“Pronti a salpare”, il nuovo album di Edoardo Bennato arriva il 23 ottobre

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A 5 anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo album di inediti “Le Vie Del Rock Sono Infinite” (2010), Edoardo Bennato sta per tornare sulla scena musicale con il suo nuovo progetto discografico dal titolo “Pronti A Salpare” in uscita Venerdì 23 Ottobre per Universal Music.

Il nuovo album, prodotto da Brando (Orazio Grillo), è anticipato dal primo estratto “Io Vorrei Che Per Te” in radio dal prossimo 25 Settembre. Contemporaneamente sarà reso disponibile il videoclip, il pre-ordine dell’album in esclusiva per iTunes e lo streaming di 3 brani sulla piattaforma Apple Music. “Pronti A Salpare”, titolo peraltro già annunciato dal cantautore napoletano in un suo clip pubblicato su YouTube nel Marzo 2012, è un album ricchissimo di contenuti. 14 brani in cui Bennato fotografa con la sua caratteristica ironia diversi aspetti della nostra società tra cui politica, famiglia, figli, futuro, amore, menzogna senza mai dimenticare le proprie radici.

Edoardo Bennato

Edoardo Bennato

Viviamo un’era di grandi trasformazioni, di spostamenti biblici. Decine di migliaia, centinaia di migliaia di disperati cercano vie di scampo alle guerre, alla fame, alla miseria e si dirigono verso il conclamato benessere del mondo cosiddetto occidentale. Sono disposti a tutto, sono disperati, sono pronti a salpare! Ma tutti quanti noi dovremmo essere pronti a salpare. Il mondo cambia e dovremo entrare in una altro ordine di idee, guardare le cose da un altro punto di vista. Insomma, non solo gli emigranti ma tutti quanti noi in questo momento particolare dovremmo essere pronti a salpare. Ecco, il mio nuovo album si intitola proprio cosi, pronti a salpare!

Edoardo Bennato sarà ospite di Expo Milano per un concerto dal titolo “Bennato & Farmers” il prossimo 24 Settembre. L’evento, trasmesso in diretta su Rai 3 in prima serata, vuole celebrare tutti i coltivatori e i protagonisti che rappresentano l’eccellenza del settore agroalimentare italiano. Durante il concerto ci sarà modo di ascoltare in anteprima il nuovo singolo “Io Vorrei Che Per Te” eseguito dal vivo con la sua band.

Tracklist:

1.Pronti A Salpare, 2.Io Vorrei Che Per Te, 3.Povero Amore, 4.La Calunnia E’ Un Venticello, 5.Il Mio Nome è Lucignolo, 6.A Napoli 55 E’ ‘a Musica, 7.Al Gran Ballo Della Leopolda, 8.E’ Una Macchina, 9.Giro Girotondo, 10.Il Mio Sogno Ricorrente, 11.Niente Da Spartire, 12.La Mia Città, 13.Zero In Condotta, 14.Non è Bello Ciò Che è Bello

 

Pop-Hoolista Cosodipinto Edition: Fedez presenta il repack con due brani inediti

copertina

Pop-Hoolista”, l’album doppio platino di Fedez (che a un anno dall’uscita rimane stabile in cima alle classifiche) venerdì 9 ottobre si presenta nel repack “Pop-Hoolista Cosodipinto edition”, arricchito di contenuti extra in esclusiva: due brani inediti, “Beatiful disaster”, scritto e interpretato con l’artista internazionale Mika, e “21 grammi”(prodotti entrambi da Takagi & Ketra).

Nel repack anche il dvd Pop-Hoolista Tour”, che ripercorre in 110  minuti, tra immagini sul palco e immagini di  backstage, la strepitosa serie di concerti live del cantautore rap.

La copertina firmata da Radish, interpreta lo spirito ribelle, ironico e irriverente di Fedez rappresentato questa volta in una navicella spaziale in stile  cartoon.

Per i fan piu’ appassionati il prezioso cofanetto special edition che, oltre al cd e al dvd, contiene una t-shirt.

POP-HOOLISTA COSODIPINTO EDITION” e’ Prodotto dalla factory multimediale NEWTOPIA (di Fedez e J-Ax ) e distribuito da  SONY MUSIC ITALY.

TRACKLIST

1. POP-HOOLISMO (INTRO)

2. GENERAZIONE BOH

3. VIVERE IN CAMPAGNA PUBBLICITARIA

4. BELLA ADDORMENTATA NEL BRONX

5. VELENO PER TOPIC FEAT LUCIOUZ

6. VOGLIO AVERTI ACCOUNT

7. MOET SCIANDON

8. MAGNIFICO FEAT FRANCESCA MICHIELIN

9. NON C’E’ DUE SENZA TRASH

10. SIRENE FEAT MALIKA AYANE

11. L’HAI VOLUTO TU

12. LOVE COST

13. POP- HOOLISTA FEAT ELISA

14. CARDINAL CHIC

15. L’AMORE ETERNIT FEAT NOEMI

16. COME NO

17. STEREO-TIPI

18. OLIVIA OIL

19. VIVA L’IVA FEAT J-AX

20. M.I.A. FEAT BOOMDABASH

21. 21 GRAMMI

22. BEAUTIFUL DISASTER SCRITTO E INTERPRETATO CON MIKA

 

 

La “Resistenza” di Neffa: “Fidiamoci del sentimento”

