“Glasstress”, pubblicato il 18 marzo2016 per l’etichetta Bad Panda Records, è un album realizzato grazie alla registrazione e al campionamento di tutti gli elementi auditivi presenti nell’ambiente di una “fornace” di Murano: dal potente soffio del forno che raggiunge temperature oltre i 3000 gradi al rumore degli utensili, dalla frantumazione dei vetri di scarti al cannello della fiamma ossidrica. Gli autori di questo particolarissimo lavoro sono Max Casacci, produttore, compositore e fondatore dei Subsonica, e Daniele Mana, musicista e produttore elettronico di culto conosciuto con lo pseudonimo Vaghe Stelle. “Glasstress” nasce dall’omonima mostra d’arte contemporanea in vetro ideata da Adriano Berengo, una realtà che ormai dal 2009 è un evento collaterale della Biennale di Venezia, a cui hanno partecipato alcuni tra i più prestigiosi artisti dell’arte contemporanea internazionale: Jan Fabre, Thomas Schutte, Barbara Bloom, Patricia Urquiola, Zaha Hadid. Alcuni brani di “Glasstress” hanno già viaggiato per il mondo: dalle passerelle della fashion week di Shanghai (“Glasscape Grinder”), fino alle sfilate di moda a Vancouver (“Vetrosequenza”) e durante l’ultima Biennale di Venezia nella colonna sonora dello spot cinematografico del regista Mimmo Calopresti. Otto tracce che aprono le porte di una casa di vetro, come quella auspicata dal surrealista Andrè Breton nel romanzo “Nadja”, e lo fanno mediante un percorso sensoriale potente ed evocativo. Non si tratta di semplice musica d’atmosfera, ma di un viaggio trasparente attraverso nuove sonorità elettroniche e post industriali. Ecco cosa ci hanno raccontato Max Casacci e Vaghe Stelle in occasione del live set di presentazione tenutosi in occasione dell’inaugurazione dell’Affordable Art Fair di Milano.
Intervista
Come è avvenuta la scelta di questa location così particolare e in che modo l’esperienza della materia si è convertita in suono?
Max Casacci: Nel momento in cui un imprenditore del vetro Adriano Berengo, appassionato nonché curatore e proprietario di un museo del vetro a Murano, stava decidendo di allestire un’enorme mostra d’Arte contemporanea in vetro proponendola alla Biennale di Venezia, mi sono proposto ad un tavolo di incontro proponendo un’opera sonora in vetro che partisse dalla materia e dalla sua lavorazione. Inizialmente la cosa è stata accolta con un po’ di titubanza poi mi è stata data la possibilità di approfondire il discorso e a quel punto mi sono rivolto ad una delle intelligenze elettroniche della mia città quale è Daniele Mana (Vaghe Stelle). Ci sono stati dati dei budget per realizzare quella che doveva essere un’opera d’arte musicale che potesse coesistere in mezzo ad opere di arte visiva. Siamo rimasti così convinti da questo esperimento da decidere, successivamente, di farne un album. I suoni sono stati pian piano messi a fuoco poi essere condensati.
Vaghe Stelle: Abbiamo preso spunto della funzione della fornace per creare la nostra texture di suoni. Il processo nel suo complesso è stato molto naturale, io e Max ci siam parlati, ci siamo raccontati i rispettivi ascolti. Il disco è un incrocio di suoni elettronici rivisitati partendo dalla matrice sonora vitrea.
Le ritmiche, ora meccaniche, ora metalliche, ora aperte e fluide rappresentano il modo perfetto per creare un viaggio visionario…
Max Casacci: Abbiamo capito subito che non volevamo collezionare rumori. Visto che ascoltiamo musica molto ritmica, il nostro approccio è stato quello di scomporre tutta la gamma sonora di quella fornace in zone di frequenza per rievocare la fisionomia della batteria.
C’è una traccia che più di altre risponde al vostro intento creativo?
Vaghe Stelle: Secondo me esiste una visione d’insieme dell’album che ti permette di capire come abbiamo raccontato quest’avventura. In “Murano Notte”, ad esempio, abbiamo immaginato quale potesse essere il suono della fornace di notte, considerando che i forni non vengono mai spenti; il risultato è un brano gelatinoso, la conclusione perfetta di un viaggio magico.
Come siete stati accolti dal Mastro Vetraio?
Max Casacci: Siamo arrivati alla fornace convinti che il mastro vetraio fosse stato informato di quello che stavamo andando a fare. Lui, invece, pensava che fossimo dei tecnici venuti a registrare la dannosità dei rumori sull’ambiente di lavoro. Dopo una prima mezz’ora di studio reciproco, siamo riusciti a capirci (ride ndr).
Quali saranno gli spazi scelti per la resa live del progetto?
Max Casacci: Inizialmente volevamo integrare anche degli strumenti nel live. Ora stiamo valutando se è il caso di farlo o di proporlo nella sua natura originaria con una sorta di live set modificando le tracce in tempo reale. L’album è ovviamente più adatto un ascolto casalingo, una dimensione domestica in grado di esaltare un bel viaggio. In ogni caso ci piacerebbe dargli vita nei circuiti della musica elettronica o in location dedicate all’ arte.
Collaborerete ancora in un progetto legato ai rumori di strada…
Max Casacci: Sì, stiamo registrando tutti i suoni di Torino, tram, bus, sistemi di raccolta dei rifiuti e qualsiasi altra cosa. Terremo un concerto il prossimo 25 aprile durante il quale presenteremo questa produzione originale in cui coinvolgeremo importanti musicisti come Flavio Boltro, Furio Di Castri, Gianluca Petrella, Enzo Zirilli, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Ensi e Enrico Rava e che confluirà nella pubblicazione di un album.
Raffaella Sbrescia