“BRIGATABIANCA” è il secondo album solista di Samuel Romano che arriva a distanza di quattro anni dal suo primo disco “Il Codice Della Bellezza”, pubblicato a febbraio 2017. Il progetto prende vita nel Golfo Mistico, lo studio rifugio di Samuel ma è anche ispirato al nome del tour che lo ha portato in giro quest’estate per tutta l’Italia, a partire dalle isole Eolie, in cui l’artista è stato protagonista di suggestivi live in barca a vela. A completare la Brigata si uniscono le collaborazioni di Samuel con Colapesce, Ensi, Fulminacci, Willie Peyote e Johnny Marsiglia che danno vita a cinque featuring trascinanti, oltre ai diversi produttori che hanno partecipato: Ale Bavo, Dade, MACE & Venerus, Machweo, Michele Canova, Federico Nardelli e Strage. Fra i nomi dei musicisti da segnalare il tocco di Roy Paci all’arrangiamento, direzione dei fiati, alla tromba e flicorno soprano in due tracce. L’ideadi brigata è quindi quella di un gruppo allegro, baldanzoso in cui ognuno riesce a creare dinamiche e flussi musicali in grado di dare un’anima viva e vibrante alla tracklist del disco. Letture, ascolti musicali, aneddoti, influenze s’insediano nelle strutture delle canzoni creando i presupposti per un progetto anche grafico, decisamente originale. Coadiuvato dall’ Art Director Marco Rainò e dallo stilista Carlo Pignatelli, Samuel mette a punto un’uniforme per sè e una bandiera intrisa di simboli in grado di identificare in modo iconografico ogni singolo brano del disco. Riportati anche sulla bandiera che il cantante stringe sulla copertina, i simboli diventano i talismani di un nuovo viaggio artistico, i segni espressivi con i quali significare un racconto, anche, biografico di grande intensità.
“Brigata Bianca” è il frutto di una selezione tra centinaia di brani stipati nei cassetti di Samuel. Da sempre penna prolifica per i suoi Subsonica, l’artista può permettersi il lusso di fare un ragionamento differente, di scegliere brani più riflessivi e adatti ad un ascolto pensato. “Non si tratta di musica da assembramento -dice Samuel- lucidamente contestualizzato al momento storico che stiamo affrontando. Avevo tanto materiale, magari anche qualcosa che si somigliava, avevo voglia di scrivere qualcosa che mi portasse da un’altra parte. Tra tutte spiccano “Io e te” e “Felicità”: due canzoni nate prima della pandemia e scritte in uno dei momenti più felici della mia vita. Nate forse per paura che arrivasse un momento simile. “Io e te” racconta l’evoluzione di un percorso in cui tutto quello che ti circonda ti esplode intorno mentre ti fai bastare le sfumature che percepisci. Poi arriva la maturità e la necessità di andare a dire a te stesso cosa ti piace e cosa no. In “Felicità” invece prendo atto di esserci arrivato seguendo il percorso che volevo, nel modo in cui volevo e con le persone che ho scelto.
Negli ultimi due anni ho avuto un periodo deflagrante, ho avuto un percorso accidentato, ho capito di trovarmi a vivere sempre le stesse cose e ho scelto di trovarmi completamente immerso dentro le situazioni peggiori. Avevo una tragedia interiore che si stava sviluppando, ho messo a fuoco le cose latenti della mia vita. Sono quindi andato a scegliere le canzoni che raccontavano meglio questo periodo travagliato per scoprire cosa ne sarebbe stato della mia vita futura concedendomi il permesso di ragionare e far riflettere anche chi mi avrebbe ascoltato”.
Andrea Bocelli torna sulla scena discografica mondiale con “Sì”, il nuovo album di brani pop inediti, in uscita in oltre 60 paesi e sette lingue (Italiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese, russo, cinese) il prossimo 26 ottobre su etichetta Sugar. Il tenore torna alla pubblicazione di testi originali a distanza di 14 anni da “Andrea” e lo fa senza scendere a compromessi. Testi che parlano d’amore e che profumano di bellezza, canzoni nate da penne famose e non e che sono state scelte secondo un implacabile criterio di ricerca e selezione. Tanto pop in questo nuovo album di Andrea Bocelli e tante collaborazioni che testimoniano la voglia di rimettersi in gioco da parte di un artista di calibro mondiale. Lui, che si è esibito per alte cariche di stato, nobili e famosissimi, sceglie di sporcarsi le mani e coinvolgere anche i suoi stessi figli perché “Non è ancora il tempo dei ricordi, è tempo di guardare avanti”.
“Ci sono voluti 14 anni perché le note sono solo 7, perché ci sono milioni di brani in giro e serve tanto tanto per scriverne e sceglierne di davvero belle, di quelle che possano scandire la colonna sonora quotidiana di ciascuno di noi. Il titolo dell’album è “Sì”: una parola semplice, funzionale, incisiva. Una parola positiva, di cui abbia realmente bisogno in un tempo difficile. Questo titolo è poetico e scalda il cuore, per me che sono un inguaribile ottimista è assolutamente perfetto”, racconta Bocelli.
“In questo lavoro canto con mio figlio Matteo, studente di canto in conservatorio nel brano “Fall on me” e ho scelto di far suonare mio figlio Amos, che da anni studia pianoforte su mia indicazione. Sono felice di questo risultato, il linguaggio canoro di mio figlio è potente e ispirato, ho scoperto da poco di questo suo dono, ora gli toccherà imparare la parte tecnica”.
12 canzoni e quattro bonus track che celebrano l’amore, la famiglia, la fede e la speranza, sotto la produzione del leggendario Bob Ezrin (Pink Floyd, Lou Reed, Alice Cooper, e tanti altri):
“Il suggerimento è arrivato dalla mia casa discografica, ci siamo incontrati in una bella giornata di sole in Versilia, ci siamo trovati d’accordo senza momenti di tensione. Abbiamo lavorato in casa per cui le registrazione hanno tratto particolare beneficio dal fatto che cantavo solo quando ispirato, quando mi sentivo a mio agio e con la voce al meglio”.
Tra riferimenti tematici a Bach, Massenet e Fauré (inseriti all’interno di brani pop), sono tante, preziose e sorprendenti le collaborazioni del progetto, con i contributi di alcuni dei più grandi nomi della musica internazionale. L’amico Ed Sheeran dopo il successo planetario di “Perfect Symphony” torna a duettare con Bocelli in italiano in “Amo soltanto te”, canzone dell’album arricchita da un testo pregiato firmato da Tiziano Ferro:
“La collaborazione con Ed Sheeran è stata una delle cose più simpatiche ed esilaranti degli ultimi anni. Ed è un soggetto sui generis, ho molta stima di lui. Da tempo aveva pensato a questo duetto con me, ho accettato di farlo, mi ha mandato la sua canzone a casa, l’ho cantata come mi sembrava andasse fatto ma dopo qualche giorno ha preso un aereo ed è venuto a trovarmi perchè non gli era piaciuto cosa avevo fatto. Ritenevo che cantare da tenore fosse come entrare da elefante in una cristalleria ma Ed era determinatissimo e ho dovuto cercare un compromesso. Dato il risultato, non ha avuto tutti i torti. Mi ha molto colpito, Sheeran è un ragazzo ispirato e molto preparato”.