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Si intitola “Resistenza” il nuovo album di Giovanni Pellino, in arte Neffa. Pubblicato lo scorso 4 settembre per Sony Music, questo nuovo disco propone tredici brani dalle sonorità retrò, a metà strada  tra soul e Rhythm & Blues.  Le tematiche sono intime e personali ma mantengono un significante dalla valenza universale.  Nubi di fumo e luci soffuse sarebbero lo sfondo ideale per questo viaggio musicale all’interno del vissuto dell’artista che cambia nuovamente pelle regalandosi un album profondo e senza filtri. L’apertura è affidata alla title track “Resistenza”, un brano caratterizzato da un messaggio politico forte e preciso “Ci hanno messo in un angolo e ci tagliano i viveri/ogni giorno è una guerra ormai/ noi dobbiamo combattere”, canta Neffa nella prima strofa del pezzo. Bello anche l’arrangiamento di “Colpisci”, realizzato insieme agli Gnu Quartet. L’atmosfera è malinconica, il fascino sensuale del soul e la forza immaginifica delle parole s’insinuano nell’anima fino a raggiungere le  più alte vette con la struggente bellezza di “Un piccolo ricordo di Maria”, ulteriormente impreziosita da un affascinante guitar solo. “Dubay (Why, oh why?)” introduce un ritmo e un mood blues che verrà poi ripreso e sviluppato nella traccia conclusiva dell’album, “Giorni e giorni”. “Fidiamoci del sentimento/sempre meglio che restare là a farci un selfie e ritwittare un twit. Prendi un treno con la ruggine/ A bassissima velocità/ E proviamo un po’ a vedere se si può riuscire ancora a non sapere dove siamo ora/ Vediamo dove va il vento”, canta poeticamente Neffa nell’emblematica “Twit” mentre il brano più surrealista del disco è senza dubbio “Lampadine”, definita “figlia degli alieni” dallo stesso artista. Positivo anche l’invito contenuto in “Catalogo”: “Basta tuffarsi dentro a un mare di occasioni/ Per trovare quello che serve/ Mai accontentarsi perché il tempo non torna/ Poi rimpiangerà chi lo perde”. Inaspettata la sorpresa finale con una movimentatissima ghost track tutta da godere.

Intervista

Perché hai intitolato il tuo album “Resistenza”?

Viviamo in un mondo tecnologico dove tutto è bellissimo ma sforziamoci di pensare anche all’umanità. Sogno un mondo in cui tutti tirino su le mani ad un concerto senza che nessuno glielo dica.  “Resistenza” è un monito che rivolgo ai ragazzi, la tecnologia è una grandissima figata, ma dobbiamo esser coscienti che è in guerra con l’uomo. Le macchine ci hanno aiutato ma ora dobbiamo riprendere in considerazione la nostra umanità!

 “Sigarette” ha riscontrato un grande successo nonostante un ritornello che ti ha esposto ad alcune critiche…

Inizierei col dire che il fumo di sigaretta mi dà fastidio e ammetto che ho pensato molto all’ aspetto legato all’ipotetico ascolto della canzone da parte dei bambini. Allo stesso tempo, però, mi sono sentito di lasciare il brano come l’avevo scritto la prima volta. Raramente ho scritto canzoni come queste e che mi hanno emozionato per tanto tempo prima di venire a galla in un disco. Probabilmente in alcuni casi sarebbe più furbo fare altre scelte, ma sono le canzoni a fare me, non ci posso far nulla, sono totalmente asservito alla musica. Qualsiasi cosa si faccia per comandare la creatività, è una cosa che non permetto.

Ti è mai capitato di scrivere una canzone sparti-acque?

Certo.  “Molto calmo”, ad esempio, ho iniziato a scriverla alle nove di sera e ho terminato alle sei di mattina. Questa è una di quelle canzoni che cambiano irrimediabilmente quello che eri e non puoi più prescindere da quello che hai scritto il giorno prima, ormai ti ha cambiato. Canzoni come questa le definisco “canzoni figlie di alieni” perché non capisco da dove vengono.

In questo album c’è una “canzone figlia di alieni”?

Si’: “Lampadine”; ogni volta che la riascolto non capisco da dove sia nata.

Neffa ph The Stylaz

Neffa ph The Stylaz

Quanto c’è di te in questo disco?

Tutto quello che vivo mi ispira. Ovviamente non tutti i brani sono autobiografici, ma allo stesso tempo anche quando parlo di altre situazioni, qualche piccolo riferimento alla mia vita c’è, è inevitabile.

“Colpisci” ha un arrangiamento solare nonostante un testo drammatico. Come mai?

Quando una melodia mi fa partire qualcosa, capisco subito di cosa si tratta e so già in che direzione andare. Appena ho sentito la melodia di “Colpisci” ho capito che avrei dovuto trattare un argomento drammatico, quindi ho semplicemente seguito il mio istinto.

Neffa @ The Stylaz

Neffa @ The Stylaz

Come vivi il tuo rapporto con  la musica?
La musica mi ha salvato la vita sia umanamente che professionalmente. Forse negli anni ’90, quando avevo intenzione di fare il batterista, sarei dovuto andare in America. Certo, non sarei stato Neffa, ma avrei vissuto in uno stato in cui la musica è sacra e non importa se sei presente sui social o se hai 40.000 follower su Twitter.

Sei stato il primo a passare dal rap al cantato. Come ti rapporti con il tuo passato musicale?

