastico riscontro ricevuto dal singolo “L’estate di John Wayne”, Gualazzi torna in scena e lo fa in grande stile presentando il nuovo album al Blue Note di Milano; il tempio di quel jazz di cui Raphael si confessa innamorato ormai da sempre. R’n’B, Jazz, Pop, Pop-Rock, Funk, British Soul, s’incontrano, s’’incrociano si fondono in questo full lenght cantato un po’ in italiano, un po’ in inglese svelando echi e richiami vintage risalenti agli anni ’60, ’70. Amore, vita e pace sono i grandi temi affrontati e messi in rilievo da Gualazzi che trova anche il modo di spaziare tra la tradizione siciliana e leggende di New Orleans nella sorprendente “Mondello beach”. Atmosfere cupe e fumose dipingono i contorni della ballad incentrata sul tema della solitudine “All Alone”. Decisamente ben riuscito il duetto con Malika Ayane sulle note di “Buena Fortuna”, trait d’union tra musica pop e bossanova. La scrittura di Gualazzi si alterna tra brani molto intimi ed altri più spensierati lasciando allo spirito il tempo di prendere fiato tra un’apnea emotiva e l’altra. Tra i brani più belli del disco c’è “Splende il mattino”: una dolcissima poesia purpurea e bluastra al contempo.  Fascinosa e suadente l’’anima groovy di “Disco ball”, estrosa e godibilissima la bonus track “Pinzipo”, firmata insieme a Paolo Buonvino per la famosa serie tv “Tutto può succedere”.

Intervista

Cosa racchiudi nel titolo di questo tuo nuovo lavoro?

Ho scelto un titolo semplice che potesse mettere in rilievo delle tematiche importanti: amore, vita, pace. Questo progetto intende rappresentare una tappa importante del mio percorso artistico ma anche concentrarsi su quello che ci accade intorno. C’è bisogno di un messaggio semplice ma concreto.

La tracklist è molto variegata: si va da brani d’autore a composizioni jazz, ai ritmi latini…

La mia impostazione è sempre stata eclettica, direi fin dai primi passi del mio percorso. Questo album si apre a nuove sonorità che non avevo mai affrontato prima. Il mio approccio è stato sempre aperto rispetto ai temi popolari. Il jazz si ispira alla musica popolare, viceversa la musica popolare deriva dal filone del jazz a cui mi sono appassionato tanti anni fa: lo straight piano, molto fruibile e danzabile.

Cosa volevi raccontare nel brano “L’estate di John Wayne?

Per questo brano devo ringraziare Matteo Buzzanca, Colapesce e Alessandro Raina. Io ho solo fatto delle piccole modifiche ad un brano che era già stato realizzato su misura per me.

Mondello Beach” risulta piuttosto inaspettata…

Io e Matteo abbiamo voluto creare un legame tra sonorità della musica popolare e quella di New Orleans. Un modo per ricordarci che il primo disco jazz è stato realizzato proprio da un siciliano.

Ascoltando l’album, si sente che l’hai concepito pensando soprattutto al live. Confermi?

Dal vivo mi diverto molto. Prescindendo dalla scelta produttiva che ha raggiunto un ottimo risultato, le composizioni mi hanno dato soddisfazione. Durante i concerti siamo in 7 a suonare, ci sarà un interplay diverso tra gli strumenti, si tratterà comunque di un’evoluzione naturale per un musicista jazzofilo come me.

Raphael Gualazzi - Love Life Peace

Raphael Gualazzi – Love Life Peace

Come è avvenuto l’incontro con Buzzanca?

Matteo è venuto a sentirmi insieme alla sua compagna quando ero in concerto a Palermo. Poco dopo mi ha proposto un brano che, già nella sua primissima versione, mi ha colpito subito; stiamo parlando di “Splende il mattino. Dopo esserci trovati in linea anche con un altro brano, abbiamo deciso di seguire insieme tutta la produzione del disco con grande energia.

Nel disco ci sono tanti riferimenti agli anni ’70. Cosa ti ha ispirato?

Stiamo attraversando un periodo particolare nel mondo della musica, molto simile a quello che era il manierismo in arte, si prendere ispirazione dai grandi maestri. Non ho conosciuto Fellini ma i suoi film sono immortali. Cito sempre “Amarcord” di cui ho rivisitato la colonna sonora. Personaggi come lui riportano in vita immagini della nostra cultura, così unica, così speciale.

Uno dei brani più allegri è “Buena Fortuna” scritto con Gino Pacifico e cantato con Malika Ayane. Cosa ci racconti di questa canzone?

Trovo che rappresenti un trait d’union tra la musica pop e la musica brasiliana, intesa come bossanova con sapori di samba. Il duetto con Malika era semplicemente la cosa migliore da fare per percorrere al meglio questo tipo di melodie.

“Love life peace” è il tuo sguardo sul mondo. Ti senti più vicino all’estero?

In verità penso sia necessario rimanere proiettato sia in Italia che all’estero, così come ho sempre fatto. Devo farlo per due ragioni: la musica si deve nutrire di sonorità sempre nuove e deve interagire con altre realtà. La scelta dell’inglese deriva dalla matrice della musica a cui mi sono ispirato. Sono stato a New Orleans recentemente e  ho fatto tante jam sessions con molti musicisti; è stato davvero divertente!

 Raffaella Sbrescia

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