Tra gli altri spicca la collaborazione con l’icona femminile del pop, Dua Lipa che unisce in maniera sorprendente la sua voce a quella del tenore su “If Only”. La versione italiana del brano “Qualcosa più dell’oro” è stata firmata del medesimo sodalizio artistico che diede vita a “Con te partirò”, Francesco Sartori e Lucio Quarantotto, ultima canzone che hanno firmato insieme, prima della prematurascomparsa di Quarantotto.
La superstar del crossover Josh Groban, poliedrico cantautore e produttore multiplatino, duetta su “We Will Meet Once Again”, brano che richiama la nobile tradizione del musical, dopo aver rodato l’equilibrio delle loro voci in una versione di “The Prayer”. La canzone, concepita dallo stesso Groban con il testo di Marco Guazzone mantiene la stessa dolcezza di una “preghiera”. E ancora, la star mondiale della lirica, Aida Garifullina canta con Bocelli una versione dolce e profonda di “Ave Maria Pietas”, per un brano senza tempo.
“Ho scelto più le canzoni che i nomi. Quando si tratta di fare arte, l’amicizia va messa da parte. Le canzoni vanno scelte se sono belle. Il brano di Riccardo Del Turco mi ha emozionato subito perché racconta la mia storia, “Qualcosa più dell’oro” è carica di significati che vanno aldilà della musica. “Un’anima” è una bellissima canzone scritta da Marco Guazzone, che non ho ancora conosciuto personalmente e che ritengo sia un autore indiscusso”.
Babbo premuroso, legatissimo alla sua terra e all’italiano, Andrea Bocelli non è mai entrato in confidenza con l’inglese perché “La lingua è una cosa seria, non puoi accontentarti di capire in modo sommario, sono le sfumature a insegnarti il significato vero delle cose”.
Tra le chicche dell’album la presenza anche di uno dei più brillanti artisti italiani, Raphael Gualazzi, che firma la musica e il testo di “Vertigo”, oltre a suonarne il pianoforte. La musica, armonicamente articolata, sposa perfettamente il testo surreale come una poesia contemporanea, e si offre all’ascolto in una molteplicità di sfaccettature.
“Il brano mi è piaciuto subito tantissimo ma non potevo cantarlo a mio modo, ho trovato l’unica soluzione possibile, cantarlo avvicinandomi al modo di Raphael e alla sua personalità. Trovo che il virtuosismo al pianoforte sia assolutamente avvincente.”
Ad aprire l’album “Ali di libertà” scritta e composta da Davide Esposito, pluripremiato autore naturalizzato francese.
Ospiti d’eccezione anche 60 piccoli coristi di Haiti, luogo spesso dimenticato, supportato da sempre dalla Fondazione del tenore. Selezionati tra migliaia dallo stesso artista, 60 bambini haitiani di età compresa tra i 9 e i 15 anni, grazie alla Andrea Bocelli Foundation (con il suo partner locale in Haiti Foundation Saint Luc), hanno dato vita al progetto “Voices of Haiti”. Lo speciale coro ha accompagnato il tenore in diverse tournée in tutto il mondo e ora ha prestato la propria voce e i propri “colori” a due brani dell’album “Dormi Dormi” and “Gloria gift of life”, trasmettendo speranza e bellezza.
Tante volte disco di platino tra lacrime, sorrisi, gioie e soddisfazioni. Alessandra Amoroso pubblica “10″, un nuovo album di inediti per coronare 10 anni di lavoro, di passione, di crescita artistica e personale. Semplice, diretta, consapevole, Alessandra si fa accompagnare per mano dal produttore e compagno di vita Stefano Settepani: “Quando hai un equilibrio forte in primis con te stessa, riesci ad averlo ovunque e a maggior ragione nella coppia. Per noi è stato stimolante lavorare insieme, ci siamo scoperti a vicenda, è stato speciale e spero di rifarlo. Avere Stefano a fianco è stato fondamentale, mi ha spinto a credere in me stessa. Visto che ho un timbro vocale tante volte pesante, a tratti malinconico, differente da quella che sono io in realtà, abbiamo giocato con dei suoni elettronici freschi che mi hanno aiutato molto.”, racconta Alessandra.
A proposito di equilibrio e gratitudine, sorprende sentire la Amoroso ancora così vicina alla sua Big Family che in questo decennio l’ha sempre supportata: “I miei fan riceveranno una sorpresa: nel cofanetto del disco c’è un biglietto per partecipare al mio prossimo tour, insieme a una lettera personalizzata. Vorrei vedere le reazioni di ciascuno di loro. Questo è un modo per ringraziarli, tesserarsi al mio Fanclub significa fare anche beneficenza. Metà dell’importo sarà destinato alle cure mediche di cui ha bisogno Francesco, un bambino che stiamo seguendo già da un po’. Se oggi sono qui è grazie a loro, sarà un megacompleanno, festeggiamo 10 anni di noi e ho voluto fare davvero qualcosa per loro, ho speso il mio tempo personalmente perchè credo che le cose fatte con sacrificio diano più soddisfazione”.
Alessandra Amoroso mette ancora una volta se stessa in gioco e ce lo dimostra anche attraverso il progetto grafico ideato insieme a Sergio Pappalettera: “Nella copertina dell’album c’è gran parte della mia vita, i valori in cui credo: l’amicizia, l’amore, la famiglia, il mio cane che non c’è più, il mio fiore preferito, la campagna in cui sono cresciuta insieme ai miei nonni. La barca con cui andavamo ad Otranto io, le mie sorelle e miei genitori tra tuffi e piatti di lasagna”.
Alessandra-Amoroso-Dieci
Più che di cambiamento, è giusto parlare di evoluzione per la Amoroso che, partendo dalle atmosfere di “Vivere a colori”, lascia che 10 ne raccolga il testimone per mettere l’accento sui concetti di rinascita, consapevolezza e maturità: “Ho prestato particolare attenzione ai testi, ho cercato di dare quella profondità che adesso mi sento addosso. Ho scritto “Ogni santissimo giorno” insieme a Daniele Magro con parole semplici, perchè sono quelle che arrivano per prime al cuore. Mi sono sempre mostrata con molta semplicità, questa sono io e ho scoperto che alla mia gente piaccio così. In sintesi: sono felice e mi va di dirlo”.