 Avere un passato ingombrante non è piacevole. Molta gente dopo che ho smesso di fare rap non è mai più stata in grado di ascoltare le mie canzoni senza preconcetti. Mi ci è voluto molto tempo per indirizzare la mia vita, per me è stato come se a un certo punto mi avessero buttato in un oceano e detto “Quella è la tua strada”. Sono conscio che il rap lo faccio enormemente meglio del canto, ma ci sono aspetti dell’hip-hop che non c’entrano assolutamente nulla con l’arte. A un certo punto non ce la facevo più a rappare, volevo cantare. Ho fatto il rap quando era un genere rivoluzionario. Oggi è quanto di più reazionario ci sia. E’ fatto di canoni.

Torneresti al Festival di Sanremo?

Conti mi ha chiesto di andare e ammetto che le ultime edizioni mi sono piaciute molto perché Carlo ha saputo riportare la musica al centro di tutto scegliendo le canzoni e non le persone. Vedremo cosa succederà, nel frattempo vorrei ribadire che non sono un artista di nicchia, sono tutt’altro.

 Raffaella Sbrescia

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TRACKLIST

Resistenza
Colpisci
Un piccolo ricordo di Maria
Sigarette
Per fortuna che c’è il mare
Dubai (Why, oh why?)
Twit
Occhi chiusi
Realtà
Lampadine
Catalogo
Ma Jolie
Giorni e giorni

 Video: Colpisci

“Arrivano gli alieni”, Stefano Bollani non smette di stupire e diventa cantautore. L’intervista

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“Volevo fare il cantante. Ho iniziato a suonare il piano a sei anni per poter un giorno accompagnare la mia voce. Oggi invece è la mia voce ad accompagnare il pianoforte”. Con queste parole Stefano Bollani introduce “Arrivano gli alieni”, il terzo disco in solo dopo “Smat smat” (2003) e “Piano solo (2007), in uscita venerdì 11 settembre, per Universal Music. Realizzato in completa autonomia al pianoforte e al fender Rhodes e composto da 15 brani molto variegati, questo album racchiude quella che è l’essenza di Stefano Bollani oggi: libero, coraggioso, disinvolto, ironico e genuino.  Spaziando dagli evergreen “Quando quando quando”, Jurame”, “Aquarela Do Brasil” agli inediti assoluti “Microchip”, “Un viaggio” e la titletrack “Arrivano gli Alieni”, Bollani mette subito le cose in chiaro: non ci sono preconcetti. Ed è così che l’artista si cimenta per la prima volta come cantante, autore di testi e musiche. “Gli alieni quando passano di qua mica prendon le abitudini di quaggiù, mica fanno scambio case house exchange, mica utilizzano car sharing o internet. Solitamente ci oltrepassano, non li guardi e non ti guardano e stanno a controllare se il pianeta è in asse con il blu, è in tono con il verde, è pieno di caucciù, e se la sua energia è annoverabile tra i più”, canta Bollani, concentrando l’attenzione su temi importanti, senza mai abbandonare una sottile leggerezza di sottofondo.

Ecco quello che l’artista ci ha raccontato durante la presentazione dell’album.

Come hai selezionato le canzoni che hai inserito nell’album e da quanto tempo le avevi in testa?

In realtà da poco tempo, in un primo momento ho  pensato a chi avrebbe potuto cantarle ma nessuno mi sembrava adatto; alla fine ho deciso di cantarle io stesso. Gli inediti sono nati di getto, ne avevo solo tre ma non volevo aspettare che ne arrivassero altri otto per fare un album intero. Quando ho un’idea mi piace lanciarla subito e così è successo.

Come motiveresti i richiami a Carosone in “Microchip” e a Bruno Martino in “Arrivano gli Alieni”?

Sinceramente è un caso ma il parallelo ci sta tutto. Sono due autori che fanno parte del mio background.

Quali sono i tuoi autori preferiti?
I Beatles, anche se musicalmente siamo lontanissimi, e molti brasiliani, su tutti cito Jobim e Chico Buarque. Tra gli italiani potrei usare molti nomi scontati come Jannacci, Gaber, De André ma sento vicine anche alcune canzoni di Capossela e Silvestri. Ecco, io mi innamoro delle singole canzoni non delle intere discografie. A questo aggiungo di non essere preparato sugli autori più recenti, quelli che non hanno cognome.

Chi sono gli alieni di cui parli?
L’alieno può essere usato come metafora, è quello che ci può salvare provenendo dall’esterno, qualcuno che è estraneo da noi e che guardando la nostra situazione ci viene a salvare. Mi immagino alieni che passano sulla terra di tanto in tanto per controllare cosa stiamo facendo e se abbiamo imparato a rispettare la natura, cosa che purtroppo non accade tanto spesso.

In una tua vecchia intervista hai detto che da bambino volevi diventare come Celentano
Era il mio sogno quando avevo sette anni. Lo imitavo allo specchio, sapevo a memoria tutte le sue canzoni, lo ammiravo perché era in grado di fare qualsiasi cosa, cantare, scrivere, stare sul palco, recitare, fare teatro e programmi tv. In effetti è quello che ho cercato di fare nella vita.

Quanto è stato difficile scrivere ?

All’origine del progetto c’è il desiderio di raccontare qualcosa di personale per cui, o scrivevo un libro o cantavo le mie canzoni, ho optato per la seconda opzione. Mi ha stupito la facilità con la quale scrivevo: ammetto che avevo solo me stesso a giudicare e io sono molto indulgente. In tutto.

Quanto ti rispecchi in questo album?

Di solito mi rispecchio sempre nell’ultima cosa che ho fatto. Sono grato alla Universal per aver stampato subito il disco, ci sono ancora parecchio dentro.

Hai mai avuto problemi con i cosiddetti “puristi”?

Il contrario di puro è sporco e, dato questo presupposto, rifuggo fortemente da questa contrapposizione. Quello che mi obbliga a stare dentro una struttura mi mette in difficoltà.

Come mai l’utilizzo del Fender?
L’ho riscoperto negli ultimi anni, soprattutto quando ero in tour con Irene Grandi. Mi sono divertito a suonarlo perché permette di creare sfumature diverse , è uno strumento vivo sotto le dita, mi mette a disposizione una notevole tavolozza di colori.

Nella canzone gli alieni danno un comandamento, quale?

Non lo dico, ognuno deve elaborarsi il proprio.

Come è nato il brano Microchip?
Negli Stati Uniti è possibile acquistare online dei microchip e darli ai propri figli così che possano sempre esser controllati. Questa cosa l’ho trovata  a dir poco raggelante e lo dico dal punto di vista di un genitore. È pericoloso far passare che possa essere utile l’idea di un mondo di persone controllate, penso che siano molto meglio le differenze e che il mondo in realtà sia solo pieno di paura.

A cosa ti sei ispirato per un’interpretazione del napoletano così simile all’originale?

Mi sono ricordato di una scena che ho visto di recente ad Ischia, c’era una signora che si comportava in modo da tenere tutta la famiglia sotto controllo senza muovere un muscolo. Tirerei in ballo la cosiddetta “socialità ricorsiva”, un modus operandi molto diffuso in certi contesti e che si sposa perfettamente con il mood di “Microchip”.

Quanto hai modificato le cover che sono nell’album?
Tantissimo. Sono partito dal ricordo che avevo di quelle canzoni, dalla loro ossatura e ho trasfigurato il tutto

Parteciperesti al Festival di Sanremo?

Rifuggo l’idea di gara, potrei andarci però come ospite super pagato (ride, ndr)

Quali saranno i tuoi prossimi passi?

Non c’è nessun progetto di classica all’orizzonte, anche se mi piacerebbe tirare l’orchestra dalla mia parte. Ho un tour in arrivo e la trasmissione su Raitre, anche se per il momento è tutto un work in progress.  Suonerò live per il MiTo il 15 settembre all’Auditorium “Giovanni Agnelli” di Torino, in particolare eseguirò la “Rapsodia in Blu” di Gershwin con l’Orchestra Haydn di Bolzano mentre il 16 settembre sarò agli Arcimboldi di Milano per presentare per la prima volta in assoluto “Arrivano gli alieni”.

Cosa pensi dell’evento “Il jazz italiano per l’’Aquila”?

Non c’ero ma non so se sarei andato; tra l’altro ero anche impegnato per un altro concerto. So che c’era tantissima gente e che è stato un grande evento però non ho ben capito quale fosse il senso ultimo. In pratica il governo ha organizzato una cosa per ricordare che il governo doveva fare qualcosa che non ha fatto.

Che rapporto hai con la sua etichetta discografica?

Non abbiamo nessun contratto di esclusiva, di volta in volta rinnoviamo la nostra sintonia. Cambiano gli interlocutori in base ai progetti.

Tornerai anche a recitare?

A marzo sarò nel cast de “La Regina Dada” e gireremo i teatri. Siamo in fase di riscrittura. In passato avevo partecipato al drammatico provino del film “ E la chiamano estate”, fui chiamato dallo stesso regista e per questo convinto che alla fine sarei stato preso; alla fine il provino mi ha provato a tal punto che, quando mi hanno scartato, ho tirato un sospiro di sollievo.

 Raffaella Sbrescia

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Tracklist

Alleanza

Quando quando quando

Sei là

Aquarela Do Brasil

The preacher

Matilda

Gato

Microchip

Mount harissa

Aural

Vino Vino

Un viaggio

Jurame

Arrivano gli alieni

You don’t know what love is

A Sud di nessun Nord: il disco “on the road” di Antonio Pignatiello

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Il viaggio e l’incontro fatto di terra e di mare. Questo è il fulcro di “A Sud di nessun Nord”, il nuovo album di Antonio Pignatiello registrato “on the road” in uno studio mobile lungo la penisola, che omaggia l’omonima opera di Henry Charles Bukowski. Traendo spunto e nutrimento dalla geografia, le dodici tracce che compongono l’album raccontano coincidenze ed emozioni, sentimenti e ricordi. Un anno di lavorazione per raccogliere parole, storie, canzoni e musiche fatte della stessa sostanza dei sogni ha legato Antonio Pignatiello al musicista Giuliano Valori (amico fraterno a cui il disco è dedicato). Realizzato grazie all’assistenza di Simone Fiaccavento, il lavoro è stato mixato da Taketo Gohara (produttore e ingegnere del suono di Vinicio Capossela) e vede la partecipazione di Marino Severini (Gang), Enza Pagliara, Giovanni Versari e di molti altri musicisti nazionali e internazionali. Un disco vivo, caldo, profondo e variegato che trova nella traccia d’apertura “Vecchi Conti” (dedicata a Paolo Conte)  un primo importante segnale di qualità e spessore. Attraverso un coinvolgente intrecciarsi di strumenti acustici e non, Pignatiello ci accompagna per mano nel suo intricato mondo fatto di influenze e riferimenti multipli tra latin, dell’alt-rock, del jazz, del folk. Il ritmo avvincente ed incalzante del “Canto del Rinchiuso” vive una controversa relazione con il testo attraverso  l’uso di chitarre elettriche e trombe mariachi che ritroviamo anche nel primo singolo estratto dall’album “Lontano da qui”.