Video: La Stessa
Non solo amore ma anche temi importanti. Su tutti il brano “Forza e coraggio”, rende perfettamente l’idea: “Ho raggiunto quel tipo di consapevolezza che mi dà la voglia di mostrarmi, emozionarmi, di essere esigente e di non nascondermi. Nella vita, soprattutto in questo momento in particolare, è necessario avere forza e coraggio per andare avanti. Voglio stimolare la gente ad essere forte, ad essere onesta, ad accettare la diversità e amare. Niente di meno scontato oggi che l’odio vince ovunque”. Un ruolo quello di Alessandra, che cerca di andare ben oltre quello di semplice interprete: “Il testo deve avere un significato innanzitutto per me. Trovo essenziale capirlo, emozionarmi, sin da quando sono in studio deve entrare nelle mie viscere per che amo raccontare quello in cui credo. Spero, per quanto possibile, di far fare un pensiero, anche a chi ascolta le mie canzoni”.
E poi c’è il tour, un’ avventura che toccherà 20 regioni all’insegna dello spirito di adattamento: “Il nuovo tour partirà il 5 marzo da Torino, sarà lunghissimo, bellissimo e divertente. Andrò in tutta Italia, Isole comprese. Non mancate!”
MICK JAGGER, 74 anni compiuti ieri, manda oggi un messaggio alla nazione attraverso due brani inediti disponibili da mezzanotte negli store digitali di tutto il mondo: “Gotta Get A Grip” e “England Lost”, il suo modo di rispondere a quella che lui chiama “l’epoca di confusione e frustrazione che stiamo vivendo”.
I due brani sono disponibili nei seguenti formati:
Vinile Double A side limited edition 12” (che contiene le due tracce inedite)
CD (che contiene le due tracce inedite)
digital download e Servizi di streaming dove sono disponibili le due tracce più i seguenti remix e featuring:
England Lost featuring Skepta
Gotta Get A Grip (Seeb Remix)
Gotta Get A Grip (Kevin Parker Remix)
Gotta Get A Grip (Alok Remix)
Gotta Get A Grip (Matt Clifford Remix)
Sono già online i due video che accompagnano due brani:
“Gotta Get A Grip” con Video diretto da Saam Farahmand, starring Jemima Kirke
Mick ha dichiarato che le due tracce sono il risultato “dell’ansia e la consapevolezza di non conoscere il cambiamento politico in atto”. Jagger esprime un pungente commento personale che va a toccare tutto, da aggressivi cicli di notizie, alle persone che detengono il potere, il tutto accompagnato da chitarre roboanti e ritmiche enfatiche.
“England Lost” ci riporta ad una partita di calcio alla quale Jagger ha presenziato, ricordo che usa come analogia di un paese che si trova a un bivio politico.
“Si tratta di una squadra di calcio inglese che sta perdendo. Tuttavia, mentre scrivevo il titolo sapevo che la canzone sarebbe stata più di questo. Parla della consapevolezza di vivere un momento molto difficile della nostra storia. Parla della consapevolezza di non sapere dove ci troviamo e della sensazione di insicurezza; mi sentivo nella medesima maniera mentre scrivevo il testo della canzone. Ovviamente le parole sono scandite da una grande quantità di umorismo perché non amo nulla di troppo eccessivo, tuttavia non manca il senso di vulnerabilità caratteristico della nostra situazione come nazione.”
“Mentre componevo “England Lost”, immaginavo di collaborare al brano con un rapper britannico … Skepta è arrivato al momento giusto e mi sono innamorato fin da subito del suo lavoro”.
In “Gotta Get A Grip” restiamo accanto a Mick mentre mastica e sputa fuori nella sua maniera ribelle i problemi derivanti dalla guerra e dagli scandali politici.
Questo brano fa da colonna sonora ad un momento storico che solo Jagger sa esprimere in modo distruttivo e provocatorio con un sound elettrico.
Video: Gotta get a Grip
“Il messaggio cruciale del brano – racconta Jagger - penso che sia nonostante tutto quello che sta succedendo devi prendere in mano la tua vita, essere te stesso e cercare di creare il tuo destino.”
Per quanto riguarda il clima politico:
“Abbiamo chiaramente innumerevoli problemi… Quindi sono politicamente ottimista?…No.”
Riguardo ai due singoli:
“Ho iniziato a scrivere i due brani ad Aprile e ho voluto che fossero pubblicati subito. Fare un intero album necessita spesso di molto tempo e sono anche lunghe le tempistiche di post produzione in vista delle uscite globali previste dalle case discografiche. È rigenerante esprimersi artisticamente in forme diverse e mi sento di vivere un sottile ritorno al passato, quando potevamo essere più liberi e registrare senza pensieri o strategie. Per la pubblicazione dei due brani non avevo intenzione di aspettare fino all’anno prossimo perché non volevo che perdessero il loro impatto intrinseco e di significato”.
Infine Jagger racconta cosa sta ascoltando al momento:
“Setaccio molta musica online e perfino i più giovani della mia famiglia continuano costantemente a farmi sentire musica nuova, quindi quando ci vediamo ascolto qualsiasi cosa.
Ascolto molto R&B, pop e mix tra vecchio e nuovo e dopodiché, come tutti quanti, creo le mie playlists personali.
Le ultime cose che ho aggiunto sono Kendrick Lamar, Skepta, Mozart, Howlin’ Wolf, Tame Impala, tracce oscure di Prince e classici brani soul dei The Valentine Brothers.
Mi piace davvero tanto Kendrick Lamar, in quanto anche lui parla del discontento generale e riesce, con le sue parole, a raccontare il nostro tempo. Ho pensato che il suo lavoro, insieme a quello che sta facendo Skepta, siano progetti molto interessanti capaci di centrare il punto.”
Dopo essersi conquistato il disco d’oro e la “Menzione Premio Lunezia per Sanremo” come miglior testo in gara nella sezione Campioni al 67esimo Festival di Sanremo con l’emozionante brano “Portami via”, Fabrizio Moro presenta “PACE”(Sony Music Italy), il nuovo disco di inediti in uscita il prossimo 10 marzo. Dopo 20 anni di carriera, l’artista si rimette in gioco attraverso 11 tracce dal mood intimo e autobiografico scegliendo di renderci partecipi di una nuova fase della sua vita, del raggiungimento di un inedito momento di serenità interiore nonché di nuovi piccoli bilanci messi nero su bianco con la sua inimitabile scrittura.
Intervista
“Pace” è un disco meno arrabbiato e più equilibrato. In queste nuove canzoni racconti molto più di te e meno del disagio circostante. Come mai?