Antonio Pignatiello

Antonio Pignatiello

Davvero suggestivo il “Cantico di Orfeo”, dal testo liberamente ispirato al mito di Orfeo, in cui è interessante individuare echi morriconiani e rimandi alla letteratura classica: “Maledirai il tuo canto pensando al suo passo, conoscerai la gioia e l’amore ma sceglierai la noia e l’orrore ma sceglierai la noia e il terrore”, canta Pignatiello, facendoci rivivere la tensione ed il pathos di una storia senza tempo. Con un testo tratto dagli stornelli della tradizione toscana, scoperti grazie al poeta e attore Carlo Monni, “Quando nascesti te”,  cantata in duetto con la brava Enza Pagliara, è uno dei brani più belli e più suggestivi del disco. Le due voci si sfiorano per poi intrecciarsi sulle note del ritornello: “L’amore è come l’edera dove s’attacca muore. Così questo mio cuore mi si è attaccato a te”. Decisamente diverso è il mood, sia testuale che strumentale, di “Giù al Belleville”, una canzone che funge anche da spartiacque all’interno del disco. Il cardine centrale del progetto è “Folle”, a metà strada tra canto e sussurro. “Bye Bye” è ispirato  alle magiche atmosfere anni ‘30 di New Orleans mentre “L’attesa”, dedicata ad Atahualpa, ci introduce ai richiami sudamericani di “Occhi Neri” con il suo piano latin. Un’altra pietra miliare del disco è il brano intitolato “Tra Giorno e Notte”, impreziosito da brevi e frequenti incursioni dialettali. Pignatiello chiude l’album con la melanconica e crepuscolare ballad “Non C’è Più”  ispirata al “Mestiere di vivere” e ai “Dialoghi con  Leuco” di Cesare Pavese. Con la sua impalcatura spessa e ben stratificata, “A Sud di nessun Nord” è un album colto, ricercato e stimolante da ascoltare più e più volte per comprenderne fino in fondo anche i significati e le sfaccettature più recondite.

Raffaella Sbrescia

Video

Luca Sapio & The Dark Shadows presentano “Everyday is gonna be the day”, un disco potente e sensuale

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Ammetto subito la colpa di aver involontariamente trascurato l’uscita di un bellissimo album; sto parlando di “Everyday Is Gonna Be The Day”, il secondo disco dell’eccellente soul man italiano Luca Sapio. Pubblicato lo scorso 18 novembre, questo lavoro di pregevole fattura è stato registrato tutto dal vivo ed in analogico insieme a The Dark Shadows (Mecco Guidi: Organ,  Keys Christian Capiozzo: Drums,  Larry Guaraldi : Guitars,  Matteo Pezzolet : Bass,  Marianne Leoni: vocals,  Alex Tomei : Tenor,  Flute,  Antonio Padovano : Trumpet,  Claudio Giusti : Bari)  tra gli studi della Daptone e della Diamond Mine di New York e masterizzato dal Grammy Winner Brian Lucey nel Magic Garden Mastering di Los Angeles. Prodotto e arrangiato, come il precedente “Who knows”, dal guru della soul music Thomas “TNT” Brenneck.

Dai dieci brani inediti che compongono la tracklist emerge un suono caldo, avvolgente e ben rifinito. Richiami vintage provenienti dal soul blues degli anni sessanta s’intrecciano con messaggi di importante impatto emotivo e sociale, a fare il resto ci pensa la  potente ed inconfondibile voce di  Luca Sapio.  “Everyday Is Gonna Be The Day”, s’intitola il disco: Ogni giorno può essere il giorno giusto,  il giorno che tutti stiamo aspettando, quello del cambiamento. Il titolo dell’album racchiude l’essenza di uno stile di vita ma anche del modo in cui Luca Sapio concepisce la musica: niente effetti speciali, solo canzoni che arrivano dritte al cuore dell’ascoltatore rendendolo partecipe di un portentoso vortice di note e di emozioni.

Luca Sapio

Luca Sapio

Brani come “Dark Shadows”,  l’irresistibile “All round me” entrano subito sotto l’epidermide, il groove di “I’m So Tired” e la bellezza di “Telling Like It Is” ci regalano la certezza di essere di fronte ad  vera e propria rarità nel panorama italiano. “”We don’t want to grow into the darkness, we don’t want to fall to emptiness and blue step outside back to the shadows of the past”, canta Luca Sapio in “Nobody Knows”, sorprendendo, conquistando e coinvolgendo l’ascoltatore con la forza della sua voce ma anche con la personalità e lo stile con cui fa vibrare ogni singola parola. Riconosciuto come uno degli interpreti più apprezzati dalla critica e dal pubblico d’ oltreoceano, Luca Sapio è un cantautore che risplende di luce propria e prima o poi anche la madrepatria gli renderà i dovuti riconoscimenti che gli spetterebbero.

Raffaella Sbrescia

Video: Telling like it is

Gli Elefanti, l’universo immaginifico di Calvino

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La delicata poetica di Calvino trova una naturale forma di espressione nei testi e negli arrangiamenti de “Gli Elefanti”, un album da ascoltare con attenzione e doverosa lentezza per apprezzare, condividere, immedesimarsi, immaginare muovendosi a cavallo tra passato e presente. Tra i protagonisti delle otto tracce che compongono l’album di Niccolò Lavelli la città di Milano ricopre un posto di grande rilievo. Un luogo-non luogo che assume una connotazione sempre diversa in base allo sguardo, ai ricordi, al punto di vista di chi la osserva. In questo specifico caso la purezza dei ricordi vividi di un bambino, mai veramente divenuto adulto, viene costantemente minacciata da un cinismo latente, mitigato soltanto dalle costanti incursioni del subconscio del cantautore. L’identità vocale e autorale di Calvino si sviluppa attraverso una timbrica intensa e retrò, una tracklist controversa ed un immaginario particolarmente prolifico di pensieri. “L’amaro in bocca” apre l’album con sonorità delicate, parole sincere e morbidi giri di basso mentre gli spensierati ricordi d’infanzia de “Gli astronauti” si alternano tra ritornelli strumentali, tanti problemi e poche soluzioni. L’orizzonte di rotaie di Milano Centrale irradia di malinconia la pensierosa ed immaginifica “Milano Est”. Al centro di questo susseguirsi di spensierati ricordi d’infanzia rivisti in chiave post-moderna, la title track “Gli elefanti” rappresenta senza dubbio il brano cardine. L’enigmatica fuga raccontata ne “La perdita del controllo” racconta a grandi linee le evoluzioni di un disagio esistenziale costellato di suoni dilatati e sonorità oniriche. Lo stesso mood strumentale avvolge le istantanee favolistiche di “Ginevra” mentre il crescendo strumentale di “Blacky” rappresenta un fresco elemento di sorpresa completato da “Nuovo mondo”, il brano più sperimentale dell’intero progetto, in cui Calvino inserisce una rinascita sonora e interiore, un “nuovo mondo fatto di luci e ombre facili da distinguere”, un arrangiamento ben strutturato costruito ad hoc per concludere un percorso solitario eppure pensato per individuare di volta in volta un interlocutore diverso.

Raffaella Sbrescia

Video:

Intervista agli Zois: “Le nostre creazioni seguono l’istinto”

Zois

Zois

 

Nato dall’incontro di Valentina Gerometta e Stefano di ChioZois è un gruppo musicale nato a Bologna e condensa l’esperienza maturata sul campo dai propri componenti in un progetto caratterizzato da una forte vena  sperimentale.
Il linguaggio musicale degli Zois mescola con leggerezza generi apparentemente anche molto distanti tra loro con un risultato sempre degno di considerazione.
Per l’album d’esordio gli Zois hanno coinvolto anche il chitarrista Alessandro Betti e il batterista Ivano Zanotti e, tra le tracce che lo compongono, spicca l’illustre collaborazione con il prematuramente scomparso artista Pino Mango, sia per la realizzazione di una originalissima cover del suo famoso brano “Oro” che per la scrittura a quattro mani di un brano inedito. Grazie a questa intervista, abbiamo avuto modo di conoscere da vicino il modus operandi degli Zois e la grande passione che li spinge a sperimentare per offrirci nuove esperienze di ascolto.

Zois in greco vuol dire “vita”; quali sono gli elementi che contraddistinguono questa forte connotazione dinamica della vostra musica e della vostra compagine più in generale?

La creazione di una cosa nuova, sia essa un essere vivente o una canzone, parte sempre da un’altra cosa che le è preesistente e il rapporto che lega questi due elementi è di appartenenza e indipendenza allo stesso tempo. Forse è questa l’idea che meglio spiega il nostro modo di intendere la musica: creare le nostre canzoni e contaminarle con tutto il patrimonio genetico musicale che siamo riusciti ad mettere da parte nella nostra esperienza. Ci piace rendere espliciti i nostri riferimenti, giocare con gli arrangiamenti e accostare elementi che solitamente appartengono a mondi separati. E’ così che catturiamo un suono dal mondo esterno e lo facciamo diventare un suono Zois. E, cosa più importante, cerchiamo di farlo seguendo l’istinto. Il risultato a cui arriviamo deve essere la strada naturale che quella canzone ci ha indicato, non un complicato esperimento fine a se stesso. Se ci si pensa, la vita, la “creazione” è la cosa più semplice che ci sia, nonostante porti dentro se processi complessissimi e ancora a sconosciuti.

Contaminazione e sperimentazione attraversano il vostro modus operandi… quali sono i vostri modelli e riferimenti?

Di musica ne abbiamo ascoltata davvero tanta e l’elenco dei grandi musicisti a cui ci ispiriamo, da questo punto di vista, è veramente lungo. Abbiamo cercato di attingere dall’esperienza di tutti quegli artisti che nei decenni hanno contaminato il pop e il rock: i Beatles, Bowie, i Talking Heads, Bjork, i Radiohead.

Quali, invece, le prospettive più specificamente legate alle vostre prossime creazioni musicali?

Ci stiamo spingendo più a fondo lungo la strada che abbiamo intrapreso con questo nostro primo album. Con questo disco abbiamo imparato a fidarci più delle canzoni e a seguirle senza timore anche in territori sconosciuti, mantenendo sempre le orecchie aperte su quello che ci accade attorno musicalmente. Personalmente mi piacerebbe approfondire il rapporto tra la voce utilizzata come strumento e l’elettronica…ma è tutto un percorso in via di sviluppo, chi può dire dove ci porterà!