Negli ultimi due anni sono successe tante cose e questo si è riflesso nelle canzoni. Da “Pensa” ad oggi sembra siano passati 50 anni. Ho la percezione di aver costruito un’eredità musicale importante e questo mi ha dato serenità. A questo si aggiunge l’esperienza della paternità: per la prima volta ho iniziato a vivere la quotidianità in maniera normale e a fare da solo cose che non avevo mai fatto. Avevo difficoltà a relazionarmi con l’esterno ora sento una pace interiore. Sicuramente questo sentimento non mi accompagnerà per sempre, a causa del mio carattere e della mia personalità ho sempre bisogno di una nuova meta da raggiungere. La pace è una sensazione che cerco ma che continua a sfuggirmi perché ho sempre una battaglia da combattere.
Ascoltando il disco pare quasi che la tracklist possa essere suddivisa in tre parti con un lieto fine, è così?
In effetti sì. Questo disco è stato terapeutico ma me ne sono reso conto solo quando l’ho ascoltato in fase di missaggio con tutti i brani assemblati insieme. La parola che ricorre più spesso è “paura” e questo testimonia che questo lavoro ha scavato molto dentro di me. Ho iniziato a lavorarci con timore, non sapevo a cosa stavo andando incontro, poi però durante le registrazioni ho cominciato ad avere delle conferme. In virtù di tutto questo potrei descriverlo come un concept album delle mie emozioni.
Come mai hai scelto di duettare con Bianca Guaccero in “E’ più forte l’amore”?
Inizialmente la tracklist era composta da 10 brani, il brano con Bianca è arrivato per caso. Lei mi aveva contattato per chiedermi un brano per un film a cui stava lavorando. In quell’occasione ho scoperto che sapeva cantare e anche molto bene, questo è il motivo per cui ho deciso di coinvolgerla in questo lavoro.
Uno dei temi affrontati in questo lavoro è anche quello dell’infanzia…
Sì, mio figlio Libero mi assomiglia molto dal punto di vista caratteriale, proprio attraverso questo confronto costante ho ritrovato il Fabrizio bambino. La paternità ha risvegliato diverse cose che erano rimaste assopite. Ora che i miei figli stanno crescendo riesco ad interagire di più con loro. Li vedo poco ma quando sto con loro finisco per viziarli un po’. Libero è un super appassionato di calcio mentre Anita è innamorata della musica. Con lei sento di avere un legame a doppio filo da prima che nascesse. Fin da quando avevo 15 anni ho sempre avuto il desiderio di diventare padre di una donna forse perché non ho mai avuto una relazione duratura.
Questo è quello che racconti in “Giocattoli”?
Da piccolo parlavo più con Jeeg Robot che con le persone, per questo ho scritto questo pezzo.
Quali sono i pezzi a cui ti senti più legato?
Sicuramente “Portami via” è quello a cui voglio più bene poi ci sono anche “Giocattoli e “Sono anni che ti aspetto” in cui parlo della parte di me che mi è sempre piaciuta di meno.
Cosa cambierà nel nuovo tour?
Dopo due tour molto simili tra loro, ci saranno tanti nuovi arrangiamenti a cui stiamo lavorando già da qualche mese. Ci sarà l’anteprima live il 20 aprile al Fabrique di Milano, poi un po’ di promozione del disco e l’inizio del vero e proprio tour il 26 e 27 maggio (Nuova data) al Palalottomatica di Roma. Nel frattempo abbiamo chiuso gli accordi per nuovi concerti in 20 città italiane, a breve vi dirò le date!
A proposito di suoni, anche in “Pace” si sente una forte ventata di novità…
A differenza dei miei precedenti album, questa volta mi sono affidato ad Antonio Filippelli e Fabrizio Ferraguzzo per la totale produzione del disco. Ho portato la mia band conservando la matrice di sempre con chitarra, basso e batteria registrando tutto in presa diretta. Il fatto è che con due produttori provenienti da un mondo completamente diverso dal mio doveva per forza crearsi un conflitto di interessi, il risultato è questo sound che mi piace molto di più. Finalmente avevo i mezzi per poterlo ottenere.
E tu “i mezzi” hai imparato a costruirteli a suon di canzoni che spesso hai donato a tanti artisti di grande successo.
Fin da quando ho scritto “Sono solo parole”, il percorso di autore ha sempre cercato di far fronte alla mancanza di compromesso con le multinazionali. Dopo quel brano, ho collaborato con tanti altri artisti ma tengo a sottolineare che ho sempre scritto per me stesso. I miei pezzi raccontano la mia vita, con i proventi dei diritti d’autore ho finanziato la mia etichetta e la produzione dei miei album. L’univa volta che ho scritto per un altro artista è stata per Fiorella Mannoia con due testi presenti nel suo album “Combattente”.
Come è andato questo Sanremo?
Beh, direi che è andato nel mondo inverso a quello che mi aspettavo. Credevo che mi sarei classificato molto più in alto e che il pezzo avrebbe avuto un percorso lento. Reputavo “Portami via” un diesel, l’ho cantato anche male perché per tutta la settimana sanremese ho avuto un groppo in gola che non sono riuscito a sciogliere. Questa è stata la volta in cui ho avuto più paura, mi aspettavo delle conferme da me stesso, così come se l’aspettavano le persone che mi seguono.
Curioso che ti sentissi così, ormai il tuo canzoniere parla chiaro
Sentivo una certa ansia da prestazione, in realtà sono rimasto lontano dai riflettori per anni proprio per questo motivo. Penso che avessi paura di mettermi in gioco, questo è un limite che mi ha frenato spesso, il confronto con la realtà dei fatti mi ha sempre intimorito e, visto che il palco di Sanremo è il riflettore più grande in Italia, sentivo questa paura in modo più forte. Ho sempre temuto di perdere quello che avevo costruito, questa cosa mi succede anche quando pubblico un nuovo lavoro.
Alla luce di questi ragionamenti, come hai vissuto l’esperienza di insegnante ad Amici?
Questo programma lo affronto con serenità, trasparenza e lealtà nei confronti di me stesso. Anche “Amici” è stato terapeutico, mi ha aiutato ad aprirmi di più e a confrontarmi con tante persone tutte insieme. Maria De Filippi mi ha cercato per due anni ma mi spaventava confrontarmi con le critiche. Quando sbagli, i riflettori non perdonano eppure sto cercando di fare pace anche con questo fatto. Io faccio quello che posso, il resto lo lascio al destino.
Che rapporto hai con la libertà?
C’è stato un periodo in cui ho lavorato a “Sbarre”, un programma girato dentro al Piccolo teatro del carcere d Rebibbia, a pochi chilometri dal paese in cui ho vissuto da piccolo. Sono stato lì per un mese, entravo alle 10 e uscivo alle 18, parlavo con molti coetanei e con ragazzi più piccoli di me che erano lì per reati più o meno gravi. Ogni volta che uscivo mi mettevo nel traffico, prendevo l’aria in faccia e mi rendevo conto di quanto fossi fortunato. In quel momento mi sentivo in pace con il mondo circostante riuscendo a percepire cosa fosse davvero importante per me.
Raffaella Sbrescia
Il 10 marzo partirà l’instore tour durante il quale Fabrizio Moro presenterà il nuovo disco con un mini live, accompagnato al pianoforte dal maestro Claudio Junior Bielli,e incontrerà i fans. Ecco le date aggiornate:
10 marzo a La Feltrinelli di Roma (Via Appia Nuova, 427 – ore 20.00)
11 marzoa La Feltrinelli di Napoli(Via Santa Caterina a Chiaia, 23 angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00)
13 marzo a La Feltrinelli di Milano (Piazza Piemonte, 2 – ore 18.30)
15 marzo a La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119 – ore 18.30)
18 marzo a La Feltrinelli di Torino (Stazione di Porta Nuova – ore 17.00)
20 marzo a La Feltrinelli di Bologna (Piazza Ravegnana, 1 – ore 18.00)
Questa la tracklist dell’album:“Pace”, “Tutto quello che volevi”, “Giocattoli”, “Semplice”, “Portami via”, “La felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, “Andiamo”. “È più forte l’amore”(con Bianca Guaccero), “Intanto”.
La finale di X Factor 10 è alle porte ed è dunque tempo di bilanci. Mentre il carrozzone del talent show targato Sky si sta spostando al Mediolanum Forum di Assago per l’ultimo attesissimo appuntamento di questa stagione, ci siamo presi un po’ di ore per ascoltare meglio e metabolizzare gli inediti presentati ieri sera dai concorrenti. Partiamo subito col dire che i brani mettono in netta contrapposizione la scuola cantautorale italiana con le ultime tendenze mash up d’oltreoceano. Da un lato abbiamo, infatti, la poesia proposta dal neo eliminato Andrea Biagioni con “Il mare dentro”, l’inedito scritto dal bravissimo Diodato, e da Eva, che ha presentato “Voglio andare fino in fondo, scritto per lei da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e arrangiato dagli Afterhours. In mezzo alle due correnti spicca il trascinante ed energetico funky vintage dei Soul System con “She’s like a star”. Alla riva opposta troviamo, dunque, l’avanguardia con le due finaliste di Fedez, tra le più seguite sulle piattaforme digitali e streaming. Se da un lato troviamo Gaia con “New Dawns”, prodotto da Luca Chiararavalli e Fausto Cogliati, scritto dallo stesso Chiaravalli, Chanty e Cesare Chiodo, dall’altro le si oppone Roshelle, la grande favorita di questa stagione, con “What u do to me”, prodotto dallo stesso Fedez insieme ai popolarissimi Merk&Kremont.
Roshelle
Inutile girarci attorno: nonostante lo scetticismo generale relativo alla scelta della lingua inglese, c’è da dire che quest’ultimo brano è proprio quello che ha qualcosa da dire al mercato discografico attuale. La stessa Roshelle mostra di possedere le carte in regola per esportare un nuovo modello musicale nato in Italia ma di impostazione esterofila. A confermarlo ci sono tutte le scelte fatte finora dalla cantante e dal suo lungimirante giudice. I brani degli altri ragazzi sono sicuramente di ottima fattura ma non possiedono quello stesso potenziale per reggere il confronto con l’agguerrita concorrenza. Non rimane che scoprire quale sarà il verdetto della finalissima, consci del fatto che la giuria ha già dimostrato di aver perso il mordente necessario per dare adito a dibattiti costruttivi. Troppi complimenti e la scelta di affidarsi al tilt per l’ultima eliminazione prima della finale hanno lanciato un campanello d’allarme per la prossima edizione. Più carisma, più coraggio, più incoscienza renderebbero il talent appetibile in maniera ineguagliabile.
A tre anni di distanza dal successo dell’album “Senza paura”, GIORGIA torna sulle scene discografiche con “ORONERO”, il singolo che anticipa il nuovo omonimo album di inediti dell’artista, in uscita il 28 ottobre(Microphonica/Sony Music Italy). Da oggi 30 settembre sarà inoltre possibile acquistare in preorder su iTunes l’album “Oronero”, ottenendo subito come instant gratification il singolo che dà il titolo al disco. Il nuovo progetto discografico va a consolidare la collaborazione tra Giorgia, conosciuta in tutto il mondo per le sue incredibili doti vocali e la sua potente carica interpretativa, e il produttore Michele Canova, già insieme nei precedenti due album, “Dietro le apparenze” (2011) e “Senza paura” (2013).
Questa la tracklist di “Oronero”: “Oronero”, “Danza”, “Scelgo ancora te”, “Credo”, “Per non pensarti”, “Vanità”, “Posso farcela”, “Come acrobati”, “Mutevole”, “Tolto e dato”, “Amore quanto basta”, “Sempre si cambia”, “Grande maestro”, “Regina di notte”, “Non fa niente”.
GIORGIA incontrerà il pubblico e presenterà il nuovo disco il 28 ottobre al Mondadori Store di MILANO (Piazza Duomo, 1 – ore 18.00), il 29 ottobre a La Feltrinelli di ROMA (Via Appia Nuova, 427 – ore 17.00) e il 5 novembre a La Feltrinelli di NAPOLI (Via Santa Caterina a Chiaia, 23 / Angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00).
Ecco il testo del brano:
Parlano di me
Una donna facile
Con le difficoltà
di un giorno semplice
Parlano di te
Che sei fragile
Ma cammina a testa alta
Senza chiedere
Parlano di lui
Uno stronzo senza fine
Che si perde sotto le prime luci di aprile
Dicono di me che rimarrò da sola
Ma ne tempo ho scelto e so che ne rimarrà una di me
Una di me
Parlano di te che non hai regole
La gente parla quando non ascolta neanche se
Parlano di me che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso è il mio primo pensiero
Parlano di noi
Che abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me so che rimarrai al mio fianco
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
E loro sono oro nero
Oro nero
Oro nero
Parlano di te
Un uomo che si perde
Ma dà un abbraccio
Alla vita che poi li protegge
Parlano di lei
Una donna senza cuore
Ma che chiede solamente di trovare amore
Dicono di me che non so consolare
Ma sono qui davanti a te e mi prendo il tuo dolore
Parla un po’ con me
Che sono come te
E le parole sono aria e sanno fare male
Devi saperle usare
Parlano di te
Che non hai regole
La gente giudica e non sa neanche lei perché
Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso
La vorrei sul serio
Parlano di noi
Che abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me so che rimarrai al mio fianco
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
Non lo voglio l’oro nero
Oro nero
Oro nero
Parlano di te che tu non puoi cambiare
Ma nella vita hai fatto passi per potere amare
Parlano di me
Ci credo per davvero
Le tue parole per me son oro
Basta, oro nero.