La vostra originale rilettura di “Oro” ha incontrato il favore e la collaborazione di un grande artista come Mango. Potreste parlarci del vostro rapporto con lui e con sua moglie?

Con Mango è subito scattata un’empatia speciale. Dobbiamo dire che lui ha reso tutto facile, perché ci ha accolto con un affetto e un calore che non ci saremmo mai aspettati da un grande della musica. E questo affetto lo ha dimostrato anche con i fatti, non solo a parole, perché si è prodigato in ogni modo e con massimo entusiasmo per permettere a questo progetto di uscire. Quando provi a muoverti nell’ambiente musicale, speri sempre che arrivi qualcuno che creda in te, che ti prenda per mano e ti aiuti a capire, a imparare. Mango per noi ha rappresentato la grande conferma che aspettavamo e, per il poco tempo in cui abbiamo potuto stargli vicino, abbiamo cercato di assorbire come spugne tutti i consigli e le indicazioni che ci dava. Era un artista ed un uomo molto generoso, è stato un onore poter collaborare con lui.

Per descrivere il rapporto con Laura Valente ci riesce difficile usare parole più belle di quelle che lei stessa ci ha riservato, nella lettera in cui ha voluto presentare Oro. A Laura siamo particolarmente grati per averci sostenuto in un momento così duro della sua vita: è una donna dotata di una forza straordinaria e di una rara sensibilità. E poi lei è Laura Valente: potete immaginare cosa ha significato per noi ricevere quelle parole di apprezzamento da un’artista così?

A breve pubblicherete anche un album di inediti…cosa dovremo aspettarci? Quali saranno i temi e le linee guida con cui dovremo ascoltarlo?

Dal punto di vista del suono, l’album seguirà la strada tracciata da “Oro”. Innanzitutto è un disco di canzoni, con un’anima rock e una melodia pop. Il consiglio è di farsi prendere per mano proprio da loro, dalle canzoni, ed attraversare tutto il disco come se fosse un viaggio attraverso tanti scenari diversi. Di fatto è un disco che si può anche “vedere” oltre che ascoltare. Ogni canzone è nata da un’esperienza reale e racconta il mondo attraverso le emozioni che quell’esperienza ha generato. Il disco non parla solo di fatti privati, personali, ma anche del momento sociale che stiamo vivendo. Noi abbiamo scelto, però, di farlo sempre attraverso gli occhio dell’individuo e dei suoi sentimenti, perché la soluzione parte sempre da se stessi e da un sereno contatto con il proprio mondo emotivo.

Che tipo di inedito è quello che avete realizzato con Mango?

Il brano che abbiamo scritto insieme a Mango si intitola “Stella Contraria”, ha una grande importanza per noi. Quando Pino Mango ci ha proposto di scrivere il testo per la sua musica e di arrangiarla, eravamo entusiasti della grande occasione che ci stava offrendo. Ne è uscita una canzone molto intensa, con una particolare fusione tra la melodia, che porta il marchio inconfondibile di Mango, e il nostro mondo sonoro.

Avete altre collaborazioni in corso?

Al momento no: negli ultimi mesi ci siamo concentrati sulla chiusura dal nostro disco. Speriamo però di poter ripetere presto l’esperienza di lavorare con altri artisti. La condivisione e il confronto sono sempre il teatro dei migliori spettacoli.

Per quando riguarda il live, qual è il vostro contesto ideale e che tipo di concerto proporreste al vostro pubblico?

Il contesto ideale è qualsiasi palco con un pubblico disposto a dedicarci la sua attenzione e che abbia voglia di emozionarsi. Il nostro live è molto energico, è un concerto in cui bisogna lasciarsi andare.

Raffaella Sbrescia

Video: Oro

Più che logico (live): una finestra nel futuro discografico di Cesare Cremonini

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Vent’anni di musica costruita passo dopo passo, album dopo album, concerto dopo concerto. Oggi Cesare Cremonini rappresenta un punto di riferimento per la musica italiana e, a pochi mesi di distanza da un fortunatissimo tour, l’artista apre una finestra sul suo futuro con “Più che logico (live)”, un triplo album, un progetto curato nel dettaglio e molto ambizioso, contente la registrazione del concerto di Torino dall’ultimo tour e ben quattro canzoni nuove che lo stesso cantautore definisce come “Un passo avanti nel mio percorso”.  ”Più che logico, spiega Cremonini,  non è il classico live che prende tempo tra un progetto e l’altro. Certo, chi fa un disco dal vivo tende a non mettere canzoni importanti o troppo nuove che svelino  troppe cose, io, invece, ho voluto inserire  canzoni nuove ed importanti, che intendono aprire una finestra su quello che posso e voglio fare discograficamente.