Venerdì 23 settembre esce “Volando al contrario”, il primo album di inediti di GIÒ SADA, vincitore di X Factor 2015. Ci sono voluti 9 mesi per dare vita a quello che potremmo definire un sogno lucido, un progetto curato in ogni dettaglio in grado di rappresentare al meglio il mondo sonoro di un giovane artista dalle idee ben chiare. “Volando al contrario” si presenta come un atto di coraggio e di ambizione: prendersi del tempo per restare fedeli a se stessi senza snaturare la propria identità. L’album si articola in 12 tracce, alcune composte già prima dell’ingresso di Giò nel programma, altre nate nel corso dei tour, altre ancora integralmente composte e arrangiate dopo la fine del talent. Ogni sfumatura della sua personalità artistica trova il proprio spazio, attraversando diverse sonorità e atmosfere: da una dimensione pop a una più rock, passando per una vena più autenticamente cantautoriale. I brani sono stati scritti e composti da Giò insieme alla sua band BariSmoothSquad, al compositore Stefano Milella dei Fabryka / Big Charlie e a Matteo Palieri (aka Ganzo); la produzione è stata invece affidata a due teste di serie del panorama musicale italiano, Luca Rustici e Luca Chiaravalli.
Intervista
Bentornato Giò Sada. Raccontaci come mai hai scelto di aspettare così tanto per questo primo lavoro discografico.
Io e la mia band veniamo da una scuola musicale di un certo tipo: la gavetta che abbiamo fatto e le persone con cui abbiamo lavorato e condiviso questo percorso sono molto attente alla qualità del lavoro, dei suoni e dei testi. L’idea di partecipare ad X Factor è stata una provocazione. In un primo momento il nostro obiettivo era quello di far penetrare il nostro mondo in un altro mondo e studiarne le dinamiche. Io vi ho partecipato con l’idea di fare un percorso completamente diverso. Capisco il rischio che il pubblico non capisca certi ragionamenti però credo che abbiamo un valore, siamo degli artigiani, una sorta di orto biologico, abbiamo dedicato il nostro tempo a queste canzoni e sono convinto di questa scelta. Penso che, se avessi seguito le tappe di un percorso standard, non avrei dato quello che volevo. Non ho cercato la smania del successo e dell’apparire, la musica non è quello, so che ci sono persone che si dedicano alla musica per un altro motivo ma non è questo il caso.
Ti aspettano due date in America. Come le vivrai?
Voglio suonare e farlo il più possibile. In America terrò due concerti chitarra e voce, un po’ alla Bob Dylan. Finora non sono mai uscito dal continente, ho sempre detto che se fossi andato in America, ci sarei andato per suonare e così sarà
Quali sono le tue influenze musicali?
Credo che non ci sia un genere in particolare da seguire, mi piace l’attitudine rock e non solo nella musica. Non voglio limitarmi nello sperimentare, fin da bambino sono stato abituato ad ascoltare tutta la musica anche se il punk rock è stato la mia scuola. All’interno di questo progetto ci siamo lasciati contaminare insieme ai produttori.
E per quanto riguarda la parte grafica e fotografica del disco?
Le grafiche sono di Jonny Egon, le foto del booklet sono state realizzate da Daniele Notaristefano che ha recentemente ritirato un premio al Moma di New York. Ho voluto coinvolgere le maestranze locali che, per motivi geografici, forse non avrebbero avuto l’opportunità di partecipare ad un progetto del genere.
Quanto e come ti ha seguito il pubblico in questi mesi?
Nel corso del tempo si è creata una famiglia on line, il cui nome è Baell family. Le persone si sono appassionate moltissimo alla nostra visione artistica e al nostro modo di fare. In questi mesi abbiamo suonato tanto, in ogni instore ci siamo esibiti riscontrando un grande supporto da parte del pubblico. La cosa più bella è stato vedere come molti non si aspettavano che facessimo musica in modo diverso da quello che pensavano.
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?
Questo è un progetto in cui ci siamo buttati a spallate, ci siamo trovati in una situazione che non conoscevamo e in cui dovevamo ambientarci. Una volta inquadrata la direzione, abbiamo intrapreso la strada nel modo che ci era più congeniale. Non ho alcun piano B, o faccio musica o mi arrangio.
Giò Sada – ph Daniele Notaristefano
Visto che in questo album ci sono testi risalenti a diversi momenti della tua vita, come è cambiata la scrittura nel tempo?
Ogni canzone è figlia del momento in cui stavo scrivendo. Tutto nasce dall’improvvisazione poi, così come avviene in teatro, c’è un regista che scrive una partitura. Le mie canzoni nascono spesso quando mi sento insofferente. Le prime volte mi arrabbiavo e mi isolavo, ora invece ho capito che il momento dell’insofferenza è proprio quello perfetto per scrivere. All’inizio non è semplice capire il significato di ciò che hai scritto, tutto prende forma con calma e acquisisce una propria identità. I testi sono parte integrante delle canzoni, spesso si scrive per assecondare la musica, io invece credo che ci voglia lo stesso grado di interazione tra musica, testo e voce.
Vieni da una famiglia di artisti, quando hai capito che la musica era la tua strada?
Da bambino ho ascoltato un’infinità di roba. Ho ascoltato veramente di tutto ma se devo citare un artista, nomino Eric Clapton, lui è il mio preferito.
Che valore ha il brano “Ciò che lascio”?
Si tratta della prima canzone che ho registrato in vita mia. Avevo 19 anni e all’epoca il brano ebbe un buon riscontro, ben 10 etichette ne realizzarono 1000 copie, un fatto assolutamente straordinario per me. Da lì è iniziato tutto.
E la scelta di incidere “Il rimpianto di te” in questa magica versione piano e voce?
Questa è la vera dimensione di questa canzone. Io ed Ernesto Vitolo l’abbiamo registrata in un momento di grande intesa e senza metronomo. Ho voluto modificare il testo in “le mie battaglie morali” per poter lanciare un messaggio preciso: mi sono conquistato il diritto di fare un disco in questo modo.
In che senso?
Ho voluto cambiare le regole del gioco, dare un’impronta nuova, creare un precedente che potesse dare anche ad altri la stessa possibilità. Proponiamo musica che è artigianato non è roba da supermercato.
Qual è il tuo contesto congeniale?
Il live è la situazione più “cicciotta”. Mi piacciono i concerti che propongono ricchi muri di suono e lì che mi ritrovo al meglio. Dopo i concerti non mangio mai, mi ci vogliono un paio d’ore per smaltire l’adrenalina in circolo.
In questo album convivono diverse anime. In un brano come “Lago”, ad esempio, emerge una sfaccettatura inedita della tua voce…
Il mio amico Matteo Palieri ha scritto un giro di accordi mentre ero ad X Factor. In quel periodo non potevamo sentirci e così ne è venuta fuori questa canzone che verte sul tema dell’amicizia.
Che importanza ha per te il tempo?
Si tratta di una filosofia di vita. Tenere in considerazione di passato rappresenta un valore aggiunto per mantenere un’integrità psicologica nel nostro presente.
Cos’è che manca, secondo te, per il vero salto di qualità?
Sicuramente la predisposizione mentale all’autoanalisi. Anche per questo motivo ho voluto partecipare ad X Factor e penso che anche Manuel Agnelli sia lì per lo stesso motivo. Trovo che sia giusto diffondere il concetto secondo cui sei tu che cambi il mezzo e non il mezzo che cambia te. Non si può fare un disco in due mesi, sarebbe come far crescere l’insalata con il diserbante.
Giò Sada – ph Daniele Notaristefano
Come sarà il tuo nuovo tour e cosa metterai in scaletta?
Adoro il live perché posso fare praticamente quello che voglio. Ovviamente ci saranno tutti i pezzi del disco con diverse intro ed outro, inseriremo anche cose inedite strumentali e ci divertiremo un mondo. A dirla tutta non vedo l’ora di mettermi a lavorare al prossimo disco!
Cosa di dici dell’iniziativa “Nowhere Stage”?
Si tratta di live destrutturati in cui ci mettiamo in gioco senza limiti. Recentemente siamo stati alle Grotte di Castellana, prossimamente ne vorremmo fare uno su un peschereccio. Mi piace l’idea di costruire una colonna sonora che si sposi con il contesto in cui nasce. Che bello poter suonare ovunque!
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist del disco: Volando al contrario, Sogno lucido, Una crepa, Lago, Deserto, Esistente, Sto bene anche da solo, You should have called me, Ciò che lascio, Isola, Il rimpianto di te, Come away with me
Tour instore
Venerdì 23 settembre
BARI - La Feltrinelli (Via Melo 119, ore 15:00)
LECCE - La Feltrinelli (Via Templari 9, ore 18:00)
Sabato 24 settembre
SALERNO - La Feltrinelli (C.so Vittorio Emanuele 230, ore 14:00)
NAPOLI - La Feltrinelli (Stazione Centrale Piazza Garibaldi, ore 17:00)
Lunedì 26 settembre
ROMA - Discoteca Laziale (Via Mamiani 62, ore 16:00)
LATINA - La Feltrinelli (Via A. Diaz 10, ore 18:30)
Mercoledì 28 settembre
VARESE - Varese Dischi (Via Manzoni 3, ore 15:00)
MILANO - La Feltrinelli (Piazza Piemonte, ore 18.00)
Giovedì 29 settembre
TORINO - Mondadori Megastore (Via Monte di Pietà 2 ang. Via Roma, ore 17:00)
A distanza di due anni dal suo ultimo progetto discografico, il 28 ottobre esce “COMBATTENTE”, il nuovo album di inediti di FIORELLA MANNOIA anticipato dall’omonimo singolo, in radio e in digitale dal 23 settembre.
«Tutti combattiamo– dichiara Fiorella Mannoia –Per un’idea, un amore, un’ingiustizia, un traguardo… in generale per il diritto di essere felici».
Molte le “firme” che hanno collaborato alla realizzazione dell’album, autori della nuova generazione, ma anche storici nomi della canzone d’autore: Ivano Fossati, con il quale Fiorella torna a collaborare dopo qualche anno, poi Giuliano Sangiorgi, Federica Abbate, Cheope, Fabrizio Moro, Amara, ma anche la stessa Fiorella Mannoia insieme a Bungaro e Cesare Chiodo.
Fiorella Mannoia
Dalle ore 16.00 di oggi, giovedì 15 settembre, nel circuito Ticket One e nei punti vendita autorizzati saranno in prevendita i biglietti del “COMBATTENTE IL TOUR” che vedrà Fiorella live sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani da dicembre.
Queste le date:
1 dicembre – Bergamo (Teatro Creberg)
2 dicembre – Brescia (Teatro Pala Banco)
4 dicembre – Firenze (Teatro Verdi)
5 dicembre – Bologna (Teatro Europauditorium)
7 dicembre – Ancona (Teatro Delle Muse)
9 dicembre – Bari (Teatro Team)
10 dicembre – Cesena (Nuovo Teatro Carisport)
12 dicembre – Milano (Teatro Degli Arcimboldi)
15 dicembre – Padova (Gran Teatro Geox)
16 dicembre – Torino (Auditorium Del Lingotto)
17 dicembre – Sanremo (Teatro Ariston)
20 dicembre – Livorno (Teatro Goldoni)
22 dicembre – Roma (Auditorium Parco Della Musica)
Nell’album “Combattente” sarà contenuta anche “Perfetti Sconosciuti”, il brano scritto da Fiorella Mannoia con Cesare Chiodo e Bungaro e che le è valso (al suo debutto come autrice e interprete di una colonna sonora) il Nastro D’Argento 2016 per la “Migliore Canzone Originale” nell’omonimo film diretto da Paolo Genovese.
Una ritrovata passione, quella per il cinema, per Fiorella, che presto tornerà sul grande schermo nel film di Michele Placido “7 Minuti”, nelle sale dal 3 novembre, in cui recita il ruolo di una delle protagoniste.