Entrando nello specifico degli inediti si parte con la già nota “Buon viaggio (Share the Love), un brano dal sapore estivo con un refrain catchy, pensato per infonderci propositività e coraggio. Decisamente interessante è il sound di “Lost in the weekend”, un fedele affresco metropolitano di un modus vivendi difficile e complesso che Cesare ha definito “una preghiera elettronica” eleggendola  a colonna sonora del prossimo #PiùCheLogicoTour2015. Dolce e tormentata “Quasi quasi”¨”una canzone d’amore perfetta per essere bisbigliata all’orecchio di una ragazza”, come ha raccontato Cesare alla stampa, durante la presentazione del disco a Milano, aggiungendo, “Noi cantautori dovremmo ricordarci più spesso dell’esigenza di vivere un momento a due, senza condivisioni obbligatorie come, invece, avviene sempre più spesso per l’ influenza dominante dei social networks”. L’ultimo degli inediti è l’energica “46”, già inno per lo Sky Racing Team VR46, una canzone ispirata da Valentino Rossi, amico di Cremonini e dall’amore di Cesare per i motori: “Sono affascinato dal mondo dei motori e in particolare dai campioni delle due ruote”, ha spiegato, “Sono loro le vere rockstar: hanno una vita al limite e rischiano sul serio ogni volta che gareggiano. Il loro pubblico ha un sapore di festival rock (sembra un nuovo Woodstock) e quando sono con loro mi sembra di avere a che fare con i nuovi Mick Jagger e Vasco Rossi”.

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Un altro elemento importante di più “Più che logico” è il booklet: 60 pagine per raccogliere, spiegare, condividere l’essenza di un mutuo scambio di emozioni, quale è il concerto, un momento che Cesare vive con particolare trasporto, conseguenza di una naturale predisposizione: “Ho la presunzione di dire che so stare su un palco: è una cosa che amo fare da sempre”, racconta l’artista, che a ogni data propone un momento solo voce e piano perché :”È come se tornassi indietro nel tempo: mi ricorda quando avevo 6 anni e mia madre mi diceva: ‘Suona per noi!’. Sono 16 anni che ho iniziato a fare il musicista ma dopo i Lunapop la mia strada è ricominciata da capo. Sull’avambraccio ho tatuato Freddie Mercury quindi capite come sia naturale per me essere attratto dall’idea di cavalcare grandi palchi. In questo mestiere la passione è tutto e io ho quella di un ragazzino: quando hai la possibilità di incontrare dal vivo tanta gente ti dà grande energia”.  Nato da un’idea del produttore Walter Mameli, il booklet assume la valenza di vero e proprio valore aggiunto al progetto: “Pensavo fosse una fatica inutile, invece poi mi è venuta una voglia pazzesca di raccontare le mie impressioni e l’intera giornata di un concerto, da quando mi sveglio a quando arriva l’ora di pranzo e non ho per niente fame perché sono agitato. Questo libretto è come se fosse il pezzo in più, anzi il sangue in più, quella parte di passione che non sta dentro la pelle”.

“Ad oggi, ha aggiunto Cesare, mi sento finalmente dove voglio stare. Non è sempre stato così, a volte mi sembrava di avere un grande seguito di pubblico ma di aver poco da condividere con lo stesso. Ora non è assolutamente così. Io mi sento un intrattenitore, non solo uno scrittore di canzoni. Non ho preclusioni verso il cinema o la televisione. Mi piace giocare con il mio mestiere e il mio mestiere è meraviglioso perché concede una grande fortuna: puoi tranquillamente morire ma ogni concerto è un’occasione di rinascita, di ripartenza”.  Si tratta, quindi, di un periodo ricco di energia, entusiasmo e aspettative per Cesare, il giusto premio giunto dopo sei lunghi mesi di lavoro solitario e certosino che sfocerà nelle date del prossimo “Più che Logico Tour 2015”: “il secondo tempo del tour precedente, ma senza la sensazione di aver già vinto la partita”, ha concluso Cremonini.

Queste le date del Più che logico tour:

Ottobre
23 TORINO – Pala Alpitour
24 GENOVA – 105 Stadium
27 ROMA – Palalottomatica
30 PESARO – Adriatic Arena
31 BOLOGNA – Unipol Arena

Novembre
3 FIRENZE – Mandela Forum
5 EBOLI (Salerno) – Palasele
7 ACIREALE (Catania) – Palasport
10 BARI – Palaflorio
13 MILANO – Mediolanum Forum
17 MONTICHIARI (Brescia) – PalaGeorge
19 PADOVA – Palafabris
21 CONEGLIANO (Treviso) – Zoppas Arena
22 TRIESTE – PalaTrieste
24 VERONA – Palasport

 

Giro del Mondo: Ligabue lancia l’album live con 4 inediti e continua il suo trionfale Mondovisione tour

Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

Da martedì 14 aprile è disponibile “Giro del  mondo” l’album live che conterrà tutte le emozioni del “Mondovisione Tour”, tra date in Italia e nel resto del Mondo, oltre a 4 brani inediti. Il disco si trova sia  in formato standard (doppio cd +dvd), che in formato deluxe (triplo cd + doppio dvd oppure triplo cd + blu-ray) e nelle versioni digitali.

Tra i 4 brani inediti contenuti in “Giro del Mondo” ci sono il primo singolo, già in rotazione radiofonica, “C’è sempre una canzone” e“A modo tuo”: entrambi sono brani scritti dal Liga e interpretati rispettivamente da Luca Carboni e Elisa. Questi brani vengono adesso riproposti, totalmente riarrangiati, in un’inedita e imperdibile versione.

“I campi in aprile” e “Non ho che te” sono i titoli degli altri due brani inediti che sono contenuti in “Giro del mondo” e che completano un progetto pensato per imprimere i punti più importanti di un percorso fitto di successi e grandi soddisfazioni per un artista che non smette di sorprendere il suo pubblico.

Le foto del concerto di Ligabue al Palamaggiò di Caserta – Ph Luigi Maffettone

Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

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Ligabue live @ Palamaggiò Ph Luigi Maffettone

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