“Scriverò il tuo nome” è il nuovo album di Francesco Renga. Pubblicato per Sony Music lo scorso 15 aprile, il disco è composto da 12 brani inediti scritti, composti e prodotti tra Milano e Los Angeles e sarà disponibile in tre versioni: standard, deluxe con 14 inediti e un package che contiene alcuni disegni inediti di Francesco Renga e in vinile. Prodotto da Michele Canova Iorfida, “Scriverò il tuo nome” segna un nuovo passaggio all’interno del percorso artistico di Francesco Renga che, per questa specifica occasione, ha voluto confermare alcune importanti collaborazioni ma si è anche avvicinato a nuovi giovani autori. Renga firma con Fortunato Zampaglione “Spiccare il volo”, “Perfetto”, “Migliore”, “Così diversa”. Con Ermal Meta firma “Il Bene” e con Dario Faini collabora in “Rimani Così”. Con Diego Calvetti torna a lavorare sui brani “13 maggio” e “A meno di te”. Nuove sono le collaborazioni tra Francesco e Tony Maiello co-autore di “Guardami Amore”, “Scriverò il tuo nome”, e “Cancellarti per Sempre”, con Matteo Valicelli ha scritto il brano intitolato “Sulla Pelle” e con Francesco Gabbani “L’amore sa”. Nek, insieme a Renga, Luca Chiaravalli e Davide Simonetta ha firmato, invece, “I nostri giorni”. Dopo il successo dell’avventura live del 2015, suggellata dal concerto evento all’Arena di Verona, Francesco Renga tornerà sul palco nel 2016 con un grande live il prossimo 15 ottobre al Mediolanum Forum di Assago a Milano, organizzato da F&P Group, di cui saranno effettuate anche delle registrazioni televisive.
Intervista
Francesco, questo album arriva dopo un biennio di lavoro molto intenso…
Sì, ci ritroviamo dopo aver lavorato a tantissime canzoni. Queste 14 sono state estrapolate da una rosa molto più ampia, una grande moltitudine di pezzi da cui sono arrivati quelli giusti. “Scriverò il tuo nome” è un disco che parla in modo molto diretto, semplice e smaccato dell’unica cosa di cui si parla in tutte le canzoni, ovvero l’amore, un sentimento che muove un pò tutto e che sicuramente muove la mia vita.
Una dichiarazione di intenti molto precisa…
L’amore è difficile da definire. Ogni volta che cerchiamo di raccontarlo, il nostro racconto inizia sempre dentro di noi e comincia con un volto e quel volto ha sempre un nome, il suo. Ma chi ascolterà la nostra storia, lo farà attraverso il proprio sguardo e quel volto cambierà nome e quel nome cambierà ancora, ogni volta, in mille altri nomi sempre diversi e sempre uguali. E quel nome diventerà il suo nome per tutti, si trasfigurerà, eterno e assoluto, ma sempre diverso, e sarà il tuo nome. Questo è il mio racconto.
Quali sono le novità di questo disco?
Dal punto di vista stilistico è un album molto eterogeneo ma con delle linee precise. Aver scritto con giovani autori mi ha consentito di concentrarmi su quello che mi interessava, mi ha dato modo di scegliere una scrittura diversa, più contemporanea, più vicina al mood dei tempi e al mercato. Il mio modus operandi è molto cambiato in questi anni; Canova è il deus x ex machina dell’album. Fino ad ora ho sempre pubblicato dei dischi-foto di un particolare momento, questo è, invece, quello più proiettato al futuro, una fotografia in divenire, il Renga che verrà. Abbiamo usato molta elettronica, c’è un approccio al canto differente grazie a delle strofe serrate, con parole che vanno dette e sottolineate, il canto si e asciugato in modo preciso, diretto, efficace, moderno, contemporaneo.
Francesco Renga
Qual è il significato dei disegni che hai incluso nel booklet del disco?
Il disegno è una passione che ho sin da quando ero bambino. Si tratta di una forma di evasione, mi capita di farne senza un obiettivo particolare e ritrovarne di continuo senza ricordarne la genesi. Non è stata una scelta studiata a tavolino, i miei collaboratori mi hanno chiesto di inserirne una piccola parte e questo è il risultato.
Come si combinano tra loro il tuo profilo privato e quello pubblico?
La mia vita privata è sempre entrata nei miei album e nei miei progetti; non si può non essere autobiografici. La scrittura è una forma d’arte che serve per raccontarsi per cui è ovvio che in un quadro o in un disco ci sia tutto quello che ci attraversa, i nodi esistenziali, le paure, il modo di sentirsi inadeguati alla vita. In questo album ci sono molti episodi della mia vita recente, sono stati due anni travagliati ma oggi sono molto sereno e penso che questo si evinca dall’album. I miei figli sono molto lucidi, sono due bimbi meravigliosi, ci hanno permesso di superare questo momento difficile in modo elegante e soprattutto sereno.
Come descriveresti questo tuo nuovo lavoro?
Credo di aver fatto un attimo lavoro, non cambierei nulla di questo disco anche perché per la prima volta mi capita di sorprendermi ad ogni ascolto. Abbiamo fatto un grande lavoro di arrangiamento con soluzioni di scrittura che mi hanno suggerito gli autori. Questa volta ho usato un linguaggio che io non ho perchè arrivo da un altro mondo, il fatto di essere riuscito ad asciugare la voce e a renderla cosi precisa, ficcante, perentoria è la parte più rivoluzionaria. Mi stanco facilmente, mi annoio, ho sempre voglia di esplorare, mettermi in gioco e in discussione, è una mia caratteristica. Sono passato da un’orchestra sinfonica al rock, ho fatto diversi esperimenti e mi piace interagire con persone che ti danno la possibilità di farlo. Non smetterò mai di ringraziare i miei collaboratori; già con “Tempo Reale” mi sono messo a confronto con autori più giovani e con un linguaggio diverso. Oggi ho fatto un ulteriore passo indietro e ho ascoltato. Non ho cambiato il mio modo di interpretare la voce, ho modificato l’approccio al mio lavoro, la cosa più difficile e intrigante è stata reinventarmi per dare una direzione diversa alla mia peculiarità piu riconoscibile ovvero il canto. La lungimiranza di un artista sta nel circondarsi di persone, autori, produttori, un team che gli dia la possibilità di fare bene quello che vuole fare.
Francesco Renga
Una vera e propria presa di coscienza…
Il caposaldo del mio percorso è stata “Angelo”, un brano che, proposto oggi, non porterebbe risultati. Il tempo in cui stai operando cambia il modo di fare il tuo lavoro, “Angelo” comprendeva una serie di cose che si sono Allineate contemporaneamente, oggi invece vale il lavoro scientifico. Sono un autore più per necessità che per virtù, faccio il mio e credo di farlo abbastanza bene, ho una sensibilità nel riconoscere una canzone bella da una brutta e nell’ interpretarla dignitosamente affidandomi alla mia voce.
C’è una faccia dell’amore in cui ti riconosci di più?
Ci sono canzoni e tracce più descrittive ma sono tutte sfaccettature della stessa cosa, sono tutte parti di un universo unico.
Il videoclip di “Guardami amore”, il primo singolo estratto dall’album, si conclude con un messaggio preciso: “E’ inutile per l’uomo conquistare la luna, se poi finisce per perdere la terra” (F. Mauriac).
Ho due figli piccoli e credo che chi, come me, può permettersi di spendere due minutì del proprio tempo per far arrivare un piccolo messaggio a sostegno del nostro pianeta lo debba fare ogni volta che può.
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